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Aleksandr Fëdorovič Kerenskij; Simbirsk, 22 aprile 1881 – New
York, 2 maggio 1970) è stato un politico russo, di idee
socialiste, Primo ministro della Russia dopo la caduta dell'ultimo
zar e immediatamente prima che i bolscevichi andassero al potere.
Biografia
Figlio di un professore, Kerenskij si laureò in
giurisprudenza all'università di Pietrogrado (ora San
Pietroburgo) nel 1904: tra i suoi colleghi ci fu anche Vladimir
Lenin, che sarebbe diventato un suo rivale politico qualche anno
dopo.
Kerenskij manifestò fin dal principio il proprio orientamento
politico, con le sue frequenti difese dei moti rivoluzionari contro
lo Zar. Fu eletto alla Quarta Duma nel 1912 come membro del
Trudoviki. Rimase in politica durante la prima guerra mondiale e dal
1917 entrò a far parte del Comitato Provvisorio della Duma
come socialista rivoluzionario (diede il suo apporto alla formazione
del governo il 7 luglio).
A dispetto delle difficoltà riuscì a ricoprire la
carica di vice-rettore del Soviet di Pietrogrado. Quando il Governo
provvisorio fu formato, inizialmente fu nominato ministro della
giustizia, ma in maggio divenne ministro della guerra e primo
ministro nel luglio del 1917.
A seguito del fallito colpo di stato del generale Lavr Kornilov in
agosto e della dimissione dei ministri, si nominò comandante
in capo e proclamò la Repubblica Russa. Quando i bolscevichi
presero il potere nell'ottobre del 1917 fuggì a Pskov e in
seguito compì un tentativo di rovesciare il nuovo governo
comunista: le truppe, sotto il suo comando, conquistarono Tsarskoe
Selo il 28 ottobre ma furono sconfitte il giorno successivo a
Pulkovo.
Dopo tale sconfitta lasciò il suo paese per la Francia e nel
1940, dopo che la Germania hitleriana conquistò Parigi, si
trasferì negli Stati Uniti, dove visse fino alla sua morte
salvo un breve soggiorno a Brisbane, in Australia, dove
lavorò nel 1941 insieme alla moglie Lydia Tritton.
Quando Adolf Hitler invase l'Unione Sovietica, Kerenskij
offrì il suo aiuto militare a Stalin che tuttavia
preferì non accettare. Dopo che la Seconda guerra mondiale
terminò Kerenskij fondò, insieme ad un gruppo di
amici, un movimento politico-militare chiamato "Unione per la
liberazione della Russia" che tuttavia fu costretto a sciogliere
poco dopo in quanto riuscì ad attirare pochissimi militanti.
Di ritorno negli USA lavorò in molte università
statunitensi, in particolare alla Stanford University, dove
insegnò la storia russa. Scrisse anche molte opere, tra cui
Russia and History's Turning Point (1965).
Kerenskij morì serenamente nella sua abitazione nel 1970: la
Chiesa ortodossa statunitense rifiutò di accogliere le sue
ceneri nei propri cimiteri, ritenendolo il politico maggiormente
responsabile della vittoria dei bolscevichi; anche la Chiesa
ortodossa serba non diede ospitalità alla sua tomba e
pertanto Kerenskij fu seppellito a Londra.
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treccani.it
Enciclopedie on line
Kerenskij ‹ki̯ér'insk'i›, Aleksandr Fëdorovič. - Uomo
politico russo (Simbirsk 1881 - New York 1970). Socialista moderato,
dopo la rivoluzione del febbr. 1917 fu ministro della Giustizia, poi
della Guerra e infine (luglio) primo ministro. Contrario a una pace
separata russa nella Prima guerra mondiale, fu travolto dalla
rivoluzione bolscevica (ott. 1917) e costretto alla fuga all'estero.
Vita e attività
Di agiata famiglia borghese, compì studî
letterarî e giuridici a Pietroburgo, attratto in politica dal
populismo dei socialrivoluzionarî e in filosofia dallo
spiritualismo di V. Solov´ev. Avvocato, si accostò
durante la prima rivoluzione russa (1905) a gruppi terroristici; fu
arrestato e bandito dalle principali città; tornato poi a
Mosca, si distinse come difensore in clamorosi processi politici.
Eletto nel 1912 deputato per il partito del lavoro (trudoviki) alla
quarta Duma, si occupò dei problemi della riforma agraria. A
partire dalla dichiarazione di guerra, ritenne primo obiettivo la
vittoria: mentre continuava, dunque, la sua lotta contro lo zarismo,
approfondiva anche il distacco dai socialdemocratici. Dopo la
rivoluzione di febbraio, K. fu l'unico ministro socialista in seno
al primo governo provvisorio, col portafoglio della Giustizia,
trovandosi tra i conservatori "cadetti" in una posizione equivoca,
per cui cercò in più occasioni di negare la propria
responsabilità per l'operato degli altri ministri. Il secondo
governo provvisorio, anch'esso presieduto dal principe G.
L´vov, comprendeva sei ministri socialisti
(socialrivoluzionarî, menscevichi, indipendenti); al dicastero
della Guerra, K. tentò di ripristinare la disciplina
militare, visitando il fronte e reintroducendo la pena di morte per
i disertori, già abolita dopo il febbraio. Dal luglio primo
ministro, K. lottò contro le tendenze rivoluzionarie e
favorevoli all'armistizio dei bolscevichi e il tentativo di colpo di
stato del generale zarista L. Kornilov. Mentre K. non volle prendere
in considerazione la possibilità di una pace separata, si
scatenò la rivolta contadina e trovò terreno sempre
più fertile la propaganda dei bolscevichi, soprattutto in
seguito al fallimento della grande offensiva russa in Galizia. Dopo
la rivoluzione d'ottobre, K. cercò inutilmente di riprendere
la capitale alla testa di truppe fedeli; in esilio, si
stabilì prima a Parigi e poi negli Stati Uniti.