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Georges bernanos
Biografia
Nato a Parigi nel 1888, ha vissuto l'infanzia per lo più
nella regione Passo di Calais. È morto a Neuilly-sur-Seine
nel 1948 ed è sepolto nel cimitero di famiglia di
Pellevoisin, nella regione dell'Indre.
È padre dello scrittore Michel Bernanos. Si deve inoltre al
figlio minore Jean-Loup Bernanos (morto nel 2003) la presenza di una
biografia e di un'iconografia di riferimento riguardo a Georges
Bernanos.
Il padre Émile Bernanos era un tappezziere-decoratore
originario della Lorena; la madre Hermance Moreau proveniva da
Pellevoisin, nella regione del Berry, ed era cresciuta in una
famiglia d'origine contadina. Ricevette un'educazione profondamente
cattolica e legata alle convinzioni monarchiche. Trascorre le
vacanze a Fressin, nell'Artois. Questa regione del nord della
Francia lo segnerà profondamente nel corso di tutta
l'infanzia e l'adolescenza, tanto che farà da sfondo alla
maggior parte dei suoi romanzi. Sconvolto dalle successive
arrendevolezze di Francia e Regno Unito nei confronti della Germania
di Hitler, culminanti nell'Accordo di Monaco (1938), si
esiliò in Brasile, da dove sarà poi uno dei primi
ispiratori della Resistenza in Francia. Prima di morire scrisse un
ultimo manoscritto: La Francia contro la civiltà degli
automi, pubblicato nel 1947.
I primi anni
Fervente cattolico e nazionalista convinto, militò sin da
giovanissimo nell'Action française e partecipò – negli
anni dei suoi studi in lettere – alle attività dei “Camelots
du roi”, movimento di giovani monarchici; negli anni precedenti
l'inizio della Grande Guerra fu direttore del settimanale
"L'Avant-Garde de Normandie". Allo scoppio della guerra, nonostante
fosse già stato riformato per varie ragioni di salute,
riuscì comunque a farsi arruolare volontario nel 6º
Reggimento Dragoni (cavalleria) e riportò numerose ferite sul
campo d'onore.
Alla fine della guerra si allontanò da un'attività
militante nell'Action française, a cui però si
riavvicinò in seguito alla condanna del movimento da parte di
Pio XI nel 1926, partecipando ad alcune delle sue attività
culturali. Nel 1932 la sua collaborazione con il giornale del
profumiere François Coty "Le Figaro" generò una
violenta polemica con l'Action française, la quale
culminò nella rottura definitiva con Charles Maurras.
Le prime opere
Negli anni venti lavora presso una compagnia di assicurazione, ma il
successo del suo primo romanzo Sotto il sole di Satana (Sous le
soleil de Satan) (1926) lo spinge ad intraprendere la carriera
letteraria.
Nel 1917 sposa Jehanne Talbert d'Arc, lontana discendente di un
fratello di Giovanna d'Arco, con cui avrà poi sei figli. La
famiglia numerosa e la fragile salute della moglie rendono la
situazione economica difficile e precaria. Nell'arco di soli dieci
anni si concentra l'essenziale della sua produzione letteraria,
nella quale Bernanos dà voce alle sue ossessioni: i peccati
dell'umanità, la potenza del male e l'aiuto della Grazia
divina.
Diario di un curato di campagna
Nel 1936 viene pubblicato Diario di un curato di campagna (Journal
d'un curé de campagne) : insignito del Grand prix
dell'Académie Française, da esso è stato tratto
il film omonimo di Robert Bresson (1950) con Claude Laydu al suo
debutto. Nel libro sono presenti e convergono due diverse
sensibilità spirituali: quella del curato d'Ars e quella di
Santa Teresa del Bambin Gesù, entrambi santificati da Pio XI
nel 1925. Similmente a Giovanni Maria Vianney, il giovane prete
protagonista del romanzo è divorato da un forte zelo
apostolico, totalmente dedito alla santificazione del gregge a lui
affidato. Di Teresa invece segue la via dell'"infanzia spirituale".
Anche il “Tutto è grazia” con cui il romanzo si chiude non
è una frase di Bernanos, bensì della famosa Santa.
È importante inoltre segnalare che per gran parte delle
riflessioni che arricchiscono il romanzo Bernanos attinge al romanzo
di Ernest Hello, L'uomo (L'Homme).
L'esilio
Nelle Baleari Bernanos assiste allo scoppio della guerra civile in
Spagna e all'insurrezione franchista. In un primo momento appoggia
il franchismo poi, rivedendo la sua posizione, pubblicherà I
grandi cimiteri sotto la luna, pamphlet in cui prende pubblicamente
e definitivamente le distanze dai suoi vecchi amici dell'Action
française (è necessario precisare che la rottura con
Maurras, avvenuta già nel 1927, era rimasta segreta fino a
quel momento). In tale opera Bernanos condanna da un lato i massacri
e le atrocità commesse dalla Falange prendendo a pretesto il
nome del Cristo, dall'altro l'appoggio da parte di Maurras e
dell'Action française di cui godevano i nazionalisti
spagnoli. Le parole di Eugenio Pacelli, futuro papa Pio XII, in
risposta ai cardinali vicini al fascismo che chiedevano di mettere
al bando il pamphlet mettono in evidenza la scomodità e al
tempo stesso il carattere di irrinunciabile denuncia di quest'opera
di Bernanos: “Brucia ma illumina”.
Nel marzo del 1937 lascia la Spagna per tornare in Francia, dove
rimarrà per breve tempo, poiché già l'anno
successivo, il 20 luglio 1938, parte per l'America Latina.
Inizialmente programma di andare in Paraguay, ma poi nell'agosto
1938 fa scalo a Rio de Janeiro, in Brasile. Qui rimarrà in
esilio dal 1938 al 1945. Nell'agosto del 1940 si trasferisce a
Barbacena, in una piccola casa ai piedi di una collina chiamata Cruz
das almas, cioè “Croce delle anime”.
In questo periodo Bernanos mette da parte la produzione romanzesca
per dedicarsi completamente a scritti di carattere fortemente
politico, pubblicando diversi saggi sulla situazione politica
europea e collaborando sia con i giornali di Rio de Janeiro che con
i bollettini della Francia libera. In questi suoi "Essais et
écrits de combat" Bernanos risente certamente dell'influenza
di Charles Péguy. Durante la seconda guerra mondiale Bernanos
partecipa dunque attivamente all'attività di Resistenza e
della Francia libera, scrivendo numerosi articoli nei quali
dà pieno sfogo alla sua vena polemica e pamphlettista.
Nel 1941 il figlio Yves si unisce al movimento della Francia libera
a Londra, mentre Michel, il figlio minore, considerato troppo
giovane dal Comitato della Francia libera di Rio, partirà
l'anno successivo.
Al momento del suo ritorno in Francia si rivolge al popolo
brasiliano con queste parole:
« Per quanto mi riguarda, il mio cuore ha
un unico, grande, profondo desiderio, che è anche il
più doloroso: desidero rivedervi tutti, rivedere il vostro
paese. Desidero trovare riposo in quella terra in cui ho tanto
sofferto e sperato per la Francia; là desidero attendere la
resurrezione, così come ho atteso la vittoria. »
La Liberazione
Dopo la Liberazione continua a condurre una vita errante. Nel 1945,
su sollecitazione di Charles de Gaulle che gli propone un posto in
parlamento o all'Académie française, rientra in
Francia lasciando per sempre il Brasile, paese che ha profondamente
amato, arrivando a considerarlo sua seconda patria.
Decide poi di trasferirsi in Tunisia, dove passerà gli ultimi
anni della sua vita (per poi ritornare, gravemente malato, a Parigi;
morì a Neuilly-sur-Seine) e scriverà l'adattamento
teatrale del racconto della scrittrice tedesca Gertrud von Le Fort
intitolato L'ultima al patibolo, la cui vicenda si rifà alla
storia vera di sedici Carmelitane di Compiègne (beatificate
poi da Papa Pio X nel 1906) ghigliottinate sulla piazza del
Trono-Rovesciato (attualmente Place de la Nation) durante la
Rivoluzione francese.
Tale opera, intitolata Dialoghi delle Carmelitane e nella quale
Bernanos introduce anche il personaggio fittizio di Blanche de la
Force (traslitterazione di "von le Fort"), farà poi da
libretto all'opera omonima del compositore Francis Poulenc, composta
nel 1956. Padre Raymond Leopold Bruckberger, con Philippe Agostini,
ne ha condotto inoltre la realizzazione cinematografica. Tra gli
altri, fondamentali sono in quest'ultima opera i temi della Grazia,
della paura e del martirio sempre cari a Bernanos.
Le opere
La produzione romanzesca
Bernanos ambienta spesso i propri romanzi nei villaggi della sua
regione natale, l'Artois, portandone alla luce gli aspetti
più nascosti e più oscuri. La figura del prete,
attorno alla quale gravitano notabili del luogo (nobili castellani e
borghesi), piccoli commercianti e contadini, è molto presente
nell'opera di Bernanos, anche come personaggio principale (è
il caso di Diario di un curato di campagna). Il divino e il
soprannaturale sono chiamati più volte in causa nei suoi
romanzi, così come troviamo una profonda caratterizzazione
psicologica dei personaggi, impegnati in una perenne lotta interiore
tra il Bene e il Male. Tale lotta descritta da Bernanos non si
trasforma però in una “diabolizzazione” dei personaggi ma
piuttosto esprime, come in Mauriac, l'ansia di capire fino in fondo
e al di là di ogni apparenza esteriore le profondità
dell'animo umano.
Solitario e isolato nella sua denuncia – quantomeno in Francia,
Bernanos si era scagliato contro i tradimenti tanto dello Stato
francese che di quei cattolici e di quel clero che avevano
appoggiato il franchismo con complicità criminale (I grandi
cimiteri sotto la luna).
Nei saggi di Bernanos la parola "imbéciles" (imbecilli, usata
al plurale) è usata molto di frequente: con quella che lui
chiamava "offesa fraterna" manifestava la sua “pietà” per i “
cancri della nuova generazione realista” (i neo-sostenitori di
Maurras negli anni trenta) e, più tardi, per i “detestabili e
pedanti borghesi di sinistra” (i comunisti e i democratici
cristiani) ma anche per tutti quelli che avevano sostituito alla
forza dell'esperienza umana diretta e concreta la propaganda dei
media e la poca capacità di coraggio personale. Sul piano
formale il suo stile non può dirsi “parlato”, nonostante egli
si rivolga spesso ad un lettore immaginario: la lettura della sua
opera, sicuramente ricca e appassionante – e ciò che scrive
sul Brasile o su Hitler non può lasciare indifferenti –
necessita però di una buona conoscenza della storia di
Francia.
Per quanto riguarda l'atteggiamento di Bernanos nei confronti
dell'antisemitismo, è necessario non limitarsi alla lettura
dei pochi scritti da lui pubblicati negli anni trenta nel libro La
grande paura dei benpensanti, che possono lasciare non poco
contraddetti, ma leggere anche i testi apparsi subito prima
dell'inizio della guerra o durante la guerra, nei quali egli
denuncia le compagne antisemite in Francia, lo sterminio degli
ebrei, l'omicidio di Georges Mandel ecc.: attraverso questi scritti
si può capire meglio l'evoluzione di Bernanos riguardo a tale
questione. È significativo ad esempio un suo articolo del
maggio 1944, nel quale si può leggere la frase seguente:
“antisemitismo: considero questa parola sempre più
ripugnante. Hitler l'ha disonorata per sempre”. Come si può
vedere, in questo testo Bernanos, diversamente dalle più
svariate interpretazioni che ne sono state donate, si riferisce alla
parola “antisemita” e non al fatto in sé. Sempre riguardo
all'antisemitismo, Elie Wiesel, in un'intervista apparsa nel 1987
sulla rivista Nouvelles Cités, riassumeva il percorso di
Bernanos, descrivendolo come colui che si era “a poco a poco
avvicinato agli ebrei” e che “ha avuto il coraggio di opporsi al
fascismo, di denunciare l'antisemitismo e di dire quello che ha
detto e scritto sulla bellezza e sull'onore dell'essere ebrei”.
In seguito poi alle accuse di antisemitismo mosse dall'editore
Jean-Paul Enthoven nei confronti di Bernanos, il giornalista di
Libération, Philippe Lançon, scrive un articolo
intitolato “Bernanos e i benpensanti”, nel quale accusa quelli che,
come Enthoven, lui definisce “cacciatori mondani di antisemiti”.
Opere
* Sotto il sole di Satana, 1926, romanzo tradotto
da Cesare Vico Lodovici e da Gabriella Mezzanotte, adattato al
cinema con lo stesso titolo da Maurice Pialat nel 1987
* L'impostura, 1927, romanzo tradotto da Federico
Federici
* La gioia, 1929, Prix Femina, romanzo tradotto
da Bice Tibiletti e da Paola Messori
* La grande paura dei benpensanti, 1931, saggi
tradotti da Bruno Bonino
* Un delitto, 1935, romanzo tradotto da Enrico
Piceni, adattato in televisione da Salvatore Nocita
* Diario di un curato di campagna, 1936, Grand
Prix du roman de l'Académie française, romanzo
tradotto da Adriano Grande e da Paola Messori, adattato al cinema
con lo stesso titolo da Robert Bresson
* Nuova storia di Mouchette, 1937, romanzo
tradotto da Renato Arienta e da Antonio Corsaro, adattato come film
da Robert Bresson
* I grandi cimiteri sotto la luna, 1938, saggi
tradotti da Giacinto Spagnoletti
* Scandalo della verità, 1939, saggi
tradotti da Italo Di Monte
* Lettre aux Anglais, pubblicata a Rio de Janeiro
nel 1942
* Il signor Ouine, 1943, romanzo tradotto da
Carlo Bo
* La Francia contro la civiltà degli
autòmi, 1944, saggi
* Rivoluzione e libertà (in originale La
Liberté pourquoi faire ?), 1947, n. ed. 1953, saggi tradotti
da Gennaro Auletta
* Dialoghi delle Carmelitane, 1949, opera
teatrale tradotta da Giuliano Attilio Piovano, adattata al cinema e
in televisione
* Uno strano sogno (in originale Un mauvais
rêve), 1950, romanzo tradotto da Maria Vasta Dazzi
* Una notte e Dialogo d'ombre, 1955, tradotto da
Angelo Romanò
* Dialogo d'ombre: novelle, primi scritti, 1991,
tradotto da Michele Corrieri
* Le Chemin de la croix-des-âmes,
1943-1945, n. ed. 1987, saggi
* Français, si vous saviez..., 1961,
antologia di scritti 1945-1948
* Les Enfants humiliés, 1949, saggi
* Le Crépuscule des vieux, 1956, antologia
di scritti 1909-1939
* Pensieri, parole, profezie, antologia di saggi
tradotti da Maria Antonietta La Barbera
* San Domenico, saggio tradotto da Henry Furst
* Un uomo solo, saggio tradotto da Rienzo Colla e
Franco Onorati
* Quasi una vita di Gesù, saggio tradotto
da Marco Ballarini
* Domenico l'incendiario, saggio tradotto da
Luigi Castiglione
* Ultimi scritti politici, saggi tradotti da
Misio Tagliaferri e G. Stella
* L'eretica e santa Giovanna, saggio tradotto da
Gabriella Bonini
* Un uomo nella Chiesa, saggi
* Una visione cattolica del reale (Satana e noi),
saggi
* Lo spirito europeo e il mondo delle macchine,
saggio tradotto da Gennaro Auletta
* La mia rivolta, antologia di saggi a cura di
Giovanni Barra
* Verrà il vendicatore: diario 1939-1940,
tradotto da Vittorio Bianchi
* I predestinati, antologia di saggi a cura di
Jean-Loup Bernanos, tradotta da Laura Majocchi
* Romans suivis de Dialogues des
carmélites, Bibliothèque de la Pléiade, 1961, I
Meridiani, 1998
* Le Combat pour la liberté,
corrispondenza inedita: tomo 1 (1904-1934), 1971 e tomo 2
(1934-1948), 1971
* Essais et écrits de combat, tomo 1, 1971
* Lettres retrouvées (1904-1948), 1983
* Essais et écrits de combat, tomo 2, 1995
* Brésil, terre d'amitié, scelta di
lettere e testi sul Brasile, scelti da Sébastien Lapaque,
2009