Osservazioni sulla teoria e pratica dell'interpretazione dei sogni

1922

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La circostanza accidentale per cui le ultime edizioni della mia Interpretazione dei sogni sono ristampe stereotipe delle edizioni precedenti mi induce a pubblicare a parte le seguenti osservazioni, che altrimenti avrei introdotto nel testo sotto forma di modificazioni o di aggiunte.

1.

Dovendo interpretare un sogno nel corso di un'analisi, si può scegliere fra vari procedimenti tecnici

Si può: a) procedere per ordine cronologico, invitando il sognatore a produrre le associazioni relative ai vari elementi onirici nello stesso ordine in cui tali elementi si presentavano nel suo resoconto del sogno. Questo è il procedimento classico, originario, che io considero tuttora il migliore per analizzare i sogni propri.

Oppure si può: b) iniziare il lavoro interpretativo partendo da un singolo elemento preso in mezzo al sogno: per esempio si può scegliere il suo frammento più appariscente, o quello che possiede la massima vividezza o intensità sensoriale; oppure si può riallacciarsi a eventuali discorsi contenuti nel sogno, pensando che essi possano suscitare il ricordo di qualcosa che è stato detto durante la vita vigile.

Oppure si può: e) prescindere completamente, in un primo momento, dal contenuto manifesto, e domandare invece al sognatore quali avvenimenti del giorno precedente si associno secondo lui al sogno che ha riferito.

Infine, se il sognatore ha già una certa familiarità con la tecnica interpretativa, si può: d) evitare di prescrivergli alcunché, lasciandolo libero di scegliere le associazioni relative al sogno dalle quali vuole incominciare. Non sono in grado di dire quale di queste tecniche sia da preferire, né quale produca in generale i risultati migliori.

2.

Incomparabilmente più importante è un'altra cosa, e cioè se il lavoro interpretativo procede sotto la pressione di una resistenza alta o bassa, punto, questo, sul quale le perplessità dell'analista non durano mai a lungo. Se la pressione è alta, si riuscirà forse a capire ciò di cui tratta il sogno, ma non si potrà indovinare ciò che esso dice su quei determinati argomenti: è come se si ascoltasse una conversazione distante, o pronunciata a bassa voce. In tal caso ci si deve persuadere che non è possibile aspettarsi una gran collaborazione da parte del sognatore, ed è meglio non preoccuparsene troppo, non dargli troppa corda, limitandosi invece a proporgli le interpretazioni che riteniamo più attendibili di alcuni simboli.

La maggior parte dei sogni che si verificano durante un'analisi difficoltosa sono di questo tipo, e quindi da essi non si può apprendere molto circa la natura e il meccanismo della formazione onirica; e, soprattutto, questi sogni non forniscono risposta alcuna alla ben nota questione di dove stia l'appagamento del desiderio proprio del sogno.

Nei casi in cui la pressione della resistenza sia veramente molto elevata, si verifica il fenomeno dell'estendersi delle associazioni del sognatore in larghezza anziché in profondità: in luogo delle auspicate associazioni relative al sogno già riferito, continuano ad affiorare nuovi frammenti onirici, i quali, a loro volta, rimangono senza associazioni. Solo quando la resistenza si mantiene entro limiti modesti, si presenta il quadro ben noto del lavoro interpretativo: le associazioni del sognatore, cioè, dapprima divergono ampiamente dagli elementi manifesti, per modo che vengono sfiorati numerosi temi e gruppi di rappresentazioni, finché affiora poi una seconda serie di associazioni che rapidamente converge verso i pensieri onirici da noi cercati. A questo punto diventa anche possibile la collaborazione tra analista e sognatore, che nel caso di una elevata pressione della resistenza non servirebbe comunque a nulla.

Un certo numero di sogni che si verificano durante l'analisi sono intraducibili, anche se in essi la resistenza non è particolarmente spiccata. Essi rappresentano libere rielaborazioni dei pensieri onirici latenti che ne stanno alla base, e sono paragonabili a creazioni letterarie ben riuscite e artisticamente assai elaborate, i cui temi principali, pur essendo ancora riconoscibili, sono stati variamente trasfigurati e modificati. Tali sogni servono in terapia da introduzione a certi pensieri e a certi ricordi del sognatore, senza che si prenda in considerazione il loro contenuto effettivo.

3.

È possibile tracciare una distinzione fra sogni dall'alto e sogni dal basso, purché non si pretenda di spingere troppo in là questa distinzione. I sogni dal basso sono quelli provocati dalla forza di un desiderio inconscio (rimosso), che ha fatto in modo di farsi rappresentare da un residuo diurno qualsivoglia. Essi corrispondono all'irruzione del materiale rimosso nella vita vigile. I sogni dall'alto corrispondono a pensieri 0 propositi diurni che durante la notte sono riusciti a trovare un rafforzamento nel materiale rimosso e inaccessibile all'Io. In tal caso, di regola, l'analisi prescinde da questo alleato inconscio e riesce a inserire il pensiero onirico latente nel contesto del pensiero diurno. Tale distinzione non ci obbliga a modificare la nostra teoria del sogno.

4.

In alcune analisi, 0 in certe fasi di un'analisi, avviene una separazione tra la vita onirica e la vita della veglia, simile al distacco tra l'attività fantastica, che coltiva una sua continued story (cioè un suo romanzo fantastico [a puntate]) e il normale pensiero della veglia. In tal caso i sogni si riallacciano l'uno all'altro, un elemento che in un sogno era stato appena sfiorato diventa il tratto principale del sogno successivo, e cosi via. Il caso più frequente è comunque l'altro, quello dei sogni che non si riallacciano l'uno all'altro, ma che si inseriscono fra gli elementi del pensiero vigile che via via si susseguono.

5.

L'interpretazione di un sogno si divide in due fasi: la fase in cui viene tradotto e quella in cui viene giudicato e valutato. Nella prima fase non ci si deve lasciare influenzare da alcuna considerazione concernente la seconda. È come se ci si trovasse di fronte a un capitolo di un autore di lingua straniera, per esempio Livio: prima si cercherà di capire che cosa dice Livio in quel capitolo, e solo in un secondo tempo ci si metterà a discutere se il passo letto sia il resoconto di un episodio storico, o di una leggenda, o se rappresenti soltanto una digressione dell'autore.

Quali conclusioni si possono trarre da un sogno correttamente tradotto? Io ho l'impressione che qui la pratica analitica non sempre sia riuscita a evitare certi errori e sopravvalutazioni, dovuti in parte a un eccessivo rispetto verso "il misterioso inconscio". Si dimentica troppo spesso che un sogno è perlopiù un pensiero come tutti gli altri, reso possibile dall'allentarsi della censura e da un rafforzamento inconscio, e deformato sia dall'intervento della censura che dall'elaborazione inconscia.

Prendiamo l'esempio dei cosiddetti sogni di guarigione. Quando un paziente ha prodotto un sogno del genere, in cui sembra essersi sottratto alle limitazioni della sua nevrosi, per esempio perché in sogno ha superato una fobia o si è liberato di un legame affettivo, noi tendiamo a credere che egli abbia fatto un grande passo avanti, che sia pronto a inserirsi in una nuova condizione di vita, che abbia cominciato a prendere in considerazione la guarigione eccetera; questo, spesso, può essere giusto, ma altrettanto spesso questi sogni di guarigione hanno solo il valore di sogni di comodità, sogni che esprimono il desiderio di conseguire finalmente la guarigione per risparmiarsi quell'ulteriore porzione di lavoro analitico che i pazienti sentono incombere su di sé. Con questo significato i sogni di guarigione si verificano per esempio molto spesso quando il paziente deve entrare in una nuova fase della traslazione, per lui penosa. Egli si comporta allora proprio come molti nevrotici, i quali dopo poche ore di analisi si dichiarano guariti perché vogliono evitare tutte le cose spiacevoli che nell'analisi devono ancora essere discusse. Anche i nevrotici di guerra, che rinunciano ai loro sintomi perché la terapia adottata dai medici militari è riuscita a render loro la malattia ancor più dolorosa di quanto non sia stato per essi il servizio militare al fronte, sono soggetti ai medesimi condizionamenti di natura economica, e in entrambi i casi la guarigione non si dimostra durevole.

6.

Non è per niente facile giungere a conclusioni generali sul valore dei sogni correttamente tradotti. Se in un paziente c'è un conflitto dovuto all'ambivalenza, l'emergere in lui di un pensiero ostile non significa certo un durevole superamento dell'impulso affettuoso, ovverosia una soluzione del conflitto stesso, e parimenti un sogno in cui si manifesti un simile contenuto ostile non ha affatto un significato corrispondente. Durante un simile conflitto da ambivalenza avviene spesso che ogni notte produca due sogni, ognuno dei quali assume una posizione diversa. Il progresso consiste allora nel fatto che si è riusciti a isolare completamente i due impulsi contrastanti e che, con l'aiuto dei rafforzamenti inconsci, ciascuno di questi impulsi può essere seguito e indagato fino alle sue estreme conseguenze. A volte accade che uno dei due sogni ambivalenti venga dimenticato, ma in tal caso non bisogna lasciarsi ingannare, né credere che il soggetto si sia finalmente deciso per una delle due posizioni. L'oblio di uno dei sogni certo dimostra che uno dei due orientamenti ha preso momentaneamente il sopravvento, ma ciò vale solo per quel giorno, in seguito le cose possono cambiare: la notte successiva può portare in primo piano la tendenza opposta. La vera situazione del conflitto si può determinare solo tenendo presenti tutti gli altri dati, compresa la vita della veglia.

7.

Al problema di come valutare il sogno si collega strettamente la questione se esso possa essere influenzato da eventuali "suggestioni" del medico. L'analista forse si spaventerà all'inizio sentendo parlare di tale eventualità, ma, riflettendoci un poco, all'allarme si sostituirà la consapevolezza che influenzando i sogni del paziente l'analista non si macchia di un errore o di un'infamia peggiore di quella di cui si macchia quando ne orienta i pensieri coscienti.

Non occorre certo dimostrare che il contenuto manifesto del sogno è influenzato dal trattamento analitico. Ciò è invero una conseguenza del fatto, di cui siamo ben consapevoli, che il sogno si riallaccia alla vita della veglia e ne elabora le sollecitazioni. Ciò che avviene durante il trattamento analitico si ripercuote, com'è ovvio, anche sulle impressioni della vita della veglia e presto acquista in esse una parte preponderante. Non c'è quindi da meravigliarsi che i sogni dei pazienti vertano su argomenti di cui costoro hanno parlato con l'analista o si conformino a certe aspettative che l'analista ha destato in loro: non c'è da meravigliarsene, in ogni caso, più che per la nota situazione dei sogni "sperimentali".

Ma qui passiamo a domandarci se anche i pensieri onirici latenti cui bisogna risalire mediante l'interpretazione possano essere influenzati o suggeriti dall'analista. Anche a questa domanda si deve rispondere: naturalmente si, perché una parte di questi pensieri onirici latenti corrisponde a formazioni ideative preconsce, perfettamente in grado di diventare coscienti, con le quali il sognatore potrebbe eventualmente aver reagito anche durante la veglia alle osservazioni del medico, sia che le reazioni dell'analizzato concordino, sia che discordino con tali osservazioni. E invero, se sostituiamo al sogno i pensieri onirici in esso contenuti, il domandarsi in che misura si possano suggerire i sogni significa porsi la seguente domanda più vasta: in che misura il paziente durante l'analisi è accessibile alla suggestione?

Sul meccanismo della formazione onirica in quanto tale, sul lavoro onirico vero e proprio, non si può mai esercitare alcuna influenza: di questo possiamo esser certi.

Oltre alla parte del sogno di cui abbiamo ora parlato, costituita dai pensieri onirici preconsci, ogni sogno propriamente detto contiene accenni ai moti di desiderio rimossi che del sogno permettono la formazione. Lo scettico obietterà che essi si manifestano nel sogno perché il sognatore sa di doverli produrre, sa che l'analista se li aspetta. L'analista per parte sua la penserà a buon diritto in maniera diversa.

Se il sogno rappresenta situazioni interpretabili come riferimenti a scene del passato del sognatore, sembra particolarmente importante domandarsi se l'influenza del medico possa concorrere a determinare anche contenuti onirici di tal fatta. E la questione diventa particolarmente importante nei cosiddetti sogni "convalidanti", i sogni che, per cosi dire, ricalcano l'analisi. In alcuni pazienti non si ottengono altro che sogni di questo genere: essi riproducono le esperienze dimenticate dell'infanzia solo dopo che queste esperienze, costruite in base ai sintomi, alle libere associazioni e ad altri indizi, sono state loro comunicate. Ciò dà luogo ai sogni convalidanti, ma sorge subito il dubbio che questi sogni siano completamente privi di valore dimostrativo dal momento che possono essere stati fantasticati per suggerimento del medico anziché esser tratti alla luce dall'inconscio del sognatore. Nell'analisi non si può evitare questa posizione polivalente, perché se a questi pazienti non si propongono interpretazioni, costruzioni e ipotesi, non si avrà mai accesso a ciò che in essi è rimosso.

La situazione prende una piega favorevole se all'analisi di un simile sogno convalidante, che arranca dietro al lavoro analitico, si riallaccia immediatamente la sensazione di ricordare cose fino a quel momento coperte dall'oblio. Lo scettico ha sempre modo di dire che si tratta di paramnesie. Perlopiù mancano anche queste impressioni di ricordare. Il materiale rimosso viene lasciato passare solo a frammenti, e ogni lacuna ostacola 0 ritarda il formarsi di un convincimento. E inoltre può anche trattarsi non della riproduzione di un evento reale e dimenticato, bensì della presentazione di una fantasia inconscia, per la quale non ci si potrà mai attendere una sensazione di ricordo, ma casomai prima 0 poi il senso di una persuasione soggettiva.

È dunque possibile che i sogni convalidanti siano davvero il risultato della suggestione, e che siano quindi sogni "compiacenti"? I pazienti che producono esclusivamente sogni convalidanti sono gli stessi nei quali la parte principale della resistenza è rappresentata dal dubbio. Non si cerchi di eliminare questo dubbio avvalendosi della   propria   autorità,   né   di   smantellarlo  mediante   argomentazioni: si deve lasciarlo stare fino a quando non verrà liquidato nell'ulteriore corso dell'analisi. Perfino all'analista è lecito in certi casi coltivare un dubbio del genere. Ciò che alla fine gli darà sicurezza sarà proprio la complicazione del problema che ha dinanzi a sé, paragonabile a certi giuochi per bambini chiamati puzzles: un disegno colorato, incollato su di una sottile tavoletta di legno che si inserisce perfettamente in una cornice, è scomposto in molti pezzetti dal contorno tortuoso e irregolare; se si riesce a ordinare quella massa disordinata di pezzetti di legno, ciascuno dei quali reca un frammento di disegno incomprensibile, in modo tale da produrre un disegno che abbia senso, senza lasciare alcuno spazio vuoto e riempiendo tutta la cornice, ebbene, allora si può essere certi che il puzzle è stato risolto e che non si poteva risolverlo altrimenti. Naturalmente un'analogia del genere non può avere alcun significato per l'analizzato fintantoché il lavoro dell'analisi non è finito. Ricordo a questo proposito una discussione che dovetti sostenere con un paziente il cui atteggiamento eccezionalmente ambivalente si manifestava in dubbi ossessivi più che mai intensi. Egli non contestava le mie interpretazioni dei suoi sogni, ed era anzi assai colpito dal fatto che essi concordavano con le mie ipotesi. Chiedeva però se questi sogni convalidanti non potessero essere l'espressione della sua arrendevolezza nei miei confronti. Io gli feci notare che quei sogni avevano anche fatto affiorare una quantità di particolari che io non avrei potuto neppure sospettare e che del resto il suo comportamento durante l'analisi non era precisamente caratterizzato da arrendevolezza. Al che egli ricorse a un'altra teoria, e mi domandò se non potesse essere stato il suo desiderio narcisistico di guarire a produrre quei sogni, dato che in effetti io gli avevo fatto balenare la prospettiva della guarigione a patto che egli riuscisse ad accettare le mie costruzioni. Potei rispondergli soltanto che non avevo ancora mai riscontrato un simile meccanismo nella formazione onirica. Poi però egli giunse a convincersi per altra via: gli vennero in mente dei sogni fatti prima di entrare in analisi, anzi prima ancora di averne sentito parlare, e l'analisi di questi sogni immuni dal sospetto di suggestione portò alle stesse interpretazioni dell'analisi dei sogni successivi. Vero è che la sua ossessiva tendenza alla contraddizione trovò ancora sbocco nell'idea che i sogni precedenti erano stati meno vividi di quelli verificatisi durante il trattamento, ma a me bastava la predetta concordanza. Mi sembra comunque un bene che di tanto in tanto ci si rammenti che gli uomini sognavano anche prima che esistesse la psicoanalisi!

8.

Può certo darsi che i sogni che si verificano durante una psicoanalisi riescano a portare alla luce molto più materiale rimosso che non i sogni che avvengono al di fuori della situazione analitica. Ma una cosa del genere non è dimostrabile, perché le due situazioni non sono confrontabili. L'impiego dei sogni nell'analisi è qualcosa di assai lontano dall'intenzione originaria dei sogni stessi. Non si può dubitare, invece, che nel corso di un'analisi il materiale rimosso che viene messo in luce ricorrendo ai sogni è di gran lunga più cospicuo di quello che si ottiene avvalendosi di altri procedimenti; perché possa prodursi questa prestazione maggiore dev'esserci una qualche forza motrice, un'energia inconscia che nello stato di sonno, più che in altre situazioni, è in grado di favorire gli scopi dell'analisi. A questo proposito l'unico fattore che in definitiva può essere preso in considerazione è l'arrendevolezza dell'analizzato nei confronti dell'analista derivante dal complesso parentale: la parte positiva, dunque, di ciò che noi chiamiamo traslazione; e in effetti, in molti sogni che portano alla luce materiale dimenticato e rimosso non è possibile scoprire alcun altro desiderio inconscio cui attribuire la forza motrice per la formazione onirica. Se dunque qualcuno volesse affermare che la maggior parte dei sogni utilizzabili dall'analisi sono sogni compiacenti e derivanti dalla suggestione, nulla ci sarebbe da obiettare dal punto di vista della teoria analitica. Dovrei solo fare un riferimento alle considerazioni contenute nella mia Introduzione alla psicoanalisi (1916-17), laddove si trattano i rapporti fra traslazione e suggestione e si mostra quanto poco sia inficiata l'attendibilità dei nostri risultati dal riconoscimento dell'azione suggestiva, cosi come noi la intendiamo.

In AI di là del principio di piacere (1920) mi sono occupato del problema economico di come le esperienze, sotto ogni aspetto penose, del periodo sessuale infantile, riescano a farsi strada e a trovare il modo di riprodursi. Sono stato costretto ad attribuire a tali esperienze una spinta ascensionale straordinariamente forte nella forma della "coazione a ripetere"; quest'ultima riesce a superare la rimozione che grava su di esse in virtù del principio di piacere, non prima però "di essere facilitata dal lavoro terapeutico che ha allentato la rimozione". Ci sarebbe da aggiungere a questo punto che il sostegno alla coazione a ripetere è offerto dalla traslazione positiva. Si è creata cosi un'alleanza tra la terapia e la coazione a ripetere, alleanza che in un primo momento si volge contro il principio di piacere, ma che in ultima istanza mira a stabilire l'egemonia del principio di realtà. Come ho mostrato nel passo in questione, accade anche troppo spesso che la coazione a ripetere si liberi dai vincoli di questa alleanza, non accontentandosi più che il materiale rimosso si ripresenti sotto forma di immagini oniriche.

9.

Per quel che ne so a tutt'oggi, i sogni che si presentano nelle nevrosi traumatiche costituiscono la sola eccezione vera e i sogni di punizione la sola eccezione apparente1 alla regola che il sogno mira all'appagamento di un desiderio. In quest'ultima categoria di sogni riscontriamo il fatto singolare che proprio nulla di ciò che fa parte dei pensieri onirici latenti viene assunto nel contenuto onirico manifesto, e che anzi al loro posto compare qualche cosa di completamente diverso, che si deve descrivere come una formazione reattiva contro i pensieri onirici stessi, come qualcosa che li rigetta e li contraddice in modo assoluto. Una simile azione aggressiva contro il sogno si può ascrivere soltanto all'istanza critica dell'Io, e si deve quindi supporre che tale istanza, messa all'erta dall'appagamento inconscio del desiderio, abbia ristabilito temporaneamente il suo dominio anche durante lo stato di sonno. Avrebbe potuto reagire al contenuto onirico indesiderato anche con il risveglio, ma ha trovato nella formazione del sogno punitivo un modo per evitare l'interruzione del sonno.

Questo è per esempio il caso dei celebri sogni del poeta Rosegger da me menzionati nell'Interpretazione dei sogni (1890); qui dobbiamo supporre l'esistenza di una versione repressa, dal contenuto arrogante e vanaglorioso, mentre il sogno effettivo diceva: "Tu sei un apprendista sarto buono a nulla!" Sarebbe ovviamente insensato mettersi a cercare un moto di desiderio rimosso che possa fungere da forza motrice per questo sogno manifesto: ci si deve accontentare dell'appagamento del desiderio di autocriticarsi.

Lo stupore di fronte a una struttura onirica come questa si ridimensiona se teniamo presente quanto spesso la deformazione onirica, che è al servizio della censura, sostituisce a un singolo elemento qualcosa che in un certo senso rappresenta il suo opposto o il suo contrario. Di qui la strada per giungere alla sostituzione di una parte caratteristica del contenuto onirico con un elemento difensivo che la contraddice è breve, e basta fare un altro passo per giungere alla sostituzione dell'intero contenuto onirico ritenuto sconveniente con il sogno di punizione. Vorrei dare un paio di esempi caratteristici di questa fase intermedia in cui viene falsificato il contenuto manifesto.

Ecco una parte di sogno di una ragazza che ha un'intensa fissazione paterna e che parla con difficoltà durante l'analisi. Siede in camera con un'amica, e indossa soltanto un kimono. Entra un signore, davanti al quale lei si sente imbarazzata. Il signore, però, dice: "Ma questa è la ragazza che abbiamo già visto una volta cosi ben vestita! " Il signore sono io, e, risalendo più addietro, il padre. Non sappiamo che cosa fare di questo sogno fino a che non ci decidiamo a sostituire con il suo contrario l'elemento pili importante della frase del signore, per modo che essa suoni: "Ma questa è la ragazza che una volta io ho già visto svestita e che in quel modo mi sembrò tanto bella!" Fra i tre e i quattro anni quella ragazza aveva dormito per un certo periodo nella stessa stanza del padre, e tutto lascia pensare che ella usasse allora scoprirsi nel sonno per piacere al padre. La successiva rimozione del suo piacere esibizionistico spiega la sua attuale reticenza nella cura e la sua riluttanza a mostrarsi scoperta.

Ed ecco un'altra scena tratta dal medesimo sogno. Ella legge la propria storia clinica, che le sta dinanzi stampata. C'è scritto: "Un giovane uccide la sua fidanzata... cacao... ciò rientra nell'ambito dell'erotismo anale." Quest'ultimo pensiero le era venuto in sogno quand'era stata nominata la parola cacao. ["Kakao" anche in tedesco si associa foneticamente con "Kalca", parola che i bambini usano per indicare le feci.] È un frammento onirico, questo, ancor più diffìcile da interpretare di quello precedente. Alla fine si scopre che la ragazza, prima di addormentarsi, aveva letto il mio scritto Dalla storia di una nevrosi infantile. (Caso clinico dell'uomo dei lupi.) (1914): in esso l'elemento centrale è costituito dal fatto che il paziente ha osservato, realmente o con la fantasia, un coito tra i genitori. Già una volta, in precedenza, la ragazza aveva riferito a sé stessa quella storia clinica, né questo è l'unico indizio che anche nella sua storia c'era stata un'esperienza del genere. Il giovane che uccide la fidanzata è un chiaro riferimento a un'interpretazione sadica della scena del coito, ma l'elemento successivo, il cacao, non ha nulla a che fare con ciò. L'unica associazione che viene in mente alla ragazza a proposito del cacao è che sua madre soleva dire che il cacao fa venire mal di testa; sostiene di aver sentito dire la stessa cosa anche da altre donne. Del resto per un certo periodo la ragazza si è identificata con sua madre appunto attraverso cefalee simili. Non mi riesce di trovare alcun altro legame tra i due elementi del sogno se non quello derivante dall'ipotesi che la paziente voglia evitare le conseguenze dell'aver assistito alla scena del coito. No, ciò non ha nulla a che fare con la procreazione dei bambini. I bambini provengono da qualcosa che si mangia (come nelle fiabe); e la menzione dell'erotismo anale, che assomiglia a un tentativo d'interpretazione nel sogno stesso, rende pili completa la teoria infantile cui la ragazza è ricorsa, in quanto aggiunge l'elemento della nascita anale.

10.

Capita talvolta che qualcuno si meravigli per il fatto che l'Io del sognatore può comparire due o più volte nel sogno manifesto, una volta in proprio, e le altre volte celato dietro altre persone. Nel corso della formazione onirica l'elaborazione secondaria si è evidentemente sforzata di cancellare questa molteplicità degli Io, la quale non si adatta a nessun tipo di situazione scenica; essa, però, viene ristabilita attraverso il lavoro interpretativo. In sé e per sé tale molteplicità non è più rimarchevole di quanto lo sia il fatto che anche nel pensiero della vita vigile l'Io può presentarsi sotto molteplici aspetti, in specie quando si scompone in un soggetto e in un oggetto, in un'istanza che critica e osserva contrapponendosi all'altra parte dell'Io, o quando l'Io confronta la propria natura attuale con un passato che rivive nel ricordo, e che quindi pure, una volta, era l'Io. Cosi per esempio nelle espressioni: "Quando io penso a quello che io ho fatto a quell'uomo", o "Quando io penso che una volta anch'io sono stato bambino." Sono invece propenso a rifiutare come insensata e illegittima la tesi secondo la quale tutte le persone che compaiono nel sogno dovrebbero esser considerate come frammenti dell'Io del sognatore. Ci basti ribadire che anche nell'interpretazione dei sogni possiamo avere a che fare con la separazione dell'Io da un'istanza che osserva, critica e punisce (l'ideale dell'Io).