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Dal gr. ϑεός «dio». Termine filosofico e teologico
designante in generale ogni dottrina asserente la divinità.
Nel suo senso più generico, il t. si contrappone
perciò all’ateismo, che è la negazione, comunque
compiuta, della divinità. Più particolarmente, il t.
si configura come asserzione di una divinità unica, e
perciò è più affine al monoteismo che al
politeismo.
Esso si distingue, d’altra parte, anche dal panteismo, in quanto
tende a considerare come separata e autonoma quella realtà
divina che il panteismo fa invece coincidere con la natura; e dal deismo in quanto attribuisce
all’unica realtà divina quel carattere della
personalità che il deismo invece non le ascrive
esplicitamente.
Tipica della filosofia patristica e scolastica, la concezione
teistica si ritrova nella filosofia moderna in Malebranche, Berkeley
e Leibniz. Per t. speculativo si intende il t. in quanto
elevato a dottrina speculativa, cioè basato su argomenti
filosofici.
Più specificamente, si usa designare con tale termine la
concezione filosofico-teologica di Fichte e Weisse, che, opponendosi
al panteismo hegeliano, cercarono di conciliare le dottrine di Hegel
con la nozione di una divinità trascendente.
Nella filosofia contemporanea istanze teistiche sono presenti nel
pensiero di James e Withehead, che negano l’onnipotenza divina al
fine di non attribuirgli la responsabilità del male, laddove
Royce cerca di conciliare l’idealismo hegeliano con una concezione
personalistica della divinità.