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Luigi XI di Francia
Luigi XI, detto il Prudente, in francese Louis XI le
Prudent (Bourges, 3 luglio 1423 – Plessis-les-Tours, 30 agosto
1483), fu re di Francia (1461-1483); per il suo cinismo, fu
soprannominato "il ragno universale". Proseguì l'opera
paterna riportando l'unità e la stabilità nel paese
dopo le devastazioni della guerra dei Cent'anni.
Era figlio (e successore) di Carlo VII, sesto re della casata dei
Valois della dinastia capetingia, e di Maria d'Angiò.
La gioventù
Durante la sua infanzia fu allevato da Caterina de l'Isle-Bouchard.
Il 24 giugno 1436, all'età di 13 anni, sposò
l'undicenne Margherita di Scozia (1424-1445), figlia di Giacomo I.
Da quel momento Luigi cominciò ad avere un peso politico. Si
recò a Lione e Vienne per ricevere il giuramento di
fedeltà degli abitanti. Nel febbraio-maggio del 1437,
visitò la Linguadoca e condusse senza aiuto la riconquista
delle roccaforti inglesi nel Velay. Accompagnato da suo padre, fece
un'entrata regale a Parigi, appena conquistata dal conestabile
Arturo di Richemont.
Nel maggio del 1439, Carlo VII lo nominò luogotenente
generale in Linguadoca. Luigi poté scegliere personalmente i
suoi consiglieri e capitani. Nel dicembre dello stesso anno fu
trasferito a Poitou, questa volta senza alcun potere decisionale.
Nel febbraio del 1440, dopo un incontro con Giovanni II di
Alençon, si unì alla cosiddetta Praguerie, ossia alla
rivolta dei grandi signori insoddisfatti, comprendente il conte
Giovanni d'Orléans, il maresciallo de La Fayette ed ancora
Giorgio de la Trémoille. La ribellione del Delfino può
essere spiegata nella mancanza di responsabilità in cui lo
teneva Carlo VII, che aveva constatato gli effetti disastrosi degli
appannaggi sull'unità del regno. La sua opposizione fu presto
repressa. Luigi dovette fare atto di sottomissione a Cusset, sotto
riserva tuttavia di ottenere il governo del Delfinato e di altre
garanzie. Carlo VII gli accordò il Delfinato, ma
rigettò il resto.
Nel 1441, Luigi riprese la lotta contro le fazioni inglesi e
borgognone. Comandò l'esercito reale nella battaglia di
Pontoise (5 giugno — 19 settembre). Nel 1443, condusse una campagna
contro Giovanni IV d'Armagnac, grande vassallo ribelle. L'anno
seguente ricevette l'incarico di portar fuori dal regno le compagnie
di soldati rimasti senza soldo, che vivevano depredando. Egli le
guidò in Svizzera. Il 26 agosto 1444, riportò la
vittoria di Pratteln, quindi si diresse verso Basilea. Quivi si
tenne un concilio. Luigi fu nominato gonfaloniere da Papa Eugenio
IV, cioè protettore della Chiesa. Il Delfino negoziò
il trattato di Ensisheim, che portò alla pace il 26 settembre
1444; fu ricompensato con la nomina a protettore del Contado
Venassino (26 maggio 1445).
Parallelamente, Luigi dedicò le sue entrate più
importanti per costituirsi una clientela. Sin dal 1437, in effetti,
egli ricevette una rendita reale di 21.000 libbre. Corse il rischio
di aggiungervi i sussidi accordati dagli stati che aveva liberato
dalle soldataglie. Nonostante ciò, Luigi rimase scontento
della sua situazione: era deluso dal fatto di avere ottenuto
soltanto il Delfinato in seguito alla Praguerie. Nel 1446, fu
accusato di aver ucciso il favorito del re, Pietro II di Brisa.
Luigi fu scacciato da corte e si rifugiò nei suoi domini.
Nel 1445, Margherita di Scozia morì. Il 28 dicembre 1446,
Maria d'Angiò, madre di Luigi, partorì un secondo
figlio, che fu chiamato Carlo. Il 2 febbraio 1451, Luigi, impaziente
di avere un erede, sposò Carlotta di Savoia, figlia del duca
Luigi I di Savoia, la quale aveva soltanto otto anni. La principessa
portò con sé una ricca dote di 200.000 scudi, di cui
12.000 in contanti. Malgrado ciò, Luigi incontrò nel
tratto a venire delle difficoltà per incassare tutta la
somma. Insieme al matrimonio, Luigi ed il duca di Savoia avevano
firmato un'alleanza esclusiva. Nel contempo, il Delfino
approfittò di essere nelle grazie del Papa per immischiarsi
nelle elezioni vescovili. I rapporti con suo padre erano intrisi di
ambiguità e di intrighi.
Furente, Carlo VII arruolò un esercito per marciare contro il
Delfinato e la Savoia. Luigi, nonostante ciò, arrivò a
negoziare una tregua. Questo non gli impedì di orchestrare
una campagna di libelli contro suo padre, accusandolo di condotte
dissolute. Per prudenza, il Delfino inviò molti ambasciatori
presso il re per giustificarsi. Carlo VII non si lasciò
incantare ed inviò un esercito comandato da Antonio di
Chabannes per strappargli il Delfinato. Il 30 agosto 1456, Luigi
fuggì nella Franca Contea, poi a Lovanio, in territorio
borgognone, dove fu ben accolto; in ottobre, Filippo III di Borgogna
gli rese omaggio.
Il 15 luglio 1449 venne alla luce suo figlio Gioacchino, che
spirò il 29 novembre. Un mese dopo la nascita di sua figlia
Giovanna (1454), apprese che la bambina era claudicante (ella fu
d'una bruttezza proverbiale, piccola, deforme, gracile) e decise
immediatamente di farla sposare con il suo lontano cugino Luigi
d'Orléans, futuro re Luigi XII, figlio del poeta Carlo
d'Orléans, con lo scopo evidente che tale unione rimanesse
sterile e che si estinguesse quel ramo capetingio rivale, ma
allorché egli diventò re, questi ottenne
l'annullamento del matrimonio. Nel 1460, Carlo VII cadde malato.
Nell'aprile del 1461 nacque una nuova figlia, Anna, che
sposerà Pietro di Beaujeu.
Dal 1456 al 1461 Luigi visse alla corte di Filippo il Buono, duca di
Borgogna, ricevendo il soprannome di "ragno" per la sua
deformità e per la capacità di ordire trame contro i
suoi nemici. Il 22 luglio, Carlo VII morì a
Mehun-sur-Yèvre. Luigi ostentò indifferenza e fu
assente al momento delle esequie reali nella basilica di
Saint-Denis. Si fece incoronare a Reims tre settimane dopo il
decesso del padre, prima di essere entrato a Parigi; ciò
avvenne il 30 agosto 1461. Filippo il Buono fu notato con la sua
scorta, compresi degli armati, nella metà del corteo. Per
diverso tempo il nuovo re non risiedette più a Parigi,
bensì a Tours (25 settembre), città a lui devota.
Divenuto re, il suo principale avversario fu Carlo il Temerario,
successore di Filippo di Borgogna. La prima azione di Luigi XI fu di
sfruttare la crisi di successione nel regno di Aragona. In effetti,
Alfonso il Magnanimo era morto nel 1458. Giovanni II, fratello del
defunto, si contendeva il trono con il figlio Carlo d'Aragona.
Quest'ultimo fu ritrovato morto nel settembre del 1461, il
ché fece scattare una guerra civile tra Giovanni II e le
città, in particolare Barcellona. Luigi XI tentò di
allearsi con gli stati della Catalogna. Di fronte al loro cortese
rifiuto, egli si rivolse Giovanni II, il quale gli cedette le
entrate delle contee di Catalogna e di Cerdagna in cambio del suo
aiuto. Luigi XI intervenne parimenti nella questione dinastica
savoiarda.
La Lega del bene pubblico
Per limitare il potere dell'aristocrazia francese, cercò di
favorire la piccola nobiltà e la borghesia. In Francia, nel
marzo del 1465, si formò la Lega del bene pubblico. Molto
simile alla Praguerie, fu apparentemente capeggiata da Carlo, il
duca di Berry, che reclamava più potere. L'innesco fu dovuto
ad un incidente con i borgognoni. Nel 1463, Luigi XI aveva deciso di
riacquistare le città della Somme che erano state cedute al
ducato di Borgogna. Tale cessione scaturiva dal trattato di Arras
del 1435, che così risarciva l'assassinio di Giovanni Senza
paura a Montereau, nel 1419. La notizia del riscatto suscitò
una viva ostilità alla corte di Borgogna. Francesco II di
Bretagna, riluttante al dominio del re, si alleò con i
borgognoni. A costoro si unirono Giovanni II di Borbone e Giovanni V
d'Armagnac. Il malcontento non si limitò ai grandi vassalli.
La pressione fiscale era aumentata notevolmente dopo la questione
della Somme (400.000 scudi). Luigi XI aveva preteso dei prestiti dal
clero, costretto le istituzioni religiose a fornirgli un inventario
dei loro beni, privato l'università ed i corpi degli arcieri
e dei balestrieri di Parigi dei loro privilegi. Aveva soppresso
inoltre la Prammatica Sanzione di Bourges su richiesta di Papa Pio
II.
Contro la Lega del bene pubblico, il sovrano condusse personalmente
una grande offensiva. Dopo la caduta di Moulins, i borbonesi si
sottomisero. Luigi XI fece un voltafaccia a Parigi, minacciò
i bretoni ed i borgognoni. Diede battaglia a Montlhéry (16
luglio 1465), in uno scontro confuso e sanguinoso. Si ritirò
quindi a Parigi, che fu assediata. Malgrado tutto, il monarca
negoziò una pace ove non concedeva nulla per riformare lo
stato e concedeva il governo della Normandia a suo fratello. Questi
però non arrivò a prendere in mano le redini del
possedimento e dovette ritirarsi. Il 10 settembre 1468, in base al
trattato di Ancenis, Carlo e Francesco II firmarono la pace e
ruppero con i borgognoni.
I rapporti con Carlo I di Borgogna
Carlo il Temerario a sua volta propose al sovrano francese di
negoziare ed invitò Luigi nel castello di Péronne. Nel
corso dei preliminari, Liegi si ribellò al dominio
borgognone. Fu evidente che dei commissari reali erano presenti tra
i rivoltosi. Carlo I, inviperito, si rivoltò contro Luigi XI.
Minacciato in prima persona, il sovrano dovette firmare un trattato
svantaggioso, partecipare alla campagna borgognone contro Liegi e
vederla bruciare (30 ottobre 1468). Nel contempo, dovette promettere
di donare la Champagne in appannaggio a suo fratello. Appena
partito, Luigi XI si rifiutò di ubbidire e concesse a Carlo
solo la Guienna, paese da poco pacificato e difficile da governare.
Egli fece imprigionare il suo consigliere, il cardinale Giovanni
Balue, nel 1469, e denunciò il trattato (1470).
Il Sacro Romano Impero
Luigi si alleò con il re Edoardo IV di Inghilterra e decise
di ridurre la potenza dei grandi vassalli. Nel 1472, il Temerario
invase di nuovo la Piccardia, ma fu fermato a Beauvais da Giovanna
Hachette. Nel 1477, quando il duca borgognone morì, Luigi XI
tentò di impadronirsi dei suoi possedimenti, ma si
scontrò con Massimiliano d'Asburgo, che aveva sposato la
figlia del Temerario, Maria di Borgogna.
Tra il 1480 e il 1481 egli estese i suoi possedimenti annettendo
l'Anjou, il Maine, la Provenza e altre regioni.
Nel 1482, Luigi riuscì a recuperare la Piccardia e la
Borgogna, grazie al trattato di Arras.
Trascorse la maggior parte del suo regno a consolidare il potere
della monarchia servendosi, quando necessario, di ogni strumento che
ritenne utile, comprese la corruzione, la diplomazia, l'intrigo, il
tradimento e, occasionalmente, la guerra.
Gettò le basi dell'assolutismo in Francia, e
contemporaneamente promosse l'industria e il commercio,
incrementando la ricchezza del paese. Alla sua morte, il dominio
reale coincideva pressappoco con gli odierni confini francesi. Gli
succedette il figlio Carlo VIII di Francia.
La morte
Ammalatosi gravemente e non avendo risultati positivi dalle numerose
cure che gli praticavano i medici di corte, avendo sentito della
grande santità e capacità taumaturgiche di un frate
calabrese, Francesco di Paola, lo pregò di giungere presso la
sua corte. Al rifiuto del Santo, legato saldamente alla sua terra,
il re si rivolse al Papa Sisto IV, sapendo che all'ordine del
Pontefice il Santo non avrebbe potuto disobbedire. Così
avvenne, ma la venuta di Francesco di Paola a Tours non portò
a lui la guarigione corporale ma quella spirituale. Chiese al santo
di guidare spiritualmente anche il figlio Carlo VIII.