3. Il sogno è la soddisfazione di un desiderio

Quando, dopo essere passati per uno stretto sentiero, emergiamo improvvisamente su un'altura, dove la strada si divide e i più bei panorami ci si presentano da tutti i lati, ci è permesso sostare un momento per decidere verso quale direzione ci incammineremo in primo luogo. E questo è il nostro caso, ora che abbiamo superato la prima interpretazione di un sogno. Ci troviamo nella piena luce di un'improvvisa scoperta. I sogni non devono essere paragonati ai suoni discordanti che provengono da uno strumento musicale percosso da un tocco estraneo invece che dalla mano del musicista, non sono privi di significato, non sono assurdi; non implicano che una parte delle nostre rappresentazioni sia addormentata, mentre un'altra parte comincia a svegliarsi. Al contrario, sono fenomeni psichici pienamente validi e cioè soddisfazioni di desideri; essi possono essere inseriti nella catena degli atti mentali comprensibili della veglia; essi vengono elaborati da un'attività mentale estremamente complicata.

Ma proprio quando cominciamo a rallegrarci di questa scoperta, ci assale un fiume di domande. Se, come dice l'interpretazione dei sogni, un sogno rappresenta un desiderio soddisfatto, qual è l'origine di quella strana e complicata forma di espressione della soddisfazione del desiderio? Quali mutamenti hanno subito i pensieri del sogno prima di trasformarsi in quelle immagini che ricordiamo al risveglio? Come si verificano questi mutamenti? Qual è la fonte di quel materiale che viene trasformato in un sogno? Qual è la fonte delle tante particolarità che si possono osservare nei pensieri di un sogno, come, per esempio, il fatto che possono essere reciprocamente contraddittori? (Vedi l'analogia del secchio preso in prestito). Può il sogno dirci qualcosa di nuovo sui nostri processi psichici interiori? Può il suo contenuto correggere le opinioni che abbiamo difeso durante il giorno?

Propongo di lasciare da parte per il momento tutte queste domande e di proseguire in una particolare direzione. Abbiamo appreso che un sogno può rappresentare la soddisfazione di un desiderio: dovremo prima di tutto chiarire se questa sia una caratteristica dei sogni o se si sia verificata per caso nel contenuto del sogno particolare (il sogno dell'iniezione di Irma) che abbiamo prima esaminato. Infatti, se anche siamo preparati ad accettare che ogni sogno abbia un significato ed un valore psichico, resta la possibilità che questo significato non sia lo stesso in ogni sogno. Il nostro primo sogno costituiva la realizzazione di un desiderio; un altro potrebbe risultare la conferma di una paura; il contenuto di un terzo potrebbe essere una riflessione, mentre un quarto potrebbe semplicemente riprodurre un ricordo. Troveremo altri sogni sorti da un desiderio, oltre questo? O forse non esistono altri sogni all'infuori di quelli nati da un desiderio?

È facile dimostrare che spesso i sogni si rivelano, senza alcuna maschera, come appagamenti di desideri; cosicché ci si può meravigliare che il linguaggio dei sogni non sia stato già compreso da lungo tempo. Per esempio, c'è un sogno che io posso produrre in me quando voglio, per così dire sperimentalmente. Se la sera mangio sardine, olive o qualsiasi altro cibo molto salato, durante la notte mi viene sete e mi sveglio. Ma il mio risveglio è preceduto da un sogno che ha sempre lo stesso contenuto, cioè che sto bevendo. Sogno che sto già bevendo a grandi sorsi dell'acqua, che ha quel sapore delizioso delle bevande fredde per chi è arso dalla sete. Poi mi sveglio e devo bere veramente. Questo semplice sogno è causato dalla sete ed io me ne rendo conto quando mi sveglio. La sete dà vita al desiderio di bere ed il sogno mi mostra quel desiderio soddisfatto compiendo una funzione, che è facile indovinare: io dormo profondamente e non sono solito farmi svegliare da qualsiasi bisogno fisico. Se posso calmare la mia sete sognando di bere allora non ho bisogno di svegliarmi per soddisfarla. Questo, dunque, è un sogno di comodità. Il sognare ha preso il posto dell'azione, come succede spesso in altri casi della vita.

Sfortunatamente il mio bisogno di acqua per calmare la sete non viene soddisfatto dal sogno allo stesso modo della mia sete di vendetta sull'amico Otto e sul dr. M.; ma l'intenzione è analoga in entrambi i casi. Non molto tempo fa, questo stesso mio sogno mostrò qualche cambiamento. Avevo avuto sete anche prima di addormentarmi ed avevo vuotato il bicchiere d'acqua che era sul comodino. Poche ore più tardi, durante la notte, ebbi di nuovo sete, ma ciò comportava delle conseguenze scomode: per procurarmi dell'acqua avrei dovuto alzarmi a prendere il bicchiere che si trovava sul comodino di mia moglie. Allora feci un sogno adatto, che cioè mia moglie mi faceva bere da un vaso; questo vaso era un'urna cineraria etrusca che avevo portato da un viaggio in Italia e che avevo subito regalato. L'acqua che conteneva era però così salata (evidentemente a causa della cenere che era nell'urna) che mi svegliai. Si può notare quanto ogni cosa fosse disposta convenientemente in questo sogno. Poiché il suo unico scopo è quello di esaudire un desiderio, esso può essere completamente egoistico. In realtà l'amore per la comodità non è compatibile con il riguardo per le altre persone. L'introduzione nel sogno dell'urna cineraria era probabilmente un'altra soddisfazione di desiderio: mi dispiaceva non possedere più quel vaso, proprio come non poter raggiungere il bicchiere di acqua che era sul comodino di mia moglie. Anche l'urna con le ceneri si accordava bene con il sapore salato della mia bocca che diventava sempre più intenso e che sapevo che mi avrebbe svegliato.

(Weygandt era consapevole dell'esistenza dei sogni di sete, poiché scrive: «La sensazione di sete viene percepita con maggiore precisione di qualsiasi altra; fa sempre sorgere l'idea di essere soddisfatta. La maniera in cui viene rappresentata la soddisfazione della sete, varia nei sogni e trae la sua forma particolare da qualche ricordo vicino. Altra caratteristica generale in questi casi è che, subito dopo l'idea della soddisfazione della sete, segue una delusione per il misero effetto prodotto dal rinfresco immaginario». Weygandt ignora però che questa reazione del sogno ad uno stimolo è valida universalmente. Altre persone, che hanno un attacco di sete durante la notte, possono svegliarsi senza aver fatto un sogno; ma questa non è un'obiezione al mio esperimento, mostra soltanto che non hanno un sonno buono come il mio. Confronta a questo proposito Isaia, 29-8: «E avverrà come quando un uomo affamato sogna e, ecco, mangia: ma si sveglia e il suo stomaco è vuoto; o come quando un uomo assetato sogna e, ecco, beve: ma si sveglia e, ecco, è debole e ha la gola arida».).

Durante la giovinezza facevo spesso sogni di comodità come questi. Avendo preso da sempre l'abitudine di lavorare fino a notte tarda, mi riusciva difficile svegliarmi presto. Allora sognavo generalmente di essermi alzato dal letto e di trovarmi vicino al lavabo; dopo un po' non potevo più mascherare a lungo che in realtà ero ancora a letto, ma intanto avevo dormito un poco di più.

Un sogno determinato da pigrizia dello stesso genere, ma espresso in maniera particolarmente divertente ed elegante, mi è stato raccontato da un giovane collega medico che sembra condividere il mio piacere per il sonno. La padrona di casa del suo appartamento, nelle vicinanze dell'ospedale, aveva severe istruzioni di svegliarlo in tempo ogni mattina, ma non le riusciva certo facile eseguirle. Una mattina il sonno doveva essere particolarmente piacevole. La padrona di casa gridò alla porta: «Si svegli, signor Pepi! È ora di andare all'ospedale». In risposta a questo, egli sognò di trovarsi nel letto di una stanza d'ospedale e che c'era una scheda sul letto che diceva: «Pepi H., studente in medicina, anni ventidue». Mentre sognava, si disse: «Dal momento che sono già in ospedale, non c'è nessun bisogno di andarci»; si girò dall'altra parte e continuò a dormire. In questo modo aveva apertamente confessato il motivo del suo sogno.

Ed ora un altro sogno nel quale ancora una volta lo stimolo produceva il suo effetto durante il sonno. Una delle mie pazienti, che si era dovuta sottoporre ad una operazione alla mascella con esito sfavorevole, doveva per ordine dei medici portare giorno e notte un apparecchio refrigerante sulla guancia. Ma appena si addormentava lo gettava via. Un giorno, dopo che ebbe di nuovo gettato l'apparecchio per terra, mi chiesero di parlargliene seriamente. «Questa volta non potevo davvero farne a meno» rispose. «È stato a causa di un sogno fatto durante la notte. Sognavo di essere in un palco dell'Opera e di apprezzare molto l'esecuzione. Invece il signor Karl Meyer era nel sanatorio e si lamentava amaramente per i dolori alla mascella. Allora mi sono detta che poiché non avevo nessun dolore, non avevo bisogno dell'apparecchio, e così lo gettai via». Il sogno di questa povera sofferente sembra quasi concretizzare quella frase che a volte affiora sulle labbra della gente in situazioni spiacevoli: «Potrebbe andarmi meglio». Il sogno dà la rappresentazione di questa cosa più piacevole: il signor Karl Meyer, al quale la sognatrice trasferì i suoi dolori, era il giovane più indifferente che potesse ricordare tra le sue conoscenze.

L'appagamento di un desiderio si può dedurre altrettanto facilmente da qualche altro sogno che ho raccolto tra persone sane. Un mio amico, che conosce la mia teoria dei sogni e ne ha parlato a sua moglie, mi disse un giorno: «Mia moglie mi ha pregato di dirti che ieri ha sognato di avere le mestruazioni. Tu puoi capire che cosa significa». Naturalmente lo comprendevo. Il fatto che questa giovane sposa sognasse di avere le mestruazioni significava che non le aveva avute. Potevo ben ritenere che sarebbe stata felice di continuare a godere la sua libertà per un altro po' di tempo, prima di affrontare le fatiche della maternità. Era un modo intelligente di annunciare la sua prima gravidanza. Un altro mio amico mi scrisse che non molto tempo prima sua moglie aveva sognato di aver visto delle macchie di latte sul davanti della sua camicia. Anche questo era un annuncio di gravidanza, ma non della prima. La giovane madre desiderava avere più nutrimento da dare al suo secondo figlio di quanto ne avesse avuto per il primo.

Una giovane donna era stata isolata per parecchie settimane, poiché doveva curare il suo bambino che aveva una malattia infettiva. Dopo la guarigione del bimbo, sognò di essere ad una festa dove incontrò, fra gli altri, Alphonse Daudet, Paul Bourget e Marcel Prévost; erano tutti molto affabili con lei e molto divertenti. Tutti i personaggi rassomigliavano ai loro ritratti, tranne Marcel Prévost, di cui non aveva ai visto una fotografia; egli assomigliava a... l'uomo della disinfezione, che aveva disinfettato la stanza dell'ammalato il giorno prima che era stato il primo visitatore dopo tanto tempo. Mi sembra possibile fare una traduzione completa del sogno: «Era ora che si facesse qualcosa di più divertente di questo eterno curare malati».

Questi esempi saranno probabilmente sufficienti a dimostrare che i sogni che si possono comprendere solo come appagamento di desiderio e che non celano il loro significato si possono trovare di frequente e nelle più diverse condizioni. Sono per lo più dei sogni brevi e semplici, che costituiscono un piacevole diversivo delle composizioni oniri-he confuse e ricche di materiale che hanno generalmente attratto l'attenzione degli autori. Tuttavia vale la pena di soffermarsi un momento su questi semplici sogni. Possiamo aspettarci di trovare le forme più semplici di sogni nei bambini, poiché senza dubbio le loro produzioni psichiche sono meno complicate di quelle degli adulti. La psicologia infantile è destinata, secondo me, a rendersi altrettanto utile alla psicologia degli adulti, quanto la ricerca sulle strutture delle classi animali inferiori è risultata utile all'indagine sulle specie superiori. Finora sono stati fatti pochi sforzi decisi per servirsi della psicologia infantile a questo scopo. I sogni dei bambini sono spesso mere soddisfazioni di desideri e in questo caso sono ben poco interessanti in confronto ai sogni degli adulti. Essi non sollevano problemi da risolvere, ma d'altra parte hanno una grandissima importanza al fine di dimostrare che i sogni, nella loro essenza, rappresentano l'adempimento dei desideri. Ho potuto raccogliere qualche esempio di tali sogni dal materiale fornitomi dai miei figli.

Devo ben due sogni all'escursione fatta al grazioso paese di Hallstatt nell'estate del 1896: un sogno lo fece mia figlia, che aveva allora otto anni e mezzo, e l'altro mio figlio, che aveva cinque anni e tre mesi. Devo spiegare a mo' di introduzione che avevamo passato l'estate su una collina vicino Aussee, da cui, quando era bel tempo, godevamo una splendida vista del Dachstein. Con un canocchiale si poteva chiaramente distinguere il Simony Hütte. I bambini avevano ripetutamente cercato di vederlo attraverso il canocchiale, non so con quale risultato. Prima della nostra escursione avevo detto ai bambini che Hallstatt si trovava ai piedi del Dachstein. Essi attendevano con impazienza quel giorno. Da Hallstatt camminammo fino all'Echerntal, che incantò i bambini con i suoi paesaggi sempre mutevoli. II bambino di cinque anni, però, diventò gradatamente irritabile. Ogni volta che si vedeva una nuova montagna chiedeva se era il Dachstein ed io dovevo rispondere che era solo una collina. Dopo che ebbe fatto questa domanda parecchie volte, ammutolì completamente e si rifiutò di punto in bianco di venire con noi per il rapido sentiero che portava alla cascata. Pensai che fosse stanco. Ma il mattino dopo venne da me con un viso radioso e disse: «Questa notte ho sognato che eravamo al Simony Hütte». Allora lo compresi: quando avevo parlato del Dachstein, egli si era aspettato di scalare la montagna durante la nostra escursione a Hallstatt e di trovarsi vicino al rifugio del quale si era tanto parlato in relazione al canocchiale. Ma quando si accorse di doversi accontentare delle colline e di una cascata, si sentì ingannato e di malumore. Il sogno costituiva quindi una compensazione. Cercai di scoprirne i dettagli, ma erano scarsi: «Si salgono gradini per sei ore», il che era ciò che gli era stato raccontato.

La stessa gita eccitò dei desideri anche nella mia bambina di otto anni e mezzo, desideri che un sogno dovette soddisfare. Avevamo portato con noi a Hallstatt il figlio dodicenne dei vicini. Egli era già un galante cavaliere ed era evidente che aveva conquistato l'affetto della signorina. Il mattino dopo essa mi raccontò il seguente sogno: «Pensa! Ho sognato che Emilio era uno della famiglia e vi chiamava "papà" e "mamma" e dormiva con noi nella stanza grande come i ragazzi. Poi venne la mamma e lanciò sotto i nostri letti una manciata di tavolette di cioccolata, avvolte in carta blu e verde». I suoi fratelli, che evidentemente non hanno ereditato la capacità di interpretare i sogni, seguirono la corrente degli scienziati affermando che il sogno era una stupidaggine. La bambina invece difese almeno una parte del sogno; ed è importante per la teoria delle nevrosi sapere quale. «Naturalmente è una stupidaggine che Emilio sia uno della famiglia, ma la parte che riguarda le tavolette di cioccolata non lo è». Proprio questo punto mi restava oscuro, ma la madre mi fornì la spiegazione. Tornando a casa dalla stazione, i bambini si erano fermati davanti all'apparecchio automatico dal quale prendevano di solito tavolette di cioccolata proprio di quel tipo, avvolte in carta stagnola lucente. Ne avrebbero volute prendere, ma la madre decise giustamente che quel giorno avevano soddisfatto abbastanza i loro desideri e lasciò che questo venisse soddisfatto da un sogno. Io non avevo notato l'episodio. Ma la parte del sogno che mia figlia aveva trascurato mi fu subito chiara. Io stesso avevo udito il nostro beneducato ospite dire ai bambini, mentre camminavamo, di aspettare che il papà e la mamma li raggiungessero. Il sogno della bambina aveva trasformato questa temporanea parentela in una adozione permanente. La sua capacità affettiva non era ancora in grado di raffigurare altre forme di rapporti sociali all'infuori di quelle rappresentate nel sogno e che erano basate sui suoi rapporti con i fratelli. Era naturalmente impossibile scoprire, senza interrogarla, perché le tavolette di cioccolata fossero state gettate sotto i letti.

Un mio amico mi ha raccontato un sogno molto simile a quello di mio figlio. Era stato fatto da una bambina di otto anni. Suo padre aveva fatto una passeggiata con molti bambini a Dornbach, con l'idea di visitare il Rohrer Hütte. Poiché si era fatto tardi, era tornato indietro promettendo tuttavia ai bambini di riparare alla delusione un'altra volta. Tornando a casa avevano incrociato la tabella che indicava la strada per Hameau. I bambini avevano chiesto di essere portati ad Hameau, ma di nuovo per la stessa ragione avevano dovuto essere consolati con la promessa che ci sarebbero andati un altro giorno. La mattina dopo la bambina di otto anni andò dal padre e gli disse soddisfatta: «Babbo, ho sognato che eri venuto con noi a Rohrer Hutte e ad Hameau». Nella sua impazienza aveva anticipato la realizzazione delle promesse del padre.

Ancora un altro sogno ugualmente chiaro suscitato in mia figlia, che aveva allora tre anni e pochi mesi, dalla bellezza del paesaggio ad Aussee. Aveva attraversato il lago per la prima volta e la gita era stata troppo breve per lei: quando raggiungemmo il punto di sbarco, non voleva lasciare la barca e aveva pianto amaramente. Il mattino dopo disse: «Questa notte sono stata sul lago». Speriamo che la gita dei sogno sia stata di lunghezza soddisfacente.

Mio figlio maggiore, che aveva allora otto anni, faceva già dei sogni in cui si avveravano le sue fantasie: sognò che stava in un carro con Achille e che Diomede era il cocchiere. Come si può immaginare, si era eccitato il giorno prima con un libro di leggende greche che era stato regalato alla sorella maggiore.

Se mi si permette di includere tra i sogni anche le parole dette dai bambini durante il sonno, posso citare a questo punto il più giovane dei sogni di tutta la mia collezione. La mia figlia più piccola, che aveva allora diciannove mesi, una mattina aveva avuto un attacco di vomito e quindi non aveva mangiato per tutto il giorno. Durante la notte dopo questa giornata di fame la udimmo dire eccitatamente nel sonno: «Anna Fleud, flagole, flagoloni, flittata, pappa!». A quel tempo aveva l'abitudine di usare il suo nome per indicare l'idea del possesso di qualcosa. Il menù comprendeva evidentemente tutte quelle cose che le sembravano formare un pasto desiderabile. Il fatto che le fragole apparissero in due varietà era una dimostrazione contro il regolamento sanitario di casa. Alla base di ciò era la circostanza, senza dubbio da lei notata, che la bambinaia aveva attribuito la sua indisposizione ad una scorpacciata di fragole. In tal modo si stava vendicando nel sogno contro questo verdetto poco gradito. (La stessa impresa apparve poco tempo dopo in un sogno della nonna della bambina (le loro età sommate fanno circa settant'anni). Era stata costretta a restare per un giorno intero senza cibo a causa di un disturbo ad un rene mobile. Durante la notte, senza dubbio immaginandosi nel pieno della giovinezza, sognò di essere stata invitata sia a pranzo che a cena, dove le avevano servito gli intingoli più raffinati.).

Anche se siamo convinti che la felicità dell'infanzia dipenda dalla mancanza di desideri sessuali, non dovremmo dimenticare quale ricca fonte di delusioni e rinunce e di conseguenza quale stimolo al sognare può essere fornito dal secondo dei due grandi istinti vitali (Uno studio più approfondito della vita mentale dei bambini ci ha insegnato che le pulsioni sessuali, in forma infantile, sono molto importanti e sono state ignorate per troppo tempo nell'attività psichica dei bambini. Lo studio più approfondito ci fa anche dubitare per quanto riguarda la felicità dell'infanzia così come è stata ricostruita retrospettivamente dagli adulti.). Eccone un altro esempio. Mio nipote, di ventidue mesi, era stato incaricato di farmi gli auguri per il mio compleanno e di offrirmi un cestino di ciliege, che in quella stagione erano delle primizie. Deve aver trovato il compito difficile perché continuava a ripetere: «Dentro ci sono ciliege», ma non lo si riusciva a convincere che doveva consegnarmi il dono. Comunque trovò un modo di ripagarsi. Aveva l'abitudine di dire ogni mattina alla madre che aveva sognato un «soldato bianco», un ufficiale della guardia col suo mantello bianco che una volta aveva ammirato per la strada. Il giorno dopo il sacrificio per il mio compleanno, si svegliò con un'allegra notizia, che poteva solo provenire da un sogno: «Hermann mangiato tutte le ciliege!»

(Bisogna dire che presto i bambini cominciano a fare sogni più complicati e meno chiari e, d'altra parte, in determinate circostanze gli adulti fanno dei sogni semplici, di carattere infantile. L'abbondanza di materiale inatteso presente nei sogni di bimbi di quattro o cinque anni si riscontra tra gli esempi della mia Analisi della fobia di un bambino di cinque anni e in Jung Conflitti dell'anima infantile. Per interpretazioni analitiche di sogni di bambini si veda anche von Hug-Hellmuth, Putnam, van Raalte, Spielrein e Tausk; inoltre Bianchieri, Busemann, Doglia, e particolarmente Wiggman che sottolinea la loro tendenza all'adempimento di desiderio. D'altra parte i sogni di tipo infantile ricorrono tra gli adulti con particolare frequenza, quando essi si trovano in circostanze esterne insolite. Così scrive Otto Nordenskjold sui membri della sua spedizione, che passavano l'inverno nell'Antartico: «La direzione presa dai nostri pensieri più intimi ci veniva rivelata dai nostri sogni, che non erano mai stati così vivaci e numerosi come in quel periodo. Anche quelli che in genere sognavano raramente, avevano lunghe storie da raccontare al mattino, quando ci scambiavamo le ultime esperienze di questo mondo immaginario. Tutti i sogni trattavano del mondo esterno, che era ora così lontano da noi anche se erano spesso adattati alla nostra situazione effettiva. Uno dei miei compagni fece un sogno piuttosto particolare, di essere cioè tornato a scuola dove il suo compito era quello di scuoiare delle foche in miniatura, che erano state appositamente preparate a scopo didattico.

Il mangiare e il bere costituivano tuttavia il fulcro attorno al quale ruotavano più spesso i nostri sogni. Uno di noi, che aveva la singolare abitudine di partecipare a grandi banchetti durante la notte, era particolarmente fiero se poteva raccontare al mattino di essere stato ad un pranzo di tre portate. Un altro sognava tabacco, intere montagne di tabacco; un terzo sognava una nave che veniva verso di noi a vele spiegate sul mare aperto. Vale la pena di raccontare un altro sogno. Il postino portava la posta e dava una lunga spiegazione del perché avevamo dovuto aspettare tanto per averla: egli l'aveva consegnata all'indirizzo sbagliato ed era riuscito a riaverla solo con grandi difficoltà. Naturalmente sognavamo anche cose ancora più impossibili. Ma c'era una strana mancanza di fantasia nei sogni fatti da me personalmente e in quelli sentiti da altri. Sarebbe certamente di grande interesse psicologico se si potessero registrare tutti questi sogni. E si comprenderà facilmente quanto agogniassimo il sonno, poiché poteva portare a ciascuno di noi tutto ciò che desiderava più ardentemente». Secondo Du Prel, «Mungo Park, quasi moribondo per la sete durante uno dei viaggi in Africa, sognava continuamente le valli ricche di acqua e i prati della sua patria. Analogamente il barone Trenck, che soffriva i tormenti della fame quando era prigioniero nella fortezza di Magdeburg, sognava di essere circondato da laute vivande; e George Back, che partecipò alla prima spedizione di Franklin, quando era sul punto di morire di fame a causa delle sue spaventose privazioni, sognava costantemente e regolarmente dei pasti abbondanti».).

Io stesso ignoro che cosa sognano gli animali. Ma un proverbio, indicatomi da un mio studente, pretende di saperlo. «Che cosa sognano le oche?», domanda il proverbio. E risponde: «Il granturco» (Un proverbio ungherese citato da Ferenczi va ancora più in là e afferma che «il maiale sogna le ghiande, l'oca sogna granturco». Un proverbio dice: «Che cosa sogna il pollo? Miglio».). Tutta la teoria del sogno come soddisfazione di desiderio è contenuta in queste due frasi (Sono ben lontano dal cercare di sostenere che sono il primo autore ad avere l'idea di far derivare i sogni dai desideri. (Vedi le frasi iniziali del prossimo capitolo). Coloro che attribuiscono una qualche importanza a queste anticipazioni possono risalire all'antichità classica e trovare Erofilo, il medico che visse sotto il primo Tolomeo. Secondo BUchsenschutz, egli distingueva tre tipi di sogni: quelli inviati dagli dèi, quelli naturali che sorgono quando la mente forma un'immagine di qualcosa che le è gradevole e che avverrà e quelli che sono di natura mista e sorgono spontaneamente dall'e-mergere di immagini in cui vediamo ciò che desideriamo. I. Starcke ha richiamato l'attenzione su un sogno di Scherner, che lo stesso autore chiama un adempimento di desiderio. Scherner scrive: «La fantasia della sognatrice ha realizzato così prontamente il suo desiderio della veglia, poiché quel desiderio era emotivamente attivo in lei». Scherner colloca questo sogno tra i «sogni di umore»; accanto egli pone i «sogni di desiderio erotico» maschili e femminili e i «sogni di cattivo umore». È chiaro che non ci sono dubbi sul fatto che Scherner non ha attribuito ai desideri come stimoli di sogni maggiore importanza che a qualsiasi altro stato mentale della veglia; ed è ancora più chiaro che egli non ha riferito i desideri alla natura essenziale del sognare.).

Vedremo che saremmo potuti arrivare più rapidamente alla teoria del significato recondito dei sogni semplicemente seguendo i modi di dire. E vero che questi a volte parlano con disprezzo dei sogni (la frase «Träume sind Schäume» [«I sogni sono schiuma»] sembra destinata a sostenere la valutazione scientifica dei sogni). Ma in complesso il linguaggio comune considera soprattutto i sogni come benedetti realizzatori di desideri. Se mai le nostre aspettative vengono superate dai fatti, esclamiamo con gioia: «Non avrei mai immaginato una cosa simile nemmeno nel mio sogno più pazzo».