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Marabutto (arabo : مَربوط marbūṭ, "asceta; marabutto" o مُرابِط
murābiṭ, "che vive nel ribāṭ; marabutto") è un termine di
ambito islamico/africano (soprattutto dell'Africa Nera ma anche, in
misura minore, del Nordafrica) dai molteplici valori.
In principio, questo termine indica un musulmano considerato
"santo". Da questo significato generale discendono diverse
accezioni:
Un marabutto è un santo riconosciuto a
livello locale, la cui tomba è oggetto di culto popolare.
Un marabutto è quindi anche, per
estensione, la tomba a cupola (arabo: قُبّة qubba, "cupola; tenda;
baldacchino; marabutto") in cui è sepolto e si venera il
santo.
Per ulteriore estensione del significato, a volte
si usa il termine marabutto anche per indicare qualunque altro segno
esteriore (cumulo di pietre, albero, sorgente...) cui la
religiosità popolare attribuisce virtù simili a quelle
dei "Santi" (in questo caso i marabutti corrispondono a quelli che
in berbero sono chiamati aεessas "custodi").
Marabutto (murābiṭ) è anche il termine con
cui si indicavano quei monaci-guerrieri addestrati in
conventi-fortilizi (ribāṭ) intorno all'XI secolo, e che costituirono
un movimento di rinascita spirituale islamica da cui prese le mosse
la dinastia degli Almoravidi (المرابطون al-Murābitūn).
Marabutto è anche il qualificativo di una
serie di personaggi che si diffusero in gran parte del Nordafrica,
soprattutto all'epoca della Reconquista spagnola della Penisola
iberica, e che sostenevano di provenire dai ribāţ dell'estremo
occidente (ar. Seguia el-Hamra o Sāqiyat al-Hamrā, sp. Rio de Oro,
berb. Targa Zeggaɣet, le regioni tra Marocco e Mauritania).
Questi personaggi, cui venne in seguito
attribuito anche il carattere di sceriffi, cioè discendenti
del Profeta, sono considerati gli antenati di numerose famiglie e
tribù "marabuttiche" che si sono integrate nel tessuto
sociale nordafricano, pur mantenendo un'aura di sacralità per
tutti gli appartenenti alla famiglia, che sono tutti considerati
marabutti (il loro nome viene di solito preceduto dal titolo Si o
Sīdī per gli uomini e Lalla per le donne). Ad essi vengono di solito
demandate le principali funzioni di gestione del sacro; sono
famiglie con costumi tradizionalmente più austeri e una
spiccata endogamia.
Nell'Africa sub-sahariana, un marabutto è
un personaggio cui si attribuiscono molteplici poteri. Con l'aiuto
di talismani, un marabutto sarebbe in grado di ristabilire la salute
o l'ordine sociale. Queste pratiche magiche sono criticate dai
musulmani ortodossi.
Nelle confraternite del Senegal, i marabutti si sono dati
un'elaborata organizzazione gerarchica. Per esempio, il marabutto di
rango più elevato della confraternita dei Muridi, è
considerato un vero califfo e dispone di estesi poteri, ma gode
anche di un prestigio di santo vivente e di una venerazione che poco
si concilia con l'islam ortodosso.
Il fenomeno del marabuttismo è tipico dell'Africa
settentrionale ed occidentale, ed ha evidenti agganci con una
religiosità preislamica. L'Islam, infatti, bandisce ogni idea
di intercessione tra la creatura e il suo Creatore. Quasi ogni
villaggio in Marocco, Algeria e nel resto del Nordafrica ha il suo
santo locale che protegge e apporta benedizione (baraka) ai suoi
abitanti ed a coloro che vengono a visitarlo.
Già in epoca cristiana era diffusa l'abitudine (che a sua
volta proseguiva tradizioni precedenti) di porre ogni luogo abitato
sotto la protezione di un santo. S.Agostino (354-430) descrive la
sua terra «disseminata» di tombe dei santi. La
religiosità popolare, molto attaccata al culto dei santi,
è sopravvissuta all'islamizzazione ed ha finito per integrare
i vecchi culti nella nuova religione.
Come rileva Mouloud Mammeri (1990), il marabutto nordafricano, che
in Marocco ha conservato l'appellativo berbero di agurram, ricopre
le antiche funzioni di quest'ultima figura, che "designa soprattutto
un personaggio dotato di poteri più magici che religiosi". Ai
marabutti nordafricani si attribuiscono infatti poteri
soprannaturali, taumaturgici e profetici.