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Diritto bizantino
Basilici erano il codice delle leggi bizantine dal 880, volute da
Basilio I, nel campo legislativo, volle riformare il diritto romano;
riprese gli studi del suo predecessore Giustiniano I (da qui il suo
soprannome di "secondo Giustiniano"), e rinnovò il codice di
quest'ultimo aggiungendo anche altre leggi, e compendiò il
tutto in 40 volumi, chiamati I Basilici, in suo onore. Basilio non
riuscì a terminare la sua opera perché morì in
un incidente di caccia: sarà suo figlio Leone VI il Saggio
detto anche Leone il Filosofo (nonostante all'epoca fosse molto
criticato a causa dei suoi quattro matrimoni), a raccogliere
l'eredità paterna. Usando tutto il materiale a disposizione,
riprese la stesura dal 41° libro e riuscì a terminare e
pubblicare nell'883 l'opera del padre in sei tomi e sessanta libri,
sostituendo al testo greco quello in latino per agevolarne la
diffusione in tutta l'Europa. Il titolo originale dei Basilici era:
Βασιλικά Παράλλελος συναφωφέ και συντάξις έν ολοις βιβλίοις έξήκοντα
πάσης νομοθεσίας, cioè "Basilici raccolta dell'intera
legislazione in sei tomi e in sessanta libri".
Le fonti
Le leggi bizantine successive a Giustiniano, raccolte nei Basilici,
sono conosciute per mezzo di riassunti e rimaneggiamenti. Alcuni
frammenti superstiti della Lex iustiniana sono stati isolatamente
rinvenuti nell'area napoletana, alcuni brandelli del Codex di
Giustiniano e alcune Novellae nell'area ravennate e veneziana.
Nell'area del salernitano sono sopravvissuti frammenti di diritto
teodosiano frammisti a testi giustinianei. Solo nel 1833, Karl
Wilhelm Ernst Heimbach e il fratello Gustav Ernst ricostruiscono la
totalità delle fonti e pubblicano a Lipsia ed a Parigi gli
apografi (trascrizioni degli amanuensi) dei vari manoscritti
conservati in diverse parti d'Europa. L'edizione Heimbach dei
Basilici rappresenta un'operazione imprescindibile per comprendere
le successive riproposizioni del Mommsen e di altri storici come
Krüger.
Nel 1953, Hane J. Scheltema, D. Holwerda e Nicolaas Van Der Wal
pubblicano ad Amsterdam i primi 8 libri dei Basilici; a scaglioni
successivi, pubblicano tutti gli altri libri (con i relativi scolia)
che diventeranno il testo di riferimento per tutti gli studiosi
della materia:
nel 1956, pubblicano i libri da IX a XVI;
nel 1960 i libri da XVII a XXV,
nel 1962 dal XXVI al XXXIV,
nel 1967 dal XXXV al XLII,
nel 1969 dal XLIII al LII,
nel 1974 dal LIII al LIX, *
nel 1988 il LX.
La nascita del progetto
Tra l’870 e l’879, l’imperatore Basilio I, capostipite della
dinastia macedone, promulga la Procheiros nomos (Manuale
Legislativo), un prontuario di leggi nelle materie più
ricorrenti nelle aule di tribunale. Dopo pochi anni, emana la
Epanagoghè ton nomon (Ripetizione delle leggi), un
rifacimento della Ecloga di Leone III di Bisanzio, con l'aggiunta
della descrizione dello status dell'Imperatore e del patriarca di
Costantinopoli. Nella Epanagoghé si affermava che il potere
spirituale e quello temporale agiscono di comune accordo per il bene
dei sudditi.
Queste due raccolte di leggi dovevano costituire, nelle intenzioni
dell’Imperatore, il primo passo verso una grandiosa Anacatharis ton
palaion nomon (“Purificazione delle leggi antiche”): Basilio I di
Bisanzio sentiva molto il mito di Giustiniano I di Bisanzio e
desiderava attuare una riforma legislativa allo scopo di rimpiazzare
l’opera degli Isaurici, che non erano ben considerati a causa della
lunga lotta alle immagini. Basilio I riuscì a intuire
l'importanza di un'opera che però non vide compiuta. Il
figlio di Basilio I, Leone VI di Bisanzio (886-911), riesce a
portare a termine la maestosa collezione dei Basilici, che attinge
in modo preponderante, seppur con molta libertà, dalle fonti
giustinianee, spesso attraverso il filtro di traduzioni e commenti.
Il merito maggiore dei Basilici è quello di stimolare
l’attività interpretativa, che passa attraverso note di
commento (scholia).
Il contenuto giuridico dei Basilici
I Basilici rappresentano la vera raccolta legislativa della Bisanzio
medievale, con divisione tra diritto civile, pubblico e canonico. In
campo amministrativo, si può rilevare una maggiore
articolazione dell’organizzazione delle themate, basata su
contadini-soldati. Dal cosiddetto Libro dell’Eparco (prefetto
cittadino), il mondo moderno è venuto a conoscenza della
struttura della vita economica di Costantinopoli, organizzata per
corporazioni (associazioni di carattere professionale), finalizzate
al controllo statale, a fini fiscali, sull’attività svolta.
La prima versione era composta di disposizioni scritte in greco,
miranti soprattutto a consolidare il regime autocratico Imperiale.
Molte norme erano predisposte per bloccare la crescita del potere
dei dunatoi, i grandi proprietari terrieri che tendevano ad
inglobare i fondi dei piccoli e medi proprietari, i penetes.
Le norme contenute nei Basilici non erano dirette nei confronti dei
sudditi, bensì nei confronti dei funzionari che dovevano far
rispettare le leggi Imperiali e che nel contempo avevano l'obbligo
di rispettare le disposizioni secondo prassi instaurata: in sostanza
il cittadino aveva la possibilità di aderire a vie legali
contro il funzionario inetto e dotato di protervia, che non eseguiva
il suo lavoro seguendo i dettami legali. Esisteva quindi un corpus
che dotava il suddito di possibilità d'azione presso un
tribunale civile: una normativa simile è indice di
grandissima civiltà
La struttura dei Basilici
Le materie contenute nei sei tomi e sessanta libri sono suddivise in
sette aree giuridiche:
materia religiosa,
nozioni generali desunte dal Digesto di
Giustiniano I di Bisanzio,
materia ecclesiastica,
materia relativa alla procedura,
ius privatum,
ius publicum,
ius poenale.
I sei tomi e sessanta libri sono a loro volta suddivisi in capitoli
e titoli, muniti di rubriche (κεφαλαια), hanno come fonti brani
desunti massicciamente dalla compilazione giustinianea: Codice,
Digesto e Novelle (il ricorso alle Istituzioni è
quantitativamente minore). .Complessivamente, L’opera appare
concepita come una emendatio (διόρθωσις) – ed alcuni studiosi
parlano addirittura di “repurgatio” (ανακάθαρσις) – del diritto
giustinianeo.
I brani riportati dal Codex e dalle Novelle si susseguono
nell’ordine antico; al posto delle inscriptiones e subscriptiones
(omesse con l'intento di "escludere il superfluo") vi sono i themata
(θέματα) contraddistinti da un numero. Sono stati omessi pure i
proemi e gli epiloghi delle Novelle. Ogni themata è munito di
un apparato di scolii , che però non sono frutto dei
compilatori dei Basilici, bensì sono, parzialmente, i
frammenti dei più antichi commentari al Corpus Iuris di
Giustiniano I di Bisanzio.