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Al primo posto occorre naturalmente considerare la scoperta dell'inconscio
Al primo posto occorre naturalmente considerare la scoperta dell'inconscio
L'inconscio freudiano è una dimensione mentale straordinariamente ricca di ricordi, di pensieri, di emozioni, che sottende la vita cosciente e la influenza molto più di quanto in genere gli individui siano disposti ad ammettere. Tale influenza non è percepita dall'Io in conseguenza di meccanismi di difesa che reprimono, rimuovono i contenuti inconsci o consentono ad essi di esprimersi secondo modalità incomprensibili per il soggetto (proiezione, formazione reattiva, sublimazione, ecc.).
il maggiore contributo di Freud alla conoscenza dell'apparato mentale umano concerna l'interazione tra coscienza e inconscio. Egli la riduce al conflitto tra mondo delle pulsioni – primitive e anarchiche -, che premono continuamente per scaricarsi, e le esigenze della vita sociale, che ne rendono necessaria la frustrazione. Si tratta di un punto di vista riduttivo (e ovviamente ideologico) smentito peraltro da molti brani delle opere freudiane
L'interazione tra coscienza e inconscio comporta un dialogo tra una soggettività cosciente (l'Io) che mira a mantenere non solo una percezione unitaria, coesa e continua nel tempo di sé, ma soprattutto un'immagine che consenta ad essa di raggiungere agli occhi propri e degli altri uno statuto di normalità, e una soggettività inconscia che tende a fare affiorare le contraddizioni represse ma non risolte dalla normalizzazione.