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Demiurgo
Il demiurgo, figura filosofica e al tempo stesso mitologica,
è un essere divino definibile più propriamente come un
semidio, descritto la prima volta da Platone nel Timeo. Il termine
greco da lui usato è δημιουργός (dēmiurgòs), composto
da "δήμιος" (dèmios), cioè "del popolo", ed "ἔργον"
(èrgon), "lavoratore", quindi lavoratore pubblico o
compositamente artigiano.
Il Demiurgo nel mito
La figura del Demiurgo, senza il quale «è impossibile
che ogni cosa abbia nascimento»,[2] non è argomentata
razionalmente, ma è introdotta come ipotesi cosmologica che
ha carattere verosimile; si tratta in altre parole di un mito, di
cui Platone, come in altri casi, si serve, per descrivere in modo
intuitivo e narrativo, anziché con una rigorosa
argomentazione dimostrativa, un aspetto del suo pensiero
particolarmente difficile da illustrare e comprendere.
Il demiurgo, «artefice e padre dell'universo», è
una forza ordinatrice, imitatrice, plasmatrice, che trasforma e
forma, ma non crea. Secondo Platone il Demiurgo in qualche misura
vivifica la materia, dandole forma e ordine, e la rende anima del
cosmo.
Il Demiurgo nella filosofia
Dopo aver svolto il suo pensiero nella forma del più rigido
dualismo fra mondo delle idee e mondo della realtà sensibile,
nel Timeo Platone sente tuttavia la necessità di introdurre
un principio unitario (il demiurgo, una sorta di artefice divino) in
grado di giustificare e superare questa rigida distinzione.
A questo divino artigiano viene dato il nome di demiurgo, che nella
filosofia platonica rappresenta il mediatore tra il mondo delle idee
e la materia, dualismo altrimenti inscindibile. Il demiurgo è
l'intelligenza che progetta il mondo, avendo le idee a modello e la
materia (o chora) come strumento.
Le idee platoniche sono eterne, necessarie e precedono ogni origine
temporale. Esse sono l'oggetto della vera intellezione in quanto
"pura forma". Sono dunque esenti da generazione e corruzione, a
differenza del mondo sensibile che è al contrario generato e
corruttibile. Il mondo sensibile, soggetto al divenire e generato,
deve necessariamente discendere da un principio, giacché non
vi è generazione senza una causa. Il Demiurgo, essendo legato
imprescindibilmente all'idea di Bene, non può che creare il
migliore dei mondi possibili. Pur avendo come modelli eterni le idee
iperuraniche, il Demiurgo è legato alla "minorità
ontologica" del mondo sensibile. Il Demiurgo quindi non crea affatto
ex nihilo, dal nulla, ma è costretto ad operare trasmettendo
la forma ideale ad una materia preesistente.
Nell'antica Grecia, tuttavia, il termine demiurgo si riferiva anche
ai lavoratori liberi, agli artigiani che vivevano liberamente dei
frutti del loro lavoro. L'utilizzo dell'analogia tra la figura
cosmogonica del Demiurgo e quella dell'artigiano è presto
detta: il Demiurgo, come un artigiano, trasmette il modello ideale
ad una materia già esistente, e possiede, oltre che carattere
intellettuale, anche competenze tecniche.
Il Demiurgo nello gnosticismo
Gran parte delle sette gnostiche teorizzavano che il mondo fosse
stato creato non da Dio, ma da eoni che, nel loro complesso
formavano il Pleroma.
Gli eoni, in molti sistemi gnostici, rappresentano le varie
emanazioni del Dio primo, noto anche come l'Uno, la Monade, Aion
Teleos (l'Eone Perfetto), Bythos (greco per Profondità),
Proarkhe (greco per Prima dell'Inizio), Arkhe (greco per Inizio).
Questo primo essere è anch'esso un eone e contiene in
sé un altro essere noto come Ennoia (greco per Pensiero), o
Charis (greco per Grazia), o Sige (greco per Silenzio). L'essere
perfetto, in seguito, concepisce il secondo ed il terzo eone: il
maschio Caen (greco per Potere) e la femmina Akhana (Verità,
Amore).
Quando un eone chiamato Sophia emanò senza Cristo, il suo
eone partner, il risultato fu il Demiurgo, o mezzo-creatore (nei
testi gnostici a volte chiamato Yalda Baoth, o Rex Mundi per i
Catari), una creatura che non sarebbe mai dovuta esistere. Questa
creatura non appartenente al pleroma, creò tutto il mondo
materiale, ma Sophia riuscì ad infondere nella materia la sua
scintilla divina (pneuma), salvando così il creato e
l'umanità dal Demiurgo. Cristo prese poi la forma della
creatura umana Gesù in modo da poter insegnare agli uomini la
via per raggiungere la gnosi, ovvero risvegliare la loro scintilla
divina e dunque, e ritornare al pleroma.
Anche il Vangelo di Giuda, recentemente scoperto, tradotto e poi
acquistato dalla National Geographic Society menziona gli eoni e
parla degli insegnamenti di Gesù al loro riguardo [vedi The
Lost Gospel - versione online dal National Geographic,
contenente testi copti, traduzioni inglesi e fotografie.]. In
un passo di tale Vangelo, Gesù deride i discepoli che pregano
l'entità che loro credono essere il vero Dio, ma che è
in realtà il malvagio Demiurgo (Satana, Yaweh del Vecchio
Testamento).
Gli gnostici ofiti, o naaseni veneravano il serpente, perché,
come narrato nella Genesi (3,1), era stato mandato da Sophia (o era
lei stessa in sue sembianze) per indurre gli uomini a nutrirsi del
frutto della conoscenza proibito dal Demiurgo, al fine di far loro
acquisire la gnosis di cui avevano bisogno per svegliarsi dai suoi
inganni ed evolvere a Dio.