LE MIE OPINIONI SULLA PARTE SVOLTA DALLA SESSUALITÀ NELL'ETIOLOGIA DELLE NEVROSI1905 |
La mia teoria della importanza etiologica del fattore sessuale nelle nevrosi può essere meglio apprezzata, secondo me, seguendo la storia del suo sviluppo, poiché io non intendo affatto negare che essa sia passata attraverso un processo di evoluzione e sia stata modificata lungo il suo corso. I miei colleghi possono trovare una garanzia nell'ammissione che la teoria non è altro che il prodotto di una esperienza continua e sempre più approfondita. Ciò che è frutto di speculazione, al contrario, può facilmente nascere del tutto completo e quindi restare immutabile. Originariamente la mia teoria riguardava soltanto i quadri clinici compresi sotto il termine di «nevrastenia», tra i quali mi colpirono particolarmente due, che talvolta appaiono come forme pure e che io ho chiamato «nevrastenia propriamente detta» e «nevrosi d'angoscia». Certo, è stato sempre noto il fatto che i fattori sessuali possono giocare una parte nel causare queste forme di malattia; ma quei fattori non venivano considerati invariabilmente operativi, né si pensava affatto di dar loro la precedenza sulle altre influenze etiologiche. Dapprima fui sorpreso dalla frequenza di gravi disturbi della vita sexualis nei pazienti sofferenti di malattie nervose. Più estendevo le mie indagini, alla ricerca di tali disturbi — tenendo in mente il fatto che ognuno per quel che riguarda il sesso nasconde la verità — e più riuscivo a evidenziarli nonostante il diniego iniziale del paziente, più regolarmente mi era possibile scoprire fattori patogenici della vita sessuale, finché sembrò che mancasse poco a poterne sostenere la generalità. Era necessario, però, presupporre sin dall'inizio che le anomalie sessuali si verificassero con una frequenza simile nella nostra società sotto la pressione delle condizioni sociali; e poteva restare incerto il grado di deviazione del funzionamento sessuale normale che dovrebbe considerarsi come patogenico. Dovevo perciò attribuire meno importanza alla costante presenza delle noxae sessuali di quanta ne avrei dovuta attribuire a una seconda scoperta che mi sembrò meno ambigua. Risultò infatti che la forma assunta dalla malattia — nevrastenia o nevrosi d'angoscia — stava in costante rapporto con la forma della noxa sessuale in questione. Nei casi tipici di nevrastenia si trovava una storia di regolare masturbazione o di persistenti polluzioni: nella nevrosi d'angoscia apparivano fattori come il coitus interruptus, «eccitazione non consumata» e simili, in tutti i quali sembrava apparire l'elemento comune di un insufficiente scaricarsi della libido che era stata prodotta. Fu solo dopo questa scoperta, che fu facile fare e che poteva essere confermata tutte le volte che si voleva, che ebbi il coraggio di rivendicare una posizione preferenziale alle influenze sessuali nell'etiologia delle nevrosi. Inoltre, nelle forme miste di nevrastenia e nevrosi d'angoscia che sono tanto comuni, fu possibile riscontrare una combinazione delle ecologie supposte per le due forme pure. Per di più, questa duplice forma assunta dalla nevrosi sembrava corrispondere al carattere antitetico (per esempio, maschile e femminile) della sessualità. Nel periodo in cui attribuivo alla sessualità questa importante parte nella produzione della nevrosi semplice, mi attenevo ancora fedelmente a una teoria puramente psicologica riguardo alle psiconevrosi — una teoria in cui il fattore sessuale era considerato non più importante di ogni altro apporto emotivo. Partendo da alcune osservazioni fatte da Josef Breuer su un paziente isterico più di dieci anni prima, collaborai con lo stesso a uno studio del meccanismo della formazione dei sintomi isterici, usando il metodo di risvegliare i ricordi del paziente in stato d'ipnosi. Giungemmo a conclusioni che ci consentirono di colmare la lacuna esistente tra l'isterismo traumatico di Charcot e il comune isterismo non traumatico (Breuer e Freud, 1895). Fummo così portati ad assumere che i sintomi isterici sono i risultati permanenti di traumi psichici al cui carico affettivo, a causa di particolari condizioni, è stato impedito di spiegarsi coscientemente. Esso ha perciò trovato una strada anormale di deflusso nell'innervazione somatica. I termini «affetto strangolato», «conversione» e «abreazione» indicano le caratteristiche distintive di questa ipotesi. Ma in considerazione delle strette connessioni tra le psiconevrosi e le nevrosi semplici, le quali, in verità, sono così profonde che agli osservatori privi d'esperienza non sempre riesce facile una diagnosi differenziale, non poteva passare molto tempo prima che la conoscenza acquisita in un campo fosse estesa all'altro. Per di più, a parte questa considerazione, una indagine più approfondita del meccanismo psichico dei sintomi isterici ci dà lo stesso risultato. Poiché se i traumi psichici da cui derivavano i sintomi isterici erano cercati sempre più indietro per mezzo del processo «catartico» iniziato da Breuer e da me, si raggiungevano le esperienze appartenenti all'infanzia del paziente e relative alla sua vita sessuale. E questo si verificava anche nei casi in cui l'inizio della malattia era stato causato da qualche comune emozione di natura non sessuale. A meno che questi traumi sessuali dell'infanzia non fossero presi in considerazione, era impossibile tanto spiegare i sintomi (per capire in che modo si erano determinati) quanto impedire la loro ricorrenza. In questo modo l'importanza unica delle esperienze sessuali nell'etiologia delle psiconevrosi sembrava accertata al di là di ogni dubbio; e questo fatto resta a tutt'oggi una delle pietre angolari della mia teoria. Questa teoria potrebbe essere espressa dicendo che la causa delle nevrosi isteriche che si trascinano per tutta una vita si trova in quelle che sono in se stesse per la maggior parte banali esperienze sessuali della prima infanzia; e esposta così potrebbe certamente suonare strana. Ma se prendiamo in considerazione lo sviluppo storico della teoria e vediamo come sua essenza la proposizione per cui l'isterismo è l'espressione di un particolare comportamento della funzione sessuale dell'individuo, e che questo comportamento è determinato in modo decisivo dalle prime influenze ed esperienze vissute nell'infanzia, avremo rinunciato ad un paradosso ed acquistato un motivo in più per rivolgere la nostra attenzione a qualcosa della massima importanza (benché finora sia stata gravemente trascurata): gli effetti postumi delle impressioni dell'infanzia. Rimanderò alla fine di questo scritto un più completo esame della questione se l'esperienza sessuale dell'infanzia debba essere considerata come la causa dell'isterismo (e della nevrosi ossessiva); intanto ritornerò alla forma assunta dalla mia teoria in qualche più breve pubblicazione introduttiva durante gli anni 1895 e 1896. Ponendo l'accento sui presunti fattori etiolo-gici fu possibile allora ottenere un contrasto tra le nevrosi comuni, come disturbi con un'etiologia contemporanea, e le psiconevrosi, la cui etiologia doveva principalmente cercarsi nelle esperienze sessuali del passato remoto. La teoria culminò in questa tesi: se la vita sexualis è normale non ci può essere alcuna nevrosi. Anche se oggi non considero scorrette queste asserzioni, non ci si può sorprendere del fatto che, lungo dieci anni di studio continuo volto a giungere a una comprensione di questi fenomeni, io abbia compiuto un considerevole passo avanti partendo dalle mie opinioni d'allora. Ed ora credo di essere in grado di poter, sulla base di una esperienza più approfondita, correggere le insufficienze, le deviazioni, gli equivoci della mia teoria di allora. A quel tempo il mio materiale era ancora scarso, e per avventura comprendeva un numero sproporzionatamente alto di casi in cui la seduzione sessuale da parte di un adulto o di un bambino più grande aveva la parte principale nella storia dell'infanzia del paziente. Mi trovai così a sopravvalutare la frequenza di tali avvenimenti (benché per altri rispetti non lasciassero adito al dubbio). Inoltre, in quel periodo mi fu possibile distinguere con certezza tra le falsificazioni fatte dagli isterici nei loro ricordi d'infanzia e le tracce di avvenimenti reali. In seguito ho imparato a spiegare un certo numero di fantasie come tentativi per respingere i ricordi del soggetto circa la propria attività sessuale (masturbazione infantile). Quando questo punto fu infine chiarito, l'elemento «traumatico» nelle esperienze sessuali dell'infanzia perse la sua importanza e rimase il convincimento che l'attività sessuale infantile (spontanea o provocata) indica la direzione che la vita sessuale prenderà dopo la maturità. Lo stesso chiarimento (che ha corretto i miei primi errori più gravi) ha reso anche necessario ch'io modificassi la mia opinione sul meccanismo dei sintomi isterici. Questi ora non venivano più considerati direttamente derivanti dai ricordi rimossi delle esperienze infantili; ma tra i sintomi e le impressioni infantili erano inserite le fantasie del paziente (o ricordi immaginari) prodotti in massima parte negli anni della pubertà, le quali da un lato erano costruite da e sui ricordi dell'infanzia e dall'altro lato erano trasformate direttamente nei sintomi. Fu solo dopo l'introduzione di questo elemento delle fantasie isteriche che la struttura della nevrosi e il suo rapporto con la vita del paziente divenne intelligibile; venne alla luce anche un'analogia sorprendente tra queste fantasie inconsce degli isterici e le creazioni immaginarie dei paranoici che diventano consce come manie. Dopo aver apportato questa correzione, «i traumi sessuali infantili» sono stati in un certo senso sostituiti dal '«infantilismo della sessualità». A questo punto non era molto lontana una seconda modificazione della teoria originaria. Insieme con la presunta frequenza della seduzione durante l'infanzia, venne anche a cadere l'esagerata importanza data all'influenza accidentale sulla sessualità, su cui avevo cercato di far cadere il peso della responsabilità principale quale causa della malattia, sebbene non avessi per questo negato i fattori costituzionali ed ereditari. Io avevo anche sperato di risolvere il problema della scelta della nevrosi (cioè la determinazione della forma specifica che la psiconevrosi avrebbe assunto nel paziente) facendo riferimento ai particolari delle esperienze sessuali dell'infanzia. In quel tempo credevo — pur con delle riserve — che un atteggiamento passivo in quegli episodi producesse una predisposizione all'isterismo, e, dall'altro canto, che un atteggiamento attivo producesse una predisposizione alla nevrosi ossessiva. In seguito dovetti abbandonare del tutto questa opinione, anche se alcuni fatti esigono che in un modo o nell'altro la detta correlazione tra passività e isterismo e tra attività e nevrosi ossessiva sia mantenuta. Essendo state così respinte sullo sfondo le influenze accidentali derivate dall'esperienza, i fattori della costituzione e dell'ereditarietà sono venuti nuovamente alla ribalta; ma c'era questa differenza tra le mie opinioni e quelle prevalenti presso altri settori, e cioè che secondo la mia teoria la «costituzione sessuale» prendeva il posto di una «disposizione nevropatica generica». Nel mio Tre Saggi sulla Sessualità, pubblicato di recente (1905), ho cercato di dare un quadro della mutevole natura di questa costituzione sessuale come pure del carattere composito della pulsione sessuale in generale e della sua derivazione da varie fonti organiche. Sempre in relazione con la mia mutata opinione sui «traumi sessuali dell'infanzia», la mia teoria si è ora sviluppata ulteriormente in una direzione che è già stata indicata nelle mie pubblicazioni apparse tra il 1894 e il 1896. In quel tempo, ed anche prima che alla sessualità fosse dato il giusto posto come fattore etiologico, avevo sostenuto che nessuna esperienza poteva avere un effetto patogenico a meno che non apparisse intollerabile all'Io del soggetto e facesse sorgere dei meccanismi di difesa. Era a questa difesa che io facevo risalire la scissione della psiche (o come allora si diceva, della coscienza) che si verifica nell'isterismo. Se la difesa si attuava, I?intollerabile esperienza con le sue conseguenze emotive veniva allontanata dalla coscienza e dalla memoria dell'Io. In certi casi, comunque, ciò che era stato espulso conservava la sua attività come elemento inconscio, e trovava la strada del ritorno alla coscienza per mezzo dei sintomi e degli affetti che vi aderivano, sicché praticamente la malattia corrispondeva al fallimento della difesa. Questa concezione aveva il merito di penetrare nell'influsso reciproco delle forze psichiche e di portare così i processi mentali dell'isterismo più vicini a quelli normali, invece di caratterizzare la nevrosi come nient'altro che un misterioso disturbo non suscettibile di ulteriori analisi. Altre informazioni erano ora disponibili per quel che riguardava le persone rimaste normali; e questo portò all'inattesa scoperta che la storia sessuale della loro infanzia non differiva necessariamente nei caratteri essenziali da quella dei nevrotici, e in particolare che la parte avuta dalla seduzione era la stessa in entrambi i casi. Di conseguenza le influenze accidentali venivano ancor più respinte sullo sfondo rispetto alla «rimozione» (come ora cominciavo a chiamarla invece di «difesa»). Non era più pertanto questione di quali esperienze sessuali avesse avuto nell'infanzia un dato individuo, ma piuttosto della sua reazione a quelle esperienze — se cioè egli aveva reagito o no ad esse con la «rimozione». Si potè stabilire che, nel corso dello sviluppo, una spontanea attività sessuale infantile fosse spesso interrotta da un atto di rimozione. Così un individuo nevrotico maturo era perseguitato da un certo grado di «rimozione sessuale» sin dall'infanzia; questa trovava espressione di fronte alle esigenze della vita reale, e le psicoanalisi degli isterici mostravano che la loro malattia era il risultato del conflitto tra la libido e la rimozione sessuale e che i loro sintomi erano una specie di compromesso tra le due correnti mentali. Non potrei chiarire oltre questa parte della mia teoria senza un'esposizione dettagliata delle mie opinioni sulla rimozione. Basti qui ricordare il mio Tre Saggi, dove ho tentato di gettar luce — anche se fievole — sui processi somatici in cui va ricercata la natura essenziale della sessualità. Lì ho dimostrato che la disposizione sessuale costituzionale dei bambini è incomparabilmente più multiforme di quanto ci si sarebbe potuto attendere. Essa merita di essere descritta come «polimorfamente perversa»; e ciò che viene chiamato comportamento normale della funzione sessuale emerge da questa disposizione in seguito alla rimozione di certi suoi componenti. Riferendomi ai caratteri infantili della sessualità ho potuto stabilire una semplice correlazione tra la salute, la perversione e la nevrosi. Ho dimostrato che la normalità è il risultato della rimozione di certe pulsioni componenti e di certi costituenti della disposizione infantile, e della subordinazione dei restanti al predominio delle zone genitali al servizio della funzione riproduttiva. Ho dimostrato che le perversioni corrispondono a disturbi di questa fusione dovuti al prepotente e coercitivo sviluppo di certe pulsioni componenti, mentre le nevrosi si possono far risalire a una eccessiva rimozione delle tendenze libidiche. Poiché quasi tutte le pulsioni perverse della disposizione naturale infantile possono essere riconosciute come forze riguardanti la formazione dei sintomi delle nevrosi benché in stato di rimozione, ho potuto descrivere la nevrosi come «il negativo» della perversione. Penso che sia degno di essere messo in rilievo il fatto che, quali che siano le modificazioni attraverso cui sono passate le mie opinioni sull'etiologia delle psiconevrosi, ci sono due posizioni che non ho mai ripudiato o abbandonato: l'importanza della sessualità e dell'infantilismo. A parte ciò, le influenze accidentali sono state sostituite dai fattori costituzionali e la «difesa» nel senso puramente psicologico è stata sostituita da una «rimozione sessuale» organica. Si può, comunque, sollevare la questione di dove si debba trovare la prova convincente a favore della detta importanza etiologica dei fattori sessuali nelle psiconevrosi, in considerazione del fatto che si può osservare l'insorgere di queste malattie in seguito alle emozioni più comuni o anche a cause somatiche precipitanti, e del fatto che ho dovuto abbandonare una specifica etiologia dipendente dal carattere particolare delle esperienze infantili in questione. A tale domanda io risponderei che l'esame psicoanalitico dei nevrotici costituisce la fonte da cui è derivata questa mia discussa convinzione. Se facciamo uso di quell'insostituibile metodo di ricerca, scopriamo che i sintomi del paziente costituiscono la sua attività sessuale (in tutto o in parte), la quale ha origine nelle pulsioni componenti normali o perverse della sessualità. Non solo una gran parte della sintomatologia dell'isterismo deriva direttamente dalle espressioni dell'eccitamento sessuale, non solo un certo numero di zone erogene raggiunge l'importanza degli organi genitali durante la nevrosi a causa di una intensificazione delle caratteristiche infantili, ma anche i sintomi più complicati si rivelano rappresentare, per mezzo della «conversione», le fantasie che hanno come soggetto una situazione sessuale. Chi sa interpretare il linguaggio dell'isterismo riconoscerà che la nevrosi riguarda solo la sessualità rimossa del paziente. La funzione sessuale, però, deve essere capita in tutta la sua vera portata, quale è stata stabilita dalla disposizione dell'infanzia. Ovunque qualche emozione comune debba essere inclusa tra i determinanti dell'inizio di una malattia, l'analisi mostra invariabilmente che è stato il componente sessuale dell'esperienza traumatica — componente che non manca mai — a produrre il risultato patogenico. Siamo stati portati impercettibilmente dalla questione della causa delle psiconevrosi al problema della loro natura essenziale. Se siamo pronti a prendere in considerazione quanto è stato appreso dalla psicoanalisi, possiamo dire soltanto che l'essenza di queste malattie risiede nei disturbi dei processi sessuali, i processi che determinano nell'organismo la formazione e l'utilizzazione della libido sessuale. Come ultima risorsa, difficilmente si potrà evitare di dipingere questi processi come processi di natura chimica; sicché in quelle che sono chiamate nevrosi «attuali», possiamo riconoscere gli effetti somatici dei disturbi del metabolismo sessuale, e nelle psiconevrosi anche gli effetti psichici di tali disturbi. La somiglianza che le nevrosi hanno coi fenomeni d'intossicazione e di astinenza successivi all'uso di certi alcaloidi, come pure col morbo di Basedow e col morbo di Addison, si impone alla nostra attenzione sotto l'aspetto clinico. E proprio come queste ultime due malattie non dovrebbero più chiamarsi «malattie nervose» così anche le «nevrosi» propriamente dette, ad onta del loro nome, dovrebbero essere escluse da questa categoria. Conseguentemente, l'etiologia delle nevrosi comprende tutto ciò che può agire in maniera nociva sui processi che servono alla funzione sessuale. In prima linea allora devono essere disposte le noxae che intaccano la funzione sessuale stessa, in quanto queste siano considerate dannose dalla costituzione sessuale a seconda delle variazioni della costituzione stessa dovute ai diversi gradi di cultura e di educazione. Viene quindi ogni altro tipo di noxa e trauma, che causando danno generale all'organismo può secondariamente arrecar danno ai suoi processi sessuali. Non si dovrebbe, comunque, dimenticare che il problema etiologico, nel caso delle nevrosi, è complicato almeno quanto i fattori causali di qualsiasi altra malattia. Difficilmente può essere mai sufficiente una singola influenza patoge-nica; nella gran maggioranza dei casi si richiede un certo numero di fattori etiologici che si sostengano a vicenda e non debbano, perciò, essere contrapposti. Per questa ragione uno stato di malattia nevrotica non può essere nettamente differenziato da uno stato di salute. L'inizio della malattia è il prodotto di una somma e il totale necessario dei determinanti etiologici può essere completato da qualsiasi direzione. Cercare l'etiologia delle nevrosi esclusivamente nell'ereditarietà o nella costituzione sarebbe proprio tanto unilaterale quanto attribuire importanza solamente alle influenze accidentali concentratesi sulla sessualità nel corso della vita del soggetto. Una comprensione migliore, al contrario, mostra che l'essenza di queste malattie risiede solamente in un disturbo dei processi sessuali dell'organismo. Vienna, giugno 1905 |