Lettera al dottor Friedrich S. Krauss su «Anthropophyteia1910 |
» Caro dottor Krauss, Ella mi ha chiesto quale importanza scientifica possa a mio avviso essere attribuita alle raccolte di battute di spirito, arguzie, storielle allegre ecc. a sfondo erotico. So che Ella non nutre alcun dubbio sulla possibilità di giustificare la compilazione di simili raccolte. Il suo desiderio era semplicemente quello di mettere in evidenza, attraverso le opinioni di uno psicologo, il fatto che un materiale del genere non è soltanto utile, ma indispensabile. Vi sono due punti sui quali vorrei soffermarmi in modo particolare. A conti fatti, i frizzi erotici e gli aneddoti comici, da Lei raccolti e pubblicati su «Anthropophyteia» [Periodico annuale pubblicato a cura di Krauss dal 1904 al 1914, in cui si trattavano principalmente argomenti di antropologia e di sessuologia], sono stati ideati e diffusi solo perché procuravano piacere sia a chi li raccontava, sia a chi li ascoltava. Non è difficile intuire quali componenti dell'istinto sessuale (che, infatti, è costituito da tanti elementi) trovino soddisfazione in questo modo. Questi racconti ci forniscono informazioni dirette su quali, tra gli istinti che compongono la sessualità, vengono coltivati in un determinato gruppo di persone come particolarmente atti a produrre piacere. In tal modo confermano chiaramente i risultati ottenuti dalla psicoanalisi nell'esame dei nevrotici. Mi sia concesso di accennare al più tipico esempio di ciò. La psicoanalisi ci ha indotto ad affermare che la regione anale - normalmente e non solo nei pervertiti - è sede di una sensibilità erogena e che, sotto certi aspetti, si comporta esattamente come un organo genitale. Medici e psicologi si sono fortemente indignati, quando è stato detto loro che esiste un erotismo anale e un carattere anale da questo derivato. A questo punto «Anthropophyteia» viene in aiuto della psicoanalisi, dimostrando quanto universalmente la gente si compiaccia di intrattenersi su questa parte del corpo, sulle sue prestazioni e persino sui prodotti della sua funzione. Se non fosse così, tutti questi aneddoti dovrebbero necessariamente suscitare disgusto in chi li ascolta, ovvero l'intera massa della popolazione dovrebbe essere «pervertita», nel senso in cui questa parola viene usata in lavori che trattano, in tono moralizzante, di psychopathia sexualis. Non sarebbe difficile fornire altri esempi di come il materiale raccolto dagli autori di Anthropophyteia sia stato importante per gli studi di psicologia sessuale. Il suo valore potrebbe, forse, essere accresciuto dal fatto (che in sé non era un vantaggio) che i raccoglitori non conoscevano nulla delle scoperte teoriche della psicoanalisi e hanno messo insieme il materiale senza alcun criterio informatore. Un altro vantaggio, di natura più vasta, è dato in particolare dai motti di spirito erotici, in senso stretto, come è dato dai motti di spirito in generale. Nel mio studio sui motti di spirito 2 io ho dimostrato che la rivelazione di quello che, normalmente, è l'elemento inconscio, rimosso nell'attività mentale, può, in determinate circostanze, diventare una fonte di piacere e quindi una tecnica per la costruzione dei motti di spirito. Oggigiorno, in psicoanalisi, noi designiamo col nome di «complesso» un insieme di idee e le emozioni che ad esse si accompagnano, e siamo pronti ad affermare che molti dei motti di spirito più ammirati sono «motti di spirito legati a un complesso», che devono il loro effetto arguto ed esilarante al modo ingegnoso con cui rivelano quelli che, di solito, sono complessi rimossi. Se dovessi portare qui degli esempi a conforto di questa tesi, finirei col dilungarmi troppo, ma posso affermare che il risultato di una disamina di queste prove è che i motti di spirito, tanto erotici quanto di genere diverso, che circolano popolarmente, rappresentano un eccellente strumento ausiliario per l'esplorazione della mente umana inconscia, al pari dei sogni, dei miti e delle leggende, nello studio dei quali la psicoanalisi è già attivamente impegnata. Ci è quindi lecito sperare che l'importanza psicologica del folklore venga riconosciuta con sempre maggiore chiarezza e che i rapporti tra questa branca della scienza e la psicoanalisi diventino presto più stretti. Gradisca, caro dottor Krauss, i miei più sinceri saluti. Sigmund Freud 26 giugno 1910 |