Disposizione alla nevrosi ossessiva

1913

Il problema della causa e del modo in cui un individuo può contrarre una determinata nevrosi rientra indubbiamente tra quelli di cui la psicoanalisi deve fornire una soluzione; ma ancor prima sarà forse necessario trovare la soluzione di un altro problema, più limitato, ossia per quale ragione un soggetto debba contrarre una certa nevrosi con l'esclusione di ogni altra.

È questo il problema della «scelta della nevrosi».

Oggi come oggi, cosa sappiamo noi di tale questione? A stretto rigore, un solo e generico enunciato può essere espresso con certezza su questo argomento. Si ricorderà che noi siamo soliti distinguere i fattori patogeni su cui si basa la nevrosi in due categorie: quelli che l'individuo porta in sé durante il corso della vita e quelli che la vita porta a lui, cioè i fattori costituzionali e quelli accidentali. Di solito la causa patogena risulterà esclusivamente dal concorso di entrambe le categorie di fattori. Pertanto, la enunciazione generale, cui accennavo or ora, afferma che le basi della determinazione della scelta della nevrosi appartengono interamente al primo gruppo di fattori e hanno, quindi, il carattere delle disposizioni, per cui sono indipendenti dalle esperienze che possono agire in senso patogeno.

Dove dovremo indirizzare la ricerca dell'origine di tali disposizioni? Noi abbiamo acquisito la consapevolezza che le funzioni psichiche ad esse collegate (quella sessuale in parti-colar modo, ma anche diverse e importanti funzioni dell'Io), devono subire una prolungata e complessa evoluzione prima di raggiungere quello stato, che è proprio dell'adulto normale. E lecito ammettere che non sempre tale evoluzione avviene così armonicamente da far sì che la funzione vada incontro nella sua integrità a questa modificazione regolare e progressiva. Ogni qual volta una parte della funzione rimane radicata in uno degli stadi precedenti, s'intuisce ciò che va sotto il nome di «punto di fissazione», e la funzione può regredire fino ad esso qualora il soggetto contragga la malattia in seguito a qualche disturbo di origine esterna.

Le nostre disposizioni sono, quindi, delle inibizioni nel corso dello sviluppo, e questa nostra opinione trova conforto nell'analogia con elementi tratti dalla patologia generale di altre malattie. Però l'indagine psicoanalitica si arresta dinanzi alla questione di quali fattori possano provocare dette alterazioni della evoluzione, affidando questo problema alla ricerca biological.

Qualche anno fa noi abbiamo già osato accostarci, con l'ausilio di tali ipotesi, al problema della scelta della nevrosi. Il nostro metodo di lavoro, che mira a svelare quelle che sono le condizioni normali indagandone i perturbamenti, ci indusse a seguire una linea di attacco quanto mai singolare e inattesa. L'ordine, secondo il quale si è soliti elencare le principali forme di psiconevrosi (isteria, nevrosi ossessiva, paranoia, demenza precoce), corrisponde, sia pure non del tutto esattamente, alla sequenza delle varie età alle quali dette malattie fanno la loro prima comparsa. Certe forme di malattie isteriche si possono osservare addirittura durante la puerizia; la nevrosi ossessiva di solito svela i primi sintomi nella seconda infanzia (tra sei e otto anni), mentre le altre due psiconevrosi, che io ho accomunato nel capitolo della «parafrenia», non fanno la loro comparsa se non dopo la pubertà e nell'età adulta. Queste turbe, che sono le ultime a comparire, furono le prime a rivelarsi accessibili alle nostre indagini circa le disposizioni dalle quali scaturisce la scelta della nevrosi. Le specifiche caratteristiche di entrambe (megalomania, estraniamento dal mondo circostante, aumento della difficoltà di transfert) ci hanno portato a dedurre che la fissazione delle disposizioni va ricercata in uno stadio della evoluzione della libido precedente il momento in cui si stabilisce la scelta dell'oggetto, vale a dire nella fase di autoerotismo e narcisismo. Dunque, queste forme di malattia, a comparsa così tardiva, vanno riportate a inibizioni e fissazioni molto precoci.

Di conseguenza, dovremmo essere indotti a supporre che la disposizione all'isteria e alla nevrosi ossessiva, che sono le due nevrosi di transfert propriamente dette e che rendono manifesta la loro sintomatologia in un'età più giovanile, risieda in una fase più avanzata dell'evoluzione della libido. Ma dov'è che possiamo collocare questa inibizione dello sviluppo e, soprattutto, quali saranno le differenze di fase che determinerebbero una disposizione alla nevrosi ossessiva anziché all'isteria? Per molto tempo non fu possibile raccogliere alcuna informazione sull'argomento e i miei primi tentativi di svelare queste due disposizioni dovettero ben presto essere abbandonati, in quanto errati. Mi riferisco, per esempio, alla concezione che l'isteria debba essere provocata dalla passività e la nevrosi ossessiva dall'attività nelle esperienze dell'infanzia.

Adesso riprenderò questa strada, partendo dall'osservazione clinica di un caso singolo. Ho studiato per molto tempo una paziente affetta da una nevrosi che aveva subito un mutamento non comune. Questa nevrosi si era instaurata dopo un'esperienza traumatizzante e, per alcuni anni, aveva mantenuto i caratteri di una netta isteria d'angoscia, dopo di che si era trasformata improvvisamente in una nevrosi ossessiva del tipo più grave. Si trattava dunque di un caso indubbiamente significativo, e sotto diversi aspetti. Da un lato, questa malattia esigeva forse di essere considerata alla stregua di un documento bilingue, atto a dimostrare come uno stesso contenuto possa essere espresso da due nevrosi con linguaggio differente. D'altra parte, essa minacciava di contraddire completamente la nostra teoria, secondo la quale le disposizioni nascono in seguito a inibizioni dello sviluppo, a meno che noi non fossimo propensi ad accogliere l'ipotesi che un individuo porti in sé, innati, diversi punti deboli nell'evoluzione della propria libido. Dissi a me stesso che non avevamo alcun diritto di escludere questa seconda possibilità, però ero fortemente interessato ad arrivare alla comprensione di questo caso.

Allorché, nel corso dell'analisi, la spiegazione mi divenne manifesta, mi vidi costretto ad ammettere che la situazione era quanto mai diversa da quella che mi ero figurata. La nevrosi ossessiva non era un'ulteriore reazione a quel trauma che dapprima aveva provocato l'isteria d'angoscia: si trattava invece di una nuova esperienza, che aveva cancellato del tutto la prima. (Qui, dunque, ci troviamo di fronte a un'eccezione, in verità non assolutamente indiscutibile, al nostro postulato, secondo il quale la scelta della nevrosi è indipendente dall'esperienza.)

Purtroppo, ragioni di famiglia m'impediscono di approfondire quanto vorrei la storia di questo caso, per cui dovrò limitarmi a fornire il seguente resoconto. Nel periodo precedente l'instaurarsi della malattia, la paziente era stata una moglie felice e quasi del tutto soddisfatta. Voleva avere figli, per motivi fondati su una fissazione infantile dei suoi desideri, e si ammalò quando venne a sapere che non ne avrebbe potuti avere dal marito, che era il solo oggetto del suo amore. L'isteria d'angoscia, attraverso la quale reagiva a tale frustrazione, corrispondeva, secondo quanto ella stessa ben presto riuscì a comprendere, al ripudio delle fantasie di seduzione, espressione del desiderio, tanto fortemente radicato, di avere un figlio. Fece allora del suo meglio per evitare che il consorte intuisse che si era ammalata in conseguenza della frustrazione da lui stesso provocata. Io, però, dispongo di buone ragioni per affermare che ciascuno di noi ha, nell'inconscio, uno strumento che gli permette di interpretare le espressioni dell'inconscio altrui. Senza che la moglie fornisse alcuna spiegazione né ammettesse alcunché, il marito capì il significato dell'angoscia di lei e, senza darlo a vedere, se ne sentì ferito, per cui ebbe a sua volta una reazione nevrotica consistente nel non riuscire, per la prima volta, a compiere l'atto coniugale. Subito dopo egli partì per un viaggio; la moglie credette che egli fosse diventato definitivamente impotente e manifestò i primi sintomi ossessivi il giorno precedente a quello in cui ne attendeva il ritorno.

Il contenuto della sua nevrosi ossessiva consisteva in una compulsione a lavarsi e a una scrupolosa pulizia e a prendere provvedimenti, quanto mai drastici, intesi a prevenire i gravi danni che, secondo lei, gli altri avevano motivo di temere da lei; si trattava cioè di formazioni reattive dirette contro i suoi stessi impulsi erotico-anali e sadici. Il suo bisogno sessuale trovava obbligatoriamente espressione in queste forme, dopo che la sua vita genitale aveva perduto qualsiasi significato in seguito all'impotenza dell'unico uomo che avesse importanza per lei.

Questo è il punto di origine dei nuovi e modesti elementi della teoria che ho formulato. Naturalmente è solo in apparenza che questa si fonda su quest'unica osservazione: in effetti essa riassume in sé molteplici impressioni precedenti, per quanto la loro comprensione sia stata resa possibile esclusivamente da quest'ultima esperienza. Dissi a me stesso che il mio quadro schematico dell'evoluzione della funzione della libido esigeva un codicillo. Innanzi tutto, io avevo fatto soltanto una distinzione tra una prima fase, quella dello autoerotismo, in cui le diverse pulsioni elementari dell'individuo cercano, ciascuna per proprio conto, la soddisfazione dei loro desideri nell'organismo del soggetto, e una fase successiva caratterizzata dalla combinazione di tutte le pulsioni, intesa, sotto la supremazia genitale che agisce con finalità riproduttive, alla scelta dell'oggetto. Come è noto, in seguito alle analisi delle parafrenie, è stato necessario inserire tra queste due fasi lo stadio del narcisismo, nel quale già si è avuta la scelta ma l'oggetto coincide con l'Io del soggetto stesso. Adesso ci si prospetta la necessità, al fine di raggiungere una configurazione definitiva, di aggiungere ancora uno stadio: quello in cui le pulsioni primarie già sono confluite ai fini della scelta di un oggetto, che a questo punto è già qualcosa di estraneo e opposto al sé dell'individuo stesso, mentre, però, la supremazia delle regioni genitali non si è ancora stabilita, anzi, mentre le pulsioni primarie, dominanti in questa organizzazione pregenitale della vita sessuale, sono quelle erotico-anali e quelle sadiche.

Mi rendo conto del fatto che, in un primo momento, sembreranno assurde e che non ci diverranno familiari se non dopo che avremo scoperto i loro rapporti con le nostre conoscenze precedenti, ma che, alla fine, verranno inevitabilmente considerate innovazioni modeste e scontate. Prendiamo dunque in considerazione prospettive di questo genere ai fini della trattazione della «organizzazione sessuale pregenitale».

a. Il ruolo straordinariamente importante che gli impulsi di odio e di erotismo anale hanno nella sintomatologia della nevrosi ossessiva, ha già impressionato parecchi studiosi e, di recente, è stato messo in luce, con particolare evidenza, da Ernest Jones (1913). Il che scaturisce direttamente dalla nostra ipotesi purché si ammetta che in questa nevrosi le pulsioni primarie, di cui si è detto, tornino a rappresentare la pulsione genetica, di cui sono stati i predecessori nel corso dell'evoluzione.

A questo punto si riesce a inquadrare una parte della storia del nostro caso, che fino ad ora avevo lasciato in disparte. La vita sessuale della paziente era iniziata durante la puerizia con fantasie di punizioni, dopo la repressione delle quali era intervenuta una fase di latenza straordinariamente lunga, durante la quale la fanciulla aveva attraversato un periodo di sviluppo morale esaltato, privo di qualsiasi risveglio dei sentimenti sessuali femminili. Il matrimonio, avvenuto in età assai giovane, diede luogo a un periodo di attività sessuale normale, periodo durante il quale ella fu una moglie felice e che si protrasse per parecchi anni, sino a quando la sua prima, grande frustrazione non fece scoppiare la nevrosi isterica. Quando la sua vita genitale ebbe perduto ogni valore per lei, la sua vita sessuale regredì, come ho detto, allo stadio infantile del sadismo.

È agevole individuare l'elemento saliente che distingue questo caso di nevrosi ossessiva da quei casi, più frequenti, che si manifestano in età meno avanzata e seguono poi un andamento cronico con esacerbazioni più o meno impressionanti. In tali casi, l'organizzazione sessuale, che porta in sé la disposizione alla nevrosi ossessiva, dopo che si è stabilizzata non verrà mai completamente superata in avvenire. Nel nostro caso essa fu inizialmente sostituita da uno stadio più elevato dell'evoluzione e poi fu riattivata in seguito a regressione rispetto a quello.

b. Se intendiamo far collimare la nostra ipotesi con le direttive del pensiero biologico, non dobbiamo dimenticare che l'antitesi tra maschio e femmina, introdotta dalla funzione riproduttiva, non può ancora essere presente nello stadio pregenitale della scelta dell'oggetto, e, al suo posto, noi troviamo l'antitesi tra tendenze attive e passive, che, più tardi, viene a collegarsi strettamente all'antitesi tra i sessi. L'attività è sostenuta dal comune istinto di predominio, che chiamiamo sadismo, quando lo vediamo legato alla funzionalità sessuale, e che espleta molte e importanti attività sussidiarie persino nella vita sessuale normale pienamente sviluppata. La tendenza passiva è sostenuta dall'erotismo anale, la cui zona erogena corrisponde all'antica, non differenziata, cloaca. Un'accentuazione di questo erotismo anale nello stato di organizzazione pregenitale ha come strascico, per il maschio, allorché viene raggiunto lo stadio successivo della funzione sessuale (ossia la supremazia dei genitali), una notevole predisposizione all'omosessualità. Il modo in cui questa fase si costruisce su quella precedente e il concomitante rimodellamento delle cariche psichiche della libido, pongono alla ricerca psicoanalitica i problemi più interessanti.

È possibile accogliere l'opinione che si possano evitare tutte le difficoltà e le complicazioni che tale situazione comporta, negando che esista un'organizzazione pregenitale della vita sessuale e sostenendo che la vita sessuale coincide con la funzione genitale e riproduttiva e comincia con essa. In tal caso si verrebbe ad affermare, tenendo presenti le inconfondibili scoperte della ricerca analitica, che le nevrosi sono forzate dal processo di rimozione sessuale a estrinsecare le tendenze sessuali mediante altre pulsioni, non sessuali, sessualizzandole a scopo di compensazione. Però questa direttiva di ragionamento ci parrebbe al di fuori della psicoanalisi, riportandoci al punto in cui ci trovavamo prima di essa, e inoltre ciò rappresenterebbe l'abbandono di quella comprensione dei rapporti tra normalità, perversione e nevrosi, che la psicoanalisi ci ha fornito. La psicoanalisi, come tale, si fonda sull'ammissione di pulsioni sessuali primarie, di zone erogene, nonché dell'allargamento, reso in tal modo possibile, del concetto di «funzione sessuale» in opposizione alla più limitata «funzione genitale». Inoltre, l'osservazione dello sviluppo normale dei bambini è di per sé sufficiente a farci respingere qualunque tentazione di questo genere.

c. Nell'ambito dello sviluppo del carattere veniamo necessariamente a trovarci di fronte alle medesime forze pulsionali che abbiamo incontrato nel lavoro condotto sulle nevrosi, mentre, d'altra parte, è giocoforza stabilire una netta distinzione teorica tra i due fatti, in conseguenza della semplice osservazione che il fallimento della rimozione e il riaffiorare dell'elemento rimosso (tipici del meccanismo della nevrosi) non sono presenti nella formazione del carattere. In questa la rimozione non entra in gioco ovvero consegue armonicamente il suo scopo, che è quello di sostituire l'elemento rimosso con formazioni reattive e con sublimazioni, la qual cosa rende i processi di formazione del carattere più oscuri e meno accessibili all'analisi rispetto ai processi nevrotici.

Però proprio nell'ambito dell'evoluzione del carattere riusciamo a individuare una confacente analogia con il caso testé descritto, ossia una conferma della reale esistenza dell'organizzazione pregenitale sadica ed erotico-anale. Che il carattere della donna vada incontro, dopo che essa ha perduto la propria funzione genitale, a una specifica alterazione, è un evento ben noto, che di frequente dà adito a molte lamentele. Essa diventa litigiosa, molesta e prepotente, gretta e meschina, rivelando, cioè, caratteristiche tipicamente sadiche ed erotico-anali, che non aveva in precedenza, nel periodo della femminilità. In tutti i tempi, commediografi e satirici hanno rivolto i loro strali contro il «vecchio drago» in cui si sono trasformate l'affascinante fanciulla, la moglie amorosa e la tenera madre. Ci è possibile vedere come tale alterazione del carattere corrisponda a un'involuzione della vita sessuale fino allo stadio pregenitale sadico ed erotico-anale, nel quale abbiamo individuato la disposizione alla nevrosi ossessiva. Pare dunque che questo stadio non soltanto sia il predecessore della fase genitale, ma che ne sia anche il successore, in cui essa va a sfociare dopo che i genitali abbiano assolto alla propria funzione.

Quanto mai impressionante è il confronto tra questo mutamento del carattere e la nevrosi ossessiva, essendo in entrambi i casi ben evidente l'azione della regressione. In quella, però, troviamo una regressione totale conseguente a una rimozione, o repressione, sviluppatasi progressivamente, mentre in questa, ossia nella nevrosi, abbiamo un conflitto, uno sforzo diretto a impedire alla regressione di manifestarsi, le formazioni reattive contro di essa e l'instaurarsi di una sintomatologia conseguente a compromessi tra le parti avverse, e infine la scissione delle attività psichiche in un gruppo ammissibile per la coscienza e un altro che rimane inconscio.

d. La nostra ipotesi dell'esistenza di un'organizzazione sessuale pregenitale è incompleta da due punti di vista. Innanzi tutto, non prende in considerazione il comportamento delle altre pulsioni primarie, la disamina e trattazione delle quali sarebbe alquanto rimunerativa, accontentandosi di insistere sull'evidente supremazia del sadismo e dell'erotismo anale. In particolare, noi spesso abbiamo l'impressione che l'impulso all'apprendimento prenda realmente il posto del sadismo nel meccanismo della nevrosi ossessiva. In effetti, tale impulso è, alla base, un rampollo sublimato dell'impulso di dominio esaltato fino a divenire un fatto intellettuale e il ripudio di esso, sotto l'aspetto del dubbio, ha un ruolo importante nel quadro della nevrosi ossessiva.

Di gran lunga più importante è un'altra lacuna della nostra ipotesi. Come è noto, la disposizione evolutiva a una nevrosi sarà completa soltanto se si prende in considerazione la fase dello sviluppo dell'Io in cui ha luogo la fissazione, oltre a quella della libido, mentre la nostra ipotesi si collega esclusivamente a quest'ultima, per cui non fornisce tutte le conoscenze di cui avremmo bisogno. Attualmente, gli stadi di sviluppo delle pulsioni dell'Io ci sono ben poco conosciuti, avendo io notizia di un solo tentativo di affrontare tali questioni: quello, assai promettente, di Ferenczi (1913). Non so dire se apparirò troppo avventato suggerendo, in base agli indizi in nostro possesso, la possibilità di includere, nella disposizione alla nevrosi ossessiva, un'anticipazione cronologica dello sviluppo dell'Io rispetto a quella della libido. Una precocità di questo tipo obbligherebbe alla scelta di un oggetto sotto l'influenza delle pulsioni dell'Io, in un momento in cui le pulsioni sessuali non hanno ancora assunto la loro configurazione definitiva, per cui ne conseguirebbe una fissazione allo stadio dell'organizzazione pregenitale. Se pensiamo che i nevrotici ossessivi devono sviluppare una iper-moralità onde proteggere l'oggetto del loro amore dall'ostilità, che è in agguato dietro di esso, saremo portati a ritenere che un certo grado di precocità di sviluppo dell'Io è proprio della natura umana e a porre l'origine della moralità nel fatto che nell'ordine evolutivo l'odio è il precursore dell'amore, e questo è forse il senso di un'affermazione di Stekel (1911), che dapprima mi era incomprensibile, secondo la quale il rapporto emotivo primario tra gli uomini è l'odio, non l'amore.

e. Da quanto detto consegue che nell'isteria sussiste un'intima relazione con la fase terminale dello sviluppo della libido, caratterizzata dalla supremazia dell'apparato genitale e dalla comparsa della funzione riproduttiva. Questo conseguimento è soggetto a rimozione nella nevrosi isterica il che non implica una regressione allo stadio pregenitale. In questo caso, più che nella nevrosi ossessiva, appare evidente la lacuna, dovuta alla nostra ignoranza, nella definizione della disposizione.

D'altro canto, non è difficile dimostrare che anche nell'isteria si verifica un'altra regressione a un livello precedente. E noto che la sessualità della bambina è dominata e diretta da un organo mascolino (il clitoride) e che spesse volte ha un andamento simile alla sessualità del fanciullo. Questa sessualità mascolina deve essere eliminata da un'ultima ondata evolutiva durante la pubertà, e la vagina, organo derivante dalla cloaca, deve assurgere al ruolo di zona erogena dominante. Molto comunemente, però, questa sessualità mascolina rimossa viene riattivata nella nevrosi isterica, dal che nasce una lotta, a scopo difensivo, da parte delle pulsioni in sintonia con l'Io, che si oppongono a questa sessualità. Comunque mi sembra prematuro addentrarmi in questa sede in una trattazione dei problemi della disposizione all'isteria.

Note

1 Dato che Wilhelm Fliess ha rivelato, nei suoi scritti, l'importanza biologica di determinati cicli temporali, è attualmente ammissibile che le turbe dello sviluppo possano essere riportate ad alterazioni di ordine cronologico delle successive fasi dell'evoluzione.