Prima pagina Indietro Avanti Ultima pagina Immagine
Le teorie, soprattutto quando hanno l'uomo come oggetto, devono fare i conti con il mondo in cui vengono prodotte a due livelli: in rapporto al senso comune che, in misura più o meno radicale, contestano, violentano e trascendono, e in rapporto al patrimonio intellettuale preesistente, che, in virtù del consenso degli studiosi, tende alla “normalizzazione” (nell'accezione di T. Khun), vale a dire a minimizzare le sue lacune e ad opporre resistenza alle innovazioni.
Le teorie, soprattutto quando hanno l'uomo come oggetto, devono fare i conti con il mondo in cui vengono prodotte a due livelli: in rapporto al senso comune che, in misura più o meno radicale, contestano, violentano e trascendono, e in rapporto al patrimonio intellettuale preesistente, che, in virtù del consenso degli studiosi, tende alla “normalizzazione” (nell'accezione di T. Khun), vale a dire a minimizzare le sue lacune e ad opporre resistenza alle innovazioni.
Il senso comune rappresenta il fattore più inerziale dell'evoluzione culturale: basta pensare, per rendersene conto, alla persistenza di pregiudizi poco o punto fondati.
Uno degli aspetti più singolari dell'avventura umana è proprio la dialettica tra senso comune (o cultura) e patrimonio intellettuale prodotto dagli studiosi (o Cultura).
L’ambivalenza della Cultura
Nella storia dell'evoluzione umana, la Cultura spesso ha funzionato come una matrice del senso comune, cercando di dare ad esso un fondamento ideologico.
Le potenzialità ideologiche della Cultura sono compensate, però, dalla comparsa di personaggi e di opere che non solo sono rivoluzionarie rispetto al senso comune e alle tradizioni preesistenti, ma tendono a mantenere nel tempo questa valenza originaria.