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In ogni esperienza umana, al di là della fase evolutiva originaria, si dà una perpetua tensione, che può assumere una configurazione più o meno aspramente conflittuale, tra il principio di realtà che, attraverso il Super-io promuove l'adesione al senso comune e all'ideologia dominante in un determinato contesto socio-storico, e una spinta motivazionale verso la critica, la contestazione e l'opposizione nei confronti del senso comune e di come si debba essere, pensare, sentire ed agire il cui fine è l'autonomia, vale a dire la capacità di operare scelte dettate dalla volontà propria e di realizzarle siano esse socialmente apprezzate o no.
In ogni esperienza umana, al di là della fase evolutiva originaria, si dà una perpetua tensione, che può assumere una configurazione più o meno aspramente conflittuale, tra il principio di realtà che, attraverso il Super-io promuove l'adesione al senso comune e all'ideologia dominante in un determinato contesto socio-storico, e una spinta motivazionale verso la critica, la contestazione e l'opposizione nei confronti del senso comune e di come si debba essere, pensare, sentire ed agire il cui fine è l'autonomia, vale a dire la capacità di operare scelte dettate dalla volontà propria e di realizzarle siano esse socialmente apprezzate o no.
In questa ottica, lo scarto tra soggettività e storia sociale si riduce di gran lunga.
Non è azzardato prendere atto che ogni esperienza soggettiva, quali che siano le componenti genetiche da cui muove, appartiene a pieno titolo alla storia.
Alla luce di questo discorso, i meccanismi difensivi di Freud, in conseguenza dei quali il soggetto ha una coscienza di sé in qualche misura sempre mistificata, sono da ricondurre per un verso all'esigenza privata di mantenere un'immagine soggettiva il più possibile fedele all'ideale dell'io, vale a dire a ciò che il soggetto desidera essere; per un altro verso, essi rappresentano il prezzo che ogni soggetto paga alla normalizzazione e all'omologazione culturale.