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Edward Henry Gordon Craig, meglio conosciuto come Gordon Craig
(Stevenage, 16 gennaio 1872 – Vence, 29 luglio 1966), è stato
un attore teatrale, scenografo, regista teatrale- nonché
produttore - britannico.
Analizzare il lavoro di Edward Gordon Craig è come esaminare
la natura del teatro stesso. Fu attore, scenografo, regista, critico
teatrale e teorico. Craig fu tra i primi ad asserire che il regista
era ‘il vero artista del teatro'. Craig progettò e
costruì elaborate scene simboliche. La sua famosa scenografia
composta da «schermi» astratti per l'Amleto, a Mosca,
anche se si rivelò poco pratica e necessitò di
aggiustamenti tecnici, provocò un grande effetto sul
pubblico. Fu anche editore e caporedattore della prima rivista
internazionale di teatro, il Mask magazine.
Biografia
Figlio illegittimo dell'architetto Edward Godwin e dell'attrice
Ellen Terry, Craig nacque con il nome di Edward Godwin a Stevenage,
nello Hertfordshire, in Railway Street. Fu battezzato a 16 anni, con
il nome di Edward Henry Gordon. Prese il soprannome di "Craig" a 21
anni, con un atto pubblico.
All'inizio del Novecento, dopo aver lavorato in Gran Bretagna come
attore, scenografo e regista, incontrò Isadora Duncan.
L'amicizia con la danzatrice gli permise di viaggiare per tutta
Europa, di conoscere, a Berlino, la grande attrice Eleonora Duse. A
Firenze, nel 1906, progettò le scenografie di un dramma di
Ibsen al Teatro della Pergola, in cui primeggiava la stessa Duse. Di
questa messa in scena, che è rimasta nella storia, ci
è rimasta la testimonianza di Guido Noccioli, attore della
compagnia:
« Firenze, 4 dicembre 1906. Giornata terribile. La prova della
nuova scena per il "Rosmersholm", il dramma di Ibsen. La signora
adora questo lavoro. La scena nuova di cui parlo è ideata da
un giovane pittore inglese: Gordon Craig, figlio naturale del grande
attore Irving. È una scena strana tutta verde e illuminata da
10 riflettori. I mobili sono verdi, di tela uguale la scena: in
fondo una gran porta a vetri dà su un paesaggio che ricorda
stranamente quello dell'Isola dei Morti. L'altra porta grande
è coperta da un velo bleu. Altri veli sono ai fianchi. Un
sogno! Piacerà al pubblico? La signora è entusiasta.
»
Corradini descrisse così la scena:
«Il palcoscenico appariva trasformato, veramente trasfigurato,
altissimo, con un'architettura nuova, senza più quinte, di un
solo colore fra il verde e il cilestrino, semplice, misterioso e
affascinante, degno insomma di accogliere la vita profonda di Rosmer
e di Rebecca West. La scena è la rappresentazione di uno
stato d'animo. »
Nel 1907 si trasferì a Firenze, dove cominciò a
elaborare la sua concezione di scenografia, che doveva essere
mobile, tridimensionale e formata da "schermi" astratti.
Suggerì persino l'idea controversa di sostituire gli attori
con delle marionette.
Nel 1908 pubblicò i primi numeri di "The Mask", la prima
rivista interamente dedicata al teatro, che continuò a essere
stampata per oltre due decenni. Conobbe Stanislavskij, con cui
instaurò un legame di amicizia.
Nel 1911 pubblicò "On the Art of the Theatre", e nel 1913,
"Towards a New Theatre", in cui descrisse le sue teorie e la sua
poetica. Più tardi ribadì alcune sue idee in Puppets
and Poets (1921) e in Books and Theatres (1925).
Nel 1913 fondò la Scuola di Arte del Teatro, a Firenze.
Durante la prima guerra mondiale soggiornò nella riviera
ligure dove approfittò dell'isolamento per scrivere testi
teatrali per marionette, contribuire alla redazione della sua
rivista, e diversi altri scritti. Negli ultimi anni ricevette spesso
la visita di personaggi come Jean-Louis Barrault, Laurence Olivier,
Peter Brook.
Morì nel 1966 a Vence, in Francia.
Il teatro del divino movimento
Ispirato dalla danza di Isadora Duncan e dall'opera di
François Delsarte, Craig teorizza il "nuovo teatro" o "teatro
del divino movimento".
Per Craig il teatro deve diventare arte attraverso la rielaborazione
dei suoi organismi parziali, cioè degli elementi che lo
compongono: apparato scenico, attore e dramma. Questi devono
diventare, rispettivamente, scena, azione e voce.
Craig scrive molto sulla traslazione da apparato scenico a scena:
per lui il palcoscenico e la scenografia devono essere semplificati
eliminando pitture e disegni e tutto ciò che ostacoli
l'«avere scena». L'attore divenuto perfettamente azione
viene teorizzato come la Supermarionetta, un essere il cui corpo
è totalmente schiavo della mente. Craig identifica in Henry
Irving l'uomo più vicino a tale essere. Della voce Craig
scrive poco, e si limita a illustrarla come «dramma senza
parole»..