Sindacalismo
Da Anarcopedia.
Il sindacalismo è l’azione militante dei sindacati volta
all’ottenimento degli scopi dei lavoratori\lavoratrici e che mira, o
dovrebbe mirare, all’unificazione degli stessi nell’ambito di
un’organizzazione sindacale, in maniera da difendere i loro
interessi comuni (aumenti salariali, miglioramenti delle condizioni
di lavoro, lotta ai licenziamenti ecc. ).
Nel senso corrente del termine il sindacalismo è riferito ai
sindacati professionali e, in misura minore, a quelli studenteschi,
liceali o universitari.
Breve storia
Le prime forme associative dei lavoratori nacquero essenzialmente
nel Regno Unito (fine del XVIII secolo). In Italia le associazioni
operaie, con caratteristiche simili ai sindacati, chiamate Leghe di
resistenza, si svilupparono solamente nel 1870 in seguito allo
sviluppo del sistema industriale.
Il sindacalismo divenne veramente incisivo nella vita sociale dei
paesi contemporaneamente allo sviluppo del marxismo e
dell'anarchismo. La Francia fu il paese dove il movimento sindacale
prese a svilupparsi maggiormente, grazie anche all'influenza
dell'anarchico e filosofo Pierre Joseph Proudhon e del filosofo
Georges Sorel, quest'ultimo portatore dell'azione violenta.
Nell'ultimo decennio del XIX° secolo, due organizzazioni
sindacaliste francesi si costituirono, la
Confédération Générale du Travail e la
Fédération des Bourses du Travail, che nel 1902
terminarono la loro esperienza con una fusione.
Nel 1906 in Italia si costituì il primo grande sindacato, la
CGL, e da una sua scissione, tra il 1918 e il 1926, si
costituì la CISL (la UIL nacque invece nel 1950). Sempre
nella penisola, nel 1912, nacque a Modena il sindacato
rivoluzionario dell' U.S.I. per opera di lavoratori precedentemente
iscritti alla C.G.L.
Lentamente l'idea riformista cominciò a farsi largo, durante
la Prima Guerra mondiale molti sindacalisti furono arrestati e altri
si convertirono ad altre idee, riducendo la forza del movimento.
Solo in Spagna, dove la Confederación Nacional del Trabajo
(CNT) poteva contare su un milione di affiliati, il movimento
continuò la sua crescita che sfocerà nella rivoluzione
spagnola. Con l’avvento del fascismo, nazismo, franchismo e del
sistema corporativistico, i sindacati furono messi fuorilegge e
bisognò attendere la fine della seconda guerra mondiale
perché potessero riorganizzarsi.
Sindacalismo rivoluzionario
Il sindacalismo rivoluzionario è una corrente del
sindacalismo ispirata da Georges Sorel e Arturo Labriola. Nel senso
più ampio del termine solitamente si intende denominare
quelle correnti sindacali che si oppongono radicalmente al
parlamentarismo democratico, non intendendo delegare le lotte dei
lavoratori ad alcun partito politico.
Il sindacalismo rivoluzionario è caratterizzato dalla difesa
dell’autonomia delle lotte dei lavoratori secondo i principi della
Prima Internazionale: «la liberazione dei lavoratori
sarà dai lavoratori stessi o non sarà».
Similmente, ma gli storici ne dibattono ancor oggi, in alcuni paesi
il sindacalismo rivoluzionario è usato come sinonimo di
anarco-sindacalismo, ovvero come rifiuto di negoziazione con i
padroni e il governo.
Origine storica
Il sindacalismo rivoluzionario nacque in Francia alla fine del XIX
secolo, nel momento in cui si svilupparono crisi interne ai
sindacati anarchici e socialisti. Alla fine del XIX secolo i
socialisti cominciarono ad intraprendere la via democratica e la
promozione delle conquiste sociali mediante una progressiva presenza
di sindacalisti nei parlamenti; questo cammino intrapreso condusse
poi alla creazione di sindacati concertativi e istituzionali. Molti
rivoluzionari al contrario, delusi dal percorso parlamentare,
intrapresero la via insurrezionale della «propaganda col
fatto» e dell'azione diretta, scatenando una durissima
repressione del movimento operaio organizzato.
A partire dal 1895 un gruppo di dirigenti sindacali diretti
dall’anarchico Fernand Pelloutier e dal socialista blanquista Victor
Griffuelhes, preoccupati per l’isolamento che si riscontrava nel
movimento sindacale, cominciarono a sostenere la necessità
che l’organizzazione dei lavoratori fosse indipendente dalle
correnti ideologiche e politiche. Ciò significava mantenere i
sindacati fuori dai compromessi politici dei socialisti e dalle
azioni violente degli anarchici insurrezionalisti, al medesimo tempo
significava aprire una tradizione di convivenza pluralista nei
sindacati (comunisti, rivoluzionari, anarchici ecc.).
Georges Sorel
Il principale teorico del sindacalismo rivoluzionario in Francia fu
Georges Sorel (1847-1922), il quale divenne conosciuto mediante la
pubblicazione del libro Riflessioni
sulla violenza (1908). Il sindacalismo rivoluzionario ebbe
come sindacato guida quello della CGT tra il 1895 e il 1914 e di
alcuni sindacati degli altri paesi industriali (USA, Italia, Spagna
e Italia), come l'USI e l'IWW. I sindacalisti rivoluzionari,
similmente agli anarcosindacalisti, diedero grande importanza allo
sciopero, in particolare allo sciopero generale, ponendolo al centro
della loro metodologia di lotta.
Nel Congresso di Amiens del 1906 si imposero finalmente le correnti
sindacaliste rivoluzionarie che presero materialmente forma nella
cosiddetta Carta di Amiens, documento chiave e fondante del
sindacalismo rivoluzionario e redatto fra l'altro da Victor
Griffuelhes. Il documento stabilì la stretta distinzione tra
il sindacato e l’ideologia politica, concedendo agli aderenti ampie
libertà d’agire al di fuori dell’organizzazione sindacale
rivoluzionaria, in funzione delle proprie peculiarità
politiche, purché mantenessero l’unità d’intenti
all’interno del sindacato.
In Italia
In Italia il sindacalismo rivoluzionario si affermò
inizialmente nel PSI grazie alla corrente, guidata dai meridionali
Arturo Labriola e Enrico Leone, non del tutto contrari all'ottica
anarchica (Labriola guardava con simpatia all'individualismo di
Stirner), che agli inizi del Novecento riuscì a saldarsi con
l'opposizione antiriformista settentrionale. Il sindacalismo
rivoluzionario si affermò al congresso di Bologna nel 1904 e
durante lo sciopero generale del 1904. Abbandonarono il partito nel
1907.
I sindacalisti rivoluzionari dopo aver promosso con Alceste De
Ambris il grande sciopero di Parma del 1908, fuoriuscirono dalla CGL
e fondarono, nel 1912, l'Unione Sindacale Italiana di cui Filippo
Corridoni fu un esponente di rilievo tra coloro che si adoperavano
per superare le divisioni corporativistiche cosiddette di mestiere.
Molti anarchici entrarono fra le file dell'USI. Nel dibattito del
1914-1915 sulle scelte di intervento o neutralità, la
frazione interventista fu battuta dal neutralismo antimilitarista
dell'anarchico Armando Borghi. Gli interventisti furono espulsi
dall’USI a guerra inoltrata e fondarono nel 1918 l'Unione italiana
del lavoro.
Anarco-sindacalismo
L'anarcosindacalismo è una corrente dell'anarchismo legata al
movimento operaio attraverso il sindacalismo. È un metodo di
organizzazione e di lotta dei lavoratori perpetrata attraverso i
sindacati che si differenzia dagli altri movimenti anarchici
poichè spesso instaura alleanze con altre organizzazioni
ideologicamente affini, anche se non anarchiche, per il
conseguimento dei propri obiettivi.
L'Anarco-sindacalismo
L'anarco-sindacalismo è una delle correnti dell'anarchismo
socialista, che pone la lotta di classe al centro delle
problematiche del cambiamento sociale. In altri termini, i militanti
anarco-sindacalisti definiscono il sindacato come una forma naturale
d'organizzazione delle classi lavoratrici, in funzione
emancipatrice, antiautoritaria e rivoluzionaria; rifiutano quindi il
principio dei partiti, delle associazioni o dei raggruppamenti
corporativisti. Il sindacato è quindi, secondo i sindacalisti
anarchici, una struttura che permette alle classi subalterne di
organizzare la lotta secondo le scelte individuali raggruppati in
collettivi e non secondo scelte dettate dal potere politico (in
altri termini, «dal basso verso l'alto e non dall'alto verso
il basso»).
Storia dell'anarco-sindacalismo paese per paese
Le prime tracce dell'anarco-sindacalismo possono ritrovarsi nei
pensieri rivoluzionari bakuniani, gli stessi che ispirarono
successivamente Lenin, che riservavano ad una minoranza
rivoluzionaria il ruolo di guida del movimento operaio (è
chiaro che l'avanguardia rivoluzionaria, da punto di vista
anarchico, è ben diversa da quella d'ispirazione leninista;
l'avanguardia anarchica funge da punto di riferimento e da stimolo
per le masse, non elevandosi, come classe privilegiata, al di sopra
delle stesse, ma diventandone parte integrante).
L'anarcosindacalismo trovò inizialmente terreno fertile
soprattutto in Francia e poi nel resto d'Europa e dell'America. Tra
le prime lotte anarco-sindacaliste (non solo anarchiche a dire il
vero) bisogna ricordare quelle riguardanti le otto ore lavorative,
che vide nel Primo Maggio il simbolo di quelle lotte.
Il sindacalismo anarchico non ha più ritrovato l'influenza
ideologica di cui godeva all'inizio del XX secolo (inizialmente fu
il marxismo a "soppiantarlo", attualmente prevale la corrente
riformista e concertativa) anche se in questi ultimi anni si assiste
ad un ritorno in forza dei pensieri autogestionari, antiautoritari e
anticapitalisti.
In Italia
Il movimento sindacalista si diffuse in Italia con l'affievolirsi
della spinta rivoluzionaria del Partito Socialista e del sindacato
della CGL. Molti anarchici operavano all'interno del sindacato
unitario, ma già nel "Congresso del 1906" la frazione di
minoranza rivoluzionaria venne estromessa da qualsiasi
rappresentanza nelle cariche della CGL. Questo fatto provocò
l'abbandono del Congresso da parte dei sindacalisti rivoluzionari, i
quali si costituirono in un Comitato di Azione diretta.
Nel 1912, dopo un intenso periodo di lotte, il movimento
anarco-sindacalista partecipò attivamente alla fondazione del
sindacato rivoluzionario dell'USI (Armando Borghi, Attilio Sassi,
Virgilia D'Andrea, ecc. sono solo alcuni dei militanti storici
più conosciuti), che entrò ben presto in crisi sulla
questione dell'interventismo nella prima guerra mondiale. Nel primo
dopoguerra l'USI si trovò a dover fronteggiare la repressione
fascista, che sciolse l'organizzazione nel 1926.
Nel secondo dopoguerra, con l'avvento della repubblica, coloro che
avevano militato nell'USI rinunciarono, inizialmente, a
riorganizzarla, per partecipare invece alla realizzazione del
sindacato unitario C.G.I.L. Solo nel 1950, con la rottura
dell'unità sindacale, alcuni di loro ricostituirono
l'U.S.I.-A.I.T. che però, fino alla fine degli anni sessanta,
fu realmente attiva solo in poche regioni italiane.
In Africa
In centro e Sud Africa i primi piccoli movimenti rivoluzionari
anarchico-sindacali si hanno a partire dall'inizio del 20°
secolo, coinvolgendo soprattutto il Sudafrica ed il Mozambico. In
centro e SudAfrica il movimento è sempre stato forte e ben
strutturato sul territorio a partire dall'inizio del ‘900, quando si
costituiscono diversi gruppi di matrice libertaria e\o
rivoluzionaria come il «Socialist Club, fondato in Sud Africa
da Henry Glasse nel 1900 [...] la Revolutionary League, fondata in
Mozambico da Jose Estevam nel primo '900, della International
Socialist League, fonadata in Sud Africa nel 1915, della Industrial
Socialist League, fondata nel 1918, e del Partito Comunista del Sud
Africa antiparlamentare, fondato nel 1920» [1]. La più
celebre organizzazione africana è Zabalaza Anarchist
Communist Front, che è un gruppo di tendenza piattaformista
ma si occupa anche di sindacalismo. Per lungo tempo, in Nigeria,
è stata invece attiva una sezione dell'AIT, la Awareness
League. Attualmente quest'organizzazione non fa più parte
dell'Associazione ma è ugualmente attiva nell'ambito
anarco-sindacalista.
In Argentina
Il movimiento obrero (movimento operaio) si sviluppò in
Argentina grazie all'attivismo degli immigrati europei (soprattutto
italiani) giunti sin là dalla fine dell'800.
L'anarco-sindacalismo ebbe un forte impulso di vitalità
quando, nel 1885, Errico Malatesta giunse in Argentina, collaborando
alla fondazione del primo sindacato dei panettieri. Tra la fine
dell'800 e l'inizio del 900 grazie anche all'attivismo di Pietro
Gori, si sviluppò l'idea di riunire i vari sindacati (anche
non anarchici) in un'unica federazione denominata Federacion
regional obrera (FOA), che effettivamente si costituì nel
1901. In essa convivevano socialisti e anarchici, ma la “pace”
durò ben poco. Da una serie di scissioni si costituì
nel 1903, l'Unión General de Trabajadores (di matrice
socialista), e nel 1904 l'organizzazione anarchica operaia
denominata Federación Obrera Regional Argentina (FORA), che
ebbe un ruolo fondamentale nella storia dell'anarchismo e del
sindacalismo argentino.
Nel 1905, in occasione del V Congresso, la FORA stabilì
chiaramente la sua adesione ai principi del comunismo anarchico,
anche se continuò a mantenere al suo interno alcune correnti
ideologiche non propriamente anarchiche. Nel 1915, il "IX Congreso
della FORA", decise di eliminare dal suo statuto ogni riferimento
all'ideologia anarchica, producendo una rottura che determinò
la nascita di due FORA distinte:
la FORA del V Congresso, anarchica;
la FORA del IX Congreso, con maggioranza dei sindacalisti
rivoluzionari e la minoranza socialista e comunista.
La FORA del V Congresso (quella anarchica), pur non accettando la
violenza come metodo di lotta politica, non rifiutò mai la
propria solidarietà ai compagni anarchici espropriatori o a
quelli che prediligevano l'azione diretta.
Gli eventi caratterizzanti la storia argentina (dittature, governi
più o meno autoritari ecc.) determinarono un calo degli
attivisti anarco-sindacalisti (per colpa della repressione e per
l'influenza crescente dei marxisti), tuttavia riuscirono a
mantenersi sempre attivi e efficaci nell'organizzazione e nei metodi
di lotta e ancora oggi, nonostante le difficoltà, rimane
pienamente attiva.
In Francia
In Francia il movimento anarco-sindacalista nacque intorno al 1884;
le correnti anarco-sindacaliste e sindacaliste rivoluzionarie
dominarono per lungo tempo nella CGT, in particolare dalla fine del
XIX secolo all'inizio del XX secolo. Fu soprattutto grazie
all'attivismo di Emile Pouget, Fernand Pelloutier e Pierre Monatte
ecc. che la CGT divenne una delle correnti più importanti del
sindacalismo francese sino agli anni 1930 quando i marxisti,
attraverso il Partito Comunista Francese, ne presero il controllo
quasi totale.
I sindacalisti di matrice anarchica (anarco-sindacalisti e
sindacalisti rivoluzionari), visto il predominio autoritario dei
marxisti, si staccarono dalla CGT e fondarono la CGT-SR
(sindacalismo rivoluzionario), arrivando ad avere nel 1936
più di un milione di aderenti. La CGT-SR non sopravvisse alla
II guerra mondiale e dalle sue ceneri venne fondata, ispirandosi ai
sindacati spagnoli, la Confédération Nationale du
Travail (in seguito la CNT francese subì una scissione dalla
quale nacque la CNT-Vignoles o CNT-f).
In Gran Bretagna
Le prime spontanee tracce di anarcosindacalismo britannico risalgono
al 1894, i cui primi leader furono Tom Mann e John Turner.
Quest'ultimo nel 1907 costituì il gruppo d'azione diretta
"Direct Actionist and Anarchist Groups", che si ritagliò ampi
spazi di visibilità durante gli scioperi di Liverpool del
1911 e quello dei trasporti dello stesso anno. Nel Dicembre del 1910
venne fondata anche l'"Industrial Syndicalist Education League"
(ISEL). Nel periodo della I guerra mondiale si formarono
organizzazioni a carattere sindacale e antimilitaristico come la
"Building Workers Industrial Union". L'organizzazione Anarchist
Federation of Britain (AFB), anche se non specificamente legata
all'anarco-sindacalismo, cominciò a praticare l'azione
diretta a partire dal 1945; lavorò alacramente anche
all'opportunità di riunire tutti i lavoratori nell'AIT . Nel
1950 alcuni esponenti dell'AFB costituirono la "Syndicalist Workers
Federation" (SWF), mentre più avanti, durante gli scioperi
dei minatori (1984-85), fu invece attivissimo il Direct Action
Movement (DAM).
Nel 1994 il movimento anarcosindacalista britannico ritrovò
la sua unitarietà per merito del sindacato, antigerarchico e
antiautoritario, Solidarity Federation [2], definito come una
«federazione di gruppi Locals dell' Inghilterra, della Scozia
e del Galles» e divenuto anche la sezione britannica dell'AIT.
In Spagna
Nel 1936, in seguito all'insurrezione militare franchista e delle
milizie d'estrema destra (vedi la Rivoluzione Spagnola), la CNT
spagnola, confederazione anarco-sindacalista fondata nel 1910 e che
allora era forte di due milioni di aderenti, lanciò un
movimento di collettivizzazione delle terre e delle industrie nelle
zone dove aveva un forte seguito (soprattutto in Catalogna). I
militanti della CNT furono fra i primi a presentarsi volontariamente
al fronte e a cercare d'arrestare l'avanzata franchista, fianco a
fianco dei soldati fedeli alla repubblica e dei militanti marxisti.
In seguito alla guerra la CNT perse l'egemonia nel movimento
operaio, a vantaggio del marxismo di stampo stalinista. Molti
sindacalisti libertari, repressi prima dalla violenza marxista e poi
da quella franchista, furono costretti a ritirarsi nel "sud
Francia", dove formarono una base anarchica e fondarono la CNT
francese (1945).
Nel 1977 una parte dei militanti si distaccò dalla CNT per
fondare la CGT. Anche questo nuovo sindacato, nel 1990, conobbe una
scissione interna che determinò la fuoriuscita di una parte
dei suoi militanti per fondare la Solidaridad Obrera.
In Sud America
La FORA argentina influenzò, fungendo da modello, il
movimento anarco-sindacalista sudamericano. In Uruguay, grazie anche
all'attivismo degli anarchici italiani, tra cui Luigi Fabbri, venne
fondata la FORU (Federación Obrera Regional Uruguaya), simile
alla FORA argentina (in contrapposizione ad essa e al suo
antibolscevismo venne fondata l'organizzazione sindacalista e
marxista dell'USU-Union Sindical Uruguaya). In Brasile attualmente
è attiva la Federação Operária do Rio
Grande do Sul - Confederação Operária
Brasileira (sezione dell'AIT); in Colombia agisce l'organizzazione
anarcosindacalista Amigos de la AIT; in Venezuela persiste nella
propria attività il Colectivo Editor de El Libertario,
cioè la ex-Comisión de Relaciones Anarquistas, un
tempo facente parte dei cosiddetti "Amici dell'AIT"; in Cile opera
l' Grupo Germinal.
Negli Stati Uniti
Negli USA della seconda metà del XIX secolo, le condizioni di
lavoro degli operai erano assai difficili. Alcuni lavoratori
cercarono di organizzare gli operai per rivendicare norme che li
tutelassero dallo sfruttamento selvaggio a cui erano sottoposti.
All'inizio si organizzarono soltanto gli operai qualificati, ma,
dopo il 1869, si costituì il primo sindacato di tutti i
lavoratori (arrivò ad avere circa 750000 aderenti) senza
distinzione di razza, di sesso o di competenze: il Knights of Labor
(i Knights portarono avanti le loro istanze sino al 1900) .
Una delle rivendicazioni più importanti del decennio 1880-90
riguardò la rivendicazione delle 8 ore lavorative. Nel 1886
accadde una tragedia in seguito alla tristemente nota manifestazione
di Haymarket Square, a Chicago (in seguito agli scontri verificatisi
alcuni sindacalisti anarchici furono condannati a morte).
Il sindacato americano storicamente più importante, l'IWW, fu
costituito in quel clima di lotta, il 27 giugno 1905, quando
anarchici, socialisti e sindacalisti trovarono l'unità
intorno a interessi comuni. L'IWW fu ben presto riconosciuto per la
sua adesione a un ideale anarco-sindacalista e lottò
attivamente sulla scena pubblica.
All'IWW deve essere attribuita anche l'invenzione del gatto nero
come simbolo di lotta contro l'oppressione del padronato
capitalista.
Nell'ex-Unione Sovietica
In tutta l'ex-URSS il movimento anarcosindacalista ha sempre avuto
solide basi, che partono dalla storica organizzazione ucraina Nabat
e arrivano via via sino ai giorni nostri con diversi gruppi attivi
principalmente in Russia - Конфедерация революционных
анархо-синдикалистов (KPAC-MAT, Confederazione Rivoluzionaria degli
Anarco-Sindacalisti) -, in Ucraina e in Bielorussia. Sul finire
degli anni 80 furono attive nell'ex-URSS diverse organizzazioni
anarco-sindacaliste, la cui più importante fu la
Confederazione Anarco-sindacalista (KAC) dal quale si
costituì il 5 agosto 1995 la KPAC-MAT.
La KPAC-MAT oggi aderisce all'AIT a partire dal 1996, sia a livello
programmatico che organizzativo. L'organizzazione e l'azione diretta
sono i mezzi attraverso cui fa valere le proprie richieste. Rifiuta
inoltre alleanze con altre organizzazioni politiche, ma non la
cooperazione con alcuni movimenti affini ideologicamente.
Pratiche e ideologia dell'anarco-sindacalismo
Il sindacalismo anarchico ritiene che lo Stato sia un comitato
esecutivo degli interessi della borghesia, conseguentemente auspica
una sua abolizione (senza nessuna forma di “transitorietà”
come invece auspicano i marxisti), rifiutando ogni rappresentanza
politica parlamentare e non riponendo alcuna fiducia nelle leggi e
nelle istituzioni. In base a queste premesse i militanti
anarco-sindacalisti hanno teorizzato diverse metodologie di lotta:
lo sciopero generale, considerato il mezzo più efficace a
disposizione della classe operaia, per riappropriarsi degli
strumenti di produzione; l'azione diretta (occupazione, picchetti
ecc.), il boicottaggio e il sabotaggio (rifiuto di produzione di
determinate merci e boicottaggio da parte del proletariato dei
prodotti in questione).
L'anarcosindacalismo concede unicamente fiducia all'individuo
singolo, immesso però nella collettività del
sindacato, invogliandolo a portare avanti un'azione economica contro
il padronato, spingendolo a riappropriarsi delle libertà
perdute e professando ideali antiautoritari.
Gli anarco-sindacalisti sono organizzati oggi a livello
internazionale in seno all'AIL.
Sindacalismo rivoluzionario e anarcosindacalismo: differenze e
analogie
L'anarco-sindacalismo e il sindacalismo rivoluzionario rifiutano il
principio comunista anarchico del dualismo organizzativo, ovvero
quell'idea organizzativa che separa l'organizzazione di massa
(sindacato) dall'organizzazione specifica (organizzazione politica)
. Entrambi propongono l'azione diretta come principio fondante
dell'organizzazione e per entrambi il sindacato nasce come
rivoluzionario e si deve contrapporre al padronato e allo Stato sino
allo scontro finale: organizzazione politica e sindacato sono quindi
fusi insieme in entrambi i modelli organizzativi.
Gli storici hanno idee differenti su differenze e analogie dei due
"sindacalismi": per Edouard Dolléans [5] «il
sindacalismo rivoluzionario è una rottura nei confronti tanto
dell'anarchismo quanto del socialismo»; storici più
attuali invece sostengono che «l'anarcosindacalismo, o
sindacalismo rivoluzionario, volle essere una sintesi fra la teoria
marxista dell'analisi di classe o della sua concezione del processo
storico e la tradizione anarchista della lotta senza intermediari
politici».
Anarchopedia propone una semplice differenziazione basata
sull'omogeneità dei sindacati, ovvero mentre i militanti
anarcosindacalisti sono tutti anarchici, quelli sindacalisti
rivoluzionari non è detto lo siano. In altre parole, mentre
l'anarco-sindacalismo è per forza di cose rivoluzionario, il
sindacalismo rivoluzionario non è necessariamente anarchico.
In tutti i modi oggi sembra universalmente accettata la definizione
elaborata da Marcel Van der Linden [6] e Wayne Thorpe [7]:
«I movimenti rivoluzionari di azione diretta… possono
etichettarsi alternativamente come industrialismo rivoluzionario,
sindacalismo rivoluzionario, anarcosindacalismo, concilismo o
conciliarismo…».
Critiche all'anarco-sindacalismo
Secondo gli anarco-sindacalisti questi metodi di lotta (sabotaggi,
sciopero generale ecc.) fungerebbero da polo d'attrazione per la
classe degli sfruttati che si coagulerebbero intorno ad esse. La
coscienza di classe quindi si formerebbe naturalmente con la
condivisione di queste pratiche.
Queste idee sono state sempre avversate dai comunisti-anarchici (sin
dai tempi di Luigi Fabbri), i quali ritengono che accanto ad
un'organizzazione di massa (sindacato) debba operare
un'organizzazione specifica, ossia un organismo che, operando
dall'interno delle masse, ne determini la coscienza di classe e
orienti le stesse nelle giuste direzioni rivoluzionarie (dualismo
organizzativo).
Lo stesso Errico Malatesta ebbe molto a discutere con Pierre
Monatte, soprattutto al Congresso di Amsterdam del 1907, sul ruolo
dei sindacati nell'ambito dell'anarchismo e sui metodi di lotta
praticati dagli anarco-sindacalisti.