Introduzione alla traduzione di«Sulla suggestione» di Hippolyte Bernheim1888 |
1. Mi auguro che i lettori di quest'opera, che già il professor Forel di Zurigo ha vivamente elogiata, troveranno in essa tutti i pregi per cui il traduttore è stato indotto a darne la versione tedesca. I lettori potranno constatare come il lavoro del dottor Bernheim di Nancy costituisca un'ottima preparazione per lo studio dell'ipnotismo (di cui il medico non può più, ormai, non tener conto), come sia, per vari aspetti, ricca di stimoli e di insegnamenti, in grado di demolire l'opinione che ancor oggi il problema dell'ipnotismo sia, come dice il Meynert, avvolto in un'«aureola di assurdità». Proprio in questo, nel fatto di aver liberato i fenomeni ipnotici da quel carattere d'assurdità, con la connessione a ben chiari fenomeni della vita psichica normale e del sonno, è il merito di Bernheim, come dei suoi colleghi di Nancy che seguono lo stesso indirizzo. Ritengo che il pregio di quest'opera stia soprattutto nella dimostrazione delle correlazioni sussistenti tra fenomeni ipnotici e normali eventi della vita da svegli e del sonno, e nella scoperta di leggi psicologiche valide per entrambi i tipi di fenomeni. In tal modo il problema dell'ipnosi ritrova in pieno la sua collocazione nella psicologia, e la «suggestione» viene considerata come l'elemento essenziale e la chiave dell'ipnotismo; negli ultimi capitoli, poi, viene ricercato il suo significato anche in altri settori, oltre quello dell'ipnosi. L'opera presenta una straordinaria importanza dal punto di vista pratico, in quanto nella seconda parte viene spiegato come l'impiego della suggestione ipnotica possa costituire per il medico un validissimo metodo terapeutico, forse il più efficace e il più indicato per la cura di certi disturbi nervosi; d'altra parte, l'insistenza sul fatto che ipnosi e suggestione ipnotica possono essere impiegate non solo con gli isterici e con i nevropatici gravi, ma anche con buona parte degli individui sani, vale certamente ad attrarre l'attenzione dei medici, al di là del ristretto numero dei neuropatologi, per questi metodi terapeutici. A prescindere da alcuni nomi, come il Krafft-Ebing, il Forel ed altri, l'ipnotismo è stato accolto in modo decisamente sfavorevole dalle più rinomate personalità della medicina tedesca. Tuttavia, ci sia consentito sperare che i medici tedeschi s'interessino di questo problema e di questi metodi terapeutici, considerando che, in campo scientifico, sempre e solo all'esperienza, e mai ad un'autorità che ne astragga, compete di pronunziarsi in modo definitivo sull'accoglimento o sul rifiuto. A dire il vero, le obiezioni finora sollevate in Germania contro lo studio e l'impiego dell'ipnosi sono degne d'interesse esclusivamente per il nome di coloro da cui provengono; con scarsa fatica il professor Forel ne ha ribattute parecchie in un breve saggio. Grazie alle opere di Heidenhain e di Charcot, e cito solo le più notevoli tra le personalità degne di stima e di fiducia che propugnano la realtà dell'ipnotismo, al momento attuale non si può dubitare della realtà dei fenomeni ipnotici - ciò che, ancora un decennio fa, avveniva dappertutto in Germania - né giustificarne le manifestazioni mediante il concorso della credulità del ricercatore e della simulazione del soggetto dell'esperimento. Anche i più ostinati avversari dell'ipnosi se ne rendono conto e perciò, pur lasciando ancora palesemente trasparire l'intenzione di negare l'ipnosi, si sforzano anche di darne una spiegazione, ed in tal modo implicitamente riconoscono l'esistenza di questi fenomeni. Un'altra obiezione sollevata contro l'ipnosi la rifiuta in quanto rischiosa per la salute della persona sottoposta all'esperimento e la bolla definendola come «psicosi prodotta sperimentalmente». Ma, seppure fosse possibile provare che in qualche raro caso l'ipnosi comporta conseguenze nocive, il suo impiego non sarebbe tuttavia più controindicato di quanto i rari casi di morte proibiscano l'uso del cloroformio nell'anestesia chirurgica. Bisogna però osservare che questo paragone non può essere spinto più oltre; infatti, se gli inconvenienti imputabili a narcosi da cloroformio sono in proporzione col numero delle operazioni effettuate da un chirurgo, le relazioni sugli effetti nocivi dell'ipnosi ci vengono, in massima parte, da ricercatori che hanno una scarsa esperienza dell'ipnosi, ed invece tutti gli scienziati che possono disporre di parecchi esperimenti concordano nel giudicare innocuo questo metodo. Perciò sarà sufficiente, per evitare effetti nocivi dell'ipnosi, procedere con una certa cautela e abilità, vagliando con criterio i casi da ipnotizzare. Bisogna aggiungere che non giova granché definire le suggestioni «idee ossessive» e l'ipnosi «psicosi sperimentale»; infatti, raffrontate alle suggestioni, le idee ossessive sono probabilmente viste con maggior chiarezza che nel caso contrario; e quanti temono l'infamante termine «psicosi» possono domandarsi se esso non debba, a maggior ragione, essere impiegato per il nostro sonno naturale, ammettendo che sia il caso di far uso di termini tecnici al di fuori della loro sfera particolare. No, da questo punto di vista nessun pericolo si prospetta per la causa dell'ipnotismo; e quando una più vasta cerchia di medici sarà in grado di riferire osservazioni simili a quelle che si trovano nella seconda parte del libro di Bernheim, apparirà ben chiaro che l'ipnosi non è una condizione pericolosa ed il suo impiego è un procedimento «degno» di un medico. Viene riproposto, in quest'opera, anche un altro problema che al momento attuale tiene divisi in due gruppi contrapposti i fautori dell'ipnotismo; gli uni, qui rappresentati da Bernheim, sostengono che un'unica fonte è alla base di tutti i fenomeni ipnotici, la presenza di una suggestione, di una rappresentazione cosciente, immessa, mediante un influsso esteriore, nel cervello dell'ipnotizzato, e da questi recepita come originatasi spontaneamente in lui; tutti i fenomeni ipnotici, in base a questa interpretazione, sarebbero dunque manifestazioni psichiche, effetti di suggestione. Al contrario, gli altri affermano che alla base del meccanismo di almeno alcuni dei fenomeni ipnotici si trovano alterazioni dell'eccitabilità del sistema nervoso, a prescindere da ogni partecipazione degli elementi che operano coscientemente, e perciò parlano di fenomeni fisici o fisiologici dell'ipnosi. Principale oggetto della controversia è il grande ipnotismo, cioè il complesso dei fenomeni che Charcot ha riscontrato negli isterici sottoposti ad ipnosi; diversamente da quanto avviene per gli ipnotizzati normali, nei soggetti isterici pare possano osservarsi tre fasi dell'ipnosi, ciascuna delle quali sarebbe contraddistinta da particolari e notevoli caratteristiche fisiche, ad esempio la straordinaria ipereccitabilità neuro-muscolare, la contrattura sonnambulare, ecc. Appare subito chiara, rispetto a questo ordine di fatti, l'importanza delle diverse concezioni di cui si è detto. Se i fautori della teoria della suggestione sono nel giusto, viene meno ogni valore delle osservazioni effettuate alla Salpètrière, che anzi debbono considerarsi errori di osservazione. L'ipnosi degli isterici non presenterebbe alcuna caratteristica particolare, anzi un qualunque medico sarebbe in grado di provocare nei soggetti ipnotizzati la sintomatologia che più gli piaccia; dallo studio del grande ipnotismo non potremmo ricavare quali alterazioni vengano indotte nel sistema nervoso degli isterici con determinati interventi, ma solo ciò che Charcot ha consapevolmente suggerito agli individui sottoposti ai suoi esperimenti; tutto ciò è assolutamente irrilevante per la nostra comprensione dell'ipnosi, come dell'isteria. Si comprende facilmente quante implicazioni questa concezione comporti e come da essa si possa sperare una giusta comprensione della sintomatologia isterica in generale. Se con la suggestione il medico ha potuto falsare i fenomeni dell'ipnosi isterica, è pure verosimile che tale suggestione abbia avuto parte nell'osservazione del resto della sintomatologia isterica, che abbia fissato le leggi per gli attacchi isterici, per le paralisi e le contratture — che solo attraverso la suggestione sono collegate alla nevrosi, — e che perciò perderebbero valore non appena l'isterico fosse sottoposto all'osservazione di un altro medico, ed in un luogo diverso. Questa è la conclusione più ovvia, ed effettivamente è stata tratta. Hückel ritiene che il primo transfert — spostamento della sensibilità da una parte del corpo sulla corrispondente parte opposta — di una isterica si sia verificato in occasione di un determinato evento, e che in seguito i medici provochino nuovamente, per suggestione, tale preteso sintomo fisiologico. Penso che quanti sono propensi — e questa è la tendenza anche attualmente prevalente in Germania — a confutare l'esistenza di leggi per quanto riguarda i fenomeni isterici, svilupperanno con vero piacere questa concezione. Si avrebbe così un esempio lampante di come, per aver trascurato il fattore psichico della suggestione, anche un grande scienziato sarebbe stato indotto a produrre, in modo falso ed artefatto, un tipo clinico malleabile ed arbitrario come una nevrosi. Si può invece dimostrare senza difficoltà, punto per punto, l'oggettività della sintomatologia isterica. La critica di Bernheim trova piena giustificazione rispetto ad osservazioni sul tipo di quelle del Binet e del Fere, e la sua validità troverà senz'altro conferma nel fatto che, d'ora in poi, in tutte le ricerche sull'isteria e sull'ipnotismo si dovrà maggiormente prescindere dal fattore suggestione. Ma per quanto riguarda gli aspetti fondamentali della sintomatologia isterica, si può escludere che siano provocati dalla suggestione del medico. Dalle relazioni messe insieme da Charcot e dai suoi seguaci su tempi passati e paesi stranieri, risulta senza possibilità di dubbio che dovunque ed in ogni tempo i vari caratteri delle crisi isteriche — zone isterogene, insensibilità, paralisi, contrazioni — hanno avuto quelle stesse manifestazioni osservate alla Salpètrière all'epoca in cui Charcot effettuava le sue fondamentali ricerche sulla grande nevrosi. Ed indubbiamente proprio il transfert, che sembrerebbe particolarmente adeguato alla dimostrazione di un'origine suggestiva della sintomatologia isterica, è un processo spontaneo: lo si vede nei casi d'isteria in cui non v'è stato alcun influsso, e in cui spesso si possono osservare malati per i quali un'emianestesia, tipica del resto, non si manifesta in un organo o in un'estremità rimasta sensibile nella zona del corpo divenuta insensibile, anestetizzandosi invece nella parte opposta. Inoltre il transfert è un fenomeno che può essere spiegato su basi fisiologiche, e, come è stato confermato da osservazioni effettuate in Germania ed in Francia, costituisce solo l'esasperazione di un rapporto che normalmente sussiste tra parti del corpo corrispondenti; perciò può essere provocato in modo abbastanza semplice anche in individui sani. Anche molti altri sintomi isterici della sensibilità derivano, nello stesso modo, da rapporti fisiologici normali, come Urbantschitsch dimostra nelle sue interessanti ricerche. Ora non è il caso di fornire una spiegazione particolareggiata della sintomatologia isterica, ma possiamo senz'altro accogliere il principio della sua natura oggettiva e reale, non falsata dalla suggestione dell'osservatore. Non intendo, con ciò, disconoscere il meccanismo psichico dei fenomeni isterici, solo non è il meccanismo della suggestione da parte del medico. Con la dimostrazione della presenza, nell'isteria, di fenomeni oggettivi, fisiologici, si mette anche in salvo la possibilità che il «grande» ipnotismo isterico comporti fenomeni che non possono essere imputati alla suggestione da parte dello sperimentatore. Spetterà ad un'ulteriore ricerca, impostata da questo punto di vista, confermare se questi siano realmente presenti. Perciò è compito della scuola della Salpètrière provare che i tre stadi della ipnosi isterica si presentano senz'altro anche in un soggetto da sottoporre ad esperimento appena giunto, ed anche col più cauto modo di procedere dello sperimentatore; certamente questa dimostrazione non si farà aspettare a lungo. Infatti già ora, nella descrizione del grande ipnotismo, sono compresi sintomi che decisamente non possono essere considerati psichici; intendo parlare dell'aumento dell'eccitabilità neuro-muscolare nello stadio di letargia. Chi ha potuto constatare come nello stadio letargico una leggera pressione su un muscolo (che può essere anche un muscolo facciale o uno dei tre muscoli esterni dell'orecchio, che in condizioni normali non si contraggono mai) induca una contrazione tonica del fascio muscolare di cui si tratta, o come una pressione su un nervo superficiale ne riveli la distribuzione terminale, dovrà anche ammettere che questo effetto dev'essere ricondotto a fattori fisiologici o ad un atto volontario, ed escluderà senz'altro che una suggestione involontaria possa esserne la causa. Infatti la suggestione può produrre solo ciò che è contenuto nella coscienza, o che vi è stato immesso. Ma la nostra coscienza conosce soltanto il risultato ultimo di un movimento, e non sa niente del modo di agire e dell'ordinamento dei vari muscoli né della collocazione anatomica dei nervi nei muscoli stessi. In un'opera di prossima pubblicazione, illustrerò che la caratteristica delle paralisi isteriche è in rapporto con questo, e che proprio per questo motivo nell'isteria non si ha paralisi di muscoli isolati, né paralisi periferica, né paralisi facciale di carattere centrale. Bernheim non avrebbe dovuto omettere di ricollegarsi al fenomeno dell'ipereccitabilità neuromuscolare attraverso la suggestione, e questa è una grave manchevolezza della sua argomentazione contro i tre stadi. Perciò, almeno nel grande ipnotismo isterico, sono presenti fenomeni fisiologici. Invece, nel piccolo ipnotismo normale, estremamente importante per la comprensione del problema - come a ragione rileva Bernheim -, tutti i fenomeni si manifesterebbero per via psichica, attraverso la suggestione. Anche il sonno ipnotico si presenta come una conseguenza della suggestione. Il sonno si manifesta attraverso la normale suggestionabilità dell'uomo, in quanto Bernheim provoca nel soggetto l'attesa del sonno stesso. Ma in altri casi il meccanismo del sonno ipnotico si manifesta in modo diverso. Tutti quelli che hanno molta esperienza dell'ipnosi avranno trovato soggetti che difficilmente si addormentano attraverso le parole, mentre prendono sonno con facilità se indotti a fissare per un po' di tempo qualcosa; a tutti saranno capitati malati che piombavano in un sonno ipnotico quando non s'intendeva affatto ipnotizzarli, e che certo non avevano alcuna idea dell'ipnosi. Una malata sta per sottoporsi all'esame della vista e della trachea; né lei né il medico si aspettano il sonno ed invece, non appena il riflesso della luce cade sugli occhi, essa si addormenta e viene ipnotizzata, probabilmente per la prima volta in vita sua. Ogni intervento psichico cosciente dev'essere escluso in questo caso. Nel nostro sonno normale, che in modo così indovinato Bernheim paragona all'ipnosi, si verifica lo stesso fenomeno. In genere si arriva al sonno per suggestione, per una predisposizione psicologica ed un'attesa del sonno; a volte, invece, esso ci prende senza nostra partecipazione, per il fatto fisico della stanchezza. Di un elemento causale psichico non si può esattamente parlare neanche quando si ipnotizzano i bambini cullandoli, o gli animali fissandone l'attenzione. Siamo quindi giunti a quanto sostengono Preyer e Binswanger nella Realencyclopädie di Eulenburg: nell'ipnotismo sono presenti fenomeni psichici e fisiologici, ed è possibile provocare l'ipnosi nell'uno o nell'altro modo. La presenza di un fattore oggettivo indipendente dalla suggestione è innegabile anche nella descrizione che Bernheim ci fornisce della sua ipnosi. Se le cose non stessero così, l'ipnosi dovrebbe presentarsi in modo diverso a seconda dell'individualità dello sperimentatore, come logicamente conclude Jendràssik, e non si capirebbe come la suggestionabilità si accentui sempre secondo determinate leggi, come la muscolatura sia influenzata sempre e solo verso la catalessi, ed altri simili fenomeni. Tuttavia, bisogna convenire con Bernheim che la distinzione dei fenomeni ipnotici in fisiologici e psichici non ci soddisfa e che si avverte con urgenza la necessità di un anello di collegamento tra i due ordini di fenomeni. Effettivamente l'ipnosi in qualunque modo provocata, è sempre la stessa, e con identici fenomeni; i sintomi isterici richiamano per vari aspetti un meccanismo psichico, anche se non necessariamente quello della suggestione1; infine la suggestione appare più evidente dei fatti fisiologici, in quanto l'azione della prima è indiscutibile e relativamente constatabile, ed invece i reciproci influssi dell'eccitabilità nervosa, ai quali devono essere ricollegati i fenomeni fisiologici, restano oscuri. Con le seguenti osservazioni tenterò di accennare una spiegazione accettabile di questo collegamento che ricerchiamo tra fenomeni psichici e fenomeni fisiologici dell'ipnosi. A me sembra che l'uso incerto e poco chiaro del termine «suggestione» stia ad indicare una contrapposizione molto precisa, quale in realtà non sussiste: è il caso di chiedersi cosa realmente dobbiamo intendere per «suggestione». Indubbiamente questo termine indica un tipo d'influsso psichico, e direi che la suggestione si differenzia da altri tipi di influsso psichico, ad es. dal comando, la comunicazione e l'insegnamento, in quanto con essa si suscita in un altro cervello un'idea che non viene percepita secondo la sua vera origine, ma come se fosse sorta in quel cervello per processo spontaneo. Tipici esempi di questo genere di suggestione si hanno nei casi in cui il medico ingiunge ad un ipnotizzato: «Devi lasciare il braccio nella posizione in cui io lo metto», ed allora si manifesta il fenomeno della catalessi; oppure quando egli ha rialzato parecchie volte il braccio che ricadeva, e fa credere al paziente di volere che resti sollevato. Ma in altri casi si usa il termine suggestione quando il meccanismo del processo è chiaramente diverso. Ad esempio, in molti soggetti ipnotizzati la catalessi si verifica indipendentemente da un comando; il braccio rialzato resta da solo in questa posizione, oppure, se non riceve un ordine, l'ipnotizzato rimane nella posizione in cui si era addormentato. Bernheim ritiene che anche questo effetto sia una suggestione, nel senso che la posizione stessa suggerirebbe di essere mantenuta inalterata; è chiaro, tuttavia, che in questo caso il contributo di uno stimolo esterno è assai meno rilevante, ed invece è maggiore che negli esempi precedenti il contributo della condizione fisiologica dell'ipnotizzato, che non accetta nessuno stimolo al cambiamento di posizione. Nell'esempio che segue, appare forse con maggiore chiarezza la differenza tra una suggestione psichica diretta ed una suggestione indiretta, fisiologica. Se io dico ad un ipnotizzato: «Il tuo braccio destro è paralizzato, non lo puoi muovere», si ha una suggestione psichica diretta. Invece Charcot percuote leggermente il braccio dell'ipnotizzato, oppure gl'ingiunge: «Guarda questa faccia orrenda, colpiscila», e il soggetto mena un colpo; il braccio si affloscia paralizzato2. In tutti e due i casi la suggestione esterna ha anzitutto suscitato nel braccio una penosa sensazione di stanchezza, che a sua volta suggerisce — ammesso che qui sia ancora il caso di usare il termine suggerire — la paralisi, in modo assolutamente autonomo dall'intervento del medico. Cioè, in questi casi si tratta non tanto di suggestioni quanto di incitamento ad autosuggestioni, nelle quali, come tutti ben comprenderanno, è presente un elemento oggettivo, indipendente dalla volontà del medico, e che dimostrano la sussistenza di un rapporto tra diverse condizioni di innervazione o di eccitamento del sistema nervoso. Le paralisi isteriche spontanee si verificano proprio a causa di queste autosuggestioni, e la tendenza a questa autosuggestione costituisce una caratteristica dell'isteria assai più rilevante che la suggestionabilità nei confronti del medico, mentre non sembra che tra i due aspetti sussista un parallelismo. Non è il caso che io stia a far notare che in moltissimi casi Bernheim si serve di queste suggestioni indirette, cioè degli incitamenti all'autosuggestione. Il metodo che egli usa per addormentare, e che descrive in questo libro, è sostanzialmente un procedimento misto, in cui la suggestione apre all'autosuggestione le porte, che in effetti stanno lentamente aprendosi da sole. Le suggestioni indirette, in cui tutta una serie di anelli intermedi, provenienti dall'attività della stessa persona sottoposta a suggestione, ricollegano l'incitamento esterno alla conseguenza, sono sempre fenomeni psichici; ma questi non ricevono tutti dalla coscienza piena luce, che piuttosto cade sulle suggestioni dirette. Infatti noi stiamo molto più attenti alle percezioni esterne che ai processi interiori. Perciò, possiamo considerare le suggestioni indirette, o autosuggestioni, come fenomeni sia fisiologici che psichici; e «suggerire» diviene sinonimo del reciproco risveglio di condizioni psichiche secondo le leggi dell'associazione. Il fatto di chiudere gli occhi fa addormentare, perché collegato all'idea del sonno, uno dei suoi più frequenti fenomeni concomitanti: uno degli aspetti del fenomeno del sonno suggerisce gli altri elementi del fenomeno complessivo. E questo collegamento non deriva dalla volontà del medico, ma dalla particolare complessione del sistema nervoso, e non potrebbe verificarsi se non fosse basato su alterazioni nell'eccitabilità delle zone cerebrali interessate, nell'innervazione dei centri vascolari, ecc. Si tratta dunque di un quadro nello stesso tempo psicologico e fisiologico. Come per ogni concatenazione di condizioni nel sistema nervoso, anche per questa è possibile uno svolgimento in un'altra direzione. L'idea del sonno può comportare una sensazione di stanchezza degli occhi e dei muscoli e la corrispondente condizione dei vasi del sistema nervoso centrale; oppure, in altri casi, la condizione della muscolatura o un influsso sui vasi cerebrali possono da soli risvegliare il soggetto che dorme, ecc. Perciò dobbiamo limitarci a dire che sarebbe arbitrario tener presente solo l'aspetto psicologico di questo processo, così come sarebbe arbitrario considerare unica causa dei fenomeni ipnotici l'innervazione vascolare. Qual è dunque il significato di una contrapposizione tra fenomeni psichici e fenomeni fisiologici dell'ipnosi? Finché per suggestione s'intendeva solo il diretto influsso psichico da parte del medico, che provocava nell'ipnotizzato i sintomi che voleva, essa poteva avere un certo valore; ma questo viene meno appena si arriva a comprendere che anche la suggestione si limita a provocare fenomeni basati sulle caratteristiche funzionali del sistema nervoso dell'ipnotizzato, e che, oltre alla suggestionabilità, nell'ipnosi affiorano altre caratteristiche del sistema nervoso. Potremmo ancora chiederci se tutti i fenomeni dell'ipnosi debbano in qualche modo passare per l'ambito psichico e cioè — poiché solo questo può essere il significato della domanda — se le alterazioni nell'eccitabilità durante l'ipnosi debbano necessariamente riguardare solo l'ambito della corteccia cerebrale; da questa nuova formulazione della domanda già risulta quale debba essere la risposta. Non c'è ragione di stabilire, come si fa in questo caso, una contrapposizione così netta tra la corteccia cerebrale e la parte restante del sistema nervoso, ed è improbabile che una così profonda alterazione funzionale nella corteccia cerebrale possa non essere connessa a gravi alterazioni nell'eccitabilità di altre parti del cervello. Non abbiamo un criterio per distinguere con precisione un processo psichico da uno fisiologico, un atto della corteccia cerebrale da un atto della massa subcorticale, perché non possiamo attribuire la «coscienza» — qualunque cosa cerebrale essa sia — a tutte le attività della corteccia, né a tutte nella stessa misura, e non si tratta di cosa localizzata in un punto preciso del sistema nervoso. Perciò mi sembra che la questione se l'ipnosi metta in rilievo fenomeni psichici o fisiologici vada senz'altro respinta, e che la decisione dipenda da un'indagine particolare per ogni singolo fenomeno. Ritengo perciò di poter affermare che l'opera di Bernheim, se da una parte si spinge oltre l'ambito dell'ipnosi, dall'altra trascura un aspetto della questione. Tuttavia mi auguro che anche i lettori tedeschi di Bernheim apprezzeranno l'importanza ed il valore istruttivo di questa sua presentazione dell'ipnotismo sotto il profilo della suggestione. Note1 Certamente, tra isteria ed ipnotismo ci sono rapporti molto stretti, ma non al punto che un comune attacco isterico debba essere considerato uno stato ipnotico a varie fasi, come T. Meynert ha sostenuto alla facoltà medica di Vienna, «Wien. med. Blatte», vol. 10, n. 23 (1888). Sembra che in quella conferenza si faccia confusione tra le nostre cognizioni riguardo a questi due stati, in quanto si fa menzione di quattro fasi dell'ipnosi secondo Charcot, che però ne riconosce solo tre; invece la quarta, il cosiddetto stato somniant, è citata solo dal Meynert. Charcot, al contrario, riconosce quattro fasi nell'attacco isterico. 2 J. M. Charcot, Leçons du mardi de la Salpètrière (1887-88), Parigi 1888, legione VII e VIII. APPENDICE
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