L'impiego dell'interpretazione dei sogni in psicoanalisi1911 |
Lo «Zentralblatt für Psychoanalyse» non ha soltanto lo scopo di aggiornare i suoi lettori sui progressi della scienza psicoanalitica, pubblicando inoltre contributi originali, relativamente brevi, sull'argomento. Esso ha anche lo scopo di offrire allo studioso chiari lineamenti di quanto già si conosce e di risparmiare tempo e fatica agli esordienti nella pratica analitica, dando loro adeguate istruzioni. Pertanto, d'ora in poi, anche in questo giornale vedranno la luce articoli di natura didattica o riguardanti argomenti tecnici, che non conterranno necessariamente cose nuove. La questione di cui ora intendo parlare non è la tecnica dell'interpretazione dei sogni: non saranno prese in considerazione né le metodiche per l'interpretazione dei sogni né l'utilizzazione di questa dopo che sia stata fatta, ma ci intratterremo soltanto sul modo in cui l'analista deve applicare l'arte dell'interpretazione dei sogni nel trattamento psicoanalitico dei pazienti. Certamente ci sono molti modi di eseguire questo lavoro, ma proprio per questo non è mai troppo facile rispondere a questioni di tecnica analitica. Pur essendoci, forse, più di una strada buona da percorrere, certo ve ne sono moltissime sbagliate, per cui un confronto tra i diversi metodi non può mancare di essere istruttivo, persino se non conduce ad alcuna decisione a favore di uno di essi. Chiunque si accinga alla pratica dell'analisi provenendo dall'interpretazione dei sogni, manterrà il proprio interesse per il contenuto dei sogni e si sentirà portato ad interpretare il più integralmente possibile qualunque sogno riferito dal paziente. Ben presto, però, si accorgerà che sta ora lavorando in condizioni quanto mai differenti, e che, se tentasse di tradurre in pratica le sue intenzioni, si troverebbe in contrasto con le esigenze più immediate del trattamento. Persino se il primo sogno del paziente si presta ottimamente quale introduzione alla prima spiegazione da darsi, ben presto compariranno altri sogni tanto lunghi e tanto oscuri che non sarà possibile estrarne il significato nei limiti di un'ora di seduta. Se il medico, nei giorni successivi, prosegue nel suo lavoro di interpretazione, nel frattempo si avranno nuovi sogni, che dovranno essere lasciati in disparte finché il primo sogno non sia, a suo giudizio, definitivamente risolto. Talvolta la produzione di sogni è talmente copiosa, e i progressi del paziente verso la loro comprensione sono talmente stentati, che l'analista sarà per forza portato a sospettare che il materiale che compare in questo modo altro non sia che una manifestazione della resistenza del paziente, la quale trae vantaggio dalla scoperta che il metodo non riesce a padroneggiare il materiale che viene via via presentandosi. Nel frattempo, poi, il trattamento sarà rimasto talmente indietro da aver perso ogni contatto col momento attuale. In opposizione a questa tecnica vale la regola che, ai fini della cura, è della massima importanza che l'analista conosca sempre la superficie della psiche del paziente in ciascun momento dato, che sappia quali complessi e quali resistenze siano attivi in lui nel momento attuale e quale reazione cosciente nei confronti di questi ne regoli il comportamento. Non sarebbe affatto giusto sacrificare questa finalità di ordine terapeutico all'interesse dell'interpretazione dei sogni. E allora, tenendo presente questa regola, quale dovrà essere il nostro atteggiamento verso l'interpretazione dei sogni nell'analisi? Più o meno il seguente: si deve considerare sufficiente la quantità di interpretazione ottenibile in una sola seduta e non si deve ritenere uno scacco il fatto che il contenuto di un sogno non sia stato completamente delucidato. Il giorno successivo non si dovrà riprendere necessariamente l'interpretazione del sogno, salvo il caso che sia evidente che, nel frattempo, nulla di nuovo sia emerso nel quadro dei pensieri del paziente. Dunque non si dovranno fare eccezioni, a favore di una interpretazione lasciata a metà, alla regola che la prima cosa di cui ci si deve occupare è sempre la prima che viene in mente al malato. Se, prima di aver finito con sogni più vecchi, ne compaiono di nuovi, bisogna occuparsi di queste produzioni più recenti, senza provare disagio per aver trascurato i precedenti. È sottinteso che, se i sogni vengono a formare una massa troppo estesa e voluminosa, bisogna abbandonare fin da principio la speranza di risolverli completamente. In generale bisogna guardarsi dal dimostrare un eccessivo interesse nell'interpretazione dei sogni, o dal suscitare nel paziente l'idea che il lavoro giungerebbe a un punto morto se egli non ne riferisse di nuovi, perché, altrimenti, vi è pericolo che la resistenza si rivolga contro la produzione dei sogni, che in conseguenza verrebbe a cessare. Bisogna anzi che il paziente sia indotto a credere che l'analisi troverà immancabilmente i materiali per andare avanti, sia che egli abbia dei sogni sia che non li abbia e indipendentemente dal grado di attenzione che si rivolge ad essi. Ora verrà fatto di domandarsi se, posto che l'interpretazione dei sogni deve essere eseguita secondo una metodica sottoposta a tali limitazioni, non si finisca col rinunciare a troppo materiale prezioso, che potrebbe far luce sull'inconscio. Rispondiamo che la perdita non è per nulla tanto grande quanto parrebbe in seguito ad un esame superficiale. Tanto per cominciare, si deve riconoscere che, nel caso di una grave nevrosi, qualsiasi complessa produzione di sogni non può, per la natura stessa della situazione, essere ritenuta suscettibile di una soluzione integrale. Un sogno appartenente a questa categoria spesso si fonda su tutto il materiale patologico del caso, che per il momento è sconosciuto sia al medico sia al malato (i cosiddetti «sogni programma» e i sogni biografici), e talora corrisponde alla trasposizione nel linguaggio dei sogni dell'intero contenuto della nevrosi. Se si cerca di interpretare un tale sogno, entreranno in attività tutte le resistenze latenti, finora nemmeno sfiorate, che ben presto porranno un limite alla comprensione del sogno stesso. L'interpretazione integrale di tale sogno coinciderà col completamento di tutta l'analisi; se al principio ne avremo preso nota, è possibile che riusciremo a comprenderlo solo molti mesi dopo, alla fine della cura. Lo stesso vale per la spiegazione di un singolo sintomo (forse del sintomo principale). Per spiegarlo occorre l'analisi nella sua totalità; durante l'analisi bisogna adoperarsi per impadronirsi ora di questo, ora di quel frammento del significato del sintomo, uno dopo l'altro, finché non sia possibile comporli insieme. Analogamente, non potremo sperare niente di più da un sogno manifestatosi ai primi stadi dell'analisi; ci dovremo ritenere soddisfatti se il nostro tentativo di interpretazione sarà riuscito a mettere in luce anche un solo impulso di desiderio patologico. Dunque non perdiamo nulla di quello che potremmo ottenere, se abbandoneremo l'idea di un'interpretazione integrale dei sogni, e abitualmente nulla è perduto se interrompiamo l'interpretazione di un sogno relativamente vecchio per rivolgerci a uno più recente. Esempi eccellenti di sogni analizzati integralmente ci hanno rivelato che diverse scene successive di un unico sogno possono avere uno stesso contenuto, che può trovare espressione in esse con progressiva chiarezza. Abbiamo anche appreso che diversi sogni, comparsi in una stessa notte, possono essere semplicemente tentativi successivi, presentati in forme diverse, di esprimere uno stesso significato. In linea generale, possiamo essere certi che ogni impulso di desiderio, che oggi dà vita a un sogno, seguiterà a manifestarsi con altri sogni finché non sarà stato compreso e sottratto al dominio dell'inconscio. Quindi si dà spesso il caso che il modo migliore di completare l'interpretazione di un sogno consiste nel sospenderla, rivolgendo l'attenzione a un nuovo sogno, il quale forse contiene lo stesso materiale in forma più accessibile. Capisco che si chiede un grosso sacrificio, non solo al malato ma anche al medico, pretendendo da loro che rinuncino, nel corso della cura, alle finalità consce che si sono proposti, per abbandonarsi a una guida che, nonostante tutto, ci sembra sempre «accidentale»; però posso assicurare che si è sempre ricompensati quando si decide di avere fede nei propri princìpi teorici e ci si impone di non mettere in discussione la guida dell'inconscio che ricompone i nessi causali. Pertanto io consiglio di non intraprendere l'interpretazione dei sogni nel trattamento analitico come ad esercitare l'arte per l'arte, ma di avvalersi di questo metodo in conformità alle regole tecniche che governano la condotta del trattamento nel suo insieme. È ovvio che, occasionalmente, ci si potrà comportare in modo diverso concedendo un po' di libero gioco ai propri interessi teorici, sempre però rendendosi ben conto di quel che si sta facendo. Un'altra situazione, degna di essere presa in esame, è quella che si è creata da che abbiamo preso maggior confidenza col nostro modo di comprendere il simbolismo dei sogni: ciò che sappiamo ci ha reso più indipendenti dalle associazioni del paziente. Un interprete di sogni straordinariamente abile, qualche volta sarà in condizione di riuscire a penetrare il senso di tutti i sogni di un paziente senza imporre a quest'ultimo di esercitare su di essi un lavorio lungo e tedioso. Un analista come questo sarà allora libero da ogni conflitto tra le esigenze dell'interpretazione dei sogni e le esigenze della cura. Per di più, egli si sentirà tentato di fare un uso integrale dell'interpretazione dei sogni in ogni caso, riferendo al paziente tutto quello che ha dedotto. Ma, se agirà in questo modo, adotterà un metodo che si discosta notevolmente da quello codificato, come avrò occasione di far rilevare in altro momento. In ogni modo i principianti della pratica analitica sono avvertiti di non prendere a modello questo caso eccezionale. Ciascun analista si trova nella situazione del predetto eccezionale interprete dei sogni, che abbiamo immaginato or ora, nei confronti dei primissimi sogni riferitigli da pazienti, prima che questi ultimi abbiano imparato qualcosa della tecnica dell'interpretazione dei sogni. Questi sogni iniziali possono essere considerati genuini: rivelano molte cose all'ascoltatore, analogamente ai sogni delle cosiddette persone normali. Allora si pone il problema se l'analista debba riferire subito al paziente tutto ciò che ha letto nei suoi sogni. Non è questo, però, il luogo adatto a rispondere alla domanda che evidentemente è parte di un problema più vasto: in quale stadio del trattamento e con quale velocità l'analista dovrà iniziare il paziente alla conoscenza di ciò che si cela nella sua psiche? Quanto più il paziente viene ad imparare qualcosa circa la pratica dell'interpretazione dei sogni, tanto più, di solito, i suoi sogni successivi diventano oscuri. Tutta la conoscenza da lui acquisita sui sogni serve solo a mettere sull'avviso il processo di costruzione onirico. Nel lavoro «scientifico» sui sogni che, nonostante il ripudio dell'interpretazione dei sogni, ha ricevuto nuovo impulso dalla psicoanalisi, si osserva sempre che viene posta una cura niente affatto indispensabile nel conservare il testo esatto del sogno. Si pensa che esso debba essere protetto da deformazioni e logorìi nelle ore che seguono immediatamente al risveglio. Certi psicoanalisti, dando al paziente l'istruzione di scrivere tutti i sogni subito dopo il risveglio, sembrano addirittura non tenere nel debito conto le cognizioni, che essi devono avere, circa la formazione dei sogni. Nel lavoro terapeutico questa regola è superflua ed i pazienti sono ben contenti di attenervisi per disturbare il proprio sonno e per dimostrare il massimo zelo proprio là dove non serve ad alcuno scopo utile. Infatti, persino se il testo di un sogno viene salvato dall'oblio tanto faticosamente, è facile convincersi che ciò non procura nessun vantaggio per il paziente. Nel testo del sogno non entreranno le associazioni e il risultato sarà lo stesso che se il sogno non fosse stato conservato. Non c'è dubbio che il medico ha acquisito delle conoscenze, che altrimenti non avrebbe potuto ottenere, ma non è lo stesso che il medico conosca una cosa o che la conosca il paziente. L'importanza di tale distinzione, ai fini della tecnica psicoanalitica, sarà trattata più estesamente altrove. Per concludere, ricorderò un tipo particolare di sogno che, in dati casi, si manifesta soltanto durante il trattamento psicoanalitico, e può sconcertare o trarre in inganno i principianti. Si tratta di sogni di conferma che, in effetti, «seguono a ruota»; facilmente accessibile all'analisi, la loro interpretazione non fa altro che confermare quel che la cura aveva già ricavato durante i giorni scorsi dal materiale delle associazioni diurne. È come se il paziente fosse così cortese da ritornarci in forma di sogno proprio quello che gli avevamo «suggerito» immediatamente prima. L'analista più sperimentato certamente troverà più difficile attribuire tale condiscendenza al paziente; egli accoglierà tali sogni come conferme che attendeva e riconoscerà che essi possono manifestarsi soltanto in certe condizioni provocate dall'influenza del trattamento. La grande maggioranza dei sogni si forma in anticipo rispetto all'analisi, così che, dopo aver tolto tutto ciò che in essi era già noto e compreso, rimane pur sempre un indizio più o meno chiaro di qualcosa che è tuttora nascosto. |