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Flavio Magno Aurelio Cassiodoro Senatore (latino: Flavius Magnus
Aurelius Cassiodorus Senator[1]; Scolacium, 485 circa – Scolacium,
580 circa) è stato un politico, letterato e storico romano,
che visse sotto il regno romano-barbarico degli Ostrogoti e
successivamente sotto l'Impero Romano d'Oriente. Visse un'importante
carriera politica sotto il governo di Teodorico (493-526),
ricoprendo ruoli tanto vicini al sovrano da far pensare in passato
ad un effettivo contributo diretto al progetto del re ostrogoto.[2]
Al termine della guerra gotica si stabilì in via definitiva a
Squillace, dove fondò il monastero di Vivario con la sua
biblioteca.[3]
Biografia
La fonte principale che ci permette di conoscere la famiglia di
Cassiodoro è data dalla sua più vasta e importante
opera, le Variae.[4] Nacque in una delle più stimate famiglie
dei Bruttii, originaria dall'Oriente (probabilmente dalla
Siria)[4][5][6] e facente parte del patriziato.[7] L'origine del
nome Cassiodoro è da ricercarsi in un luogo di culto dedicato
a Zeus, situato nei pressi di Antiochia.[4][8] Da una lettera
scritta da Cassiodoro per Teodorico abbiamo notizie sui suoi
genitori,[4] così come su un parente di nome Heliodorus,
prefetto a Costantinopoli per diciotto anni nella seconda
metà del V secolo.[9][10] Dall'antica origine della famiglia
si può comprendere la scelta dei Bruttii come nuova patria,
essendo questa una zona della Magna Grecia culturalmente più
vicina all'Oriente greco.[9] Si hanno notizie inoltre del bisnonno
di Cassiodoro, definito «"vir illustris"»[9][11][12] e
del nonno; quest'ultimo fu tribuno sotto Valentiniano III, e in
qualità di ambasciatore conobbe il re degli Unni Attila.[13]
Odoacre e Teodorico ritratti nelle Cronache di Norimberga.
Al padre di Cassiodoro furono indirizzate alcune lettere delle
Variae, il che ci offre più dati su di lui;[13]
ricoprì il ruolo di comes rerum privatarum e successivamente
di comes sacrarum largitionum nel governo di Odoacre, mantenne la
propria posizione di funzionario d'amministrazione anche sotto
Teodorico, tanto da diventare governatore provinciale.[14][15]
Attorno al 490 lo si ritrova governatore della Sicilia, e dopo
essere entrato nelle grazie di Teodorico,[7] governatore della
Calabria fino al 507, quando si ritirerà a vita privata.[15]
Così come per i suoi familiari, ricaviamo notizie sulla vita
di Cassiodoro solo dalle sue opere.[15][16] Le date di nascita e
morte sono solo ipotizzate, principalmente grazie a quelle note dei
suoi incarichi amministrativi; nonostante ciò molte
cronache[17] tendono a confondere alcuni dati della vita di
Cassiodoro con eventi vissuti dal padre, attribuendo una grande
longevità al letterato di Squillace.[18] Proprio per quanto
riguarda Squillace, non è certo che Cassiodoro vi nacque;
molto più probabilmente vi passò l'infanzia, ricevendo
dalla propria famiglia una prima educazione e seguendo degli
studi.[19] Ancora giovane fu avviato dal padre alla carriera
pubblica, per la quale ricoprì anzitutto il ruolo di
consiliarius,[20] per poi diventare quaestor sacri palatii[21] nel
507, forse perché Teodorico apprezzò particolarmente
un panegirico che egli aveva composto.[19]
Poco tempo dopo ricevette il governatorato di Lucania e Bruttii,
notizia che si può apprendere da una lettera inviata al
cancellarius Vitaliano;[22][23] seguendo differenti interpretazioni
storiche, questa congettura è stata però di recente
messa in dubbio.[22][24] Al 514 risale la designazione a console,
per la quale la data è certa;[23] nonostante si trattasse
ormai di una carica onorifica manteneva una certa importanza,
permettendo a Cassiodoro di ricoprire il ruolo di eponimo.[23][25]
Dei dieci anni successivi non si conosce nulla, salvo la
pubblicazione della Chronica del 519.[26] Successivamente, nel
523,[27] fu nominato magister officiorum del re, succedendo nella
carica a Boezio;[28] il ruolo era di grande prestigio, e Cassiodoro
rappresentò con esso il capo dell'amministrazione pubblica,
degli officia[29] e delle scholae palatinae.[30]
Alla morte del sovrano, avvenuta nel 526, si aprì una
complessa fase di successione;[27] divenne ministro di Amalasunta,
la figlia di Teoderico (493-526), succedutagli sul trono come
reggente per il figlio Atalarico.[26] Presumibilmente Cassiodoro
perdette parte della sua influenza nei primi anni di tali mutamenti
politici, ma seppe poi riproporsi e, con un lettera di Atalarico del
533, guadagnò il titolo di Prefetto del pretorio per
l'Italia.[27][31] Non ricoprì questo ruolo politico per molto
tempo; Atalarico morì nel 534 e ai consueti problemi di
successione si aggiunse la malvolenza di Giustiniano verso gli
Ostrogoti, insofferenza che culminò poi con la guerra
gotica.[32] Cassiodoro resse nuovamente la prefettura tra il 535 e
il 537, sotto i re Teodato e Vitige, per poi abbandonare
definitivamente la carriera pubblica nel 538;[32] nelle Variae si
possono trovare le ultime lettere scritte per conto di Vitige, anche
se non viene detto nulla sul concludersi della sua funzione politica
né si sa alcunché dei suoi successori.[33][34]
Immagine di Cassiodoro tratta dalle Cronache di Norimberga.
Di fronte all'avanzata bizantina Cassiodoro rimase dapprima in
ritiro a Ravenna, luogo che offriva ancora una certa sicurezza; nel
540 la città fu conquistata dalle truppe imperiali, e da quel
momento per dieci anni si perdono le sue tracce.[32] Le alternative
vagliate sono una permanenza a Squillace, dove però avrebbe
avuto scarse possibiltà di movimento, o un soggiorno
più lungo a Ravenna. Nel 550 lo si ritrova nel seguito di
papa Vigilio a Costantinopoli, città nella quale potrebbe
anche essersi spostato, secondo una terza ipotesi, in un periodo
precedente alla data conosciuta.[35]
Rientrò nei Bruttii solo dopo la fine della guerra, attorno
al 554; ritiratosi definitivamente dalla scena politica,
fondò il monastero di Vivario presso Squillace, in un periodo
non meglio precisato.[36] Si hanno anche per questa parte della sua
vita pochissimi dati, non si conoscono quindi le motivazioni che lo
portarono alla creazione di questa comunità monastica
né particolari sulla contemporanea situazione politica della
penisola italica; per quanto riguarda la sua situazione personale,
si può ipotizzare che non ebbe moglie né eredi
diretti.[36] Al Vivarium trascorse il resto dei suoi anni,
dedicandosi allo studio e alla scrittura di opere didattiche per il
clero. Qui istituì uno scriptorium per la raccolta e la
riproduzione di manoscritti, che fu il modello a cui successivamente
si ispirarono i monasteri medievali, come quelli Benedettini.[37]
Attorno ai novant'anni Cassiodoro scriverà la sua ultima
opera, il De ortographia; la sua data di morte non è
conosciuta, anche se viene generalmente datata attorno al 580.[38]
Il pensiero politico
L'obiettivo principale del progetto politico-culturale di Cassiodoro
fu quello di accreditare il regno teodericiano come una
restaurazione del Principato,[39] ossia quella forma di governo che
aveva garantito la collaborazione, formalmente quasi paritaria, tra
l'imperatore e la classe senatoria. Questa autorappresentazione del
governo goto serviva in primo luogo come legittimazione del regno
nei confronti dell'Impero costantinopolitano.[40] Sostanzialmente,
essendosi conformato il regime ostrogoto al modello imperiale, il
primato dell'imperatore orientale era fondato esclusivamente su un
piano carismatico (pulcherrimum decus).[41] Al tempo stesso, tale
«imitazione» da parte di Teoderico poneva l'Amalo in una
posizione di superiorità nei confronti degli altri regni
barbarici attraverso:
« ...un principio politico-carismatico, basato su una
gerarchia di due livelli (l'impero e il regno di Teoderico, gli
altri regni), con un vertice binario e leggermente asimmetrico. Tra
tutti gli altri dominantes, Teoderico era il solo che, per
volontà divina, aveva saputo dare al suo regno gli stessi
fondamenti etici e legali dell’imperium: il suo regno era una
replica perfetta del modello imitato e a sua volta un modello.
»
(Andrea Giardina[42])
La prospettiva di Cassiodoro, infatti, non è più
l'impero universale, bensì quella "nazionale" dell'Italia
romano-ostrogota,[43] autonoma nei confronti di Costantinopoli ed
egemone rispetto agli altri regni occidentali, sebbene siano state
avanzate riserve circa la reale ambizione di Teoderico di assumere
l'eredità del decaduto Impero romano d'Occidente.[44]
In particolare, il fondamento dell'ideologia cassiodoriana ruota
intorno al concetto di civilitas, che indica tanto il
«rispetto delle leggi e dei princìpi della
Romanità»[45] quanto la «convivenza sociale,
giuridica ed economica di Romani e stranieri fondata sulle
leggi».[46] Secondo Cassiodoro, il regno goto si sarebbe fatto
custode della civilitas,[47] garantendo così la giustizia e
la pace sociale (l’otiosa tranquillitas, cioè l'obiettivo di
ogni buon governo[48]), in accordo con la legge divina e la migliore
tradizione imperiale romana.[49][50]
Il richiamo all'ideologia del Principato da parte di Teoderico e
Atalarico si basava, nella fattispecie, sull'emulazione della figura
di Traiano[51][52], così come tratteggiata nel Panegirico di
Plinio il Giovane[53]. Con il regno di Amalasunta e Teodato, invece,
il principale modello di riferimento fu quello
dell'imperatore-filosofo, un ideale etico-politico ampiamente
imbevuto di caratteri neoplatonici[54][55]. In seguito,
nell'impellenza della guerra greco-gotica, Vitige si distinse per il
recupero di un'ideologia più specificamente germanica, in cui
erano messi in risalto le virtù belliche e l'ardore
guerriero[56][57].
Vivarium
Il periodo di fondazione di Vivarium non è certo,
benché si tenda a considerare il 544 come una probabile
datazione, coincidente con il ritorno di Cassiodoro da
Costantinopoli.[58] Inoltre esiste la possibilità che un
primo abbozzo di ciò che sarebbe diventato il monastero
esistesse già da tempo, presente nei territori di Squillace
da una data sconosciuta e utilizzato come residenza da Cassiodoro
solo al ritorno in patria dopo la guerra gotica.[58] Ad ogni modo
non aiuta nelle varie ipotesi il silenzio delle fonti, poiché
le Variae erano state già pubblicate e nessuna delle opere
dell'ormai ex politico trattò di questa fondazione; nulla si
conosce sul parto di questo progetto, né quando quest'idea
fosse stata concepita.[58] Nonostante si intuisca dalle ultime opere
di Cassiodoro un avvicinamento potente alla fede cristiana, (si
pensi al De anima e all'Expositio Psalmorum[59]) il monastero di
Vivario nacque con uno scopo differente dal celebre Ora et labora:
l'obiettivo principale del nucleo monastico fu infatti la copiatura,
la conservazione, scrittura e studio dei volumi contenenti testi dei
classici e della patristica occidentale.[60]
La caratteristica di Vivarium era quindi la sua forma di
scriptorium, con le annesse problematiche di rifornimento materiali,
studio delle tecniche di scrittura e fatiche economiche; i codici e
manoscritti prodotti nel monastero raggiunsero una certa
popolarità e furono molto richiesti.[60] Le forme entro cui
si espresse invece l'organizzazione monastica dal punto di vista
religioso sono ben poco chiare, né aiuta l'assenza di
riferimenti alla vicina esperienza di Benedetto da Norcia; forse
Cassiodoro non ne conobbe neppure l'esistenza, o potrebbe averne
parlato in opere non giunteci.[61] Alcuni storici avanzano l'ipotesi
che la Regula magistri, su cui si basa la Regola benedettina, sia
addirittura opera dello stesso Cassiodoro;[62] questo presunto
rapporto tra i due è però generalmente rigettato dagli
studiosi, anche alla luce di alcune citazioni provenienti dalle
Institutiones che chiariscono le norme monastiche adottate da
Vivarium:[62]
« Voi tutti che vivete rinchiusi entro le mura del monastero
osservate, pertanto, sia le regole dei Padri sia gli ordini del
vostro superiore e portate a compimento volentieri i comandi che vi
vengono dati per la vostra salvezza... Prima di tutto accogliete i
pellegrini, fate l'elemosina, vestite gli ignudi, spezzate il pane
agli affamati, poiché si può dire veramente consolato
colui che consola i miseri. »
(Cassiodoro, Institutiones.[63])
Questa citazione mostra come Vivarium seguisse quindi le più
comuni regole monastiche contemporanee, mentre altri passaggi delle
Institutiones ci suggeriscono un ruolo laico per Cassiodoro, forse
esterno alla vita monastica e puramente patronale.[65] Il vero
centro vitale di Vivarium era, particolare che segna la differenza
con ogni altro centro monastico, la biblioteca;[66] Cassiodoro
distingue inoltre i libri del monastero[67][68] da quelli
personali,[69][70] differenza poi scomparsa in un periodo
successivo.[71]
« Era la biblioteca, infatti, come centro di cultura di tutto
il monastero, la novità del suo programma, una biblioteca
nata ed accresciuta secondo le intenzioni del fondatore che dei suoi
libri conosceva non solo la sistemazione, perché l'aveva
curata personalmente, ma anche i testi, perché li aveva
studiati, annotati, arricchiti di segni critici, riuniti insieme
secondo la materia in essi trattata e persino abbelliti
esteriormente. »
(Mauro Donnini nella prefazione alle
Institutiones.[72])
Il monastero prendeva nome da una serie di vivai di pesci fatti
preparare dallo stesso Cassiodoro; la loro presenza rappresentava un
forte valore simbolico, legato al concetto di Cristo come
Ichthys.[73] Non lontano dal centro si trovava una zona per
anacoreti, riservata a monaci con pregresse esperienze di vita
cenobitica. Vivarium sorgeva, secondo gli studi ad oggi compiuti,
nella contrada San Martino di Copanello, nei pressi del fiume
Alessi; in quella zona fu ritrovato un sarcofago datato VI secolo,
associato a graffiti devozionali e subito considerato la sepoltura
originale di Cassiodoro, ipotesi che non convince fino in fondo gli
studiosi.[74] Per ciò che riguarda la ripartizione del
lavoro, i monaci inadatti a seguire la biblioteca con annessi oneri
intellettuali erano destinati alla coltivazioni di orti e campi,
mentre i letterati si occupavano dello studio delle Sacre Scritture
e delle sette arti liberali;[75] quest'ultimi erano divisi in
notarii,[76] rilegatori e traduttori.[77][78] Le opere di
carità erano espressamente raccomandate dal fondatore,[63] e
legati a queste fiorivano gli studi di medicina.[79] Importanti
furono gli studi sulle opere sacre: Cassiodoro fece preparare tre
edizioni differenti della Bibbia e si occupò di copiature e
riscritture di molti altri testi della cristianità,
considerando tutto ciò una vera e propria opera di
predicazione.[80] Non mancano però nella biblioteca di
Vivarium i testi profani: tra gli altri furono salvati grazie
all'opera di Cassiodoro le Antiquitates di Flavio Giuseppe e
l'Historia tripartita.[80]
Opere
Le opere di Cassiodoro del periodo di Teodorico, quelle da noi
conosciute, sono tre: le Laudes, la Chronica e l'Historia Gothorum.
Della prima si sono conservati solo due frammenti, mentre della
Gothorum Historia rimane solo un'epitome a opera dello storico
Giordane.[81] La Chronica racconta la "saga" dei poteri temporali di
tutta la storia, dai sovrani assiri sino ai consoli del tardo
Impero, passando ovviamente per tutta la storia romana.[81]
Possediamo un frammento di un'ulteriore opera, l'Ordo generis
Cassiodororum, la cui datazione varia tra il 522 e il 538 e che ci
offre notizie sulla famiglia dell'autore.[82] Tra la produzione di
Cassiodoro occupano un posto speciale le Variae, raccolta di
documenti ufficiali scritti tra il 537 ed il 540, i quali ci offrono
quindi informazioni su differenti periodi della vita dell'autore e
sulla storia dei Goti;[83] a queste si può aggiungere il De
Anima, opera per la prima volta lontana da interessi politici e
invece basata su temi della spiritualità.[84]
Il terreno religioso è battuto anche dalla successiva
Expositio Psalmorum, commento ai salmi di particolare importanza
poiché unico esempio pervenutoci dal mondo tardo antico.[85]
Al periodo di Vivarium appartengono due sole opere tra quelle a noi
giunte, le Institutiones e il De ortographia. La prima, senza dubbio
l'opera più importante di Cassiodoro,[86][87] è datata
560-562, un periodo in cui il centro monastico era sicuramente
avviato; rappresenta sostanzialmente una "guida" per gli studi nel
monastero, è ricca di informazioni sulla vita dei monaci e
sulle opere intellettuali da loro compiute.[88] Il De ortographia
sarà la sua ultima opera, scritta attorno ai novant'anni.
Chronica
Uno scritto di chiari intenti politici è la Chronica, una
sorta di storia universale scritta nel 519 su richiesta per
celebrare il consolato di Eutarico Cillica (diviso con l'Imperatore
Giustino), genero di Teodorico e designato al trono.[89] Il sovrano
d'Italia non aveva eredi maschi mentre Eutarico, sposandone la
figlia Amalasunta, era riuscito a donargli un nipote, Atalarico.[89]
Alla luce di questa nuova dinastia, la scelta di offrire il ruolo di
console a Eutarico rappresentava quindi un importante evento
politico: si trattava della celebrata unione tra i Romani ed i Goti,
progetto che poi fallirà tragicamente.[89][90]
L'opera, che come comprensibile dal titolo ha chiari fini
storici,[91] propone una successione dei grandi poteri politici
succedutisi nella storia, passando da Adamo sino ad approdare al 519
con Eutarico.[81] È basata su numerose fonti che Cassiodoro
spesso cita quali Eusebio, Gerolamo, Livio, Aufidio Basso, Vittorio
Aquitano e Prospero d'Aquitania;[81] per la trattazione successiva
al 496 invece l'autore è autonomo.[92] L'elemento dell'opera
che maggiormente colpisce è il suo carattere spiccatamente
filo-gotico: Cassiodoro arriva a manipolare alcuni eventi storici o
a farne addirittura scomparire altri, al fine di non far apparire i
Goti sotto un'oscura luce.[81][93]
Historia Gothorum
Una delle sue opere più importanti fu il De origine
actibusque Getarum (più noto come Historia Gothorum) in 12
libri, nel quale la sua ideologia filogotica era tracciata e
sviluppata in maniera più organica.[81] Si considera l'opera
contemporanea o poco successiva alla Chronica, anche se più
studiosi tendono a ritenerla più recente, forse composta tra
il 526 e il 533. Certamente la stesura fu caldeggiata da Teoderico,
per essere infine pubblicata sotto Atalarico;[94] nonostante
ciò essa ci è pervenuta solo nella versione ridotta
dello storico Giordane, i Getica.[81][95]
Prima storia nazionale di un popolo barbarico,[96] la Historia
Gothorum era tesa a glorificare la dinastia degli Amali, la stirpe
regnante, attraverso una ricostruzione della storia dei Goti dalle
origini ai tempi presenti. Il tentativo più ardito dell'opera
fu - come emerge dal titolo stesso - l'identificazione dei Goti con
i Geti, popolazione già nota a Erodoto e maggiormente
conosciuta dal mondo romano.[97] Il racconto narra eventi storici
sino all'anno 551 e come scopo ha inoltre quello di celebrare
l'unione tra Goti e Romani, qui comprovata dal matrimonio tra il
romano Germano Giustino e l'amala Matasunta.[98][99] Il fine ultimo
dell'opera lo svela - per bocca di Atalarico - Cassiodoro stesso:
« Questi [Cassiodoro] ha sottratto i re dei Goti al lungo
oblio in cui li aveva nascosti l'antichità. Questi ha ridato
agli Amali la gloria della loro stirpe, dimostrando chiaramente che
noi siamo stirpe regale da diciassette generazioni. L'origine dei
Goti egli ha reso storia romana,[100] quasi raccogliendo in una
corona fiori prima sparsi qua e là nel campo dei libri.
»
(Cassiodoro, Variae.[101])
Ordo generis Cassiodororum
Di quest'opera rimane un solo frammento in più copie,
scoperto nel 1860 da Alfred von Hölder a Reichenau.[102][103]
Il testo, dalla difficile interpretazione, fu composto negli anni
della carriera pubblica di Cassiodoro e le datazioni oscillano tra
il 522 e il 538; è dedicato a Rufio Petronio Nicomaco Cetego,
politico contemporaneo dell'autore.[102] L'opera offre rare notizie
sulla famiglia di Cassiodoro, in particolare sul padre; nelle poche
righe centrali vengono nominati anche Boezio e Simmaco, il che
farebbe pensare ad un qualche grado di parentela tra l'autore e
queste due figure, impossibile attualmente da stabilire.[104]
Variae
La sua attività di funzionario al servizio del regno goto
è testimoniata dalle Variae (la cui pubblicazione è
datata tra il 537 e il 540),[83] una raccolta di lettere e documenti
(468 in totale per 12 volumi)[105] redatti in nome dei sovrani o
trasmessi a firma dell'autore stesso in un arco di tempo che va dal
507 (assunzione della questura) al 537 (termine della carica di
prefetto al pretorio).[83] Il titolo - come l'autore spiega nella
prefazione all'opera - è dovuto alla varietà degli
stili letterari impiegati nei documenti del corpus, il quale divenne
successivamente un riferimento per lo stile cancelleresco e
curiale.[83] Cassiodoro espone nella praefatio dell'opera il fine di
questa raccolta di testi, ovvero la necessità di fornire
nozioni utili a chiunque si dovesse in futuro accostare alla
carriera pubblica;[83] ulteriore obiettivo dichiarato è
quello di far conoscere i propri trascorsi come membro del ceto
dirigente.[83] Le Variae sono assai utili per conoscere le
istituzioni, le condizioni politiche, morali e sociali sia dei Goti
sia dei Romani dell'Italia del tempo.[83]
De anima
Cominciato poco prima della conclusione delle Variae,[84] il De
anima è considerato da Cassiodoro come una sorta di
tredicesimo volume per quest'opera, quasi ne rappresentasse
l'appendice.[106] Per la prima volta Cassiodoro affronta temi
esterni al mondo della politica, avvicinandosi agli stessi interessi
spirituali che poi toccherà con la Expositio Psalmorum;[107]
l'opera si dipana su dodici questioni, tra le quali
l'incorporeità e il destino dell'anima, legata alla
tradizione di Tertulliano, Agostino e Claudiano Mamerto.[84]
Anche per quest'opera non è possibile dare una datazione
certa, anche perché la sua composizione sembra essere stata
portata avanti per un periodo abbastanza prolungato.[85] Si tratta
di un commento completo ai salmi, unico esemplare rimastoci da tutta
la tarda antichità;[85] per mole è certamente l'opera
maggiore di Cassiodoro, anche se non viene considerata la più
matura tra le sue produzioni.[108]
Institutiones divinarum et saecularium litterarum
Una più ampia influenza nel Medioevo ebbero le sue
Institutiones divinarum et saecularium litterarum,[109] erudita
introduzione allo studio delle Sacre Scritture e delle arti
liberali, datate attorno al 560.[110] Progettata dopo che la
richiesta di Cassiodoro per la fondazione di un' università
di studi cristiani ricevette una risposta negativa da Papa Agapito
I,[111] l'opera visse un lungo periodo di incubazione: basti pensare
che al suo interno cita il De orthographia, ultima opera attestata
di Cassiodoro.[111]
Il lavoro su questa enciclopedia si suddivide in varie sezioni: la
prima presenta i vari libri della Bibbia, la storia della Chiesa e
degli studi teologici; la seconda si occupa di quelle arti incluse
successivamente nel trivio e quadrivio, con un occhio rivolto alla
cultura pagana e alle norme atte per trascrivere correttamente gli
antichi.[112]