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Patrice de Mac-Mahon
Marie Edmé Patrice Maurice Mac-Mahon, duca di Magenta e
maresciallo di Francia (Sully, 13 luglio 1808 – Montcresson, 16
ottobre 1893), è stato un generale e politico francese. Fu il
terzo presidente della Repubblica dopo la fine del Secondo Impero
francese.
Biografia
La famiglia
Nato a Sully (presso Autun), nel département della Saona e
Loira, Patrice de Mac-Mahon era il sedicesimo di 17 figli di una
famiglia della nobiltà francese. In realtà la
nobilitazione della sua famiglia era avvenuta abbastanza di recente,
a partire dal 1749 quando suo nonno Jean-Baptiste de Mac-Mahon era
stato nominato Marchese di Mac-Mahon e d'Eguilly (feudo quest'ultimo
ricevuto in dote dalla moglie Charlotte Le Belin, Dama d'Eguilly)
dal Re Luigi XV. Per queste discendenze, la politica vigente in
famiglia era prevalentemente di corrente realista.
I suoi antenati, però, erano originari dell'Irlanda dalla
quale erano stati costretti ad emigrare dopo le leggi proibitive
emanate sotto il governo di Giacomo II d'Inghilterra contro i
cattolici; fu così che la famiglia Mac-Mahon giunse in
Francia dove si naturalizzò nel 1749.
I primi anni
Patrice de Mac-Mahon entrò dal 1820 nel Petit
Séminaire des Marbres di Autun, continuano poi i propri studi
al Collegio "Louis-le-Grand". Il 23 ottobre 1825 fece il proprio
ingresso all'Accademia di St-Cyr, ove si diplomò il 1 ottobre
1827. Dal 1827 iniziò anche la sua carriera nell'esercito
entrandone a far parte.
Patrice de Mac-Mahon, particolare di un dipinto allegorico della
Battaglia di Magenta.
La carriera militare in Algeria
Mac-Mahon prestò servizio nell'esercito come aiutante di
campo del generale Achard, e partecipò alla campagna di
Algeri nel 1830. Richiamato in Francia, portò nuovamente
l'attenzione su di se durante la spedizione ad Anversa del 1832 al
termine della quale venne nominato capitano e fece ritorno in
Algeria. Egli soggiornò nuovamente nei territori delle
colonie francesi in Africa dal 1834 al 1854, venendo ferito durante
l'Assedio di Costantina del 1837 ove aveva condotto anche un'audace
carica di cavalleria contro le pianure occupate dai beduini. Egli
divenne comandante della legione straniera francese nel 1843 e venne
promosso generale di Divisione nel 1852, rimanendo in Algeria sino
al 1855.
La guerra di Crimea e la Battaglia di Magenta
Nella guerra di Crimea, si distinse nella battaglia di Malachov
presso Sebastopoli (8 settembre 1855), durante la quale sembra abbia
esclamato la frase che gli viene sovente associata: J'y suis, j'y
reste ("Qui sono, qui resto"). Dopo questi eventi gli venne offerto
il posto di Capo delle armate francesi, ma egli declinò
l'offerta preferendo fare ritorno in Algeria.
Nel 1856 venne nominato Senatore dell'Impero di Francia, rifiutando
però il titolo di comandante supremo delle armate francesi e
preferendo invece su sua richiesta essere inviato nuovamente in
Algeria ove si dedicò alla sconfitta della resistenza del
popolo Kabyle. Durante questo periodo ebbe inizio inoltre la sua
attività politica votando contro una legge sulla sicurezza
nazionale voluta dagli estremisti dopo il tentativo fallito di
assassinio dell'Imperatore Napoleone III da parte dell'anarchico
Felice Orsini.
Monte Medolano, lapide commemorativa al maresciallo Mac Mahon
Monumento (1895) al generale Mac Mahon nei pressi della Stazione
ferroviaria di Magenta. Scultore: Luigi Secchi. Coi restauri del
2009 in occasione del 150º anniversario della battaglia di
Magenta il monumento è stato riportato nella posizione
originaria, in centro al grande parco dedicato dalla città
all'evento.
Egli combatté anche valorosamente nella seconda guerra di
indipendenza italiana come comandante del II Corpo dell'Armata
d'Italia, vincendo gli austriaci di Ferencz Giulaj nella battaglia
di Magenta del 4 giugno 1859, dopo la quale ottenne il titolo di
Duca di Magenta e di Maresciallo di Francia, direttamente per mano
di Napoleone III, sul campo di battaglia.
La guerra franco-prussiana
Nel 1861 fu rappresentante dell'Impero francese all'incoronazione di
Guglielmo I di Prussia. Prestò successivamente servizio come
governatore generale dell'Algeria dal 1º settembre 1864,
facendo ritorno in Francia allo scoppio della guerra
franco-prussiana, durante la quale guidò le armate alsaziane.
Durante questi scontri, Mac-Mahon comandò il I ed il V Corpo
d'armata francese dell'armata del Reno del Sud. Il 4 agosto 1870 la
3ª Armata prussiana attaccò la sua linea presso la
città di Wissembourg, giungendo alla battaglia di Wœrth.
Il 1º settembre di quello stesso anno, i prussiani tentarono di
assediare la città di Sedan. Valente della forza di 200.000
soldati prussiani al comando del feldmaresciallo Helmuth von Moltke,
gli sforzi dei francesi furono indecisi e lo stesso Mac-Mahon venne
ferito e il comando passato al generale de Wimpffen che
annunciò la resa dei francesi, seguita a breve da quella di
Napoleone III del 2 settembre, al termine della conclusione degli
scontri che egli stava guidando personalmente a Sedan con altri
83.000 soldati.
La Comune di Parigi ed il ruolo di Presidente della Terza Repubblica
Francese
Quando la Comune di Parigi venne soppressa nel maggio del 1871,
Mac-Mahon si occupò delle armate di stanza a Versailles,
uccidendo nel corso degli scontri circa 30.000 comunardi,
catturandone altri 38.000, di cui 7.000 vennero deportati.
Per le sue azioni in difesa della sicurezza della Francia e
considerata la sua gloriosa carriera militare, venne eletto
Presidente della Terza Repubblica francese, assumendo quale suo
Primo Ministro il controverso repubblicano Jules Simon, rimpiazzato
poi con l'orleanista duca di Broglie, prima di sciogliere
l'Assemblea Nazionale il 16 maggio 1877, gesto che lasciò
indubbiamente emergere la sua natura filo-monarchica; Mac-Mahon era
infatti intenzionato a reprimere i sentimenti repubblicani a favore
del ritorno al trono degli Orléans.
Malgrado tutto, l'intento non ebbe seguito, ma la posizione di
Mac-Mahon fu salva e gli permise di rimanere in carica come
Presidente per un periodo di 7 anni (come venne stabilito proprio in
quel periodo con un dibattito parlamentare del 9 novembre 1873),
impegnandosi da quel momento sempre più a favore dello stato,
nel rispetto della propria carica.
Ritiratosi dalla politica per la vita privata, trascorse gli ultimi
quattordici anni della sua vita in una quasi totale solitudine,
morendo al Castello di Sully (presso Montcresson, Loiret) nel 1893.
Venne sepolto, con funerali di stato, nella cripta dell'Hotel des
Invalides di Parigi.
Matrimonio e figli
Patrice de Mac-Mahon si sposò a Parigi il 13 marzo 1854 con
Elizabeth de la Croix de Castries, dalla quale ebbe quattro figli:
Patrice (1855-1927), II duca di Magenta
Eugene (1857-1907)
Emmanuel (1859-1930)
Marie (1863-1954)
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Mac-Mahon, Marie-Edme-Patrice-Maurice de, duca di Magenta
Generale e statista francese (Sully 1808 - Parigi 1893).
Partecipò alle campagne di Crimea (1855) e d'Italia (1859),
battendo gli austriaci a Magenta. Sconfitto a Sedan (1870), represse
poi (1871) la Comune di Parigi. Presidente della Repubblica (1873),
si dimise (1879) dopo la vittoria repubblicana alle elezioni (1877).
Vita e attività
Dopo aver partecipato alla campagna di Algeria, fu inviato (1855) in
Crimea, dove guidò i Francesi alla presa di Malakov;
governatore d'Algeria nel 1858, fu richiesto l'anno seguente per la
campagna d'Italia (1859). In questa, realizzando abilmente il piano
di H. Jomini (v.), riuscì a sorprendere gli Austriaci a
Magenta e a sconfiggerli, donde il bastone di maresciallo e il
titolo di duca di Magenta. Di nuovo governatore dell'Algeria
(1864-70), scoppiata la guerra con la Prussia, fu battuto a Worth e
costretto a ritirarsi fino a Châlons, dove non seppe decidersi
né per le vedute di Napoleone III, desideroso di puntare
verso ovest per coprire la capitale, né per quelle del
governo e della pubblica opinione, che esigevano una marcia verso
l'est per ricongiungersi al maresciallo F. A. Bazaine, chiuso a
Metz. L'incertezza portò al disastro di Sedan. Fatto
prigioniero con Napoleone III, fu poi liberato ed ebbe l'incarico
dal governo provvisorio di A. Thiers di soffocare l'insurrezione
comunarda di Parigi. Eletto presidente della Repubblica (1873),
dichiarò di voler ristabilire "l'ordine morale" nel paese;
nel dic. 1873 frustrò le speranze dei legittimisti di
restaurare la monarchia rifiutando di ricevere il conte di Chambord.
In aperto contrasto con la maggioranza repubblicana uscita dalle
elezioni del 1876, sciolse l'assemblea nel giugno dell'anno
seguente. La nuova affermazione repubblicana dell'ott. 1877, il
fallito tentativo di imporre a capo del governo il generale de
Rochebouët e la maggioranza ottenuta anche al senato dai
repubblicani lo spinsero alle dimissioni il 28 genn. 1879.