6. Il lavoro onirico |
Tutti i tentativi fatti finora per risolvere il problema dei sogni si sono rivolti direttamente al loro contenuto manifesto, così come la memoria lo presenta, ed hanno cercato di ricavarne un'interpretazione dei sogni o (se non si mirava all'interpretazione) di formulare un giudizio sulla loro natura, sempre sulla base dello stesso contenuto manifesto. Noi siamo i soli a prendere in considerazione qualcosa di diverso. Abbiamo introdotto una nuova categoria di materiale psichico tra il contenuto manifesto dei sogni e le conclusioni della nostra indagine: cioè, il loro contenuto latente, o i «pensieri del sogno», ottenuti mediante il nostro metodo. Ed è proprio da questi pensieri del sogno, e non dal suo contenuto manifesto, che districhiamo il suo significato. Dobbiamo quindi affrontare un nuovo compito, finora inesistente: il compito di indagare sui rapporti tra il contenuto manifesto del sogno ed i pensieri latenti e di ricostruire i processi mediante i quali questi ultimi si sono trasformati nel primo. I pensieri del sogno ed il contenuto del sogno ci si presentano come due versioni dello stesso contenuto in due lingue diverse. O, più propriamente, il contenuto del sogno sembra una trascrizione dei pensieri del sogno in un altro sistema di espressione, di cui spetta a noi scoprire i caratteri e le regole sintattiche, confrontando l'originale e la traduzione. I pensieri del sogno diventano immediatamente comprensibili, appena li abbiamo scoperti. Il contenuto del sogno è invece espresso in una specie di geroglifico, i cui segni devono essere tradotti singolarmente nella lingua dei pensieri del sogno. Se cercassimo di leggere questi segni secondo il loro valore raffigurativo, e non secondo il loro rapporto simbolico, saremmo certamente indotti in errore. Supponiamo che io abbia davanti a me un rebus: si vede una casa con una barca sul tetto, una lettera dell'alfabeto isolata, la figura di un uomo che corre, la cui testa è stata fatta sparire e così via. Ora, potrei sbagliare via e sollevare obiezioni, affermando che l'immagine nell'insieme e nelle singole componenti è assurda. Non c'è ragione perché la barca stia sul tetto di una casa e un uomo senza testa non può correre; inoltre, l'uomo è più grande della casa e, se tutta l'immagine vuole rappresentare un paesaggio, le lettere dell'alfabeto sono fuori posto, perché tali cose non si verificano in natura. Ma ovviamente possiamo formarci un giudizio adeguato del rebus se mettiamo da parte questo genere di critiche su tutta la composizione e sulle sue parti e cerchiamo invece di sostituire ogni singolo elemento con una sillaba o una parola in qualche modo connessa a quell'elemento. Le parole messe insieme in questo modo non sono più assurde, ma possono formare una frase poetica di grande bellezza e valore. Il sogno è un rebus di questa specie, ed i nostri predecessori nel campo dell'interpretazione onirica hanno commesso l'errore di considerare il rebus come una composizione pittorica: in tal modo esso è sembrato loro assurdo e privo di valore. (A) IL LAVORO DI CONDENSAZIONELa prima cosa che diventa evidente a chiunque metta a confronto il contenuto del sogno con i pensieri del sogno è l'esistenza di un lavoro di condensazione di grande portata. I sogni sono brevi, miseri e laconici in confronto all'estensione e all'abbondanza dei pensieri del sogno. Un sogno scritto riempirà forse mezza pagina, l'analisi che ricerca i pensieri latenti può prendere uno spazio sei, otto o dieci volte maggiore. Questo rapporto varia a seconda dei sogni, ma la mia esperienza mi fa credere che la direzione non cambi mai. In genere si sottovaluta l'intensità della compressione che si è verificata, poiché si tende a credere che i pensieri del sogno portati alla luce siano il materiale completo, mentre continuando il lavoro di interpretazione si scopriranno forse altri pensieri nascosti dietro il sogno. Ho già avuto occasione di far rilevare che non è mai possibile essere davvero sicuri di aver interpretato completamente un sogno. Anche se la soluzione sembra soddisfacente e priva di lacune, resta sempre la possibilità che il sogno abbia anche un altro significato. Parlando in termini rigorosi, è quindi impossibile determinare il grado di condensazione. Contro l'asserzione che la grande sproporzione tra il contenuto e i pensieri del sogno implicherebbe un ampio processo di condensazione del materiale psichico durante la formazione del sogno, esiste un'obiezione che a prima vista sembra estremamente valida. Molto spesso abbiamo l'impressione di aver sognato moltissimo durante la notte e di aver dimenticato la maggior parte di quanto abbiamo sognato. Quindi il sogno che ricordiamo quando ci svegliamo sarebbe solo un residuo frammentario di tutto ; e questo, se potessimo ricordarlo nella sua completezza, sarebbe probabilmente esteso quanto i pensieri del sogno. C'è certamente del vero in questo: non c'è dubbio che i sogni possono essere riprodotti più accuratamente, se cerchiamo di ricordarli appena svegli, e che il nostro ricordo diventa sempre più vago verso sera. Ma, d'altra parte, si può dimostrare che l'impressione di aver sognato più di quanto si riesca a riprodurre è un'illusione, la cui origine discuterò in seguito. Inoltre l'ipotesi che la condensazione si verifichi durante non viene alterata dalla possibilità di dimenticare i sogni, dal momento che l'esattezza di questa ipotesi è dimostrata dalla quantità di idee collegate ad ogni singola parte del sogno che è stata ricordata. Anche se supponiamo che una gran parte del sogno non sia stata ricordata, ciò ci impedisce semplicemente l'accesso ad un altro gruppo di pensieri del sogno. Non c'è ragione di credere che le parti del sogno perdute si sarebbero riferite agli stessi pensieri che abbiamo ricostruito dai brani superstiti del sogno. (La presenza della condensazione nei sogni è stata accennata da molti autori. Du Prel afferma di essere assolutamente sicuro dell'esistenza di un processo di condensazione dei gruppi di rappresentazione nei sogni.) In vista dell'enorme numero di associazioni prodotte nell'analisi per ogni singolo elemento del sogno, qualche lettore avrà dei dubbi su una questione di principio, cioè se sia giusto considerare come parte dei pensieri del sogno tutte le associazioni che ci vengono in mente durante la successiva analisi; se, in altre parole, sia giusto supporre che tutti questi pensieri siano già stati attivi durante lo stato di sonno e abbiano partecipato alla formazione del sogno. Non è più probabile che siano sorte nuove associazioni di pensiero nel corso dell'analisi, senza aver contribuito alla formazione del sogno? Posso solo assentire in parte a questa argomentazione. È indubbiamente vero che alcune associazioni di pensiero sorgono per la prima volta durante l'analisi; ma ci si può sempre convincere in tali casi che i nuovi nessi sono stabiliti tra pensieri già collegati in altro modo ai pensieri del sogno. I nuovi nessi sono in un certo senso linee secondarie o cortocircuiti, resi possibili dall'esistenza di altre vie di collegamento più profonde. Bisogna però ammettere che la maggioranza dei pensieri che vengono rivelati dall'analisi erano già attivi nel processo di formazione del sogno; infatti, dopo aver lavorato su un gruppo di idee che sembrano non aver alcun nesso con la formazione del sogno, si arriva improvvisamente ad un'idea contenuta nel sogno ed indispensabile per l'interpretazione, ma che non sarebbe stata raggiunta se non lungo questa particolare linea di avvicinamento. Potrei qui richiamare il sogno della monografia botanica, che sembra il prodotto di una condensazione straordinariamente intensa, anche se non ne ho riferito completamente l'analisi. Come dobbiamo allora immaginare le condizioni psichiche del periodo di sonno che precede il sogno? Sono presenti tutti i pensieri del sogno, l'uno accanto all'altro? O si susseguono? O delle catene di pensieri sorgono contemporaneamente in diversi centri e poi si riuniscono? Secondo me, non è necessario per il momento crearsi un'idea plastica delle condizioni psichiche durante la formazione dei sogni. Non dobbiamo dimenticare inoltre che ci stiamo occupando di un processo inconscio di pensiero, che molto probabilmente è diverso da quanto percepiamo con riflessione intenzionale e cosciente. Resta fuori dubbio comunque che la formazione dei sogni è basata su un processo di condensazione. Come avviene questa condensazione? Se pensiamo che solo una piccola minoranza di tutti i pensieri del sogno scoperti era nel sogno sotto forma di un suo elemento rappresentativo, potremmo concludere che la condensazione avviene per omissione: cioè, che il sogno non è una fedele traduzione o una particolareggiata proiezione dei pensieri del sogno, ma solo una versione di essi molto incompleta e frammentaria. Questa concezione, come presto scopriremo, è del tutto insufficiente. Ma possiamo accettarla come provvisorio punto di partenza e proseguire con un'altra domanda. Se solo alcuni dei pensieri del sogno penetrano nel suo contenuto, quali sono i fattori che determinano la loro selezione? Per chiarire questo problema dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a quegli elementi del contenuto del sogno che devono aver soddisfatto le condizioni. E il materiale più utile per questa indagine ce lo fornirà un sogno alla cui formazione ha contribuito un processo di condensazione particolarmente intenso. Sceglierò quindi per il mio scopo un sogno di cui ho già parlato. I. Il sogno della monografìa botanica Contenuto del sogno - Avevo scritto una monografia su un genere di piante (non specificato). Il libro era davanti a me ed io stavo in quel momento girando la pagina su una tavola a colori ripiegata. Nel libro era incluso un esemplare essiccato della pianta. L'elemento messo maggiormente in rilievo in questo sogno era la monografia botanica. Ciò proveniva dalle impressioni del giorno: avevo effettivamente visto una monografia sui ciclamini nella vetrina di una libreria. Nel contenuto del sogno non c'era riferimento a questo genere; restava solo la monografia ed il suo rapporto con la botanica. La «monografia botanica» rivelò subito il suo nesso con il lavoro sulla cocaina, che una volta avevo scritto. Dalla «cocaina» le associazioni di idee mi portarono da una parte al Festschrift e a certi fatti di un laboratorio universitario, dall'altra al mio amico dr. Königstein, l'oculista, che aveva contribuito all'introduzione della cocaina. La figura del dr. Königstein mi ricordò inoltre la conversazione interrotta che avevamo avuto la sera precedente e le mie riflessioni sul pagamento dell'onorario medico fra colleghi. Questa conversazione era il vero spunto attivo del sogno; la monografia sui ciclamini era anche un'impressione attiva ed attuale, ma era indifferente. Mi resi conto che la «monografia botanica» nel sogno era stata una «entità intermedia comune» tra le due esperienze del giorno precedente: era stata presa inalterata dall'impressione indifferente e riallacciata al fatto psichicamente rilevante mediante numerosi nessi associativi. Non solo l'idea composta, «monografia botanica», comunque, ma entrambe le parti, «botanica» e «monografia», separatamente portavano mediante numerose vie associative nel garbuglio dei pensieri del sogno, sempre più profondamente. «Botanica» si riferiva alla figura del Professor Gärtner (“giardiniere”), all'aspetto fiorente di sua moglie, alla mia paziente Flora e alla signora di cui ho raccontato la storia dei fiori dimenticati. Gärtner a sua volta portava al laboratorio e alla mia conversazione con Königstein. Le mie due pazienti (Flora e Frau L.) erano state nominate nel corso della conversazione. Un'associazione riuniva la signora dei fiori con i fiori preferiti di mia moglie e quindi con il titolo della monografia che avevo visto di sfuggita durante il giorno. Inoltre «botanica» mi ricordava un episodio avvenuto alle scuole secondarie e un esame fatto all'università. Un altro argomento toccato nella conversazione con il dr. Königstein, i miei hobby preferiti, si ricollegava, attraverso l'anello intermedio di quelli che scherzosamente consideravo i miei fiori preferiti, i carciofi, all'associazione di pensiero proveniente dai fiori dimenticati. Dietro ai «carciofi» ci sono, da una parte, i miei pensieri sull'Italia e, dall'altra, una scena infantile che segnò l'inizio del mio intimo rapporto con i libri. Quindi «botanica» era un vero centro di collegamento del sogno. Vi convergevano numerose associazioni, che, e posso garantirlo, erano entrate opportunamente nel contesto della conversazione con il dr. Königstein. Qui ci troviamo in una fabbrica di pensieri, dove, come nel «capolavoro del tessitore», ... Migliaia di fili mette in moto un pedale, Le spole volano di qua e di là, Invisibili i fili si tessono insieme Un colpo solo crea mille collegamenti. Goethe, Faust (Parte I, scena 4) Così, anche la «monografia» nel sogno tocca due argomenti: l'unilateralità dei miei studi e la costosità dei miei passatempi preferiti. La prima indagine ci porta a dichiarare che gli elementi «monografia» e «botanica» sono entrati nel contenuto del sogno perché possedevano numerosi contatti con la maggioranza dei pensieri del sogno, perché cioè costituivano «centri di collegamento» sui quali convergevano numerosi pensieri del sogno e perché avevano diversi significati in relazione all'interpretazione del sogno. La spiegazione di questo fatto fondamentale potrebbe essere espressa diversamente: ogni elemento del contenuto del sogno risulta essere stato «sovradeterminato», rappresentato molte volte nei pensieri del sogno. Scopriamo ancora di più, se esaminiamo le altre componenti del sogno secondo la loro presenza nei pensieri del sogno. La tavola colorata che stavo sfogliando portava ad un nuovo argomento, le critiche delle mie attività da parte dei miei colleghi, ed a quello già rappresentato nel sogno, dei miei passatempi preferiti; ed inoltre mi riportava al ricordo infantile, in cui strappavo le pagine di un libro con tavole colorate. L'esemplare essiccato della pianta si riferiva all'erbario della scuola secondaria e sottolineava particolarmente quel ricordo. In tal modo diventa evidente la natura del rapporto tra il contenuto e i pensieri del sogno. Non solo gli elementi del sogno sono determinati molte volte dai pensieri del sogno, ma i singoli pensieri sono rappresentati nel sogno da molti elementi. Sentieri associativi conducono da un elemento del sogno a parecchi pensieri del sogno e da un pensiero del sogno a parecchi elementi del sogno. Quindi il sogno non è formato da ogni singolo pensiero onirico, o da un gruppo di pensieri onirici che trovano (in forma abbreviata) rappresentazione separata nel contenuto, nel modo in cui un elettorato sceglie i rappresentanti parlamentari; il sogno è formato piuttosto da tutta la massa di pensieri del sogno sottoposta ad una specie di processo di manipolazione in cui quegli elementi che hanno i sostegni più numerosi e forti acquistano il diritto di entrare nel contenuto del sogno, in modo analogo all'elezione per scrutinio di lista. In tutti i sogni che ho sottoposto ad un'analisi di questo tipo, ho sempre trovato conferma a questi princìpi fondamentali: gli elementi del sogno provengono da tutta la massa di pensieri del sogno e ognuno di questi elementi è stato chiaramente determinato molte volte in relazione ai pensieri del sogno. Non sarà certo fuori luogo illustrare il rapporto tra il contenuto del sogno ed i pensieri del sogno mediante un ulteriore esempio, che si distingue per un intreccio particolarmente ingegnoso delle loro connessioni reciproche. È il sogno di un mio paziente, un uomo che curavo per claustrofobia. Sarà subito evidente il motivo per cui ho scelto per questo sogno particolarmente acuto il titolo di «Un bel sogno». II. Un bel sogno Passava per la strada X, in cui c'era un modesto locale (il che non è esatto), in numerosa compagnia. All'interno si recitava una commedia. A momenti egli era tra il pubblico, a momenti era attore. Alla fine, si dovevano cambiare per tornare in città. Alcuni del gruppo erano in certe camere al pianterreno, altri al primo piano. Poi si accese una lite. Quelli del primo piano erano arrabbiati perché quelli di sotto non erano pronti, ed essi non potevano scendere. Suo fratello era di sopra ed egli era di sotto arrabbiato con il fratello perché facevano tanta fretta. (Questa parte era oscura). Inoltre avevano stabilito e deciso, già fin dall'arrivo, chi dovesse stare sopra e chi sotto. Poi egli stava camminando da solo per la salita che dalla strada X portava in città. Egli camminava con tale difficoltà e così faticosamente che gli sembrava di non potersi muovere. Un signore anziano gli si avvicinò e cominciò ad insultare il re d'Italia. Giunto in cima alla salita, egli riuscì a camminare più facilmente. La sua difficoltà nel percorrere la salita era stata così chiara che al risveglio egli dubitò per qualche tempo se fosse stato un sogno o realtà. Non stimeremmo troppo questo sogno, a giudicare dal suo contenuto manifesto. Contrariamente alle regole, comincerò l'interpretazione da quella parte descritta dal sognatore come la più chiara. La difficoltà che aveva sognato e forse effettivamente provato durante il sogno, il laborioso arrampicarsi sulla salita con dispnea, era uno dei sintomi effettivamente mostrati dal paziente anni prima e che allora era stato attribuito, insieme ad altri sintomi particolari, a tubercolosi. (Probabilmente ciò era simulato istericamente). La particolare sensazione di inibizione dei movimenti che avviene in questo sogno ci è già nota dai sogni di esibizione e vediamo ancora una volta che si tratta di materiale a disposizione per qualunque scopo rappresentativo. La parte del contenuto del sogno che descriveva il suo procedere prima faticoso e poi agevole alla fine della salita mi ricordava la bellissima introduzione alla Saffo di Alphonse Daudet. Quel brano molto celebre descrive un giovane che porta in braccio su per le scale la sua donna; al principio essa è leggera come una piuma, ma più egli sale, più diventa pesante. Tutta la scena fa prevedere il corso del loro rapporto amoroso, e nell'intenzione di Daudet era un avvertimento ai giovani di non impegnare troppo seriamente il loro affetto con ragazze di umile origine e dubbio passato. (Ciò che ho scritto prima nella parte dedicata al simbolismo sul significato dei sogni di salire chiarisce l'immagine scelta dallo scrittore). Anche se sapevo che il mio paziente aveva avuto un legame di amore, recentemente troncato, con un'attrice, non mi aspettavo di scoprire che questa mia idea interpretativa fosse esatta. Inoltre la situazione in Saffo era inversa rispetto al sogno. Nel sogno il salire era stato difficile al principio e poi era diventato facile, mentre il simbolismo del racconto aveva senso solo se qualcosa cominciava facilmente e finiva per diventare un grosso peso. Ma con mio stupore il mio paziente rispose che la mia interpretazione s'accordava molto bene con un lavoro visto a teatro la sera prima. Si chiamava Rund um Wien [Intorno a Vienna] e mostrava la carriera di una ragazza che al principio era molto rispettabile, poi era diventata una demi-mondaine ed aveva relazioni con personaggi importanti e quindi era «salita nel mondo», ma era finita col «ridiscendere». Il lavoro gliene aveva ricordato un altro, visto qualche anno prima, che si intitolava Von Stufe zu Stufe [Gradino per gradino], i cui cartelloni pubblicitari mostravano una scala con una fuga di gradini. Continuiamo l'interpretazione. L'attrice con la quale aveva avuto quest'ultima avventurosa relazione abitava nella strada X. Non c'è nulla che assomigli ad un locale in quella strada. Ma quando aveva passato parte dell'estate a Vienna a causa di questa signora, era sceso ad un alberghetto nei dintorni. Lasciato l'albergo, aveva detto al vetturino: «In ogni modo sono stato fortunato a non essermi preso degli insetti». (Questa poi era un'altra delle sue fobie). Al che il vetturino aveva replicato: «Come si può scendere in un posto simile! Non è un albergo, è solo una locanda». L'idea della locanda gli riportò alla mente una citazione: Di un oste miracolosamente mite Sono stato recentemente ospite. L'oste nella poesia di Uhland era un melo; e un'altra citazione faceva proseguire la sua catena di associazioni: Faust (ballando con la giovane strega): Ho fatto un bel sogno una volta; E ho visto un melo Sul quale splendevano due belle mele; Mi attiravano tanto, salii lassù. La bella: Desiderate le mele Da quando apparvero in paradiso Sono commossa dalla gioia di sapere Che anche nel mio giardino crescono. Goethe, Faust (Parte I, scena 21) Non ci può essere il minimo dubbio su ciò che rappresentano il melo e le mele. Inoltre, un bel seno era tra le grazie che avevano attirato il sognatore alla sua attrice. Il contesto dell'analisi ci dava buone ragioni per supporre che il sogno risalisse ad una impressione dell'infanzia. In tal caso deve essersi riferito alla balia del sognatore, che allora era un uomo di quasi trent'anni. Per un lattante il seno della sua balia non è altro che una locanda. La balia, come la Saffo di Daudet, sembra riferirsi all'amante che il paziente aveva recentemente lasciato. Anche se il fratello maggiore del paziente appariva nel sogno, era su, mentre il paziente era di sotto. Anche questo era l'inverso della situazione reale; infatti sapevo che il fratello aveva perso la sua posizione sociale, mentre il paziente l'aveva mantenuta. Nel ripetermi il contenuto del sogno, il sognatore aveva evitato di dire che il fratello era di sopra e lui «al pianterreno». Questo avrebbe chiarito troppo la situazione, poiché qui a Vienna, quando diciamo che qualcuno è «al pianterreno», intendiamo che ha perduto il suo denaro e la sua posizione, in altre parole, che è «sceso giù». Ora, ci deve essere stato un motivo per la rappresentazione all'inverso di questa parte del sogno. Inoltre, l'inversione deve contenere anche altri rapporti tra i pensieri del sogno ed il contenuto del sogno; e sappiamo dove cercare. Bisogna evidentemente rivolgersi alla fine del sogno, dove c'è di nuovo un'inversione della difficoltà di salire le scale descritta in Saffo. Allora è facile vedere l'intenzione dell'inversione. In Saffo l'uomo trasportava la donna che aveva rapporti sessuali con lui; nei pensieri del sogno la posizione era invertita e una donna portava un uomo. E poiché questo può accadere solo durante l'infanzia, c'è di nuovo il riferimento alla balia che sopporta il peso del bambino fra le braccia. Quindi alla fine del sogno c'è un simultaneo riferimento a Saffo e alla balia. Come l'autore del romanzo, nello scegliere il titolo di Saffo, alludeva alle pratiche lesbiche, così anche le parti del sogno che riguardavano le persone «in alto» e quelle «in basso» alludevano a delle fantasie di natura sessuale che preoccupavano il paziente e, come desideri repressi, avevano non poca influenza sulla sua nevrosi. (Dall'interpretazione del sogno non risultava se le rappresentazioni del sogno fossero fantasie e non ricordi di fatti reali; l'analisi ci dà solo il contenuto di un pensiero e lascia indeterminata la sua realtà. Nei sogni gli eventi reali e quelli immaginari sembrano a prima vista di pari validità; e ciò vale non solo per i sogni ma anche per la produzione di strutture psichiche più importanti). Una «numerosa compagnia» significa, come già sappiamo, un segreto. Il fratello (introdotto nella scena infantile con una «fantasia retrospettiva») rappresentava tutti i suoi successivi rivali per l'amore di una donna. L'episodio del gentiluomo che insultava il re d'Italia si riferiva di nuovo, tramite un'esperienza recente e di per sé indifferente, alle persone di basso livello che penetrano nell'alta società. Era come se il lattante ricevesse un avvertimento analogo a quello che Daudet aveva fatto ai giovani. (II carattere fantasioso della situazione che si riferiva alla balia del sognatore fu dimostrato dal fatto, oggettivamente valido, che nel suo caso la nutrice era stata sua madre. A questo riguardo vorrei ricordare l'aneddoto già raccontato del giovane che rimpianse di essersi lasciato sfuggire una buona occasione con la balia. Un rimpianto dello stesso tipo doveva certamente essere la fonte di questo sogno). Per fornire una terza opportunità di studio della condensazione nella formazione dei sogni, riferirò parte dell'analisi di un altro sogno che devo ad una anziana signora che si sottopose a cura psicoanalìtica. Come era da aspettarsi dai gravi stati di angoscia di cui la paziente soffriva, i suoi sogni contenevano una gran quantità di pensieri sessuali, la cui scoperta al principio la stupì e la spaventò. Poiché non potrò portare a termine l'interpretazione del sogno, il materiale sembrerà diviso in parecchi gruppi senza nesso apparente. III. Il sogno dei maggiolini Contenuto del sogno - Si ricordò che aveva due maggiolini in una scatola e che doveva liberarli, per non farli soffocare. Aprì la scatola; i maggiolini erano esausti. Uno volò per la finestra aperta, ma l'altro fu schiacciato dall'imposta della finestra mentre la chiudeva per richiesta di qualcuno. (Segni di disgusto). Analisi II marito era temporaneamente fuori e la figlia di quattordici anni dormiva con lei. La sera prima, la ragazza aveva richiamato la sua attenzione su un moscerino che era caduto nel bicchiere d'acqua; ma lei non lo aveva tirato fuori e la mattina dopo aveva provato pena per il povero essere. Il libro che aveva letto la sera raccontava di certi ragazzi che avevano gettato un gatto nell'acqua bollente e descriveva le convulsioni dell'animale. Ecco le due cause ispiratrici del sogno della crudeltà verso gli animali. Alcuni anni prima, mentre passavano l'estate in una certa località, la figlia era molto crudele con gli animali. Raccoglieva farfalle e chiedeva alla madre dell'arsenico per ucciderle. Una volta, un moscerino con uno spillo conficcato nel corpo aveva continuato a volare per la stanza per molto tempo; un'altra volta dei bruchi, che la bambina conservava perché si trasformassero in crisalidi, morirono di fame. Quando era ancora più piccola strappava le ali degli insetti e delle farfalle. Ma attualmente sarebbe inorridita per tutte queste azioni crudeli; era diventata tanto buona. La paziente rifletté su questa contraddizione. Le ricordava un'altra contraddizione, tra aspetto e carattere, quale George Eliot la descrive in Adam Bede: una ragazza carina, ma vana e sciocca, un'altra brutta, ma di animo nobile; un nobile che seduce la ragazza sciocca, un operaio che dimostra sentimenti e azioni veramente nobili. Osservò come era impossibile riconoscere quella specie di cose nelle persone. Chi avrebbe immaginato, guardandola, che era tormentata da desideri sessuali? Nello stesso anno in cui la bambina aveva cominciato a raccogliere farfalle, il quartiere era stato invaso dai maggiolini. I bambini schiacciavano gli insetti senza pietà. In quel periodo la mia paziente aveva visto un uomo che strappava le ali ai maggiolini e ne mangiava i corpi. Lei stessa era nata in maggio e si era sposata in maggio. Tre giorni dopo il matrimonio aveva scritto ai genitori dicendo che era felice. Ma ciò non era affatto vero. La sera prima del sogno aveva rovistato tra vecchie lettere e ne aveva lette ad alta voce, alcune serie alcune comiche, ai suoi bambini. C'era stata una lettera molto divertente di un insegnante di piano che l'aveva corteggiata quando era ragazza e un'altra di un ammiratore nobile di nascita. (Questo era stato il vero spunto del sogno). Rimproverava se stessa perché una delle figlie si era impossessata di un «cattivo» libro di Maupassant. (Qui ci vuole un'interpolazione: libri di quel genere sono veleno per una ragazza. La paziente stessa si era immersa nella lettura dei libri proibiti, quando era giovane). L'arsenico che la ragazza le chiedeva, le ricordava le pillole di arsenico che restituivano la forza giovanile al duca de Mora nel Nababbo. «Liberarli» le faceva venire in mente un brano del Flauto magico: Non temere, non ti costringerò ad amare. Ma non ti darò la libertà. I «maggiolini» la facevano anche pensare alle parole di Kätchen: Tu sei innamorato di me come un insetto. (Un'altra associazione d'idee portava alla Pentesilea dello stesso poeta e all'idea di crudeltà contro l'amante) E nel bel mezzo venne fuori una citazione dal Tannhäuser. Perché eri ispirato da una brama così cattiva... Viveva in continua preoccupazione per il marito assente. La paura che gli potesse succedere qualcosa durante il viaggio si estrinsecava in moltissime fantasie ad occhi aperti. Poco tempo prima, durante l'analisi, aveva scoperto dei pensieri inconsci di lamentela verso la crescente «senilità» del marito. Si potrà forse indovinare il desiderio nascosto da questo sogno, se racconto che, qualche giorno prima del sogno, era rimasta inorridita nel bel mezzo delle sue occupazioni giornaliere da una frase dal tono imperativo che le era venuta in mente, come rivolta al marito: «Impiccati!». Si scoprì che poche ore prima aveva letto da qualche parte che quando un uomo viene impiccato ha una forte erezione. Era il desiderio di una erezione che emergeva dalla repressione sotto questa maschera spaventosa. «Impiccati!» equivaleva ad «Abbi un'erezione a qualunque costo!». Le pillole d'arsenico del dr. Jenkins nel Nababbo si inserivano a questo punto, la cantaride (generalmente nota come «mosche spagnole») si prepara schiacciando insetti. Questa era la tendenza della parte principale del contenuto del sogno. L'aprire e chiudere finestre era uno dei maggiori argomenti di discussione con il marito. Per dormire lei era aerofila, mentre il marito era aerofobo. L'esaurimento era il principale sintomo che accusava nel periodo del sogno. In tutti e tre i sogni che ho appena riferito, ho indicato in corsivo i punti in cui gli elementi del contenuto del sogno ricompaiono nei pensieri del sogno, in modo da mostrare chiaramente i numerosi nessi reciproci. Tuttavia, poiché nessuno di questi sogni è stato analizzato compiutamente, varrà forse la pena di prendere in considerazione un sogno analizzato fino all'esaurimento, in modo da mostrare come sia sovradeterminato il suo contenuto. A questo scopo prendiamo il sogno dell'iniezione a Irma. Sarà facile vedere da quell'esempio che il lavoro di condensazione si serve di più di un metodo per la costruzione del sogno. La figura principale nel contenuto del sogno era la mia paziente Irma. Aveva gli stessi lineamenti che ha in realtà e quindi, in un primo momento, rappresentava se stessa. Ma la posizione in cui la visitavo, vicino alla finestra, derivava da qualcun altro, dalla signora con la quale, come mostravano i pensieri del sogno, volevo scambiare la mia paziente. Finché Irma sembrava avere una placca difterica che mi ricordava la mia preoccupazione per la mia figlia maggiore, essa rappresentava la bambina e, dietro di lei, attraverso il nome uguale a quello di mia figlia, era nascosta la figura della paziente che morì per avvelenamento. Nel corso del sogno la figura di Irma acquistava ancora altri significati, senza che si alterasse la sua immagine visiva. Si trasformò in uno dei bambini che avevamo visitato nel reparto neurologico dell'ospedale per bambini, dove i miei due amici avevano rivelato i loro caratteri contrastanti. La figura di mia figlia era evidentemente un mezzo per effettuare questo passaggio. La stessa riluttanza di Irma ad aprire la bocca alludeva ad un'altra signora, che una volta avevo visitato, e, mediante lo stesso collegamento, a mia moglie. Inoltre, i mutamenti patologici scoperti nella sua gola implicavano allusioni a tutta una serie di altri personaggi. Nessuna di queste persone in cui mi sono imbattuto seguendo «Irma» appariva nel sogno in forma corporea. Si nascondevano dietro la figura onirica di «Irma», che si trasformava quindi in un'immagine collettiva e, bisogna ammetterlo, piena di caratteristiche contraddittorie. Irma divenne la rappresentante di tutti questi altri personaggi, sacrificati al lavoro della condensazione, poiché io avevo attribuito a lei, punto per punto, quanto essi mi ricordavano. Una «figura collettiva» si può creare anche in un altro modo in vista della condensazione, cioè unendo effettivamente i tratti di due o più persone in un'unica immagine onirica. In questo modo era stato formato il dr. M. del mio sogno. Portava il nome del dr. M., parlava e agiva come lui; ma le sue caratteristiche fisiche e la sua malattia appartenevano a qualcun altro e precisamente a mio fratello maggiore. Un'unica caratteristica, il suo aspetto pallido, era doppiamente determinata, poiché era comune ad entrambi nella vita reale. Il dr. R. nel mio sogno su mio zio con la barba gialla era un'analoga figura composta. Ma nel suo caso, l'immagine onirica è stata formata in un modo ancora diverso. Non avevo unito i tratti di una persona con quelli di un'altra, omettendo poi alcuni dei caratteri di entrambi dal ricordo dell'immagine. Adottai il sistema usato da Galton per fare i ritratti di famiglia; proiettare, cioè, due immagini su un'unica lastra, in modo che certi lineamenti comuni ad entrambe vengano messi in rilievo, mentre quelli che non coincidono si cancellino a vicenda e restino poco chiari nella fotografia. Nel mio sogno su mio zio, la barba bionda emergeva netta da un viso che apparteneva a due persone e che di conseguenza era indistinto; inoltre, la barba alludeva anche a mio padre e a me stesso, attraverso l'idea intermedia del suo colore che diventava grigio. La formazione di figure collettive e composte è uno dei principali metodi impiegati dalla condensazione nei sogni. Avrò poi occasione di parlarne in un altro contesto. Anche l'idea della «dissenteria» presente nel sogno dell'iniezione a Irma aveva una determinazione multipla: in primo luogo per la sua assonanza con «difterite» ed inoltre per il suo nesso con il paziente che avevo mandato in Oriente e la cui isteria era sconosciuta. Un altro interessante esempio di condensazione in questo sogno era il propile. Nei pensieri del sogno non c'era propile, ma «amile». Si potrebbe pensare che si sia verificato a questo punto uno spostamento nella formazione del sogno. Ed infatti è così, ma lo spostamento serviva per lo scopo della condensazione, come dimostra la seguente aggiunta all'analisi del sogno. Quando concessi alla mia attenzione di fermarsi un momento di più sulla parola «propile», mi venne in mente che suonava come «Propilei». Ma ci sono Propilei non solo in Atene ma anche a Monaco. Un anno prima del sogno, ero andato a Monaco per fare visita ad un amico che allora era gravemente ammalato, lo stesso amico cui certamente alludevo nel sogno con la parola «trimetilammina» che mi era venuta in mente subito dopo «propile». Sorvolerò sullo straordinario modo in cui qui, come in altre analisi di sogni, associazioni dell'importanza più diversa vengono usate per delineare nessi di pensiero, come se fossero tutte equivalenti; cederò però alla tentazione di dare un'immagine quasi plastica del processo mediante il quale l'amile dei pensieri del sogno si è trasformato in proprile nel contenuto del sogno. Da una parte abbiamo il gruppo di idee collegate al mio amico Otto, che non mi capiva, che si era schierato contro di me e che mi aveva regalato un liquore che sapeva di amile; dall'altra, il gruppo di idee, legato al primo proprio dal contrasto, che si riferivano al mio amico di Berlino, che mi capiva, che sarebbe stato dalla mia parte e al quale dovevo tante preziose informazioni, riguardanti tra l'altro la chimica dei processi sessuali. Le cause di eccitazione recenti, i veri spunti del sogno, determinavano ciò che doveva attirare la mia attenzione sul gruppo di Otto; l'amile era tra questi elementi scelti, predestinati a formare parte del contenuto del sogno. L'abbondante gruppo di Wilhelm veniva destato proprio mediante il suo contrasto con quello di Otto ed in esso erano sottolineati quegli elementi che riecheggiavano quelli già trattati nell'altro gruppo. Per tutto il sogno, anzi, continuavo a rivolgermi da qualcuno che mi dava fastidio a qualcun altro che contrastava piacevolmente con lui passo per passo: chiamavo un amico contro un nemico. Quindi l'amile del gruppo di Otto creava ricordi di chimica nell'altro gruppo; in tal modo la trimetilammina, sostenuta da diverse direzioni, penetrava nel contenuto del sogno. Anche l'amile avrebbe potuto entrare nel sogno senza modifiche; ma era sotto l'influenza del gruppo di Wilhelm. Infatti tutta la serie di ricordi coperti da quel nome cercava di trovare un elemento che fornisse una determinazione bilaterale per «amile». «Propile» era strettamente associato ad «amile» e Monaco dal gruppo di Wilhelm gli veniva incontro con i «propilei». I due gruppi di idee convergevano con propile-propilei; e, come per un compromesso, questo elemento intermedio penetrava nel contenuto del sogno. Era così stata formata una entità intermedia comune che ammetteva molte determinazioni. E ovvio dunque che una determinazione multipla debba facilitare l'ingresso di un elemento nel contenuto del sogno. Per formare un legame intermedio di questo genere, l'attenzione si sposta automaticamente da ciò che si intende effettivamente a qualche associazione vicina. Il nostro studio sul sogno dell'iniezione a Irma ci ha già permesso di vedere più da vicino i processi di condensazione che si verificano nella formazione del sogno. Abbiamo potuto osservare alcuni particolari, come la preferenza data agli elementi che compaiono più volte nei pensieri del sogno, la formazione di nuove unità (sotto forma di persone collettive e strutture composte), e la formazione di entità intermedie comuni. Ci occuperemo dell'ulteriore problema riguardante lo scopo della condensazione ed i fattori che tendono a produrla, quando prenderemo in considerazione tutta la questione dei processi psichici al lavoro nella formazione dei sogni. Per il momento ci contenteremo di riconoscere il fatto che la condensazione onirica è una notevole caratteristica del rapporto tra pensieri del sogno e contenuto del sogno. Il lavoro di condensazione del sogno risulta particolarmente chiaro, quando si tratta di parole e nomi. E' vero che in genere le parole nei sogni sono trattate come se fossero degli oggetti concreti e proprio per questo motivo sono adatte ad essere composte allo stesso modo delle rappresentazioni di oggetti concreti. I sogni di questo tipo offrono i neologismi più divertenti e strani. I Una volta un collega medico mi aveva mandato un suo scritto, in cui, secondo me, sopravvalutava l'importanza di una mia recente scoperta fisiologica e, per di più, l'argomento era trattato in maniera troppo enfatica. La notte seguente sognai una frase che chiaramente si riferiva a questo lavoro. «E' scritto in uno stile decisamente norek-dale». L'analisi della parola mi fu al principio difficile. Non c'era dubbio che si trattasse di una parodia dei superlativi (tedeschi) «colossale» e «piramidale»; ma non era semplice scoprirne l'origine. Alla fine capii che il mostro era composto da due nomi «Nora» e «Ekdal», personaggi di due ben noti drammi di Ibsen (La casa delle bambole e L'anitra selvatica). Qualche tempo prima, avevo letto su un giornale un articolo su Ibsen scritto dallo stesso autore, il cui ultimo lavoro criticavo nel sogno. II Una mia paziente mi raccontò un breve sogno che terminava con una composizione verbale senza senso. Sognò che stava con il marito ad una festa di paese e diceva: «Questo finirà in un "Maistollmütz " generale». Nel sogno aveva la vaga sensazione che si trattasse di un dolce fatto con granturco (mais), una specie di polenta. L'analisi divise la parola in «Mais» «toll» [«pazzo»], «manstoll» [«ninfomane»] e Olmütz (una città della Moravia). Tutti questi frammenti erano residui di una conversazione avuta a tavola con i suoi parenti. Le seguenti parole si celavano dietro «Mais» (oltre ad un riferimento alla mostra del Giubileo recentemente aperta): «Meissen» (un oggetto di porcellana di Meissen che raffigura un uccello); «Miss» (la governante inglese dei suoi parenti era appena andata ad Olmütz); e «mies» (parola del gergo ebraico usata scherzosamente per dire «disgustoso»! Una lunga catena di pensieri e associazioni partiva da ogni sillaba di questo miscuglio verbale. III Un giovane, alla cui porta aveva suonato a tarda sera un conoscente per lasciare un biglietto da visita, sognò quella notte: Un uomo aveva lavorato fino a tarda sera per riparare il suo telefono di casa. Quando se n'era andato, il telefono aveva continuato a suonare, non in modo continuo, ma con trilli isolati. Il suo servitore richiamò l'uomo e quest'ultimo osservò: «E strano come persone che di solito sono "tutelrein" non riescano a cavarsela in frangenti come questi». Si vedrà che lo spunto indifferente del sogno ricopre solo un suo elemento. Quell'episodio ottenne qualche importanza solo per il fatto che il sognatore lo aveva messo nella stessa serie di un'altra esperienza che, anche se di per sé egualmente indifferente, aveva ricevuto un significato sostitutivo dalla sua immaginazione. Da ragazzo, quando viveva col padre, aveva rovesciato per terra un bicchiere d'acqua, mentre era semi-addormentato. Il filo del telefono di casa si era bagnato ed il suo suono continuo aveva disturbato il sonno del padre. Poiché il suono continuo corrispondeva all'essere bagnato, dei «trilli isolati» erano stati impiegati per rappresentare le gocce che cadevano. La parola «tutelrein» poteva essere analizzata in tre direzioni e portava in tal modo a tre dei temi rappresentati nei pensieri del sogno. «Tutel» è un termine legale, tutela. «Tutel» (o anche «Tuttel») è un termine volgare per il seno femminile. La restante parte della parola, «rein» [«pulito»], unita con la prima parte di «Zimmertelegraph» [«telefono in casa»], forma «zimmerrein» [«addomesticato»], che è strettamente connesso con il bagnare il pavimento ed inoltre suonava molto simile al nome di un membro della famiglia del sognatore. (Nella vita da svegli questo stesso tipo di analisi e sintesi di sillabe - una chimica sillabica, in realtà - è importante in molti giochi di parole: «Qual è il modo più economico di ottenere dell'argento? Si va in un viale di pioppi d'argento (Pappeln significa "pioppi" e "chiacchiere") e si fa silenzio. Allora le chiacchiere scompaiono e resta l'argento». Il primo lettore e critico di questo libro - e probabilmente i suoi successori seguiranno il suo esempio - ha obiettato che «il sognatore sembra troppo ingegnoso e divertente». Questo è del tutto esatto finché si riferisce solo al sognatore; sarebbe confutabile solo se si riferisse anche all'interprete dei sogni. Nella realtà della veglia, ho ben poco diritto di essere considerato uno spiritoso. Se i miei sogni sembrano divertenti, non è merito mio, bensì delle particolari condizioni psicologiche nelle quali il sogno viene costruito; e il fenomeno è strettamente connesso alla teoria dell'umanismo. I sogni diventano ingegnosi e divertenti perché trovano ostruita la via più diretta e semplice di espressione dei loro pensieri; essi sono costretti a diventare tali. Il lettore può convincersi che i sogni dei miei pazienti sembrano almeno divertenti quanto i miei, o forse di più. Tuttavia questa obiezione mi ha spinto a confrontare la tecnica della battuta di spirito con , e i risultati si trovano nel mio libro sui motti dì spirito e il loro rapporto con l'inconscio.) IV. In un mio sogno confuso di una certa lunghezza, il cui fulcro sembrava un viaggio per mare, la prossima fermata sarebbe stata in un luogo chiamato «Hearsing» e quella dopo «Fliess». Quest'ultima parola era il nome di un mio amico di B., che era stata spesso la meta dei miei viaggi. «Hearsing» era un composto. Una parte derivava dai nomi di località lungo la metropolitana vicino a Vienna, che finiscono molto spesso in «ing»: Hietzing, Liesing, Modling (Medelitz, meae deliciae, era il suo vecchio nome - cioè «meine Freud», «mia gioia»). L'altra parte proveniva dal termine inglese «hearsay», diceria. Ciò suggeriva la calunnia e stabiliva il nesso con il suo spunto indifferente del giorno precedente: una poesia sul giornale Fliegende Blätter, riguardo ad un nano calunniatore di nome «Sagter Hatergesagt» [eglidice dicelui]. Se uniamo la sillaba «ing» al nome «Fliess» arriviamo a «Vlissingen», che è effettivamente una tappa del viaggio di mare che fa mio fratello quando viene a trovarci dall'Inghilterra. Ma il nome inglese per «Vlissingen» è «Flushing», che significa «arrossire» e mi ricorda i pazienti da me curati per entrofobia ed anche un recente scritto di Bechterew su quella nevrosi, che mi aveva dato un certo fastidio. V. Un'altra volta feci un sogno che consisteva di due parti separate. La prima parte era la parola «Autodidasker», che ricordavo vividamente. La seconda parte era un'esatta riproduzione di una fantasia breve ed innocua, creata qualche giorno prima, per cui quando vedevo il professor N. avrei dovuto dirgli: «Il paziente sulle cui condizioni l'ho consultata di recente in realtà soffre solo di una nevrosi, come lei ha sospettato». Quindi il neologismo «Autodidasker» deve soddisfare due condizioni: primo, deve contenere o rappresentare un significato composto; secondo, quel significato deve essere validamente collegato all'intenzione, ripresa dalla vita da sveglio, di rendere atto al professor N. La parola «Autodidasker» poteva facilmente analizzarsi in «Autor» [«autore»], «Autodidakt» [«autodidatta»] e «Lasker», con il quale associavo anche il nome di Lassalle. La prima portava allo spunto del sogno, questa volta significativo. Avevo dato a mia moglie parecchi volumi di un celebre scrittore, amico di mio; fratello, che, a quanto avevo appreso, è nato nella mia stessa città natale: J. J. David. Una sera essa mi aveva raccontato di essere rimasta profondamente impressionata dalla tragica storia di un uomo di talento che cadeva in basso, letta in uno dei libri di David; e la nostra conversazione si era poi rivolta alle doti che vediamo nei nostri bambini. Sotto l'influenza di quanto aveva letto, mia moglie espresse una certa preoccupazione per i nostri figli ed io la consolai dicendo che erano proprio quelli i pericoli che si potevano evitare con una buona educazione. Continuai a pensare a queste cose durante la notte, mi presi le preoccupazioni di mia moglie e le accostai a molti altri argomenti. Un'osservazione fatta da quello scrittore a mio fratello sul matrimonio mostrò ai miei pensieri un sentiero laterale, lungo il quale avrebbero potuto trovare rappresentazione nel sogno. Questo sentiero portava a Breslau, dove una signora, a noi legata da rapporti di amicìzia, era andata per sposarsi e sistemarsi. La preoccupazione di rovinarsi per una donna, poiché era questo il nocciolo dei miei pensieri, trovava un esempio in Breslau nei casi di Lasker e Lassalle che rendevano possibile una rappresentazione simultanea dei due modi in cui si può esercitare questa influenza (Lasker morì di tabe, cioè in seguito ad un'infezione (sifilide) contratta da una donna; è noto che Lassalle cadde in un duello a causa di una donna.). «Cherchez la femme», la frase che poteva riassumere questi pensieri, mi portava in un altro senso a mio fratello non ancora sposato, il cui nome è Alexander. Mi rendevo ora conto che «Alex», il diminutivo con il quale lo chiamiamo, ha quasi lo stesso suono di un anagramma di «Lasker», e che questo fattore aveva dovuto contribuire a portare i miei pensieri lungo il sentiero laterale per Breslau. Tuttavia il gioco che stavo facendo con i nomi e le sillabe aveva ancora un altro senso. Esprimeva il desiderio che mio fratello avesse una felice vita familiare e lo faceva in questo modo. Nel romanzo di Zola sulla vita di un artista, L'oeuvre, il cui argomento deve essere stato vicino ai miei pensieri del sogno, l'autore, come tutti sanno, introduce se stesso e la sua felicità domestica in un episodio. Egli compare sotto il nome di «Sandoz». Probabilmente è questo il modo in cui arrivò alla trasformazione: se «Zola» si scrive all'indietro (cosa che i bambini amano fare), si ottiene «Aloz». Senza dubbio questo non mascherava abbastanza. Egli sostituì quindi «Al», che è la prima sillaba di «Alexander», con «Sand», che è la terza sillaba dello stesso nome; e in tal modo nacque «Sandoz». Il mio «Autodidasker» deve essere nato in maniera molto simile. Devo ora spiegare come è penetrata nel sogno la mia fantasia di dire al professor N. che il paziente che avevamo visitato insieme soffriva solo di nevrosi. Poco prima della fine del mio anno di lavoro, avevo cominciato la cura di un nuovo paziente che rese completamente vane le mie facoltà diagnostiche. C'erano forti indizi sulla presenza di una grave malattia organica, forse una degenerazione del midollo spinale, ma ciò non si poteva dimostrare. Sarebbe stato allettante diagnosticare una nevrosi (che avrebbe risolto tutte le difficoltà), se solo il paziente non avesse rifiutato con tanta energia la anamnesi sessuale senza la quale mi rifiuto di riconoscere la presenza di una nevrosi. Nel mio imbarazzo ricorsi per aiuto ad un medico che io, come molti altri, rispetto più di tutti come uomo e dinanzi alla cui competenza sono prontissimo ad inchinarmi. Egli ascoltò i miei dubbi, mi disse che erano giustificati e poi mi offrì la sua opinione: «Mantieni quell'uomo sotto osservazione, deve essere una nevrosi». Poiché sapevo che egli non condivideva le mie idee sull'eziologia delle nevrosi, non gli parlai dell'elemento negativo, ma non nascosi il mio scetticismo. Pochi giorni dopo informai il paziente che non potevo fare niente per lui e che si rivolgesse a qualcun altro. Ma, con mia immensa sorpresa, cominciò a scusarsi per avermi mentito. Si era vergognato troppo, mi disse, e mi rivelò precisamente quella parte di eziologia sessuale che mi ero aspettato e senza la quale non avevo potuto accettare la sua malattia come nevrosi. Fui sollevato ma nello stesso tempo umiliato. Dovevo ammettere che il medico consultato non si era lasciato sviare dall'anamnesi ed aveva visto le cose in modo più chiaro. Ed intendevo dirgli questo al prossimo incontro, dirgli che lui aveva avuto ragione ed io torto. E proprio questo avevo fatto nel sogno. Ma quale specie di soddisfazione di desiderio può esserci stata nel confessare che avevo torto? Eppure, avere torto era proprio quanto desideravo. Volevo avere torto nei miei timori, o più precisamente volevo che mia moglie, i cui timori mi ero preso nei pensieri del sogno, avesse torto. L'argomento intorno al quale ruotava la questione del torto o della ragione nel sogno non era molto lontano dal tema dei pensieri del sogno. C'era la stessa alternativa tra danno organico e funzionale causato da una donna, o, più propriamente, dalla sessualità: paralisi tabetica o nevrosi? (La morte di Lassalle si potrebbe, sia pure in modo vago, classificare in quest'ultima categoria). In questo sogno strettamente intrecciato, ma divenuto molto chiaro con un'attenta interpretazione, il professor N. aveva un ruolo non solo in ragione di questa analogia, del mio desiderio di aver torto e del suo rapporto causale con Breslau e con la famiglia della nostra amica che vi si era stabilita dopo il matrimonio, ma anche per un altro episodio verificatosi alla fine del consulto. Quando mi aveva detto la sua opinione, concludendo così la discussione medica, si era rivolto ad argomenti più personali: «Quanti bambini ha ora?». «Sei». Aveva fatto un gesto di ammirazione e di preoccupazione. «Maschi o femmine?». «Tre e tre: sono il mio orgoglio e il mio tesoro». «Bene, ora stia attento! Le ragazze sono abbastanza sicure, ma i ragazzi creano sempre delle difficoltà più tardi, per l'educazione». Io avevo protestato che i miei si erano comportati bene fino allora. Evidentemente questa seconda diagnosi, sul futuro dei miei ragazzi, non mi soddisfaceva più della precedente, sul paziente che soffriva di nevrosi. Quindi queste due impressioni erano legate insieme dalla loro contiguità, dal fatto che erano state vissute nello stesso tempo; e nell'inserire la storia della nevrosi nel mio sogno, la avevo messa al posto della conversazione sull'educazione, che aveva un nesso maggiore con i pensieri del sogno, dal momento che toccava così da vicino le preoccupazioni espresse in seguito da mia moglie. Perciò aveva preso posto nel sogno anche la mia paura che N. avesse ragione su quanto aveva detto riguardo alla difficoltà di allevare i ragazzi; infatti era nascosta dietro alla rappresentazione del mio desiderio di aver torto nell'albergare tali timori. La stessa fantasia inalterata serviva a rappresentare entrambe le opposte alternative. VI «Questa mattina presto (Citato da Marcinowski), tra la veglia e il sogno, mi è capitato questo simpatico esempio di condensazione verbale. Nel corso di una massa di frammenti onirici, che quasi non ricordo più, fui colpito da una parola che vedevo davanti a me, a metà scritta e a metà stampata. La parola era "erzefilisch" e faceva parte di una frase scivolata nella mia memoria cosciente, separata da qualsiasi contesto e completamente isolata: "Ciò ha un'influenza erzefilisch sulle emozioni sessuali". Compresi subito che la parola avrebbe dovuto essere in realtà "erzieherisch" ["educativo"]. Fui in dubbio solo per qualche istante se la seconda "e" in "erzefilisch" non avesse dovuto essere una "i". A quel riguardo mi venne in mente la parola "sifilide" e, cominciando l'analisi del sogno mentre ero mezzo addormentato, mi arrovellai il cervello nello sforzo di scoprire come fosse entrata nel mio sogno, quella parola, dal momento che non avevo niente a che fare con la malattia né personalmente né professionalmente. Poi pensai a "erzehlerisch" (un' altra parola senza senso) e questo spiegava "e" della seconda sillaba di "erzefilisch", ricordandomi che la sera prima la nostra governante (Erzieherin) mi aveva chiesto di parlare del problema della prostituzione e le avevo dato il libro di Hesse sulla prostituzione per influenzare la sua vita emotiva, che non era sviluppata proprio normalmente; dopo di ciò, le avevo parlato [erzählt] molto sull'argomento. Allora capii che la parola "sifilide" non doveva essere considerata letteralmente, ma stava per "veleno", naturalmente in relazione alla vita sessuale. Tradotta, quindi, la frase del sogno era abbastanza logica: "Il mio discorso [Erzählung] voleva avere un'influenza educativa [erzieherin]; ma temo che nello stesso tempo abbia avuto un effetto velenoso". "Erzefilisch" era composto da "erzah" e "erzieh"». La deformazione verbale del sogno assomiglia notevolmente a quella comune nella paranoia presente anche nell'isteria e nelle ossessioni. I giochetti linguistici eseguiti dai bambini, che a volte trattano le parole come se fossero effettivamente degli oggetti ed inoltre inventano nuove lingue e forme sintattiche artificiali, sono la fonte comune di tali fenomeni nei sogni e nelle psiconevrosi. L'analisi delle forme verbali senza senso che appaiono nei sogni è particolarmente adatta a mostrare i risultati ottenuti dal lavoro onirico mediante la condensazione. Il lettore non deve dedurre dall'esiguità degli esempi riportati che il materiale di questo tipo sia raro o eccezionale; al contrario, è molto comune. Ma in conseguenza del fatto che dipende dal trattamento psicoanalitico, si osservano e registrano solo pochissimi esempi e le analisi di tali esempi sono in genere comprensibili solo agli esperti della patologia delle nevrosi. Così, ad esempio, un sogno di questo genere, raccontato dal dr. von Karpinska, conteneva l'espressione verbale senza senso: «Svingnum elvi». Sono notevoli anche quei casi in cui in un sogno appare una parola che non è senza significato di per sé, ma che ha perduto il suo vero significato ed ha riunito insieme molti altri significati, ai quali è collegata nello stesso modo in cui lo sarebbero le parole «senza significato». Ciò è avvenuto, per esempio, nel sogno del ragazzo di dieci anni sulla «categoria», raccontato da Tausk. «Categoria» in quel caso significava «genitali femminili» e «categorare» significava «orinare». Quando nel sogno ci sono delle frasi parlate ed espressamente distinte in quanto tali dai pensieri, è regola generale che le parole dette nel sogno derivino da parole dette effettivamente e ricordate nel materiale del sogno. Il testo del discorso o viene mantenuto inalterato, o espresso con un qualche leggero spostamento. Nel sogno spesso un discorso viene messo insieme da diversi discorsi ricordati, in modo che, mentre il testo resta lo stesso, riceve, se possibile, parecchi significati, o uno diverso dall'originale. Un'osservazione fatta in sogno spesso non è altro che un'allusione all'occasione in cui tale osservazione era stata fatta. ) Non molto tempo fa, ho trovato un'unica eccezione a questa regola nel caso di un giovane che soffriva di ossessioni. Le parole dette nei suoi sogni non derivavano da osservazioni che aveva udito o fatto egli stesso, ma contenevano il testo dei suoi pensieri ossessivi, che nella veglia arrivavano alla sua coscienza solo in forma modificata.). (B) IL LAVORO DI SPOSTAMENTONel raccogliere i nostri esempi di condensazione del sogno, è divenuta già evidente l'esistenza di un'altra relazione, probabilmente non meno importante. Abbiamo potuto vedere che gli elementi che risaltano come principali costituenti del contenuto manifesto del sogno non hanno affatto lo stesso ruolo nei pensieri del sogno. E come corollario, si può asserire l'inverso di questa affermazione: ciò che costituisce chiaramente l'assenza dei pensieri del sogno non ha nessuna necessità di essere rappresentato nel sogno. In un certo senso il sogno è centrato diversamente dai pensieri onirici, il suo contenuto ha diversi elementi nel suo punto centrale. Quindi nel sogno della monografia botanica, per esempio, il punto centrale del contenuto del sogno era ovviamente l'elemento «botanica»; mentre i pensieri del sogno concernevano le complicazioni e i conflitti sorti tra colleghi per obblighi professionali ed inoltre l'accusa che avevo l'abitudine di sacrificare troppe cose per i miei passatempi. L'elemento «botanica» non aveva alcun posto in questo nucleo dei pensieri del sogno, tranne la sua vaga connessione con l'antitesi, il fatto che la botanica non era mai stata tra i miei studi preferiti. Nel sogno di Saffo fatto dal mio paziente, in posizione centrale era l'andar su e giù, l'essere di sopra e l'essere di sotto; i pensieri del sogno, comunque, riguardavano i pericoli delle relazioni sessuali con persone di una classe sociale inferiore. Quindi solo un unico elemento dei pensieri del sogno sembra essere entrato nel contenuto del sogno, anche se quell'elemento si è esteso in maniera sproporzionata. Analogamente, nel sogno dei maggiolini, il cui argomento era il rapporto della sessualità con la crudeltà, è vero che il fattore della crudeltà appariva nel contenuto del sogno, ma lo faceva per un altro riguardo e senza alcuna menzione della sessualità, separato cioè dal suo contesto e conseguentemente trasformato in qualcosa di estraneo. Anche nel sogno su mio zio, la barba bionda che ne costituiva il nucleo centrale sembrava non avere alcun nesso nel suo significato con i miei desideri ambiziosi che, come abbiamo visto, erano il nocciolo dei pensieri del sogno. Sogni come questi danno una giustificata impressione di «spostamento». In pieno contrasto con questi esempi, vediamo che nel sogno dell'iniezione di Irma i vari elementi sono riusciti a mantenere, nel processo di formazione del sogno, il posto che approssimativamente occupavano nei pensieri del sogno. Quest'ultima relazione tra i pensieri del sogno e il contenuto del sogno, completamente variabile nel senso o nella direzione, è destinata in un primo momento a creare stupore. Se stiamo prendendo in considerazione un processo psichico nella vita normale e ci accorgiamo che una delle varie idee componenti è stata scelta fra le altre ed ha acquistato un particolare grado di vivacità nella coscienza, generalmente consideriamo questo effetto come una prova del fatto che a questa particolare idea sia collegato un valore psichico particolarmente intenso, un particolare grado di interesse. Ma ora ci accorgiamo che, nel caso di diversi elementi nei pensieri del sogno, non esiste un valore del genere o è comunque trascurato nel processo di formazione del sogno. Non abbiamo mai dubbi riguardo a quali elementi dei pensieri del sogno abbiano il più alto valore psichico; lo apprendiamo attraverso un giudizio diretto. Nel corso della formazione del sogno questi elementi essenziali, carichi come sono di un intenso interesse psichico, possono essere trattati come se avessero poco valore, ed il loro posto nel sogno può essere preso da altri elementi, che certamente avevano poco valore per i pensieri del sogno. A prima vista sembra che non si presti alcuna attenzione all'intensità psichica (L'intensità psichica o il valore o il grado di interesse di un'idea si deve naturalmente distinguere dall'intensità sensoria o dall'intensità dell'immagine rappresentata) delle diverse idee nel fare tra esse la scelta per il sogno, come se si considerasse solo il maggiore o minore grado di molteplicità di determinazione. Ciò che compare nel sogno, potremmo supporre, non è quello che è importante nei pensieri del sogno, ma ciò che si presenta ripetutamente in essi. Ma quest'ipotesi non ci aiuta molto a comprendere la formazione dei sogni, poiché dalla natura delle cose sembra evidente che i due fattori della determinazione multipla e del valore psichico intrinseco devono necessariamente agire nella stessa direzione. Le idee che sono più importanti tra i pensieri del sogno saranno quasi certamente quelle che si presentano più spesso, dal momento che si potrebbe dire che i pensieri del sogno irradiano da esse. Tuttavia il sogno può rifiutare gli elementi che sono fortemente accentuati di per sé e rinforzati da molte direzioni, e scegliere per il suo contenuto altri elementi che possiedano solo la seconda di queste caratteristiche. Per risolvere questa difficoltà ci serviremo di un'altra impressione, presa dalla nostra indagine sulla sovradeterminazione del contenuto del sogno. Forse quelli che hanno letto quell'indagine saranno già arrivati indipendentemente alla conclusione che la sovradeterminazione degli elementi dei sogni non è una scoperta molto importante, poiché è autoesplicativa. Infatti nell'analisi noi partiamo dagli elementi del sogno e annotiamo tutte le associazioni che ne derivano, cosicché non c'è niente di sorprendente se, tra i pensieri ottenuti in questo modo, incontriamo gli stessi elementi con particolare frequenza. Non posso accettare questa obiezione, però esprimerò qualcosa di simile. Tra i pensieri che l'analisi porta alla luce, ce ne sono molti relativamente remoti dal nocciolo del sogno, che sembrano interpolazioni artificiali fatte per uno scopo particolare. Quello scopo si può indovinare facilmente: sono proprio essi che costituiscono un nesso, spesso forzato e lontano, tra il contenuto ed i pensieri del sogno; e se questi elementi fossero esclusi dall'analisi, il risultato che ne deriverebbe lascerebbe le componenti del contenuto del sogno senza sovradeterminazione, non solo, ma perfino senza alcuna determinazione di sorta. Dovremo concludere che la determinazione multipla che decide ciò che dovrà far parte del sogno è sempre un fatto primario nella formazione, ma è spesso il prodotto secondario di una forza psichica che ci è ancora sconosciuta. Tuttavia la determinazione multipla deve essere importante nella scelta dei particolari elementi che penetrano nel sogno: possiamo infatti osservare che viene prodotta con uno sforzo considerevole nei casi in cui non sorge automaticamente dal materiale onirico. Sembra quindi probabile che nel lavoro onirico sia attiva una forza psichica che, da una parte, spoglia della loro intensità gli elementi che hanno un alto valore psichico, dall'altra, mediante la sovradeterminazione, crea dagli elementi di basso valore psichico dei nuovi valori, che in seguito entrano nel contenuto del sogno. Se ciò è esatto, nel processo di formazione del sogno avvengono una trasposizione ed uno spostamento di intensità psichiche, e di conseguenza si produce una differenziazione tra il testo del contenuto del sogno e quello dei pensieri del sogno. Il processo che stiamo presumendo non è altro che la parte essenziale del lavoro onirico; e merita di essere chiamato «spostamento del sogno». Lo spostamento e la condensazione del sogno sono i due fattori alla cui attività possiamo essenzialmente attribuire la forma assunta dai sogni. Né penso che avremo alcuna difficoltà a riconoscere la forza psichica che si manifesta nei fenomeni dello spostamento del sógno. La conseguenza dello spostamento è che il contenuto del sogno non assomiglia più al nucleo dei pensieri del sogno e che il sogno non dà altro che una deformazione del desiderio del sogno, quale esiste nell'inconscio. Ma noi abbiamo già dimestichezza con la deformazione del sogno: l'abbiamo attribuita alla censura esercitata da un agente psichico su un altro, nella mente. Lo spostamento è uno dei principali sistemi di attuazione della deformazione. Is fecit cui profuit. Possiamo allora presumere che lo spostamento del sogno venga prodotto dall'influenza della stessa censura, cioè la censura di difesa endopsichica. (Poiché l'essenza della mia teoria dei sogni consiste nell'aver fatto derivare la deformazione onirica dalla censura, voglio inserire qui l'ultima parte di un racconto tratto dalle Fantasie di una realista di Lynkeus, nel quale ho trovato ancora una volta l'espressione di questa caratteristica fondamentale della mia teoria. «Di un uomo che ha la qualità notevole di non sognare mai cose assurde...». «Questa tua splendida qualità di sognare come se fossi sveglio è il frutto delle tue virtù, della tua gentilezza, del tuo senso di giustizia e del tuo amore per la verità: è la serenità morale della tua natura che mi permette di comprendere tutto quello che ti riguarda». «Ma quando ci medito sopra», rispose l'altro, «credo quasi che tutti siano fatti come me e che nessuno sogni mai assurdità. Qualsiasi sogno che si ricordi abbastanza chiaramente da poterlo poi raccontare, cioè qualsiasi sogno che non sia causato da delirio, deve sempre essere sensato e non può essere altrimenti. Infatti le cose che sono reciprocamente contraddittorie non potrebbero raggrupparsi in unità. Anche se il tempo e lo spazio sono spesso confusi, ciò non incide sul vero contenuto del sogno, poiché né l'uno né l'altro sono importanti per la sua essenza effettiva. Spesso facciamo la stessa cosa nella veglia; basta pensare alle favole ed ai prodotti audaci della fantasia, che sono pieni di significato e dei quali solo un uomo privo di intelligenza potrebbe dire: "Ciò è assurdo, perché è impossibile». «Magari sapessimo interpretare i sogni nel giusto modo, come tu hai appena fatto con il mio!», disse il suo amico. «Non è certamente un compito facile; ma con un po' di attenzione da parte del sognatore stesso dovrebbe senza dubbio riuscire sempre. Vuoi sapere perché non riesce la maggior parte delle volte? Nei vostri sogni sembra sempre che ci sia qualcosa di nascosto, qualcosa di impudico in un senso speciale e più alto, una certa qualità segreta nel vostro essere che è difficile da seguire. Ed è questo il motivo per cui i vostri sogni sembrano così spesso privi di significato o perfino assurdi. Ma in un senso più profondo ciò non è affatto vero; anzi non può proprio essere così, poiché si tratta sempre dello stesso uomo, sia che sia sveglio o che sogni». L'azione reciproca di questi fattori - di spostamento, condensazione e sovradeterminazione - nella formazione dei sogni e quale sia il fattore dominante e quale il subordinato sono questioni che lasceremo da parte, per studiarle in seguito. Ma possiamo per il momento stabilire una seconda condizione che gli elementi dei pensieri del sogno devono soddisfare per entrare nel sogno: essi devono sfuggire alla censura esercitata dalla resistenza. E d'ora in avanti considereremo lo spostamento del sogno un fatto indiscutibile. (C) I MEZZI DI RAPPRESENTAZIONE DEI SOGNINel processo di trasformazione dei pensieri latenti nel contenuto manifesto di un sogno, abbiamo visto in opera due fattori: la condensazione e lo spostamento del sogno. Proseguendo nella nostra indagine, troveremo due ulteriori fattori determinanti che esercitano un'indubbia influenza nella scelta del materiale che deve confluire nel sogno. Ma prima, anche a rischio che si pensi che io voglio arrestare il nostro progresso, intendo dare uno sguardo preliminare ai processi concernenti lo svolgimento dell'interpretazione di un sogno. Non posso nascondere a me stesso che il modo più semplice di chiarire questi processi e difenderne la validità contro le critiche sarebbe quello di prendere qualche sogno particolare come esempio, interpretarlo (come ho fatto con il sogno dell'iniezione a Irma nel secondo capitolo), poi raccogliere i pensieri del sogno che ho scoperto e continuare ricostruendo da essi il processo di formazione del sogno; in altre parole completare l'analisi con la sintesi del sogno. In realtà ho fatto questo per mia istruzione su molti campioni, ma non posso riprodurli qui, perché me lo impediscono ragioni connesse alla natura del materiale psichico coinvolto, ragioni di molti tipi e che sarebbero ritenute valide da qualunque persona ragionevole. Queste considerazioni hanno avuto minore importanza nell'analisi dei sogni, poiché un'analisi può essere incompleta e ciononostante mantenere il suo valore, anche se è penetrata solo in una piccola parte della struttura onirica. Ma nel caso della sintesi di un sogno, non vedo come potrebbe essere convincente non essendo completo. Potrei solo fare una sintesi completa di sogni fatti da persone sconosciute al lettore, ma poiché questa condizione viene soddisfatta solo dai miei pazienti, che sono nevrotici, dovrò rimandare questa parte della mia esposizione dell'argomento ai momento in cui sarò in grado - in un altro volume - di portare la spiegazione psicologica delle nevrosi ad un punto in cui possa trovare contatto con il nostro argomento. I miei tentativi di formare sogni mediante la sintesi dai pensieri del sogno mi hanno insegnato che il materiale che emerge nel corso dell'interpretazione non è tutto dello stesso valore. Una parte è costituita dai pensieri essenziali del sogno, quelli cioè che costituiscono completamente il sogno e che, se non ci fosse censura dei sogni, sarebbero sufficienti di per sé a sostituirlo. Il resto del materiale generalmente è di minore importanza. Né è possibile sostenere l'opinione che tutti i pensieri di questo secondo tipo abbiano contribuito alla formazione del sogno. Anzi, ci possono essere associazioni tra essi che si riferiscono a fatti verificatisi dopo il sogno e l'interpretazione. Questa parte di materiale include tutte le connessioni che hanno portato dal contenuto manifesto del sogno ai pensieri latenti e le associazioni intermedie di collegamento mediante le quali, nel corso dell'interpretazione, abbiamo scoperto quelle connessioni. Qui ci interessano solo i pensieri essenziali del sogno. Questi generalmente emergono come un complesso di pensieri e ricordi di struttura estremamente intricata, con tutti gli attributi delle catene di pensieri che partono da centri diversi, anche se hanno dei punti di contatto. Ogni catena di pensiero è quasi sempre unita al suo complemento contraddittorio, collegato da un'associazione antitetica. Le diverse parti di questa complicata struttura sono naturalmente nei più multiformi rapporti logici tra loro. Possono rappresentare il primo piano e lo sfondo, digressioni e illustrazioni, condizioni, serie di dimostrazioni e obiezioni. Quando tutta questa massa di pensieri del sogno viene messa sotto pressione dal lavoro onirico e i suoi elementi vengono rivoltati, rotti in pezzi e compressi tutti insieme, quasi come pezzi di ghiaccio, ci si domanda che cosa avvenga dei legami logici che fino a quel momento ne avevano costituito la cornice. Come rappresentano i sogni i vari «se, perché, come se, anche se, o - o» e tutte le altre congiunzioni, senza le quali non riusciamo a comprendere frasi e discorsi? In primo luogo dobbiamo rispondere che i sogni non hanno a loro disposizione i mezzi per rappresentare queste relazioni logiche tra i pensieri del sogno. Per la maggior parte dei casi essi non prendono in considerazione tutte queste congiunzioni, ma si impadroniscono solo del contenuto sostanziale dei pensieri del sogno e lo elaborano. Ricreare i nessi che distrugge è un compito che tocca al processo interpretativo. L'incapacità dei sogni di esprimere queste cose deve trovarsi nella natura del materiale psichico che li forma. Le arti plastiche, pittura e scultura, operano davvero con gli stessi limiti in confronto alla poesia, che si può servire del discorso; e anche qui la ragione della loro incapacità si trova nella natura del materiale che queste due forme di arte elaborano nel loro sforzo di esprimere qualcosa. Prima che la pittura conoscesse le leggi di espressione che la regolano, fece dei tentativi per superare questo ostacolo. Nelle antiche pitture, piccole etichette pendevano dalle bocche delle persone rappresentate, contenenti in caratteri scritti i discorsi che l'artista disperava di rappresentare pittoricamente. A questo punto si può forse sollevare un'obiezione contro l'idea che i sogni siano incapaci di rappresentare rapporti logici. Infatti ci sono sogni in cui si fanno le più complicate operazioni intellettuali, sì contraddicono o si dimostrano delle affermazioni, si mettono in ridicolo o si confrontano, come nel pensiero da svegli. Ma anche qui le apparenze sono ingannevoli. Se interpretiamo sogni come questi, scopriamo che ciò è parte del materiale dei pensieri del sogno e non rappresentazione del lavoro intellettuale compiuto durante il sogno. Ciò che viene prodotto dall'apparente pensiero del sogno è il contenuto dei pensieri del sogno e non le loro relazioni reciproche, la cui affermatone costituisce il pensare. Farò qualche esempio. Ma la cosa più semplice da stabilire a questo riguardo è che tutte le frasi parlate che ci sono nei sogni, specificamente descritte come tali, sono riproduzioni alterate o leggermente modificate di discorsi che si ritrovano tra i ricordi del materiale dei pensieri del sogno. Un discorso di questo genere spesso non è altro che un'allusione a qualche avvenimento incluso tra i pensieri del sogno, mentre il significato del sogno può essere totalmente diverso. Tuttavia non negherò che l'attività critica di pensiero, che non è mera ripetizione del materiale dei pensieri del sogno, contribuisca alla formazione dei sogni. Chiarirò il ruolo svolto da questo fattore alla fine della presente esposizione. Diventerà allora evidente che questa attività di pensiero non è prodotta dai pensieri del sogno ma dal sogno stesso, dopo che è già stato, in un certo senso, completato. Per il momento possiamo allora dire che le relazioni logiche tra i pensieri del sogno non ricevono una rappresentazione separata nel sogno. Per esempio, se in un sogno c'è una contraddizione, o è una contraddizione del sogno stesso, o è una contraddizione derivata dall'argomento di uno dei pensieri del sogno. Una contraddizione in un sogno può solo corrispondere in modo eccessivamente indiretto ad una contraddizione tra i pensieri del sogno. Ma proprio come la pittura ha trovato infine un modo di esprimere, facendo a meno dei biglietti volanti, almeno l'intenzione delle parole dei personaggi rappresentati, affetto, minacce, ammonimenti e così via, così c'è per i sogni la possibilità di un sistema che prenda in considerazione alcuni dei legami logici dei pensieri del sogno, mediante un'opportuna modifica del metodo di rappresentazione caratteristico dei sogni. L'esperienza dimostra che i sogni differiscono moltissimo l'uno dall'altro a questo riguardo. Mentre alcuni sogni ignorano completamente la sequenza logica del loro materiale, altri cercano di darne un'indicazione il più completa possibile. Nel fare questo, il sogno si distacca più o meno dal testo che è a sua disposizione per l'elaborazione. Tra l'altro, i sogni differiscono analogamente per quanto riguarda la sequenza cronologica dei pensieri del sogno, se tale sequenza è stata fissata nell'inconscio (come, per esempio, nel sogno dell'iniezione di Irma). Quali mezzi possiede per indicare quelle relazioni tra i pensieri del sogno la cui rappresentazione è così difficile? Cercherò di enumerarli uno per uno. In primo luogo, i sogni prendono in considerazione in generale la connessione che indubbiamente esiste tra tutte le parti dei pensieri del sogno, fondendo tutto il materiale in una unica situazione o fatto. Essi riproducono la connessione logica mediante la simultaneità del tempo. E qui agiscono come il pittore che in un quadro della Scuola di Atene o del Parnaso rappresenta in un unico gruppo tutti i filosofi o tutti i poeti. È vero che in realtà non si sono mai riuniti tutti in un'unica sala o su una cima di montagna, ma di certo concettualmente formano un gruppo. I sogni spingono questo metodo di riproduzione fino ai particolari. Ogni volta che ci mostrano due elementi molto vicini, ciò garantisce che c'è una connessione particolarmente stretta tra i loro corrispondenti pensieri del sogno. Analogamente, nel nostro sistema di scrittura «ab» significa che le due lettere devono essere pronunciate in una unica sillaba. Se c'è uno spazio tra la «a» e la «b», vuol dire che la «a» è l'ultima lettera di una parola e la «b» è la prima della parola seguente. Così anche le combinazioni nei sogni non sono parti casuali e sconnesse del materiale onirico, ma parti connesse in modo abbastanza simile anche nei pensieri del sogno. Per rappresentare le relazioni causali i sogni si servono di due procedimenti che sono essenzialmente uguali. Supponiamo che i pensieri del sogno siano: «Poiché le cose stavano così e così, doveva per forza succedere così e così». Poi il sistema di rappresentazione più comune sarebbe quello di impiegare la frase dipendente come sogno introduttivo e la frase principale come sogno principale. Se la prima interpretazione è esatta, la sequenza temporale si può invertire, ma la parte più lunga del sogno corrisponde sempre alla frase principale. Una mia paziente mi ha dato un eccellente esempio di questo modo di rappresentare la causalità in un sogno che in seguito riferirò integralmente. Consisteva in un breve prologo e un sogno molto lungo, centrato in modo piuttosto marcato su un unico tema, e che potrebbe essere intitolato Il linguaggio dei fiori. Questo è il sogno introduttivo: Andò in cucina, dove erano le due cameriere, e le rimproverò per non averle preparato il suo «boccone di cibo». Nello stesso tempo vide un 'enorme quantità di vasellame di cucina ordinario, capovolto a sgocciolare, accumulato in pile. Le due cameriere andarono a prendere dell'acqua e dovettero scendere in una specie di fiume che arrivava fino in casa o nel cortile. Poi seguiva il sogno principale con questo inizio: Stava scendendo da un'altura su delle palizzate stranamente costruite ed era contenta che il vestito non si fosse impigliato ecc. II sogno introduttivo si riferiva alla casa dei genitori della sognatrice. Senza dubbio aveva spesso sentito la madre dire le parole del sogno. Il cumulo di vasellame scadente veniva da un modesto negozio di terraglie situato nello stesso edificio. L'altra parte del sogno conteneva un riferimento a suo padre che correva sempre dietro alle cameriere e che poi contrasse una malattia mortale durante un'inondazione (la casa era vicino alle rive di un fiume). Quindi il pensiero nascosto dietro al sogno introduttivo: «Poiché sono nata in questa casa, in circostanze così modeste e deprimenti...». Il sogno principale si ricollegava allo stesso pensiero e lo presentava in una forma modificata dalla soddisfazione di desiderio: «Io sono di nobile origine». Quindi il vero pensiero sottostante era: «Poiché sono di origine così bassa, il corso della mia vita è stato così e così». La divisione del sogno in due parti disuguali non significa inevitabilmente, secondo me, che ci debba essere una relazione causale tra i pensieri che si celano dietro le due parti. Spesso sembra che lo stesso materiale venga rappresentato nei due sogni da diversi punti di vista. (Questo vale certamente quando una serie di sogni durante una notte termina con una polluzione in cui la necessità somatica trova una espressione via via sempre più chiara). E però anche possibile che i due sogni provengano da centri diversi del materiale del sogno ed il loro contenuto può sovrapporsi, cosicché quello che è il centro in un sogno diventa solo un accenno in un altro e viceversa. Ma in una notevole quantità di sogni la divisione in un breve sogno introduttivo e un altro più lungo significa che effettivamente esiste un rapporto causale tra le parti. L'altro sistema di rappresentazione della relazione causale si adatta a materiale meno abbondante e consiste nella trasformazione di un'immagine del sogno, sia essa una persona o un oggetto in un'altra. L'esistenza di una relazione causale si deve considerare seriamente solo se la trasformazione avviene effettivamente davanti ai nostri occhi e non se notiamo semplicemente che una cosa appare al posto di un'altra. Ho affermato che i due metodi di rappresentazione di una relazione causale sono essenzialmente uguali. In entrambi i casi la relazione causale è rappresentata da una sequenza temporale: in un caso da una sequenza di sogni e nell'altro mediante una trasformazione diretta di un'immagine in un'altra. Bisogna ammettere che nella maggior parte dei casi la relazione causale non viene rappresentata affatto, ma si perde nella confusione degli elementi che sono inevitabilmente presenti nel processo del sognare. L'alternativa «o - o» non può essere espressa nei sogni in alcun modo. Entrambe le alternative sono inserite nel testo del sogno come se fossero ugualmente valide. Il sogno dell'iniezione di Irma ne è il classico esempio. I suoi pensieri latenti sono chiaramente: «Non sono responsabile della persistenza dei dolori di Irma; la responsabilità si trova o nella sua riluttanza ad accettare la mia soluzione, o nelle sfavorevoli condizioni sessuali in cui vive e che io non posso modificare, o nel fatto che i suoi dolori non sono affatto isterici, ma di natura organica». Il sogno, d'altra parte, soddisfaceva tutte queste possibilità (che si escludevano reciprocamente) e non esitava ad aggiungere una quarta soluzione, basata sul desiderio del sogno. Compiuta l'interpretazione, inserii l'alternativa nel contesto dei pensieri del sogno. In ogni caso, se, nel raccontare un sogno il narratore si sente portato a servirsi di un «o - o», - «per esempio, era un giardino o un salotto» -, nei pensieri del sogno non c'era un'alternativa ma un «e», una semplice aggiunta. Un «o - o» si usa soprattutto per descrivere un elemento del sogno che abbia un carattere vago, che comunque può essere risolto. In questi casi la regola per l'interpretazione, è: considera di uguale valore le due apparenti alternative e collegale con un «e». Per esempio, una volta un mio amico si trovava in Italia ed io non avevo il suo indirizzo da molto tempo. Poi sognai di ricevere un telegramma con il suo indirizzo. Lo vidi stampato in blu su telegramma. La prima parola era vaga: «via» forse, o «villa» o perfino «casa»; la seconda era chiara: «Secerno». La seconda parola assomigliava a qualche nome italiano e mi ricordava le discussioni avute con il mio amico riguardo all'etimologia. Esprimeva anche la mia irritazione verso di lui per avermi tenuto segreto il suo indirizzo per tanto tempo. D'altra parte, ognuna delle tre alternative poste dalla prima parola risultò indipendente nell'analisi ed un punto di partenza ugualmente valido per una serie di associazioni. La notte prima del funerale di mio padre sognai un avviso stampato, un manifesto o un affisso, molto simile agli avvisi che vietano di fumare nelle sale d'attesa delle stazioni, sul quale appariva: «Si prega di chiudere gli occhi» oppure: «Si prega di chiudere un occhio». Generalmente scrivo ciò in questo modo: «Si prega di chiudere gli occhi (o)». un Ognuna di queste due versioni aveva un suo significato e portava in direzioni diverse durante l'interpretazione del sogno. Avevo scelto il rituale più semplice possibile per il funerale, poiché conoscevo l'opinione di mio padre su queste cerimonie. Ma alcuni altri membri della famiglia non condividevano le simpatie per questa semplicità così puritana e pensavano che avremmo fatto una brutta figura nei confronti delle persone che sarebbero intervenute al funerale. Di qui una delle versioni: «Si prega di chiudere un occhio», cioè di «tollerare», di «passarci sopra». Qui è facile vedere il significato dell'incertezza espressa dal «o - o». non era riuscito a stabilire un linguaggio unico per i pensieri del sogno che nello stesso tempo potesse essere ambiguo, e le due principali linee di pensiero cominciarono quindi a divergere perfino nel contenuto manifesto del sogno. In qualche caso la difficoltà di rappresentazione di una alternativa è superata mediante la divisione del sogno in due parti di uguale lunghezza. È molto particolare l'atteggiamento dei sogni nei confronti della categoria dei contrari e delle contraddizioni. La ignora semplicemente. Il «non» sembra non esistere per quanto riguarda i sogni. Essi mostrano una preferenza particolare per la fusione dei contrari in un'unità, o per rappresentarli come una stessa cosa. I sogni inoltre si sentono liberi di rappresentare qualsiasi elemento mediante un desiderio contrario; non c'è quindi modo di decidere a prima vista se qualche elemento che aumenta un contrario si trova nel sogno sotto l'aspetto positivo o negativo. (Sono rimasto stupito nel leggere su un opuscolo di K. Abel che le lingue più antiche si comportano esattamente come i sogni sotto questo aspetto. Al principio esse hanno un'unica parola per descrivere i due opposti alle estremità di una serie di qualità o attività (per es., forte-debole, vecchio-giovane, lontano-vicino, legare-separare); formano dei termini distinti per i due opposti solo con un processo secondario di leggera modifica del termine comune. Abel lo dimostra particolarmente attraverso l'egiziano antico; ma dimostra anche che ci sono tracce distinte della stessa evoluzione nelle lingue semitiche e indogermaniche.) In uno dei sogni appena riferiti, la cui prima fase è stata già interpretata («Perché la mia origine era così e così»), la sognatrice si vedeva scendere da una palizzata portando in mano un ramo fiorito. In relazione a questa immagine ella pensò all'angelo che ha in mano un ramo di gigli nei quadri dell'Annunciazione - il suo nome era Maria - e alle bambine vestite di bianco che camminavano nelle processioni del Corpus Domini, quando le strade sono ornate di rami verdi. Quindi il ramo in fiore del sogno si riferiva certamente all'innocenza sessuale. Comunque il ramo era coperto di fiori rossi e ognuno sembrava una camelia. Poi seguivano delle inequivocabili allusioni alle mestruazioni. Inoltre, lo stesso ramo che era portato come un giglio e come da una bambina innocente, era nello stesso tempo un'allusione alla «Signora delle Camelie» che, come sappiamo, generalmente portava una camelia bianca, tranne durante il periodo delle mestruazioni, quando la portava rossa. Lo stesso ramo in fiore (vedi «i fiori della fanciulla» nella poesia di Goethe Der Mullerin Verrai) rappresentava nello stesso tempo l'innocenza sessuale e il suo contrario. E lo stesso sogno che esprimeva la sua gioia per essere riuscita a passare immacolata attraverso la vita dava l'impressione in certi punti (ad esempio, lo sfiorire dei boccioli), in una serie di idee contrarie, della colpevolezza di molti peccati contro la purezza sessuale (nell'infanzia). Nell'analisi del sogno si potevano distinguere chiaramente le due serie di pensieri, di cui l'una, consolante, sembrava più superficiale e l'altra, di autorimprovero, più profonda, serie di pensieri diametralmente opposti, ma i cui elementi simili, anche se contrari, venivano rappresentati dagli stessi elementi nel sogno manifesto. Fra tutte le relazioni logiche una sola è molto favorita dal meccanismo della formazione dei sogni; la relazione cioè di somiglianza, assonanza o approssimazione, la relazione del «come se». Questa relazione, a differenza delle altre, può essere rappresentata nel sogno in diversi modi. (Cfr. l’osservazione di Aristotele sulle qualità di un interprete di sogni, citata prima). Paralleli a casi di «come se» inerenti al materiale dei pensieri del sogno costituiscono il primo fondamento della formazione del sogno; ed una parte considerevole del lavoro onirico consiste nella creazione di nuovi paralleli, mentre quelli già esistenti non possono entrare nel sogno a causa della censura imposta dalla resistenza. La rappresentazione della relazione di somiglianza viene facilitata dalla tendenza del lavoro onirico alla condensazione. La somiglianza, l'assonanza, il possesso di attributi comuni, tutto questo è rappresentato nei sogni mediante l'unificazione, che può essere già presente nel materiale dei pensieri del sogno o può essere formata in seguito. La prima di queste possibilità si può chiamare «identificazione» e la seconda «composizione» L'identificazione viene impiegata quando si tratta di persone; la composizione quando il materiale da unificare è costituito da oggetti. Tuttavia la composizione può essere applicata anche alle persone. Spesso le località sono trattate come persone. Nell'identificazione solo una delle persone collegate da un elemento comune riesce ad essere rappresentata nel contenuto manifesto del sogno, mentre la seconda o le altre persone sembrano represse. Ma questa singola persona di copertura appare nel sogno in tutti i rapporti e le situazioni che possono applicarsi ad essa o ai personaggi che essa copre. Nella composizione, quando questa è estesa alle persone, l'immagine onirica contiene i tratti di una o dell'altra persona in questione, ma mai comuni ad entrambi; in tal modo la combinazione di questi tratti porta all'apparenza di una nuova unità, di una figura composta. L'effettivo processo di composizione si può compiere in diversi modi. Da una parte, la figura del sogno può avere il nome di una delle persone cui si riferisce, nel qual caso sappiamo direttamente, come quando siamo svegli, di quale persona si tratta, mentre i lineamenti visivi possono appartenere all'altra persona; dall'altra, la stessa immagine del sogno può essere composta di lineamenti visivi appartenenti nella realtà in parte ad una persona ed in parte ad un'altra. O ancora, l'impronta della seconda persona nell'immagine onirica può consistere non nei lineamenti visivi, ma negli atteggiamenti che le attribuiamo, nelle parole che le facciamo dire o nella situazione in cui a collochiamo. In quest'ultimo caso la distinzione tra identificazione costruzione di una figura composta comincia a perdere la sua nitidezza. Ma può anche accadere che la formazione di una figura composta di questo tipo non riesca. In tal caso, la scena del sogno è attribuita ad una sola delle persone, mentre l'altra (che generalmente è la più importante) sembra una figura secondaria senza alcuna funzione. Il sognatore può raccontare la situazione con una frase simile: «C'era anche mia madre» (Stekel). Un elemento di questo genere del contenuto del sogno può essere paragonato ai «determinativi» usati nella scrittura geroglifica, che non sono destinati alla pronuncia, ma solamente a chiarire altri segni. L'elemento comune che giustifica, o piuttosto provoca la combinazione delle due persone, può venire rappresentato nel sogno o essere omesso. In genere l'identificazione o la formazione di una persona composta si verifica proprio per evitare la rappresentazione dell'elemento comune. Invece di dire: «A ha un atteggiamento ostile nei miei confronti, ed anche B», faccio nel sogno una persona composta di A e B, o immagino A mentre fa un'azione di altro genere che è caratteristica di B. La persona così formata appare nel sogno sotto altri riguardi e il fatto che li rappresenti entrambi, A e B, mi giustifica nell'inse-rire al punto giusto del sogno l'elemento comune ai due, cioè l'atteggiamento ostile nei miei confronti. In questo modo è spesso possibile ottenere un notevole grado di condensazione nel contenuto di un sogno; posso risparmiarmi la necessità di dare una rappresentazione diretta di circostanze molto complicate che si riferiscono ad una persona, se riesco a trovare un'altra persona cui alcune di queste circostanze siano egualmente applicabili. Si può facilmente osservare come questo metodo di rappresentazione mediante identificazione serva ad eludere la censura dovuta alla resistenza, che impone condizioni così severe al lavoro onirico. Ciò che la censura ostacola può trovarsi proprio in determinate idee che, nel materiale dei pensieri del sogno, sono collegate ad una particolare persona; quindi io cerco una seconda persona, anch'essa collegata con il materiale censurato, ma solo in parte. Il contatto tra le due persone su questo punto censurabile mi giustifica ora nel formare una persona composta, caratterizzata dai tratti indifferenti di entrambi. Questa persona, ottenuta mediante identificazione o composizione, è finalmente ammessa nel contenuto del sogno senza censura, e in tal modo, per mezzo della condensazione onirica, ho soddisfatto le pretese della censura del sogno. Quando in un sogno viene rappresentato un elemento comune a due persone, esso ci suggerisce di cercare un altro elemento comune nascosto, la cui rappresentazione è stata impedita dalla censura. Sembra quasi che sia stato fatto uno spostamento riguardo all'elemento comune, per facilitare la sua rappresentazione. Che la persona composta appaia nel sogno con un elemento comune indifferente ci fa concludere che esiste nei pensieri del sogno un altro elemento comune affatto indifferente. Di conseguenza, l'identificazione o la costruzione di persone composte serve a vari scopi nei sogni: in primo luogo per rappresentare un elemento comune a due persone in secondo luogo per rappresentare un elemento spostato, e, terzo, per esprimere semplicemente un elemento comune desiderato. Poiché desiderare che due persone abbiano un elemento in comune spesso coincide con lo scambiare le persone tra loro, quest'ultima relazione viene anche espressa dai sogni per mezzo del l'identificazione. Nel sogno dell'iniezione a Irma, desideravo scambiarla con un'altra paziente: desideravo cioè che l'altra donna fosse mia paziente come lo era Irma. Il sogno prendeva in considerazione questo desiderio mostrandomi una persona che si chiamava Irma, ma che veniva visitata nella posizione in cui avevo visto solo l'altra donna. Nel sogno su mio zio, questo scambio è diventato il punto centrale del sogno: mi sono identificato con il ministro, trattando e giudicando i miei colleghi non meglio di lui. So per esperienza, alla quale non ho trovato eccezioni, che ogni sogno tratta del sognatore stesso. I sogni sono completamente egoistici. (Quando non so dietro quale dei personaggi del sogno devo cercare il mio Io, osservo la seguente regola: la persona che nel sogno prova una emozione che io stesso provo dormendo, è quella che nasconde il mio Io.) Ogni volta che il mio Io non appare nel contenuto del sogno, ma c'è solo qualche sconosciuto, posso ritenere con sicurezza che il mio Io si cela mediante identificazione dietro a questa persona; posso inserire il mio Io nel contesto. Altre volte, quando il mio Io appare nel sogno, la circostanza in cui appare può farmi capire che c'è qualche altra persona nascosta dietro di me per identificazione. In tal caso il sogno dovrebbe ammonirmi di trasferire su me stesso, durante l'interpretazione, l'elemento comune nascosto, che si riferisce a quella persona. Ci sono dei sogni in cui il mio Io appare insieme ad altre persone, che, quando si risolve l'identificazione, risultano essere di nuovo il mio Io. Grazie a queste identificazioni dovrei quindi essere in grado di portare il mio Io a contatto con determinate idee, la cui accettazione è stata proibita dalla censura. Quindi il mio Io può essere rappresentato in un sogno parecchie volte, ora direttamente, ora mediante la identificazione con persone estranee. Mediante una certa quantità di queste identificazioni diventa possibile condensare un materiale di pensiero straordinariamente abbondante. Il fatto che l'Io del sognatore appaia parecchie volte, o in forme diverse, non è in fondo più strano del fatto che l'Io è contenuto nel pensiero cosciente parecchie volte, o in diversi posti o per vari riguardi, per esempio nella frase «quando io penso che bambino sano io sono stato». Le identificazioni nel caso di nomi propri di località si risolvono ancora più facilmente che nel caso di persone, perché in questo caso non c'è l'interferenza dell'Io, che occupa un posto così dominante nel sogno. In uno dei miei sogni su Roma, il posto in cui mi trovavo era Roma, ma ero stupito per la quantità di cartelloni tedeschi all' angolo di una strada. Quest'ultimo aspetto era una realizzazione di desiderio, che mi fece immediatamente pensare a Praga; e il desiderio stesso può forse risalire ad un periodo della mia giovinezza in cui ero stato tedesco-nazionalista, ma che da allora avevo superato. Nel periodo in cui feci il sogno, avevo in progetto di incontrare un amico a Praga; quindi l'identificazione di Roma e di Praga può spiegarsi mediante un comune elemento di desiderio: avrei preferito incontrare il mio amico a Roma anziché a Praga e avrei preferito scambiare Praga con Roma in vista dell'incontro. La possibilità di creare strutture composte si staglia tra le caratteristiche che così spesso danno al sogno un'apparenza fantastica, perché introduce nel contenuto dei sogni elementi che non avrebbero potuto essere oggetto di effettiva percezione. Il processo psichico di costruzione di immagini composte nei sogni è evidentemente lo stesso di quando immaginiamo o raffiguriamo un centauro nella vita da svegli. L'unica differenza sta nel fatto che ciò che determina la produzione della figura immaginaria nella vita da svegli è l'impressione che la nuova struttura è destinata a fare, mentre la formazione di una struttura composta in un sogno viene determinata da un fattore estraneo alla sua forma effettiva, cioè l'elemento comune nei pensieri del sogno. Le strutture composte dei sogni possono formarsi in molti modi diversi. Il più ingenuo di questi procedimenti rappresenta semplicemente gli attributi di una cosa con la conoscenza della loro appartenenza a qualcos'altro. Una tecnica più accurata riunisce le caratteristiche di entrambi gli oggetti in una nuova immagine e così si serve in modo più abile di tutte le somiglianze che i due oggetti possiedono in realtà. La nuova struttura può sembrare del tutto assurda o colpirci come un successo dell'immagine, a seconda del materiale e dell'ingegnosità con cui è messa insieme. Se gli oggetti da condensare in un'unica unità sono troppo diversi, spesso si limita a creare una struttura composta con un nucleo relativamente chiaro e un certo numero di caratteristiche meno distinte. In tal caso si può dire che il processo di unificazione in una sola immagine non è riuscito. Le due rappresentazioni sono sovrapposte e producono qualcosa di simile ad una gara tra le due immagini visive. Si potrebbero ottenere rappresentazioni simili in un disegno, se si cercasse di illustrare il modo in cui un concetto generale viene formato da tante immagini percettive individuali. I sogni naturalmente sono una massa di tali strutture composte. Ne ho dato qualche esempio nei sogni che ho già analizzato ed ora ne aggiungerò qualche altro. Nel sogno riportato prima, che descrive il corso della vita della paziente «con il linguaggio dei fiori», l'Io del sogno portava in mano un ramo fiorito che, come abbiamo visto, rappresentava sia l'innocenza che la peccaminosità sessuale. Il ramo, a causa del modo in cui erano collocati i fiori, ricordava alla sognatrice anche i fiori di ciliegio; i fiori in se stessi, considerati singolarmente, erano camelie ed inoltre l'impressione generale era di una pianta esotica. I pensieri del sogno mostravano il fattore comune tra gli elementi di questa struttura composta. Il ramo in fiore era composto di allusioni ai doni che le erano stati fatti per ottenere, o cercare di ottenere, i suoi favori. Così aveva ricevuto ciliege nell'infanzia, e in seguito una pianta di camelie; mentre «esotico» alludeva ad un naturalista, che viaggiava molto, il quale aveva cercato di ottenere i suoi favori con un disegno di fiori. Un'altra mia paziente creò in un sogno qualcosa di intermedio tra una cabina al mare, un gabinetto esterno in campagna ed un solaio in una casa di città. L'elemento comune dei primi due oggetti era la connessione con persone nude o che si spogliano; e la loro unione con il terzo elemento faceva concludere che nella sua infanzia anche il solaio era stato scena di un denudamento. Un altro sognatore, un uomo, creò una località composta di due luoghi in cui si facevano «cure»: un luogo era il mio studio e l'altro il locale pubblico in cui aveva conosciuto la moglie. Una ragazza sognò, dopo che il fratello le aveva promesso un banchetto di caviale, che le gambe di questo fratello erano coperte di piccoli grani di caviale. L'elemento del contagio (in senso morale) e il ricordo di un'eruzione, durante l'infanzia, che le aveva coperto le gambe di puntini rossi, si erano riuniti con i grani di caviale in un nuovo concetto, il concetto cioè di «ciò che aveva ricevuto dal fratello». In questo sogno, come in altri, le parti del corpo umano vengono trattate come oggetti. In un sogno riferito da Ferenczi, un'immagine composta da un dottore e da un cavallo e per di più vestita da una camicia da notte. Nell'analisi si scoprì l'elemento comune di queste tre componenti, quando la paziente riconobbe nella camicia da notte una allusione al padre in un episodio della infanzia. In tutti e tre i casi si trattava di un oggetto della sua curiosità sessuale. Da piccola era stata portata spesso dalla governante ad un allevamento militare di cavalli, dove aveva avuto ampie opportunità di soddisfare quella che era a quel tempo la sua curiosità non ancora inibita. Ho asserito prima che i sogni non hanno i mezzi per esprimere la relazione di una contraddizione, di un contrario, di un «no». Negherò ora per la prima volta questa affermazione. Una categoria di casi, che possiamo riassumere sotto il titolo di «contrari», vengono semplicemente rappresentati, come abbiamo visto, mediante l'identificazione: quei casi, cioè, in cui l'idea di uno scambio o di una sostituzione può essere messa in relazione con il contrario. Di questo ho fatto numerosi esempi. Un altro gruppo di contrari dei pensieri del sogno, che rientrano nella categoria del «in senso contrario, in senso opposto», penetra nei sogni in una maniera strana, che merita quasi di essere definita uno scherzo. Il processo del «proprio l'inverso» non viene rappresentato direttamente nel contenuto del sogno, ma rivela la sua presenza del materiale attraverso il fatto che alcune parti del contenuto del sogno, che sono già formate e per caso (o per altre ragioni) si trovano lì, si invertono, come se ci avessero ripensato. È più facile illustrare che descrivere questo processo. Nell'interessante sogno del «su e giù», la rappresentazione del salire nel sogno era l'inverso del corrispondente nei pensieri del sogno, cioè della scena introduttiva della Saffo di Daudet: nel sogno il salire era difficile prima e più facile in seguito, mentre nella scena di Daudet era facile al principio e sempre più difficile in seguito. Inoltre, il «di sopra» e il «di sotto», nella allusione del sognatore al fratello, erano rappresentati al contrario nel sogno. Questo indicava la presenza di una relazione contraria o inversa tra le due parti del materiale dei pensieri del sogno; e vi abbiamo scoperto la fantasia infantile del sognatore che veniva portato in braccio dalla balia, il che era l'opposto della situazione del romanzo, dove il protagonista portava l'amante. Così anche nel mio sogno dell'attacco di Goethe contro Herr M. c'è un simile «proprio il contrario», che deve essere chiarito prima di poter interpretare con successo il sogno. Nel sogno Goethe aveva attaccato un giovane, Herr M., nella situazione reale contenuta nei pensieri del sogno un uomo importante, mio amico, era stato attaccato da un giovane scrittore sconosciuto. Nel sogno avevo basato un calcolo sulla data della morte di Goethe; in realtà il calcolo era stato fatto sull'anno di nascita del paralitico. Il pensiero che risultò decisivo tra i pensieri del sogno era la contraddizione dell'idea che Goethe dovesse essere trattato come un pazzo. «Proprio il contrario» diceva il sogno, «se non capisci il libro, sei tu il debole di mente, non l'autore». Ritengo, inoltre, che tutti questi sogni di inversione includano un'allusione al disprezzo contenuto nell'idea di «voltare il di dietro per qualcosa». (Per esempio, il rivoltarsi del sognatore nei confronti del fratello, nel sogno di Saffo). È da notare anche che molto spesso l'inversione viene impiegata proprio nei sogni che sorgono da impulsi omosessuali repressi. L'inversione, poi, il trasformare una cosa nel suo opposto, è uno dei mezzi di rappresentazione preferiti dal lavoro onirico, e può essere impiegata per gli scopi più diversi. In primo luogo serve per esprimere la soddisfazione di un desiderio con riguardo ad alcuni elementi particolari dei pensieri del sogno. «Se solo fosse stato il contrario!». Questo è spesso il modo migliore di esprimere la reazione dell'Io ad un ricordo spiacevole. Ancora, l'inversione è usata in modo particolare come aiuto alla censura, poiché crea un'enorme deformazione nel materiale da rappresentare e questo ha un effetto paralizzante, almeno al principio, su qualsiasi tentativo di comprensione del sogno. Per questo motivo, se un sogno si rifiuta ostinatamente di rivelare il suo significato, vale sempre la pena di osservare l'effetto dell'inversione di qualche particolare elemento del suo contenuto manifesto, dopodiché tutta la situazione diventa immediatamente chiara. E, oltre all'inversione del contenuto, non si deve trascurare l'inversione cronologica. E una tecnica comune della deformazione del sogno quella di rappresentare il risultato di un fatto o la conclusione di una serie di pensieri al principio del sogno, e di collocare alla fine le premesse sulle quali si basava la conclusione o le cause che hanno provocato l'avvenimento. Chiunque non tenga presente questo metodo tecnico impiegato dalla deformazione onirica, non avrà successo quando si troverà davanti al compito dell'interpretazione di un sogno. (Gli attacchi isterici si servono a volte dello stesso tipo di inversione cronologica per celare agli osservatori il proprio significato. Per esempio, una ragazza isterica doveva rappresentare un breve romanzo in uno dei suoi attacchi, un romanzo di cui aveva fatto una fantasia nell'inconscio dopo un incontro con qualcuno in ferrovia. Immaginò che l'uomo era stato attratto dalla bellezza del suo piede e le aveva parlato mentre lei leggeva; poi era andata via con lui e aveva vissuto un'appassionata scena d'amore. Il suo attacco cominciò con una rappresentazione di questa scena d'amore mediante un convulso torcersi del corpo, insieme a dei movimenti delle labbra per rappresentare baci e allo stringere le braccia per rappresentare abbracci. Poi si affrettò nella stanza accanto, sedette su una sedia, sollevò la gonna come per mostrare il piede, fece finta di leggere un libro e mi parlò (cioè mi rispose). A questo proposito Artemidoro dice: «Nell' interpretare le immagini viste in un sogno, a volte bisogna seguirle dal principio tìla fine e a volte dalla fine al principio».) Anzi, in alcuni casi, è possibile arrivare al significato di un sogno solo dopo aver compiuto un certo numero di inversioni nel contenuto sotto vari aspetti. Per esempio, nel caso di un giovane sofferente di nevrosi ossessiva, si nascondeva dietro uno dei suoi sogni il ricordo del desiderio di morte che risaliva alla sua infanzia ed era diretto contro il padre, di cui aveva avuto paura. Ecco il testo del sogno: Suo padre lo stava rimproverando perché era tornato a casa così tardi. Il contesto dal quale era emerso il sogno durante la cura psicoanalitica e le associazioni del sognatore mostrarono, comunque, che il frasario originale doveva essere stato che egli era arrabbiato con il padre e che secondo lui il padre tornava a casa sempre troppo presto. Egli avrebbe preferito che il padre non fosse tornato affatto e questo equivaleva ad un desiderio di morte del padre. Infatti da piccolo, durante una temporanea assenza del padre, si era reso colpevole di un atto di aggressione sessuale contro qualcuno e per punizione era stato minacciato con queste parole: «Vedrai, quando torna tuo padre!». Se vogliamo continuare il nostro studio sulle relazioni tra il contenuto del sogno ed i pensieri del sogno, il metodo migliore sarà quello di prendere i sogni stessi come punti di partenza e stabilire quale sia il significato di determinate caratteristiche formali del metodo di rappresentazione nei sogni in relazione ai pensieri che si celano dietro di essi. Tra queste caratteristiche formali sono preminenti, e non possono non impressionarci, le differenze dell'intensità sensoria tra singole immagini oniriche e di nitidezza di determinate parti di un sogno o di sogni interi paragonati fra loro. Le differenze di intensità delle singole immagini oniriche coprono tutta la gamma che va dall'acutezza di definizione che, senza dubbio ingiustificatamente, siamo portati a ritenere superiore a quella della realtà, a quella irritante indeterminatezza che dichiariamo caratteristica dei sogni, poiché non si può paragonare ad un grado di confusione che si possa mai percepire negli oggetti reali. Inoltre, descriviamo la impressione avuta di un oggetto indistinto in un sogno come «fugace», mentre pensiamo che quelle immagini oniriche più chiare siano state percepite per un tempo considerevole. Ora ci si deve chiedere che cosa ci sia nel materiale dei pensieri del sogno che determina queste differenze di vivacità di parti del contenuto di un sogno. Dobbiamo cominciare con il contraddire certe aspettative che si presentano quasi inevitabilmente. Dal momento che il materiale di un sogno può includere delle sensazioni reali provate durante il sonno, si presumerà probabilmente che queste, o gli elementi del sogno che ne derivano, ricevano una particolare intensità; o, viceversa, che qualunque cosa particolarmente vivace nel sogno possa essere ricollegata a delle sensazioni reali durante il sonno. Nella mia esperienza, comunque, ciò non ha mai trovato conferma. Non è esatto che gli elementi di un sogno che derivano da impressioni reali del sonno (per esempio, stimoli nervosi) si distinguano per la loro chiarezza dagli altri elementi che sorgono da ricordi. Il fattore della realtà non conta nulla nella determinazione dell'intensità delle immagini oniriche. Ancora, si potrebbe supporre che l'intensità sensoria (cioè la vivacità) di determinate immagini oniriche si riferisca alla intensità psichica degli elementi corrispondenti nei pensieri del sogno. In questi ultimi l'intensità psichica coincide con il valore psichico: gli elementi più intensi sono anche i più importanti, sono quelli che formano il punto centrale dei pensieri del sogno. Sappiamo bene che sono proprio questi elementi che, a causa della censura, non possono in genere entrare nel contenuto del sogno; tuttavia, può benissimo essere che i loro immediati derivati, che li rappresentano nel sogno, abbiano un grado maggiore di intensità, senza necessariamente formare per quel motivo il centro del sogno. Ma anche questa ipotesi viene delusa da uno studio comparativo dei sogni e del materiale da cui derivano. L'intensità degli elementi del sogno non ha alcun rapporto con l'intensità degli elementi del materiale onirico: il fatto è che si verifica una totale «rivalutazione di tutti i valori psichici» (per dirla con le parole di Nietzsche) tra il materiale dei pensieri del sogno e il sogno. Spesso si può scoprire un derivato diretto di ciò che occupa una posizione dominante tra i pensieri del sogno solo in qualche fugace elemento del sogno, che viene notevolmente offuscato da immagini più potenti. L'intensità degli elementi di un sogno risulta essere determinata in altro modo, da due fattori indipendenti. In primo luogo è facile osservare che gli elementi mediante i quali si esprime la realizzazione del desiderio vengono rappresentati con intensità particolare; e, in secondo luogo, l'analisi mostra che gli elementi più vividi di un sogno sono i punti di partenza della più grande quantità di serie di pensiero, e che gli elementi più vividi sono anche quelli con il maggior numero di determinanti. Il senso di questa asserzione empirica non si altera se la esprimiamo in questi termini: la maggiore intensità risiede in quegli elementi del sogno la cui formazione risulta della massima condensazione. Probabilmente giungeremo a poter esprimere questa determinante e le altre (soprattutto la relazione con la soddisfazione del desiderio) in un'unica formula. Il problema che ho appena trattato - le cause della maggiore o minore intensità o chiarezza di singoli elementi di un sogno - non deve essere confuso con un altro problema che si riferisce alla variabile chiarezza di sogni interi o di parti di sogni. Nel primo caso la chiarezza è messa a confronto con l'indeterminatezza, nel secondo caso con la confusione. Tuttavia non si può dubitare che il crescere e il decrescere di queste due scale sia parallelo. Una parte del sogno che ci sembra chiara generalmente contiene elementi intensi; un sogno oscuro, d'altra parte, è composto di elementi di scarsa intensità. Però il problema prospettato dalla scala che va da ciò che è apparentemente chiaro a ciò che è oscuro e confuso è molto più complicato di quello dei diversi gradi di vivacità degli elementi onirici. Anzi, per ragioni che saranno evidenti in seguito, il primo problema non si può ancora discutere. In alcuni casi vediamo con stupore che l'impressione di chiarezza o di indeterminatezza data dal sogno non ha alcun nesso con la formazione del sogno stesso, ma proviene dal materiale dei pensieri del sogno ed è parte costituente di esso. Ricordo un mio sogno che mi colpì quando mi svegliai perché era particolarmente ben formato, perfetto e chiaro al punto che, mentre ero ancora mezzo intontito dal sonno, pensai di introdurre una nuova categoria di sogni, che non fossero soggetti al meccanismo della condensazione e dello spostamento e che si sarebbero potuti chiamare «fantasie durante il sonno». Un esame più approfondito dimostrò che questo raro esemplare di sogno aveva le stesse lacune e gli stessi difetti di struttura di qualsiasi altro; e per quel motivo lasciai cadere la categoria delle «fantasie durante il sonno». Il contenuto del sogno mi rappresentava mentre esponevo al mio amico una difficile e ricercata teoria sulla bisessualità; e il potere di soddisfazione di desiderio del sogno era responsabile della chiarezza e perfezione della teoria (che, tra l'altro, non veniva spiegata nel sogno). Quindi quello che io ritenevo un giudizio sull'intero sogno era in realtà una parte, e anzi la parte essenziale, del contenuto del sogno. aveva in questo caso carpito in un certo senso i miei primi pensieri della veglia e mi aveva presentato come giudizio sul sogno la parte di materiale dei pensieri del sogno che non ero riuscito a rappresentare accuratamente nel sogno. Una volta trovai un caso che era il complemento di questo durante l'analisi del sogno di una paziente. Al principio rifiutò di raccontarmelo, «perché era così indistinto e confuso». Infine, protestando ripetutamente di non essere sicura dell'esattezza del suo racconto, mi informò che molte persone erano presenti nel sogno, il marito, il padre, e che sembrava che lei non sapesse se suo marito era suo padre, o chi era suo padre, o qualcosa del genere. Questo sogno, unitamente alle associazioni della seduta analitica, dimostrò che si trattava senza dubbio della storia comune di una domestica costretta a confessare che aspettava un bambino, ma che era in dubbio su «chi sia il padre del bambino». (I sintomi isterici annessi erano amenorrea e forte depressione, che era il sintomo principale di questa paziente.) Quindi anche qui la mancanza di chiarezza mostrata dal sogno era parte del materiale che dava lo spunto al sogno: cioè, parte di questo materiale veniva rappresentata nella forma del sogno. La forma del sogno o la forma in cui viene sognato è usata con sorprendente frequenza per rappresentare il suo contenuto nascosto. I commenti su un sogno, o le osservazioni apparentemente ingenue, spesso servono a mascherare una parte di quanto si è sognato nella maniera più sottile; ma in realtà la tradiscono. Per esempio, un sognatore osservò che a un certo punto «il sogno era stato fatto sparire»; e l'analisi riportò ad un ricordo infantile di quando aveva osservato qualcuno che si puliva dopo la defecazione. Ecco un altro esempio che merita di essere riferito dettagliatamente. Un giovane fece un sogno molto chiaro che gli ricordava delle fantasie infantili rimaste coscienti. Sognò che era sera e che si trovava in un albergo di una località di villeggiatura. Sbagliò numero di camera ed entrò in una in cui un'anziana signora e le due figlie si stavano spogliando per andare a letto. Proseguì: «Qui ci sono delle lacune nel sogno, manca qualcosa. Poi c'era un uomo nella stanza che cercava di buttarmi fuori ed io dovevo lottare con lui». Egli cercava invano di ricordare l'essenza e lo scopo della fantasia giovanile cui evidentemente il sogno alludeva; infine comprese che ciò che stava cercando lo possedeva già nella sua osservazione riguardo alla parte oscura del sogno. Le «lacune» erano gli orifizi genitali delle donne che andavano a letto; e «manca qualcosa» descriveva il carattere principale dei genitali femminili. Da giovane aveva avuto un'instancabile curiosità di vedere i genitali di una donna ed era stato propenso a conservare la teoria sessuale infantile secondo la quale le donne hanno organi maschili. Un analogo ricordo di un altro sognatore ha una forma molto simile. Sognò quanto segue: «Stavo andando al ristorante Volksgarten con la signorina K... poi c'era un pezzo oscuro, un'interruzione... poi mi trovai nella sala di un bordello, dove vidi due o tre donne, una di esse in camicia e mutande». Analisi La signorina K. era la figlia di un suo vecchio principale e, come egli stesso ammetteva, era l'equivalente di una sorella per lui. Raramente aveva avuto l'occasione di parlarle, ma una volta avevano avuto una conversazione in cui «sembrava che fossimo divenuti consapevoli del nostro sesso, era come se io dicessi: "Io sono un uomo e tu sei una donna"». Era stato una volta sola in quel ristorante, con la sorella di suo cognato, una ragazza che non significava niente per lui. Una volta era andato con tre signore fino all'ingresso di quel ristorante: le signore erano sua sorella, sua cognata e la sorella del cognato appena menzionata. Tutte gli erano completamente indifferenti, ma appartenevano tutte alla categoria delle «sorelle». Raramente aveva frequentato un bordello, solo due o tre volte in tutta la sua vita. L'interpretazione era basata sul «pezzo oscuro» e sulla «interruzione» del sogno e affermò che nella sua curiosità di maschietto aveva occasionalmente, ma solo raramente, osservato i genitali di una sorella più piccola. Qualche giorno dopo ebbe un ricordo cosciente del misfatto cui alludeva il sogno. Il contenuto di tutti i sogni che si manifestano durante la stessa notte forma parte di tutto un insieme; il fatto che siano divisi in parecchie sezioni, così come il raggruppamento e il numero di queste parti, ha un significato e può essere considerato un'informazione proveniente dai pensieri latenti del sogno. Nell'interpretazione dei sogni costituiti di più parti o, in generale dei sogni che si verificano durante la stessa notte, non si dovrebbe trascurare la possibilità che sogni separati e successivi di questo tipo abbiano lo stesso significato ed esprimano gli stessi impulsi con materiale diverso. In tal caso, il primo di questi sogni omologhi è spesso il più deformato e il più timido, mentre quello che segue è più deciso e chiaro. I sogni biblici della vacca e delle spighe di grano del faraone, interpretati da Giuseppe, sono di questo genere. Essi sono stati raccontati più esaurientemente da Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche) che nella Bibbia. Dopo aver raccontato il primo sogno, il re disse: «Dopo questa visione mi svegliai; ero confuso e, cercando di capire il significato dell'apparizione, mi addormentai di nuovo e feci un sogno più strano del precedente, che mi spaventò e mi turbò ancora di più...». Udito il racconto del sogno fatto dal re, Giuseppe rispose: «Questo sogno, o re, anche se visto sotto due forme, ha un solo ed unico significato». Nel suo scritto Beitrag zur Psychologie des Gerüchtes, Jung racconta come il sogno erotico celato di una scolara fu compreso dalle compagne senza alcuna interpretazione e fu ulteriormente elaborato e modificato. Egli osserva in relazione ad una di queste storie oniriche: «Il pensiero finale di una lunga serie di immagini oniriche contiene esattamente ciò che la prima immagine della serie ha cercato di delineare. La censura tiene lontano il complesso il più possibile mediante una successione di nuovi schermi simbolici, spostamenti, maschere ingenue ecc.». Scherner conosceva bene questa caratteristica del metodo di rappresentazione dei sogni e la descrisse in relazione alla sua teoria degli stimoli organici, come una legge speciale: «Infine, tuttavia, per tutte le strutture oniriche simboliche derivate da particolari stimoli nervosi, l'immaginazione segue una legge generale: al principio del sogno descrive l'oggetto da cui proviene lo stimolo solo mediante le allusioni più remote e inesatte, ma alla fine, quando l'effusione pittorica si è esaurita, rappresenta solo lo stimolo stesso oppure l'organo cui si riferisce o la funzione dell'organo e a questo punto il sogno, avendo delineato la sua effettiva causa organica, giunge alla sua fine...». Otto Rank ha dato piena conferma di questa legge di Scherner. Egli racconta il sogno di una ragazza, composto di due sogni separati e intervallati fatti durante la stessa notte, di cui il secondo terminò con un orgasmo. Fu possibile interpretare dettagliatamente questo secondo sogno anche senza molto aiuto da parte della sognatrice; e la quantità di nessi nel contenuto dei due sogni rivelò che il primo sogno rappresentava in maniera più timida la stessa cosa del secondo. Quindi il secondo, il sogno con l'orgasmo, contribuiva alla completa spiegazione del primo. Rank ha giustamente basato su questo esempio una trattazione di carattere generale sui sogni di orgasmo e polluzione per la teoria dei sogni. Tuttavia, per mia esperienza, solo raramente si è in grado di interpretare la chiarezza o la confusione di un sogno dalla presenza di certezza o dubbio nel suo materiale. In seguito svelerò l'esistenza di un fattore della formazione dei sogni che non ho ancora menzionato e che esercita un'influenza determinante sulla scala di queste qualità in qualsiasi sogno. A volte, in un sogno in cui persiste per un certo tempo la stessa situazione e la stessa messa in scena, si verifica poi un'interruzione, che viene descritta in questo modo: «Ma poi era come se nello stesso tempo fosse un altro posto dove accadeva qualcosa». Dopo un po' si ritrova il filo principale del sogno e ciò che lo ha interrotto risulta essere una proposizione dipendente da un pensiero interpolato nel materiale del sogno. Il condizionale dei pensieri del sogno viene rappresentato nel sogno dalla simultaneità: «se» diventa «quando». Quale è il significato del movimento inibito che appare così spesso nei sogni e si avvicina tanto all'angoscia? Uno cerca di muoversi ma si trova immobilizzato, o cerca di raggiungere qualcosa, ma è trattenuto da una serie di ostacoli. Un treno è sul punto di partire e non si riesce a prenderlo. Uno alza la mano per vendicare un insulto ma non riesce a muoverla, e così via. Ci siamo già trovati di fronte a questa sensazione nei sogni di esibizione, ma non abbiamo fatto ancora alcun serio tentativo di interpretarla. Si potrebbe rispondere in maniera semplice ma insufficiente che nel sonno prevale la paralisi motoria e che noi la sentiamo con la sensazione in questione. Ma ci si può chiedere perché in tal caso non sogniamo costantemente questi movimenti inibiti; ed è ragionevole presumere che questa sensazione, anche se può essere destata in qualunque momento durante il sonno, serve a facilitare un particolare tipo di rappresentazione ed è suscitata solo quando il materiale dei pensieri del sogno deve essere rappresentato in quel modo. Questo «non essere capaci di far qualcosa» non appare sempre nel sogno come sensazione, ma a volte semplicemente come parte del contenuto del sogno. Un caso di questo genere mi sembra particolarmente adatto a chiarire il significato di tale caratteristica del sogno. Ecco la versione riassunta di un sogno in cui vengo apparentemente accusato di disonestà. Il luogo era un misto di una clinica privata e di parecchie altre istituzioni. Apparve un servitore che mi convocò per un esame. Sapevo nel sogno che qualcosa era stato perduto e che l'esame era dovuto al sospetto che io mi fossi appropriato dell'oggetto perduto. (L'analisi mostrò che l'esame aveva due sensi e voleva anche dire un esame medico). Consapevole della mia innocenza e del fatto che avevo una posizione di consigliere nell'edificio, seguii con calma il servitore. Alla porta incontrammo un altro servitore che disse indicandomi: «Perché hai portato lui? E una persona rispettabile». Allora andai da solo in una grande sala, dove c'erano delle macchine che mi ricordavano l'Inferno con gli infernali strumenti di punizione. Vidi un mio collega steso su un apparecchio, che aveva tutte le ragioni di notarmi; ma non prestò alcuna attenzione alla mia persona. Poi mi dissero che potevo andare, ma io non riuscivo a trovare il mio cappello e dopo tutto non potevo andarmene. La soddisfazione di desiderio del sogno evidentemente consisteva nell'essere riconosciuto come un uomo onesto e nel sentirmi dire che potevo andare. Ci deve quindi essere stata ogni specie di materiale nei pensieri del sogno contenente una contraddizione a tutto questo. Il fatto che io potessi andare era il segno della mia assoluzione. Se quindi accadeva qualcosa alla fine del sogno che mi impediva di andarmene, sembra plausibile supporre che il materiale represso contenente la contraddizione si faceva sentire a quel punto. Il mio non riuscire a trovare il cappello significava dunque: «Dopo tutto non sei un uomo onesto». Quindi il «non essere capace di fare qualcosa» in questo sogno era un mezzo di espressione di una contraddizione, un «no», cosicché la mia precedente affermazione sull'incapacità dei sogni di esprimere un «no» chiede una correzione. (Nell'analisi completa c'era un riferimento ad un fatto della mia infanzia raggiunto mediante la seguente catena associativa: «Il Moro ha fatto il suo dovere, il Moro può andare». Poi c'era un divertente enigma. «Quanti anni aveva il Moro quando ha fatto il suo dovere?». «Un anno, perché poteva andare». (Gehen = andare e camminare). (Sembra che io sia nato con un tale ciuffo di capelli neri che la mia giovane madre dichiarò che ero un piccolo Moro). La mia incapacità di trovare il cappello era un fatto della vita da sveglio, usato in più di un senso. La nostra cameriera, che era un genio nel mettere via le cose, l'aveva nascosto. La fine del sogno nascondeva anche il rifiuto di certi pensieri malinconici sulla morte: «Sono lungi dall'aver fatto il mio dovere, quindi non posso ancora andare». Si trattava della nascita e della morte, proprio come nel sogno di Goethe e del paralitico, che avevo fatto poco tempo prima.) In altri sogni, in cui la mancata esecuzione di un movimento si verifica come sensazione e non semplicemente come situazione, la sensazione di inibizione di un movimento dà una espressione ancora più intensa alla stessa contraddizione, esprime una volontà cui si oppone una controvolontà. Quindi la sensazione di inibizione di un movimento rappresenta un conflitto di volontà. Apprenderemo in seguito che la paralisi motoria che si accompagna al sonno è proprio una delle determinanti fondamentali del processo psichico durante il sognare. Ora un impulso trasmesso lungo la via motoria non è altro che una volizione, e il fatto che siamo così sicuri di sentire l'impulso inibito durante il sonno rende tutto il processo perfettamente adatto a rappresentare un atto di volizione e un «no» che gli si oppone. Ed è anche facile vedere, nella mia spiegazione dell'angoscia, perché la sensazione di inibizione di volontà si avvicina tanto all'angoscia ed è così spesso collegata ad essa nei sogni. L'angoscia è un impulso libidico che ha la sua origine nell'inconscio ed è inibito dal preconscio. Quindi, quando la sensazione di inibizione è collegata all'angoscia di un sogno, si deve trattare di un atto di volizione che è nello stesso tempo capace di generare libido, cioè si deve trattare di un impulso sessuale. Discuterò altrove del significato e del valore psichico del giudizio che spesso si esprime nei sogni con la frase «dopo tutto è solo un sogno». Qui dirò solo in anticipo che serve a sminuire l'importanza di ciò che si sogna. L'interessante problema connesso, su ciò che si vuol dire quando parte del contenuto del sogno è descritto nel sogno stesso come «sognato», l'enigma del «sogno dentro al sogno», è stato risolto in maniera analoga da Stekel, che ha analizzato degli esempi convincenti. L'intenzione è ancora una volta quella di privare di importanza ciò che viene «sognato» nel sogno, di negare la sua realtà. Ciò che si sogna in un sogno dopo essersi destati dal «sogno dentro al sogno» è quello che il desiderio del sogno cerca di mettere al posto della realtà cancellata. Si può presumere con sicurezza, dunque, che ciò che è stato « sognato » nel sogno è una rappresentazione della realtà, il vero ricordo, mentre la continuazione del sogno rappresenta al contrario solo ciò che il sognatore desidera. Includere qualcosa in un «sogno dentro al sogno» equivale quindi a desiderare che la cosa descritta come un sogno non sia mai avvenuta. In altre parole, se un avvenimento particolare viene inserito nel sogno come un sogno dal lavoro onirico stesso, ciò implica la prova più sicura della realtà dell'avvenimento, la più precisa affermazione di esso. si serve del sognatore come di una forma di rifiuto, confermando così la scoperta che i sogni sono realizzazioni di desideri. (D) CONSIDERAZIONI SULLA RAPPRESENTABILITÀ Finora ci siamo occupati della ricerca dei mezzi mediante i quali i soggetti rappresentano le relazioni tra i pensieri del sogno. Nel corso di questa indagine, tuttavia, abbiamo più volte sfiorato l'altro argomento di carattere generale riguardante le modificazioni che il materiale dei pensieri del sogno subisce allo scopo della formazione di un sogno. Abbiamo appreso che quel materiale, privato in larga misura delle sue relazioni, è sottoposto a un processo di condensazione, mentre nello stesso tempo gli spostamenti di intensità tra i suoi elementi producono necessariamente una rivalutazione psichica del materiale. Gli spostamenti che abbiamo finora esaminati consistevano nella sostituzione di una certa idea con un'altra strettamente collegata ad essa e venivano impiegati per facilitare la condensazione, nella misura in cui, per loro mezzo, invece di due elementi, un unico elemento comune e intermedio penetrava nel sogno. Non abbiamo ancora fatto riferimento ad alcuna altra specie di spostamento. L'analisi ci mostra tuttavia che ne esiste un altro tipo e che si rivela in uno scambio dellV spressione verbale del pensiero. In entrambi i casi esiste uno spostamento lungo una catena di associazione; ma un processo di questo genere può verificarsi in diverse sfere psichiche e il risultato dello spostamento può essere in un caso che un elemento viene sostituito da un altro, mentre in un altro caso il risultato può essere che la forma verbale di un singolo elemento viene sostituita da un'altra. Questo secondo tipo di spostamento che avviene nella formazione del sogno non solo è di grande interesse teorico, ma è anche particolarmente ben designato per spiegare l'apparenza di assurdità fantastica di cui i sogni si mascherano. La tendenza dello spostamento è in genere quella di scambiare un'espressione incolore e astratta del pensiero del sogno con una pittorica e concreta. Il vantaggio e lo scopo di questo scambio sono evidenti. Una cosa pittorica è, dal punto di vista del sogno, suscettibile di rappresentazione: può essere inserita in una situazione in cui espressioni astratte presentano per la rappresentazione nel sogno le stesse difficoltà che incontrerebbe un disegnatore di fronte ad un articolo politico di fondo su un giornale. Dallo scambio non ci guadagna solo la rappresentabilità, ma anche gli interessi della condensazione e della censura. Un pensiero del sogno è inutilizzabile finché è espresso in forma astratta; ma una volta che è stato trasformato in linguaggio pittorico, si possono stabilire più facilmente tra la nuova forma di espressione e il resto del materiale di fondo al sogno dei contrasti e identificazioni richiesti dal lavoro onirico, che esso crea se non sono già esistenti. Ciò avviene perché in qualsiasi lingua i termini concreti, a causa della storia del loro sviluppo, sono più ricchi di associazione dei termini concettuali. Possiamo presumere che una buona parte del lavoro intermedio fatto durante la formazione di un sogno, che cerca di concentrare i pensieri del sogno sparsi nell'espressione più succinta e unitaria possibile, proceda nella ricerca di date trasformazioni verbali per i singoli pensieri. Un qualunque pensiero, la cui forma di espressione sia stata già fissata per altre ragioni, agirà in maniera decisiva e selettiva sulle possibili forme di espressione da assegnare agli altri pensieri, e forse lo farà fin dal principio, come quando si scrive una poesia. Se si deve scrivere una poesia in rima, il secondo verso è limitato da due condizioni: deve esprimere un significato adatto e l'espressione di quel significato deve essere in rima con il primo verso. Senza dubbio la poesia migliore sarà quella in cui non abbiamo intenzione di trovare una rima, e i due pensieri, per influenza reciproca, hanno scelto dal principio un'espressione verbale che farà emergere una rima, con solo un leggero lavoro successivo di adattamento. In alcuni casi uno scambio di espressione di questo genere aiuta anche più direttamente del sogno, trovando una forma verbale che a causa della sua ambiguità riesca ad esprimere più di un pensiero del sogno. In tal modo tutto il regno dei giochi di parole è a disposizione del lavoro onirico. Non ci si deve meravigliare dell'importanza che hanno le parole nella formazione dei sogni. Le parole, poiché sono i centri di collegamento di numerose idee, possono considerarsi come predestinate all'ambiguità; e le nevrosi (per esempio, le ossessioni e le fobie), non meno dei sogni, si servono spudoratamente dei Vantaggi offerti dalle parole a scopo di condensazione e mascheramento. È facile provare che anche la deformazione del sogno si av-vantaggia dello spostamento di espressione. Se si usa una parola con duplice significato invece di due con un solo significato il risultato è che si è tratti in inganno, e se il nostro comune e sobrio metodo di espressione viene sostituito da un metodo pittorico, la nostra comprensione si arresta, soprattutto perché il sogno non ci dice mai se i suoi elementi devono essere interpretati letteralmente o in senso figurato o se si ricollegano direttamente ai pensieri del sogno o attraverso la mediazione di una fraseologia interpolata. Nell'interpretazione di qualsiasi elemento del sogno in genere è dubbio: a. se esso vada preso in senso positivo o negativo (come relazione antitetica); b. se debba essere interpretato storicamente (come un ricordo); c. o simbolicamente, o d. se la sua interpretazione debba dipendere dall'espressione verbale. Ma, nonostante questa multilateralità, bisogna riconoscere che le produzioni del lavoro onirico che, dobbiamo ricordarlo, non sono fatte con l'intenzione di essere comprese, non creano al traduttore maggiore difficoltà di quanta ne abbia chi cerca di leggere gli antichi scritti geroglifici. Ho già dato parecchi esempi di rappresentazioni nei sogni che sono tenute insieme dall'ambiguità dell'espressione (per esempio, «Apri bene la bocca» nel sogno dell'iniezione di Irma e «dopo tutto non potevo andar via» nel sogno che ho citato poco fa). Racconterò ora un sogno in cui ebbe molta importanza la trasformazione dei pensieri astratti in immagini. La distinzione tra l'interpretazione del sogno di questo tipo e l'interpretazione in chiave simbolica resta sempre piuttosto netta. Nel caso dell'interpretazione simbolica la chiave della simbolizzazione è scelta arbitrariamente dall'interprete; mentre nei nostri casi di travestimento linguistico le chiavi sono generalmente note e fissate dall'uso del linguaggio. Se si ha a disposizione l'idea giusta al momento giusto, si possono risolvere i sogni di questo tipo completamente o in parte anche indipendentemente dalle informazioni del sognatore. Una mia conoscente fece il seguente sogno: Era nell 'Opera. Si eseguiva un'opera di Wagner, che durava fino alle sette e tre quarti del mattino. C'erano dei tavoli tra le poltrone, dove la gente mangiava e beveva. Suo cugino, che era appena tornato dalla luna di miele, sedeva a un tavolo con la giovane moglie e un nobile sedeva vicino a loro. La moglie del cugino sé lo era portato dietro dal viaggio di nozze, così come si può portare un cappello, apertamente. In mezzo alle poltrone c'era una torre alta che aveva in cima una piattaforma circondata da una ringhiera di ferro. Su in cima era il direttore d'orchestra, che aveva ì lineamenti di Hans Richter. Egli continuava a girare intorno alla ringhiera e sudava terribilmente, e da quella posizione dirigeva l'orchestra, che era raggruppata intorno alla base della torre. Lei sedeva in un palco con un 'amica (che io conosco). La sorella più giovane voleva lanciarle un grande pezzo di carbone dalle poltrone, per il fatto che non sapeva che sarebbe stato così lungo e che a quel punto si doveva essere gelata. (Come se i palchi avessero dovuto essere riscaldati durante la lunga rappresentazione). Anche se il sogno era ben centrato su un'unica situazione, per altri riguardi era tuttavia abbastanza assurdo: la torre in mezzo alle poltrone, per esempio, e il direttore che dalla cima dirigeva l'orchestra! E soprattutto il carbone che le dava la sorella! Deliberatamente mi trattenni dal chiederle un'analisi del sogno. Ma poiché ero un po' al corrente degli affari personali della sognatrice, riuscii ad interpretarne alcune parti indipendentemente da lei. Sapevo che aveva avuto una grande simpatia per un musicista, la cui carriera era stata prematuramente troncata dalla pazzia. Perciò decisi di prendere metaforicamente la torre tra le poltrone. Allora venne fuori che l'uomo che lei aveva voluto vedere al posto di Hans Richter torreggiava al di sopra degli altri membri dell'orchestra. La torre si potrebbe descrivere come un'immagine composta per apposizione. La parte inferiore della sua struttura rappresentava la grandezza dell'uomo; la ringhiera in cima, dietro la quale correva come un prigioniero o un animale in gabbia (questa era un'allusione al nome dell'uomo infelice) (Ugo Wolf), rappresentava il suo ultimo destino. Le due idee probabilmente erano state collegate dalla parola «Narrenturm». Avendo così scoperto il sistema di rappresentazione adottato dal sogno, potremmo provare ad usare la stessa chiave per risolvere la sua seconda assurdità apparente, il carbone dato dalla sorella della sognatrice. «Carbone» deve significare «amore segreto»: Nessun fuoco, nessun carbone Può ardere tanto Quanto l'amore segreto, Di cui nessuno sa nulla. Lei stessa e l'amica erano rimaste zitelle (ted. «sitzen geblieben», letteralmente «lasciate sedute»). La sorella più giovane, che aveva ancora speranza di sposarsi, le dette il carbone «perché non aveva saputo che sarebbe durato tanto». Se si trattasse di un racconto, diremmo «la rappresentazione »; ma poiché è un sogno, possiamo considerare la frase come un'entità indipendente, decidere che fu usata ambiguamente e aggiungere le parole «prima che si sposasse». La nostra interpretazione di «amore segreto» è ulteriormente rafforzata dal riferimento al cugino della sognatrice che sedeva in platea con la moglie, |e alla relazione amorosa aperta, attribuita a quest'ultima. Il sogno era ; dominato dalla antitesi tra l'amore segreto e l'amore aperto, tra il fuoco della sognatrice e la freddezza della giovane moglie. Inoltre, in entrambi i casi c'era qualcuno «altolocato», termine che si può applicare egualmente all'aristocratico e al musicista sul quale erano state concentrate grandi speranze. La precedente discussione ci ha condotto alla scoperta di un terzo fattore, il cui contributo alla trasformazione dei pensieri del sogno nel contenuto del sogno non è da sottovalutare: si tratta delle considerazioni di rappresentabilità nel particolare materiale psichico di cui i sogni si servono, per la maggior parte, cioè, rappresentabilità di immagini visive. Tra i vari pensieri sussidiari collegati ai pensieri essenziali del sogno, saranno preferiti quelli suscettibili di rappresentazione visiva; e non si sottrae alla fatica di dare ai pensieri inutilizzabili una nuova forma verbale, anche una meno comune, se quel processo facilita la rappresentazione e alleggerisce la pressione psicologica esercitata dal pensiero soffocato. Questo riversare il contenuto di un pensiero in un'altra forma può nello stesso tempo facilitare l'attività di condensazione e può creare connessioni, che altrimenti non ci sarebbero state, con qualche altro pensiero; intanto questo secondo pensiero può esso stesso avere già subito un mutamento nella forma di espressione originaria, in vista dell'incontro a mezza strada con il primo. Herbert Silberer ha indicato un buon sistema per osservare direttamente la trasformazione dei pensieri in immagini nel processo di formazione dei sogni e quindi per studiare isolatamente questo particolare fattore del lavoro onirico. Se, quando era stanco e assonnato, intraprendeva qualche occupazione intellettuale, gli accadeva spesso che il pensiero gli sfuggisse e al suo posto apparisse un'immagine, che egli riusciva allora a riconoscere come un surrogato del pensiero. Silberer descrive questi surrogati con il termine di «autosimbolici», termine che non è molto appropriato. Citerò qualche esempio dal lavoro di Silberer e, a causa di determinate caratteristiche dei fenomeni trattati, ne riparlerò in seguito. «Esempio n. 1. Pensai di dover correggere un brano zoppicante in un mio articolo. Simbolo. Mi vidi piallare un pezzo di legno». «Esempio n. 5. Cercai di chiarire a me stesso lo scopo di certi studi metafisici che mi proponevo di fare. Lo scopo, riflettei, è di aprirsi la strada verso forme di coscienza a livelli di esistenza più alti, nella ricerca delle basi d'esistenza. Simbolo. Spingevo un lungo coltello sotto una torta, come per sollevare una fetta. Interpretazione. Il mio movimento con il coltello significava "aprirmi la strada", di cui si trattava... Ed ecco la spiegazione del simbolismo: di tanto in tanto è mio compito a tavola tagliare una torta e distribuire le porzioni, lo eseguo il compito con un coltello lungo e flessibile, che richiede una certa attenzione. In particolare, sollevare bene le fette dopo che sono state tagliate presenta una certa difficoltà; il coltello deve essere spinto con attenzione sotto la fetta (corrispondente al lento "aprirmi la strada" per raggiungere le "basi"). Ma c'è un ulteriore simbolismo nell'immagine. Infatti il dolce del simbolo era una torta a molti strati, attraverso i quali il coltello, nel tagliarla, deve penetrare (gli "strati" della coscienza e del pensiero)». «Esempio n. 9. Avevo perso il filo di un ragionamento. Cercai di ritrovarlo, ma dovetti ammettere che il punto di partenza mi era completamente sfuggito. Simbolo. Forma tipografica dalla quale si sono staccate le ultime righe ». Considerando l'importanza dei giochi di parole, delle citazioni, delle canzoni e dei proverbi per la vita mentale delle persone istruite, dovremmo aspettarci che maschere di questo tipo vengano usate molto frequentemente per rappresentare i pensieri del sogno. Qual è, per esempio, il significato di un sogno in cui si vedono tanti carri, ognuno con un carico diverso di legumi? Esso rappresenta un desiderio contrario a «Krauf und Ruben» (letteralmente, «cavoli e rape»), cioè «in gran confusione» e di conseguenza «disordine». Sono sorpreso che questo sogno mi sia stato raccontato solo una volta. (Infatti non ho più incontrato quest'immagine; quindi non credo più nell'esistenza di questa interpretazione.) Un simbolismo onirico di validità generale è emerso nel caso di pochi argomenti, sulla base di allusioni generalmente note e di surrogati verbali. Inoltre una buona parte di questo simbolismo è comune ai sogni come alle psiconevrosi, alle leggende e alle usanze popolari. Anzi, se osserviamo la cosa più da vicino, non fa nulla di originale creando sostituzioni di questo genere... Per ottenere il suo scopo, in questo caso, la possibilità di una rappresentazione non impedita dalla censura, segue semplicemente la strada che trova già preparata dall'inconscio; e dà la preferenza a quelle trasformazioni del materiale represso che possono diventare coscienti sotto forma di giochi di parole o allusioni e di cui le fantasie dei pazienti nevrotici sono così piene. A questo punto comprendiamo improvvisamente di Scherner, la cui essenziale esattezza ho già difeso altrove. L'interesse dell'immaginazione per il corpo del soggetto non è affatto peculiare al sogno, né una sua esclusiva caratteristica. Le mie analisi mi hanno mostrato che è generalmente presente nei pensieri inconsci dei nevrotici e che deriva da curiosità sessuale, la stessa che, negli adolescenti, si rivolge ai genitali dell'altro sesso, ma anche a quelli del proprio. Né, come Scherner e Volkelt hanno giustamente insistito, la casa è l'unico gruppo di rappresentazione impiegata per la simbolizzazione del corpo; e questo vale ugualmente per i sogni che per le fantasie inconscie delle nevrosi. È pur vero che conosco pazienti che si servono di un simbolismo architettonico per il corpo e i genitali. (L'interesse sessuale va al di là della sfera dei genitali esterni). Per questi pazienti i pilastri e le colonne rappresentano le gambe (come nel Cantico dei Cantici), ogni porta rappresenta uno degli orifizi del corpo, condutture dell'acqua ricordano loro l'apparato urinario, e così via. Ma anche le rappresentazioni che circondano la vita della pianta, o la cucina, possono altrettanto prontamente essere scelte per celare immagini sessuali. Nel primo caso, la via è ben spianata dall'uso linguistico, esso stesso prodotto di similitudini fantasiose che risalgono all'antichità: per esempio, il vigneto del Signore, il seme, e il giardino della fanciulla nel Cantico dei Cantici. I particolari più brutti e più intimi della vita sessuale possono essere pensati e sognati con allusioni apparentemente innocenti alle attività di cucina; né si potrebbero mai interpretare i sintomi dell'isteria, se non si tenesse presente che il simbolismo si nasconde nel modo migliore dietro a ciò che è comune e insignificante. C'è un valido significato sessuale dietro all'intolleranza da parte del bambino nevrotico per il sangue o per la carne cruda, o alla sua nausea alla vista delle uova e dei maccheroni, e dietro all'enorme esagerazione da parte dei nevrotici della paura, naturale nell'uomo, dei serpenti. Quando le nevrosi si servono di tali travestimenti, seguono il cammino percorso da tutta l'umanità nei primissimi periodi di civilizzazione, cammino la cui esistenza attuale si riscontra, sotto un sottilissimo velo, nell'uso del linguaggio, nelle superstizioni e nelle usanze. Inserirò ora quel sogno dei fiori fatto da una mia paziente, che ho già promesso di riferire. Ho indicato a lettere maiuscole quegli elementi che richiedono un'interpretazione sessuale. Dopo l'interpretazione, la sognatrice ha perso la sua simpatia per questo grazioso sogno. a. Sogno introduttivo: Andò in cucina, dove si trovavano le due domestiche, e le rimproverò per non aver preparato il suo «boccone di cibo». Nello stesso tempo vide una quantità di vasellame capovolto a sgocciolare, vasellame scadente ammucchiato in pile. Aggiunta successiva: Le due domestiche andarono a prendere dell'acqua e dovettero scendere in una specie di fiume che arrivava fino alla casa, nel cortile. b. Sogno principale (Descrizione del corso della sua vita): Scendeva da un'altura (Origine elevata: desiderio in antitesi al sogno introduttivo) su palizzate stranamente costruite o recinti, che erano riuniti in grandi pannelli e fatti di piccoli quadrati (Immagine composta che unisce due località: la soffitta di casa sua, dove giocava con il fratello, oggetto delle sue fantasie successive, e la fattoria di uno zio cattivo che la prendeva in giro.) Non era fatto per arrampicarcisi; lei aveva difficoltà a trovare un posto dove poggiare i piedi ed era contenta che il suo vestito non si fosse impigliato da nessuna parte, cosicché mentre avanzava conservava una andatura corretta (Desiderio in antitesi con il ricordo effettivo della fattoria dello zio, dove durante il sonno aveva l'abitudine di spogliarsi.) Portava in mano un grande ramo (Proprio come l'angelo porta un giglio nei quadri dell'Annunciazione); anzi era come un albero, coperto di fiori rossi, ramificati e aperti. Sembrava vagamente che fossero fiori di ciliegio, ma sembravano anche camelie doppie, anche se queste naturalmente non crescono sugli alberi. Mentre scendeva ne aveva prima uno poi improvvisamente due e poi di nuovo uno (Riferimento al numero di persone presenti nella fantasia.). Quando arrivò giù, i fiori più bassi erano già quasi completamente appassiti. Poi, dopo essere arrivata giù, vide un servitore che sembrava stesse pettinando un albero simile, cioè usava un pezzo di legno per tirar via dei fitti ciuffi di crine che pendevano come muschio. Altri operai avevano tagliato rami simili da un giardino e li avevano gettati nella strada, cosicché molte persone ne raccoglievano. Ma lei chiese sé era permesso, se ne poteva prendere uno anche lei. (Espressione volgare per masturbazione.) Un giovane (qualcuno che aveva già visto, un estraneo) era nel giardino; lei gli si avvicinò e gli chiese come si potevano trapiantare quei rami nel suo giardino (II ramo rappresentava da tempo l'organo genitale maschile; inoltre era una chiara allusione al suo cognome), egli l'abbracciò; allora lei si divincolò e gli chiese cosa pensava di lei e se credesse che la gente poteva abbracciarla in quel modo. Egli disse che non e 'era niente di male: era permesso. (Questo e ciò che segue si riferivano a precauzioni matrimoniali.) Poi disse che voleva andare nell'altro giardino con lei, per mostrarle come doveva fare il trapianto e aggiunse qualcosa che essa non comprese completamente: «Comunque, ho bisogno di tre metri (più tardi lei disse: tre metri quadrati) o tre braccia di profondità di terreno». Era come se le chiedesse qualcosa in cambio della sua compiacenza, come se intendesse compensarsi nel suo giardino, o come se volesse frodare qualche legge, per avere qualche vantaggio da ciò senza farle alcun danno. Essa non sapeva se lui le aveva veramente mostrato qualcosa. Questo sogno, che ho esposto per i suoi elementi simbolici, può essere definito un sogno «biografico». Sogni di questo genere si verificano spesso durante la psicoanalisi, ma forse solo raramente al di fuori. Naturalmente ho a mia disposizione una grande abbondanza di materiale di questo genere, ma parlarne ci coinvolgerebbe troppo profondamente nella trattazione degli stati nevrotici. Tutto conduce alla stessa conclusione, cioè che non è necessario presumere che nel lavoro onirico si svolga una particolare attività simbolizzante della mente; anche i sogni si servono di qualsiasi simbolizzazione che sia già presente nel pensiero inconscio, poiché essa si adatta meglio ai requisiti richiesti dalla formazione del sogno per la sua rappresentabilità e perché elude la censura. (E) RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA NEI SOGNI. ALTRI ESEMPI TIPICIL'analisi di quest'ultimo sogno biografico costituisce la conferma del fatto che ho riconosciuto la presenza del simbolismo fin dal principio. Ma solo gradatamente e con l'aumentare della mia esperienza sono arrivato ad apprezzare pienamente il valore e la portata, grazie anche all'influenza dei lavori di Wilhelm Stekel, di cui è opportuno qui dire qualche parola. Questo autore, che ha forse danneggiato la psicoanalisi nella stessa misura in cui le ha fatto del bene, propose un gran numero di insospettate traduzioni di simboli; queste trovarono al principio dello scetticismo, ma in seguito furono per la maggior parte confermate e dovettero essere accettate. Non voglio sminuire il valore del contributo di Stekel, aggiungendo che la riserva scettica con cui si accettarono le sue idee non era del tutto ingiustificata. Infatti gli esempi con i quali egli sosteneva le sue interpretazioni spesso non erano convincenti ed egli si serviva di un metodo che deve essere scartato perché scientificamente non valido. Stekel arrivava alle sue interpretazioni simboliche per intuizione, grazie ad una particolare qualità di diretta comprensione di esse. Ma non si può contare in via generale sull'esistenza di tale dote; la sua efficacia è sottratta alla critica e di conseguenza i suoi risultati non possono pretendere di essere creduti. È come se uno volesse basare una diagnosi di malattia infettiva sulle impressioni olfattive ricevute accanto al letto del paziente anche se ci sono stati senza dubbio dei medici che hanno potuto concludere più di altra gente per mezzo dell'olfatto (che in genere è atrofizzato) e sono riusciti a diagnosticare un caso di febbre enterica mediante l'odore. Il progresso nell'esperienza psicoanalitica ci ha fatto notare pazienti che hanno una straordinaria comprensione diretta del simbolismo onirico. Spesso si trattava di sofferenti di demenza precoce, in modo che per certo tempo c'è stata la tendenza a sospettare vittime di quella malattia tutti i sognatori che afferravano il simbolismo. Ma ciò non è esatto. Si tratta di una dote o caratteristica personale che non ha alcun rilievo patologico. Una volta appreso l'abbondante uso di simbolismo fatto nei sogni per rappresentare materiale sessuale, viene logico di chiedersi se gran parte di questi simboli non si ripresentino con un significato fissato stabilmente, come i simboli in stenografia; e allora si è tentati di compilare un nuovo «libro dei sogni», secondo il metodo di decifrazione. Su questo punto bisogna dire che questo simbolismo non è peculiare dei sogni, ma è caratteristico della rappresentazione inconscia, in particolare tra il popolo, e si trova nel folklore e nei miti popolari, nelle leggende, nei modi di dire, nei proverbi e nelle barzellette correnti, in misura più estesa che nei sogni. Andremmo oltre la sfera del se volessimo rendere merito al valore dei simboli e discutere i numerosi problemi, in gran parte ancora insoluti, che si ricollegano al concetto di simbolo. Dobbiamo qui limitarci ad osservare che la rappresentazione per simboli è tra i metodi indiretti di rappresentazione, ma che ogni specie di indizi ci ammonisce a non riunirla con le altre forme di rappresentazione indiretta, senza essere in grado di formarsi un concetto chiaro delle loro caratteristiche distintive. In molti casi l'elemento in comune tra il simbolo e ciò che esso rappresenta è ovvio; in altri è nascosto e la scelta del simbolo sembra enigmatica. Sono proprio questi ultimi casi che devono riuscire a chiarire l'ultimo significato della relazione simbolica, ed essi indicano che è di carattere genetico. Le cose simbolicamente connesse attualmente erano probabilmente unite nei tempi preistorici da identità concettuale e linguistica. (Questa teoria troverebbe un valido sostegno in quella del dr. Hans Sperber. Egli è dell'opinione che tutte le parole primordiali si riferivano a cose sessuali, ma in seguito anno perso il loro significato sessuale e sono state applicate ad altre cose e attività paragonate a quelle sessuali.) Sembra che la relazione simbolica sia un resto e un indizio di una precedente identità. A questo riguardo possiamo osservare che in molti casi l'uso del simbolo comune si estende oltre l'uso del linguaggio comune, come ha già fatto notare Schubert. Molti simboli sono antichi come la lingua stessa, mentre altri (per esempio, «aeroplano», «Zeppelin») vengono coniati continuamente, fin nei nostri giorni. I sogni si servono di questo simbolismo per la rappresentazione mascherata dei loro pensieri latenti. Inoltre, molti simboli sono abitualmente o quasi abitualmente impiegati per esprimere la stessa cosa. Tuttavia non bisogna mai dimenticare la particolare plasticità del materiale psichico. Abbastanza spesso un simbolo deve essere interpretato nel suo significato proprio e non simbolicamente; mentre altre volte un sognatore può trarre dai suoi ricordi personali la facoltà di impiegare come simboli sessuali tutti i generi di cose che solitamente non vengono usati. Se un sognatore può scegliere tra molti simboli, deciderà a favore di quello il cui contenuto è connesso con il resto del materiale dei suoi pensieri, quello cioè che presenta qualità individuali oltre a quelle tipiche per la sua accezione. Anche se le ricerche successive al tempo di Scherner hanno bandito ogni dubbio sull'esistenza del simbolismo nei sogni - perfino Havelock Ellis ammette che non ci può essere dubbio che i nostri sogni siano pieni di simbolismo - bisogna tuttavia riconoscere che la presenza dei simboli nei sogni non solo per alcuni versi facilita la loro interpretazione, ma la rende per altri versi più difficile. In genere la tecnica di interpretazione secondo le libere associazioni del sognatore ci lascia in difficoltà quando si arriva agli elementi simbolici del contenuto del sogno. La nostra considerazione per la critica scientifica ci impedisce di tornare al giudizio arbitrario dell'interprete del sogno, così come si usava nei tempi antichi e come sembrava rivivere nelle interpretazioni avventate di Stekel. Di fronte a quegli elementi del contenuto del sogno che devono essere riconosciuti come simbolici, siamo quindi costretti ad adottare una tecnica duplice, che da una parte si basa sulle associazioni del sognatore e dall'altra riempie le lacune attraverso la conoscenza dei simboli dell'interprete. Dobbiamo unire una prudenza critica nella risoluzione dei simboli ad uno studio attento di essi nei sogni che presentano esempi particolarmente chiari del loro impiego, se vogliamo evitare qualsiasi accusa di arbitrarietà nell'interpretazione dei sogni. Le incertezze che sono ancora collegate alla nostra attività di interpreti di sogni provengono in parte dalla nostra conoscenza incompleta, che può progressivamente migliorare con l'approfondirsi del nostro studio, e in parte da determinate caratteristiche degli stessi simboli del sogno. Essi hanno più d'uno o anche parecchi significati e l'interpretazione esatta, come per la scrittura cinese, si può ottenere solo di volta in volta dal contesto. Questa pluralità dei simboli si ricollega alla caratteristica dei sogni di ammettere più interpretazioni e di rappresentare in un unico contenuto pensieri e desideri che sono spesso di natura decisamente contrastante. Proseguirò ora limitato da queste asserzioni e riserve. L'imperatore e l'imperatrice (o il re e la regina) rappresentano davvero in genere i genitori del sognatore; e il principe o la principessa rappresenta il sognatore. Ma la stessa alta autorità, oltre che all'imperatore, è attribuita anche ai grandi uomini; per questo motivo Goethe, per esempio, appare come simbolo del padre in certi sogni (Hitschmann). Tutti gli oggetti allungati, come bastoni, tronchi d'albero e ombrelli (il cui aprirsi può paragonarsi all'erezione) possono rappresentare l'organo maschile, e così anche armi acute, come coltelli, pugnali e picche. Un altro simbolo frequente ma non interamente comprensibile è la lima per le unghie (forse per lo strofinare su e giù). Scatole, valige, cassette, armadi e forni rappresentano l'utero, e anche oggetti cavi, navi e recipienti di ogni genere. Le stanze nei sogni sono generalmente le donne («Frauenzim-mer»); e se vengono rappresentate le varie entrate e uscite, questa interpretazione è difficilmente confutabile. («Uno dei miei pazienti, che viveva in una pensione, sognò di incontrare una delle cameriere e chiederle quale fosse il suo numero. Con sua grande sorpresa, essa aveva risposto "14". In realtà egli aveva una relazione con questa ragazza e le aveva fatto diverse visite nella sua camera da letto. Ella aveva paura che la padrona sospettasse qualcosa e, il giorno prima del sogno, aveva suggerito di incontrarsi in una stanza non occupata. Questa stanza era effettivamente la n. 14, mentre nel sogno era la donna che aveva questo numero. E difficile immaginare una prova più evidente dell'identificazione tra donna e stanza».) Sotto questo riguardo l'interesse se la porta sia aperta o chiusa è facilmente comprensibile (cfr. il primo sogno di Dora nel mio Bruchstück einer Hysterienalyse). Non c'è bisogno di nominare esplicitamente la chiave che apre la stanza; nella sua ballata del conte Eberstein, Uhland ha usato il simbolismo delle serrature e delle chiavi per formare una simpatica oscenità. Il sogno di attraversare una serie di stanze è il sogno di un bordello o di un harem. Ma, come Sachs ha dimostrato con degli esempi indovinati, può anche servire a rappresentare (per antitesi) il matrimonio. Scopriamo un interessante legame con le ricerche sessuali infantili, quando il sognatore sogna due stanze che in origine erano una sola, o quando vede una stanza conosciuta divisa in due nel sogno e viceversa. Durante l'infanzia i genitali femminili e l'ano vengono considerati un'unica zona, la parte inferiore (secondo la teoria infantile della «cloaca»); solo in seguito si scopre che questa parte del corpo comprende due cavità e due orifizi separati. Gradini, scale a pioli, scale, o anche scendere e salire scale, rappresentano l'atto sessuale. (Ripeterò qui quanto ho scritto altrove sull'argomento. «Qualche tempo fa ho sentito dire che uno psicologo, le cui teorie sono lontane dalle nostre, aveva fatto notare ad uno di noi che in fin dei conti esageravamo certamente sul valore sessuale nascosto dei sogni. Il suo sogno più comune era quello di salire le scale, e certo non ci si poteva trovare nulla di sessuale. Noi fummo messi in guardia da questa obiezione e cominciammo a rivolgere la nostra attenzione alla presenza nei sogni di gradini e scale, e fummo presto in grado di dimostrare che le scale (e cose analoghe) erano simboli evidenti di coito. Non è difficile scoprire la base del paragone: si arriva in cima con una serie di movimenti ritmici e con crescente mancanza di fiato, poi, con pochi rapidi salti, si è di nuovo in basso. Quindi lo schema ritmico del coito si riproduce nel salire le scale. Né dobbiamo tralasciare di addurre le prove prese dagli usi linguistici: "Steigen" ("salire") si usa per indicare l'atto sessuale, di un uomo si dice "steiger" ("salitore"); in francese i gradini si dicono "marches" e "un vieux marcheur" (ha lo stesso significato di "ein alter Steiger" ("un vecchio salitore")».) Pareti lisce sulle quali il sognatore si arrampica, facciate di case dalle quali egli scende, spesso con grande angoscia, corrispondono a corpi umani eretti e probabilmente ripetono nel sogno ricordi dell'arrampicarsi del bambino sui genitori o sulla governante. Le pareti «lisce» sono gli uomini: nel suo timore il sognatore spesso afferra le «sporgenze» della facciata della casa. Tavole, tavole apparecchiate e assi rappresentano anche le donne, senza dubbio per antitesi, dal momento che i contorni dei loro corpi vengono eliminati dai simboli. «Legno», per i suoi nessi linguistici, sembra rappresentare in genere «materiale» femminile. Il nome dell'isola di «Madeira» significa «legno» in portoghese. Poiché «letto e mensa» costituiscono matrimonio, l'ultima prende spesso il posto del primo nei sogni e il complesso di idee sessuali viene trasferito per quanto possibile sul complesso del mangiare. Per quanto riguarda gli oggetti di vestiario, un cappello da donna può essere molto spesso interpretato con certezza come un genitale, e precisamente quello maschile. Lo stesso vale per il mantello [«Mantel»] anche se in questo caso è dubbio fino a che punto l'uso del simbolo sia dovuto all'assonanza verbale. Nei sogni degli uomini la cravatta spesso è simbolo del pene. Senza dubbio ciò non avviene solo perché sono oggetti lunghi e pendenti e caratteristici degli uomini, ma anche perché possono essere scelte secondo il gusto, libertà proibita dalla natura per l'oggetto simbolizzato. (Confronta il disegno fatto da una paziente maniaca di diciannove anni (nel «Zbl. Psychoanal», 2, pag. 675). Rappresenta un uomo con una cravatta costituita da un serpente che si volta verso una ragazza. Vedi inoltre il racconto tratto da «Anthropophyteia». Una signora entrò in un bagno e vi trovò un uomo che ebbe appena il tempo di mettersi in camicia. Era molto imbarazzato, ma coprendosi affrettatamente la gola con la parte anteriore della camicia, esclamò: «Mi scusi, non ho la cravatta».) Gli uomini che si servono di questo simbolo nei sogni sono molto stravaganti nella scelta di cravatte nella vita reale e ne posseggono un'intera collezione. È molto probabile che tutti i macchinari e gli apparati complicati che ci sono nei sogni rappresentino i genitali (in genere maschili), per la cui descrizione il simbolismo onirico è infaticabile, come il «lavoro del motto di spirito». Né vi è alcun dubbio che tutte le armi e gli arnesi siano usati come simboli per l'organo maschile: per esempio, aratri, martelli, fucili, pistole, pugnali, sciabole, ecc. Analogamente i panorami nei sogni, specialmente quelli con ponti ocolline boscose, si possono chiaramente riconoscere come descrizioni di genitali. Marcinowski ha pubblicato una raccolta di sogni illustrati dai sognatori con disegni che rappresentano chiaramente paesaggi e altre località presenti nei sogni. Questi disegni delineano molto chiaramente la distinzione tra il significato manifesto e il significato latente del sogno. Mentre all'occhio ingenuo sembrano piani, carte geografiche e così via, un'indagine più accurata rivela che rappresentano il corpo umano, i genitali, ecc. e solo allora i sogni diventano comprensibili. (Cfr. a questo riguardo gli scritti di Pfister sui crittogrammi e sui rebus). Anche nel caso di neologismi incomprensibili, vale la pena di vedere se non siano una composizione di elementi di significato sessuale. 1 bambini nei sogni spesso rappresentano i genitali; e anzi sia gli uomini che le donne hanno l'abitudine di riferirsi ai loro genitali come ai loro «piccoli». Stekel ha ragione nel riconoscere nel «fratellino» il pene. Giocare con un bambino, percuoterlo ecc., spesso rappresenta nel sogno la masturbazione. Per rappresentare simbolicamente la castrazione, si serve della calvizie, del taglio dei capelli, della caduta dei denti e della decapitazione. Se uno dei comuni simboli del pene è nel sogno raddoppiato o moltiplicato, si tratta di un avvertimento di castrazione. La presenza nel sogno di lucertole, animali la cui coda ricresce se viene tirata via, ha lo stesso significato. (Vedi il sogno della lucertola). Molte bestie usate come simboli di genitali nella mitologia e nel folklore hanno lo stesso ruolo nei sogni: per esempio, pesci, lumache, gatti, topi (per la peluria pubica) e soprattutto il più importante dei simboli dell'organo maschile, il serpente. Animaletti e insetti rappresentano bambini piccoli, per esempio fratelli e sorelle non desiderati. Un indizio di gravidanza è spesso l'essere tormentati da insetti. Un simbolo piuttosto nuovo dell'organo maschile merita menzione: il dirigibile, il cui uso in questo senso è giustificato dalla connessione con il volare e, a volte, con la sua forma. Molti altri simboli sono stati ipotizzati da Stekel, con il sostegno di esempi, ma non sono stati sufficientemente verificati. Gli scritti di Stekel, e particolarmente il suo Die Sprache des Traumes, contengono la raccolta più completa di interpretazioni di simboli; molte sono penetranti e un successivo esame le ha dimostrate esatte: per esempio, la parte che riguarda il simbolismo della morte. Ma la mancanza di facoltà critica dell'autore e la tendenza a generalizzare a tutti i costi lasciano dubbi su altre sue interpretazioni o le rendono inutilizzabili: è quindi altamente consigliabile essere prudenti nell'accettare le sue conclusioni. Mi accontento quindi di attirare l'attenzione solo su alcune delle sue scoperte. Secondo Stekel, «destra» e «sinistra» hanno un significato etico nei sogni. «La via a destra significa sempre la via alla giustizia e quella a sinistra la via al crimine. Quindi "sinistra" può rappresentare omosessualità, incesto o perversione, e "destra" può rappresentare matrimonio, rapporto con una prostituta ecc., sempre visti dal punto di vista morale soggettivo dell'individuo». I parenti nel sogno hanno generalmente la parte dei genitali. Posso confermare questo solo nel caso di figli, figlie e sorelle più giovani, unicamente nella misura in cui ricadono nella categoria dei «piccoli». D'altra parte ho trovato casi in cui senza dubbio le «sorelle» simbolizzavano il seno e i «fratelli» gli emisferi grandi. Stekel spiega il non riuscire a prendere la carrozza come un rimpianto per la differenza di età che non si può raggiungere. Il bagaglio col quale si viaggia è un carico di peccati che opprime, ma proprio il bagaglio risulta spesso un indubbio simbolo dei genitali del sognatore. Stekel assegna anche un significato fisso ai numeri, che spesso appaiono nei sogni. Ma queste spiegazioni non sembrano né sufficientemente verificate né universalmente valide, anche se le sue interpretazioni generalmente sembrano plausibili in casi particolari. In ogni caso il numero tre è stato confermato da molte parti come un simbolo dei genitali maschili. Una delle generalizzazioni avanzate da Stekel riguarda il doppio significato dei simboli genitali. «Dove esiste un simbolo che, posto che la fantasia in qualche modo lo ammetta, non può essere impiegato sia in senso maschile che femminile?». In ogni modo l'inciso elimina lolta sicurezza da questa affermazione, poiché in realtà la fantasia on lo permette sempre. Ma ritengo che valga la pena di osservare he nella mia esperienza la generalizzazione di Stekel non può essere sostenuta di fronte alla maggiore complessità dei fatti. Oltre ai simboli che rappresentano con eguale frequenza i genitali maschili e femminili, ce ne sono altri che designano in modo predominante o quasi esclusivo uno dei sessi e ancora altri che sono conosciuti solo nel loro significato maschile o femminile. E una realtà infatti che la fantasia non ammette l'uso di oggetti lunghi e rigidi e di armi come simboli dei genitali femminili, o di oggetti cavi, come cassetti, valigie, scatole ecc., come simboli di quelli maschili. È pur vero che la tendenza dei sogni e delle fantasie inconscie ad impiegare bisessualmente simboli sessuali tradisce una caratteristica arcaica; infatti durante l'infanzia la distinzione tra i genitali è sconosciuta e si attribuiscono a entrambi i sessi le stesse caratteristiche. Ma è anche possibile supporre erroneamente che un simbolo sessuale sia bisessuale, se ci si dimentica che in certi sogni c'è un'inversione generale di sesso, in modo che ciò che è maschile è rappresentato come femminile e viceversa. I sogni di questo genere possono, ad esempio, esprimere il desiderio di una donna di essere un uomo. I genitali possono anche essere rappresentaii nei sogni mediante altre parti del corpo: l'organo maschile da una mano o un piede, l'orifizio del genitale femminile dalla bocca o da un orecchio, o perfino da un occhio. Le secrezioni del corpo umano - muco, lacrime, urina, sperma, ecc. - possono sostituirsi reciprocamente nei sogni. Quest'ultima asserzione di Stekel, che nel complesso è esatta, è stata giustamente criticata da Reitler per la sua mancanza di definizioni: ciò che in realtà accade è che secrezioni importanti, come lo sperma, sono sostituite da altre indifferenti. È auspicabile che questi cenni molto incompleti possano servire ad incoraggiare altri a intraprendere uno studio generale dell'argomento più accurato. (Per quanto le opinioni di Scherner sul simbolismo onirico possano differire da quelle esposte in queste pagine, insisto che egli deve essere considerato il vero scopritore del simbolismo dei sogni e che le ricerche psicoanalitiche hanno infine procurato riconoscimento al suo libro, pubblicato tanti anni fa (nel 1861 ) e per tanto tempo considerato fantasioso.) Io stesso ho cercato di fare una esposizione più elaborata del simbolismo onirico nella mia Introduzione allo studio della psicoanalisi. Aggiungerò ora alcuni esempi dell'uso di questi simboli nei sogni, con l'intenzione di mostrare l'impossibilità di raggiungere l'interpretazione di un sogno escludendo il simbolismo, e l'irresistibile attrattiva ad accettarlo in molti casi. Vorrei comunque ammonire nello stesso tempo a non sopravvalutare l'importanza dei simboli nell'interpretazione e a non limitarsi, nel lavoro di traduzione del sogno, a una mera traduzione di simboli, abbandonando la tecnica delle associazioni del sognatore. Le due tecniche di interpretazione dei sogni sono complementari; ma, sia in pratica che in teoria, il primo posto continua a mantenerlo il procedimento che ho incominciato a descrivere e che attribuisce importanza decisiva ai commenti fatti dal sognatore, mentre la traduzione dei simboli, come l'ho spiegata, resta a nostra disposizione come metodo ausiliario. I. Un cappello come simbolo di un uomo (o dei genitali maschili) (Estratto dal sogno di una giovane donna sofferente di agorafobia in seguito a paure di seduzione). «Camminavo per la strada d'estate, portando un cappello di paglia di forma strana; la parte centrale era piegata verso l'alto e le parti laterali pendevano in basso» (la descrizione a questo punto divenne esitante) «in modo tale che un lato era più basso dell'altro. Ero allegra e sicura di me; e mentre sorpassavo un gruppo di giovani ufficiali, pensai: "Nessuno di voi può farmi del male! "». Poiché non le veniva in mente niente in relazione al cappello, dissi: «Senza dubbio il cappello era un organo genitale maschile, con la parte centrale eretta e le due laterali pendenti. Può forse sembrare strano che un cappello debba essere un uomo, ma lei ricorderà la frase "Unterdie Haube Kommeri" ["trovare marito"; (lett. "venire sotto il cappello")]». Di proposito non le spiegai l'interpretazione del dettaglio circa i due lati che non pendevano pari, anche se proprio i dettagli di questo genere aiutano a determinare l'interpretazione. Proseguii dicendo che poiché aveva un marito con dei genitali così eccezionali, non c'era bisogno di avere paura degli ufficiali, non c'era bisogno cioè che lei desiderasse qualcosa da essi, poiché in genere non andava a fare delle passeggiate senza protezione e compagnia per le sue fantasie di tentazione. Ero già riuscito a darle quest'ultima spiegazione della sua angoscia in parecchie occasioni, basandomi su un altro materiale. Fu davvero notevole il modo in cui la sognatrice reagì a questo materiale. Ritirò la sua descrizione del cappello e sostenne che non aveva mai detto che i due lati pendevano. Io ero troppo sicuro di quanto avevo udito per lasciarmi sviare e tenni duro. Ella restò in silenzio per qualche momento e poi trovò abbastanza coraggio e mi chiese che cosa significava che un testicolo di suo marito pendeva più basso dell'altro e se ciò era normale. In tal modo l'importante dettaglio del cappello si spiegò ed essa accettò l'interpretazione. Conoscevo già da molto tempo questo simbolo del cappello, quando la mia paziente mi raccontò questo sogno. Altri casi meno evidenti mi hanno spinto a presumere che il cappello possa rappresentare anche i genitali femminili. (Cfr. un esempio a questo proposito in Kirchgraber. Stekel racconta un sogno in cui un cappello con una piuma curva nel mezzo rappresenta un uomo impotente.) II. Un «piccolo» come organo genitale - «Essere investiti» come simbolo di rapporto sessuale (Un altro sogno della stessa paziente agorafoba). Sua madre aveva mandato via la sua figlioletta, in modo che dovette andarsene da sola. Poi lei salì su un treno con la madre e vide la sua piccola che camminava direttamente verso i binari ed era quindi destinata ad essere investita. Udì lo scricchiolio delle sue ossa. (Questo produsse in lei una sensazione spiacevole, ma non un vero orrore). Poi si guardò intorno fuori dal finestrino della carrozza ferroviaria per vedere se si potevano scorgere le parti dietro. Poi rimproverò la madre per aver lasciato andare la piccola da sola. Analisi - Non è un'impresa facile quella di interpretare completamente il sogno. Esso faceva parte di un ciclo di sogni e può quindi essere compreso pienamente solo se messo in relazione con gli altri. È difficile isolare sufficientemente il materiale necessario a stabilire il simbolismo. In primo luogo, la paziente dichiarò che il viaggio in treno doveva essere interpretato storicamente, come allusione a un viaggio che aveva fatto in partenza da una clinica per malattie nervose, dove naturalmente si era innamorata del direttore. La madre era andata a prenderla e il dottore era andato alla stazione con un fascio di fiori come dono d'addio. Le era sembrato inopportuno che la madre assistesse a questo omaggio. A questo punto la madre, dunque, sembrava interferire nei suoi tentativi di relazione amorosa; e questo infatti era stato il ruolo della severa signora nell'adolescenza della paziente. L'associazione seguente si riferiva alla frase: «si guardò intorno per vedere se poteva scorgere indietro le parti». La facciata del sogno naturalmente porterebbe a pensare alle parti della piccola che era stata investita e maciullata. Ma la sua associazione la portava in una direzione totalmente diversa. Ricordò che una volta aveva visto suo padre nudo nella stanza da bagno, dal di dietro; proseguì parlando della distinzione dei sessi e accentuò il fatto che i genitali maschili si possono vedere anche da dietro, ma non quelli della donna. In questa relazione essa stessa interpretò la «piccola» intendendo i genitali e «la sua piccola» (aveva una figlia di quattro anni) i suoi genitali. Rimproverava alla madre di aver voluto che vivesse come se non avesse genitali e rilevò che lo stesso rimprovero era espresso nella frase iniziale del sogno: «aveva mandato via la sua piccola, cosicché doveva andare da sola». Nella sua fantasia «andare da sola per la strada» significava non avere un uomo, né vere relazioni sessuali («coire» in latino - da cui deriva coitus significa letteralmente «andare insieme») e questo non le piaceva. I suoi racconti dimostravano tutti che quando era una ragazza aveva davvero sofferto per la gelosia della madre dovuta alla preferenza mostratale dal padre. Un'interpretazione più approfondita di questo sogno emerse da un altro sogno della stessa notte, in cui la sognatrice si identificò con il fratello. Era stata effettivamente un maschiaccio e spesso le avevano detto che avrebbe dovuto essere un ragazzo. Questa identificazione chiarì in modo particolare che «la piccola» significava il genitale. Sua madre lo (o la) minacciava di castrazione, che poteva solo essere una punizione per aver giocato con il pene; quindi l'identificazione provava anche che da piccola si era masturbata, mentre fino allora aveva ricordi di tal genere solo in relazione al fratello. L'informazione fornita dal secondo sogno indicava che aveva saputo dell'organo maschile molto presto e poi se n'era dimenticata. Inoltre, il secondo sogno alludeva alla teoria infantile del sesso, secondo cui le bambine sono bambini castrati. Quando le suggerii che aveva avuto questa idea infantile, confermò subito la cosa dicendomi che aveva udito l'aneddoto del bambino che dice alla bambina: «Tagliato?» e la bambina che risponde: «No, sempre stato così». Quindi il mandar via la piccola (l'organo genitale) nel primo sogno si riferiva anche alla minaccia di castrazione. La sua fondamentale lamentela contro la madre era di non averla fatta nascere maschio. Il fatto che «essere investiti» simbolizzi il rapporto sessuale non risulterebbe evidente da questo sogno, anche se è stato confermato da molte altre fonti. III. I genitali rappresentati da edifici, scale e condotti (Sogno di un giovane inibito dal complesso del padre). Stava passeggiando con il padre in un posto che doveva certamente essere il Prater, poiché vide la rotonda, con un piccolo edificio supplementare davanti al quale era attaccato un pallone frenato, che però sembrava piuttosto debole. Il padre gli chiese a cosa servisse tutto ciò; egli fu sorpreso da quella domanda, ma glielo spiegò. Poi arrivarono in un cortile dove era disteso un grande foglio di stagno. Il padre voleva tirarne vìa un grande pezzo, ma si guardò prima intorno per vedere se qualcuno lo stava osservando. Gli disse che bastava chiederlo al sovrintendente e avrebbe potuto prenderne un pezzo senza preoccupazioni. Una scala portava da questo cortile in una galleria, le cui pareti erano imbottite di materiale soffice, come una poltrona di pelle. Alla fine della galleria c'era una piattaforma piuttosto lunga e poi cominciava un'altra galleria. Analisi - Questo sognatore apparteneva a quella categoria di pazienti che non hanno buoni prospetti terapeutici: fino a un certo punto non offrono resistenza alcuna all'analisi, ma poi si rivelano quasi inaccessibili. Egli interpretò questo sogno quasi senza aiuto. La «Rotonda» disse, «era il mio genitale e il pallone frenato che le stava davanti era il mio pene, della cui debolezza ho ben ragione di lamentarmi». Cercando un maggiore dettaglio, possiamo allora tradurre la Rotonda come il didietro (generalmente considerato dai bambini parte dei genitali) e la piccola parte annessa come lo scroto. Il padre gli aveva chiesto nel sogno che cosa fosse tutto ciò, cioè quale era lo scopo e la funzione dei genitali. Sembrava plausibile invertire questa situazione e mettere il sognatore nella situazione di chi fa le domande. Poiché egli in realtà non aveva mai fatto simili domande al padre, dobbiamo considerare il pensiero del sogno un desiderio, o prenderlo come una frase condizionale, ad esempio: «Se avessi chiesto a mio padre dei chiarimenti di natura sessuale...». Troveremo il seguito di questo pensiero in un'altra parte del sogno. Il cortile dove era disteso il foglio di stagno non può essere preso simbolicamente a prima vista. Derivava dalla premessa degli affari del padre del sognatore. Per motivi discrezionali ho sostituito «stagno» al materiale di cui effettivamente il padre si occupava: ma non ho cambiato il resto del frasario del sogno. Il sognatore era entrato nell'ufficio del padre e si era ribellato violentemente ai sistemi piuttosto dubbi da cui dipendevano parti delle entrate della ditta. Di conseguenza, la continuazione del pensiero del sogno che ho appena interpretato avrebbe potuto essere: «(Se glielo avessi chiesto), mi avrebbe ingannato nello stesso modo in cui inganna i suoi clienti». Quanto al «tirar via» che serviva a rappresentare la disonestà del padre negli affari, il sognatore stesso dette una seconda spiegazione: rappresentava cioè la masturbazione. Non solo mi era già familiare questa interpretazione, ma c'era qualcosa che la confermava, nel fatto che la natura segreta della masturbazione veniva rappresentata nel suo opposto: si poteva fare apertamente. Proprio come ci saremmo aspettati, tale attività veniva ancora una volta spostata sul padre del sognatore, così come le domande nella prima parte del sogno. Interpretò subito la galleria come una vagina, considerando la soffice imbottitura delle pareti. Io aggiunsi dalle mie nozioni derivate da altre fonti che andare su e giù in altri casi descriveva il rapporto sessuale nella vagina. Lo stesso sognatore dette una spiegazione biografica del fatto che la prima galleria era seguita da una piattaforma piuttosto lunga e poi da un'altra galleria. Per un certo tempo aveva praticato il coito, ma poi ci aveva rinunciato a causa di inibizioni ed ora sperava di poter ricominciare con l'aiuto del trattamento. Il sogno comunque diventava più indistinto verso la fine, e a chiunque sia esperto di queste cose sembrerà probabile che nella seconda scena del sogno si facesse già sentire l'influenza di un altro argomento, che veniva accennato dagli affari del padre, dalla sua condotta disonesta e dall'interpretazione della prima galleria come una vagina: tutto questo indicava un riferimento alla madre del sognatore. IV. L'organo maschile rappresentato da persone e quello femminile da un paesaggio (Sogno di una popolana, il cui marito era poliziotto, raccontato da B. Dattner). «...Poi qualcuno penetrò in casa e lei ebbe paura e chiamò gridando un poliziotto. Ma egli era andato tranquillamente in una chiesa (O cappella = vagina), alla quale si arrivava salendo dei gradini (Simbolo di coito) in compagnia di due vagabondi. Dietro la chiesa c'era una collina (Mons Veneris) coperta da un fìtto bosco (Peluria pubblica). Il poliziotto portava un elmo, un collare di bronzo e un mantello (Secondo un esperto, i demoni in mantello e cappuccio sono di natura fallica.) Aveva una barba castana. I due vagabondi, che camminavano pacificamente con il poliziotto, portavano dei grembiuli simili a sacchi legati intorno ai fianchi (Le due metà dello scroto.) Di fronte alla chiesa c'era un sentiero che portava alla collina; sui due versanti crescevano erba e cespugli, che diventavano sempre più fitti e, in cima alla collina, diventavano un bosco vero e proprio». V. Sogni di castrazione dei bambini a. Un bambino di tre anni e cinque mesi, che ovviamente non gradiva l'idea del ritorno del padre dal fronte, si svegliò una mattina in uno stato di agitazione ed eccitazione. Continuava a ripetere: «Perché papà portava la sua testa su un piatto? Questa notte papà portava la sua testa su un piatto». b. Uno studente, che ora soffre di una grave nevrosi ossessiva, ricorda di aver fatto ripetutamente questo sogno, quando aveva sei anni: Andava dal barbiere per farsi tagliare i capelli. Una grande donna dall 'aspetto severo gli si avvicinava e gli tagliava la testa. Egli riconosceva in quella donna sua madre. VI. Simbolismo urinario La serie di disegni riprodotti è stata trovata da Ferenczi in un giornale comico ungherese chiamato Fidibusz: egli ha subito pensato che avrebbero potuto essere utilizzati per illustrare la teoria dei sogni. Otto Rank li ha già pubblicati in un giornale. ![]() Il titolo dei disegni è Il sogno di una governante francese; ma solo l'ultima immagine, che mostra la governante svegliata dalle urla del bambino, ci dice che le sette immagini precedenti rappresentano le fasi di un sogno. La prima immagine mostra lo stimolo che avrebbe dovuto provocare il risveglio della dormiente: il bambino sente un bisogno e chiede aiuto. Ma nel sogno la sognatrice, invece di essere in camera da letto, sta portando il bambino a fare una passeggiata. Nella seconda immagine, lo ha già condotto in un angolo della strada, dove sta orinando - e lei può continuare a dormire. Ma lo stimolo che cerca di svegliarla continua: anzi, aumenta. Il bambino, vedendo che nessuno si occupa di lui, urla sempre più forte. Quanto più imperiosamente egli insiste affinché la sua governante si svegli e lo aiuti, tanto più insistente diventa l'assicurazione del sogno che va tutto bene e che non c'è bisogno che lei si svegli. Nello stesso tempo il sogno traduce lo stimolo che aumenta nelle dimensioni sempre più grandi del suo simbolo. Il corso d'acqua prodotto dal bambino che orina diventa sempre più potente. Nella quarta immagine è già abbastanza ampio perché ci possa galleggiare una barca a remi, ma poi seguono una gondola, una barca a vela e infine una nave. L'ingegnoso artista ha acutamente delineato la lotta tra un'ostinata brama di sonno e un inesauribile stimolo di risveglio. VII. Un sogno di scale (Riferito e interpretato da Otto Rank). «Allo stesso collega che mi ha raccontato il sogno con lo stimolo dentario, devo questo sogno di polluzione altrettanto evidente. "Correvo giù per le scale all'inseguimento di una bambina che mi aveva fatto qualcosa, per punirla. Ai piedi della scala qualcuno (una donna adulta?) fermò la bambina per me. Io l'afferrai; ma non so se la percossi, perché all'improvviso mi ritrovai nel mezzo delle scale mentre avevo un coito con la bambina (come se fosse per aria). Non era proprio un coito, stavo solo sfiorando i miei genitali contro i suoi genitali esterni e mentre lo facevo, li vedevo distintamente, ed anche la sua testa che era ripiegata all'indietro da un lato. Durante l'atto sessuale vedevo appesi in alto alla mia sinistra (come se fossero in aria) due quadretti, dei paesaggi che rappresentavano una casa circondata da alberi. All'estremità del più piccolo di questi, invece della firma del pittore, vidi il mio nome, come se dovesse essere un regalo per il mio compleanno. Poi vidi una targhetta davanti ai due quadri, che diceva che si potevano avere quadri a un prezzo minore. (Poi mi vidi molto indistintamente come se stessi a letto sul pianerottolo) e mi svegliai per la sensazione di umidità causata dalla polluzione avuta". Interpretazione - La sera precedente il sogno, il sognatore era andato in una libreria e, mentre aspettava di essere servito, aveva osservato dei quadri esposti, che rappresentavano dei soggetti analoghi a quelli del sogno. Si era avvicinato a un piccolo quadro che gli piaceva particolarmente, per vedere il nome dell'artista, ma gli era risultato completamente sconosciuto. Più tardi, quella stessa sera, mentre era con degli amici, aveva sentito la storia di una domestica boema che si vantava che il suo figlio illegittimo era stato "fatto sulle scale". Il sognatore aveva chiesto i particolari di questo fatto piuttosto insolito e aveva saputo che la domestica era andata con il suo corteggiatore a casa dei suoi genitori, dove non c'erano possibilità di avere un rapporto sessuale e, nella sua eccitazione, l'uomo si era unito a lei per le scale. Il sognatore aveva fatto una scherzosa allusione all'espressione usata per descrivere i vini adulterati e aveva detto che effettivamente il bambino veniva da una "vendemmia sulle scale di una cantina". Questi erano i nessi con il giorno precedente, che apparivano con una certa insistenza nel contenuto del sogno e furono riprodotti dal sognatore senza alcuna difficoltà. Ma altrettanto facilmente egli ridestò un vecchio frammento di ricordo infantile che era pure stato impiegato nel sogno. La scala apparteneva alla casa dove egli aveva passato la maggior parte della sua infanzia e dove, inoltre, aveva fatto la sua prima conoscenza cosciente con i problemi del sesso. Spesso aveva giocato su questa scala e, tra le altre cose, generalmente scivolava a cavalcioni giù per la ringhiera, cosa che gli dava sensazioni , sessuali. Anche nel sogno egli si precipitava giù per le scale in maniera straordinariamente veloce, anzi tanto veloce che, secondo il suo specifico resoconto, non posava i piedi sui gradini, ma "volava" giù, come si dice. Se si deve prendere in considerazione l'esperienza infanti le, il principio del sogno sembra rappresentare il fattore di eccitazione sessuale. Ma il sognatore spesso ha anche lottato in maniera sessuale con i bambini del vicinato su questa stessa scala e nell'edificiò adiacente, ed ha soddisfatto i suoi desideri nello stesso modo in cui l'ha fatto nel sogno. Se ricordiamo che le ricerche di Freud sul simbolismo sessuale hanno mostrato che le scale e il salire le scale rappresentano quasi sempre il coito, il sogno diventa abbastanza evidente. La sua forza motrice era, come dimostra anche il suo risultato, la polluzione, di natura puramente erotica. L'eccitazione sessuale era stata ridestata durante il sonno, e questo veniva rappresentato nel sogno dal suo precipitare giù per le scale. L'elemento sadico dell'eccitazione sessuale, basato sulle lotte dell'infanzia, si ritrova nell'inseguimento e nella sopraffazione della bambina. L'eccitamento erotico aumentava e spingeva verso l'azione sessuale, rappresentata nel sogno dal suo afferrare la bambina e portarla a mezza scala. Fino a quel punto il sogno era solo simbolicamente sessuale e sarebbe stato incomprensibile a qualunque interprete di sogni privo di esperienza. Ma una soddisfazione simbolica di quel tipo non era sufficiente ad assicurare un sonno tranquillo, a causa della forza dell'eccitazione erotica. L'eccitazione portò all'orgasmo rivelando così il fatto che tutto il simbolismo della scala rappresentava il coito. Questo sogno offre una conferma particolarmente chiara della concezione di Freud, per cui una delle ragioni dell'uso del salire le scale come simbolo sessuale è il carattere ritmico di entrambe le azioni: infatti il sognatore affermò espressamente che l'elemento più chiaramente definito nel sogno era il ritmo dell'atto sessuale ed il suo movimento alternato. Devo aggiungere un'osservazione sui due quadri che, a parte il loro significato reale, avevano anche un senso simbolico come "Weibsbilder". Ciò fu immediatamente evidente per il fatto che c'erano un quadro grande e un quadro piccolo, così come c'erano una bambina grande (o adulta) e una bambina piccola. Il fatto che "si potevano anche avere quadri a prezzo inferiore" portava al complesso della prostituzione: mentre, d'altra parte, il nome del sognatore sul quadretto e l'idea che fosse un regalo per il suo compleanno indicavano il complesso dei genitori ("nato sulla scala" - "generato per coito"). La scena finale indistinta, in cui il sognatore si vedeva steso sul letto nel pianerottolo e aveva una sensazione di umidità, sembra riferirsi al di là della masturbazione infantile, più lontano nell'infanzia ed avere il suo esempio in simili piacevoli scene di enuresi a letto». VIII. Un sogno di scale modificato Un mio paziente, un uomo cui l'astinenza sessuale era stata imposta da una grave nevrosi e le cui fantasie erano fissate sulla madre, sognava spesso di salire le scale in sua compagnia. Una volta gli feci notare che una moderata masturbazione gli avrebbe probabilmente fatto meno male di questa forzata astinenza, e questo provocò il sogno seguente: L'insegnante di pianoforte lo rimproverò per aver trascurato di suonare e per non essersi esercitato negli Études di Mocheles e nel Gradus al Parnassum di Clementi. Egli osservò che «Gradus» era anche «gradini»; e che la tastiera stessa era una scala, perché contiene le scale. È giusto dire che non esiste gruppo di rappresentazioni estraneo a fatti e desideri sessuali. IX. Senso di realtà e rappresentazione di ripetizione Un uomo che attualmente ha trentacinque anni mi ha raccontato un sogno che ricorda chiaramente e dice di aver fatto a quattro anni. L'avvocato che era incaricato del testamento di suo padre (egli aveva perso il padre quando aveva tre anni) portò due grandi pere. Gliene dettero una da mangiare; l'altra era sul davanzale della finestra in salotto. Si svegliò convinto della realtà di quanto aveva sognato e continuava a chiedere ostinatamente alla madre la seconda pera e insisteva che si trovava sul davanzale della finestra. Sua madre aveva riso. Analisi - L'avvocato era un vecchio gentiluomo gioviale e al sognatore sembrava di ricordare che una volta aveva davvero portato delle pere. Il davanzale della finestra era proprio come lo aveva visto nel sogno. Niente altro gli veniva in mente a riguardo se non che poco prima la madre gli aveva raccontato un sogno. Due uccelli sedevano sulla sua testa e lei si chiedeva quando sarebbero volati via; ma non volarono via, solo uno di essi volò alla sua bocca e la succhiò. La mancanza di associazioni da parte del sognatore ci dava il diritto di tentare un'interpretazione mediante sostituzione simbolica. Le due pere - «pommes ou poires» - erano i seni della madre che lo avevano nutrito; il davanzale della finestra era la sporgenza del seno, come i balconi nei sogni di case. La sua sensazione di realtà dopo il risveglio era giustificata perché la madre lo aveva effettivamente nutrito e anzi per un periodo molto più lungo del normale, e il petto della madre era ancora a sua disposizione. La traduzione del sogno è: «Dammi (o mostrami) di nuovo il tuo seno, mamma, da cui bevevo nel passato». «Nel passato era rappresentato dal suo mangiare una delle pere; «di nuovo» era rappresentato dal suo desiderio per l'altra. La ripetizione temporale di un atto viene regolarmente mostrata nei sogni mediante la moltiplicazione numerica. E' abbastanza strano, naturalmente, che il simbolismo sia già entrato nel sogno di un bimbo di quattro anni. Ma questa è la regola e non l'eccezione. Si può asserire con certezza che i sognatori hanno a loro disposizione il simbolismo fin dal primo momento. Questo ricordo non influenzato da niente di una signora che ora ha ventisette anni mostra a quale tenera età venga impiegato il simbolismo anche fuori della vita onirica. Lei aveva tre o quattro anni. La governante la portava al gabinetto insieme al fratello minore di undici mesi e a una cugina di età intermedia tra i due, perché facessero i loro bisogni prima di uscire per la passeggiata. Essendo la più grande, si sedeva sul vaso, mentre gli altri due sedevano sui vasini da notte. Ella chiese alla cugina: «Hai anche tu un portamonete ? Walter ha una piccola salsiccia; io ho un portamonete». La cugina replicò: «Sì, anche io ho un portamonete». La governante ascoltò divertita quello che dicevano e poi riferì la conversazione alla madre dei bambini, che reagì con acuti rimproveri. Inserirò qui un sogno (riferito in un giornale da Alfred Robitsek), in cui il simbolismo ben adatto rese possibile l'interpretazione con un aiuto minimo da parte del sognatore. X. La questione del simbolismo nei sogni delle persone sane «Una obiezione sollevata spesso dagli oppositori della psicoanalisi, e che è stata recentemente espressa da Havelock Ellis, argomenta che il simbolismo onirico può forse anche essere il prodotto di una mente nevrotica, ma non si può trovare nelle persone normali. Ora, la ricerca psicoanalitica trova distinzioni non fondamentali, ma solo quantitative, tra la vita normale e quella nevrotica; ed anzi, l'analisi dei sogni, in cui agiscono i complessi repressi tanto nei sani quanto nei malati, mostra una completa identità di meccanismi e simbolismi. I sogni ingenui delle persone sane spesso contengono davvero un simbolismo molto più semplice, più chiaro e più caratteristico di quelli dei nevrotici; infatti in quest'ultimo caso, per effetto dell'attività più potente della censura e per la conseguente deformazione del sogno più estesa, il simbolismo può essere oscuro e di difficile interpretazione. Il sogno che viene ora raccontato servirà ad illustrare questo fenomeno. È stato sognato da una ragazza che non è nevrotica, ma di carattere estremamente pudico e riservato. Nel corso della nostra conversazione, appresi che era fidanzata, ma che c'erano delle difficoltà che probabilmente avrebbero fatto rimandare il matrimonio. Mi raccontò questo sogno spontaneamente. "I arrange the centre ofa table withflowersfor a birthday". ("Orno il centro di una tavola con dei fiori per un compleanno"). In risposta ad una mia domanda, disse che nel sogno le sembrava di stare a casa sua (dove al momento non abitava) e di avere una "sensazione di felicità". Il suo simbolismo "popolare" mi permise la traduzione del sogno senza aiuto. Si trattava dell'espressione dei suoi desideri di sposa: la tavola, con il suo centro di fiori, simbolizzava lei stessa ed i suoi genitali; rappresentava i suoi desideri per il futuro come realizzati, poiché i suoi pensieri erano già presi dalla nascita di un bambino; quindi il suo matrimonio durava già da molto tempo. Le feci osservare che "the centre of a table" era una espressione insolita (cosa che lei ammise), ma non potevo naturalmente farle altre domande direttamente su quel punto. Evitai accuratamente di suggerirle il significato dei simboli e le chiesi solamente quello che le veniva in mente in relazione alle parti staccate del sogno. Nel corso dell'analisi la sua riservatezza cedette il posto ad un evidente interesse per l'interpretazione e ad una sincerità resa possibile dalla serietà della conversazione. Quando le chiesi che fiori fossero, rispose: "expensive flowers; one has to payfor them" ("fiori costosi; bisogna pagare per averli"), e poi disse che erano "lilies of the valley, violets and pinks or carnations" ("mughetti [lett.: gigli della valle] violette e garofani"). Supposi che la parola "giglio" apparisse nel sogno nel suo senso popolare, come simbolo di castità; essa confermò questa supposizione, perché la sua associazione al "giglio" era la "purity" ("purezza"). "Volley" (valle è spesso un simbolo femminile nei sogni); quindi la casuale unione dei due simboli nel termine che indica il nome inglese dei fiori era stata usata dal sogno per mettere in rilievo la preziosità della sua verginità "expensive flowers, one has to payfor them" - e per esprimere la sua aspettativa che il marito avrebbe saputo apprezzare il suo valore. La frase "expensive flowers, ecc." ha un significato differente, come si vedrà, nel caso di ognuno dei tre simboli floreali. "Violets" era chiaramente asessuale, ma molto audacemente, secondo me, pensai che potevo riferirlo ad un significato segreto della parola, in un legame inconscio con la parola francese "violer" (violentare). Con mia grande sorpresa la sognatrice associò la parola inglese "violate". Il sogno si era servito della grande somiglianza casuale delle parole "violet" e "violate", la cui differenza di pronuncia consiste semplicemente nel diverso accento sulla sillaba finale, per esprimere "nel linguaggio dei fiori" i pensieri della sognatrice sulla violenza della deflorazione (un altro termine usato dal simbolismo floreale) e forse anche un aspetto masochistico del suo carattere: un bell'esempio dei "ponti verbali" attraversati dalle vie che portano all'inconscio. Le parole "one has to payfor them" significavano che doveva pagare con la sua vita per diventare moglie e madre. Per quanto riguarda i "pinks", che poi chiama "carnations", pensai al nesso tra quella parola e "carnale". Ma l'associazione della sognatrice era "colour" ("colore"). Aggiunse che "carnations" erano i fiori che il suo fidanzato le portava spesso e in gran quantità. Terminate le sue osservazioni, improvvisamente confessò spontaneamente che non aveva detto la verità: non le era venuto in mente "colour" ma "in-carnation", la parola che io mi aspettavo. Del resto anche "colour" non era un'associazione remota, ma era determinata dal significato di "carnation" ("colore della carne"), cioè era determinata dallo stesso complesso. Questa mancanza di sincerità mostrava che a questo punto la resistenza era stata maggiore e corrispondeva al fatto che qui il simbolismo era più chiaro e la lotta tra la libido e la sua repressione era stata più intensa in relazione a questo tema fallico. Il commento della sognatrice sul fatto che il suo fidanzato le portava spesso dei fiori di quel tipo era un indizio non solo del doppio senso della parola "carnations" ma anche del loro significato fallico nel sogno. Il dono di fiori, il fattore scatenante del sogno derivato dalla sua vita attuale, era usato per esprimere uno scambio di doni sessuali: ella faceva dono della sua verginità e si aspettava in cambio una ricca vita sessuale. A questo punto, inoltre, "expensive flowers, one has to payfor them" deve aver avuto senza dubbio anche un significato finanziario. Quindi il simbolismo floreale deve aver incluso in questo sogno la verginità femminile, la virilità e una allusione alla deflorazione violenta. Vale la pena di osservare, a questo riguardo, che il simbolismo floreale sessuale che effettivamente si verifica comunemente per altri riguardi simbolizza gli organi sessuali umani mediante i fiori, che sono gli organi sessuali delle piante. È forse vero che in genere i doni di fiori tra innamorati hanno questo significato inconscio. Il compleanno per cui lei si preparava in sogno era, senza dubbio, la nascita di un bambino. Ella si identificava con il suo fidanzato e lo rappresentava mentre la "preparava" per una nascita, cioè era in coito con lei. Il pensiero latente avrebbe potuto essere: "Se io fossi in lui, non aspetterei, defiorerei la mia fidanzata senza chiederle il permesso, userei la violenza". Ciò era indicato dalla parola "violate", e in tal modo la componente sadica della libido trovava espressione. In uno strato più profondo del sogno, la frase "I arrange..." deve essere stata senza dubbio autoerotica, cioè infantile. La sognatrice rivelò anche la consapevolezza, cosa che le era possibile solo in un sogno, della sua mediocrità fisica: si vedeva come una tavola, senza sporgenze, e per quel motivo accentuava la preziosità del "centre"; un'altra volta usò le parole "a centre-piece offlowers", cioè della sua verginità. Il fatto che la tavola era orizzontale deve anche aver contribuito in parte al simbolo. La concentrazione del sogno è notevole; nulla è superfluo, ogni parola è un simbolo. In seguito la sognatrice fece un'aggiunta al sogno: "I decorate the flowers with green crinkled paper". ("Decoro i fiori con carta crespata"). Aggiunse poi che era "fancy paper" ("carta fantasia") del tipo usato generalmente per ricoprire i vasi da fiori. Continuò: "To hide untidy things, whatever was to be seen, which was not pretty to the eye; there is a gap, a little space in the flowers. The paper looks like velvet or moss". ("Per nascondere le cose non pulite, tutto ciò che c'era da vedere e che non era piacevole alla vista; c'è un vuoto, un piccolo spazio tra i fiori. La carta sembra velluto o muschio"). Per "decorate" la sua associazione era "decorum", come mi aspettavo. Disse che predominava il verde e vi associava "Hope" ("speranza"), un altro legame con la gravidanza. In questa parte del sogno il fattore principale non era l'identificazione con un uomo; si rivelano piuttosto idee di vergogna e di auto-confessione. Ella si stava facendo bella per lui, e ammetteva i difetti fisici di cui si vergognava e cercava di correggerli. Le due associazioni "velvet" e "moss" erano una chiara indicazione dei peli del pube. Questo sogno dava dunque espressione a pensieri di cui la ragazza era appena consapevole nella vita da sveglia, pensieri che concernevano l'amore sensuale e i suoi organi. Veniva "preparata per un compleanno", cioè unita in coito. Trovava così espressione la paura di essere deflorata e forse anche delle idee di piacevole sofferenza. Essa ammetteva davanti a se stessa le sue mancanze fisiche e le ipercom-pensava con una sopravvalutazione della sua verginità. La sua vergogna avanzava come giustificazione per gli indizi di sensualità il fatto che il suo scopo era la nascita di un bambino. Anche delle considerazioni materiali, estranee alla mente di un innamorato, venivano espresse. L'affetto che si ricollegava a questo semplice sogno, la sensazione di felicità, dimostrava che i potenti complessi emotivi vi avevano trovato soddisfazione». Ferenczi ha giustamente rilevato che proprio dai sogni di quelle persone che sono inesperte di psicoanalisi si possono raggiungere il significato dei simboli e il senso dei sogni. A questo punto inserirò il sogno di un personaggio storico contemporaneo, perché in esso un oggetto che in ogni caso rappresenterebbe in modo appropriato l'organo maschile ha un'ulteriore caratteristica che lo definisce nel modo più chiaro come simbolo fallico. Una frusta da cavallo che cresce all'infinito difficilmente potrebbe significare altro che un'erezione. A parte questo, il sogno costituisce anche un eccellente esempio del modo in cui pensieri seri, del tutto rimossi da qualsiasi riferimento alla sessualità, possano essere rappresentati da materiale sessuale infantile. XI. Un sogno di Bismarck (Da uno scritto di Hans Sachs.) «Nel suo Gedanken und Erinnerungen, Bismarck cita una lettera da lui scritta all'imperatore Guglielmo I il 18 dicembre 1881, nella quale si trova il seguente brano: "La comunicazione di Sua Maestà mi incoraggia a riferire un sogno avuto nella primavera del 1863, durante i giorni più duri del conflitto, da cui occhio umano non poteva vedere via d'uscita. Sognai (come ho raccontato per prima cosa a mia moglie e ad altri testimoni la mattina dopo) che cavalcavo per uno stretto sentiero delle Alpi; a destra c'era il precipizio, a sinistra le rocce. Il sentiero diventava più stretto, quindi il cavallo rifiutò di proseguire, ed io non potevo tornare indietro né scendere per mancanza di spazio. Allora, con la frusta nella mia mano sinistra, colpii la roccia liscia e invocai Dio. La frusta diventò lunghissima, la parete rocciosa cadde come una quinta e si aprì un largo sentiero con un panorama di colline e foreste, come un paesaggio di Boemia; c'erano truppe prussiane con bandiere e perfino nel sogno pensai subito che dovevo riferire a Sua Maestà. Questo sogno fu realizzato e mi svegliai contento e fiducioso..." L'azione di questo sogno si divide in due parti. Nella prima parte il sognatore si trovava in una situazione senza via di uscita e nella seconda ne veniva miracolosamente liberato. Si può facilmente riconoscere nella difficile situazione in cui erano collocati cavallo e cavaliere un'immagine onirica della posizione critica dello statista, che egli aveva compreso con particolare amarezza probabilmente mentre meditava sui problemi della sua politica la sera prima del sogno. Nel brano citato prima, Bismarck stesso usa un paragone analogo per descrivere quanto la sua posizione in quel momento fosse disperata. Quindi il significato dell'immagine onirica deve essere stato abbastanza evidente per lui. Nello stesso tempo ci troviamo di fronte ad un ottimo esempio del "fenomeno funzionale" di Silberer. Il processo che si svolge nella mente del sognatore, il fatto che tutte le soluzioni proposte dai suoi pensieri incontrino degli ostacoli insormontabili, mentre nonostante tutto egli non può fare a meno di prendere in considerazione quei problemi, veniva delineato perfettamente dall'immagine del cavaliere che non può avanzare né retrocedere. Il suo orgoglio, che gli impediva di pensare alla resa o alle dimissioni, veniva espresso nel sogno con le parole "era impossibile tornare indietro o scendere". Nella sua qualità di uomo di azione, che si metteva costantemente alla prova e faticava per il bene degli altri, deve essere stato facile per Bismarck paragonarsi ad un cavallo; ed in realtà egli lo fece molte volte, per esempio, con la sua nota espressione: "Un buon cavallo muore bardato". In questo senso, le parole "il cavallo rifiutava di proseguire" significavano semplicemente che lo statista, troppo stanco, sentiva la necessità di distogliersi dalle preoccupazioni del presente immediato o, per dirla in altre parole, che egli si stava liberando dei legami del principio di realtà, per mezzo del sonno e del sogno. La realizzazione del desiderio, diventata così preponderante nella seconda parte del sogno, era già accennata nelle parole "sentiero alpino". Senza dubbio Bismarck già sapeva allora che avrebbe passato le sue prossime vacanze sulle Alpi, a Gastein; quindi il sogno, portandolo in quel luogo, lo liberava di colpo da tutte le preoccupazioni degli affari di stato. Nella seconda parte del sogno, i desideri del sognatore venivano rappresentati in due modi: apertamente e in modo tangibile e, inoltre, simbolicamente. La loro realizzazione era rappresentata simbolicamente mediante la scomparsa della roccia che ostruiva il passaggio e l'apparizione al suo posto di un largo sentiero, la "via d'uscita" che egli cercava, nella sua maniera più appropriata; ed era rappresentata apertamente nell'immagine delle truppe prussiane che avanzavano. Per spiegare questa visione profetica non c'è bisogno di alcuna ipotesi mistica; la teoria della soddisfazione dei desideri di Freud è pienamente sufficiente. Già nel periodo in cui fece questo sogno Bismarck desiderava una guerra vittoriosa contro l'Austria, come migliore via d'uscita per i conflitti interni prussiani. Quindi il sogno rappresentava questo desiderio realizzato, come è stato postulato da Freud, quando il sognatore vedeva le truppe prussiane con le loro bandiere in Boemia, cioè in territorio nemico. L'unica particolarità in questo caso è che il sognatore in questione non si accontentò della realizzazione del suo desiderio in un sogno, ma seppe come ottenerlo nella realtà. Una caratteristica che certamente colpirà chiunque abbia dimestichezza con la tecnica di interpretazione psicoanalitica è la frusta che diventò lunghissima. Fruste, bastoni, lance e oggetti analoghi ci sono noti come simboli fallici; ma quando una frusta possiede anche la caratteristica più particolare di un fallo, la sua capacità di estendersi, non possono restare dubbi. L'esagerazione del fenomeno, il suo crescere "infinitamente", sembra accennare alla sovraccarica infantile. Il fatto che il sognatore prese in mano la frusta era una chiara allusione alla masturbazione, anche se il riferimento non era naturalmente alle circostanze attuali del sognatore, ma a piaceri infantili di un lontano passato. È qui molto opportuna l'interpretazione fatta dal dr. Stekel, che nei sogni la "sinistra" rappresenta ciò che è male, proibito e peccaminoso; si può infatti ben applicare alla masturbazione, esercitata durante l'infanzia nonostante la proibizione. Tra questo strato infantile molto profondo e quello più superficiale, concernente i progetti immediati dello statista, si può scorgere uno strato intermedio, che si riferisce agli altri due. Tutto l'episodio della liberazione miracolosa della necessità mediante un colpo alla roccia e l'invocazione di aiuto a Dio è straordinariamente rassomigliante alla scena biblica in cui Mosè percuotendo una roccia fa uscire l'acqua per i figli di Israele assetati. Possiamo ritenere con certezza che questo brano fosse noto in tutti i particolari a Bismarck, che veniva da una famiglia protestante molto legata alla Bibbia. Non è improbabile che in quel periodo del conflitto Bismarck si paragonasse a Mosè, il condottiero che la gente che voleva liberare ripagava con ribellione, odio e ingratitudine. Qui ci sarebbe dunque il nesso con i pensieri attuali del sognatore. Ma d'altra parte il brano della Bibbia contiene dei particolari che si applicano perfettamente ad una fantasia di masturbazione. Mosè afferrò la verga contro il volere di Dio ed il Signore lo punì per la sua trasgressione dicendogli che sarebbe morto senza entrare nella Terra Promessa. L'affermazione, nonostante la proibizione, la verga (nel sogno certamente un simbolo fallico), la fuoriuscita del liquido dopo il colpo, la minaccia di morte, costituiscono l'unione dei tre principali fattori della masturbazione infantile. È interessante osservare il processo di elaborazione che ha unito queste due immagini eterogenee (provenienti l'una dalla mente di un geniale uomo di stato, l'altra dagli impulsi della mente primitiva di un bambino) e che è riuscito senza meno ad eliminare tutti gli elementi penosi. Il fatto che afferrare la verga fosse un atto proibito e ribelle veniva indicato solo simbolicamente dalla mano "sinistra" che lo eseguiva. D'altra parte, Dio veniva invocato nel contenuto manifesto del sogno come per negare il più ostentatamente possibile qualsiasi pensiero di proibizione o di segreto. Delle due profezie fatte da Dio a Mosè - che egli avrebbe visto la Terra Promessa ma non vi sarebbe entrato - la prima viene chiaramente rappresentata come realizzata ("il panorama di colline e foreste"), mentre la seconda, estremamente penosa, non viene menzionata affatto. L'acqua era stata probabilmente sacrificata alle esigenze della elaborazione secondaria, che cercò di fare un singolo episodio di questa scena e della precedente; invece dell'acqua, la roccia stessa cadde. Ci aspetteremmo che alla fine di una fantasia infantile di masturbazione, comprendente il tema della proibizione, il bambino desiderasse far ignorare l'accaduto alle persone circostanti che hanno autorità su di lui. Nel sogno questo desiderio era rappresentato dal suo opposto, dal desiderio di riferire al re immediatamente quanto era accaduto. Ma questa inversione si inseriva in modo eccellente e discreto nella fantasia della vittoria contenuta nello strato superficiale dei pensieri del sogno ed in parte nel contenuto manifesto del sogno. Un sogno di vittoria e di conquista, come questo, spesso maschera il desiderio di riuscire in una conquista erotica; alcune caratteristiche del sogno, come per esempio l'ostacolo sulla via del sognatore e l'apparizione di un largo sentiero dopo l'impiego della frusta estensibile, potrebbero portare in quella direzione, ma offrono una base insufficiente a dedurre che nel sogno esisteva una determinata corrente di pensieri e di desideri di quel genere. Qui c'è un perfetto esempio di deformazione onirica completamente riuscita. Quanto vi era di biasimevole venne elaborato in modo da non uscire dallo strato di copertura superficiale che lo proteggeva. Conseguentemente non si poteva non avere la liberazione dall'angoscia. Il sogno era un caso ideale di desiderio realizzato con successo senza violare la censura; possiamo quindi ben credere che il sognatore si sia svegliato "contento e fiducioso"». Come ultimo esempio, ecco il XII. Sogno di un chimico È stato sognato da un giovane che cercava di rinunciare all'abitudine di masturbazione per avere relazioni sessuali con donne. Premessa - Il giorno prima del sogno aveva insegnato ad uno studente la reazione di Grignard, per cui il magnesio si dissolve in etere assolutamente puro attraverso l'azione catalizzante dello iodio. Due giorni prima, quando era stata fatta questa reazione, c'era stata un'esplosione che aveva bruciato la mano di un operaio. Sogno. I. Doveva preparare bromuro di fenilmagnesio. Egli vedeva distintamente l'apparecchio, ma si era egli stesso sostituito al magnesio. Si trovava ora in uno stato stranamente instabile. Continuava a dire a se stesso: «Va tutto bene, le cose stanno funzionando, i miei piedi hanno già cominciato a dissolversi, le mie ginocchia stanno diventando molli». Poi stese le mani e si toccò i piedi. Intanto (non sapeva dire come), tirò le gambe fuori dal recipiente e si disse di nuovo: «Non può essere così. Lo è, però». A questo punto si svegliò parzialmente e ripensò al sogno, in modo da potermelo raccontare. Era decisamente spaventato dalla soluzione del sogno. Si sentiva molto eccitato durante questo periodo di dormiveglia e continuava a ripetere: «Fenil, fenil». II. Si trovava a... ing con tutta la famiglia e doveva trovarsi al Schottentor alle undici e trenta per incontrare una certa signora. Ma si svegliò solo alle undici e trenta e si disse: «E' troppo tardi. Non puoi arrivare li prima delle dodici e trenta». Un momento dopo vide tutta la famiglia seduta a tavola: vide in modo particolarmente chiaro la madre e la domestica che portava la zuppiera con la minestra. Quindi pensò: «Bene, dal momento che abbiamo cominciato a mangiare è troppo tardi per uscire». Analisi - Non aveva dubbi che anche la prima parte del sogno fosse in qualche relazione con la signora che doveva incontrare. (Aveva fatto il sogno durante la notte precedente l'atteso appuntamento). Considerava lo studente, cui aveva dato spiegazioni, una persona particolarmente sgradita. Gli aveva detto: «Così non va bene», perché il magnesio non mostrava segni di alterazione. E lo studente aveva risposto, come se non gliene importasse niente: «No, non va». Lo studente doveva rappresentare lui, il paziente, che era altrettanto indifferente circa la analisi, quanto lo studente per la sintesi. La persona che nel sogno eseguiva l'operazione rappresentava me stesso. Come lo devo ritenere sgradevole per la sua indifferenza circa il risultato! D'altra parte, egli (il paziente) era il materiale impiegato per l'analisi (o sintesi). Ciò che era in questione era la riuscita del trattamento. Il riferimento alle sue gambe gli ricordava un'esperienza della sera precedente. Era andato a una lezione di ballo e aveva incontrato una signora che gli sarebbe piaciuto conquistare. Egli l'aveva stretta a sé così forte che a un certo punto essa aveva dato un urlo. Mentre egli allentava la pressione contro le sue gambe, sentì di rimando una forte pressione da parte di lei sulle sue cosce fino alle ginocchia, nel punto indicato dal sogno. Quindi, sotto questo riguardo, era la donna che si trovava nella storta: infine le cose si stavano sistemando. Egli era femminile rispetto a me e maschile rispetto alla donna. Se le cose andavano bene con la signora, andava bene anche la cura. Il suo toccarsi e la sensazione alle ginocchia si riferivano alla masturbazione e collimavano con il suo affaticamento del giorno precedente. Il suo appuntamento con la signora era effettivamente alle undici e trenta. Il suo desiderio di mancarlo dormendo troppo e di restare a casa con il suo oggetto sessuale (cioè continuare la masturbazione) corrispondeva alla sua resistenza. Riguardo al suo ripetere la parola «fenil», mi disse che gli erano sempre piaciuti i radicali che finiscono in «il», perché così semplici da usare: benzil, acetil ecc. Questo non spiegava niente. Ma quando gli suggerii «Schlemihl» come altro radicale della serie, egli rise di cuore e mi disse che durante l'estate aveva letto un libro di Marcel Prévost, nel quale c'era un capitolo Les exclus de l'amour che include effettivamente delle osservazioni su «les Schlémiliés». Dopo averle lette si era detto: «Questo è proprio quello che sono io». Se avesse mancato all'appuntamento sarebbe stato un altro esempio della sua «Schlemihlerei». Sembra che l'esistenza del simbolismo sessuale nei sogni sia stata già confermata sperimentalmente dal lavoro di K. Schrötter sulle linee proposte da H. Swoboda. Schrötter dava dei suggerimenti a pazienti profondamente ipnotizzati e venivano quindi prodotti dei sogni il cui contenuto era in gran parte determinato dai suggerimenti. Se egli suggeriva al paziente di sognare rapporti sessuali normali o anormali, il sogno, nell'obbedire al suggerimento, si serviva di simboli a noi noti della psicoanalisi in luogo del materiale sessuale. Per esempio, quando suggerì ad una donna di sognare un rapporto omosessuale con un'amica, comparve nel sogno l'amica che portava una borsa logora con sopra un'etichetta che diceva «solo signore». Si dice che la signora che fece questo sogno non avesse alcuna nozione sul simbolismo dei sogni o sulla loro interpretazione. È difficile tuttavia formarsi un'opinione del valore di questi interessanti esperimenti perché disgraziatamente il dr. Schròtter si suicidò subito dopo averli fatti. Le uniche informazioni si trovano in un sogno prefiminare pubblicato nel Zentralblatt fiir Psychoanalyse. Simili risultati sono stati pubblicati da Roffenstein nel 1923. Particolarmente interessanti sono gli esperimenti fatti da Betlheim e Hartmann, senza usare l'ipnosi. Questi sperimentatori hanno raccontato storie di carattere grossolanamente sessuale a pazienti sofferenti di sindrome di Korsakoff ed hanno osservato le deformazioni che si verificano quando i racconti venivano riprodotti dai pazienti nei loro stati di confusione. Hanno osservato l'intervento di simboli che ci sono noti dal (per esempio, salire le scale, pugnalare e sparare come simboli di coito, coltelli e sigarette come simboli fallici). Quegli autori hanno attribuito particolare importanza alla presenza del simbolo della scala, osservando giustamente che «nessun desiderio cosciente di deformazione sarebbe potuto arrivare ad un simbolo di quella specie». Solamente ora, dopo avere adeguatamente chiarito l'importanza del simbolismo nei sogni, possiamo riprendere l'argomento dei sogni tipici che abbiamo interrotto prima. Penso che sia giusto dividere grosso modo questi sogni in due categorie: sogni che effettivamente hanno sempre lo stesso significato e sogni che, pur avendo un contenuto uguale o simile, devono tuttavia essere interpretati in modi diversi. Tra i sogni tipici della prima categoria, ho già parlato dettagliatamente dei sogni di esami. I sogni di perdere un treno meritano di essere allineati con i sogni di esami per l'analogia della tendenza affettiva; la loro spiegazione mostrerà che abbiamo ragione. Si tratta di sogni di consolazione per un altro tipo di angoscia provata nel sonno, la paura di morire. «Partire» per un viaggio è uno dei simboli di morte più comuni e confermati. Questi sogni dicono a mo' di consolazione: «Non ti preoccupare, non morirai (partirai)», proprio come il sogno di esame dice rassicurante: «Non temere, anche questa volta non ti succederà nulla di male». È difficile comprendere questi due tipi di sogni per il fatto che la sensazione di angoscia è collegata proprio all'espressione della consolazione. Per moltissimo tempo mi è sfuggito il significato dei sogni con «stimolo dentario», che spesso dovevo analizzare nei miei pazienti, perché c'erano invariabilmente delle resistenze troppo forti contro la loro interpretazione. Alla fine, dopo moltissime prove evidenti, non ebbi più alcun dubbio che nei maschi la forza motrice di questi sogni derivasse dai desideri di masturbazione del periodo della pubertà. Analizzerò due sogni di questo tipo, di cui uno è contemporaneamente un «sogno di volare». Li ha fatti la stessa persona, un giovane con forti tendenze omosessuali, inibite però nella vita reale. Egli assisteva alla rappresentazione del Fidelio e sedeva in platea, all'Opera, vicino a L., un uomo che gli era simpatico e dì cui avrebbe voluto essere amico. Improvvisamente egli volò per aria attraverso la platea, si mise la mano in bocca e si strappò due denti. Riguardo al volo egli stesso disse di essere stato «lanciato» in aria. Poiché si trattava della rappresentazione del Fidelio, le parole: Chi ha conquistato una bella donna... sarebbero forse sembrate adatte. Ma anche la conquista della donna più bella non era tra i desideri del sognatore. Due altri versi sarebbero forse più indicati: A chi è riuscito il grande tiro Di essere l'amico di un amico... Il sogno conteneva in effetti questo «grande lancio», che però non era solo una soddisfazione di desiderio. Nascondeva anche la riflessione penosa che il sognatore era stato spesso sfortunato nei suoi tentativi di amicizia ed era stato «gettato fuori». Nascondeva anche la paura che questa sfortuna si sarebbe ripetuta in relazione al giovane al cui fianco egli stava godendo della rappresentazione del «Fidelio». Ed ora seguiva quella che il sensibile sognatore considerava una confessione vergognosa: che una volta, dopo essere stato rifiutato da un amico, si era masturbato due volte in uno stato di eccitazione provocato dal suo desiderio. Ed ecco il secondo sogno: Lo curavano due professori universitari di sua conoscenza al posto mio. Uno di essi stava facendo qualcosa al suo pene. Egli temeva un'operazione. L'altro spingeva con una sbarra di ferro contro la sua bocca, e così egli perse uno o due denti. Era legato con quattro fazzoletti di seta. È difficile dubitare del significato sessuale di questo sogno. Le stoffe di seta lo identificavano con un omosessuale che conosceva. Il sognatore non aveva mai avuto rapporti sessuali con uomini nella vita reale, né li aveva cercati; e si immaginava il rapporto sessuale sul modello della masturbazione della pubertà, che una volta gli era familiare. Credo che le molte diverrsificazioni del sogno tipico con stimolo dentario (per esempio, di un'altra persona che strappa il dente ecc.) si debbano spiegare allo stesso modo. (Un dente estratto da un'altra persona in sogno si interpreta in generale come castrazione (come farsi tagliare i capelli dal barbiere, secondo Stekel). Si devono distinguere in genere i sogni con stimolo dentario e i sogni di dentisti, come quelli raccontati da Coriat.) Potremmo chiederci con perplessità come mai gli «stimoli dentari» siano arrivati ad avere questo significato. Ma vorrei richiamare l'attenzione sulla facilità con cui la rimozione sessuale si serve di trasposizioni da una parte più bassa a una più alta del corpo. Grazie ad esse diventa possibile la realizzazione nell'isteria di tutti i tipi di sensazioni e intenzioni, se non in relazione ai genitali, cui propriamente si riferiscono, in relazione ad altre parti del corpo ineccepibili. Un esempio di trasposizione di questo genere è la sostituzione dei genitali con il viso nel simbolismo del pensiero inconscio. L'uso della lingua segue le stesse direttive nel riconoscere le natiche [«Hinterbacken», letteralmente «guance di dietro»] omologhe alle guance e nel tracciare un parallelo tra le labbra della vagina e le labbra che delineano l'apertura della bocca. Comuni sono i paragoni tra il naso e il pene, e la somiglianza è completata dalla presenza di peluria in entrambi. L'unica struttura che non è suscettibile di analogia sono i denti; ed è proprio questa unione di somiglianza che rende i denti così adatti a scopi rappresentativi quando la repressione sessuale esercita pressione. Non posso pretendere che con stimolo dentario come sogni di masturbazione sia stata completamente chiarita, anche se l'esattezza di tale interpretazione mi sembra fuori dubbio. (Una comunicazione di C. G. Jung ci informa che i sogni con stimolo dentario fatti da donne hanno il significato di sogni di nascita. Ernest Jones ne ha dato una chiara conferma. L'elemento comune a questa interpretazione e alla precedente consiste nel fatto che in entrambi i casi (castrazione e parto) si tratta della separazione di una parte del corpo dal resto.) Ho dato le spiegazioni che potevo dare, e devo lasciare il resto insoluto. Ma posso richiamare l'attenzione su un altro parallelo che si può trovare nell'uso del linguaggio. Dalle nostre parti l'atto di masturbazione viene descritto volgarmente come «sich einen ausreis-sen» o «sich einen herunterreissen» [letteralmente, «tirarne via uno» o «tirarne giù uno»]. Non so nulla sulla fonte di questa terminologia, né sulle immagini di base; ma il dente concorderebbe bene con la prima di queste espressioni. Secondo la credenza popolare, i sogni di estrazione di denti significano la morte di un parente, ma la psicoanalisi può al massimo confermare questa interpretazione nel senso parodistico cui ho alluso prima. A questo proposito, comunque, citerò un sogno con stimolo dentario che è stato messo a mia disposizione da Otto Rank. «Un mio collega, che per un certo tempo si è interessato vivamente al problema dell'interpretazione dei sogni, ha contribuito con il suo racconto al tema dei sogni con stimolo dentario. "Qualche tempo fa sognai che ero dal dentista, che mi stava trapanando un dente posteriore della mascella inferiore. Ci lavorò così a lungo che il dente divenne inutilizzabile. Allora lo afferrò con una tenaglia e lo tirò via con una facilità tale che ne restai stupito. Mi disse di non preoccuparmi, che non si trattava del dente che lui stava curando veramente, e lo mise sulla tavola, dove il dente (che mi sembrava un incisivo superiore) si aprì in diversi strati. Mi alzai dalla poltrona del dentista e mi avvicinai con curiosità, facendogli una domanda dì carattere medico che mi interessava. Il dentista mi spiegò, mentre separava le varie parti del dente straordinariamente bianco e le polverizzava con un apparecchio, che ciò era in relazione con la pubertà e che solo prima della pubertà i denti venivano via così facilmente, e nel caso delle donne il fattore determinante era la nascita di un bambino. Divenni allora consapevole (mentre ero mezzo addormentato, credo) del fatto che al sogno si era unita una polluzione, che tuttavia non potrei attribuire con sicurezza ad alcuna parte specifica del sogno; mi sembra più probabile che si fosse già verificata mentre il dente veniva estratto. Poi continuai a sognare qualcosa che non riesco più a ricordare, ma che terminava in questo modo: io lasciavo il mio cappello e soprabito da qualche parte (forse nel guardaroba del dentista), sperando che qualcuno me li avrebbe portati, e mi affrettavo via indossando solo la giacca, per prendere un treno che stava partendo. All'ultimo momento riuscii a saltare sull'ultima carrozza dove c'era già qualcuno in piedi. Non riuscii tuttavia a farmi strada all'interno della carrozza costretto a viaggiare in una posizione scomoda da cui, alla fine, riuscii a liberarmi. Entrammo in un grande tunnel e due treni, che andavano in direzione opposta alla nostra, passarono attraverso il nostro treno, come se fosse il tunnel. Io guardavo nel finestrino di una carrozza come se fossi al di fuori. I pensieri e le esperienze del giorno precedente forniscono il materiale per l'interpretazione del sogno: 1. Mi ero effettivamente sottoposto a cure dentistiche recentemente, e nel periodo del sogno avevo un dolore continuo a quel dente della mascella inferiore che veniva trapanato nel sogno, e sul quale il dentista, in realtà, aveva davvero lavorato più di quanto io gradissi. La mattina del giorno del sogno ero stato di nuovo dal dentista a causa del dolore, ed egli mi aveva proposto di estrarre un altro dente nella stessa mascella dove era quello che stava curando, dicendo che probabilmente il dolore veniva da quest'altro. Si trattava di un dente del giudizio, che stava spuntando proprio allora. A questo riguardo gli avevo fatto una domanda che toccava la sua coscienza medica. 2. Nel pomeriggio di quello stesso giorno, mi ero dovuto scusare con una signora per il mio cattivo umore, dovuto al mal di denti; allora ella mi aveva detto che temeva di farsi estrarre una radice, la cui corona si era quasi interamente sbriciolata. Pensava che l'estrazione di un canino fosse particolarmente dolorosa e pericolosa, ma d'altra parte una persona di sua conoscenza le aveva detto che era più facile l'estrazione dei denti della mascella superiore, dove appunto si trovava il suo dente. Questo conoscente le aveva anche detto che una volta gli avevano estratto un dente al posto di un altro, sotto anestesia, e questo aveva accresciuto il suo terrore per la necessaria operazione. Poi mi aveva chiesto che cosa s'intendeva per canini e che cosa ne sapevo. Le mostrai da una parte l'elemento superstizioso di tutte queste opinioni, ma nello stesso tempo misi in rilievo il nucleo di verità di certe opinioni popolari. Essa allora mi raccontò quella che riteneva una credenza popolare molto antica e molto diffusa, che se una donna incinta ha mal di denti, avrà un maschio. 3. Questo detto mi interessò in relazione a ciò che Freud dice nella sua Interpretazione dei sogni sul significato tipico dei sogni con stimolo dentario come sostituti per la masturbazione, dal momento che anche nel detto popolare (citato dalla signora) venivano messi in relazione un dente e i genitali maschili (o un maschio). La sera dello stesso giorno lessi quindi l'importante brano nell'Interpretazione dei sogni e lessi, tra l'altro, le seguenti osservazioni, la cui influenza sul mio sogno è evidente quanto quella delle altre due esperienze. Riguardo ai sogni con stimolo dentario Freud scrive che 'nei maschi la forza motrice di questi sogni deriva dai desideri di masturbazione del periodo della pubertà'. E poi: 'Credo che le molte diversificazioni del sogno tipico con stimolo dentario (per esempio, di un'altra persona che estrae il dente ecc.) si debbano spiegare allo stesso modo. Potremmo chiederci con perplessità come mai gli "stimoli dentari" siano arrivati ad avere questo significato. Ma vorrei richiamare l'attenzione sulla facilità con cui la rimozione sessuale si serve di trasposizioni da una parte più bassa ad una più alta del corpo'. (In questo sogno dalla mandibola alla mascella). 'Grazie ad esse diventa possibile la realizzazione nell'isteria di tutti i tipi di sensazioni e intenzioni, se non in relazione ai genitali, cui propriamente si riferiscono, in relazione ad altre parti del corpo ineccepibifi'. E ancora: 'Ma posso richiamare l'attenzione su un altro parallelo che si può trovare nell'uso del linguaggio. Dalle nostre parti l'atto di masturbazione viene descritto volgarmente come "sich einen ausreissen" o "sich einen he-runterreissen". Questa espressione mi era già nota dalla mia prima giovinezza come descrizione della masturbazione e qualunque interprete di sogni che abbia esperienza non avrà difficoltà a risalire di qui al materiale infantile che si cela dietro al sogno. Posso solo aggiungere che la facilità con cui venne fuori il dente in sogno, che dopo l'estrazione si rivelò un incisivo superiore, mi ricordò un episodio della mia infanzia, quando mi levai un incisivo superiore facilmente e senza dolore. Questo episodio, che posso ricordare chiaramente ancora oggi in tutti i suoi particolari, avvenne nello stesso lontano periodo cui risalgono i miei tentativi coscienti di masturbazione. (Questo era un ricordo di copertura). Il riferimento di Freud all'affermazione di C. G. Jung per cui 'i sogni con stimolo dentario fatti dalle donne hanno il significato di sogni di parto', così come la credenza popolare sul significato del mal di denti delle donne incinte, spiegava il contrasto delineato nel sogno tra il fattore decisivo nel caso delle femmine e dei maschi (pubertà). Sotto questo riguardo, ricordo un mio sogno precedente fatto dopo essere andato dal dentista: sognai che erano cadute le corone d'oro appena fissate. Questo mi seccò molto nel sogno, a causa della spesa notevole che avevo dovuto affrontare e che non avevo ancora completamente digerito. Quest'altro sogno mi diventava ora comprensibile (in vista di un certo esperimento) come riconoscimento dei vantaggi materiali della masturbazione rispetto all'amore oggettuale: quest'ultimo, dal punto di vista economico, era sotto ogni aspetto meno desiderabile (corone d'oro); e credo che l'osservazione della signora sul valore del mal di denti per le donne incinte risvegliasse in me queste serie di pensieri". Questo è quanto, riguardo all'interpretazione proposta dal collega, che è particolarmente illuminante e incontestabile. Non ho nulla da aggiungere, tranne, forse, un cenno sul probabile significato della seconda parte del sogno. Questa sembra aver rappresentato il passaggio del sognatore dalla masturbazione al rapporto sessuale, che a quanto pare, avvenne con molta difficoltà (cfr. il tunnel attraversato dai treni nelle varie direzioni), e il pericolo (gravidanza e soprabito). Per questo scopo il sognatore si servì dei ponti verbali "Zahn-ziehen (Zug)" e "Zahn-reissen (Reisen)" "tirare un dente-treno"; "strappare un dente-viaggiare"]. D'altra parte, teoricamente, il caso mi sembra interessante sotto due aspetti. In primo luogo, è una prova a favore della teoria di Freud per cui l'eiaculazione nel sogno corrisponde all'atto di estrarsi un dente. In qualunque modo la polluzione avvenga, siamo costretti a considerarla una soddisfazione masturbatoria compiuta senza l'aiuto di alcuno stimolo meccanico. Inoltre, in questo caso, la soddisfazione collegata alla polluzione non era, come di solito, diretta ad un soggetto, anche se solo immaginario, ma non aveva oggetto, se così si può dire; era completamente autoerotica, o al massimo mostrava un leggero indizio di omosessualità (con il riferimento al dentista). Il secondo punto che mi sembra debba essere messo in rilievo è il seguente. Si può certamente obiettare che non c'è alcuna necessità di considerare questo caso come una prova della concezione di Freud, poiché gli avvenimenti del giorno precedente sarebbero sufficienti di per sé a rendere comprensibile il contenuto del sogno. La visita del sognatore dal dentista, la sua conversazione con la signora e il suo leggere sarebbero ben sufficienti a spiegare come mai egli producesse questo sogno, specialmente poiché il suo sonno era disturbato dal mai di denti; potrebbero anche spiegare, se necessario, come il sogno servisse a liberarlo dal dolore che disturbava il suo sonno, mediante l'idea di eliminare il dente che causava il dolore e nello stesso tempo sommergere con la libido la sensazione dolorosa che il sognatore temeva. Ma se anche ammettiamo tutto questo, non si può seriamente sostenere che il solo leggere le spiegazioni di Freud avrebbe potuto stabilire nel sognatore il nesso tra l'estrazione di un dente e l'altro della masturbazione e nemmeno mettere in atto quel nesso, se non fosse stato già preparato da tempo, come lo stesso sognatore ammette (con la frase "sich einen ausreissen"). Questo nesso si può essere ridestato non solo per la sua conversazione con la signora, ma per un'altra circostanza di cui egli parlò in un secondo momento. Infatti, mentre leggeva era maldisposto, per ragioni comprensibili, a credere a questo significato tipico dei sogni con stimolo dentario ed aveva provato il desiderio di sapere se quel significato si applicava a tutti i sogni di quella specie. Questo sogno glielo confermava, almeno per quanto lo riguardava, e quindi gli spiegava perché aveva dovuto sentirsi dubbioso sull'argomento. Anche sotto questo aspetto, dunque, il sogno era la realizzazione di un desiderio, cioè del desiderio di convincersi della portata di applicazione e della validità di questa concezione di Freud». Al secondo gruppo di sogni tipici appartengono quelli in cui il sognatore vola o fluttua nell'aria, cade, nuota ecc. Quale è il significato di questi sogni? È impossibile dare una risposta generale. Come scopriremo, il loro significato è diverso per ogni singolo caso; solo la materia prima delle sensazioni in essi contenute deriva sempre dalla stessa fonte. Le informazioni ricevute dalla psicoanalisi mi portano a concludere che anche questi sogni riproducono impressioni infantili; si riferiscono cioè a giochi di movimento, che attraggono straordinariamente i bambini. Non ci può essere un solo zio che non abbia mostrato a un bambino come volare correndo per una stanza con il piccolo tra le braccia o che non abbia giocato a farlo cadere dondolandolo sulle ginocchia e improvvisamente stendendo una gamba, o tenendolo in alto e poi improvvisamente facendo finta di farlo cadere. I bambini godono di queste esperienze e non si stancano mai di chiederne ancora, specialmente se provano un po' di paura o di vertigini. Col passare degli anni ripetono queste esperienze nei sogni dove però lasciano le mani che li sostengono, e così volano o cadono per mancanza di sostegno. È noto il piacere dei bambini più piccoli per i giochi di questo tipo (come anche per le altalene ecc.); quando poi vedono imprese acrobatiche in un circo, il ricordo di tali giochi viene ridestato. Gli attacchi isterici dei ragazzi a volte consistono semplicemente nella riproduzione di imprese di tal genere, compiute con grande abilità. Succede di frequente che questi giochi di movimento, anche se innocenti in sé, provochino delle sensazioni sessuali. Sono i giochi violenti dei bambini («Hetzen»), se mi è lecito usare questo termine che generalmente descrive tutte queste attività, che si ripetono nei sogni di volare, cadere, avere le vertigini e così via; mentre le sensazioni piacevoli collegate a queste esperienze si trasformano in angoscia. Ma abbastanza spesso, come tutte le madri sanno bene, questi giochi infantili finiscono veramente in liti e lacrime. Per questo ho buone basi per rifiutare la teoria secondo la quale ciò che provoca i sogni di volare e cadere è lo stato delle nostre sensazioni tattili durante il sonno o sensazioni di movimento dei nostri polmoni ecc. Secondo me, queste sensazioni sono esse stesse riprodotte come parti del ricordo cui risale il sogno: cioè esse sono parte del contenuto del sogno e non la sua fonte. (Queste osservazioni sui sogni di movimento vengono qui ripetute, poiché lo richiede l'attuale contesto.) Questo materiale, quindi, formato di sensazioni di movimento analoghe e provenienti dalla stessa fonte, viene usato per rappresentare pensieri del sogno di qualsiasi tipo possibile. I sogni di volare o fluttuare nell'aria (in genere di tono piacevole) richiedono le interpretazioni più diverse; per alcune persone queste interpretazioni devono essere di carattere individuale, mentre per altre possono anche essere tipiche. Una mia paziente sognava spesso di volare a una certa altezza sulla strada, senza toccare terra. Era molto bassa di statura, e temeva la contaminazione derivante dal contatto con la gente. Il suo sogno di volare soddisfaceva due desideri, facendola sollevare da terra e portando la sua testa in uno strato d'aria più alto. In altre donne ho scoperto che i sogni di volare esprimevano il desiderio di «essere come un uccello»; mentre altre sognatrici diventavano angeli durante la notte, perché non erano state chiamate angeli durante il giorno. La stretta connessione dell'idea di volare con il concetto di uccello spiega perché i sogni di volare maschili generalmente hanno un significato evidentemente sessuale; e non ci sarà da sorprendersi se qualche sognatore è molto orgoglioso della sua capacità di volare. Il dr. Paul Federn (di Vienna) ha presentato un'attraente teoria, per cui questi sogni di volare sarebbero sogni di erezione; infatti il notevole fenomeno dell'erezione, di cui si è sempre occupata la fantasia umana, non può non colpire, per il fatto che comporta un'apparente sospensione delle leggi di gravità (vedi a questo proposito i falli alati degli antichi). E' da notarsi anche che Mourly Vold, un equilibrato studioso di sogni che declina qualsiasi tipo di interpretazione, sostiene l'interpretazione erotica dei sogni di volare o fluttuare. Egli parla del fattore erotico come del «più potente motivo dei sogni di volare», richiama l'attenzione sull'intensa sensazione di vibrazione del corpo che si accompagna a tali sogni e fa rilevare la frequenza con cui essi sono connessi a erezioni o polluzioni. Invece i sogni di cadere sono più spesso caratterizzati dall'angoscia. La loro interpretazione non presenta difficoltà nel caso di donne, che quasi sempre accettano l'uso simbolico del cadere come espressione del loro cedere ad una tentazione erotica. E non abbiamo ancora esaurito le fonti infantili dei sogni di cadere. Quasi tutti i bambini sono caduti una volta o l'altra e poi sono stati aiutati a rialzarsi e consolati; o se sono caduti dal lettino di notte, sono stati presi a letto dalla madre o dalla governante. Le persone che spesso sognano di nuotare e che provano una grande gioia a fendere le onde ecc. in genere bagnavano il letto e ripetono ora nei sogni un piacere cui hanno da tempo imparato a rinunciare. Apprenderemo ora da più esempi che cosa generalmente rappresentano i sogni di nuotare. L'interpretazione dei sogni di fuoco significa la legge infantile che proibisce al bambino di «giocare con il fuoco», in modo da non bagnare il letto di notte. Infatti anche nel loro caso c'è un ricordo di fondo dell'enuresi infantile. Nel mio Bruchstuke einer Hysterieanalyse [Il caso di Dora, in Freud, Opere..., cit.] ho presentato una completa analisi e sintesi di un sogno di fuoco di questo tipo in rapporto alla cartella clinica della sognatrice ed ho mostrato quali impulsi dell'età adulta possono essere rappresentati da questo materiale infantile. Si potrebbero menzionare moltissimi altri sogni «tipici», intendendo con questo termine che lo stesso contenuto manifesto di sogno si trova spesso nei sogni di sognatori diversi. Per esempio, si potrebbe parlare di sogni di passare per strade strette o di camminare per fughe di stanze, sogni di ladri, contro i quali tra l'altro le persone nervose prendono delle precauzioni prima di andare a dormire. Ancora: sogni di essere inseguiti da belve feroci (o da tori, o da cavalli) o di essere minacciati con coltelli, pugnali, lance ecc. (queste ultime due categorie sono caratteristiche del contenuto manifesto dei sogni di persone che soffrono di angoscia). Una ricerca rivolta specificamente a questo materiale ricompenserebbe in pieno la fatica. Devo invece fare due osservazioni, anche se non riguardano esclusivamente i sogni tipici. Quanto più ci si interessa della interpretazione dei sogni, tanto più si è portati ad ammettere che la maggioranza dei sogni degli adulti tratta di materiale sessuale e dà espressione a desideri erotici. Un giudizio su questo punto può essere formulato solo da chi analizza effettivamente i sogni, cioè da chi risale dal contenuto manifesto ai pensieri latenti del sogno, e non da chi si accontenta di prendere nota del solo contenuto manifesto (come Nàcke, per esempio, nei suoi scritti sui sogni sessuali). Vorrei dire che questo fatto non è per niente sorprendente, ma è in completa armonia con i principi della mia spiegazione dei sogni. Nessun altro istinto è stato soggetto fin dall'infanzia a tanta repressione quanto l'istinto sessuale con le sue numerose componenti. (Cfr. i miei Tre saggi sulla sessualità [in Freud, Opere..., cit.]). Nessun altro istinto lascia tanti desideri inconsci e così forti, pronti a produrre sogni nello stato di sonno. Nell'interpretare i sogni non dovremmo mai dimenticare l'importanza dei complessi sessuali, evitando naturalmente l'esagerazione di attribuire ad essi importanza esclusiva. Possiamo affermare che molti sogni, se attentamente interpretati, sono bisessuali, in quanto ammettono senza dubbio una sovrainterpretazione in cui si realizzano gli impulsi omosessuali del sognatore, gli impulsi, cioè, che sono contrari alle sue normali attività sessuali. Tuttavia sostenere, come fanno Stekel e Adler, che tutti i sogni devono essere interpretati bisessualmente mi sembra una generalizzazione nello stesso tempo indimostrabile e poco probabile che non mi sento di appoggiare. In particolare poi non posso ignorare il fatto evidente che ci sono numerosi sogni che soddisfano esigenze diverse da quelle erotiche, nel senso più ampio della parola: sogni di fame e di sete, sogni di comodità ecc. Così anche affermazioni quali «lo spettro della morte si cela in ogni sogno» (Stekel) o «ogni sogno mostra un avvicinamento della linea femminile alla linea maschile» (Adler) mi sembra che vadano al di là di quanto può essere legittimamente sostenuto nell'interpretazione dei sogni. L'affermazione che tutti i sogni esigono un'interpretazione sessuale, combattuta incessantemente dalla critica, non appare in nessun punto della mia Interpretazione dei sogni. Non si trova in nessuna delle numerose edizioni di questo libro ed è in aperta contraddizione con le altre concezioni che vi sono contenute. Ho già dimostrato altrove che sogni apparentemente innocenti possono incorporare desideri grossolanamente erotici e lo potrei confermare con molti altri esempi. Ma è anche vero che molti sogni che sembrano indifferenti e che nessuno considererebbe particolari sotto qualsiasi aspetto rivelano nell'analisi impulsi di desiderio inequivocabilmente sessuali e spesso totalmente inaspettati. Chi, ad esempio, avrebbe sospettato la presenza di un desiderio sessuale nel seguente sogno, prima dell'interpretazione? Il sognatore fece questo racconto: Un po' indietro rispetto a due palazzi imponenti c'era una piccola casa con le porte chiuse. Mia moglie mi condusse lungo la strada che portava alla casetta e spinse la porta; allora io entrai rapidamente e facilmente nell'interno di un cortile che si ergeva in salita. In ogni modo, chiunque abbia un po' di esperienza nella traduzione dei sogni penserà subito che il penetrare attraverso spazi stretti e l'aprire porte chiuse sono tra i simboli sessuali più comuni e capirà subito che in questo sogno c'è la rappresentazione del tentativo di coitus a tergo (tra le due imponenti natiche del corpo femminile). Lo stretto passaggio in salita rappresentava naturalmente la vagina. L'aiuto attribuito dal sognatore alla moglie ci spinge a concludere che in realtà solo per riguardo a lei egli si asteneva dal fare tentativi del genere. Venne fuori che il giorno del sogno era venuta, per stare in casa del sognatore, una ragazza che gli era piaciuta e gli aveva dato l'impressione che non avrebbe sollevato molte obiezioni ad un approccio di quel genere. La casetta fra i due palazzi era un ricordo del Hradschin di Praga, ed era un ulteriore riferimento alla stessa ragazza, che veniva da quella città. Quando io insisto con i miei pazienti sulla frequenza dei sogni edipici, in cui il sognatore ha un rapporto sessuale con la propria madre, essi rispondono spesso: «Non ricordo di aver mai fatto un sogno simile». Subito dopo, tuttavia, verrà fuori un ricordo di qualche altro sogno poco chiaro e indifferente, che il paziente ha fatto ripetutamente. L'analisi mostra allora che questo è effettivamente un sogno con lo stesso contenuto, ancora una volta un sogno edipico. Posso affermare con certezza che i sogni mascherati di rapporti sessuali con la madre del sognatore sono molto più frequenti di quelli manifesti. (Ho pubblicato altrove un esempio tipico di sogno edipico mascherato. Un altro esempio con un'analisi dettagliata è stato pubblicato da Otto Rank. Per altri sogni edipici mascherati, in cui è prevalente il simbolismo dell'occhio, vedi Rank. Vi si trovano anche altri scritti su sogni e simbolismi dell'occhio di Eder, Ferenczi e Reitler. L'accecamento nella leggenda di Edipo e altrove rappresenta la castrazione. Del resto, l'interpretazione simbolica dei sogni di Edipo mascherati non era sconosciuta agli antichi. Rank scrive: «Così si dice che Giulio Cesare abbia sognato un rapporto sessuale con la madre e che gli interpreti del sogno lo spiegarono come una profezia favorevole per la sua presa di possesso della terra (madre terra). E altrettanto ben noto l'oracolo dato ai Tarquini, che chi per primo avesse baciato sua madre, avrebbe conquistato («osculum matri tulerit»). Bruto l'interpretò come un riferimento alla madre terra («Terram osculo contigit, scilicet quod ea communis mater omnium mortalium esset»). Cfr. a questo proposito il sogno di Ippia raccontato da Erodoto: «Quanto ai Persiani, furono portati a Maratona da Ippia, figlio di Pisitrato. Ippia la notte precedente ebbe una visione in sogno, in cui pensava di stare a letto con la propria madre; secondo la sua interpretazione, il sogno significava che egli sarebbe tornato ad Atene e avrebbe riottenuto il potere e sarebbe morto vecchio in patria». Questi miti e interpretazioni rivelano una vera introspezione psicologica. Ho notato che gli uomini che sanno di essere preferiti dalla madre mostrano una particolare sicurezza di sé nella vita e un incrollabile ottimismo, che spesso sembrano qualità eroiche e portano un effettivo successo ai loro possessori. Esempio tipico di un sogno edipico mascherato: Un uomo sognò di avere una relazione segreta con una signora che qualcun altro voleva sposare. Era preoccupato che quest'altro uomo scoprisse la relazione e impedisse il progettato matrimonio. Quindi si comportò molto affettuosamente con quest'uomo, lo abbracciò e lo baciò. C'era un unico punto di contatto tra il contenuto di questo sogno e i fatti della vita del sognatore. Egli aveva una relazione segreta con una donna sposata; e un'osservazione ambigua fatta dal marito, che era suo amico, gli aveva fatto venire il sospetto che egli avesse notato qualcosa. Ma in realtà era implicato anche un altro elemento, che non era menzionato nel sogno ed era l'unico che potesse dare la chiave per la sua comprensione. La vita del marito era minata da una malattia organica. La moglie era preparata alla possibilità della sua morte improvvisa e il sognatore aveva l'intenzione cosciente di sposare la giovane vedova alla morte del marito. Questa situazione esterna collocava il sognatore nella costellazione dei sogni edipici. Il suo desiderio può uccidere l'uomo per ottenere la moglie. Il sogno esprimeva questo desiderio in forma ipocritamente deformata. Invece del suo attuale matrimonio, egli creò qualcun altro che voleva sposarla, il che corrispondeva alle sue intenzioni segrete, e i suoi desideri ostili verso il marito di lei si celavano dietro manifestazioni di affetto, che derivavano dal ricordo dei suoi rapporti infantili con il padre.) In alcuni sogni di paesaggi o località, nello stesso sogno si accentua la convinzione di esserci già stati prima. (La presenza del «déjà vu» nei sogni ha un significato particolare). Questi posti sono invariabilmente i genitali della madre del sognatore; non c'è davvero altro luogo di cui uno possa asserire con tanta convinzione di esserci già stato una volta. Solo una volta rimasi perplesso, quando un nevrotico ossessivo mi raccontò un sogno in cui visitava una casa dove era già stato due volte. Ma questo stesso paziente mi aveva raccontato moltissimo tempo prima un episodio avvenuto quando aveva sei anni. Una volta che si trovava a letto con la madre aveva abusato dell'occasione per inserire un dito nei suoi genitali, mentre dormiva. Un gran numero di sogni, spesso angosciosi, che contengono argomenti come il passare attraverso spazi stretti o l'essere in acqua, sono basati su fantasie di vita intrauterina, dell'esistenza nel ventre della madre e dell'atto di nascita. Il sogno che segue è di un giovane che, nella sua fantasia, si avvantaggia dell'occasione intrauterina per osservare il coito dei genitori. Si trovava in un pozzo profondo con una finestra come quella del tunnel Semmering. In un primo momento vide attraverso la finestra un paesaggio vuoto, ma poi inventò un'immagine che si adattasse allo spazio, e questa apparve immediatamente e riempì il vuoto. L'immagine rappresentava un campo che veniva arato profondamente con qualche strumento; e l'aria fresca con l'idea della dura fatica che accompagnava la scena, e le zolle di terra di un nero bluastro producevano una impressione deliziosa. Egli poi andò avanti e vide un libro di pedagogia aperto davanti a lui... e fu sorpreso dell'importanza che vi si attribuiva ai sentimenti sessuali (dei bambini); e ciò lo spinse a pensare a me. Ed ecco un grazioso sogno d'acqua, fatto da una paziente, che ebbe un fine particolare nel trattamento. Nella località in cui passava le vacanze estive, sul lago di -, si tuffò nell 'acqua scura proprio dove si specchiava la pallida luna. I sogni come questo sono sogni di nascita. Si ottiene la loro interpretazione invertendo l'avvenimento che si trova nel contenuto manifesto; quindi, invece di «tuffarsi nell'acqua», si «esce dall'acqua», cioè si nasce. Possiamo scoprire la località da cui nasce il bambino ricordando l'uso della parola «lune» nel gergo francese. La pallida luna era dunque il bianco sedere da cui i bambini indovinano presto di essere venuti. Quale era il significato del desiderio della paziente di nascere nella località di villeggiatura? Glielo chiesi e mi rispose senza esitazione: «Non è come se fossi rinata dopo la cura?». Quindi il sogno era un invito rivolto a me di continuare a curarla in quella località, cioè di andarla a trovare lì. Forse c'era anche un timido accenno al desiderio della paziente di diventare madre. (Molto tardi ho imparato ad apprezzare l'importanza delle fantasie e dei pensieri inconsci sulla vita nel ventre della madre. Essi contengono una spiegazione della strana paura che hanno molte persone di essere seppellite vive; e offrono anche la più profonda base inconscia della credenza della vita dopo la morte, che rappresenta semplicemente una proiezione nel futuro di questa vita misteriosa prima della nascita. Inoltre, l'atto di nascita è la prima esperienza di angoscia e quindi la fonte e il prototipo dell'affetto di angoscia.) Citerò un altro sogno di nascita e la sua interpretazione, da uno scritto di Ernest Jones. «Ella si trovava sulla riva del mare e sorvegliava un bambino, che sembrava suo figlio, che sguazzava nell'acqua. Continuò finché l'acqua lo coprì e si vedeva solo la testa che si muoveva su e giù sulla superficie. Poi la scena si trasformò nell'atrio affollato di un albergo. Il marito la lasciò e lei "entrò in conversazione con" uno sconosciuto. La seconda metà del sogno risultò dall'analisi la rappresentazione di una fuga da suo marito e di un'intima relazione con una terza persona... La prima parte del sogno era una fantasia di nascita abbastanza evidente. Nei sogni come nella mitologia, la nascita del bimbo dal liquido uterino è rappresentata generalmente per deformazione come entrata del bambino nell'acqua; esempi celebri di questo sono fra gli altri la nascita di Adone, di Osiride, di Mosè e di Bacco. Il movimento in su e giù della testa nell'acqua ricordò subito alla paziente la sensazione dei movimenti del feto provate durante la sua unica gravidanza. Il pensiero del bambino che entra in acqua provoca in lei una fantasia in cui si vede mentre lo tira fuori dall'acqua, lo porta nella stanza dei bambini, lo lava e poi lo insedia in casa sua. «La seconda metà del sogno rappresentava dunque i pensieri concernenti l'allontanamento, che appartenevano alla prima metà del contenuto latente; la prima metà del sogno corrispondeva alla seconda metà del contenuto latente, la fantasia di nascita. Oltre a questa inversione d'ordine, c'erano altre inversioni in ognuna delle due parti del sogno. Nella prima metà il bambino entrava nell'acqua e poi la sua testa si muoveva su e giù; nei pensieri latenti del sogno, prima il bambino si muoveva e poi usciva dall'acqua (inversione doppia). Nella seconda metà suo marito la lasciava; nei pensieri del sogno era lei a lasciare il marito». Abraham ha raccontato un altro sogno di nascita, fatto da una giovane donna che stava per affrontare il suo primo parto. Un canale sotterraneo conduceva direttamente da un punto del pavimento della sua stanza all'acqua (canale genitale - liquido amniotico). Sollevò una botola del pavimento e apparve subito un essere ricoperto di una pelliccia castana, molto simile a una foca. Questo essere risultò poi essere il fratello più piccolo della sognatrice, per il quale era sempre stata come una madre. Rank ha dimostrato con una serie di esempi che i sogni di nascita si servono dello stesso simbolismo dei sogni con stimolo urinario. Lo stimolo erotico viene rappresentato in quest'ultimo caso da uno stimolo urinario; e la stratificazione del significato in questi sogni corrisponde al cambiamento subito dal significato del simbolo fin dall'infanzia. Questo è il momento giusto per ritornare ad un argomento interrotto in un capitolo precedente; il problema del ruolo svolto nella formazione dei sogni dagli stimoli organici che disturbano il sonno. I sogni che nascono sotto la loro influenza mostrano apertamente non solo la solita tendenza alla realizzazione di un desiderio e a servire ad un fine di comodità, ma anche un simbolismo molto spesso perfettamente trasparente; infatti non è raro che uno stimolo svegli il sognatore, dopo che sia stato fatto un vano tentativo di affrontarlo in un sogno sotto una maschera simbolica. Ciò vale per i sogni di polluzione e di orgasmo come per quelli provocati dalla necessità di orinare o di defecare. «La particolare natura dei sogni di polluzione non solo ci mette in condizione di svelare direttamente certi simboli sessuali, che sono già noti come tipici e tuttavia fortemente confutati, ma ci permette anche di convincerci che certe situazioni apparentemente innocenti dei sogni non sono altro che il preludio simbolico di scene evidentemente sessuali. Queste sono in genere rappresentate senza maschera nei sogni relativamente rari di polluzione, mentre culminano abbastanza spesso in sogni di angoscia, che producono lo stesso risultato di svegliare il sognatore» (Rank). Il simbolismo dei sogni con stimolo urinario è particolarmente trasparente ed è stato riconosciuto fin dall'antichità. Già Ippocrate espresse l'opinione che i sogni di fontane e sorgenti sono indizio di un disturbo della vescica (Havelock Ellis). Scherner ha studiato la varietà di simbolismi degli stimoli urinali ed ha affermato che «qualsiasi stimolo urinario abbastanza forte si trasforma inevitabilmente in eccitazione delle zone sessuali e in rappresentazione simbolica di queste... I sogni con stimolo urinario sono spesso nello stesso tempo rappresentanti di sogni sessuali». Otto Rank, di cui seguo qui la trattazione contenuta nel suo scritto sulla stratificazione dei simboli nei sogni che provocano il risveglio, ha osservato che è molto probabile che un gran numero di sogni con stimolo urinario siano stati effettivamente causati da uno stimolo sessuale, che ha fatto un primo tentativo di trovare soddisfazione regressivamente nella forma infantile di erotismo uretrale. Sono particolarmente istruttivi quei casi in cui lo stimolo urinario così stabilito costringe a svegliarsi e a vuotare la vescica; ma poi il sogno continua ad esprimere allora la esigenza in immagini erotiche aperte. (Gli stessi simboli che si manifestano nel loro aspetto infantile e nei sogni di vescica si presentano con significato eminentemente sessuale nei loro aspetti «recenti»; acqua = urina = sperma = liquido amniotico; nave = navigare (orinare) = utero (scatola); bagnarsi = enuresi = coito = gravidanza; nuotare = vescica piena = residenza del non nato; pioggia = orinare = simbolo di fecondazione; viaggio = alzarsi dal letto = rapporto sessuale (viaggio di nozze); orinare = polluzione.) I sogni con stimolo intestinale chiariscono analogamente il loro simbolismo e nello stesso tempo confermano il nesso tra oro e feci, di cui ci sono tante prove nell'antropologia sociale (vedi Freud, Rank, Dattner, Reik). «Così, per esempio, una donna che era in cura per un disturbo intestinale sognò che qualcuno stava seppellendo un tesoro nelle vicinanze di una piccola capanna di legno che sembrava un gabinetto di campagna. In una seconda parte del sogno, lei puliva il sedere della figlioletta che si era sporcata» (Rank). I sogni di soccorso si ricollegano ai sogni di nascita. Nelle donne, i sogni di salvare e particolarmente i sogni di salvare dall'acqua, hanno lo stesso significato di fare nascere; ma il significato cambia, se il sognatore è un uomo. Banditi, ladri e fantasmi di cui certe persone hanno terrore prima di andare a letto, e che a volte perseguitano le loro vittime quando si sono addormentate, derivano tutti da un'unica categoria di ricordi infantili. Sono i visitatori notturni che svegliano i bambini e li tirano su per evitare che bagnino il letto, o che sollevano le coperte per assicurarsi della posizione in cui tengono le mani durante il sonno. L'analisi di alcuni di questi sogni d'angoscia mi ha permesso di identificare questi visitatori notturni più precisamente. In ogni caso i banditi rappresentano il padre del sognatore, mentre i fantasmi corrispondevano a figure femminili in camicie da notte bianche. (F) ALCUNI ESEMPI: CALCOLI E DISCORSI NEI SOGNI Prima di assegnare al posto giusto il quarto dei fattori che determinano la formazione dei sogni, intendo citare alcuni esempi dalla mia raccolta. Serviranno in parte a dimostrare l'interdipendenza di questi tre fattori che ci sono già noti, in parte a dare conferma a quelle che finora sono state affermazioni prive di prove o a indicare le conclusioni che inevitabilmente seguono da esse. Nel fare un'esposizione del lavoro onirico, mi è stato molto difficile sostenere le mie scoperte con degli esempi. Esempi a sostegno di affermazioni particolari possono convincere solo nel contesto dell'interpretazione di un sogno come insieme. Se vengono separati dal contesto perdono il loro valore; mentre d'altra parte, l'interpretazione di un sogno appena penetra un poco al di sotto della superficie diventa così smisurata da farci perdere il filo della serie di pensieri che doveva illustrare. Questa difficoltà tecnica mi deve servire come giustificazione se in quanto segue legherò insieme le cose più diverse, il cui unico elemento comune è il nesso con i contenuti delle parti precedenti di questo capitolo. Per cominciare, farò degli esempi di sistemi di rappresentazione nei sogni, particolari o insoliti. Una signora fece questo sogno: Una cameriera era su una scala, come se stesse pulendo la finestra ed aveva con sé uno scimpanzè e un gatto gorilla (la sognatrice corresse questo in seguito con un gatto d'angora). Essa lanciò gli animali sulla sognatrice; lo scimpanzè l'abbracciò, il che era disgustoso. Questo sogno raggiunse il suo scopo con un congegno estremamente semplice: prese alla lettera un modo di dire e ne rappresentò esattamente l'espressione. «Scimmia» e i nomi di animali in genere sono usati come insulti; la situazione del sogno non significa altro che «lanciare insulti». Nel corso di questa serie di sogni incontreremo molti altri esempi dell'uso di questo semplice congegno durante il lavoro onirico. In un altro sogno fu adottato un procedimento molto simile. Una donna ebbe un bambino con il cranio notevolmente deformato. La sognatrice aveva sentito che il bambino era diventato così a causa della posizione nell'utero. Il dottore disse che si poteva dare una forma migliore al cranio mediante una compressione, ma che ciò avrebbe danneggiato il cervello del bambino. Lei pensò che dal momento che era un maschio, il danno sarebbe stato minore. Questo sogno conteneva una rappresentazione plastica del concetto astratto delle «impressioni sui bambini» che la sognatrice aveva appreso nel corso delle spiegazioni che le avevo dato durante il trattamento. Nell'esempio seguente ha adottato un metodo leggermente differente. Il sogno si riferiva a un'escursione a Hilmteich presso Graz. Il tempo fuori era terribile. C'era un misero albergo, l'acqua gocciolava dalle pareti della stanza, le coperte erano timide. (Il racconto dell'ultima parte del sogno fu meno diretto). Il significato del sogno era «superfluo». Questa idea astratta, che si trovava nei pensieri del sogno, subì in primo luogo una contorsione forzata e diventò qualcosa come «traboccante», «straripante» o «fluido», e poi fu rappresentata con molte immagini simili: acqua all'esterno, acqua sulle pareti interne, acqua nell'umidità delle coperte, tutto fluido o «straripante». Non ci sorprenderà scoprire che, per lo scopo della rappresentazione nei sogni, l'ortografia delle parole è molto meno importante del loro suono, specialmente se consideriamo che la stessa legge vale per la rima. Rank ha raccontato in dettaglio e analizzato a fondo il sogno di una ragazza, in cui la sognatrice descrive il modo in cui cammina attraverso i campi e taglia ricche spighe di orzo e di grano. Un amico d'infanzia le va incontro, ma lei cerca di evitarlo. L'analisi mostrò che si trattava di un bacio, «un bacio onesto» (Ähren = spighe, Eh-ren = onore, si pronunciano nello stesso modo). Nel sogno, le «Ähren», che dovevano essere tagliate e non strappate, servivano come spighe di grano, mentre condensate con «Ehren» rappresentavano una quantità di altri pensieri (latenti). D'altra parte, in altri casi, l'evoluzione del linguaggio ha facilitato molto le cose ai sogni. La lingua ha infatti a sua disposizione moltissime parole che in origine avevano un significato figurato e concreto, nia oggi sono usate in senso sbiadito e astratto. Tutto quanto i sogni devono fare è dare a queste parole il loro pieno significato primitivo o retrocedere ad una fase precedente del loro sviluppo. Un uomo sognò, Per esempio, che suo fratello era in una Kasten [cassetta]. Nel corso all'interpretazione la Kasten fu sostituita da un armadio, Schrank vche in senso figurato vuol dire «limite», «restrizione»). Il pensiero del sogno era che il fratello si doveva limitare [«sich einschranken»], in luogo del sognatore stesso. Un altro uomo sognò di salire in cima a una montagna che dominava un panorama insolitamente esteso. Egli si stava identificando con un suo fratello che pubblicava una rivista concernente l'Estremo Oriente. Nel Der Grüne Heinrich si racconta il sogno di un cavallo focoso che rotola in un bel campo d'avena, ogni chicco della quale è «una mandorla dolce, un chicco d'uva e una moneta nuova... tutto avvolto insieme in seta rossa e legato con un crine di maiale». L'autore (o il sognatore) ci dà un'interpretazione immediata di questa immagine onirica; il cavallo si sentiva piacevolmente solleticato ed esclamava: «L'avena mi punge» ( = la prosperità mi ha rovinato). Secondo Henzen i sogni con giochi di parole e modi di dire ricorrono particolarmente spesso nelle antiche saghe nordiche, in cui difficilmente si trova un sogno che non contenga doppi sensi o giochi di parole. Sarebbe in sé un lavoro particolare quello di raccogliere questi sistemi di rappresentazione e classificarli secondo i loro princìpi fondamentali. Alcune di queste rappresentazioni potrebbero quasi essere definite spiritose e danno la sensazione che non potrebbero mai essere comprese senza l'aiuto del sognatore. 1. Un uomo sognò che gli si chiedeva il nome di qualcuno, ma non riusciva a ricordarlo. Egli stesso spiegò che significava che «non gli sarebbe passato per la mente nemmeno in sogno». 2. Una paziente mi raccontò un sogno in cui tutte le persone erano particolarmente grandi. «Significa», continuò, «che il sogno deve avere a che fare con gli avvenimenti della mia prima infanzia, perché in quel tempo naturalmente tutti gli adulti mi sembravano enormemente grandi». Essa stessa non compariva nel contenuto del sogno. Il fatto che un sogno si riferisca all'infanzia può anche essere espresso in un altro modo, cioè con una traduzione del tempo in spazio. I caratteri e le scene sono visti come se fossero a grande distanza, alla fine di una lunga strada, o come se si guardassero attraverso un cannocchiale capovolto. 3. Un uomo che nella sua vita di lavoro tendeva ad usare una fraseologia astratta e indefinita, anche se in genere era piuttosto spiritoso, sognò una volta che arrivava alla stazione mentre giungeva un treno. Successe allora che la pensilina si avvicinava al treno, mentre questo restava fermo, un'assurda inversione di ciò che succede generalmente. Questo particolare era un indizio del fatto che ci si doveva aspettare di trovare un'altra inversione nel contenuto del sogno. L'analisi del sogno fece ricordare al paziente alcuni libri illustrati in cui c'erano illustrazioni di uomini che stavano a testa in giù e camminavano sulle mani. 4. Un'altra volta lo stesso sognatore mi raccontò un breve sogno che era quasi una reminiscenza della tecnica dei rebus. Sognò che suo zio gli dava un bacio in automobile. Egli proseguì subito dandomi la spiegazione, che io da solo non avrei mai indovinato: significava cioè autoerotismo. Il contenuto di questo sogno avrebbe potuto essere una battuta nella vita da svegli. 5. Un uomo sognò che stava tirando fuori una donna da dietro un letto. Il significato era che le dava preferenza. 6. Un uomo sognò che era un ufficiale seduto a tavola di fronte all'imperatore. Ciò significa che si metteva in antitesi col padre. 7. Un uomo sognò che stava curando una persona fratturata. L'analisi mostrò che la frattura [«Knochenbruch»] rappresentava la rottura di un matrimonio [«Ehebruch», propriamente «adulterio»]. 8. Le ore del giorno nei sogni spesso rappresentano l'età del sognatore in qualche periodo particolare della sua infanzia. Così, per esempio, in un sogno, «le cinque e un quarto del mattino» significavano l'età di cinque anni e tre mesi, il che era significativo poiché si trattava dell'età del sognatore al tempo della nascita del fratello più piccolo. 9. Ed ecco un altro sistema per rappresentare l'età in un sogno. Una donna sognò che camminava con due bambine che avevano tra loro una differenza di età di quindici mesi. Ella non riusciva a ricordare alcuna famiglia di sua conoscenza cui si potesse applicare ciò. Poi essa stessa propose l'interpretazione secondo la quale le due bambine rappresentavano entrambe se stessa; il sogno le ricordava due fatti traumatici della sua infanzia, separati proprio da quello stesso intervallo di tempo. Uno era avvenuto quando aveva tre anni e mezzo, l'altro quando ne aveva quattro e tre quarti. 10. Non bisogna stupirsi se una persona che si sottopone a trattamento psicoanalitico sogna spesso di questo e dà espressione nei suoi sogni ai molti pensieri e alle aspettative che la cura fa nascere. L'immagine che molto spesso viene scelta per rappresentarlo è quella di un viaggio, generalmente in automobile, essendo questa un veicolo moderno e complicato. La velocità dell'automobile servirà al paziente per dare sfogo a commenti ironici. Se «l'inconscio», come elemento dei pensieri del soggetto sveglio, deve essere rappresentato in un sogno, esso può essere sostituito in modo adeguato dalle zone sotterranee. Queste, quando si presentano senza riferimento al trattamento analitico, rappresentano il corpo femminile o il ventre. «In basso» nei sogni si riferisce spesso ai genitali, «in alto», al contrario, al viso, alla bocca o al petto. Le bestie feroci sono in genere impiegate dal lavoro onirico per rappresentare impulsi passionali che il sognatore teme, tanto del sognatore stesso, quanto di altre persone. (E necessario allora un piccolo spostamento affinché le bestie feroci rappresentino le persone possedute da queste passioni. Non è lontano da qui il caso in cui il padre temuto è rappresentato da una bestia da preda, da un cane o da un cavallo selvaggio, una forma di rappresentazione che ricorda il totemismo). Si potrebbe dire che le bestie feroci rappresentino la libido, una forza temuta dall'Io e combattuta mediante la rimozione. Accade anche spesso che il sognatore separi la sua nevrosi, «la sua personalità malata», da sé e la delinei come una persona indipendente. 11. Ed ecco un esempio riferito da Hans Sachs: «Sappiamo dal dr Freud che si serve di metodi diversi per dare una forma sensoria a parole e frasi. Se, per esempio, l'espressione da rappresentare ha un doppio senso, può utilizzare la cosa servendosi della ambiguità come di un punto di scambio: se uno dei significati della parola è presente nei pensieri del sogno, l'altro sarà allora introdotto nel sogno manifesto. Ciò è avvenuto in questo breve sogno, dove è stato fatto un uso intelligente delle impressioni del giorno precedente adatte per il fine della rappresentazione. Avevo avuto un raffreddore il giorno del sogno ed avevo quindi deciso, quella sera, che, se possibile, avrei evitato di alzarmi durante la notte. Nel sogno sembrava che io stessi semplicemente continuando a fare ciò che avevo fatto durante il giorno. Ero stato occupato a incollare ritagli di giornale in un album ed avevo fatto del mio meglio per collocarli al posto giusto. Sognai che cercavo di incollare un ritaglio nell'album. Ma non ci stava nella pagina ("er geht nicht aufdie Seite"), il che provocava in me un grande dolore. Mi svegliai e scoprii che il dolore del sogno persisteva sotto forma di dolore interno, e fui costretto a rinunciare alla decisione presa prima di andare a letto. Il mio sogno, nella sua capacità di custode del sonno, mi aveva dato l'illusione della realizzazione del mio desiderio di restare a letto mediante una rappresentazione plastica dell'espressione a doppio senso "er geht nicth aufdie Seite" ("egli non va in gabinetto")». Possiamo arrivare a dire che per dare una rappresentazione visiva dei pensieri del sogno si serve di qualsiasi metodo che sia alla sua portata, che la critica da svegli lo consideri legittimo o illegittimo. Ciò espone al dubbio e alla derisione da parte di chi ha solo sentito parlare del, ma non l'ha mai messa in pratica. Il libro di Stekel, Die Sprache des Traumes, è particolarmente ricco di esempi di questo genere. Tuttavia ho evitato di citarne qualcuno, a causa della mancanza di giudizio critico da parte dell'autore e dell'arbitrarietà della sua tecnica, che fanno nascere dubbi anche nelle menti senza pregiudizi. 12.1 seguenti esempi sono tratti da un lavoro di V. Tausk sull'uso di abiti a colori nei sogni. a. A. sognò di vedere la sua antica governante con un vestito di lustrini («Liister») neri, che le stava molto stretto sulle natiche. Il significato era che la governante era lussuriosa («liistern»). b. C. sognò di vedere sulla strada una ragazza circondata di una luce bianca e che indossava una camicetta bianca. Il sognatore aveva scambiato le prime intimità con una signorina Bianca per la prima volta su questa strada. c. La signora D. sognò di vedere l'ottantenne attore viennese Blasel disteso su un divano in piena armatura («in voller Rüstung»). Egli cominciò a saltare su tavole e sedie, estrasse la spada, si guardò nello specchio e brandì la spada in aria, come se combattesse contro un nemico immaginario. Interpretazione: la sognatrice soffriva da molto tempo di una malattia alla vescica «[Biase»]. Durante l'analisi era distesa su un divano; quando si guardava in uno specchio, pensava tra sé che, nonostante l'età e la malattia, aveva ancora un aspetto sano e robusto [«rüstig»]. 13. Una «grande impresa» in un sogno. Un uomo sognò di essere una donna incinta a letto. Trovava la situazione estremamente sgradevole. Esclamò: «Preferirei...» (durante l'analisi, ricordando un'infermiera, completò la frase con le parole: «rompere sassi»). Dietro al letto era appesa una carta geografica, il cui bordo inferiore era tenuto teso da un listello di legno. Egli strappò il listello di legno, afferrando le due estremità. Non si spezzò, ma si divise in due metà per lungo. Questa azione lo risollevò e nello stesso tempo lo aiutò nel parto. Senza alcun aiuto egli interpretò lo strappare il listello [«Leiste»] come una grande impresa [«Leistung»]. Egli sfuggiva dalla situazione scomoda (nella cura) separandosi dal suo atteggiamento femminile. Il particolare assurdo del listello di legno che non si rompe semplicemente, ma si divide nel senso della lunghezza, fu così spiegato: il sognatore ricordò che questa combinazione di raddoppiamento e distribuzione era un'allusione alla castrazione. I sogni molto spesso rappresentano la castrazione mediante due simboli fallici come ostinata opposizione di un desiderio. Del resto, la «Leiste» [inguine] è una parte del corpo vicina ai genitali. Egli riassunse l'interpretazione del sogno in un significato: aveva superato la minaccia di castrazione che lo aveva condotto ad adottare un atteggiamento femminile. 14. In un'analisi che facevo in francese, si presentò all'interpretazione un sogno in cui io apparivo come un elefante. Naturalmente chiesi al sognatore il perché di quella rappresentazione. «Vous me trompez», fu la sua risposta («trompe» = «proboscide»). Il lavoro onirico può spesso riuscire a rappresentare del materiale molto refrattario, ad esempio i nomi propri, con l'uso forzato di associazioni indirette. In un mio sogno Il vecchio Brüche mi aveva assegnato il compito di fare una dissezione;... pescai fuori qualcosa che sembrava un pezzo di carta sgualcita. (In seguito ritornerò su questo sogno). L'associazione (che raggiunsi con molta difficoltà) era «stagnola». Allora mi resi conto che pensavo al nome di Stannius, l'autore di una dissertazione sul sistema nervoso dei pesci, che avevo molto ammirato nella mia gioventù. Il primo compito scientifico che il mio maestro (Brücke) mi aveva assegnato riguardava proprio il sistema nervoso di un pesce, l'ammocete. Era chiaramente impossibile servirsi del nome di questo pesce in un rebus. A questo punto non posso resistere alla tentazione di raccontare un sogno molto particolare, che merita di essere preso in considerazione anche perché è stato fatto da una bambina e può con facilità essere spiegato analiticamente. «Ricordo di aver sognato spesso quando ero piccola», disse una signora, «che il Signore portava in testa un cappello di carta a tricorno. Spesso mi mettevano in testa un cappello di quel genere durante i pasti, a tavola, per impedirmi di guardare nei piatti degli altri bambini e vedere quanto grandi fossero le loro porzioni. Poiché avevo saputo che Dio è onniscente, il significato del sogno era che io sapevo tutto». La natura del lavoro onirico e il modo in cui esso agisce con il suo materiale, i pensieri del sogno, diventano evidentemente istruttivi quando si considerano i numeri e i calcoli che si presentano nei sogni. Inoltre, la superstizione considera i numeri dei sogni come particolarmente significativi in relazione al futuro. Sceglierò quindi alcuni esempi di questo tipo della mia raccolta. I. Tratto dal sogno di una signora poco prima che finisse il suo trattamento: Voleva pagare qualcosa. La figlia prese 3 fiorini e 65 centesimi dal suo borsellino (della madre). La sognatrice le disse: «Che fai? Costa solo 21 centesimi». Conoscendo la situazione della sognatrice potei comprendere questa piccola parte del sogno senza ulteriori spiegazioni da parte sua. La signora era straniera e sua figlia andava a scuola a Vienna. Lei poteva continuare la sua cura con me finché la figlia restava a Vienna. L'anno scolastico della ragazza doveva finire tre settimane dopo e ciò significava anche la fine della cura della signora. Il giorno prima del sogno, la direttrice della scuola l'aveva invitata a prendere in considerazione l'eventualità di lasciare la figlia in quella scuola ancora per un anno. Questa proposta le aveva evidentemente fatto pensare che in tal caso avrebbe anche potuto continuare la sua cura. A questo si riferiva il sogno. Un anno equivaleva a 365 giorni. Le tre settimane che restavano alla fine dell'anno scolastico e della cura equivalevano a 21 giorni (anche se le ore di cura sarebbero state inferiori). I numeri che nei pensieri del sogno si riferivano a periodi di tempo erano collegati nel sogno a somme di denaro, non senza implicare un significato più profondo, infatti «il tempo è denaro». 365 centesimi erano solo 3 fiorini e 65 centesimi; e l'esiguità delle somme presenti nel sogno era ovviamente il risultato di un appagamento di desiderio. Il desiderio della sognatrice riduceva il costo sia della cura che delle tariffe per l'anno scolastico. II. I numeri presenti in un altro sogno implicano circostanze più complesse. Una signora che, pur essendo ancora giovane, era sposata da molti anni, sentì che una sua conoscente, Elise L., che era quasi sua coetanea, si era appena fidanzata. Subito dopo fece il seguente sogno. Era a teatro con suo marito. Una parte della platea era completamente vuota. Il marito le disse che anche Elise L. e il suo fidanzato avrebbero voluto andarci, ma erano riusciti a trovare solo dei posti non buoni, 3 per 1 fiorino e 50 centesimi, e naturalmente non potevano prendere quelli. Lei pensò che non sarebbe stata certo una disgrazia, se li avessero presi. Quale era l'origine di 1 fiorino e 50 centesimi? Proveniva da ciò che era effettivamente un fatto indifferente del giorno precedente. Sua cognata aveva ricevuto un dono di 150 fiorini da suo marito e si era affrettata a liberarsene, comprandosi un gioiello. Bisogna tener presente che 150 fiorini sono cento volte 1 fiorino e 50 centesimi. Da dove veniva il 3, che era il numero dei biglietti del teatro? L'unico nesso era che l'amica appena fidanzata era di tre mesi più giovane di lei. Si arrivò alla soluzione del sogno con la scoperta del significato delle poltrone vuote. Si trattava di un'allusione inalterata ad un episodio che aveva dato lo spunto a suo marito per prenderla in giro. Aveva progettato di andare a vedere uno spettacolo annunciato per la settimana seguente e si era preoccupata di comprare i biglietti molti giorni prima, dovendo quindi pagare la tariffa di prenotazione. Quando andarono a teatro scoprirono che una parte era quasi vuota. Non e 'era bisogno che lei si affrettasse tanto. Mettiamo ora i pensieri del sogno al posto del sogno. «È stato assurdo da parte mia sposarmi così presto. Non c'era alcuna necessità di avere tanta fretta. Vedo dall'esempio di Elise L. che comunque avrei trovato un marito. Anzi avrei trovato un marito cento volte migliore» {un tesoro) «se solo avessi aspettato» (in antitesi con la fretta della cognata). «Il mio denaro» (o la dote) «avrebbe potuto comprare tre mariti altrettanto facilmente». È da osservare che il significato e il contesto dei numeri sono stati alterati in misura molto maggiore in questo sogno che nel precedente. Il processo di modificazione e deformazione qui è andato più avanti; e la spiegazione sta nel fatto che i pensieri del sogno in questo caso hanno dovuto superare una resistenza endopsichica particolarmente intensa, prima di poter essere rappresentati. Né bisogna trascurare che c'era un elemento assurdo nel sogno, cioè i tre posti presi da due persone. Anticiperò la mia trattazione sull'assurdità nei sogni, rivelando che questo dettaglio assurdo del contenuto del sogno doveva rappresentare il pensiero del sogno più fortemente accentuato: «è stato assurdo sposarsi così presto». L'assurdità che doveva entrare nel sogno fu abilmente fornita dal numero 3, che derivava esso stesso da un motivo di distinzione del tutto insignificante tra le due persone messe a confronto: i 3 mesi di differenza di età. La riduzione degli effettivi 150 fiorini a 1 fiorino e 50 corrispondeva alla svalutazione del marito stesso (o tesoro), che la so-gnatrice operava nei suoi pensieri repressi. III. Il prossimo esempio mostra i metodi di calcolo impiegati dai sogni, che li hanno messi così in cattiva luce. Un uomo sognò che era seduto a casa dei B. (una famiglia che un tempo frequentava) e diceva loro: «Avete fatto un grosso errore nel non lasciarmi avere Mali». «Quanti anni hai?», chiese poi alla ragazza. «Sono nata nel 1882», rispose. «Allora hai 28 anni». Poiché il sogno è del 1898 c'è evidentemente un errore di calcolo, e l'incapacità del sognatore di fare le somme dovrebbe essere paragonata a quella di un paralitico, se non ci sono altre spiegazioni. Il mio paziente era una di quelle persone che appena vedono una donna non sanno dimenticarla nei propri pensieri. La paziente che per qualche mese veniva regolarmente dopo di lui nel mio studio, e che quindi egli incontrava, era una giovane donna; egli faceva sempre delle domande su di lei e si preoccupava molto di farle una buona impressione. Era di lei che egli pensava avesse 28 anni. Questo è quanto per la spiegazione del calcolo apparente. Il 1882 era poi l'anno in cui il sognatore si era sposato. Posso aggiungere che era incapace di resistere alla tentazione di fare conversazione con gli altri due personaggi di sesso femminile che incontrava in casa mia, le due cameriere (non certo giovani) che generalmente aprivano la porta; egli si spiegava la loro mancanza di reazione attribuendola al loro considerarlo un gentiluomo anziano dalle abitudini radicate. IV. Ed ecco un altro sogno concernente delle cifre, che è caratterizzato dalla chiarezza del sistema di determinazione, o piuttosto di sovradeterminazione. Devo al dr. Dattner sia il sogno che la sua interpretazione. «Il mio padrone di casa, che è un poliziotto, sognò di essere di servizio in strada. (Questa era una soddisfazione di desiderio). Gli si avvicinò un ispettore che aveva sul colletto il numero 22 seguito da 62 o 26. In ogni caso c'erano molti due. Il solo fatto che nel raccontare il sogno il sognatore avesse scisso il numero 2262, implicava che le due componenti avevano significati diversi. Si ricordò che il giorno precedente si era parlato alla stazione di polizia della durata del servizio. Lo spunto era stato il fatto che un ispettore aveva ritirato la sua pensione all'età di 62 anni. Il sognatore aveva solo 22 anni di servizio ed entro 2 anni e 2 mesi avrebbe potuto avere la pensione al 90%. Il sogno rappresentava in primo luogo la realizzazione di un antico desiderio, quello di raggiungere il grado di ispettore. L'ufficiale superiore con il "2262" sul colletto era il sognatore stesso. Era di servizio in strada, un altro grande desiderio, aveva finito i restanti 2 anni e 2 mesi di servizio e ora, come l'ispettore di 62 anni, poteva ritirare la pensione piena». Se consideriamo insieme questi ed altri esempi che riferirò in seguito, possiamo affermare con certezza che in realtà non compie nessun calcolo, né corretto né errato; mette semplicemente sotto forma di calcolo dei numeri che sono presenti nei pensieri del sogno e possono servire da allusione a faccende che non possono essere rappresentate in alcun altro modo. Sotto questo aspetto tratta i numeri come mezzo per l'espressione del suo fine precisamente allo stesso modo in cui tratta qualsiasi altra idea, compresi i nomi propri e i discorsi riconoscibili come rappresentazioni verbali. Infatti non può creare effettivamente dei discorsi. Per quanti discorsi e conversazioni, ragionevoli o irragionevoli, possano apparire nei sogni, l'analisi dimostra sempre che il sogno si è limitato ad estrarre dai pensieri del sogno frammenti di discorsi che sono stati davvero fatti o uditi. Tratta questi frammenti nella maniera più arbitraria: non solo li stacca dal loro contesto e li riduce in pezzi, incorporandone delle parti e rifiutando delle altre, ma spesso li mette insieme in un ordine nuovo, in modo che un discorso che nel sogno sembra un insieme coerente risulta nell'analisi composto di tre o quattro frammenti staccati. Nel produrre questa nuova versione, il sogno spesso abbandona il significato originario dei termini che si trovavano nei pensieri del sogno e ne dà loro uno nuovo. (Sotto questo aspetto le nevrosi si comportano esattamente come i sogni. Conosco una paziente tra i cui sintomi c'è quello di ascoltare involontariamente e contro la sua volontà (cioè, allucinare) canzoni o pezzi di canzoni, senza riuscire a capire che importanza abbiano nella vita psichica. (Oltre tutto non è certamente paranoica). L'analisi ha dimostrato che essa, concedendosi certe licenze, abusa di queste canzoni. Per esempio, nella canzone «Leise, leise, Fromme Weise» (= «Dolcemente, dolcemente, devota melodia»), l'ultima parola era nel suo inconscio «Waise» (orfana), ed essa stessa era l'orfana. Ancora, «O tu benedetta e felice» è l'inizio di un canto natalizio. Omettendo la parola «notte di Natale», la trasformava in una canzone nuziale. Lo stesso meccanismo di deformazione può agire anche nel caso di una rappresentazione senza allucinazione. Perché un mio paziente era tormentato dal ricordo di una poesia che aveva dovuto imparare da giovane: «Nàchtlich am Busento lispeln ...» («Di notte sul Busento sussurrano ...»)? Perché la sua immaginazione non andava al di là della prima parte della citazione: «Nàchtlich am Busen» (di notte sul seno). Se esaminiamo più da vicino un discorso fatto in sogno, scopriremo che è composto da un lato di certe parti relativamente chiare e compatte, dall'altro di parti che servono da materiale connettivo e probabilmente sono state inserite in un secondo stadio, come quando leggendo inseriamo lettere o sillabe che sono state involontariamente omesse. Quindi i discorsi dei sogni hanno una struttura simile a quella della breccia, in cui larghi blocchi di pietre diverse sono tenuti insieme da una specie di cemento. A rigore, questa descrizione si applica solo a quei discorsi dei sogni che possiedono la qualità sensoria del discorso e che sono descritti dal sognatore stesso come discorsi. Altri tipi di discorsi, che in un certo senso egli non ha sentito né fatto (che non hanno cioè alcun sostegno acustico o motorio nel sogno), sono semplicemente pensieri come quelli che si verificano nella nostra attività di pensiero da svegli e che spesso sono introdotti senza alterazioni nei sogni. Un'altra abbondante fonte di discorsi indifferenziati di questo tipo, difficile però da seguire, sembra sia fornita dal materiale che è stato letto. Ma qualunque cosa sia posta in marcato rilievo nel sogno come discorso, risale a discorsi reali che sono stati detti o uditi dal sognatore. Ho già fatto esempi di questa origine dei discorsi nei sogni nel corso dell'analisi di sogni citati per tutt'altri motivi. Così, nel sogno «innocente» del mercato, le parole dette «non se ne può avere più» servivano ad identificarmi con il macellaio, mentre una parte di un altro discorso, «non lo conosco, non lo prenderò», serviva proprio per far sembrare il sogno innocente. Si ricorderà infatti che la sognatrice, alla cuoca che il giorno precedente aveva avanzato delle pretese, aveva risposto con queste parole: «Non conosco queste cose; si comporti bene!». La prima parte della frase che era indifferente fu presa nel sogno come allusione alla seconda parte, che si adattava perfettamente alla fantasia su cui si basava il sogno, ma che nello stesso tempo l'avrebbe tradita. Ed ecco un altro esempio che servirà al posto di molti, che portano tutti alla stessa conclusione. Il sognatore era in un grande cortile dove venivano bruciati dei cadaveri. «Me ne vado», disse, «non posso sopportare questa vista». (Questo non era proprio un discorso). Poi incontrò due garzoni di macellaio. «Be', aveva un buon sapore?», domandò. «No», rispose uno di essi, «per niente». Come se fosse stata carne umana. Lo spunto innocente del sogno era il seguente. Dopo cena il sognatore e la moglie erano andati a trovare dei vicini, persone eccellenti ma non precisamente appetitose. L'anziana signora, ospitale, stava cenando e aveva cercato di costringerlo a mangiare (c'è una frase di significato sessuale usata scherzosamente tra uomini per rendere questa idea) ad assaggiare un boccone. Egli aveva rifiutato, dicendo che non aveva più appetito. «Andiamo, ce la farà», aveva risposto, o qualcosa di simile. Era stato allora costretto ad assaggiare e a complimentarsi con lei, dicendo: «È molto buono». Quando fu di nuovo solo con la moglie brontolò per l'insistenza della vicina e per la qualità del cibo. Il pensiero «Non posso sopportare questa vista», che anche nel sogno non compariva come un discorso, era un'allusione alle attrattive fisiche della signora da cui era partito l'invito, e il significato deve essere che egli non desiderava guardarle. Più istruttivo è questo sogno, che riferisco a causa del discorso assai chiaro che ne forma il nucleo, anche se devo rimandarne la spiegazione completa a quando parleremo degli affetti nei sogni. Feci un sogno molto chiaro. Ero andato al laboratorio di Brücke di notte e, in risposta ad una timida bussata alla porta, aprii al (defunto) professor Fleischl, che entrò con molti sconosciuti e, dopo aver scambiato poche parole, si sedette al suo tavolo. A questo seguì un secondo sogno. Il mio amico Fl. era venuto a Vienna in incognito a luglio. Lo incontrai per la strada mentre conversava con il mio (defunto) amico P. e andai con loro da qualche parte dove si sedettero l'uno di fronte all'altro come se fossero intorno a un tavolino, ed io ero davanti a loro dal lato più stretto. FI. parlava di sua sorella e diceva che era morta in tre quarti d'ora, poi aggiunse qualcosa come «è sulla soglia». Poiché P. non lo capiva, FI. si rivolse a me e mi chiese quanto avevo raccontato a P. dei suoi affari. Allora, sopraffatto da strane emozioni, cercai di spiegare a FI. che P. (non poteva capire nulla naturalmente perché) non era vivo. Ma ciò che effettivamente dissi, ed io stesso mi resi conto dell'errore, fu «NON VIXIT». Poi lanciai un'occhiata penetrante a P. Sotto il mio sguardo egli diventò pallido; i contorni diventarono indistinti e gli occhi bluastri, e finalmente svanì. Fui molto contento di questo e mi resi conto che anche Ernst Fleischl non era stato altro che un'apparizione, uno spettro; e mi sembrava abbastanza probabile che la gente di quel genere esistesse solo finché lo si desiderava e che fosse possibile liberarsene se qualcun altro lo desiderava. Questo raffinato esemplare contiene molte delle caratteristiche dei sogni: il fatto che ho esercitato le mie facoltà critiche durante il sogno e che io stesso ho notato il mio errore quando ho detto «non vixit» invece di «Non vivit», i miei rapporti indifferenti con persone morte e riconosciute come tali nel sogno stesso, l'assurdità del mio intervento finale e la grande soddisfazione che mi diede. Questo sogno presenta tante caratteristiche enigmatiche che darei qualsiasi cosa per trovarne la soluzione completa. Ma in realtà non sono in grado di farlo, di fare cioè quello che ho fatto nel sogno, di sacrificare alla mia ambizione le persone che stimo molto. Qualsiasi simulazione, tuttavia, rovinerebbe il significato del sogno che io conosco molto bene; mi limiterò quindi sia qui che più avanti a scegliere solo pochi elementi da interpretare. La parte centrale del sogno era la scena in cui annientavo P. con uno sguardo. I suoi occhi diventarono di un azzurro strano e terribile ed egli sparì. Questa scena ne imitava indubbiamente una che avevo effettivamente vissuto. Un tempo ero stato dimostratore all'Istituto Fisiologico e dovevo cominciare a lavorare la mattina presto. Brücke venne a sapere che qualche volta arrivavo in ritardo al laboratorio degli studenti. Una mattina si presentò puntualmente all'ora di apertura e aspettò il mio arrivo. Disse poche ma efficaci parole. Ma non erano le parole che importavano. Ciò che mi sgomentava erano quei terribili occhi azzurri che mi guardavano e che mi annientavano - come P. nel sogno, dove per mia fortuna, le parti sono invertite. Chi ricorda gli occhi del grande uomo, che mantennero la loro straordinaria bellezza anche nella vecchiaia, e chi lo ha mai visto arrabbiato, immaginerà facilmente le emozioni del giovane peccatore. Passò molto tempo prima che riuscissi a risalire all'origine del «Non vixit», con cui avevo espresso il giudizio nel sogno. Ma infine mi venne in mente che queste due parole erano molto chiare nel sogno non come parole dette o sentite, ma come parole viste. Allora compresi subito da dove venivano. Sul piedistallo della statua dell'imperatore Giuseppe nella Hofburg a Vienna c'è questa bella iscrizione: Saluti patriae vixit Non diu sed totus. (L'iscrizione esatta è: Saluti publicae vixit non diu sed totus. Wittels ha probabilmente indovinato esattamente la ragione del mio errore nel mettere «patriae» invece di «publicae».) Io trassi da questa iscrizione quanto bastava per inserirla in una serie di idee ostili tra i pensieri del sogno, quanto bastava per sottintendere che «questo individuo non ha niente da dire su questa faccenda, non è nemmeno vivo». E ciò mi ricordò che avevo fatto il sogno solo pochi giorni dopo l'inaugurazione della statua di Fleischl all'Università. In quell'occasione avevo visto di nuovo la statua di Brücke e devo aver pensato (inconsciamente) con rammarico al fatto che la morte prematura del mio brillante amico P., la cui vita era dedicata completamente alla scienza, lo avesse privato di un ben meritato diritto ad una statua in questo stesso luogo. Di conseguenza, gli feci questo monumento nel mio sogno; oltre tutto, si chiamava Giuseppe. (Posso aggiungere come esempio di sovradeterminazione che la mia giustificazione per arrivare tardi al laboratorio consisteva nel fatto che dopo aver lavorato fino a tarda notte, al mattino dovevo percorrere la lunga distanza tra la via Imperatore Giuseppe e la Wahringer Strasse.) Secondo le regole del non sono però ancora autorizzato a passare dal «Non vixit», derivato dal mio ricordo della statua dell'imperatore Giuseppe, al «Non vivit» richiesto dal senso dei pensieri del sogno. Ci deve essere stato qualche altro elemento tra i pensieri del sogno, il cui aiuto ha reso possibile questo passaggio. Mi sembrò allora notevole che ci fosse una convergenza di una corrente di sentimenti ostili e una di sentimenti affettuosi nei riguardi del mio amico P., dove la prima era in superficie e l'altra nascosta, ma entrambe erano rappresentate nell'unica frase «Non vixit». Poiché egli aveva dei grandi meriti scientifici, gli avevo innalzato un monumento; ma poiché era colpevole di un cattivo desiderio (espresso alla fine del sogno), lo annientavo. Notai che quest'ultima frase aveva una scadenza piuttosto particolare e che dovevo quindi avere in mente un esempio. Dove si poteva trovare un'antitesi di questa specie, una sovrapposizione di due reazioni opposte nei confronti di un'unica persona, entrambe desiderose di giustificazione completa senza essere tra loro incompatibili? Solo in un brano di letteratura, un brano che impressiona profondamente il lettore: nel discorso di giustificazione di Bruto nel Giulio Cesare di Shakespeare. «Perché Cesare mi amò, piango per lui; perché fu fortunato, me ne rallegro; perché fu coraggioso, lo onoro; ma, perché fu ambizioso, l'ho ucciso». La struttura formale di queste frasi e la loro antitesi di significato non sono forse precisamente uguali a quelle scoperte nei pensieri del sogno? Quindi avevo fatto la parte di Bruto nel sogno. Avessi potuto almeno trovare un'altra prova nel contenuto del sogno che confermasse questo sorprendente legame collaterale! Me ne venne in mente una possibile. «Il mio amico FI. venne a Vienna in luglio». Non c'era alcun fondamento nella realtà per questo particolare del sogno. Per quanto ne sapessi, il mio amico FI. non era mai venuto a Vienna in luglio. Ma il nome del mese di luglio deriva da Giulio Cesare e avrebbe potuto ben rappresentare l'allusione che cercavo al pensiero intermedio di recitare la parte di Bruto. Strano a dirsi, una volta avevo davvero recitato la parte di Bruto. Avevo recitato nella scena tra Bruto e Cesare tratta da Schiller davanti a un uditorio di bambini. Avevo allora quattordici anni e recitavo con un nipote che aveva un anno più di me. Era venuto a trovarci dall'Inghilterra; anch'egli era un revenant, poiché in lui era tornato il compagno di giochi della mia infanzia. Fino alla fine del mio terzo anno di età eravamo stati inseparabili. Ci eravamo amati e avevamo lottato; e questo rapporto infantile, come ho già accennato prima, aveva avuto un'influenza determinante su tutti i miei successivi rapporti con coetanei. Da allora mio nipote John ha avuto molte reincarnazioni, che facevano rivivere ora l'uno ora l'altro aspetto della sua personalità, fissata per sempre nei miei ricordi inconsci. Ci devono essere stati dei periodi in cui mi trattava molto male e io devo aver mostrato coraggio di fronte al mio tiranno; infatti in seguito mi hanno raccontato spesso un discorso che feci in mia difesa davanti a mio padre, che era anche il nonno di John, quando mi disse in tono di accusa: «Perché percuoti John?». La mia risposta (allora non avevo ancora due anni) fu: «L'ho colpito perché lui mi ha colpito». Deve essere stata questa scena infantile che ha deformato «Non vivit» in «Non vixit», perché nel linguaggio dei bambini più grandi percuotere si dice «wichsen». Il lavoro onirico non si vergogna di usare legami come questo. Nella realtà non c'era alcun fondamento per la mia ostilità verso l'amico P., che mi era superiore e per quel motivo si adattava bene a diventare una nuova edizione del mio primo compagno di giochi. Questa ostilità deve certamente risalire, quindi, ai miei complicati rapporti infantili con John. Come ho già detto, ritornerò su questo sogno in seguito. (G) SOGNI ASSURDI. ATTIVITÀ INTELLETTUALE NEI SOGNINel corso delle nostre interpretazioni di sogni abbiamo incontrato tanto spesso l'elemento dell'assurdità che non possiamo rimandare più oltre l'indagine sulla sua causa e sul suo valore. Si ricorderà infatti che l'assurdità dei sogni costituisce, per coloro che negano il valore dei sogni, una delle principali argomentazioni a favore della tesi che li considera come il prodotto privo di significato di un'attività mentale ridotta e frammentaria. Comincerò col fare degli esempi, in cui l'assurdità è solo apparente e scompare appena si esamina più attentamente il significato del sogno. Ecco due o tre sogni che riguardano (al principio, sembra per caso) il padre morto del sognatore. I. Questo è il sogno di un paziente che aveva perso il padre sei anni prima. Al padre era successa una grave disgrazia. Il treno sul quale viaggiava di notte aveva deragliato. I sedili della carrozza erano stati scaraventati l'uno contro l'altro e la sua testa era stata schiacciata. Il sognatore poi lo vide steso sul letto con una ferita al sopracciglio sinistro, che si estendeva in direzione verticale. Egli si meravigliava che al padre fosse successa una disgrazia (dal momento che era già morto, come aggiunse nel raccontarmi il sogno). Come erano chiari i suoi occhi! Secondo la teoria dominante dei sogni dovremmo spiegare il contenuto di questo sogno come segue: in un primo momento il sognatore, mentre immaginava l'incidente, doveva aver dimenticato che il padre era già morto da molti anni, ma poi, mentre il sogno proseguiva, deve essersene ricordato, meravigliandosi quindi del sogno mentre era ancora addormentato. L'analisi ci insegna tuttavia che è perfettamente inutile cercare spiegazioni di questo genere. Il sognatore aveva ordinato un busto del padre ad uno scultore e lo aveva visto per la prima volta due giorni prima del sogno. E a questo proposito aveva pensato ad una sventura. Lo scultore non aveva mai visto suo padre e aveva lavorato in base a delle fotografie. Il giorno precedente il sogno, il sognatore, nel suo affetto filiale, aveva mandato allo studio un vecchio servitore di famiglia per vedere se egli avrebbe avuto la stessa opinione sulla testa di marmo, cioè che era troppo stretta da una tempia all'altra. Cercò poi di richiamare alla memoria il materiale che aveva formato il sogno. Ogni volta che il padre era preoccupato per gli affari o per difficoltà familiari, aveva l'abitudine di stringersi le tempie fra le mani, come se si sentisse la testa troppo grande e volesse comprimerla. Quando il paziente aveva quattro anni, aveva assistito a una scena in cui era partito un colpo da una pistola, che per caso era carica, e gli occhi del padre erano diventati neri. (Come erano chiari i suoi occhi!). In quel punto della fronte dove nel sogno c'era la ferita del padre, appariva quando era vivo una ruga, quando era pensoso o triste. Il fatto che questa ruga fosse sostituita nel sogno da una ferita riportava alla seconda causa del sogno. Il sognatore aveva fotografato la figlioletta. La lastra gli era scivolata dalle mani e quando l'aveva raccolta aveva trovato un'incrinatura che correva perpendicolarmente lungo la fronte della bambina fino al sopracciglio. Non poteva fare a meno di essere superstizioso per questo fatto; poiché il giorno prima della morte di sua madre aveva rotto una lastra fotografica col suo ritratto. L'assurdità di questo sogno non era quindi altro che il risultato di un'incuranza nell'espressione verbale, che non distingueva il busto e la fotografia dalla persona reale. Chiunque (guardando una fotografia) potrebbe dire: «C'è qualcosa che non è somigliante a mio padre, non trovi?». L'assurdità apparente del sogno si poteva facilmente evitare; e se dovessimo giudicare da quest'unico esempio, saremmo portati a credere che l'apparente assurdità è stata permessa o perfino voluta. II. Ed ecco un altro esempio assolutamente simile, da un mio sogno. (Ho perso mio padre nel 1896). Dopo la sua morte mio padre ebbe un ruolo politico tra i Magiari e li unificò politicamente. Qui vedevo un 'immagine piccola e indistinta: una folla, come nel Reichstag; qualcuno in piedi su una o due sedie, con altre persone intorno a lui. Mi ricordai che rassomigliava a Garibaldi nel suo letto di morte e fui felice che la promessa si fosse avverata. Che cosa potrebbe essere più assurdo? Feci il sogno nel periodo in cui l'ostruzionismo parlamentare aveva portato gli Ungheresi in uno stato di anarchia e di crisi, da cui li salvò Koloman Széll. Il dettaglio insignificante per cui le scene del sogno apparivano in piccole immagini non era privo di valore per la sua interpretazione. I pensieri del sogno sono generalmente rappresentati in immagini visive di grandezza pressoché naturale. L'immagine vista nel sogno era però una riproduzione di una stampa inserita in una storia illustrata dell'Austria, che mostra Maria Teresa alla Dieta di Pressburg, nel famoso episodio del «Moriamur pro rege nostro». Come Maria Teresa nell'immagine, così mio padre nel sogno era circondato da una folla. Ma egli era in piedi su una o due sedie [sedia = Stuhl]. Egli li aveva unificati ed era quindi il giudice presidente [«Stuhlrichter», letteralmente «giudice di sedia»]. (Un legame connettivo era costituito dal detto comune «non avremo bisogno di un giudice»). Quelli di noi che erano intorno a mio padre sul letto di morte avevano effettivamente osservato che egli rassomigliava a Garibaldi. Egli aveva avuto un aumento di temperatura post mortem, le sue guance si arrossavano sempre di più... Mentre ricordavo tutto ciò pensai involontariamente a: Dietro di lui, vana apparenza, Giace ciò che tutti noi domina, il comune. Questi pensieri elevati preludono a qualcosa di «comune» in un altro senso. L'aumento di temperatura post mortem di mio padre corrispondeva nel sogno alle parole «dopo la sua morte». Le sue sofferenze più grandi erano state causate da una completa paralisi (ostruzionismo) degli intestini durante le sue ultime settimane. Da qui derivavano pensieri irriverenti. Un mio coetaneo, che aveva perso il padre quando eravamo ancora al liceo (in quell'occasione ero stato profondamente scosso e gli avevo offerto la mia amicizia), mi raccontò una volta ironicamente una dolorosa esperienza capitata ad una sua parente. Il padre le era morto per la strada ed era stato riportato a casa; quando lo svestirono scoprirono che al momento della morte, opost mortem, aveva avuto una evacuazione [Stuhl]. La figlia se n'era rattristata tanto da non riuscire ad eliminare questo brutto particolare dal ricordo di suo padre. Ed ora abbiamo raggiunto il desiderio incorporato in questo sogno. «Apparire agli occhi dei figli, grandi e puri, dopo la morte» - chi non lo desidererebbe? Dove è finita l'assurdità del sogno? La sua assurdità apparente è solo dovuta al fatto che ha dato un'immagine letterale di un modo di dire che in sé è perfettamente legittimo e di cui siamo abituati a trascurare l'assurdità compresa nella contraddizione delle sue parti. Anche in questo caso si ha l'impressione che l'assurdità apparente sia intenzionale, prodotta deliberatamente. III. Nell'esempio che presenterò ora, sono riuscito ad afferrare proprio nel momento in cui fabbricava intenzionalmente un'assurdità che non aveva alcuna corrispondenza nel materiale. È tratto dal sogno provocato dal mio incontro con il conte Thun mentre partivo per le vacanze. Ero in carrozza e ordinai al vetturino di portarmi a una stazione. «Naturalmente non posso viaggiare con lei lungo la linea ferroviaria», dissi dopo che egli ebbe sollevato qualche obiezione, come se io lo avessi stancato troppo. Sembrava che avessi già percorso con lui parte della distanza che generalmente si fa in treno. L'analisi produsse le seguenti spiegazioni di questa storia confusa e assurda. Il giorno prima, avevo affittato una carrozza per andare in una strada fuori mano, a Dornbach. Il vetturino comunque non sapeva dove fosse la strada e, come usano fare queste persone eccellenti, aveva continuato a girare finché io non mi ero accorto di ciò che stava succedendo e gli avevo indicato la direzione giusta, aggiungendo qualche commento sarcastico. Una associazione di idee, che avrei ripercorso nell'analisi, mi aveva portato da questo vetturino agli aristocratici. Per il momento si trattava solo del pensiero fugace che ciò che nell'aristocrazia colpisce noi, plebe borghese, è la loro abitudine di prendere il posto del vetturino. Anzi il conte Thun era il vetturino del Carro di Stato dell'Austria. La successiva frase del sogno però si riferiva a mio fratello, che io identificavo con il cocchiere. Quell'anno avevo rinunciato a fare un viaggio con lui in Italia. {Non posso viaggiare con lei lungo la linea ferroviaria). E questo rifiuto era una specie di punizione, perché egli aveva l'abitudine di lamentarsi che lo stancavo troppo durante quei viaggi (questo appariva nel sogno senza modifiche) insistendo perché andassimo rapidamente da un posto all'altro e vedessimo molte cose belle in un sol giorno. La sera del sogno mio fratello mi aveva accompagnato alla stazione, ma era sceso poco prima che vi arrivassimo, alla stazione ferroviavia suburbana adiacente alla stazione principale, con l'intenzione di andare a Purkesdorf sulla linea periferica. Io gli avevo fatto osservare che avrebbe potuto restare un po' di più con me andando a Purkesdorf con la linea principale. Questo aveva prodotto nel sogno il brano in cui io viaggiavo in carrozza per parte della distanza che in genere si percorre in treno. Era un'inversione della realtà, una specie di «tu quoque». A mio fratello avevo detto: «Puoi viaggiare sulla linea principale in mia compagnia per quel tratto che percorreresti sulla periferica». Avevo prodotto tutta quella confusione nel sogno, usando «carrozza» invece di «linea periferica» (cosa che del resto mi fu di grande aiuto per riunire le figure di mio fratello e del vetturino). In questo modo riuscii a produrre qualcosa di insensato nel sogno, che apparentemente non si poteva districare e che era quasi in diretta contraddizione con una mia precedente osservazione nel sogno {«non posso viaggiare con lei lungo la linea ferroviaria»). Tuttavia, poiché non c'era alcuna necessità di confondere la linea periferica e la carrozza, devo aver programmato intenzionalmente tutto questo enigma nel sogno. Ma a quale scopo? Dobbiamo ora scoprire il valore dell'assurdità nei sogni e i motivi che la permettono o la creano. Questa è la spiegazione del mistero di questo sogno: era per me necessario che ci fosse qualcosa di assurdo e di incomprensibile in questo sogno in relazione alla parola «fahren» [viaggiare, andare in carrozza], perché i pensieri del sogno contenevano un fatto particolare che chiedeva di essere rappresentato. Una sera, mentre ero a casa di una signora socievole e spiritosa, che appare come «padrona di casa» in un'altra scena dello stesso sogno, avevo sentito due indovinelli, che non ero riuscito a risolvere. Poiché il resto della compagnia li conosceva, feci una figura piuttosto ridicola nei miei vani tentativi di trovare la risposta. Erano basati su giochi di parole con «Nachkommen» e «Vorfahren» e dicevano più o meno così: Der Her befiehlt's, Der Kutscher tut's. Ein jeder hat's Im Grabe ruht's. (Al comando del padrone Il cocchiere esegue: Tutti ce l'hanno, Sta nella tomba). (Risposta: «Vorfahren» = presentarsi in carrozza, antenati). Ciò che confondeva particolarmente era che la prima metà del secondo indovinello era identica alla prima: Der Her befiehlt's, Der Kutscher tut's. Nicht jeder hat's In der Wiege ruht's (Al comando del padrone Il cocchiere esegue: Non tutti ce l'hanno Sta nella culla). (Risposta): «Nachkommen» = seguire, successori). Quando vidi il conte Thun arrivare in carrozza così imperiosamente e quando subito dopo mi sentii dell'umore di Figaro, con la sua osservazione sulla bontà dei gran signori che si prendono la pena di nascere (di diventare successori), questi due indovinelli vennero impiegati dal lavoro onirico come pensieri intermedi. Poiché gli aristocratici si potevano facilmente confondere con i vetturini e poiché un tempo dalle nostre parti il vetturino si chiamava «Schwager» (cocchiere e cognato), il lavoro di condensazione fu in grado di introdurre mio fratello nella stessa rappresentazione. Ma il pensiero del sogno che si celava dietro tutto questo era il seguente: «È assurdo essere orgogliosi dei propri antenati; preferisco essere io stesso antenato». Questo giudizio, che qualcosa «è assurda», aveva prodotto l'assurdità del sogno. E ciò chiarisce anche l'altro enigma di questa parte oscura del sogno, cioè il perché mi sembrava di aver già viaggiato con il vetturino prima (vorher gefahren, vorgefahren). Dunque un sogno diventa assurdo se tra i pensieri del sogno c'è il giudizio che qualcosa «è assurdo», cioè se c'è critica o derisione in una serie di pensieri inconsci del sognatore. L'assurdità di conseguenza è uno dei metodi impiegati dal lavoro onirico per rappresentare una contraddizione, parallelamente ad altri metodi quali l'inversione di certi rapporti materiali dei pensieri nel contenuto del sogno, o l'impiego della sensazione di inibizione motoria. Tuttavia, l'assurdità del sogno non si deve interpretare come un semplice «no»; essa serve a riprodurre l'umore dei pensieri del sogno, che unisce l'ironia o il comico con la contraddizione. È solo con questo scopo che produce qualcosa di ridicolo. Anche qui dà forma manifesta ad una parte del contenuto latente. In realtà abbiamo già incontrato un convincente esempio di sogno assurdo con questo tipo di significato: il sogno, che ho interpretato senza analisi, della rappresentazione di un'opera di Wagner che durava fino alle sette e tre quarti del mattino e in cui l'orchestra era diretta da una torre, e così via. Evidentemente voleva dire: «Questo è un mondo capovolto e una società pazza; chi merita qualcosa non l'ottiene, chi non se ne cura l'ottiene», e qui la sognatrice paragonava il suo destino a quello della cugina. E non è certo casuale il riferimento al padre morto dei nostri primi esempi di assurdità dei sogni. In tali casi, le condizioni per la creazione di sogni assurdi si trovano riunite insieme in maniera caratteristica. L'autorità inalberata dal padre provoca la critica dei suoi figli fin dalla più tenera età, e le severe esigenze che egli impone loro li inducono a ricercare attentamente le debolezze del padre, per proprio sollievo; ma la devozione filiale destata nelle nostre menti dalla figura del padre, specialmente dopo la sua morte, rinsalda la censura che impedisce l'espressione cosciente di queste critiche. IV. Ed ora un altro sogno assurdo su un padre morto. Ricevetti una comunicazione dal comune della mia città natale, riguardante le spese dovute per il ricovero in ospedale di qualcuno che aveva avuto un attacco a casa mia nel 1851. Ciò mi divertì, perché in primo luogo nel 1851 non ero ancora nato e in secondo luogo perché mio padre, cui avrebbe potuto riferirsi, era già morto. Andai da lui nella stanza accanto, dove egli era disteso sul suo letto e glielo dissi. Con mia sorpresa, egli si ricordò che una volta nel 1851 si era ubriacato e aveva dovuto essere rinchiuso o detenuto. Fu nel periodo in cui lavorava per la ditta T... «Dunque anche tu bevevi?», gli chiesi. «Ti sei sposato subito dopo quel fatto?». Calcolai che, naturalmente, io ero nato nel 1856, che mi sembrava l'anno immediatamente seguente. Dovremmo desumere dalla precedente discussione che l'insistenza con la quale il sogno esibisce le sue assurdità non possa essere altro che l'indizio della presenza di una polemica particolarmente amara e appassionata. Siamo quindi tanto più stupiti nell'osservare che in questo sogno si polemizza apertamente e che mio padre è l'oggetto esplicito della derisione. Questa franchezza sembra essere in contraddizione con quanto abbiamo asserito riguardo alla censura del lavoro onirico. La posizione diventa più chiara se ci si rende conto che in questo caso mio padre era solo un uomo fantoccio, la discussione si rivolgeva a un'altra persona, che appariva nel sogno con una sola allusione. Mentre generalmente nel sogno c'è una ribellione contro qualcun altro, dietro al quale si cela il padre del sognatore, qui è avvenuto il contrario. Mio padre diventa un uomo di paglia per coprire qualcun altro; e al sogno fu concesso di occuparsi così apertamente di una figura che in genere è considerata sacra, perché nello stesso tempò io sapevo con certezza che non si riferiva veramente a lui. La causa eccitatrice del sogno ne era la prova. Infatti sognai dopo aver saputo che un mio collega più anziano, il cui giudizio era al di là di ogni critica, aveva espresso disapprovazione e sorpresa per il fatto che il trattamento psicoanalitico di un mio paziente durava già da cinque anni. Le prime frasi del sogno alludevano velatamente al fatto che per un certo tempo questo collega si era assunto i compiti che mio padre non poteva eseguire («spese dovute», «ricovero in ospedale») e che, quando i nostri rapporti cominciarono ad essere meno amichevoli, mi ero trovato coinvolto in quello stesso conflitto emotivo, che sorge quando c'è un'incomprensione tra padre e figlio, conflitto dovuto alla posizione occupata dal padre e all'aiuto da lui precedentemente fornito. I pensieri del sogno protestavano amareggiati contro il rimprovero secondo il quale non procedevo più in fretta, rimprovero che, applicato al principio alla cura del mio paziente, si estendeva poi ad altre cose. Conosceva forse qualcuno, pensavo, che avrebbe proceduto più rapidamente? Non sapeva egli che, a parte i miei metodi di cura, gli stati di quel genere sono sempre inguaribili e durano per tutta la vita? Che cosa erano quattro o cinque anni in confronto a tutta una vita, specialmente considerando poi che l'esistenza del paziente era stata molto facilitata durante la cura? Gran parte dell'impressione di assurdità di questo sogno derivava dall'aver messo insieme frasi di diverse zone dei pensieri del sogno, senza ponti. Così la frase «Andai da lui nella stanza accanto» ecc., lasciava cadere l'argomento trattato dalle frasi precedenti e riproduceva esattamente le circostanze in cui informavo mio padre di essermi fidanzato, senza essermi prima consultato con lui. Questa frase mi ricordava dunque l'ammirevole altruismo da lui dimostrato in tale occasione, in contrasto con il comportamento di un'altra persona. Bisogna osservare che il sogno fu in grado di mettere in ridicolo mio padre, perché nei pensieri del sogno egli era altamente ammirato e serviva da modello ad altre persone. E proprio della natura della censura il lasciar passare tra le cose proibite quelle che non sono vere piuttosto che quelle vere. La frase seguente, per cui egli ricordava «di essersi ubriacato una volta e di essere stato rinchiuso per quel motivo», non riguardava più qualcosa concernente mio padre nella realtà. Qui egli rappresentava il grande Meynert, le cui tracce avevo seguito con profonda venerazione e il cui comportamento nei miei confronti, dopo un breve periodo di simpatia, era diventato di aperta ostilità. Il sogno mi rammentava che egli stesso mi aveva detto una volta che in gioventù aveva avuto l'abitudine di inebriarsi con cloroformio e per quel motivo aveva dovuto entrare in una clinica. Mi ricordava anche un altro episodio, avvenuto poco prima della sua morte. Avevo avuto con lui un'amara polemica per i miei scritti sull'isteria maschile, di cui egli negava la validità. Quando ero andato a trovarlo durante la sua fatale malattia e gli avevo chiesto come stava, egli mi aveva parlato a lungo delle sue condizioni e aveva concluso con queste parole: «Sa, sono sempre stato uno dei casi più evidenti di isteria maschile». Egli ammetteva così, con mia grande soddisfazione e stupore, ciò che aveva ostinatamente contestato per tanto tempo. Ma la ragione per cui, in questa scena del sogno, potevo usare mio padre come schermo per Meynert non si trovava nell'analogia che avevo scoperto tra le due persone. La scena era breve, ma era una rappresentazione sufficiente della frase condizionale dei pensieri del sogno, che diceva: «Se fossi la seconda generazione, il figlio di un professore o di un consigliere, certamente procederei più velocemente». Nel sogno avevo fatto diventare mio padre consigliere e professore. La più clamorosa e fastidiosa assurdità del sogno consisteva nel modo di trattare la data del 1851, che mi sembrava non avere differenze con il 1856, come se una differenza di cinque anni non avesse alcun valore. Ma questo era proprio ciò che i pensieri del sogno intendevano esprimere. Quattro o cinque anni era proprio il tempo in cui mi ero avvalso dell'aiuto del collega nominato precedentemente nell'analisi; ma era anche il periodo di tempo che la mia fidanzata aveva dovuto aspettare prima del nostro matrimonio; ed era anche per coincidenza casuale, ben accetta dai pensieri del sogno, lo stesso lasso di tempo che il mio paziente aveva dovuto attendere per la completa guarigione. «Che cosa sono cinque anni?», chiedevano i pensieri del sogno. «Niente, per quanto mi riguarda, non contano niente. Ho abbastanza tempo davanti a me. E come sono riuscito alla fine in quello, anche se voi non ci credevate, così riuscirò anche in questo». A parte questo, comunque, il numero 51 in sé, senza il secolo, era determinato in un altro senso, anzi in senso opposto; ed è per questo anche che appariva nel sogno ripetutamente. 51 è l'età apparentemente più pericolosa per gli uomini; conosco colleghi che sono morti improvvisamente a quell'età, e tra essi uno che dopo lunghi ritardi era stato nominato professore solo pochi giorni prima del decesso. V. Un altro sogno assurdo che gioca con i numeri. Un mio conoscente, il signor M., era stato attaccato in uno scritto con violenza ingiustificata secondo tutti noi, nientedimeno che da Goethe. Il signor M., naturalmente, era abbattuto per questo attacco. Se ne lamentava con amarezza a cena con gli amici; tuttavia la sua venerazione per Goethe era rimasta inalterata dopo questa esperienza personale. Cercai di chiarire l'ordine cronologico, poiché mi sembrava improbabile. Goethe era morto nel 1832. Poiché il suo attacco contro il signor M. dev 'essere avvenuto precedentemente, il signor M. doveva essere molto giovane allora. Mi sembrava probabile che avesse diciotto anni. Tuttavia non sapevo con sicurezza in che anno eravamo e quindi tutto il mio calcolo si perdeva nell 'oscurità. Tra l'altro l'attacco si trovava nel ben noto saggio di Goethe Natura. Riusciremo facilmente a giustificare l'assurdità di questo sogno. Il signor M., che avevo conosciuto ad una cena con amici, mi aveva chiesto non molto tempo prima di visitare suo fratello che mostrava sintomi di paralisi generale. Il sospetto era fondato; durante la visita era accaduto un incidente imbarazzante, poiché nel corso della conversazione il paziente, senza alcuna ragione, espose al ridicolo il fratello, parlando delle sue avventure giovanili. Avevo chiesto al paziente il suo anno di nascita e gli avevo fatto fare diverse piccole somme per mettere a prova la debolezza della sua memoria. Ma riuscì a superare le prove abbastanza bene. Riuscivo già a capire che io stesso mi ero comportato da paralitico nel sogno. (Non sapevo con certezza in che anno eravamo). Un'altra parte del materiale onirico proveniva da un'altra fonte recente. L'editore di un giornale medico, con il quale ero in rapporti amichevoli, aveva pubblicato una critica molto sfavorevole, «annientante», sull'ultimo libro del mio amico FI. di Berlino. La critica era stata fatta da un redattore molto giovane e poco esperto. Pensai di avere il diritto di intervenire e rimproverai l'editore per quella faccenda. Egli si mostrò vivamente dispiaciuto per aver pubblicato quella critica ma non si offrì di riparare. Troncai quindi i miei rapporti con il giornale, ma nella lettera di dimissioni espressi la speranza che i nostri rapporti personali non risentissero dell 'accaduto. La terza fonte del sogno era un racconto che avevo appena sentito da una paziente sulla malattia mentale del fratello, che era diventato improvvisamente pazzo gridando «Natura! Natura!». Secondo i dottori questa esclamazione derivava dalla sua lettura del sorprendente saggio di Goethe sull'argomento e mostrava che egli si era affaticato troppo con i suoi studi sulla filosofia naturale. Quanto a me, preferivo pensare al senso sessuale che qui anche le persone meno colte danno a questa parola. La mia idea perlomeno non fu smentita dal fatto che lo sfortunato giovane in seguito si mutilò i genitali. Aveva diciotto anni quando ebbe l'attacco. Posso aggiungere che il libro del mio amico, che era stato così severamente criticato (il redattore aveva detto: «Ci si chiede se l'autore è pazzo o se lo siamo noi»), riguardava i dati cronologici della vita e dimostrava che la lunghezza della vita di Goethe era un multiplo di un numero significativo in biologia. È facile quindi vedere che nel sogno io mi mettevo al posto del mio amico {cercai di chiarire i dati cronologici). Ma mi comportavo come un paralitico e il sogno era una massa di assurdità. I pensieri del sogno dicevano quindi ironicamente: «Naturalmente è lui il pazzo e voi siete le persone geniali che ne sanno di più. È sicuro che non può essere il contrario?». C'erano numerosi esempi di questa inversione nel sogno. Per esempio, Goethe attaccava il giovane, il che è assurdo, mentre è ancora possibile che un giovane attacchi Goethe, che è immortale. E ancora, avevo fatto i calcoli dell'anno della morte di Goethe, mentre al paralitico avevo fatto fare i calcoli dall'anno della sua nascita. Ma ho anche promesso di dimostrare che i sogni sono ispirati unicamente da motivi egoistici. Devo quindi spiegare il fatto che in questo sogno ho fatto mia la causa del mio amico e mi sono messo al suo posto. L'intensità della mia convinzione critica da sveglio non è sufficiente alla spiegazione. Però la storia del paziente di diciotto anni e la diversa interpretazione della sua esclamazione «Natura!» erano allusioni all'opposizione in cui mi trovavo in confronto con la maggior parte dei dottori, riguardo alle mie convinzioni sull'eziologia sessuale delle psiconevrosi. Potevo dirmi: «Le critiche dirette al tuo amico saranno dirette anche a te, in una certa misura, ciò si è già verificato». Il «lui» del sogno si può quindi sostituire con un «noi»: «Sì, avete perfettamente ragione, siamo noi i pazzi». C'era nel sogno un promemoria molto chiaro nel mea res agitur, consistente nell'allusione al saggio breve ma bellissimo di Goethe; infatti quando, durante gli ultimi giorni di scuola, ero ancora incerto sulla scelta della carriera, fu quel saggio udito ad una conferenza pubblica che mi fece decidere di intraprendere lo studio delle scienze naturali. VI. Ho anche promesso di dimostrare l'egoismo di un altro sogno in cui il mio ego non appare. Ho riferito un breve sogno in cui il professore M. diceva: «Mio figlio, il Miope...», e ho spiegato che il sogno era solo introduttivo, preliminare ad un altro nel quale anche io avevo una parte. Ed ecco il sogno principale che mancava, dove appare una forma verbale assurda e incomprensibile che richiede una spiegazione. A causa di certi avvenimenti accaduti a Roma, si era reso necessario portare in salvo i bambini, e ciò era stato fatto. La scena era poi davanti a un cancello, una porta doppia di stile antico (la «Porta Romana» di Siena, ne ero già consapevole in sogno), lo sedevo sul bordo di una fontana ed ero molto abbattuto, quasi in lacrime. Una figura femminile, un 'assistente o una suora, accompagnò fuori due ragazzi e li consegnò al padre, che non ero io. Il maggiore dei due era chiaramente il mio figlio più grande; non vidi il viso dell'altro. La donna che l'aveva portato fuori chiese al ragazzo un bacio d'addio. Era notevole il fatto che avesse un naso rosso. Il ragazzo rifiutò di baciarla, ma, stringendole la mano, disse «auf geseres» rivolto verso di lei e poi «auf ungeseres» a noi due (o a uno di noi). Sapevo che quest'ultima frase denotava una preferenza. Questo sogno era formato su un intrico di pensieri prodotti da una commedia che avevo visto, intitolata: Il Nuovo Ghetto. Il problema ebraico, la preoccupazione sul futuro dei bambini, cui non possiamo dare una patria, l'ansia di educarli in modo che possano circolare liberamente, tutto questo si può facilmente riconoscere tra i pensieri rilevanti del sogno. «Presso le acque di Babilonia ci sedemmo e piangemmo»: Siena, come Roma, è famosa per le sue belle fontane. Se in un mio sogno è presente Roma, è necessario che io la sostituisca con un'altra località a me nota. Vicino a Porta Romana, a Siena, avevamo visto un edificio ampio e vivacemente illuminato. Apprendemmo che si trattava di un manicomio. Poco prima del sogno avevo saputo che un uomo del mio stesso credo religioso era stato costretto a rinunciare a un posto ottenuto con molta fatica in un manicomio statale. Il nostro interesse viene ridestato dall'espressione «Auf Geseres» (collocata in un punto dove, data la situazione del sogno, ci si aspetterebbe «Auf Wiedersehen») e dal suo opposto del tutto insensato «Auf Ungeseres». Secondo le informazioni ricevute dai filologi, «Geseres» sarebbe un'autentica parola ebraica derivata dal verbo «goiser», che si può tradurre nel modo migliore con «sofferenze imposte» o «destino». In gergo la parola dovrebbe significare «pianti e lamenti». «Ungeseres» era un mio neologismo personale e fu la prima parola che attirò la mia attenzione, ma al principio non riuscii a cavarne niente. Però la breve osservazione alla fine del sogno, per cui «Ungeseres» denotava una preferenza rispetto a «Geseres», aprì la porta delle associazioni e contemporaneamente alla chiarificazione del termine. Esiste una relazione analoga nel caso del caviale; il caviale non salato («ungesalzen») è più apprezzato di quello salato («gesalzen»). «Caviale per il popolo», pretese aristocratiche; questo celava un'allusione scherzosa ad un membro di casa mia, che, essendo più giovane di me, speravo si sarebbe preso cura dei miei figli in futuro. Ciò concordava con il fatto che un'altra persona di casa, la nostra eccellente bambinaia, era chiaramente ritratta nella donna, assistente o suora, che appariva nel sogno. Tuttavia non c'era ancora alcuna idea di passaggio tra «salato - non salato» e «Geseres Ungeseres». La trovai in «lievitato - non lievitato» («gesäuert ungesäuert»). Nella loro fuga dall'Egitto i figli di Israele non ebbero il tempo di far lievitare la pasta e, in ricordo di ciò, mangiano ancora oggi pane non lievitato a Pasqua. A questo punto posso inserire un'associazione che mi venne improvvisamente in mente durante questa parte dell'analisi. Mi ricordai che durante la Pasqua precedente il mio amico di Berlino e io avevamo passeggiato per le strade di Breslau, città che ci era sconosciuta. Una bambina mi chiese la direzione per una certa strada e fui costretto ad ammettere che non lo sapevo; e osservai al mio amico: «Speriamo che da grande saprà scegliere meglio le persone che la devono guidare». Poco dopo avevo visto una targa che diceva «Dr. Erode. Orario delle visite...». «Speriamo», avevo osservato, «che il nostro collega non sia un pediatra». Nello stesso tempo il mio amico mi stava esponendo le sue idee sul valore biologico della simmetria bilaterale e aveva cominciato una frase con le parole « Se avessimo un occhio in mezzo alla fronte come un Ciclope...». Questo mi riportò all'osservazione del professore nel sogno introduttivo. «Mio figlio, il Miope... » e quindi alla fonte principale di "Geseres". Molti anni prima, quando il figlio del professor M., attualmente un pensatore originale, era seduto al banco di scuola, ebbe una malattia agli occhi che, secondo il dottore, destava preoccupazione. Egli spiegò che finché restava unilaterale non aveva alcuna importanza, ma che se passava all'altro occhio sarebbe stata una faccenda seria; ma poco tempo dopo apparvero i sintomi della malattia nell'altro occhio. La madre del ragazzo, spaventata, fece subito venire il dottore nella remota località di campagna dove si trovavano. Ma il dottore questa volta passò dall' altra parte. «Perché sta facendo una tale "Geseres?"», gridò alla madre, «se un lato è guarito, guarirà anche l'altro». E aveva ragione. Ed ora prendiamo in considerazione la relazione di tutto questo con me e la mia famiglia. Il banco di scuola sul quale il figlio del professor M. cominciò ad apprendere è stato regalato dalla madre al figlio maggiore, al quale nel sogno avevo fatto esprimere le parole di congedo. È facile indovinare uno dei desideri che sorgevano da questo trasferimento. Ma la costruzione del sogno è fatta in modo tale da preservare il bambino dalla miopia e dalla unilateralità. Da qui deriva la presenza nel sogno di «Miope» (e dietro di esso «Ciclope») e il riferimento alla bilateralità. La mia preoccupazione per l'unilateralità aveva più di un significato: si poteva riferire non solo all'unilateralità fisica, ma anche all'unilateralità dello sviluppo intellettuale. Non è forse possibile che la scena del sogno contraddica con la sua assurdità proprio questa preoccupazione? Il bambino, dopo essersi girato da una parte per dire le parole di commiato, si era girato dall 'altra per dire il contrario, come se volesse ristabilire l'equilibrio. Era come se egli agisse con la dovuta attenzione alla simmetria bilaterale! I sogni quindi sono spesso più profondi quando sembrano più pazzi. In ogni periodo storico coloro che avevano qualcosa da dire ma non potevano dirla senza pericolo hanno prontamente fatto i buffoni. L'uditore cui era diretto il discorso proibito lo tollerava più facilmente se poteva nello stesso tempo riderne e illudersi che le parole sgradite fossero chiaramente insensate. Il Principe che nella tragedia doveva far finta di essere pazzo si comportava come i sogni nella realtà; possiamo quindi dire dei sogni quello che Amleto ha detto di sé, celando le circostanze reali dietro un manto di umorismo e inintellegibilità: «Non sono pazzo che col vento di nord-nordovest; quando il vento spira dal sud, so distinguere un falco da un airone!». (Questo sogno rappresenta anche un buon esempio del fatto che generalmente i sogni che vengono fatti nella stessa notte, anche se si ricordano separatamente, provengono dal lavoro di base degli stessi pensieri. Per inciso, la situazione del sogno in cui allontanavo i miei bambini da Roma per salvarli era deformata poiché si riferiva ad un fatto analogo avvenuto durante la mia infanzia: invidiavo alcuni parenti che, molti anni prima, avevano avuto la possibilità di portare i figli in un altro paese.) Ho quindi risolto il problema dell'assurdità dei sogni, dimostrando che i pensieri del sogno non sono mai assurdi, almeno nei sogni delle persone sane di mente, e che produce sogni assurdi e sogni con singoli elementi assurdi, se si trova di fronte alla necessità di rappresentare critiche o ironia o derisione presenti nei pensieri del sogno. II mio compito è ora di mostrare che non consiste in altro che nella combinazione dei tre elementi di cui ho parlato; e di un quarto elemento di cui parlerò in seguito; che non compie altra funzione che quella della traduzione dei pensieri del sogno secondo le quattro condizioni vincolanti; e che la domanda se la mente agisca nei sogni con tutte le sue facoltà intellettive o solo con una parte di esse è formulata in modo sbagliato e non prende in considerazione i fatti. Ma poiché ci sono molti sogni nel cui contenuto si esprimono giudizi, critiche e apprezzamenti, in cui si prova stupore per qualche elemento particolare, in cui si tentano spiegazioni e argomentazioni, devo far fronte alle obiezioni provenienti da questi fatti, mediante esempi adatti. La mia risposta è la seguente: Tutto ciò che nei sogni ci appare come evidente attività della funzione di giudizio non si deve considerare come il risultato di un'attività intellettuale del lavoro onirico, ma come elemento del materiale dei pensieri del sogno che è stato trasferito come struttura già pronta nel contenuto manifesto del sogno. E posso dire di più. Anche i giudizi espressi dopo il risveglio, su un sogno ricordato, e le sensazioni ridestate in noi dalla riproduzione del sogno appartengono in gran parte al contenuto latente del sogno e vanno inseriti nella sua interpretazione. I. Ne ho già citato un esempio molto evidente. Una paziente si rifiutava di raccontarmi un suo sogno perché «non era abbastanza chiaro». Aveva visto qualcuno nel sogno, ma non sapeva se si trattava di suo marito o di suo padre. Seguiva una seconda parte del sogno in cui appariva un secchio di immondizie, che le richiamò alla mente questo ricordo. Quando aveva appena sistemato la casa, aveva scherzosamente detto a una giovane parente che era andata a trovarla che il suo prossimo compito era l'acquisto di un nuovo secchio per le immondizie. La mattina dopo gliene arrivò uno, ma era pieno di mughetti. Questa parte del sogno voleva rappresentare un modo di dire: «Non è cresciuto sulle mie immondizie». Compiuta l'analisi, risultò che i pensieri del sogno riguardavano gli effetti tardivi di una storia che la sognatrice aveva sentito quando era giovane, concernente una ragazza che aveva avuto un bambino e non era chiaro chi fosse il padre. In questo caso quindi la rappresentazione del sogno sconfina nei pensieri da svegli: uno degli elementi dei pensieri del sogno ha trovato la sua rappresentazione in un giudizio espresso da svegli riguardo al sogno nell'insieme. II. Ed ecco un caso simile. Un mio paziente fece un sogno che gli sembrò interessante, perché appena sveglio si disse: «Devo raccontarlo al dottore». Il sogno venne analizzato e produsse allusioni molto chiare ad una relazione cominciata durante la cura e della quale egli aveva deciso di non raccontarmi nulla. (Se, durante un sogno fatto nel periodo del trattamento psicoanalitico, il sognatore dice a se stesso: «Devo dirlo al dottore», ciò implica sempre la presenza di una forte resistenza alla confessione del sogno, che appunto viene spesso dimenticato.) III. Un terzo esempio tratto dalla mia esperienza personale. Andavo all'ospedale con P. passando per un quartiere dove c'erano case e giardini. Nello stesso tempo avevo l'impressione di aver visto spesso questo quartiere in sogno. Non mi orientavo molto bene. Egli mi mostrò una strada che dopo l'angolo portava a un ristorante (interno, con giardino). Lì chiesi della signora Doni e mi dissero che viveva nel retro in una stanzetta con tre bambini. Mi diressi da quella parte, ma prima di arrivarci incontrai una figura indistinta con le mie due figlie; le presi con me dopo essere rimasto fermo con loro per qualche momento. Una specie di rimprovero a mia moglie, per averle lasciate là. Quando mi svegliai provai un senso di grande soddisfazione, che attribuii al fatto che con l'analisi avrei scoperto il significato della frase «L'ho già sognato prima». Ma in realtà l'analisi non mi insegnò nulla del genere; mi mostrò invece che la soddisfazione apparteneva al contenuto latente del sogno e non a un giudizio su di esso. La mia soddisfazione riguardava il fatto che il mio matrimonio mi aveva dato dei figli. Il corso della vita di P. si era svolto per un certo tempo parallelamente al mio, ma poi egli mi aveva distanziato sia socialmente che materialmente; il suo matrimonio però era senza figli. I due spunti del sogno serviranno ad indicare il suo significato, al posto di un'analisi completa. Il giorno prima avevo letto sul giornale che la signora Dona A...y (che nel sogno trasformai in «Doni») era morta di parto. Mia moglie mi aveva detto che la donna morta era stata curata dalla stessa levatrice che aveva assistito lei alla nascita dei nostri due figli più piccoli. Il nome «Dona» mi aveva colpito perché l'avevo incontrato per la prima volta poco tempo prima in un romanzo inglese. Il secondo spunto del sogno è costituito dalla data in cui lo feci. Era la notte precedente il compleanno del mio figlio maggiore, che mi sembra dotato di talento poetico. IV. Ebbi lo stesso senso di soddisfazione quando mi svegliai dopo il sogno assurdo di mio padre che aveva un ruolo politico tra i Magiari dopo la sua morte; la ragione si trova nella continuazione della sensazione che aveva accompagnato l'ultima parte del sogno. Ricordavo che sul letto di morte assomigliava a Garibaldi ed ero contento che si fosse avverato... (C'era un seguito che avevo dimenticato). L'analisi mi permise di riempire questa lacuna. Era la menzione del mio secondo figlio, cui avevo dato il nome di un grande personaggio storico, che mi aveva intensamente attratto, specialmente dopo il mio viaggio in Inghilterra. Durante l'anno precedente la nascita del bambino avevo deciso di dargli questo nome se era un maschio e in tal modo salutai il neonato con un senso di grande soddisfazione. (È facile vedere come la megalomania repressa dei padri si trasferisca nei loro pensieri sui figli, e sembra molto probabile che questo sia uno dei metodi con i quali si esplica la repressione di tale sentimento, che diventa necessaria nella | vita reale). Nel contesto di questo sogno, il diritto del bambino di farne parte deriva dal fatto che egli aveva appena avuto la stessa disavventura, facilmente perdonabile a un bambino e a un moribondo, di insudiciare il letto. Si confronti a questo riguardo Stulrichter e il desiderio espresso nel sogno di apparire grandi e puri agli occhi dei figli. V. Rivolgerò ora la mia attenzione ai giudizi espressi nel sogno stesso e non continuati nella vita da svegli, né trasferiti in essa. Nel cercare degli esempi, il mio compito sarà grandemente facilitato potendo servirmi di sogni che ho già riferito per altri scopi. Il sogno dell'attacco di Goethe contro il signor M. contiene un gran numero di atti di giudizio. «Cercai di chiarire i dati cronologici, che mi sembravano impossibili». Ciò ha tutte le apparenze di una critica contro l'idea assurda che Goethe abbia diretto un attacco letterario contro un mio giovane conoscente. «Sembrava plausibile che egli avesse diciotto anni». Anche questo suona come il risultato di un calcolo, anche se fatto da un debole di mente. Infine, «Non sapevo con certezza in che anno eravamo» sembra un esempio di incertezza o dubbio nel sogno. Tutti questi quindi sembravano atti di giudizio fatti per la prima volta nel sogno. Ma l'analisi ha mostrato che quelle espressioni potevano anche essere prese in un altro senso, diventando in tal modo indispensabili per l'interpretazione del sogno ed eliminando ogni traccia di assurdità. La frase «cercai di chiarire i dati cronologici» mi metteva al posto del mio amico che cercava effettivamente di chiarire i dati cronologici della vita. Questo priva la frase del suo significato come giudizio di protesta contro l'assurdità delle frasi precedenti. La frase interpolata, «che mi sembrava impossibile», appartiene a quella seguente: «sembrava plausìbile». Io avevo detto proprio queste parole alla signora che mi aveva raccontato la storia della malattia del fratello. «Mi sembra impossibile che le sue grida "Natura! Natura!" abbiano avuto qualcosa a che fare con Goethe; mi sembra molto più plausibile che le parole avessero quel significato sessuale che lei conosce». È vero che qui viene espresso un giudizio, non nel sogno, bensì nella realtà, e in una circostanza che viene ricordata e usata dai pensieri del sogno. Il contenuto del sogno si è appropriato di questo giudizio, come di qualsiasi altro frammento dei pensieri del sogno. Il numero «18», cui il giudizio nel sogno era assurdamente collegato, mantiene una traccia del contesto reale da cui era stato preso il giudizio. Infine, «non sapevo con certezza in che anno eravamo», voleva solo prolungare la mia identificazione con il paziente paralitico, durante l'esame del quale era effettivamente sorto questo punto. La soluzione di quelli che apparentemente sono atti di giudizio del sogno può servire a ricordarsi le regole esposte al principio di questo libro per svolgere il lavoro di interpretazione: dovremmo cioè trascurare l'apparente coerenza del contenuto dei sogno quale illusione non essenziale e dovremmo risalire alle origini di ciascun elemento singolarmente. Il sogno è un conglomerato che, per scopi investigativi, deve essere spezzato di nuovo in frammenti. D'altra parte si osserverà che nei sogni agisce una forza psichica che crea questa apparente coerenza, che cioè sottopone il materiale prodotto dal lavoro onirico ad una «revisione secondaria». Questo ci mette a confronto con le manifestazioni di un'importante forza, che in seguito risulterà essere il quarto fattore impegnato nella formazione dei sogni. VI. Ed ecco un ulteriore esempio di giudizio tratto da un sogno che ho già riferito. Nel sogno assurdo della comunicazione dal consiglio comunale chiedevo: «Ti sei sposato subito dopo?». Calcolai che, naturalmente ero nato nel 1856, che mi sembrava l'anno immediatamente seguente. Tutto questo rivestiva la forma di conclusione logica. Mio padre si era sposato nel 1851, subito dopo il suo attacco; io, naturalmente, ero il primogenito ed ero nato nel 1856; il che era esatto. Come sappiamo, questa falsa conclusione fu determinata nell'interesse della soddisfazione di un desiderio; il pensiero predominante del sogno era: «Quattro o cinque anni, non sono niente: non contano». Ogni frase di questa serie di conclusioni logiche, per quanto simile nel contenuto e nella forma, si poteva spiegare in modo diverso in quanto determinata dai pensieri del sogno. Era il paziente della cui lunga analisi si era stupito il mio collega, che aveva deciso di sposarsi immediatamente alla fine della cura. Il modo in cui mi ero rivolto a mio padre nel sogno sembrava una interrogazione o un esame e mi ricordava anche un professore universitario che generalmente chiedeva abbondanti particolari agli studenti che si iscrivevano alle sue lezioni: «Data di nascita?» «1856» - «Paternità?». In risposta si diceva il nome del padre con la desinenza latina; e noi studenti supponevamo che il professore traesse dal nome del padre conclusioni, che non si potevano sempre trarre dal nome dello studente. Quindi questo trarre le conclusioni del sogno non era altro che una ripetizione del trarre le conclusioni che appariva come parte del matenale dei pensieri del sogno. Da ciò risulta qualcosa di nuovo. Se nel contenuto del sogno si trova una conclusione, non c'è dubbio che derivi dai pensieri del sogno: ma è presente in essi o come parte di matenale ricordato o come legame logico di una serie di pensieri del sogno. Tuttavia, in ogni caso una conclusione in un sogno rappresenta una conclusione nei pensieri del sogno. («Questi risultati sono in un certo senso una correzione di quanto ho detto precedentemente sulla rappresentazione di relazioni logiche nei sogni. Il brano precedente descrive il omponamento generale del lavoro onirico, ma non tiene in alcuna considerazione i particolari più sottili e precisi del suo funzionamento.) A questo punto possiamo riprendere la nostra analisi del sogno. Le domande del professore mi fanno ricordare il registro degli studenti universitari (che ai miei tempi era redatto in latino). Penso poi al corso dei miei studi accademici. I cinque anni prescritti per gli studi medici erano troppo pochi per me. Continuai tranquillamente il mio lavoro per molti più anni e i miei conoscenti mi consideravano un ozioso e dubitavano che avrei mai finito. Allora decisi di fare subito gli esami e terminai gli studi nonostante il ritardo. Ed ecco un nuovo rinforzo ai pensieri del sogno con i quali stavo sprezzantemente affrontando i miei critici: «Anche se voi non ci credete perché perdo il mio tempo, io finirò; porterò a conclusione la mia preparazione medica. Le cose si sono risolte così altre volte». Questo stesso sogno conteneva in principio delle frasi cui non si potrebbe rifiutare il carattere di argomentazione. E l'argomentazione non era nemmeno assurda; si sarebbe potuta presentare nei pensieri da svegli. Nel sogno la comunicazione del consiglio comunale mi divertiva perché, in primo luogo, non ero ancora al mondo nel 1851 e, in secondo luogo, mio padre, cui poteva riferirsi, è già morto. Entrambe queste affermazioni non solo erano esatte in se stesse, ma coincidevano proprio con le argomentazioni che avrei sollevato se avessi ricevuto una comunicazione del genere. La mia precedente analisi del sogno mostrava la sua provenienza da pensieri del sogno profondamente amari e ironici. Se possiamo anche presumere la presenza di validi motivi per l'attività della censura, comprenderemo che aveva tutte le ragioni di produrre una confusione perfettamente valida a una proposta assurda, sul modello contenuto nei pensieri del sogno. Ma l'analisi mostrava che non era stato libero nel tracciare questo parallelo, dei pensieri del sogno. Era come se ci fosse un'equazione algebrica contenente (oltre alle cifre) segni di più e di meno, segni di potenze e di radici, e qualcuno dovesse copiare l'equazione senza comprenderla, riportando i simboli e le cifre nella sua copia, ma mischiandoli tutti insieme. Le due argomentazioni (nel contenuto del sogno) risalgono al seguente materiale. È penoso per me pensare che alcune delle premesse su cui si basano le mie spiegazioni psicologiche delle psiconevrosi debbano suscitare scetticismo e ilarità, appena conosciute. Per esempio, sono arrivato alla conclusione che le impressioni del secondo anno di vita, e a volte anche del primo, lasciano un'impronta durevole sulla vita emotiva di coloro che in seguito si ammaleranno, e che queste impressioni, anche se deformate e in molti modi esagerate dalla memoria, possono costituire la prima e la più profonda base dei sintomi isterici. I pazienti, cui spiego queste cose al momento giusto, usano parodiare questa conoscenza appena acquisita dichiarando di essere pronti a cercare ricordi che risalgono al tempo in cui non erano ancora in vita. Immagino che la mia scoperta dell'importanza del ruolo del padre sui primi impulsi sessuali delle pazienti riceverà accoglienza analoga. Tuttavia è una mia convinzione ben fondata che entrambe queste ipotesi siano vere. Per conferma richiamai alla mente dei casi in cui la morte del padre era avvenuta quando il figlio era molto piccolo ed eventi posteriori dimostravano che il bimbo aveva trattenuto inconsciamentericordi della figura che era scomparsa così presto dalla sua vita. Sapevo che queste due affermazioni si basavano sul trarre le conclusioni, la cui validità sarebbe stata contestata. Si trattava quindi di una realizzazione di desiderio se proprio il materiale di quelle conclusioni che temevo sarebbero state contestate fu impiegato dal sogno per trarre conclusioni che era impossibile contestare. VII. Al principio di un sogno che fino ad ora ho solo sfiorato, c'è una chiara espressione di stupore per l'argomento venuto fuori. Il vecchio Brücke deve avermi assegnato un compito; cosa strana, si riferiva alla dissezione della parte inferiore del mio corpo, bacino e gambe che io vedevo davanti a me come nel laboratorio di anatomia, ma senza notarne la mancanza nel mio corpo e senza alcuna traccia di sensazioni dolorose. Louise N. era accanto a me e lavorava con me. Il bacino era stato svuotato ed era visibile ora nel suo aspetto superiore ora in quello inferiore; i due aspetti si confondevano. Si potevano vedere delle spesse protuberanze color carne (che, anche nel sogno, mi facevano pensare alle emorroidi). Si doveva anche tirar fuori accuratamente qualcosa che vi era posata sopra, come carta argentata spiegazzata. (Stanniol, che era un'allusione al libro di Stannius sul sistema nervoso dei pesci. Era l'ambiente al pianoterra del mio palazzo, dove gli inquilini lasciano le carrozzine; ma era sovradeterminato in molti altri modi.) Poi fui di nuovo in possesso delle mie gambe e attraversai la stanza. Ma (ero stanco) presi una carrozza. Con mio stupore la carrozza passò attraverso la porta di una casa, che si aprì e la lasciò passare in un corridoio che all'estremità girava ad angolo e portava di nuovo ali 'aria libera56. Infine facevo un viaggio attraverso paesaggi mutevoli con una guida alpina che portava i miei bagagli. Per parte del cammino aveva trasportato anche me, a causa delle mie gambe stanche. Il terreno era paludoso; noi camminavamo lungo il bordo; persone come indiani o zingari sedevano per terra, tra loro era una ragazza. Prima di questo ero avanzato sul terreno scivoloso con un continuo senso di sorpresa per il fatto di essere capace di farlo dopo la dissezione. Infine raggiungemmo una piccola casa di legno alla cui estremità c'era una finestra aperta. Lì la guida mi posò giù e distese due assi di legno, che erano già pronte, sul davanzale della finestra, come per fare un ponte sull'abisso che si doveva sorpassare dalla finestra. A quel punto io mi spaventai veramente per le mie gambe, ma invece dell'atteso attraversamento vidi due uomini adulti stesi su panche di legno lungo le pareti della capanna e vicino a loro qualcosa che sembrava due bambini che dormivano. Sembrava che il passaggio non sarebbe stato reso possibile dalle assi ma dai bambini. Mi svegliai con la mente impaurita. Chiunque si sia formato anche la più pallida idea della misura della condensazione dei sogni, immaginerà facilmente quante pagine si dovrebbero riempire per fare un'analisi completa di questo sogno. Ma fortunatamente devo solo fermarmi, in questo contesto, su un punto che fornisce un esempio dello stupore nel sogno, quale è estrinsecato dall'inciso «cosa strana». Questo era lo spunto del sogno: Louise N., la donna che mi aiutava nel mio lavoro nel sogno, era venuta a farmi visita. «Prestami qualcosa da leggere» aveva detto. Le offrii She di Rider Haggard. «Un libro strano, ma pieno di significato nascosto», cominciai a spiegarle, «l'eterno femminino, l'immortalità dei nostri affetti...». Qui lei mi interruppe: «Lo conosco già. Non hai nulla di tuo?» «No, i miei lavori immortali non sono ancora stati scritti». «Ma quanto dovremo aspettare queste tue cosiddette spiegazioni fondamentali che secondo le tue promesse anche noi saremo in grado di leggere?», chiese con una sfumatura di sarcasmo. A questo punto vidi qualcun altro che mi ammoniva attraverso le sue parole e rimasi in silenzio. Riflettei su quanta autodisciplina mi costava anche il solo offrire al pubblico il mio libro sui sogni: in esso avrei dovuto rivelare tanta parte del mio essere più intimo. Dopo tutto, il meglio di quanto puoi sapere, Ai tuoi alunni non lo puoi dire. Il compito affidatomi nel sogno di eseguire una dissezione sul mio proprio corpo era quindi l'analisi di me stesso, collegata al fatto di esporre i miei sogni. Il vecchio Brücke subentrava opportunamente; anche nei miei primi anni di lavoro scientifico accadeva che io lasciassi accantonare le mie scoperte finché le sue energiche rimostranze mi inducevano a pubblicarle. Gli altri pensieri sorti dalla conversazione con Louise N. erano troppo profondi per diventare coscienti; erano diretti verso il materiale ridestato in me dal parlare di She di Rider Haggard. Il giudizio «cosa strana» si riferiva a quel libro e a un altro, Heart of the World, dello stesso autore; e molti altri elementi del sogno provenivano da questi due romanzi fantastici. Il terreno paludoso sul quale le persone dovevano essere trasportate, l'abisso attraversato per mezzo di assi che si portavano dietro, erano presi da She; gli indiani, la ragazza e la capanna di legno erano presi da Heart of the World. In entrambi i romanzi la guida è una donna; entrambi sono imperniati su viaggi pericolosi; ma She descrive un cammino avventuroso, che non è quasi mai stato percorso prima, verso regioni inesplorate. La sensazione di stanchezza alle gambe, secondo un appunto trovato a proposito di questo sogno, era stata una sensazione reale durante il giorno. Probabilmente si accompagnava a stanchezza morale e a un pensiero dubbioso: «Per quanto tempo ancora le mie gambe mi reggeranno?». In She l'avventura termina con la guida che, invece di trovare l'immortalità per sé e per gli altri, muore nelle misteriose fiamme sotterranee. Una paura di quel genere era certamente attiva nei pensieri del mio sogno. La «capanna di legno» era anche, senza dubbio, una bara, cioè la tomba. Ma ha fatto un capolavoro rappresentando il più indesiderato di tutti i pensieri mediante una soddisfazione di desiderio. Infatti ero già stato in una tomba una volta, ma si trattava di una tomba etrusca vicino Orvieto, una stanza stretta con due panche di pietra lungo le pareti, sulle quali giacevano gli scheletri di due uomini adulti. L'interno della casa di legno del sogno era identico, solo la pietra era stata sostituita dal legno. Il sogno sembra aver detto: «Se proprio devi riposare in una tomba, che almeno sia etrusca». E facendo questa sostituzione, trasformò la più cupa delle prospettive in un'altra molto desiderabile. Sfortunatamente, come presto apprenderemo, il sogno può trasformare nel suo opposto la rappresentazione che accompagna l'affetto, ma non l'affetto stesso. Di conseguenza, mi svegliai sgomentato, nonostante la gradita presenza dell'idea che i figli raggiungeranno forse ciò che il loro padre non è riuscito a conseguire; una nuova allusione allo strano romanzo in cui l'identità di una persona viene mantenuta attraverso una serie di generazioni per più di duemila anni. VIII. In un altro mio sogno c'è un'espressione di meraviglia per qualcosa provata nel sogno; ma la meraviglia è unita ad un tentativo di spiegazione così strano, forzato e quasi spiritoso, che anche se fosse solo per questa ragione non potrei resistere alla tentazione di sottoporre tutto il sogno ad analisi, indipendentemente da altri due punti di esso che possono suscitare il nostro interesse. Stavo viaggiando sulla linea ferroviaria meridionale nella notte tra il 18 e il 19 luglio e dormendo sentii: «Hollthurn, dieci minuti». Pensai a Holothurien, un museo di storia naturale, pensai che lì, dove uomini coraggiosi avevano combattuto invano contro le forze superiori del sovrano del loro paese - sì, la Controriforma in Austria - era come se fosse una località della Stiria o del Tirolo. Poi vidi indistintamente un piccolo museo, dove erano conservati i resti o i beni di questa gente. Avrei voluto scendere, ma esitai a farlo. C'erano donne con della frutta sulla pensilina. Erano accovacciate per terra e tenevano in alto i loro cestini con aria invitante. Io esitai perché non sapevo se avrei fatto in tempo, ma ancora non ci muovevamo. All'improvviso mi ritrovai in un altro scompartimento, dove la tappezzeria e i sedili erano così stretti che la schiena delle persone premeva direttamente contro la parete della carrozza. (Questa descrizione era incomprensibile anche per me; ma ho seguito la regola fondamentale di riferire un sogno con le parole che mi sono venute in mente mentre lo scrivevo. Le parole scelte sono esse stesse parte di ciò che è rappresentato nel sogno.) Ero sorpreso per questo fatto, ma pensai che forse avevo cambiato scompartimento mentre dormivo. C'erano molte persone, tra cui un fratello e una sorella inglesi; sullo scaffale lungo la parete era ben visibile una serie di libri. Vidi The Wealth of Nations e Matter and Notion (di Clerk-Maxwell), un grosso volume rilegato in tela marrone. L'uomo chiese alla sorella se aveva dimenticato un certo libro di Schiller. Sembrava che i libri a volte fossero miei a volte loro. A questo punto avrei voluto intervenire nella conversazione per confermare o stabilire... Mi svegliai tutto sudato, perché i finestrini erano chiusi. Il treno era fermo a Marburg. Mentre trascrivevo il sogno, mi venne in mente un'altra parte, che la memoria aveva cercato di sorvolare. Dissi al fratello e alla sorella, riferendomi a un determinato libro; «It is from...», ma mi corressi: «It is by...» L'uomo commentò con la sorella: «Sì, ha detto bene». Il sogno cominciò con il nome della stazione, che senza dubbio deve avermi in parte svegliato. Sostituii al nome Marburg, Hollthurn. Il fatto che avessi sentito «Marburg», quando fu detto la prima volta, o forse dopo, è provato dal mio menzionare nel sogno Schiller, che nacque a Marburg, anche se non in quella stiriana (Schiller non è nato a Marburg, ma a Marbach, come ogni scolaro tedesco sa, ed anche io lo sapevo. Questo era un altro di quegli errori che si inseriscono come sostituiti di una falsificazione intenzionale in qualche altro punto, e che ho cercato di spiegare nella mia Psicopatologia della vita quotidiana). In quella occasione stavo viaggiando in prima classe, ma in condizioni molto scomode. Il treno era affollatissimo e nel mio scompartimento c'erano un signore e una signora apparentemente molto distinti che non avevano il buon gusto, o pensavano che non ne valesse la pena, di nascondere il loro fastidio per la mia intrusione. Il mio gentile saluto non aveva ricevuto risposta. Anche se l'uomo e la donna sedevano vicini (con le spalle alla locomotiva) la donna si affrettò ad occupare, sotto i miei occhi, il posto vicino al finestrino, mettendovi sopra un ombrello. La porta venne immediatamente chiusa e si scambiarono tra loro delle osservazioni precise sull'aprire i finestrini. Probabilmente avevano subito capito che desideravo aria fresca. Era una notte calda e l'aria chiusa dello scompartimento diventò ben presto soffocante. Le mie esperienze di viaggio mi hanno insegnato che questo modo di comportarsi così scortese e insopportabile è tipico delle persone che viaggiano senza pagare o pagando mezzo biglietto. Quando venne il controllore ed io gli mostrai il biglietto tanto costoso, dalla bocca della signora uscirono in tono altero e quasi minaccioso le parole: «Mio marito ha un biglietto gratuito». Aveva una figura imponente con lineamenti scontenti e aveva un'età non lontana da quella della decadenza della bellezza femminile; l'uomo non pronunciò parola e restò immobile. Io cercai di dormire. Nel sogno mi vendicai tremendamente dei miei spiacevoli compagni di viaggio; nessuno potrebbe sospettare quali insulti e umiliazioni si nascondevano dietro ai frammenti della prima parte del sogno. Quando questa esigenza venne soddisfatta, cominciò a farsi sentire un secondo desiderio, quello di cambiare scompartimento. La scena cambia così spesso durante i sogni, e senza la minima obiezione, che non avrebbe dovuto essere sorprendente la mia pronta sostituzione dei miei compagni di viaggio con altri più graditi, presi dalla mia memoria. Ma in questo caso c'era qualcosa che si opponeva al cambiamento di scena e riteneva necessario dare delle spiegazioni. Come mai andai improvvisamente in un altro scompartimento? Non ricordavo di aver cambiato. Ci poteva essere solo una spiegazione: devo aver lasciato lo scompartimento mentre dormivo, fatto raro di cui tuttavia esistono esempi tra le esperienze di un neuropatologo. Sappiamo di persone che hanno fatto dei viaggi in treno in uno stato crepuscolare, senza tradire in alcun modo il loro stato anormale, finché a un certo punto del viaggio sono tornate in sé completamente all'improvviso e si sono stupite della lacuna nella loro memoria. Quindi nel sogno stesso io dichiaravo a me stesso di essere uno di questi casi di «automatismo ambulatorio». Con l'analisi fu possibile trovare un'altra soluzione. Il tentativo di spiegazione, che sembrava così sorprendente se dovevo attribuirlo al lavoro onirico, non era mio originale, ma copiato dalla nevrosi di un mio paziente. Ho già parlato in un altro punto di un uomo, molto colto e sensibile nella vita reale, che dopo la morte dei genitori cominciò a rimproverarsi degli istinti omicidi e poi divenne vittima delle misure di sicurezza, che era costretto a usare per precauzione. Era un grave caso di ossessioni, unito ad una perfetta autocoscienza. Al principio, il camminare per le strade gli diventò un peso a causa dell'ossessione di assicurarsi dove sparivano tutte le persone che incontrava; se qualcuno sfuggiva improvvisamente al suo occhio vigile, egli restava con la sensazione penosa dell'eventualità di averlo eliminato. Si trattava, fra l'altro, di una fantasia di «Caino», perché «tutti gli uomini sono fratelli». A causa dell'impossibilità di fare questo lavoro, rinunciò a uscire e passava la sua vita incarcerato tra le sue quattro mura. Ma le comunicazioni di assassinii commessi all'esterno penetravano continuamente in casa attraverso i giornali e la sua coscienza gli suggeriva, sotto forma di dubbio, la possibilità che egli fosse l'assassino ricercato. La certezza di non essere uscito di casa da molte settimane per un certo tempo lo protesse da queste accuse, finché un giorno gli venne in mente la possibilità di essere uscito di casa in stato di incoscienza e di aver quindi potuto commettere il crimine senza saperne niente. Da quel momento egli chiuse la porta di casa e consegnò la chiave alla sua vecchia governante con l'ordine severo di non lasciarla mai finire nelle sue mani anche se gliela chiedeva. Era quindi questa l'origine del mio tentativo di spiegazione, per cui avrei cambiato scompartimento in uno stato di incoscienza; era stato trasportato già pronto nel sogno dal materiale dei pensieri del sogno ed era evidentemente destinato a servire allo scopo della mia identificazione con la figura di questo paziente. Il ricordo di lui era stato destato in me da una semplice associazione. Il mio ultimo, viaggio notturno, poche settimane prima, l'avevo fatto proprio in compagnia di quest'uomo. Egli era guarito e stavamo andando insieme in provincia per visitare dei suoi parenti che mi avevano mandato a chiamare. Avevamo uno scompartimento tutto per noi; lasciammo i finestrini aperti tutta la notte e passammo il tempo piacevolmente finché restai sveglio. Sapevo che alla radice della sua malattia c'erano stati impulsi ostili contro suo padre, che risalivano alla sua infanzia e comprendevano un problema sessuale. Quindi nella misura in cui io mi identificavo con lui, stavo cercando di confessare qualcosa di analogo. E infatti la seconda scena del sogno terminava con una fantasia in qualche modo stravagante, cioè che i miei due anziani compagni di viaggio mi avevano trattato in modo così scostante perché il mio arrivo aveva impedito lo scambio di tenerezze che avevano programmato per la notte. Tuttavia questa fantasia risaliva ad una scena della prima infanzia, in cui il bambino, probabilmente spinto da curiosità sessuale, era penetrato nella stanza da letto dei genitori e ne era stato cacciato dalle parole perentorie di suo padre. Non credo che sia necessario aggiungere altri esempi. Servirebbero solo a confermare quanto abbiamo dedotto da quelli già citati, che un atto di giudizio in sogno è solo la ripetizione di un prototipo contenuto nei pensieri del sogno. In genere la ripetizione è applicata male e inserita in un contesto inadatto, ma a volte, come nei nostri ultimi esempi, è impiegata così bene che a prima vista può dare l'impressione di un'attività intellettuale indipendente del sogno. A questo punto, possiamo rivolgere la nostra attenzione all'attività psichica che, anche se non sembra intervenire sempre nella formazione dei sogni, quando è presente fonde insieme gli elementi del sogno che hanno origini disparate in un tutt'uno che abbia senso e non sia contraddittorio. Prima di affrontare quell'argomento, però, ci troviamo nell'urgente necessità di prendere in considerazione le espressioni di affetto che compaiono nei sogni e di paragonarle con gli affetti scoperti dall'analisi nei pensieri del sogno. (H) AFFETTI NEI SOGNIUn'acuta osservazione di Stricker ha attirato la nostra attenzione sul fatto che l'espressione di affetto nel sogno non può essere trattata con lo stesso atteggiamento sprezzante con cui, al risveglio, usiamo liquidare il suo contenuto. «Ho paura dei ladri in un sogno: i ladri, è vero, sono immaginari, ma la paura è reale». E ciò vale anche per quando mi sento felice in un sogno. La nostra sensibilità ci dice che un affetto provato in sogno non è da meno di uno provato con uguale intensità nella vita da svegli; e i sogni reclamano con maggiore energia il diritto di essere inclusi tra le nostre effettive esperienze mentali sia in relazione al loro contenuto affettivo che in relazione a quello rappresentativo. Ma nello stato di veglia non possiamo in realtà considerarli in questo modo, perché non riusciamo a fare una valutazione psichica di un affetto, se esso non è collegato ad un elemento del materiale rappresentativo. Se l'affetto e la rappresentazione sono incompatibili per natura e intensità, allora il nostro giudizio da svegli è indeciso. È sempre stato oggetto di meraviglia il fatto che nei sogni il contenuto rappresentativo non sia unito alle conseguenze affettive che sarebbero inevitabili nel pensiero da svegli. Strümpell dichiara che nei sogni le rappresentazioni sono spogliate dei loro valori psichici. Ma non mancano nei sogni casi contrari, dove appare un'intensa espressione di affetto in relazione ad un argomento che non sembra fornire lo spunto per tale espressione. In sogno posso trovarmi in una situazione orribile, pericolosa e disgustosa, senza provare alcun timore o repulsione; mentre in altri casi, al contrario, posso essere terrorizzato da qualcosa di innocuo e deliziato da qualcosa di puerile. Questo particolare enigma della vita del sogno svanisce più rapidamente e forse più completamente di qualsiasi altro, appena passiamo dal contenuto manifesto del sogno a quello latente. Non dobbiamo più preoccuparci di questo enigma, poiché non esiste più. L'analisi ci mostra che il materiale rappresentativo viene sottoposto a spostamenti e sostituzioni, mentre gli affetti restano inalterati. Non c'è da meravigliarsi se il materiale rappresentativo, che è stato alterato dalla deformazione del sogno, non collima più con l'affetto, che resta immutato; né resta alcunché di sorprendente quando l'analisi ha messo al posto di prima il materiale giusto. (Se non mi sbaglio completamente, il primo sogno che sono riuscito a cogliere da mio nipote, a un anno e otto mesi, rivelava una situazione in cui era riuscito a trasformare il materiale dei pensieri del sogno in una realizzazione di desiderio, mentre l'affetto ad essi collegato restava inalterato nello stato di sonno. La notte prima della partenza di suo padre per il fronte, il bimbo gridò singhiozzando violentemente: «Babbo, babbo! - baby!». Questo può aver solo significato che babbo e baby restavano insieme mentre le lacrime si riferivano alla separazione che si avvicinava. In quel periodo il bambino era già in grado di esprimere abbastanza bene il concetto di separazione. «Fort» (partito), sostituito da un lungo o-o-o particolarmente accentuato, era stata una delle sue prime parole, e parecchi mesi prima di questo sogno, aveva giocato a «partito» con tutti ì suoi giocattoli. Questo gioco rivelava una riuscita autodisciplina, che egli raggiunse in tenera età, permettendo a sua madre di lasciarlo e «partire».) Nel caso in cui un complesso psichico abbia subito l'influenza della censura imposta dalla resistenza, gli affetti sono la componente meno influenzata e possono da soli indicarci in che modo dovremmo inserire i pensieri che mancano. Ciò si vede ancora più chiaramente nelle psiconevrosi che nei sogni. I loro affetti sono sempre opportuni, almeno per la qualità, anche se bisogna ammettere l'aumento di intensità dovuto allo spostamento dell'attenzione nevrotica. Se un isterico si meraviglia di doversi spaventare tanto per qualcosa di insignificante, o se un sofferente di ossessioni è sorpreso degli angosciosi rimorsi che gli vengono da un nulla, entrambi sono fuori strada perché considerano essenziale il contenuto rappresentativo: la sciocchezza o il nulla; e intraprendono una lotta destinata a fallire, perché prendono questo contenuto rappresentativo come punto di partenza della loro attività di pensiero. La psicoanalisi può metterli sulla giusta strada riconoscendo, al contrario, l'affetto come giustificato e ricercando la rappresentazione che gli appartiene, ma che è stata rimossa per sostituzione. Premessa necessaria a tutto questo è che la scarica di affetto e il contenuto rappresentativo non costituiscono quell'indissolubile unità organica che siamo abituati a postulare, ma che queste due entità distinte possono solo essere saldate insieme e possono quindi essere staccate l'una dall'altra dall'analisi. mostra che ciò è effettivamente vero. Comincerò col fare un esempio, l'analisi del quale ha spiegato l'apparente assenza di affetto in un caso in cui il contenuto rappresentativo l'avrebbe necessariamente richiesto. I. Vide tre leoni in un deserto, di cui uno rideva; ma lei non aveva paura. Ma in seguito deve essere scappata, perché cercava di arrampicarsi su un albero; ma scoprì che sua cugina, insegnante di francese, era già lassù ecc. L'analisi fece emergere questo materiale. Lo spunto indifferente del sogno era una frase del suo compito d'inglese: «La criniera è l'ornamento del leone». Suo padre portava la barba, che incorniciava il suo viso come una criniera. La sua insegnante di inglese si chiamava Miss Lyons (Lions = leoni). Un conoscente le aveva mandato le ballate di Loewe (leone). Quindi questi erano i tre leoni; poiché avrebbe dovuto averne paura? Aveva letto un racconto in cui un negro, che aveva incitato i suoi compagni a ribellarsi, veniva inseguito da cani mastini e per salvarsi doveva arrampicarsi su un albero. Di ottimo umore, continuò a produrre altri ricordi frammentari, come ad esempio il consiglio per prendere leoni tratti dai «Fliegende Blàtter»: «Prendi un deserto, passalo per un setaccio e resteranno i leoni». E ancora, l'aneddoto molto divertente, ma un po' sconcio, del funzionario cui fu chiesto perché non si sforzava di più per entrare nelle grazie del suo caposezione e che rispose che aveva già cercato di penetrare là dentro, ma il suo superiore era già lassù. Tutto il materiale diventa comprensibile quando si apprende che la signora aveva ricevuto una visita del superiore di suo marito il giorno del sogno. Egli era stato molto cortese con lei e le aveva baciato la mano, e lei non aveva avuto per niente paura di lui, nonostante fosse un «pezzo grosso» (in ted.: «grande bestia») e facesse la parte del «leone della società» nella capitale del suo paese. Quindi questo leone è simile al leone del Sogno di una notte di mezza estate che nasconde la figura di Snug il falegname; e lo stesso è valido per tutti i sogni di leoni di cui il sognatore non ha paura. II. Come secondo esempio potrei citare il sogno della ragazza che vide il figlio della sorella morto nella bara, ma, adesso posso aggiungerlo, non provò alcun dolore. Dall'analisi sappiamo il perché di tutto ciò. Il sogno celava semplicemente il suo desiderio di vedere ancora una volta l'uomo che amava; e il suo affetto si accordava al desiderio e non al suo travestimento. Non c'era quindi motivo di soffrire. In alcuni sogni l'affetto resta almeno in contatto con il materiale rappresentativo che ha sostituito quello cui era originariamente collegato l'affetto. In altri, la dissoluzione del complesso è andata oltre. L'affetto appare completamente distaccato dalla rappresentazione cui appartiene e viene inserito in qualche altro punto del sogno, dove si adatta alla nuova disposizione degli elementi onirici. La situazione è quindi simile a quella riscontrata nel caso di atti di giudizio nel sogno. Se si trae una importante conclusione nei pensieri del sogno, allora anche il sogno ne contiene una; ma la conclusione nel sogno può essere spostata su materiale completamente differente. Un tale spostamento segue spesso i princìpi dell'antitesi. Quest'ultima possibilità trova un esempio nel sogno seguente, che ho sottoposto all'analisi più esauriente. III. Un castello vicino al mare; in seguito non era più proprio sul mare, ma su uno stretto canale che portava al mare. Il governatore era un certo signor P. Ero con lui in una grande sala, con tre finestre davanti alle quali si ergevano dei contrafforti che sembravano merli. Facevo parte della guarnigione forse come ufficiale di marina volontario. Temevamo l'arrivo di navi da guerra nemiche, poiché eravamo in stato di guerra. Il signor P. intendeva partire e mi dette istruzioni sul da farsi se si fosse verificato l'evento che temevamo. La moglie invalida e i suoi figli si trovavano nel castello minacciato. Se cominciavano i bombardamenti, la grande sala doveva essere svuotata. Respirava a fatica e si voltò per andarsene; io lo trattenni e gli chiesi come avrei potuto mettermi in contatto con lui in caso di necessità. Egli aggiunse qualche parola in risposta, ma subito dopo stramazzò per terra morto. Senza dubbio l'avevo affaticato troppo con le mie domande. Dopo la sua morte, che non mi fece più alcuna impressione, mi chiesi se la sua vedova sarebbe rimasta nel castello, se avrei dovuto comunicare la sua morte al comando superiore e se avrei dovuto assumere il comando del castello, dal momento che venivo dopo di lui per grado. Ero vicino alla finestra e osservavo le navi che passavano. Erano navi mercantili che scivolavano rapidamente sull'acqua scura, alcune con molti fumaioli e altre con i ponti gonfiati (come gli edifici della stazione nel sogno introduttivo, che non ho riferito). Poi c'era mio fratello accanto a me ed entrambi guardavamo dalla finestra il canale. Alla vista di una nave ci impaurimmo e gridammo: «Ecco la nave da guerra!». Ma risultò che si trattava delle stesse navi, già conosciute, che tornavano. Poi arrivò una piccola nave, tagliata a metà, in modo comico. Sul ponte erano visibili degli oggetti a forma di tazze o scatole. Allora esclamammo insieme: «Ecco la nave della colazione!». I movimenti rapidi delle navi, il blu scuro dell'acqua e il fumo bruno delle ciminiere, tutto questo creava un'impressione tesa e sinistra. Le località del sogno erano messe insieme da molti viaggi fatti sull'Adriatico (a Miramare, Duino, Venezia e Aquileia). Un breve ma piacevole viaggio fatto ad Aquileia con mio fratello durante le vacanze di Pasqua, poche settimane prima del sogno, era ancora vivo nella mia memoria. Il sogno alludeva anche alla guerra navale tra America e Spagna e alle conseguenti preoccupazioni per il destino dei miei parenti in America. In due punti del sogno si trattava di affetti. In un punto un affetto che ci si aspettava, mancava: veniva espressamente richiamata l'attenzione sul fatto che la morte del governatore non mi faceva alcuna impressione. In un altro punto, quando pensavo di aver visto la nave da guerra, ne fui spaventato e provai tutte le sensazioni di paura nel mio sonno. In questo sogno ben elaborato, gli affetti erano distribuiti in modo tale da evitare qualsiasi contraddizione molto evidente. Non c'era alcuna ragione di spaventarsi alla morte del governatore ed era abbastanza ragionevole che come comandante del castello io mi spaventassi alla vista della nave da guerra. Ma l'analisi rivelò che il signor P. era solo un sostituto di me stesso. (Nel sogno io sostituivo lui). Io ero il governatore morto improvvisamente. I pensieri del sogno riguardavano il futuro della mia famiglia dopo la mia morte prematura. Questo era l'unico pensiero penoso tra i pensieri del sogno; è da questo che la paura deve essere stata staccata e messa nel sogno in relazione alla vista della nave da guerra. D'altra parte, l'analisi mostrava che la parte dei pensieri del sogno da cui era stata presa la nave da guerra era piena dei ricordi più allegri. L'anno prima, a Venezia, in un giorno fantasticamente bello, eravamo alla finestra della nostra stanza sulla Riva degli Schiavoni e guardavamo la laguna azzurra sulla quale quel giorno c'era più traffico del normale. Erano attese delle navi inglesi che avrebbero ricevuto una accoglienza solenne. Improvvisamente mia moglie, allegra come una bimba, esclamò: «Ecco la nave da guerra inglese!». Nel sogno ero spaventato dalle stesse parole. (Vediamo ancora una volta che i discorsi fatti in sogno sono presi da discorsi della vita reale; mostrerò brevemente che anche l'elemento «inglese» dell'esclamazione di mia moglie non ha eluso ). Dunque, in questo caso nel processo di trasformazione dei pensieri del sogno nel suo contenuto manifesto, ho trasformato allegria in paura, e mi basta accennare che questa stessa trasformazione stava esprimendo una parte del contenuto latente del sogno. Inoltre questo esempio dimostra che è libero di separare un affetto da ciò che gli è connesso nei pensieri del sogno e di introdurlo nel sogno manifesto in un punto qualsiasi. Colgo l'occasione per fare un'analisi piuttosto particolareggiata della «nave della colazione», il cui apparire nel sogno concluse in modo così assurdo una situazione che fino a quel momento si era mantenuta ad un livello razionale. Quando in seguito cercai di ricordare in modo più preciso l'oggetto del sogno, mi colpì il fatto che fosse nero e che, essendo tagliato a metà nel punto della larghezza massima, assomigliasse moltissimo a una serie di oggetti che ci avevano interessato nei musei delle città etrusche. Si trattava di vassoi rettangolari di terracotta nera, con due manici, sui quali erano oggetti simili a tazze da tè o da caffè, nell'insieme non dissimili dai nostri servizi moderni per la prima colazione. Chiedemmo informazioni e apprendemmo che si trattava della toilette di una signora etrusca, con recipienti per cosmetici e cipria, e allora osservammo scherzosamente che sarebbe stata una buona idea portarne uno a casa per le mogli. Di conseguenza, l'oggetto del sogno significava una «toilette» nera, cioè un vestito da lutto, e si riferiva direttamente ad una morte. L'altra estremità dell'oggetto del sogno mi ricordava una navicella funeraria («Nacheri» secondo quanto mi dice un amico filologo, deriva dalla radice nekus (cadavere).di quelle sulle quali nei tempi preistorici venivano collocati i cadaveri e quindi affidati al mare per la sepoltura. Questo si ricollegava alla spiegazione del perché le navi del sogno ritornavano. Silenzioso, sulla barca salvata, rientra nel porto il vecchio. Era il ritorno dopo un naufragio [«Schiffbruch», letteralmente «rottura di nave»], e infatti la nave della colazione era spezzata a metà. Ma quale era l'origine della parola «nave della colazione»? È qui che subentrava l'inglese, che ci è rimasto dalle navi da guerra. La parola inglese «breakfast» (colazione) significa «rompere il digiuno». Il «rompere» si riferiva ancora una volta al naufragio («rottura di nave») e il digiunare era collegato al vestito nero o alla toilette. Ma solo il nome della nave della colazione era costruito dal sogno. La cosa era esistita e mi ricordava una delle parti più piacevoli del mio ultimo viaggio. Non fidandoci del cibo che ci avrebbero dato ad Aquileia, ci eravamo portati delle provviste da Gorizia e avevamo comprato una bottiglia di eccellente vino istriano ad Aquileia. E mentre il vaporetto postale attraversava lentamente il Canale delle Mee per la laguna deserta verso Grado, noi, che eravamo gli unici passeggeri, mangiammo la nostra colazione sul ponte in grande allegria, pensando che raramente ne avevamo fatta una migliore. Questa era dunque la «nave della colazione» e proprio dietro questo ricordo della più allegra gioia di vivere il sogno nascondeva i pensieri più cupi del futuro ignoto e misterioso. Il distacco degli affetti dal materiale rappresentativo che li ha generati è la cosa più sorprendente che possa loro accadere durante la formazione dei sogni; ma non è né l'unica né la più essenziale alterazione che essi subiscono nel loro cammino dai pensieri del sogno al sogno manifesto. Se confrontiamo gli affetti dei pensieri del sogno con quelli del sogno, una cosa diventa subito evidente. Ogni volta che c'è un affetto in un sogno, esso si trova anche nei pensieri del sogno. Ma non viceversa. Un sogno è generalmente più povero di affetto del materiale psichico dalla cui elaborazione proviene. Quando ho ricostruito i pensieri del sogno, generalmente scopro che in essi i più intensi impulsi psichici lottano per farsi sentire e lottano in genere contro altri che sono in acuto contrasto con essi. Se poi ritorno al sogno esso appare spesso sbiadito e privo di tonalità emotiva di notevole intensità. ha ridotto a un livello di indifferenza non solo il contenuto ma spesso anche il tono emotivo dei miei pensieri. Si potrebbe dire che determina una repressione di affetti. Prendiamo per esempio il sogno della monografia botanica. I pensieri relativi consistevano in un'apologia appassionata e agitata della mia libertà di agire secondo la mia volontà e di regolare la mia vita come sembrava giusto a me e a me solo. Il sogno che ne derivava aveva circondato la cosa di elementi indifferenti: «Io avevo scritto una monografia; era lì davanti a me; conteneva tavole colorate; in ogni copia c'erano piante essiccate». Questo fatto fa pensare alla pace che scende su un campo di battaglia cosparso di cadaveri; non c'è traccia in esso dell'infuriare della battaglia. Le cose possono andare diversamente; nel sogno stesso possono penetrare vivaci manifestazioni di affetto. Tuttavia per il momento indugerò sul fatto inconfutabile che moltissimi sogni sembrano indifferenti, mentre è impossibile penetrare nei pensieri del sogno senza esserne profondamente scossi. Non si può dare una completa spiegazione teorica di questa repressione di affetto avvenuta nel corso del lavoro onirico. Sarebbe necessario fare prima una faticosa ricerca sulla teoria degli affetti e sul meccanismo della repressione. Mi concederò solo un accenno a due punti. Sono costretto, per altri motivi, a raffigurare la scarica di affetti come un processo centrifugo diretto verso l'interno del corpo e analogo ai processi di innervazione motoria e secretoria. Ora, proprio come nello stato di sonno l'invio di impulsi motori verso l'esterno sembra sospeso, così è possibile che il richiamo centrifugo degli affetti da parte del pensiero inconscio divenga più difficile durante il sonno. In tal caso gli impulsi, che si verificano durante il corso dei pensieri del sogno, sarebbero per natura degli impulsi deboli e di conseguenza quelli che riescono a penetrare nel sogno non sarebbero meno deboli. Secondo questa concezione, quindi la «repressione degli affetti» non sarebbe affatto una conseguenza del lavoro onirico, ma deriverebbe dallo stato di sonno. Ciò può essere vero, ma non può essere tutta la verità. Dobbiamo anche tenere presente che qualsiasi sogno relativamente complesso si rivela un compromesso prodotto da un conflitto tra forze psichiche. Per prima cosa, i pensieri che formano il desiderio sono costretti a lottare contro l'azione della censura; e poi, abbiamo spesso osservato che nello stesso pensiero inconscio tutte le serie di pensieri sono congiunte ai loro opposti. Poiché tutte queste serie di pensieri sono in grado di portare con sé un affetto, è difficile sbagliarsi nel ritenere che questa repressione di affetti sia una conseguenza dell'inibizione che questi contrari esercitano l'uno sull'altro e che la censura esercita sull'impulso che reprime. L'inibizione di affetto, dunque, deve essere considerata la seconda conseguenza della censura dei sogni, come la deformazione del sogno ne è la conseguenza prima. Porterò qui come esempio un sogno in cui il tenore di indifferenza affettiva del contenuto del sogno può essere spiegato dall'antitesi tra i pensieri del sogno. È un sogno breve che disgusterà tutti i lettori. IV. Una collina, sulla quale c'era qualcosa come un gabinetto all'aperto: un sedile molto lungo con un grande buco ali 'estremità. Il bordo posteriore era fittamente coperto di piccoli cumuli di feci di tutte le misure, più o meno recenti. Dietro al sedile c'erano cespugli. Io orinai sul sedile; un lungo fiotto di urina lavò via tutto; i pezzi di feci venivano via facilmente e cadevano nell'apertura. Sembrava che alla fine fosse rimasto qualcosa. Come mai non provai disgusto durante questo sogno? Perché, come l'analisi rivelò, i pensieri più piacevoli e soddisfacenti contribuirono alla formazione di questo sogno. Ciò che subito mi venne in mente furono le stalle d'Augia pulite da Ercole. Questo Ercole ero io. La collina e i cespugli venivano da Aussee dove in quel momento si trovavano i miei bambini. Avevo scoperto l'eziologia infantile delle nevrosi ed avevo quindi salvato i miei figli da quelle malattie. Il sedile (tranne naturalmente il buco) era una copia precisa di un mobile che mi era stato regalato per gratitudine da una paziente. Mi ricordava quindi che i miei pazienti mi onorano. Anzi, anche il museo di escrementi umani poteva essere interpretato in modo da rallegrare il mio cuore. Per quanto ciò possa disgustarmi nella realtà, nel sogno si trattava di una reminiscenza della bella Italia dove, come tutti sanno, i gabinetti nei paesi sono fatti proprio così. Il fiotto di urina che lavava via ogni cosa era un segno di megalomania. In questo modo Gulliver ha spento il grande incendio presso i Lillipuziani, anche se poi questo lo ha fatto cadere in disgrazia presso la sua minuscola regina. Ma anche Gargantua, il superuomo di Rabelais, si è vendicato nello stesso modo sui parigini, cavalcando su Notre-Dame e volgendo sulla città il suo fiotto d'urina. Proprio la sera precedente, prima di andare a dormire, avevo sfogliato le illustrazioni di Garnier su Rabelais. E, cosa strana, qui c'era un'altra prova che io ero un superuomo. La piattaforma di Notre-Dame era il mio posto preferito a Parigi; ogni pomeriggio libero mi arrampicavo sulle torri della chiesa tra i mostri e i diavoli. Il fatto che tutte le feci sparissero così rapidamente sotto il fiotto mi ricordava il motto: «Afflavit et dissipati sunt», che avevo intenzione di usare un giorno come titolo di un capitolo sulla terapia dell'isteria. Ed ora ecco il vero spunto del sogno. Era stato un caldo pomeriggio d'estate; e durante la serata avevo fatto la mia lezione sul nesso tra isterismo e perversioni e tutto quello che avevo avuto da dire non mi piaceva affatto e mi sembrava completamente privo di qualsiasi importanza. Ero stanco e non provavo alcun piacere per il mio difficile lavoro; bramavo troncare questo rivangare nel sudiciume umano e poter raggiungere i miei figli e poi andare a vedere le bellezze d'Italia. In questo umore andai dall'aula in un caffè, per fare uno spuntino all'aperto, dal momento che non avevo voglia di mangiare. Uno dei miei uditori però venne con me e mi chiese se si poteva sedere vicino a me mentre bevevo il caffè e inghiottivo a stento il mio panino. Egli cominciò ad adularmi: mi diceva quanto aveva imparato da me, come egli guardava ora le cose con occhi nuovi, come avevo pulito le stalle d'Augia dagli errori e dai pregiudizi con la mia teoria delle nevrosi. Mi disse in breve che ero un grand'uomo. Il mio umore mal si adattava al suo peana di lodi; lottai contro la mia sensazione di disgusto e tornai a casa presto per sfuggirlo, e prima di andare a dormire sfogliai le pagine di Rabelais e lessi uno dei racconti di Conrad Ferdinand Meyer, Le sofferenze di un ragazzo. Questo è il materiale da cui emergeva il sogno. Inoltre il racconto di Meyer aggiunse un ricordo di scene della mia infanzia. (Cfr. l'ultimo episodio del sogno sul conte Thun). L'umore di repulsione e disgusto del giorno restò nel sogno nella misura in cui fornì quasi tutto il materiale del suo contenuto manifesto. Ma durante la notte emerse un umore contrario di potente e perfino esagerata affermazione di me stesso, che sostituì l'umore precedente. Il contenuto del sogno doveva trovare una forma che gli avrebbe permesso di esprimere gli stati di inferiorità e di megalomania con lo stesso materiale. Il compromesso fra questi produsse un contenuto onirico ambiguo; ma risultò anche in un tono di indifferenza emotiva, a causa della inibizione reciproca di questi due impulsi contrari. Secondo la teoria dell'adempimento di desiderio, questo sogno non sarebbe stato possibile se la serie contrastante di pensieri di megalomania (che anche se era repressa manteneva una tonalità gradevole) non si fosse aggiunta alla sensazione di disgusto. Infatti ciò che è penoso non può essere rappresentato in un sogno; nulla di quanto c'è di penoso tra i pensieri del sogno può penetrare in esso a meno che non riesca nello stesso tempo a mascherare la realizzazione di un desiderio. C'è ancora un possibile modo di trattare gli affetti dei pensieri del sogno da parte del lavoro onirico oltre a farli passare o ad annientarli. Esso può trasformarli nel loro opposto. Ci è già nota la legge interpretativa per cui ogni elemento del sogno può rappresentare, per scopi interpretativi, il suo opposto quanto se stesso. Non possiamo mai dire prima se sta per l'uno o per l'altro; può deciderlo solo il contesto. Un sospetto di questa verità è già evidentemente penetrato nella coscienza popolare: i «libri dei sogni» molto spesso adottano il principio dei contrari nel. Questa trasformazione di una cosa nel suo opposto è resa possibile dalla stessa catena associativa che lega l'idea di una cosa con il suo opposto nei nostri pensieri. Come ogni altro tipo dì spostamento, può servire ai fini della censura; ma spesso è anche un prodotto della realizzazione di desiderio, poiché quest'ultima non è altro che la sostituzione di una cosa sgradevole con il suo contrario. Come le rappresentazioni di cose possono apparire nei sogni trasformate nei loro opposti, così anche gli affetti collegati ai pensieri del sogno; e sembra probabile che questa inversione di affetti sia prodotta in genere dalla censura del sogno. Nella vita sociale, ci serviamo ugualmente della repressione e dell'inversione degli affetti, principalmente a scopo di dissimulazione. Se sto parlando con qualcuno che sono costretto a trattare con riguardo mentre desidererei dirgli qualcosa di ostile, è quasi più importante che io nasconda qualsiasi manifestazione del mio affetto, piuttosto che mitigare l'espressione verbale dei miei pensieri. Se gli dicessi delle parole non scortesi, ma unite a uno sguardo o a un gesto d'odio e di disprezzo, non otterrei un effetto molto diverso da quello che avrei ottenuto se gli avessi apertamente riversato in viso tutto il mio disprezzo. Di conseguenza, la censura mi impone soprattutto di reprimere i miei affetti; e, se sono un maestro d'ipocrisia, esprimerò l'affetto opposto, sorriderò se sono arrabbiato e mi mostrerò affettuoso se ho voglia di distruggere. Abbiamo già incontrato un eccellente esempio di inversione di affetto di questo tipo, eseguita in un sogno a causa della censura onirica. Nel sogno di «mio zio con la barba gialla» provavo il più grande affetto per il mio amico R., mentre e perché i pensieri del sogno gli davano del deficiente. È stato da questo esempio di inversione di affetto che abbiamo tratto il primo indizio dell'esistenza di una censura del sogno. Né è necessario presumere, anche in questi casi, che crei dal nulla degli effetti contrari di questo tipo: in genere li trova già pronti nel materiale dei pensieri del sogno e si limita a intensificarli con la forza psichica proveniente da un motivo di difesa, finché possono essere predominanti per i fini della formazione del sogno. Nel sogno di mio zio, l'affetto contrario, la tenerezza, probabilmente emergeva da una fonte infantile (il che è suggerito dalla parte seguente del sogno), perché il rapporto zio-nipote, a causa della particolare natura delle mie primissime esperienze infantili, è diventato la fonte di tutte le mie amicizie e del mio odio. Un esempio eccellente di questa inversione di affetto si trova in un sogno raccontato da Ferenczi: «Un signore anziano fu svegliato una notte dalla moglie, che si era allarmata perché nel sonno egli rideva così forte e sfrenatamente. In seguito l'uomo raccontò di aver fatto il sogno seguente. Ero a letto ed un conoscente entrò in camera; io cercai di accendere la luce, ma non ne ero capace: provai e riprovai, ma invano. Allora mia moglie scese dal letto per aiutarmi, ma non ci riuscì neppure lei. Ma poiché si sentiva imbarazzata davanti al signore, essendo in negligé, infine ci rinunciò e tornò a letto. Tutto questo era così divertente che non potevo fare a meno di torcermi dalle risate. Mia moglie diceva: "Perché ridi, perché ridi?", ma io continuavo a ridere finché mi svegliai. Il giorno dopo il signore era molto depresso e aveva mal di testa: pensava che il troppo ridere lo avesse sconvolto. Il sogno sembra meno divertente se analizzato. Il "conoscente" che entrava nella stanza era, nei pensieri latenti del sogno, l'immagine della morte come il "grande ignoto", un'immagine che era stata richiamata alla sua mente il giorno precedente. L'anziano signore, che soffriva di arteriosclerosi, il giorno precedente aveva avuto buone ragioni per pensare di morire. L'ilarità irrefrenabile prendeva il posto di singhiozzi e pianti all'idea di morire. Era la luce della vita che egli non riusciva più ad accendere. Questo triste pensiero può anche aver avuto relazione con il tentativo di un rapporto sessuale fatto poco prima, ma che non gli era riuscito nonostante l'aiuto della moglie in negligé. Egli si rendeva conto di stare già scendendo lungo la china. riuscì a trasformare la triste idea di impotenza e di morte in una scena comica, e i singhiozzi in risate». C'è una categoria di sogni che hanno un diritto particolare di essere definiti «ipocriti» e che mettono a dura prova la teoria della soddisfazione di desiderio. Cominciai ad interessarmene quando la signora dr. M. Hilferding propose all'Associazione Psicoanalitica di Vienna la discussione del seguente sogno di Peter Rosegger. Rosegger scrive nel suo racconto Fremd gemachtl: Di solito dormo bene, ma molte notti non sono riuscito a riposarmi perché, insieme alla mia modesta carriera di studente e uomo di lettere, per molti anni ho trascinato con me, come un fantasma da cui non potevo liberarmi, l'ombra della vita di un sarto. Non che durante il giorno io riflettessi molto spesso o molto intensamente sul mio passato. Chi ha gettato via la pelle di filisteo e intende conquistare cielo e terra ha altre cose da fare. Né, quando ero un giovane impetuoso, perdevo tempo a pensare ai sogni notturni. Solo in seguito, quando presi l'abitudine di meditare su tutte le cose o quando il filisteo cominciò a muoversi un po' in me, mi chiesi perché, se sognavo, ero sempre un aiutante di sarto e passavo tanto tempo col mio padrone e lavoravo senza paga nel suo laboratorio. Sapevo molto bene, mentre sedevo vicino a lui, cucendo e stirando, che il mio posto non era più là e che da cittadino dovevo occuparmi di altre cose. Ma ero sempre in vacanza e così sedevo vicino al mio padrone come aiutante. Ciò spesso mi infastidiva, e mi rattristava perdere del tempo che avrei potuto utilizzare per cose migliori e più importanti. Di tanto in tanto, quando qualcosa andava storta, dovevo subire i rimproveri del padrone, anche se non si parlava mai di salari. Spesso, mentre sedevo con la schiena curva nello scuro laboratorio, pensavo di preavvisare e dare le dimissioni. Una volta riuscii perfino a farlo; ma il mio padrone non ci fece caso e ben presto sedevo di nuovo vicino a lui e cucivo. Dopo ore così noiose che gioia era svegliarsi! E decidevo che, se questo sogno ostinato fosse ritornato, l'avrei energicamente scacciato e avrei detto forte: "Questo è un mero inganno, io sto a letto e voglio dormire...". Ma la notte seguente mi ritrovai nel laboratorio del sarto. Questa storia andò avanti per anni con regolarità paurosa. Avvenne una volta che il mio padrone e io lavorassimo da Alphelhofer (il contadino presso il quale avevo lavorato quando avevo cominciato a fare l'apprendista) e il mio padrone si mostrava particolarmente insoddisfatto del mio lavoro. "Vorrei sapere dove sei con la testa", disse e mi guardò severamente. Pensai che la cosa più ragionevole sarebbe stata quella di alzarsi e dirgli che stavo con lui solo per fargli piacere e quindi andarmene. Ma non Io feci. Non sollevai obiezioni quando il padrone prese un altro apprendista e mi ordinò di fargli posto sul banco. Mi trasferii in un angolo e continuai a cucire. Quello stesso giorno fu assunto un altro apprendista, era un boemo, ipocrita, che aveva lavorato da noi diciannove anni prima e una volta, tornando dall'osteria, era caduto nel ruscello. Quando cercò un posto vide che non c'era più spazio. Io mi rivolsi al padrone con aria interrogativa, ed egli mi disse: "Tu non sei portato a fare il sarto, puoi andare, sei licenziato!". La mia paura a questo punto fu talmente grande che mi svegliai. La luce grigia del mattino penetrava attraverso le finestre nella mia casa familiare. Ero circondato da opere d'arte; nella mia bella libreria c'era l'immortale Omero, il gigantesco Dante, l'incomparabile Shakespeare, il glorioso Goethe, tutti i magnifici immortali. Dalla stanza accanto si sentivano le giovani voci squillanti dei bambini che si svegliavano e scherzavano con la madre. Mi sembrava di aver trovato di nuovo quella vita dolce, tranquilla, poetica e spirituale nella quale avevo sentito così spesso e così profondamente la felicità umana meditativa. Tuttavia mi tormentava il fatto di non aver preceduto il mio padrone licenziandomi e di essere stato licenziato da lui. E come ero stupito! Dalla notte in cui il padrone mi licenziò, godetti la pace; non sognai più i miei giorni di sarto, che erano così lontani nel mio passato, giorni che erano stati spensierati ma avevano gettato una lunga ombra sugli anni successivi». In questa serie di sogni fatti da uno scrittore che in gioventù era stato un apprendista sarto, è difficile riconoscere la presenza della realizzazione di desiderio. Tutta la felicità del sognatore consisteva nella sua vita di giorno, mentre nei sogni era ancora perseguitato dall'ombra di una vita infelice che infine aveva sfuggito. Alcuni miei sogni simili mi hanno aiutato a chiarire il fenomeno. Quando ero un giovane medico avevo lavorato per molto tempo all'Istituto di Chimica, senza mai acquistare l'abilità richiesta da quella scienza; e per quella ragione nella mia vita da sveglio non amavo pensare a quel periodo sterile e davvero umiliante del mio apprendistato. D'altra parte sogno regolarmente di lavorare nel laboratorio, di eseguire analisi e di avere in quel luogo varie esperienze. Questi sogni sono spiacevoli come i sogni di esami e non sono mai molto chiari. Mentre ne interpretavo uno, mi attirò a un certo punto la parola «analisi», che mi fornì la chiave per la loro comprensione. Da quel periodo sono diventato un «analista» ed ora faccio delle analisi di cui si parla molto, anche se è vero che si tratta di «psicoanalisi». Così si è chiarito tutto: sono diventato orgoglioso di fare analisi di quel tipo nella mia vita da sveglio e sono portato a vantarmi dei miei successi, e per questo i miei sogni mi rammentano durante la notte quelle altre analisi prive di successo, delle quali non ho alcuna ragione di sentirmi orgoglioso. Sono i sogni di punizione dell'«arrivato», come i sogni del sarto apprendista diventato un autore famoso. Ma come può il sogno, nel conflitto tra l'orgoglio dell'arrivato e la sua autocritica, allinearsi con quest'ultima e scegliere per contenuto un sensato ammonimento al posto di una illecita realizzazione di desiderio? Come ho già detto, la risposta a questa domanda solleva delle difficoltà. Possiamo concludere che la base del sogno è costituita in un primo momento da una fantasia esageratamente ambiziosa, poi da pensieri umilianti che fanno una doccia fredda alla fantasia e penetrano al suo posto nel sogno. Si deve ricordare che ci sono degli impulsi masochistici nella mente, che possono essere responsabili di una simile inversione. Non ho nulla da obiettare se si distingue dai «sogni di soddisfazione di desiderio» questa classe di sogni con il nome di «sogni di punizione». Non considererei ciò una restrizione della teoria dei sogni che finora ho sostenuto; non sarebbe altro che un espediente linguistico per far fronte alle difficoltà di coloro che trovano strano il convergere degli opposti. Ma un esame più attento di alcuni di questi sogni porta alla luce qualcosa di più. In una parte indistinta del sottofondo di uno dei miei sogni di laboratorio, avevo un'età che mi collocava nell'anno più triste e più infruttuoso della mia carriera medica. Ero ancora senza lavoro e non avevo idea di come mi sarei guadagnato da vivere; ma nello stesso tempo scoprii improvvisamente che avevo la possibilità di scegliere tra molte donne che avrei potuto sposare! Così ero di nuovo giovane e, più di ogni altra cosa, lei era di nuovo giovane, la donna che aveva diviso con me quegli anni difficili. Lo spunto inconscio del sogno si rivelava quindi uno di quei desideri che rodono continuamente l'uomo che invecchia. E vero che il conflitto infurfante in altri strati della mente tra vanità e autocritica aveva determinato il contenuto del sogno, ma era solo il desiderio più profondamente radicato di giovinezza che aveva reso possibile la presenza del conflitto nel sogno. Anche quando siamo svegli, a volte ci diciamo: «Le cose vanno molto bene oggi e quelli passati sono stati tempi duri; tuttavia, era così bello allora ero ancora giovane». Un altro gruppo di sogni, che spesso ho trovato fra i miei e ho riconosciuto come ipocriti, hanno come contenuto la riconciliazione con persone con le quali si avevano rapporti amichevoli che sono cessati da tempo. In tali casi, l'analisi generalmente rivela qualche circostanza che avrebbe potuto spingermi ad eliminare l'ultimo residuo di considerazione per gli amici di prima e a trattarli come sconosciuti o nemici. Ma il sogno preferisce raffigurare la relazione opposta. Nel formulare dei giudizi sui sogni raccontati da un poeta, è ragionevole supporre che egli abbia omesso dal suo racconto dei dettagli del contenuto del sogno che egli considera non essenziali o sconnessi. In tal caso i suoi sogni solleveranno problemi che sarebbero rapidamente risolti se il contenuto venisse raccontato completamente. Otto Rank mi ha fatto notare che la favola di Grimm del Piccolo sarto, o Ammazzasette contiene un sogno identico di un arrivato. Il sarto, che è diventato un eroe e genero del re, sogna una notte il suo antico mestiere, mentre dorme accanto a sua moglie, la principessa. Questa, insospettita, fa appostare delle guardie armate la notte seguente per sentire le parole del sognatore e arrestarlo. Ma il piccolo sarto è avvertito e provvede a correggere il suo sogno. Il complicato processo di eliminazione, riduzione e inversione, mediante il quale gli affetti dei pensieri del sogno vengono infine trasformati in quelli del sogno, si può seguire in modo soddisfacente in sintesi appropriate di sogni che sono stati completamente analizzati. Citerò ancora qualche esempio di affetti nei sogni, dove si troverà la realizzazione di alcune delle possibilità che ho enumerato. V. Se torniamo al sogno dello strano compito assegnatomi dal vecchio Brücke - fare una dissezione del mio bacino - si ricorderà che nel sogno stesso io non provavo la relativa sensazione di orrore («Grauen»). Ora questa era una realizzazione di desiderio in parecchi sensi. La dissezione significava l'autoanalisi che stavo compiendo, in un certo modo, con la pubblicazione di questo libro sui sogni; un processo che era stato in realtà per me così penoso da indurmi a rimandare per più di un anno la stampa del manoscritto finito. Allora sorgeva il desiderio di superare questa sensazione di disgusto; quindi io non avevo nessuna sensazione di orrore («Grauen») nel sogno. Ma sarei anche stato felice di non incanutire - «Grauen» nell'altro senso della parola. Stavo già diventando molto brizzolato e il grigio dei miei capelli mi ricordava anch'esso che non potevo ritardare ancora. E, come abbiamo visto, il pensiero che avrei dovuto lasciare ai miei figli il raggiungimento dello scopo del mio difficile viaggio penetrava nella rappresentazione alla fine del sogno. Consideriamo ora i due sogni in cui la manifestazione di soddisfazione è stata trasferita al momento successivo al risveglio. In un caso la ragione data per la soddisfazione era la prospettiva di scoprire un significato di «l'ho già sognato altre volte», mentre in realtà la soddisfazione si riferiva alla nascita dei miei primi figli. Nell'altro caso la ragione apparente era la mia convinzione che qualcosa che era stato «pronosticato» si stava ora avverando, mentre il riferimento reale era simile a quello del sogno precedente: si trattava delle soddisfazioni con le quali salutavo la nascita del mio secondo figlio. Qui gli affetti che dominavano i pensieri del sogno restavano nel sogno; ma si può ben dire che in nessun sogno le cose possono essere così semplici. Se approfondiamo ancora un poco le due analisi, scopriremo che questa soddisfazione che aveva eluso la censura aveva anche ricevuto aiuto da un'altra fonte. Quest'ultima fonte aveva motivo di temere la censura e il suo affetto avrebbe certamente incontrato opposizione se non si fosse nascosto dietro all'analogo, legittimo affetto di soddisfazione proveniente dalla fonte ammessa, penetrando nel sogno sotto la sua ala. Sfortunatamente non posso dimostrarlo nel caso reale di questi sogni, ma un esempio preso da un altro aspetto della vita renderà chiaro ciò che intendo dire. Supponiamo il caso seguente. C'è un mio conoscente che odio in modo tale da avere una viva tendenza a rallegrarmi se qualcosa gli va male. Ma il lato morale della mia natura non lascia passare questo impulso. Non oso esprimere il desiderio che egli sia sfortunato e, se dovesse capitargli una disgrazia immeritata, io reprimo la mia soddisfazione e mi costringo a manifestazioni e pensieri di rincrescimento. Tutti si devono essere trovati in questa situazione una volta o l'altra. Ma poi succede che la persona odiata per la sua cattiva condotta si trova coinvolta in qualche sventura meritata; in questo caso, posso dare libero sfogo alla mia soddisfazione per la punizione che si è meritata e trovarmi d'accordo con molte altre persone che sono imparziali. Posso tuttavia osservare che la mia soddisfazione sembra più intensa di quella di queste altre persone; infatti ha ricevuto un sostegno dalla fonte del mio odio, che fino allora era stato impedito nella produzione della manifestazione affettiva, ma che in circostanze alterate non trova più impedimenti. Nella vita sociale ciò accade generalmente quando persone antipatiche, o membri di una minoranza impopolare, si mettono dalla parte del torto. La loro punizione in genere non corrisponde all'errore, ma all'errore più il sentimento ostile diretto contro di essi, che precedentemente non ha avuto conseguenze. È certamente vero che coloro i quali infliggono la punizione stanno commettendo in questo modo un'ingiustizia; ma non se ne rendono conto a causa della soddisfazione che origina dalla rimozione di una repressione mantenuta nel loro intimo per tanto tempo. In questi casi l'affetto è giustificato per la sua qualità, ma non per la sua misura; e l'autocritica, tranquilizzata su un punto, è portata a trascurare l'esame del secondo. Quando una porta viene aperta, è facile che entrino più persone di quante originariamente si intendesse fare entrare. Un rilevante aspetto dei caratteri nevrotici, il fatto che una causa capace di liberare un affetto possa produrre in essi un risultato giudicato qualitativamente eccessivo, si può spiegare in questi stessi termini, nella misura in cui sia possibile però una spiegazione psicologica. L'eccesso proviene da fonti di affetto che precedentemente sono rimaste inconscie e represse. Queste fonti sono riuscite a stabilire un legame associativo con la vera causa liberatrice e il cammino desiderato per la scarica del loro affetto è reso possibile dall'altra fonte di affetto che è inconfutabile e legittima. Quindi nel considerare i fattori repressi e quelli che reprimono, non dobbiamo credere che il loro rapporto sia esclusivamente di reciproca inibizione. Bisogna prestare altrettanta attenzione ai casi in cui i due fattori producono un effetto patologico, lavorando l'uno accanto all'altro e intensificandosi reciprocamente. Applichiamo ora questi cenni di meccanismi psichici alla comprensione delle manifestazioni di affetto nei sogni. Una soddisfazione presente in un sogno, e che può naturalmente essere subito ricollegata al relativo pensiero del sogno, non può sempre spiegarsi completamente solo con questo collegamento. In generale è necessario cercare un'altra fonte nei pensieri del sogno, una fonte che sia sotto la pressione della censura. A causa di questa pressione, tale fonte normalmente avrebbe prodotto non soddisfazione, ma l'affetto contrario. Tuttavia, a causa della presenza della prima fonte di affetto, la seconda fonte può ritirare il suo affetto di soddisfazione dalla rimozione e farlo agire come intensificatore della soddisfazione proveniente dalla prima fonte. Da ciò appare evidente che gli affetti nei sogni sono nutriti da una confluenza di parecchi fonti e sono sovradeterminati in relazione al materiale dei pensieri del sogno. Durante , le fonti affettive capaci di produrre lo stesso affetto si uniscono per generarlo. (Ho dato una spiegazione analoga dell'effetto piacevole straordinariamente forte dei motti di spirito tendenziosi.) Possiamo comprendere meglio queste complicazioni dall'analisi di quell'ottimo esemplare di sogno, il cui punto centrale era costituito dalle parole «Non vixit». In quel sogno manifestazioni affettive di diverse qualità sono state riunite in due punti del suo contenuto manifesto. Delle sensazioni ostili e penose («sopraffatto da strane emozioni», erano le parole usate nel sogno) si accumularono finché annientai il mio nemico e amico con due parole. E di nuovo alla fine del sogno ero molto felice e continuavo ad approvare la possibilità, che da sveglio ritenevo assurda, che ci fossero dei revenants che si potessero eliminare con un semplice desiderio. Non ho ancora parlato dello spunto del sogno. È molto importante e porta ad una profonda comprensione del sogno. Avevo saputo dal mio amico di Berlino, che ho chiamato FI., che doveva subire un intervento chirurgico e che avrei potuto avere sue notizie dai suoi parenti di Vienna. Le prime notizie ricevute dopo l'operazione non erano rassicuranti e mi preoccupavo. Avrei preferito andare da lui di persona, ma proprio in quel periodo accusavo un doloroso disturbo che rendeva ogni mio movimento una specie di tortura. I pensieri del sogno mi informavano ora che io temevo per la vita del mio amico. La sua unica sorella, che non avevo mai conosciuto, era morta, a quanto sapevo, da giovane dopo una breve malattia. (Nel sogno FI. parlava di sua sorella e diceva che in tre quarti d'ora era morta). Devo aver pensato che la sua costituzione non fosse molto più resistente di quella della sorella e che, se avessi ricevuto notizie ancora peggiori, dopo tutto avrei intrapreso il viaggio e sarei arrivato troppo tardi, cosa per cui non avrei mai smesso di rimproverarmi. (Era questa fantasia dei pensieri inconsci del sogno che richiedeva insistentemente «Non vivit» al posto di «Non vixit»: «Sei arrivato troppo tardi, egli non vive più». Ho già spiegato prima che il «Non vivit» era anche richiesto dalla situazione manifesta del sogno.) Questo rimprovero di arrivare troppo tardi diventò il punto centrale del sogno, ma fu rappresentato dalla scena in cui Brücke, l'onorato maestro dei miei anni di studente, mi rivolgeva questo rimprovero con il terribile sguardo dei suoi occhi azzurri. Apparirà subito evidente ciò che ha causato la deviazione della situazione (in relazione a FI.) verso queste linee. La scena (con Brücke) non poteva essere riprodotta dal sogno nella forma in cui io l'ho vissuta. L'altra figura nel sogno poteva tenere gli occhi azzurri, ma il ruolo di annientamento era assegnato a me stesso, inversione che era ovviamente lavoro della soddisfazione di desiderio. La mia preoccupazione per la salute del mio amico, i miei autorimproveri per non andarlo a trovare, la vergogna che provavo per tutto questo (egli era venuto a Vienna per vedermi, in incognito), tutto ciò era riunito insieme per produrre la tempesta emotiva che percepivo chiaramente nel mio sonno e che infuriava in questa parte dei pensieri del sogno. Ma c'era qualcos'altro nella causa provocatrice del sogno che aveva su di me un effetto completamente opposto. Insieme alle notizie sfavorevoli dei primi giorni dopo l'operazione, ero anche stato ammonito di non parlare della cosa con nessuno. Ciò mi aveva offeso, perché implicava una inopportuna sfiducia nella mia discrezione. Sapevo bene che queste istruzioni non provenivano dal mio amico, ma erano dovute alla mancanza di tatto o all'eccessivo scrupolo dell'intermediario, tuttavia ero spiacevolmente toccato dal velato rimprovero, perché non era completamente ingiustificato. Come si sa, solo i rimproveri in cui c'è qualcosa di vero feriscono; solo quelli ci turbano. Ciò che ho in mente non si riferisce, comunque, a questo amico, ma a un periodo molto anteriore della mia vita. Quella volta avevo causato delle difficoltà tra due amici (entrambi avevano voluto onorarmi con quel nome), raccontando senza necessità ad uno di essi nel corso della conversazione ciò che l'altro aveva detto di lui. Anche quella volta avevo ricevuto dei rimproveri, ancora presenti nella mia memoria. Uno dei due amici era il professor Fleischl; posso chiamare l'altro «Giuseppe», che è anche il nome di P., il mio amico e nemico nel sogno. Il rimprovero di non essere capace di tener niente per me era provato nel sogno dall'elemento «in incognito» e dalla domanda di FI. su quanto avessi raccontato a P. delle sue faccende. Ma fu l'intervento di questo ricordo (della mia antica indiscrezione e delle sue conseguenze) che trasportò il rimprovero di arrivare troppo tardi dal tempo attuale al periodo in cui lavoravo nel laboratorio di Brücke. E, trasformando la seconda persona della scena dell'annientamento nel sogno in un Giuseppe, feci in modo che la scena rappresentasse non solo il rimprovero contro di me per essere arrivato troppo tardi, ma anche il rimprovero molto più fortemente rimosso di essere incapace di mantenere un segreto. Qui sono chiaramente visibili i processi di condensazione e di spostamento del sogno al lavoro, ed anche i loro motivi. La mia attuale ira, che era solo superficiale, per l'ammonimento rivoltomi di non rivelare nulla riceveva rinforzi dal profondo della mia mente e si espandeva in una corrente di sentimenti ostili verso persone che in realtà amavo. L'origine di questi rinforzi risaliva alla mia infanzia. Ho già detto che le mie care amicizie e le mie inimicizie con coetanei sono da riportare ai miei rapporti infantili con un nipote che era un anno più grande di me; che egli era più forte di me, che presto imparai a difendermi da lui, che eravamo amici inseparabili e che, secondo le testimonianze dei nostri parenti, a volte facevamo la lotta e ci lamentavamo l'uno dell'altro presso di loro. Tutti i miei amici sono stati in un certo senso delle reincarnazioni di questo primo personaggio che «tanto tempo fa è apparso al mio sguardo turbato»: sono stati dei revenants. Mio nipote stesso riapparve durante la mia adolescenza e quella volta recitammo insieme la scena di Cesare e Bruto. La mia vita emotiva ha sempre richiesto un amico intimo e un nemico odiato. Sono sempre riuscito a procurarmene di nuovi ed è anzi successo spesso che la situazione ideale dell'infanzia si sia riprodotta così completamente da riunire nella stessa persona l'amico e il nemico, naturalmente non nello stesso momento o con continue oscillazioni, come deve essere successo nella mia prima infanzia. Non intendo a questo punto aprire la discussione sul come in tali circostanze uno spunto recente per la produzione di un affetto possa risalire ad una situazione infantile ed essere sostituito da tale situazione per quanto riguarda la produzione dell'affetto. Questo problema rientra nella psicologia del pensare inconscio e potrebbe trovare la sua giusta collocazione in una spiegazione psicologica delle nevrosi. Ai fini del, supponiamo che un ricordo infantile sia sorto, o sia stato elaborato dalla fantasia con un contenuto più o meno come questo: due bambini litigano per un oggetto (lasciamo indeterminata la natura dell'oggetto, anche se il ricordo o lo pseudoricordo si rivolgeva ad un oggetto preciso). Entrambi pretendono di essere arrivati prima e di avere quindi più diritto. Lottano e la forza prevale sul diritto. Secondo le prove fornite dal sogno, io devo essere stato consapevole del fatto di avere torto («io stesso notai l'errore»). Tuttavia questa volta ero il più forte e restai in possesso del campo. Il vinto corre dal nonno, mio padre, e si lamenta di me, ed io mi difendo con le parole che conosco dal racconto di mio padre: «L'ho colpito perché lui mi ha colpito». Questo ricordo, o più probabilmente fantasia, che mi venne in mente mentre analizzavo il sogno - senza ulteriori prove, io stesso non so come - costituiva un elemento intermediario nei pensieri del sogno, che raccoglieva le emozioni che sì agitavano in essi, come il pozzo raccoglie l'acqua che vi confluisce. Da questo punto i pensieri del sogno procedevano all'incirca lungo queste direttive: «Ti sta bene se hai dovuto farmi posto. Perché hai cercato di cacciarmi? Io non ho bisogno di te, posso facilmente trovare qualcun altro con cui giocare» ecc. Questi pensieri percorrevano ora la strada che avrebbe procurato loro la rappresentazione nel sogno. Un tempo avevo dovuto rimproverare il mio amico Giuseppe (P.) per un atteggiamento dello stesso genere: «Ôte-toi que je m'y mette!» [«Togliti, che mi ci metto io»]. Egli aveva seguito le mie orme, come assistente in prova nel laboratorio di Briicke, ma la carriera era lenta e noiosa. Nessuno dei due assistenti di Briicke aveva intenzione di muoversi dal suo posto e la gioventù era impaziente. Il mio amico, che sapeva di non potersi aspettare di vivere a lungo, e che non aveva alcun intimo legame con il suo immediato superiore, qualche volta espresse apertamente questa sua impazienza e poiché questo superiore (Fleischl) era gravemente ammalato, il desiderio di P. di liberarsene poteva avere un significato più brutto della mera speranza di saperlo rimosso. Pochi anni prima io stesso naturalmente avevo nutrito un desiderio ancora più forte di occupare un posto vacante. Dovunque ci sia gerarchia e promozioni, si apre la strada a desideri da reprimere. Il principe Hai di Shakespeare non riesce nemmeno davanti al padre ammalato a resistere alla tentazione di provare la corona. Ma, come era da aspettarsi, il sogno punì il mio amico e non me stesso per questo desiderio irriguardoso. (Si sarà notato che il nome Giuseppe ha una parte notevole nei miei sogni. Il mio Io trovava facile nascondersi dietro alle persone che hanno quel nome, poiché Giuseppe è anche il nome di un uomo famoso nella Bibbia come interprete di sogni.) «Perché era ambizioso, l'ho ucciso». Poiché non potè aspettare l'allontanamento di un altro uomo, egli stesso fu allontanato. Questi erano stati i miei pensieri immediatamente dopo aver assistito all'Università all'inaugurazione del monumento, non per lui ma per l'altro uomo. Quindi una parte della soddisfazione provata in sogno doveva essere così interpretata: «Giusta punizione! Ti sta bene!». Ai funerali del mio amico, un giovane aveva fatto una osservazione apparentemente inopportuna, dicendo che, secondo colui il quale aveva fatto l'orazione funebre, il mondo senza quest'uomo sarebbe finito. Egli esprimeva i sentimenti sinceri di uno il cui dolore è turbato dall'esagerazione. Ma questa osservazione fu il punto di partenza dei seguenti pensieri del sogno: «È vero che nessuno è insostituibile. Quante persone ho già accompagnato alla tomba! Ma io sono ancora vivo. Io sono sopravvissuto a tutti; io sono rimasto il padrone del campo». Un pensiero di questo genere, che si presentava in un momento in cui temevo di non trovare il mio amico (FI.) vivo se avessi intrapreso il viaggio, poteva solo significare che ero felice di potere ancora una volta sopravvivere a qualcuno, poiché era lui e non io il morto, perché io restavo il padrone del campo come nella mia fantasia infantile. Ero felice di sopravvivere ed esprimevo la gioia con l'ingenuo egoismo mostrato nell'aneddoto della coppia sposata, in cui un coniuge disse all'altro: «Se uno di noi muore, io mi trasferirò a Parigi». Altrettanto evidente era per me che non sarei stato io a morire. Non si può negare che interpretare e raccontare i propri sogni richieda un alto grado di autodisciplina. Si è costretti ad emergere come l'unico mascalzone tra una folla di persone nobili con le quali si divide la vita. Così mi sembrava del tutto naturale che i revenants dovessero esistere solo finché richiesti e si potessero eliminare con un desiderio. Abbiamo visto perché il mio amico Giuseppe fu punito. Ma i revenants erano una serie di reincarnazioni del mio amico d'infanzia. Era quindi per me un'altra fonte di soddisfazione il fatto di essere sempre riuscito a trovare dei sostitutivi di quella figura; ed ora sentivo che sarei riuscito a trovare un sostituto per l'amico che ero sul punto di perdere: nessuno è insostituibile. Ma dove era andata a finire la censura del sogno? Perché non aveva sollevato le obiezioni più energiche contro questa serie di pensieri sfacciatamente egoistici? E perché non aveva trasformato la soddisfazione collegata a quella serie di pensieri in profondo dispiacere? Credo che la spiegazione si trovasse nel fatto che altre serie di pensieri, leciti, riguardanti le stesse persone trovavano contemporaneamente soddisfazione e coprivano, con il loro affetto, l'affetto che proveniva dalla fonte infantile proibita. In un altro strato dei miei pensieri, durante la cerimonia della inaugurazione del monumento, avevo così riflettuto: «Quanti amici stimati ho perso, o per la morte o per la rottura della nostra amicizia! Che fortuna, trovare un sostituto che significhi per me più di quanto hanno potuto mai valere gli altri e pensare che, in questo periodo della vita in cui è difficile formare nuove amicizie, non perderò mai la sua!». La mia soddisfazione per aver trovato un sostituto di questi amici persi poteva essere fatta entrare nel sogno senza interventi; ma con essa penetrò l'ostile soddisfazione proveniente dalla fonte infantile. È senza dubbio vero che l'affetto infantile contribuì a rinforzare il mio affetto attuale e giustificato. Ma anche l'odio infantile è riuscito a farsi rappresentare. Il sogno conteneva inoltre una chiara allusione ad una diversa serie di pensieri che potevano legittimamente portare alla soddisfazione. Poco tempo prima, dopo lunga attesa, era nata al mio amico una figlia. Io sapevo quanto profondamente addolorato egli fosse rimasto per la morte così prematura della sorella, e gli scrissi dicendogli che ero sicuro che avrebbe trasportato sulla bimba l'amore sentito per lei e che la piccola gli avrebbe infine fatto dimenticare la sua irreparabile perdita. Quindi questo gruppo di pensieri era nuovamente collegato al pensiero intermedio del contenuto latente del sogno, dal quale divergevano in due direzioni opposte le associazioni: «Nessuno è insostituibile!». «Non ci sono altri che revenants: tutti quelli che abbiamo perso ritornano!». Ed ora i legami associativi tra le componenti contraddittorie dei pensieri del sogno si ravvicinavano per la circostanza casuale che la bimba del mio amico aveva lo stesso nome della bambina con cui giocavo da piccolo, che aveva la mia età ed era la sorella del mio primissimo amico e avversario. Avevo provato grande soddisfazione nel sentire che la bimba si sarebbe chiamata «Paolina». E per allusione a questa coincidenza, nel sogno avevo sostituito un Giuseppe con un altro, e non avevo potuto reprimere la somiglianza delle iniziali dei nomi «Fleisch!» e «FI.». Da questo punto i miei pensieri passarono all'argomento dei nomi dei miei figli. Avevo insistito che i loro nomi si scegliessero non in base alla moda del momento, ma in memoria di persone che mi erano state care. I loro nomi rendevano i bambini dei «revenants». E dopo tutto, pensai, non è forse l'aver figli il nostro unico accesso all'immortalità? Ho solo poche altre osservazioni da aggiungere sull'argomento degli affetti nei sogni, da un altro punto di vista. Un elemento dominante nella mente del dormiente può essere costituito da quello che chiamiamo «stato d'animo», o disposizione a qualche affetto, e questo può quindi avere un'influenza determinante sui sogni. Un tale stato d'animo può sorgere dalle sue esperienze o dai pensieri del giorno precedente, o l'origine può essere somatica. In entrambi i casi, esso sarà accompagnato da appropriate serie di pensieri. Dal punto di vista della formazione del sogno è indifferente se come a volte accade, questi contenuti rappresentativi dei pensieri del sogno determinino in primo luogo lo stato d'animo, o se essi stessi siano ridestati in un secondo momento dalla disposizione emotiva del sognatore, che a sua volta si deve spiegare su base somatica. In ogni caso la formazione dei sogni è soggetta alla condizione di rappresentare solo ciò che è la realizzazione di un desiderio e di trarre la propria forza motrice psichica solo da desideri. Uno stato d'animo attuale viene trattato allo stesso modo della sensazione che sorge e diventa attuale durante il sonno, la quale può essere ignorata o interpretata nuovamente nel senso di una realizzazione di desiderio. Gli stati d'animo repressi durante il sonno possono diventare la forza motrice di un sogno, destando energici desideri che il sogno deve realizzare. Il materiale al quale sono collegati gli stati d'animo viene elaborato fino al punto in cui può essere impiegato per esprimere la realizzazione di un desiderio. Quanto più intenso e dominante sia il ruolo svolto tra i pensieri del sogno dallo stato d'animo represso, tanto più è certo che gli impulsi di desiderio più fortemente repressi approfitteranno di questa occasione per ottenere la rappresentazione. Infatti, dal momento che il dispiacere che altrimenti dovrebbero necessariamente produrre essi stessi è già presente, essi trovano già compiuta la parte più difficile del loro compito - quella di arrivare alla rappresentazione. Qui ancora una volta ci troviamo di fronte al problema dei sogni di angoscia; e scopriremo che questi sono il caso limite della funzione del sogno. (I) REVISIONE SECONDARIAEd ora possiamo rivolgerci al quarto dei fattori impegnati nella formazione dei sogni. Se proseguiamo la nostra indagine sul contenuto dei sogni nel modo in cui l'abbiamo cominciata, cioè confrontando gli eventi preminenti del contenuto del sogno con le loro origini nei pensieri del sogno, troveremo degli elementi la cui spiegazione richiede un'ipotesi completamente nuova. Mi riferisco a quei casi in cui il sognatore è sorpreso, annoiato o disgustato nel sogno, e inoltre proprio da una parte del contenuto del sogno. Come ho dimostrato con molti esempi, la maggior parte di questi sentimenti critici nei sogni non si rivolge effettivamente al contenuto del sogno, ma risulta parte dei pensieri del sogno che sono stati presi e impiegati per lo scopo adatto. Ma parte di tale materiale non si presta a questa spiegazione; non si riesce a trovarne il corrispondente nel materiale dei pensieri del sogno. Per esempio, quale è il significato dell'osservazione critica che si trova spesso nei sogni: «Questo è solo un sogno»? Qui c'è proprio una critica al sogno, che si potrebbe fare nella vita da svegli. Anzi, abbastanza spesso è effettivamente un preludio al risveglio; e ancora più frequentemente è stata preceduta da qualche sensazione penosa che viene messa a tacere dal riconoscere lo stato di sogno. Quando il pensiero «è solo un sogno» si presenta durante il sogno, ha lo stesso scopo delle parole pronunciate sulla scena della bella Elena dell'opera comica di Offenbach, che porta quel nome: ha lo scopo di ridurre l'importanza di ciò che è stato appena provato e di rendere possibile la sopportazione di ciò che seguirà. Serve per addormentare un particolare fattore che avrebbe tutte le ragioni in quel momento di muoversi e proibire la continuazione del sogno, o la scena dell'opera. E più comodo comunque continuare a dormire e tollerare il sogno, perché dopo tutto «è solo un sogno». Secondo me lo sprezzante giudizio critico, «è solo un sogno», appare nel sogno quando la censura, che non è mai completamente addormentata, sente che è stata presa alla sprovvista da un sogno che è stato già fatto passare. È troppo tardi per reprimerlo e di conseguenza la censura usa queste parole per far fronte all'angoscia della sensazione penosa che esso solleva. La frase è un esempio di esprit d'escalier da parte della censura psichica. Tuttavia questo esempio ci fornisce la prova convincente che non tutto ciò che è contenuto in un sogno deriva dai pensieri del sogno, ma che i contributi al suo contenuto possono essere fatti da una funzione psichica che non si può distinguere dai nostri pensieri da svegli. Ora sorge il problema se questo avvenga solo in casi eccezionali, o se l'agente psichico che altrimenti opera solo come censura, abbia un olo abituale nella formazione dei sogni. Non possiamo aver alcuna esitazione nel decidere in favore della se-onda alternativa. Non ci può essere dubbio che l'agente censurante, ia cui influenza abbiamo finora riscontrato nelle limitazioni e omis-oni dei contenuto del sogno, è anche responsabile per le interpolazioni ed aggiunte. Le interpolazioni si riconoscono facilmente. Spesso sono riferite con esitazione e introdotte con un «come se»; non sono in se stesse particolarmente vivide e sono sempre inserite in punti in cui possono servire come legami tra due parti del contenuto del sogno, o creare un ponte per colmare una lacuna tra due parti del sogno. Esse sono meno facilmente trattenute nella memoria dei veri derivati del materiale dei pensieri del sogno; se il sogno deve essere dimenticato, esse sono la prima parte che scompare, ed io ho il nutrito sospetto che la comune lamentela di aver sognato tanto, ma di aver dimenticato la maggior parte del sogno e di aver trattenuto nella memoria solo dei frammenti, sia basata sulla rapida scomparsa proprio di questi pensieri connettivi. In un'analisi completa queste interpolazioni sono spesso tradite dal fatto che non si trova nei pensieri del sogno del materiale connesso ad esse. Ma un attento esame mi spinge a considerare questo come il caso meno frequente; in genere i pensieri di connessione risalgono nonostante tutto al materiale dei pensieri del sogno, ma a quel materiale che non potrebbe avere alcuna pretesa di essere accettato nel sogno, né di per sé né per la sua sovradetermina-zione. Sembra che solo in casi estremi la funzione psichica faccia delle nuove creazioni nella formazione onirica che stiamo ora considerando. Finché è possibile si serve di qualsiasi cosa adatta che può trovare nel materiale dei pensieri del sogno. La cosa che distingue e nello stesso tempo rivela questa parte del lavoro onirico è il suo scopo. Questa funzione si comporta nel modo che il poeta maliziosamente attribuisce ai filosofi: riempie le lacune della struttura del sogno con pezze e toppe. La conseguenza dei suoi sforzi è che il sogno perde la sua apparenza di assurdità e incoerenza e si avvicina al modello di un'esperienza comprensibile. Ma i suoi sforzi non sono sempre coronati da successo. Ci sono dei sogni che, osservati superficialmente, possono sembrare irreprensibilmente logici e ragionevoli; partono da una situazione possibile, la conducono per una catena di modificazioni coerenti e, anche se molto meno frequentemente, la portano ad una conclusione che non desta meraviglia. I sogni di questo genere sono stati assoggettati ad un'ampia elaborazione da parte di questa funzione psichica, che è simile al pensiero da svegli; sembra che abbiano un significato, ma quel significato è il più possibile lontano dal loro vero valore. Se li analizziamo, ci possiamo convincere che è proprio in questi sogni che l'elaborazione secondaria si diletta con il materiale più liberamente e trattiene in misura minima i rapporti presenti in quel materiale. Si potrebbe dire che questi sogni sono già stati interpretati una volta, prima di essere sottoposti alla nostra interpretazione di quando siamo svegli. In altri sogni questa elaborazione tendenziosa riesce solo in parte; la coerenza sembra arrivare solo fino a un certo punto, ma poi il sogno diventa insensato e confuso, mentre magari in seguito può presentare una seconda volta un'apparenza di razionalità. In altri sogni ancora, l'elaborazione fallisce del tutto; ci troviamo inermi davanti ad un cumulo di materiale frammentario senza senso. Non intendo negare categoricamente che questo quarto fattore della formazione dei sogni - in cui riconosceremo presto una vecchia conoscenza, poiché in realtà è l'unico dei quattro che sia noto sotto altri riguardi - non intendo negare che questo quarto fattore abbia la capacità di creare nuovi contributi per i sogni. Resta tuttavia assodato che, come gli altri, esso esercita la sua influenza principalmente attraverso le preferenze e selezioni tra il materiale psichico dei pensieri del sogno, che è già stato formato. C'è però un caso in cui gli viene risparmiata la fatica di costruire, in un certo senso, la facciata del sogno; il caso cioè in cui una formazione di quel tipo esiste già ed è a disposizione nel materiale dei pensieri del sogno. Ho l'abitudine di chiamare «fantasia» questo elemento dei pensieri del sogno. Forse eviterò dei malintesi se dico che il «sogno ad occhi aperti» gli è in qualche modo analogo nella vita da svegli. La parte svolta nella nostra vita psichica da queste strutture non è stata ancora pienamente riconosciuta e spiegata dagli psichiatri, ma mi sembra che Benedikt abbia esordito in modo promettente in quella direzione. L'importanza dei sogni ad occhi aperti non è sfuggita all'infallibile vista dei poeti; c'è, per esempio, una celebre esposizione dei sogni ad occhi aperti nel Nabab di Alphonse Daudet, fatta da un personaggio secondario del romanzo. Lo studio delle psiconevrosi porta alla sorprendente scoperta che queste fantasie o sogni ad occhi aperti sono gli immediati predecessori dei sintomi isterici, o almeno di molti di essi. I sintomi isterici non sono collegati a ricordi effettivi, ma a fantasie costruite sulla base dei ricordi. Il frequente verificarsi di fantasie coscienti diurne ci fa conoscere queste strutture; ma come ci sono fantasie di questo tipo che sono coscienti, così ce ne sono anche numerose altre che sono inconscie, che devono restare inconscie a causa del loro contenuto e della loro origine da materiale rimosso. L'esame più attento delle caratteristiche di queste fantasie diurne ci mostra quanto giustamente dovremmo dare a queste formazioni lo stesso nome che attribuiamo al prodotto del nostro pensiero notturno, cioè il nome di «sogni». Esse condividono molte proprietà con i sogni notturni e il loro studio avrebbe potuto effettivamente costituire il più breve e il migliore avvicinamente alla comprensione dei sogni notturni. Come i sogni, sono realizzazioni di desideri; come i sogni, sono basate in gran parte su impressioni di esperienze infantili; come i sogni, godono di un certo grado di rilassamento della censura. Se esaminiamo la loro struttura, scopriremo come l'impulso di desiderio che è attivo nella loro produzione abbia rimescolato il materiale di cui sono formate, lo abbia riorganizzato e ne abbia fatto un nuovo insieme. Il loro rapporto con i ricordi infantili da cui derivano è molto simile al rapporto che unisce alcuni palazzi barocchi di Roma con le antiche rovine, i cui pavimenti e le cui colonne hanno fornito il materiale per le strutture più recenti. La funzione della «revisione secondaria», che abbiamo attribuito al quarto dei fattori impegnati nella formazione del contenuto dei sogni, ci mostra nuovamente all'opera un'attività che riesce a trovare via libera nella creazione dei sogni ad occhi aperti senza essere inibita da alcuna altra influenza. Potremmo semplicemente dire che questo quarto fattore cerca di modellare il materiale offertogli in qualcosa di simile ad una fantasia. Ma se un sogno ad occhi aperti di questo genere è già stato formato all'interno dei pensieri del sogno, questo quarto fattore del lavoro onirico preferirà impossessarsene e cercherà di inserirlo nel contenuto del sogno. Alcuni sogni consistono semplicemente nella ripetizione di una fantasia diurna, forse rimasta inconscia: tale è, per esempio, il sogno del ragazzo che guida il carro con gli eroi della guerra troiana. Nel mio sogno «Autodidasker», la seconda parte era in ogni caso una fedele riproduzione di una fantasia diurna, in sé innocente, di una conversazione con il professor N. In vista delle complicate condizioni che un sogno deve soddisfare per venire in esistenza, succede più frequentemente che la fantasia già pronta sia solo una parte del sogno, o che solo una parte della fantasia riesca a penetrare nel sogno. Poi la fantasia è in genere trattata come qualsiasi altra parte del materiale latente, anche se spesso resta riconoscibile come un'entità all'interno del sogno. Spesso nei miei sogni ci sono delle parti in rilievo, che producono un'impressione differente dal resto. Mi colpiscono come se fossero più scorrevoli, più coerenti e nello stesso tempo più fugaci delle altre parti dello stesso sogno. So che queste sono fantasie inconsce entrate nel sogno, ma non sono mai riuscito a fissare una di queste fantasie. A parte ciò, queste fantasie, come tutte le altre componenti dei pensieri del sogno, sono compresse, condensate, sovrapposte le une sulle altre, e così via. Esistono tuttavia dei casi di transizione tra il caso in cui esse costituiscono il contenuto (o almeno la facciata) del sogno senza subire modifiche e l'estremo opposto, in cui esse vengono rappresentate nel contenuto del sogno solo da uno dei loro elementi o da una lontana allusione. Evidentemente ciò che accade alle fantasie presenti nei pensieri del sogno è anche determinato dai vantaggi che possono contrapporre alle esigenze della censura o alla costrizione alla condensazione. Nello scegliere gli esempi di interpretazione di sogni ho evitato nei limiti del possibile i sogni in cui le fantasie inconscie hanno un ruolo importante, poiché l'introduzione di questo particolare elemento psichico avrebbe richiesto lunghe discussioni sulla psicologia del pensiero inconscio. Tuttavia, non posso completamente evitare di prendere in considerazione le fantasie sotto questo aspetto, dal momento che spesso entrano nei sogni complete e, ancora più frequentemente, si possono intuire chiaramente dietro al sogno. Citerò quindi un altro sogno, che sembra composto di due fantasie diverse e opposte, che in alcuni punti coincidono, e di cui una è superficiale, mentre la seconda è quasi un'interpretazione della prima. (Nel mio Bruchstück einer Hysterienalyse [Il caso di Dora, cit.] ho analizzato un buon esempio di sogni di questo tipo, formato da fantasie sovrapposte. Inoltre ho sottovalutato l'importanza di queste fantasie nella formazione dei sogni finché ho lavorato principalmente sui miei propri sogni, che sono generalmente basati su discussioni e conflitti di pensiero, piuttosto che su fantasie ad occhi aperti. Nel caso di altre persone è spesso molto più facile dimostrare la completa analogia tra fantasie notturne e sogni ad occhi aperti; ed è ancora facile convincersi che la fantasia diurna è immediatamente Precedente a entrambe queste strutture psichiche.) Il sogno - l'unico di cui non possiedo accurate annotazioni - è più o meno il seguente. Il sognatore, un giovane scapolo, sedeva nel ristorante in cui generalmente mangiava e che nel sogno era rappresentato realisticamente. Apparvero parecchie persone per portarlo via e una di esse voleva arrestarlo. Egli disse ai suoi amici a tavola: «Pagherò più tardi; ritorno». Ma essi esclamarono con sorrisi ironici: «Son cose che sappiamo; dicono tutti così!». Uno dei commensali gli gridò dietro: «Ecco un altro che se ne va!». Poi fu portato in una stanza stretta, dove trovò una figura femminile con un bambino. Una delle persone che lo accompagnavano disse: «Questo è il signor Muller». Un ispettore di polizia, o qualcosa del genere, sfogliava un mucchio di carte e intanto ripeteva «Muller, Muller, Muller». Infine fece una domanda al sognatore, che rispose con un «sì». Poi si voltò a guardare la figura cemminile e si accorse che aveva ora una grande barba. Qui non è difficile separare le due componenti. Quella superficiale era una fantasia di arresto, che sembra essere stata appena creata dal lavoro onirico. Ma dietro di essa si vede del materiale che è stato leggermente rielaborato dal lavoro onirico: una fantasia di matrimonio. Le caratteristiche comuni ad entrambe le fantasie emergevano con particolare chiarezza, allo stesso modo delle fotografie composte di Galton. La promessa fatta dal giovane (che fino a quel momento era stato scapolo) di tornare a raggiungere a tavola i suoi amici, lo scetticismo dei gai compagni (che avevano più esperienza), l'esclamazione «ecco un altro che se ne va (per sposarsi)», tutte queste caratteristiche si adattavano facilmente anche all'altra interpretazione. E così anche si adattava il «sì», con cui aveva replicato alla domanda dell'ufficiale. Lo sfogliare il mucchio di carte, con la costante ripetizione dello stesso nome, corrispondeva ad un aspetto meno importante ma riconoscibile delle cerimonie nuziali, cioè il leggere un mucchio di telegrammi di congratulazioni, tutti indirizzati allo stesso nome. Poiché la sposa appariva personalmente nel sono, la fantasia di matrimonio aveva segnato una vittoria sulla fantasia di arresto che la copriva. Potei scoprire da un'indagine, prima che il sogno venisse analizzato, perché alla fine la donna aveva la barba. Il giorno precedente il sognatore, camminando con un amico altrettanto schivo dei matrimonio, gli aveva additato una bellezza bruna che gli era passata accanto. L'amico aveva osservato: «Sì, purtroppo però alle donne come quelle cresce in pochi anni una barba come quella dei loro padri». Naturalmente c'erano anche in questo sogno degli elementi che avevano subito una deformazione onirica più approfondita. È probabile, ad esempio, che le parole «Pagherò più tardi» si riferissero a quello che egli temeva sarebbe stato l'atteggiamento del suocero riguardo alla dote. In realtà gli scrupoli più diversi impedivano evidentemente al sognatore di lanciarsi con qualche piacere in una fantasia di matrimonio. Tra questi, la paura che il matrimonio potesse costargli la libertà veniva estrinsecata nella trasformazione in una scena d'arresto. Se torniamo per un momento sul fatto che preferisce servirsi di una fantasia già formata, invece di metterne insieme un'altra dal materiale dei pensieri del sogno, possiamo forse trovarci nelle condizioni di risolvere uno dei più interessanti enigmi connessi con i sogni. Ho raccontato precedentemente il famoso aneddoto di Maury che, essendo stato colpito sul collo, mentre dormiva, da un pezzo di legno, si svegliò da un lungo sogno che sembrava completo, ambientato nei giorni della rivoluzione francese. Poiché il sogno, come fu raccontato, era coerente ed era interamente progettato con l'intenzione di fornire una spiegazione allo stimolo che lo svegliò (fatto che il sognatore non avrebbe potuto prevedere in anticipo), l'unica ipotesi possibile sembra essere che tutto il sogno complicato debba essere stato composto e si debba essere svolto durante il breve periodo di tempo intercorrente tra il contatto dell'asse con la vertebra cervicale di Maury e il suo conseguente risveglio. Non oseremmo mai attribuire una tale rapidità all'attività del pensiero nella vita da svegli e dovremmo quindi concludere che possiede il vantaggio di accelerare i nostri processi di pensiero in misura notevole. A quella che è rapidamente diventata una conclusione popolare sono state sollevate energiche obiezioni da taluni autori più recenti (Le Lorrain, Egger, e altri). Da un lato essi mettono in dubbio l'accuratezza del racconto fatto da Maury del suo sogno; dall'altro cercano di mostrare che la rapidità delle operazioni del nostro pensiero da svegli non è minore di quella che si trova in questo sogno, una volta che siano defalcate le esagerazioni. La discussione solleva questioni di principio, che non mi sembrano immediatamente risolvibili. Ma devo confessare che le argomentazioni presentate (da Egger, ad esempio), particolarmente contro il sogno della ghigliottina di Maury, non mi persuadono. Per quanto mi riguarda, proporrei di questo sogno la seguente spiegazione. È così tanto improbabile che il sogno di Maury rappresenti una fantasia, conservata per molti anni già pronta nella sua memoria, che fu destata - o piuttosto preferirei dire: cui si alluse - nel momento in cui egli diventò consapevole dello stimolo che lo svegliò? In tal caso, avremmo eluso la difficoltà di comprendere in che modo una storia così lunga con tutti i suoi dettagli potesse essere composta nel tempo estremamente breve che era a disposizione del sognatore, poiché infatti la storia sarebbe già stata composta. Se il pezzo di legno avesse colpito la nuca di Maury mentre egli era sveglio, avrebbe forse avuto il tempo di pensare: «Proprio come essere ghigliottinati». Ma poiché egli dormiva quando fu colpito dall'asse, si servì dello stimolo per produrre rapidamente una soddisfazione di desiderio; era come se pensasse (ciò deve essere preso esclusivamente in senso figurato): «Ecco una buona occasione per realizzare una fantasia di desiderio che si è formata quella tale volta nel corso della lettura». È difficile confutare, io credo, che la storia del sogno fosse proprio di quel tipo che è probabile che un giovane costruisca sotto l'influenza di impressioni fortemente eccitanti. Chi non resterebbe affascinato, specie se francese o studente di storia ella civiltà, dalle narrazioni del regno del Terrore, quando gli uomini le donne dell'aristocrazia, il fiore della nazione, mostrarono di poter morire allegramente e di poter conservare la vivacità del loro spirito e l'eleganza delle loro maniere fino al momento del giudizio fatale? Quale tentazione per un giovane immergersi in tutto questo con la sua fantasia, immaginarsi mentre dice addio alla dama, baciandole la mano e salendo sul palco senza paura! Oppure, se l'ambizione è la causa prima della fantasia, quale tentazione per lui prendere il posto di uno di quei formidabili personaggi che, solo con il potere dei loro pensieri e dell'ardente eloquenza, governavano la città dove in quei giorni batteva convulsamente il cuore dell'umanità, che per loro convinzione mandavano a morte migliaia di uomini e preparavano la trasformazione dell'Europa, mentre per tutto il tempo le loro stesse teste erano in pericolo e destinate a cadere un giorno sotto la lama della ghigliottina, quale tentazione immaginarsi uno dei girondini, o forse l'eroico Danton! C'è un tratto del ricordo del sogno di Maury, il suo essere «condotto sul luogo dell'esecuzione, circondato da una folla immensa», che sembra suggerire che questa fantasia sia stata effettivamente di tipo ambizioso. Né è necessario che questa fantasia preparata da tanto tempo sia stata rivissuta durante il sonno; sarebbe stato sufficiente il solo sfiorarla. Quello che intendo dire è questo: se vengono suonate alcune battute di musica e qualcuno osserva che sono del Figaro di Mozart (come avviene nel Don Giovanni), immediatamente si ridestano in me numerosi ricordi, di cui nessuno può in un primo momento entrare singolarmente nella coscienza. La frase-chiave serve come porta d'ingresso, attraverso la quale contemporaneamente tutta la rete viene messa in stato di eccitazione. Può ben essere la stessa cosa nel caso del pensiero inconscio. Lo stimolo esterno eccita la porta d'ingresso psichica che dà accesso alla fantasia della ghigliottina. La fantasia non viene rivissuta durante il sogno, ma nel ricordo del sognatore dopo il suo risveglio. Quando si sveglia, egli ricorda in tutti i particolari la fantasia che è stata ridestata nel suo complesso nel sogno. Non si hanno mezzi per verificare in casi simili se si sta effettivamente ricordando qualcosa che si è sognato. Questa stessa spiegazione, che si tratta di fantasie già formate che vengono eccitate nel complesso da uno stimolo esterno, si può applicare ad altri sogni che sono centrati su uno stimolo di risveglio, come, per esempio, il sogno di battaglia di Napoleone prima dell'esplosione della macchina infernale. Tra i sogni raccolti da Justine Tobowolska nella sua disserzione sull'apparente passare del tempo nei sogni, il più istruttivo mi sembra quello raccontato da Macario, che fu sognato da un drammaturgo, Casimir Bonjour. Una sera Bonjour volle assistere alla prima rappresentazione di un suo lavoro; ma era così stanco che, mentre sedeva dietro le quinte, si addormentò proprio mentre alzavano il sipario. Durante il sonno egli percorse tutti i cinque atti della commedia e osservò tutti i vari segni di commozione mostrati dal pubblico durante le diverse scene. Alla fine della rappresentazione egli fu felice di sentir gridare il suo nome con le più vivaci manifestazioni di applauso. Improvvisamente si svegliò. Non riusciva a credere ai suoi occhi o alle sue orecchie, poiché la rappresentazione non era andata più in là delle prime battute della prima scena; non si era addormentato per più di due minuti. Certamente non è troppo avventato supporre, nel caso di questo sognatore, che il ripassare tutti i cinque atti della commedia e l'osservare da parte del sognatore le reazioni del pubblico alle diverse scene non sono necessariamente sorti dalla produzione materiale durante il sogno, ma possono aver riprodotto un lavoro di fantasia (nel senso che ho descritto) che era stato già completato. La Tobowolska, come altri autori, pone in rilievo il fatto che i sogni con uno svolgimento accelerato delle rappresentazioni hanno la caratteristica comune di sembrare particolarmente coerenti, a differenza degli altri sogni, e che il loro ricordo è sommario più che dettagliato. In realtà questa caratteristica, le fantasie già formate, sfiorate dal lavoro onirico, dovrebbero possederla per forza; ma gli autori in questione non hanno tratto questa conclusione. Tuttavia io non sto affermando che tutti i sogni di risveglio ammettono questa spiegazione o che il problema dello svolgimento accelerato delle rappresentazioni nei sogni può essere interamente risolto in questo modo. A questo punto non si può evitare di prendere in considerazione la relazione tra questa elaborazione secondaria del contenuto dei sogni e degli altri fattori del lavoro onirico. Dobbiamo forse credere che in primo luogo i fattori che formano il sogno - la tendenza della constatazione, la necessità di eludere la censura, le considerazioni di rappresentabilità mediante i mezzi psichici a disposizione dei sogni - mettano insieme un contenuto onirico provvisorio e che questo contenuto sia in seguito riorganizzato per conformarlo nei limiti del possibile alle esigenze del secondo agente? Ciò è difficilmente probabile. Dobbiamo piuttosto presumere che fin dal principio le richieste di questo secondo fattore costituiscono una delle condizioni che il sogno deve soddisfare e che questa condizione, come quelle poste dalla condensazione, dalla censura imposta dalla resistenza e dalla rappresentabilità, operi contemporaneamente nel senso di apportare contributi e compiere selezioni sulla massa di materiale presente nei pensieri del sogno. Tuttavia in ogni caso delle quattro condizioni per la formazione dei sogni, quella che abbiamo conosciuto per ultima sembra quella le cui esigenze abbiano l'influenza meno costrittiva sui sogni. Che la funzione psichica che esegue ciò che abbiamo descritto come elaborazione secondaria del contenuto dei sogni si debba identificare con l'attività del nostro pensiero da svegli risulterà molto probabile per la seguente osservazione. Il nostro pensiero da svegli (preconscio) si comporta nei riguardi di tutto il materiale percettivo che incontra esattamente allo stesso modo in cui la funzione che stiamo considerando si comporta verso il contenuto del sogno. È nella natura del pensiero da svegli stabilire un ordine del materiale di questo genere, costruire in esso dei rapporti e renderlo conforme alle nostre aspettative di un insieme intellegibile. In realtà avanziamo troppo in quella direzione. Un esperto prestigiatore può ingannarci contando su questa nostra abitudine intellettuale. Con i nostri sforzi per formare una struttura intellegibile delle impressioni sensorie che ci vengono offerte spesso ricadiamo negli errori più strani o perfino falsifichiamo la verità sul materiale che abbiamo davanti. Le prove di questo fenomeno sono troppo ben conosciute universalmente perché sia necessario insistere ulteriormente. Mentre leggiamo, sorvoliamo errori di stampa che disturbano il senso e abbiamo l'illusione che ciò che stiamo leggendo sia corretto. L'editore di un periodico francese molto diffuso fece una scommessa, a quanto si dice, sul fatto che avrebbe fatto inserire dal tipografo le parole «davanti» o «di dietro» in ogni frase di un lungo articolo e che nessuno dei lettori se ne sarebbe accorto. Egli vinse la scommessa. Molti anni fa ho letto in un giornale un esempio di errata connessione. Una volta, durante una seduta della Camera francese, fu gettata da un anarchico una bomba che scoppiò proprio all'interno della Camera, e Dupuy dominò il panico conseguente con le coraggiose parole: «La seduta continua». I visitatori che erano in galleria dovettero riferire le loro impressioni come testimoni dell'attentato. Tra di essi c'erano due uomini che venivano dalla provincia. Uno di essi disse che era vero che aveva udito una detonazione alla chiusura di uno dei discorsi, ma che aveva creduto che fosse un'usanza parlamentare quella di sparare un colpo ogni volta che un oratore si sedeva. Il secondo, che probabilmente aveva già sentito parecchi discorsi, era arrivato alla stessa conclusione, solo che credeva che si sparasse un colpo unicamente in omaggio ad un discorso particolarmente riuscito. Non c'è dubbio allora che il nostro pensiero normale sia l'agente psichico che avvicina il contenuto dei sogni con la pretesa che esso sia intellegibile, che lo sottopone ad una prima interpretazione e che di conseguenza produce un completo malinteso. Ai fini della nostra interpretazione resta sempre una regola essenziale, quella di ignorare l'apparente coerenza del sogno, a causa della sua origine sospetta, e di seguire ali'indietro il percorso del materiale dei pensieri del sogno, indipendentemente dal fatto che il sogno sia chiaro o confuso. Possiamo ora capire da che cosa dipenda la gamma qualitativa dei sogni tra confusione e chiarezza, di cui abbiamo parlato precedentemente: quelle parti del sogno sulle quali la revisione secondaria è riuscita a produrre degli effetti sono chiare, mentre quelle parti in cui i suoi sforzi sono falliti sono confuse. Dal momento che le parti confuse di un sogno sono così spesso anche le parti meno vivaci, possiamo concludere che secondario deve anche essere ritenuto responsabile di un contributo all'intensità plastica dei diversi elementi del sogno. Se cerco qualcosa con cui paragonare la forma finale assunta da un sogno dopo che il pensiero normale ha dato il suo contributo, non posso pensare a niente di meglio delle iscrizioni enigmatiche con le quali Fliegende Blätter ha divertito per tanto tempo i suoi lettori. Si vuole far credere al lettore che una certa frase, detta in dialetto per fare contrasto e nel modo più scurrile possibile, sia un'iscrizione latina. A questo scopo le lettere contenute nelle parole vengono sottratte alla loro combinazione in sillabe e sistemate in un nuovo ordine. Qui e là appare una vera parola latina; in altri punti sembra di vedere delle abbreviazioni di parole latine; e in altri punti ancora dell'iscrizione possiamo lasciarci ingannare nel trascurare l'insensatezza delle lettere isolate a causa dell'apparenza di cancellature o lacune parziali nell'iscrizione. Se vogliamo risolvere il gioco, dobbiamo trascurare tutto ciò che lo fa sembrare un'iscrizione, osservare attentamente le lettere, non prestare attenzione alla disposizione apparente e quindi riunirle in nuove parole appartenenti alla nostra madre lingua. L'elaborazione secondaria è uno dei fattori del lavoro onirico osservato e valutato nella sua importanza dalla maggioranza degli autori. Havelock Ellis ha descritto in modo divertente il suo funzionamento: «Possiamo anche immaginare che la coscienza del sonno si dica: "Ecco il nostro padrone, la Coscienza della Veglia, che dà tanta importanza alla ragione, alla logica ecc. Presto! Raccogliete le cose, mettetele in ordine - qualsiasi ordine andrà bene - prima che ne entri in possesso"». L'identità del suo metodo di lavoro con quello del pensiero da svegli è stata asserita con chiarezza particolare da Delacroix: «Questa funzione interpretativa non è particolare del sogno; si tratta dello stesso lavoro di coordinazione logica che facciamo sulle nostre sensazioni durante la veglia». James Sully è della stessa opinione. Così anche la Tobowolska: «Su queste successioni incoerenti di allucinazioni, lo spirito si sforza di fare lo stesso lavoro di coordinazione logica che fa durante la veglia sulle sensazioni. Collega tra di loro con un legame immaginario tutte queste immagini staccate e riempie le lacune troppo grandi che si trovano tra di esse». Secondo alcuni scrittori, questo processo di ordinamento e interpretazione comincia durante il sogno stesso e continua dopo il risveglio. Per esempio, Paulhan: «Tuttavia ho spesso pensato che ci potesse essere una certa deformazione, o piuttosto una riformazione, del sogno nel ricordo... La tendenza sistematizzante dell'immaginazione potrebbe benissimo completare dopo il risveglio ciò che ha cominciato durante il sonno. In tal modo la velocità reale del pensiero sarebbe aumentata in apparenza dai perfezionamenti dovuti all'immaginazione sveglia». Bernard-Leroy e Tobowolska: «Nel sogno, al contrario, l'interpretazione e il coordinamento si fanno non solo con l'aiuto dei dati del sogno, ma anche con l'aiuto di quelli della veglia...». Inevitabilmente, quindi, questo fattore riconosciuto nella formazione dei sogni è stato sopravvalutato in importanza al punto che gli è stato attribuito tutto il lavoro della creazione dei sogni. Questo atto di creazione, come Goblot e ancora di più Foucault sostengono, viene compiuto al momento del risveglio; infatti questi due autori attribuiscono al pensiero da svegli la capacità di formare un sogno dai pensieri che emergono durante il sonno. Su questa concezione Bernard-Leroy e la Tobowolska commentano: «Si è creduto di poter collocare il sogno al momento del risveglio, e si è attribuita ai pensieri da svegli la funzione di costruire il sogno con le immagini presenti nel pensiero del sonno». Da questa trattazione della revisione secondaria, passerò a considerare un altro fattore del lavoro onirico che è stato recentemente portato alla luce da alcune acute osservazioni di Herbert Silberer. Come ho detto precedentemente, Silberer ha in un certo senso colto sul fatto il processo di trasformazione dei pensieri in immagini, costringendosi all'attività intellettuale in uno stato di affaticamento e sonnolenza. In simili momenti il pensiero del quale si occupava svaniva e veniva sostituito da una visione che risultava un surrogato di quelli che sono in genere i pensieri astratti. (Vedi gli esempi del brano in questione). Ora, successe durante questi esperimenti che l'immagine che sorgeva, e che si potrebbe paragonare ad un elemento di un sogno, rappresentasse a volte qualcosa di diverso dal pensiero in questione, principalmente la stanchezza stessa, la difficoltà o il disagio implicato nel lavoro. Rappresentava cioè lo stato soggettivo e il modo funzionale della persona che faceva lo sforzo, al posto dell'oggetto degli sforzi. Silberer descrisse questi fatti, che nel suo caso erano molto frequenti, come un «fenomeno funzionale» in contrasto col «fenomeno materiale» che si sarebbe aspettato. Per esempio: «Un pomeriggio ero disteso su un divano e avevo molto sonno; tuttavia mi costrinsi a pensare ad un problema filosofico. Volevo confrontare le concezioni sul tempo di Kant e di Schopenhauer. A causa della mia sonnolenza non ero capace di tenere presenti entrambe le argomentazioni contemporaneamente, il che era necessario per fare il confronto. Dopo molti tentativi vani, mi impressi nella mente ancora una volta con tutta la forza della mia volontà le deduzioni di Kant, per poterle applicare al prospetto del problema di Schopenhauer. Poi rivolsi la mia attenzione a quest'ultimo, ma quando cercai di ritornare a Kant mi accorsi che la sua argomentazione mi era sfuggita ancora una volta e cercai invano di afferrarla di nuovo. Questo vano sforzo di ritrovare gli atti di Kant, che erano conservati da qualche parte nella mia testa, fu improvvisamente rappresentato davanti ai miei occhi chiusi come un simbolo plastico concreto, come se fosse un'immagine onirica: Chiedevo un "informazione ad un segretario scortese che era chino sulla sua scrivania e rifiutava di scomodarsi alla mia insistente richiesta. Si tirò su a metà e mi lanciò un 'occhiata ostile e dura» (Silberer). Ed ecco alcuni altri esempi, che si riferiscono all'ondeggiamento tra il sonno e la veglia: «Esempio n. 2 - Circostanze: di mattina, al risveglio. Mentre ero ad una certa profondità di sonno (uno stato crepuscolare) e riflettevo su un sogno precedente e in un certo qual modo continuavo a sognare, sentii che mi avvicinavo sempre più alla coscienza da sveglio, ma volevo restare nello stato crepuscolare. Scena: Stavo attraversando un ruscello con un piede, ma lo ritirai indietro subito con l'intenzione di restare da questa parte» (Silberer)». «Esempio n. 6 - Condizioni come nell'esempio n. 4» (in cui volevo restare a letto ancora un poco, ma senza dormire troppo). «Volevo dormire ancora un poco. Scena: Stavo salutando qualcuno e mi stavo mettendo d'accordo con lui (o lei) per incontrarci presto di nuovo» (Ibid). Il fenomeno «funzionale», la « rappresentazione di uno stato invece che dell'oggetto», fu osservato da Silberer principalmente nelle due condizioni dell'addormentarsi e del risvegliarsi. E ovvio che al interessa quest'ultimo caso. Silberer ha dimostrato in modo convincente con degli esempi che in molti sogni l'ultima parte del contenuto manifesto, immediatamente precedente il risveglio, non rappresenta altro che l'intenzione di svegliarsi o il processo del risveglio. La rappresentazione può essere in termini di immagini quali l'attraversare una soglia («simbolismo della soglia»), lasciare una stanza ed entrare in un'altra, partenza, ritorno a casa, separarsi da un amico, tuffarsi in acqua ecc. Tuttavia non posso fare a meno di osservare che ho incontrato elementi onirici che si potrebbero riferire al simbolismo della soglia, nei miei sogni o in quelli di altri che ho analizzato, molto meno frequentemente di quanto le comunicazioni di Silberer avrebbero fatto sospettare. Non è affatto inconcepibile o improbabile che questo simbolismo della soglia possa chiarire alcuni elementi che si presentano nel corso del testo del sogno, nei punti, ad esempio, dove ci sono un problema di oscillazioni di profondità del sonno e la disposizione a interrompere il sogno. Tuttavia non sono state prodotte delle dimostrazioni convincenti in proposito. Sembra che si verifichino più spesso dei casi di iperdeterminazione, in cui una parte di un sogno che ha preso il suo contenuto materiale dal nesso dei pensieri del sogno venga anche impiegata per rappresentare uno stato di attività mentale. Questo fenomeno funzionale molto interessante di Silberer ha provocato molti abusi, pur senza colpa di colui che l'ha scoperto; infatti è stato considerato un punto di sostegno per le vecchie tendenze ad interpretare astrattamente e simbolicamente i sogni. La preferenza per la «categoria funzionale» di certe persone arriva ad un punto tale per cui parlano di fenomeno funzionale ogni volta che trovano nei pensieri del sogno attività intellettuali o processi emotivi, nonostante che tale materiale non abbia né più né meno diritto di tutto l'altro materiale. Siamo pronti a riconoscere il fatto che i fenomeni di Silberer costituiscono un secondo contributo da parte del pensiero da svegli alla formazione dei sogni; ma è meno regolarmente presente e meno significativo del primo, che è stato già introdotto con il nome di «elaborazione secondaria». È stato dimostrato che una parte dell'attenzione che è in attività durante il giorno continua ad essere diretta verso i sogni durante lo stato di sonno, li controlla, li critica e si riserva la facoltà di interromperli. È sembrato plausibile riconoscere nell'agente psichico che rimane sveglio in tal modo il censore al quale abbiamo dovuto attribuire una così potente influenza limitatrice sulla forma assunta dai sogni. Le osservazioni di Silberer hanno aggiunto a questo il fatto che in determinate circostanze una specie di autosservazio-ne subentra e contribuisce al contenuto del sogno. Le probabili relazioni di questo agente autosservatore, che può essere particolarmente dominante nelle menti filosofiche, con la percezione endopsichica, con l'allucinazione di osservazioni, con la coscienza e con il censore dei sogni, possono essere trattate più adeguatamente altrove. Cercherò ora di riassumere questa lunga disquisizione sul lavoro onirico. Ci siamo trovati di fronte all'interrogativo se la mente impieghi tutte le sue facoltà senza riserve per la formazione dei sogni o solo una parte di esse funzionalmente limitata. Le nostre indagini ci inducono a rifiutare interamente la forma in cui è stata posta questa domanda, poiché date le circostanze essa risulta inadeguata. Ma se dovessimo rispondere alla domanda nei termini in cui è stata posta, saremmo costretti a rispondere in senso affermativo ad entrambe le alternative, anche se apparentemente si escludono a vicenda. Si possono distinguere due funzioni separate dell'attività mentale durante la costruzione di un sogno: la produzione dei pensieri del sogno, e la loro trasformazione nel contenuto del sogno. I pensieri del sogno sono interamente razionali e sono formati con l'impiego di tutta l'energia psichica di cui siamo capaci. Essi sono collocati tra i processi di pensiero che non sono diventati coscienti, processi da cui, dopo qualche modifica, provengono anche i nostri pensieri coscienti. Per quanto interessanti ed enigmatici siano i problemi sollevati dai pensieri del sogno, tali problemi non hanno dopo tutto alcuna relazione specifica con i sogni e non richiedono risoluzione tra i problemi dei sogni. (Un tempo mi era straordinariamente difficile abituare i lettori alla distinzione tra il contenuto manifesto dei sogni e i pensieri onirici latenti. Continuamente mi sollevavano obiezioni ed argomentazioni basate su qualche sogno non interpretato, nella forma in cui era stato conservato nella memoria, ignorando la necessita di interpretarlo. Ma ora che gli analisti si sono rassegnati a sostituire il sogno manifesto con il significato rivelato dalla sua interpretazione, cadono in un'altra confusione, alla quale restano attaccati con altrettanta ostinazione. Essi cercano di trovare l'essenza dei sogni nel loro contenuto latente e in tal modo trascurano la distinzione tra i pensieri onirici latenti e . In fondo, i sogni non sono altro che una particolare forma di pensiero, resa possibile dalle condizioni dello stato di sonno. E che crea quella forma e che rappresenta l'essenza del sognare, la spiegazione della sua particolare natura. Dico questo per sostenere il valore della nota «tendenza prospettica» dei sogni. Il fatto che i sogni cerchino di risolvere i problemi che la nostra vita psichica deve affrontare non è più strano di quanto lo sia la stessa attività svolta dalla vita cosciente della veglia; esso aggiunge semplicemente che quell'attività può continuare nel preconscio, cosa che già sapevamo.) D'altra parte, la seconda funzione dell'attività mentale durante la formazione dei sogni, la trasformazione dei pensieri inconsci nel contenuto del sogno, è caratteristica della vita onirica. Questo lavoro onirico vero e proprio si allontana dalla nostra idea del pensiero da svegli ancora di più di quanto abbia supposto il più deciso denigratore del funzionamento psichico durante la formazione del sogno. non è semplicemente più disattento, più irrazionale, più dimentico e più incompleto del pensiero da svegli, ma differisce totalmente da esso sotto l'aspetto qualitativo e come tale non è paragonabile immediatamente ad esso. Non pensa, non calcola, non giudica in alcun modo, si limita a dare alle cose una nuova forma. È stato descritto esaurientemente con l'enumerazione delle condizioni che deve soddisfare per ottenere il suo risultato. Questo prodotto, il sogno, deve principalmente eludere la censura e, a tale scopo, si serve di uno spostamento di intensità psichiche, che può arrivare al punto di una trasvalutazione di tutti i valori psichici. I pensieri devono essere riprodotti esclusivamente o prevalentemente nel materiale di tracce di ricordo visive o acustiche, e questa necessità impone al lavoro onirico delle considerazioni di rappresentabilità, che esso affronta compiendo nuove sostituzioni. Probabilmente si devono produrre intensità più grandi di quelle disponibili tra i pensieri del sogno di notte, e a questo scopo serve l'intensa condensazione compiuta nei confronti degli elementi costitutivi dei pensieri del sogno. Si presta poca attenzione alle relazioni logiche dei pensieri; quelle relazioni ricevono infine una rappresentazione velata in certe caratteristiche formali dei sogni. Gli affetti collegati ai pensieri del sogno subiscono una modificazione minore di quella del loro contenuto rappresentativo. Tali affetti in genere vengono repressi; quando vengono mantenuti vengono staccati dalle rappresentazioni che propriamente gli appartengono, poiché gli affetti di simile natura vengono riuniti insieme. Solo una singola parte del lavoro onirico e che agisce in modo irregolare, l'elaborazione del materiale da parte del pensiero semicosciente, concorda entro certi limiti con la concezione che altri autori hanno voluto applicare all'intera attività della formazione dei sogni. |