Recensione a «L'ipnotismo» di August Forel1889 |
1. Questo libro di sole ottantotto pagine del famoso psichiatra zurighese costituisce l'ampliamento di un saggio sull'importanza dell'ipnotismo sotto l'aspetto legale apparso nel Giornale di diritto penale, voi. 9, 131 (1889). Esso è certamente destinato a conservare a lungo una posizione di preminenza nella letteratura tedesca sull'ipnotismo. Assai breve, scritto in una forma quasi da catechismo, molto lucida e precisa, esso comprende tutta la serie dei fenomeni e dei problemi racchiusi sotto la denominazione di «teoria dell'ipnotismo», con una giusta distinzione tra fatti e teoria, senza che sia mai abbandonato l'atteggiamento serio doveroso in un medico che vuole approfondire le cose, ed evitando sempre di cadere in un modo di esprimersi esuberante, così mal adeguato ad un trattato scientifico. Solo in un punto della sua trattazione Forel si esprime in tono entusiasta, quando prorompe nell'affermazione: «Secondo me, la scoperta da parte di Braid e di Liébeault dell'importanza psicologica della suggestione è un avvenimento tanto grandioso da poter essere paragonato alle maggiori scoperte, meglio ancora, alle maggiori rivelazioni dello spirito umano». Chi ritiene che questa affermazione esprima una grossolana sopravvalutazione dell'ipnosi, aspetti a pronunziarsi in modo definitivo, finché i prossimi anni non avranno confermato quanti dei grandi rivolgimenti teorici e pratici che l'ipnosi fa sperare questa realizzerà veramente. Forel conserva un atteggiamento di riserva rigorosamente scientifico per quanto riguarda il nebuloso problema connesso all'ipnotismo — trasmissione del pensiero, ecc. — di cui ora si occupa Io spiritualismo. Non si capisce come un'autorità della nostra città abbia potuto, di fronte ad un'associazione medica, definire questo autore «Forel il meridionale» e contrapporgli un oppositore dell'ipnosi, che definisce «più settentrionale», come esempio di una intelligenza più riflessiva. Anche se non fosse tanto assurdo giudicare in modo così sbrigativo le concezioni, riguardo a problemi scientifici, di un autore vivente, prendendo a fondamento considerazioni sulla sua nazionalità o sul suo paese d'origine, e anche se il professor Forel non avesse il bene di essere nato e cresciuto a 46° di latitudine nord1, la lettura dell'opera di cui si tratta non offre alcuno spunto per considerare il suo autore una persona in cui l'emotività prevalga sulla logica. Al contrario, questo libretto è l'opera di un medico serio, che ha potuto apprezzare la validità e l'importanza dell'ipnosi come strumento terapeutico attraverso una lunga esperienza personale, e che può ben dire «agli schernitori ed agli increduli»: «Provate, prima di giudicare!». E siamo senz'altro d'accordo con lui quando insiste: «Si può esprimere un giudizio sull'ipnotismo solo dopo averlo sperimentato per un po' di tempo». Certamente, parecchi oppositori dell'ipnosi sono arrivati in modo più comodo alla loro opinione in proposito; essi non si sono presi cura di verificare questo nuovo strumento terapeutico servendosene in modo scrupoloso ed imparziale, come si dovrebbe fare con un medicamento scoperto e raccomandato di recente, ma si sono limitati a respingere a priori l'ipnosi; e neppure la conoscenza dell'inestimabile capacità terapeutica di questo metodo ora vieta loro di manifestare la loro avversione per esso nel modo più duro ed ingiustificato, quali che siano le loro ragioni. Essi esagerano enormemente i pericoli dell'ipnosi, la definiscono con i termini più infamanti e, posti di fronte alle relazioni sempre più numerose di guarigioni ottenute con l'ipnosi, se ne escono con giudizi da oracolo, come: «Le guarigioni non provano niente, anzi devono a loro volta essere provate»2. Non dobbiamo meravigliarci, data la violenza della loro avversione, se essi accusano i medici, che per il benessere dei loro pazienti ritengono di doversi servire dell'ipnosi, di intenzioni poco corrette e di comportamento non scientifico, tutte accuse che non dovrebbero rientrare, né apertamente, né in modo più o meno dissimulato, in una disputa scientifica. Quando tra questi oppositori si trovano persone come il consigliere aulico Meynert, che col loro lavoro hanno acquistato un gran prestigio che ora il pubblico, medico o profano, ricollega senz'altro a tutte le loro asserzioni, non si può proprio evitare che la causa dell'ipnotismo ne venga in qualche modo danneggiata. In genere non si riesce ad ammettere che uno scienziato che ha acquistato una vasta esperienza in alcuni settori della neuropatologia, dimostrando un notevole acume, non possa assolutamente essere considerato un'autorità per quanto riguarda altri problemi; e certamente il rispetto della grandezza, soprattutto di quella intellettuale, è una delle più grandi virtù dell'uomo; ma deve prevalere il rispetto per i fatti, e quando si rinunzia all'ossequio ad un'autorità per coerenza con una propria opinione personale, che ci si è formata attraverso lo studio dei fatti, non bisogna temere di esprimerla francamente. Quelli che, come il recensore, hanno raggiunto, a proposito dell'ipnosi, una posizione indipendente, potranno consolarsi col pensiero che i danni che in questo modo vengono arrecati alla reputazione dell'ipnosi potranno avere solo un'importanza limitata nello spazio e nel tempo. I medici che danno importanza all'esame dei fatti prenderanno una posizione meno negativa quando constateranno che, dopo il trattamento, le pretese vittime dell'ipnoterapia soffrono meno, e sono in grado di adempiere meglio ai propri compiti, così come io posso dire dei miei pazienti. Pochi esperimenti basteranno a convincerli che parecchie delle accuse mosse all'ipnosi non riguardano questa in particolar modo, ma potrebbero più giustamente essere mosse a ciascuno dei procedimenti di cui noi tutti ci serviamo. Come medici, comprenderanno l'impossibilità di fare a meno dell'ipnosi e di lasciare che i loro malati soffrano, quando potrebbero alleviare le loro sofferenze con un influsso psichico assolutamente innocuo. Dovranno riconoscere che, anche quando l'ipnosi viene definita «pazzia artificiale» o «isteria artificiale», essa non perde niente del suo valore terapeutico e della sua innocuità, così come, per esempio, la carne non perde il suo sapore e il suo valore nutritivo quando i vegetariani, inferociti, la chiamano «carogna». Prescindiamo per un po' dalla nostra esperienza e conoscenza degli effetti dell'ipnosi, e cerchiamo di stabilire quali effetti nocivi essa possa a priori far temere. Nel trattamento ipnotico anzitutto si provoca uno stato ipnotico, e poi si trasmette all'ipnotizzato una suggestione. Quale di questi due atti sarebbe nocivo? Provocare l'ipnosi? Ma l'ipnosi, se riesce completamente, non si differenzia dal normale sonno, che tutti noi ben conosciamo, anche se certamente sotto molti aspetti ancora ci sfugge; e quando si sviluppa in modo meno completo, corrisponde alle varie fasi del processo dell'addormentarsi. Effettivamente, nel sonno viene meno il nostro equilibrio psichico, durante il sonno l'attività del cervello è disturbata ed assomiglia, sotto vari punti di vista, alla follia; tuttavia, questa somiglianza non toglie che al risveglio noi ci ritroviamo pieni di nuove energie, anche sotto l'aspetto psichico. Se ci conformassimo all'opinione del Meynert sulle dannose conseguenze della diminuzione dell'attività corticale, ed alla sua spiegazione dell'euforia ipnotica, noi medici avremmo ottimi motivi per tenere la gente in uno stato di perenne insonnia. Ma la gente continua a voler dormire, e perciò non possiamo ricollegare i pericoli dell'ipnoterapia all'atto dell'ipnotizzare. Allora è la suggestione trasmessa l'elemento nocivo? Questo è impossibile perché, cosa sorprendente, gli attacchi degli avversari non si rivolgono contro la suggestione. Si dice che i medici conoscano da sempre l'uso della suggestione, «noi non facciamo che ipnotizzare», dicono; ed in realtà il medico, anche se non esercita l'ipnosi, è estremamente soddisfatto quando è riuscito a sviare l'attenzione del paziente da un sintomo in virtù della potenza della sua personalità, dell'influsso della sua parola, della sua autorità. Perciò non si capisce perché il medico non dovrebbe cercare di esercitare in modo sistematico un influsso che, quando gli riesce senza che egli lo ricerchi di proposito, ritiene sempre tanto positivo. Ma forse la suggestione solleva ugualmente obiezioni, per la soppressione della libertà individuale da parte del medico, il quale, durante il sonno artificiale, acquista anche un potere direttivo sul cervello addormentato. È veramente curioso vedere come tutto ad un tratto i deterministi più accaniti si schierino a favore del «libero arbitrio personale» messo in pericolo, e come lo psichiatra, abituato a comprimere con grosse dosi di bromuro, morfina e cloralio Inattività psichica che tende ad essere libera» dei suoi pazienti, giudichi come una cosa abbietta per tutti e due i soggetti gli influssi della suggestione. Come si può trascurare il fatto che la soppressione della libertà del malato attraverso la suggestione è sempre limitata, e che riguarda sintomi morbosi? Che, come è stato ripetuto infinite volte, tutta l'educazione sociale dell'uomo è basata sull'eliminazione di idee e tendenze inutili, che si vuole sostituire con altre migliori? Che ogni giorno la vita esercita su ogni uomo influssi psichici che, anche quando lo colgono da sveglio, inducono in lui mutamenti ben più profondi di quanto non faccia la suggestione da parte del medico, il quale si propone di rimuovere un'idea dolorosa o ansiogena con un'altra idea valida ed opposta alla prima? L'unico pericolo, nell'ipnoterapia, può essere il suo abuso, ed il medico che non possa fare affidamento sulla propria scrupolosità e bontà di intenti per evitare questo abuso, farà bene a non servirsi affatto di questo nuovo metodo terapeutico. Per quanto riguarda il giudizio personale su questi medici che, prima di esservi indotti dalla moda, hanno il coraggio di servirsi dell'ipnosi come mezzo terapeutico, il recensore crede che, entro certi limiti, si debba far giustizia alla frequente intolleranza dei grandi uomini. Perciò il recensore non ritiene opportuno, né molto interessante per un vasto pubblico, stare a ricercare i motivi per cui il consigliere Meynert ha descritto se stesso e parte della sua vita nel proprio saggio sulle nevrosi traumatiche. Piuttosto, il recensore ritiene che sia importante difendere l'ipnotismo di fronte a quanti, nelle questioni scientifiche, sono soliti lasciarsi influenzare da un gran nome, magari per la giusta consapevolezza della propria incapacità di giudizio. Egli intende far ciò contrapponendo al prestigio del Meynert quello di altri che hanno dimostrato di essere più favorevoli all'ipnosi, e facendo presente che il professor H. Obersteiner per primo favorì tra noi lo studio scientifico dell'ipnosi, e che il professor Krafft-Ebing, ottimo psichiatra e neurologo, recente acquisto della nostra università, si è senz'altro dimostrato favorevole all'ipnosi, servendosene nella sua pratica medica con eccellenti risultati. Vedete bene come queste personalità possano ben soddisfare anche quegli sciocchi che, per dar credito ad un'autorità, pretendono che questa abbia particolari requisiti di nazionalità, razza e latitudine geografica, e la cui fiducia è circoscritta nei confini del proprio paese. Gli altri, che sanno riconoscere la grandezza scientifica anche al di fuori della propria patria, potranno includere anche il professor Forel tra le personalità che, dichiarandosi favorevoli all'ipnosi, possono rassicurarli circa la pretesa bassezza e indegnità di questo mezzo terapeutico. Il recensore, poi, quando è stato attaccato dal Meynert, ha sentito di avere ottima compagnia per la difesa dell'ipnosi: il professor Forel dimostra in un modo assai convincente come si possa essere un ottimo anatomico e nello stesso tempo considerare l'ipnosi qualcosa di più di un'«assurdità». Anche a lui spetta la definizione di «medico addestrato alla precisione fisiologica», come il consigliere Meynert ritenne di definire il passato del recensore3; e come questi è tornato depravato dalla corrotta Parigi, così un viaggio da Bernheim a Nancy ha costituito per il professor Forel l'inizio di una nuova attività, da cui deriva l'ottimo libro di cui si tratta. 2. Nelle parti introduttive del libro Forel si sforza, per quanto possibile, di stabilire una distinzione tra «fatti, teoria, concetti e terminologia». La possibilità di trasportare una persona in una condizione psichica (o meglio, del cervello) simile al sogno costituisce l'aspetto fondamentale dell'ipnotismo. Questa condizione viene chiamata ipnosi. Un secondo gruppo di fatti riguarda il modo in cui si può provocare, o far cessare, questa condizione. Sembra si possano usare tre sistemi: 1. servirsi dell'influsso psichico di una persona su di un'altra (suggestione); 2. servirsi dell'influsso (fisiologico) di alcuni procedimenti (fissazione) con il magnete, la mano, ecc.; 3. servirsi dell'autosuggestione (autoipnosi). Ma solo il primo metodo, la produzione dell'ipnosi attraverso idee, cioè la suggestione, si è consolidato. Sembra che anche negli altri due metodi di produzione dell'ipnosi non possa escludersi, in alcune forme, l'effetto della suggestione. Una terza serie di fatti concerne il comportamento del soggetto ipnotizzato. Infatti, con un soggetto in stato ipnotico si può influire nella misura più ampia su quasi tutte le funzioni del sistema nervoso, e, tra queste, sulle attività la cui dipendenza dai processi cerebrali in genere viene sottovalutata. In realtà, la possibilità che nello stato ipnotico l'influsso del cervello sulle funzioni somatiche sia più intenso che in quello di veglia, male si accorda con la teoria che vede nei fenomeni ipnotici una «diminuzione dell'attività corticale», una specie di idiozia prodotta sperimentalmente. Ma, a parte i fenomeni ipnotici, sono tanti gli elementi che non si accordano con questa teoria, che si sforza di abbracciare quasi tutti i fenomeni dell'attività cerebrale attraverso una contrapposizione tra attività corticale ed attività subcorticale, arrivando addirittura a collocare nella zona subcorticale del cervello il principio «cattivo». Anche la dipendenza dall'ipnotizzatore dell'attività psichica dell'ipnotizzato, e la manifestazione, sempre nell'ipnotizzato, dei cosiddetti effetti post-ipnotici, cioè la determinazione di atti psichici che vengono eseguiti solo dopo che l'ipnosi è cessata da molto tempo, sono fatti ormai assodati. Vi sono poi parecchie affermazioni riguardanti interessantissime attività del sistema nervoso — chiaroveggenza, suggestione mentale, ecc. — che però finora non possono essere incluse tra i fatti; e, sebbene non vada respinta un'indagine scientifica su queste affermazioni, bisogna considerare quante difficoltà comporti un'esauriente spiegazione di questi fenomeni. Per spiegare i fenomeni ipnotici sono state proposte tre teorie principali. La prima, che ancora oggi prende il suo nome dal Mesmer, afferma che, quando s'ipnotizza, un fluido, un elemento imponderabile che il Mesmer chiamò «magnetismo», passa dall'organismo dell'ipnotizzatore in quello dell'ipnotizzato. Ma questa teoria è ormai così aliena dal nostro atteggiamento mentale, dalla nostra impostazione scientifica, che non se ne tiene più conto. La seconda teoria, quella somatica, spiega i fenomeni ipnotici secondo lo schema dei riflessi spinali; l'ipnosi è considerata come una condizione fisiologica alterata del sistema nervoso, che può essere provocata mediante stimoli esterni, come sfregamento, fissazione dell'attività sensoriale, con l'uso di magneti o di metalli, ecc. Questa teoria afferma che tali stimoli possono indurre l'ipnosi solo se c'è una determinata predisposizione del sistema nervoso, e che perciò solo i nevropatici, e soprattutto gli isterici, possono essere ipnotizzati; essa non tiene conto dell'influsso delle idee nell'ipnosi e descrive tutta una serie di alterazioni tipiche esclusivamente somatiche che si possono osservare nello stato ipnotico. Questa spiegazione dell'ipnosi su base puramente somatica è sostenuta dal gran prestigio di Charcot. Invece il Forel si dimostra senz'altro favorevole ad una terza teoria, quella della suggestione, elaborata dal Liébeault e dai suoi allievi (Bernheim, Beaunis, Liégeois). Questa teoria sostiene che tutti i fenomeni ipnotici sono effetti psichici, cioè effetti di idee che, più o meno di proposito, vengono ispirate all'ipnotizzato. Lo stato ipnotico è provocato dalla suggestione e non da stimoli esterni, e non è proprio solo dei nevropatici, in quanto lo si può provocare abbastanza facilmente in buona parte dei soggetti sani. Concludendo, «bisogna dissolvere il concetto, tanto nebuloso, di ipnotismo, in quello di suggestione». Spetterà poi ad un'indagine più approfondita stabilire se il concetto di suggestione sia, a sua volta, meno nebuloso di quello d'ipnotismo. Qui possiamo limitarci a dire che, d'ora in poi, il medico che voglia capire l'ipnosi farà senz'altro bene a basarsi sulla suggestione. Infatti in qualunque momento egli potrà trovare nei propri pazienti la conferma dell'esattezza delle affermazioni della scuola di Nancy, ed invece difficilmente sarebbe in grado di riscontrare, nell'osservazione diretta, i fenomeni che Charcot descrive come «grande ipnotismo» e che sembra possano osservarsi solo in pochi malati affetti dalla «grande isteria». La seconda parte del libro parla della suggestione e, con notevole concisione ed una forza descrittiva estremamente convincente, comprende tutta la serie dei fenomeni psichici riscontrabili nei soggetti ipnotizzati. Il punto di partenza per la comprensione dell'ipnosi ci è fornito dalla teoria del Liébeault sul sonno normale - o meglio, sul normale modo di addormentarsi -; l'ipnosi se ne differenzia solo per l'introduzione del rapporto tra il soggetto e colui che lo fa addormentare. In base a questa teoria tutti possono essere ipnotizzati, e solo un qualche particolare ostacolo può impedire che l'ipnosi si verifichi. In genere, le concezioni dell'autore sul carattere dei vari ostacoli possibili (un desiderio troppo violento di essere ipnotizzati, come una precisa volontà di evitarlo), sui diversi gradi di ipnosi, sul rapporto tra il sonno provocato per suggestione e gli altri fenomeni ipnotici, concordano perfettamente con quelle del Bernheim, la cui fondamentale opera sulla suggestione, ora tradotta, sembra abbia suscitato notevole scalpore nel pubblico tedesco. Anche i capitoli che trattano degli effetti della suggestione appaiono come estratti da Bernheim, ma vengono sempre illustrati con esempi attinti all'esperienza personale dell'autore. Forel li presenta premettendo: «Mediante la suggestione in stato ipnotico si possono provocare, influenzare, impedire — inibire, modificare, paralizzare o eccitare — tutti i fenomeni psichici noti, e parecchie delle funzioni oggettive note del sistema nervoso». Si può dunque influire sulle funzioni somatiche sensitive e motorie, su alcuni riflessi, alcuni processi vasomotori (si possono finanche provocare vesciche!) e, sul piano psichico, sui sentimenti, gli impulsi, la memoria, la volontà, ecc. Chi abbia una certa esperienza diretta dell'ipnotismo, ricorderà quale impressione abbia provato esercitando per la prima volta un influsso, fino ad allora inimmaginabile, sulla vita psichica di un'altra persona, effettuando sull'anima umana esperimenti che di solito sono possibili solo su animali. Vero è che spesso questo influsso si scontra con una certa resistenza esercitata dall'ipnotizzato, che non è un semplice automa e non di rado si oppone alla suggestione producendo delle «autosuggestioni», termine che solo apparentemente indica un arricchimento del concetto di «suggestione», ma che, in realtà, ne indica la soppressione. Le discussioni che seguono sui fenomeni post-ipnotici, sulla suggestione a termine prefissato e sulla suggestione in stato di veglia, presentano il massimo interesse; sono tutti fenomeni dal cui studio si sono già ricavati importantissimi dati sui normali processi psichici dell'uomo, ma la cui importanza è ancora controversa. Anche se l'opera del Liébeault e dei suoi allievi avesse procurato solo la conoscenza di questi strani fenomeni, che tuttavia si verificano quotidianamente, arricchendo di un nuovo metodo sperimentale la psicologia, a prescindere da ogni validità sul piano pratico, essa avrebbe senz'altro meritato ugualmente una posizione di gran rilievo tra le scoperte scientifiche di questo secolo. Nella breve opera del Forel sono contenute un gran numero di opportune annotazioni e di consigli sull'applicazione pratica dell'ipnotismo, che ci incutono il massimo rispetto per l'autore. In questo modo può scrivere solo un medico che riunisce in sé una perfetta padronanza di questa complessa materia ed una ferma convinzione della sua importanza. La tecnica ipnotica non è tanto facile come vorrebbero far credere le critiche che le sono state rivolte nel corso della prima discussione berlinese (l'ipnotismo non sarebbe un'abilità del medico, giacché potrebbe praticarlo un qualunque pastorello). Occorre avere entusiasmo, pazienza, estrema sicurezza, saper disporre di molti accorgimenti ed intuizioni. Chi si propone di ipnotizzare in base ad uno schema prefissato, o teme la sfiducia o il sarcasmo del paziente, o vi si accinge con animo scoraggiato, non conseguirà grandi risultati. Non bisogna abbandonare nervosamente a se stessi i pazienti da ipnotizzare, ed i soggetti molto nervosi sono quelli meno indicati per questo metodo. Procedendo con sicurezza ed abilità, si eviteranno i pretesi effetti dannosi dell'ipnotismo. Come giustamente disse il dottor Bérillon: «On ne s'improvise pas plus médecin hypnotiseur qu'on ne s'improvise oculiste»4. Insomma, quali risultati si possono ottenere con l'ipnosi? Forel fornisce un elenco, che non pretende sia completo, di disturbi «che di fronte alla suggestione sembrano recedere meglio». Inoltre bisogna dire che il significato in cui il termine «indicazione» va inteso per quanto riguarda il trattamento ipnotico è un po' diverso da quello in cui viene impiegato, ad esempio, per l'uso della digitale, ecc. Le indicazioni derivano quasi di più dalle caratteristiche soggettive del malato che dal tipo della sua malattia. In un soggetto possono quasi non esserci sintomi che, per quanto sia salda la loro base organica, non cedano alla suggestione (ad esempio, la vertigine del morbo di Ménière o la tosse nella tubercolosi); in altri, non si riesce in nessun modo ad influire su disturbi d'indubbia origine psichica. L'abilità di chi ipnotizza e le condizioni in cui egli può trattare i suoi malati sono elementi di non minore importanza. Io stesso ho conseguito con il trattamento ipnotico un buon numero di risultati positivi, ma non mi arrischio ad intraprendere certe terapie che a Nancy ho visto praticare da Liébeault e Bernheim. Inoltre ritengo che questi successi dipendano in buona parte dall'«atmosfera suggestiva» da cui è circondata la clinica in cui esercitano quei due medici, dall'ambiente e dallo stato d'animo delle persone, tutti elementi che non sempre io riesco a ricostituire con i soggetti dei miei esperimenti. Con la suggestione si può influire in modo duraturo su di una funzione nervosa, o è valida l'accusa che i successi con essa conseguiti siano solo sintomatici e fugaci? A queste accuse risponde in modo inconfutabile lo stesso Bernheim nell'ultimo capitolo del suo libro. Egli osserva che la suggestione agisce come qualsiasi altro mezzo terapeutico di cui ci si serva; cioè essa sceglie, da un complesso di sintomi morbosi, un sintomo importante, la cui rimozione può influire beneficamente su tutto il decorso del processo. Inoltre possiamo aggiungere che, in parecchi casi, ad esempio nei disturbi isterici, che sono la diretta conseguenza di una idea patogena o il residuo di un'esperienza traumatizzante, la suggestione ha tutte le caratteristiche di un trattamento causale. Sopprimendo questa idea, o attenuando il ricordo per mezzo della suggestione, in genere anche il sintomo viene rimosso. In realtà, in questo modo l'isteria non è guarita, ed in circostanze analoghe provocherà sintomi analoghi; ma forse l'idroterapia, la ipernutrizione o la valeriana riescono a guarire l'isteria? Come si può pretendere che un medico guarisca una diatesi nervosa, quando permangono le circostanze che l'hanno provocata? Il Forel sostiene che con la suggestione si può conseguire un successo duraturo: 1. quando il cambiamento effettuato è abbastanza forte da affermarsi tra,le dinamiche del sistema nervoso; ad esempio, quando un bambino è stato disabituato dall'enuresi con la suggestione, l'abitudine normale può affermarsi in modo stabile al posto di quella cattiva precedente; 2. quando con determinati farmaci si fornisce al mutamento questa forza; ad esempio, nel caso di uno che soffra d'insonnia, esaurimento ed emicrania, la suggestione migliora il suo stato generale assicurandogli il sonno e contribuendo così ad evitare in modo duraturo il ritorno dell'emicrania. Ma cos'è esattamente la suggestione, su cui si basa tutto il fenomeno dell'ipnotismo con cui si possono conseguire tutti questi risultati? Con questa domanda si tocca uno dei punti deboli della teoria di Nancy. Involontariamente, viene alla mente il problema di «dove poggi con i piedi San Cristoforo», osservando che l'ampia opera di Bernheim, che culmina, nell'affermazione «tout est dans la suggestion», non affronta mai la questione dell'essenza della suggestione, cioè non cerca mai di definire questo concetto. Nel periodo in cui avevo la fortuna di seguire personalmente le lezioni sull'ipnotismo del professor Bernheim, osservai che egli denominava come suggestione ogni specie di influsso psichico che una persona esercita su un'altra, e che col verbo «suggestionare» designava qualunque tentativo di influire sulla psiche di un'altra persona. Forel cerca di stabilire una distinzione più esatta. In un capitolo molto penetrante su «suggestione e coscienza», egli si sforza di spiegare il meccanismo della suggestione basandosi su certe ipotesi fondamentali circa gli eventi psichici normali. Anche se non siamo completamente soddisfatti di queste spiegazioni, dobbiamo tuttavia essere grati all'autore per averci indicato dove ricercare la soluzione del problema, e per averci forniti molti spunti e contributi per questa soluzione. Osservazioni come quelle del Forel in questo capitolo del suo libro indubbiamente riguardano il problema dell'ipnosi assai più che la contrapposizione tra attività corticale e subcorticale e le speculazioni sulla dilatazione e contrazione dei vasi sanguigni cerebrali. Conclude il libro un capitolo sull'importanza della suggestione dal punto di vista giuridico. Finora i «delitti suggeriti» sono solo una possibilità cui i giuristi si stanno preparando, e che gli scrittori di romanzi possono predire come «non tanto improbabili che un giorno o l'altro non possano verificarsi». Certo, in laboratorio è abbastanza facile spingere dei buoni sonnambuli a perpetrare delitti immaginari; ma in seguito alle acute critiche che il Delboeuf ha mosse agli esperimenti del Liégeois, rimane aperto il problema: fino a che punto la coscienza che si tratta solo di un esperimento facilita nei soggetti il compimento dei delitti? Note1 Cosa di cui il Forel m'informa in una lettera. 2 In questi termini il consigliere aulico Meynert si espresse in una seduta della Società di Medicina del 7 giugno di quest'anno. 3 Mi trovo nuovamente costretto a correggere il consigliere Meynert. Di me egli dice che «esercito in questa città come esperto praticante dell'ipnosi». Questo non basta e potrebbe suscitare tra gli estranei l'impressione che io non faccia nient'altro che ipnotizzare. Invece «in questa città» io lavoro come neurologo, e faccio uso di lutti i sistemi di cura di cui dispone chi pratica questa specializzazione. Comunque, i risultati positivi che finora ho ottenuto con l'ipnosi m'impongono di non fare mai più a meno di questo efficacissimo mezzo. 4 [Non ci si può improvvisare medici ipnotizzatori più di quanto non ci si possa improvvisare oculisti.) |