Comportamenti ossessivi e pratiche religiose

1907

Io non sono certo il primo ad essere stato colpito dalla rassomiglianza tra quelli che vanno sotto il nome di comportamenti ossessivi, in persone affette da malattie nervose, e le pratiche attraverso le quali i credenti estrinsecano la loro pietà. La prova di ciò sta nel termine «cerimoniale», che è stato applicato a taluni di questi comportamenti ossessivi. Però a me questa rassomiglianza sembra più che semplicemente superficiale, per cui una disamina delle origini del cerimoniale nevrotico potrebbe incoraggiarci a trarre delle deduzioni, su base analogica, sui processi psicologici della vita religiosa.

Gli individui che compiono azioni o cerimoniali ossessivi appartengono alla stessa categoria di quelli che soffrono di pensieri ossessivi, di idee ossessive, di impulsi ossessivi e simili. Presi insieme, questi costituiscono una particolare entità clinica alla quale si è soliti dare il nome di «nevrosi ossessiva». (Cfr. Löwenfeld,1904.) Ma non si deve cercare di dedurre il carattere della malattia dal suo nome. Infatti, a stretto rigore, altri generi di fenomeni psichici patologici hanno lo stesso diritto di vantare caratteristiche che vengono definite «ossessive». Per il momento, anziché di una definizione, dobbiamo accontentarci di conseguire un'appro-fondita conoscenza di questi stati, dato che ancora non siamo in grado di pervenire a un criterio distintivo delle nevrosi ossessive. È probabile che esso si trovi molto in profondità, sebbene ci paia di avvertirne la presenza in tutte le manifestazioni della malattia.

I cerimoniali nevrotici consistono nell'apportare leggere variazioni a determinate attività usuali, piccole aggiunte o limitazioni o alterazioni che devono essere realizzate sempre nella stessa maniera ovvero in una maniera variata secondo un certo metodo. Tali comportamenti danno l'impressione di essere semplici formalità, che per noi sono del tutto prive di significato. E nemmeno allo stesso paziente essi appaiono sotto una luce diversa, eppure egli è incapace di rinunciarvi in quanto ogni deviazione dal cerimoniale è causa di angosce insopportabili che lo obbligano a riparare subito alla propria omissione. Banali quanto gli stessi «cerimoniali» sono le occasioni che li provocano e le attività implicate, che vengono ampliate, complicate, e comunque prolungate dal cerimoniale: per esempio, vestirsi e spogliarsi, andare a letto o soddisfare le necessità fisiologiche. L'adempimento di un cerimoniale può essere effettivamente comparato all'osservanza di una serie di leggi non scritte. Per esempio, prendiamo il caso del cerimoniale del letto: la sedia si deve trovare in quel dato posto accanto al letto; le coperte devono essere ripiegate secondo un dato ordine; la sopraccoperta deve essere ripiegata in fondo e il lenzuolo deve essere lisciato; i guanciali devono essere disposti secondo una precisa modalità e lo stesso corpo del soggetto deve giacere in una posizione esattamente stabilita. Soltanto dopo aver ottemperato a tutto questo potrà prendere sonno. Pertanto nei casi lievi il cerimoniale sembra essere semplicemente un'esagerazione di un procedimento ordinario, abituale e giustificabile, ma la particolare scrupolosità con la quale viene eseguito e l'angoscia che si manifesta se viene trascurato gli danno l'impronta di una «attività sacrale». Nella massima parte dei casi qualsiasi interruzione è mal tollerata e quasi sempre, durante l'esecuzione del cerimoniale, viene esclusa la presenza di altre persone.

Attività di qualsiasi genere possono trasformarsi in comportamenti ossessivi, nella più ampia accezione del termine, se vengono complicate da piccole aggiunte o assumono carattere di ritmicità mediante l'apporto di pause o ripetizioni. Non dobbiamo presumere di trovare una netta distinzione tra «cerimoniali» e «comportamenti ossessivi». Di solito i comportamenti ossessivi sono scaturiti da cerimoniali. Il contenuto del disturbo, oltre che da questi due tipi di attività, è costituito da divieti e impedimenti (abulie), i quali, difatti, non fanno altro che portare avanti il lavoro dei comportamenti ossessivi in quanto certe cose sono assolutamente vietate al paziente, mentre altre sono consentite solo a patto che egli si attenga ad un cerimoniale prescritto.

È degno di nota che sia le compulsioni che i divieti (dover fare una cosa e non dover fare una cosa) vengono applicati, in primo luogo, solamente alle attività che il soggetto compie in solitudine, mentre il suo comportamento sociale rimane a lungo esente da tali influenze. Pertanto, coloro che sono affetti da questa malattia riescono a trattare le loro sofferenze come un fatto privato, tenendole nascoste per lunghi anni. E infatti vi sono molte più persone colpite da queste forme di nevrosi ossessiva di quante non ne conoscano i medici. Inoltre, per molti pazienti l'occultamento della malattia è reso più facile dal fatto che essi riescono ad adempiere ai loro doveri sociali per una parte della giornata dopo aver dedicato diverse ore alle loro attività segrete, lontano da sguardi indiscreti, a somiglianza di Melusina.

E' facile intuire in che consistano le rassomiglianze tra i cerimoniali nevrotici e le attività sacrali del rituale religioso: nei rimorsi di coscienza provocati dal trascurarle, nel loro assoluto isolamento da tutte le altre azioni (manifesto nel divieto di interromperle) e nella scrupolosità con la quale devono essere realizzate in tutti i particolari. Ma altrettanto evidenti sono le differenze e alcune tra queste sono talmente lampanti da trasformare il raffronto in sacrilegio: la maggiore variabilità individuale dei comportamenti cerimoniali contrapposta al carattere stereotipato dei rituali (preghiera, volgersi verso oriente ecc.), la loro natura di azioni private in contrapposizione al carattere pubblico e associativo delle pratiche religiose e, soprattutto, il fatto che, mentre le minuziosità del cerimoniale religioso sono piene di significato e hanno un senso simbolico, quelle dei nevrotici appaiono stolide e insensate. Sotto questo aspetto una nevrosi ossessiva rappresenta la parodia, a metà comica e a metà tragica, di una religione privata. Ma proprio questa che è la più netta differenza tra il cerimoniale religioso e quello nevrotico viene a scomparire allorché con l'ausilio della tecnica psicoanalitica di indagine, afferriamo il reale significato dei comportamenti ossessivi. Nel corso di tale indagine si elimina completamente quell'impressione di stupidità e insensatezza data dai comportamenti ossessivi, e si piegano le ragioni di queste apparenze. Si scopre che i comportamenti ossessivi hanno un preciso significato in tutti i loro particolari, che servono a importanti interessi della personalità e che sono l'espressione di esperienze tuttora operanti e di pensieri dotati di una carica affettiva. Essi conseguono il loro scopo in due modi, ossia con una rappresentazione che può essere diretta o simbolica. Pertanto devono essere interpretati o storicamente o simbolicamente.

Per illustrare il mio punto di vista, devo fornire alcuni esempi. Coloro che hanno familiarità con le scoperte ottenute dall'indagine psicoanalitica nel campo delle psiconevrosi non si sorprenderanno nell'apprendere che ciò che viene rappresentato nei comportamenti o nei cerimoniali ossessivi trae origine dalle esperienze più intime del paziente, in massima parte da esperienze sessuali.

a. Una ragazza, che capitò sotto la mia osservazione, si trovava sotto la compulsione di sciacquare più volte il catino prima di lavarsi. Il significato di questa azione cerimoniale si trova nel detto proverbiale: «Non gettar via l'acqua sporca finché non hai quella pulita». La sua azione era intesa a mettere in guardia la sorella, cui era molto affezionata, e di trattenerla dal divorziare da un marito poco soddisfacente prima di essere riuscita a stabilire una relazione con un uomo migliore.

b. Una donna che viveva separata dal marito era soggetta alla compulsione, tutte le volte che mangiava, di lasciare nel piatto la parte migliore: per esempio mangiava solo la parte esterna di una fetta di arrosto. Questa rinuncia si spiegava con la data della sua origine, data che era comparsa il giorno dopo che ella si era rifiutata di aver rapporti coniugali col marito, vale a dire dopo di aver rinunciato al meglio.

c. La medesima paziente si poteva sedere solo su una determinata sedia, dalla quale non poteva alzarsi senza grande difficoltà. Tenuto conto di alcuni particolari della sua vita matrimoniale, la sedia simboleggiava il marito, al quale ella si manteneva fedele. Trovò una spiegazione alla sua coazione in questa frase: «È così difficile staccarsi da una cosa (marito; sedia) dopo essersi accomodati su di essa».

d. Per un certo tempo fu solita ripetere un'azione ossessiva particolarmente degna di nota e priva di senso. Usciva di corsa dalla sua camera per entrare in una stanza al centro della quale c'era un tavolo. Aggiustava in un determinato modo la tovaglia che lo ricopriva e poi suonava per chiamare la cameriera. Questa doveva avvicinarsi alla tavola e allora la paziente la congedava affidandole qualche commissione di poca importanza. Nel tentativo di spiegare questa coazione, alla paziente venne in mente che in un punto della tovaglia c'era una macchia e che lei disponeva sempre questa tovaglia in modo che la cameriera dovesse necessariamente vedere la macchia. Risultò che l'intera scena era la riproduzione di un'esperienza della sua vita coniugale che, in seguito, aveva posto alla sua mente un problema da risolvere. La prima notte di matrimonio il marito aveva avuto un infortunio non troppo infrequente. Si era trovato impotente e «più volte, durante quella notte, era venuto di corsa dalla sua camera in quella di lei per provare se potesse riuscirci». Il mattino seguente, egli aveva detto che avrebbe provato vergogna davanti alla cameriera dell'albergo che rifaceva i letti, per cui aveva preso una boccetta d'inchiostro rosso e ne aveva versato il contenuto sulle lenzuola; però era stato talmente maldestro che la macchia rossa era venuta in un punto in cui poteva servire ben poco allo scopo. Dunque, attraverso il suo comportamento ossessivo ella rappresentava la prima notte di nozze. «Tavola e letto» insieme combinano il matrimonio, e. Fu colpita da un'altra compulsione - di annotare il numero di tutte le banconote prima di separarsene - che potè essere anch'essa interpretata storicamente. Al tempo in cui ella aveva intenzione di lasciare il marito, nel caso le fosse riuscito di trovare un uomo degno di maggior fiducia, si era lasciata corteggiare da un uomo incontrato in uno stabilimento balneare, pur non essendo sicura che le intenzioni di lui fossero serie. Un giorno, trovandosi senza spiccioli, ella lo pregò di cambiarle un pezzo da cinque corone. Lui lo fece e intascò la grossa moneta dichiarando, con espressione di galanteria, che non se ne sarebbe mai separato perché era passata per le sue mani. Nei successivi incontri, si sentì più volte tentata di sfidarlo a mostrarle la moneta da cinque corone, quasi volesse convincersi di poter credere nelle intenzioni di lui. Però se ne astenne per la ragione che non è possibile fare distinzioni tra monete dello stesso valore. Quindi il suo dubbio non fu risolto e le rimase la compulsione di annotare il numero di serie di tutte le banconote, numero con il quale si può distinguerne una da tutte le altre dello stesso valore.

Questi pochi esempi, scelti da un gran numero di casi da me osservati, hanno semplicemente lo scopo di avvalorare la mia affermazione che nei comportamenti ossessivi tutto ha un significato e tutto può essere interpretato. Lo stesso vale per i cerimoniali in senso stretto, solo che, per provarlo, occorrerebbe una trattazione più circostanziata. Mi rendo perfettamente conto di quanto le nostre spiegazioni dei comportamenti ossessivi ci abbiano evidentemente allontanato dall'argomento della concezione religiosa.

Uno degli aspetti della malattia è che la persona che ubbidisce a una compulsione la esegue senza comprenderne il significato, o quanto meno il significato essenziale. Solo grazie agli sforzi del trattamento psicoanalitico essa potrà prendere coscienza del significato del comportamento ossessivo e, con ciò, dei motivi che la costringono a questo comportamento. Noi esprimiamo questo fatto importante dicendo che il comportamento ossessivo serve a esprimere motivi e idee inconsci, e in questo ci sembra di ravvisare un'ulteriore differenziazione dalle pratiche religiose, ma dobbiamo tener presente che, di regola, il comune devoto compie un cerimoniale senza curarsi del suo significato, ancorché i sacerdoti e gli studiosi possano avere una chiara conoscenza del senso, essenzialmente simbolico, del rituale. Però, in tutti i credenti i motivi che li spingono alle pratiche religiose sono sconosciuti, oppure sono rappresentati nella coscienza da altri motivi sostitutivi.

L'analisi dei comportamenti ossessivi ci ha già fornito un certo livello di comprensione delle loro cause e delle concatenazioni di motivi che portano alla loro realizzazione. Possiamo dire che chi è affetto da compulsioni e da divieti si comporta come se fosse posseduto da un senso di colpa, della quale però non sa nulla, per cui possiamo definirlo senso di colpa inconscio nonostante l'evidente contraddizione dei termini. Questo senso di colpa trae origine da antichi fatti psichici, ma viene costantemente rinfocolato da nuove tentazioni, che insorgono ogni volta che ve ne sia l'incentivo. Inoltre esso provoca un senso latente di attesa ansiosa, attesa della sciagura, che, tramite l'idea di punizione, si ricollega alla percezione interna della tentazione. Già fin dalla prima volta che il cerimoniale viene architettato, il paziente è consapevole del fatto che deve compierlo altrimenti accadrà qualche disgrazia, e di solito la sua coscienza conosce il genere di sciagura che si prevede mentre è inconsapevole del legame, pur sempre dimostrabile, tra l'occasione in cui si manifesta lo stato di attesa ansiosa e il pericolo che essa evoca. Dunque, un cerimoniale si instaura quale comportamento difensivo o di assicurazione, quale provvedimento protettivo.

Il senso di colpa dei nevrotici ossessivi trova una corrispondenza nelle proteste delle persone devote che si sentono nel loro intimo miserabili peccatori, e le pie pratiche (preghiere, invocazioni ecc.) che tali persone fanno precedere ad ogni azione quotidiana, e più ancora ogni impresa fuori dell'usato, e che sembrano possedere il valore di provvedimenti difensivi o protettivi.

Si conseguirà una migliore comprensione del meccanismo della nevrosi ossessiva se si terrà conto del fatto essenziale che si ritrova alla base di questa. Si tratta sempre della rimozione di un moto pulsionale (una delle componenti della pulsione sessuale), presente nella costituzione del soggetto, cui fu concesso di esprimersi per un certo tempo nell'infanzia, ma che, più tardi, fu sopraffatto dalla repressione nel corso della quale si viene a creare una particolare scrupolosità, diretta contro le finalità dell'istinto stesso. Ma questa formazione di reazione psichica si sente malsicura e continuamente minacciata della pulsione rimossa che si annida nell'inconscio, la cui influenza viene sentita come una tentazione, e l'angoscia nasce durante lo stesso processo di rimozione, ansia che assume il controllo degli avvenimenti futuri sotto la forma di aspettazione angosciosa. Il processo di rimozione, che porta alla nevrosi ossessiva, va considerato un successo parziale che minaccia sempre di fallire. Quindi possiamo paragonarlo a una lotta senza fine: sono necessari sempre nuovi sforzi psichici per contrastare la progressiva pressione della pulsione. Dunque, il cerimoniale e i comportamenti ossessivi insorgono in parte quali difese contro la tentazione e in parte quale protezione contro la sciagura che si prevede. Ben presto i provvedimenti protettivi sembrano risultare inadeguati contro la tentazione. Allora entrano in lizza i divieti, con lo scopo di allontanare le situazioni che possono provocare la tentazione. Si noterà che i divieti prendono il posto dei comportamenti ossessivi, così come una fobia è intesa a scongiurare un attacco isterico. Ancora: un cerimoniale rappresenta l'insieme delle condizioni nelle quali è permessa una cosa non ancora vietata in modo assoluto, così come la cerimonia del matrimonio religioso rappresenta per il credente l'approvazione del godimento sessuale, che altrimenti sarebbe peccaminoso. Un'altra caratteristica della nevrosi ossessiva (e di tutte le malattie simili) consiste nel fatto che le sue manifestazioni (i sintomi, inclusi i comportamenti ossessivi) soddisfano la condizione di essere un compromesso tra le forze psichiche in conflitto. Pertanto esse riproducono sempre una parte del piacere che sono intese a impedire; servono agli interessi della pulsione rimossa, non meno che a quelli degli agenti che la rimuovono. In effetti, a mano a mano che la malattia si evolve, quei comportamenti che in origine tendevano soprattutto a mantenere lo stato di difesa, finiscono col rassomigliare sempre di più a quelle attività vietate attraverso le quali la pulsione poteva trovare espressione nell'infanzia.

Alcuni elementi di questa situazione si rilevano anche nell'ambito della vita religiosa. Anche la formazione di una religione sembra poggiare sulla repressione e sulla rinuncia a certi impulsi istintuali. Questi, però, non sono soltanto componenti della pulsione sessuale, come nelle nevrosi: si tratta di pulsioni egoistiche, socialmente dannose, che pure, di solito, non sono esenti da elementi sessuali. In fin dei conti, un senso di colpa conseguente a una continua tentazione, e un'aspettativa angosciosa sotto la forma di timore della punizione divina ci erano noti nel campo religioso ben prima che in quello delle nevrosi. Anche nella vita religiosa la pressione delle pulsioni si rivela quale Processo inadeguato e interminabile, forse a cagione della commistione con componenti sessuali, forse per una proprietà generale delle pulsioni. In effetti, l'abbandonarsi completamente al peccato è più frequente tra le persone religiose che tra i nevrotici, e tale abbandono porta a nuove forme di attività religiosa, ossia a pratiche penitenziali, che trovano la loro corrispondenza nella nevrosi ossessiva.

Una caratteristica curiosa e ridicola della nevrosi ossessiva è, come abbiamo potuto notare, che i suoi cerimoniali riguardano piccole attività quotidiane e si estrinsecano sotto forma di regolamenti assurdi e di restrizioni a questi collegate. Non ci sarà possibile comprendere questa notevole caratteristica del quadro clinico finché non ci saremo resi conto che il processo mentale della nevrosi ossessiva è dominato dal meccanismo dello spostamento psichico, scoperto da me per la prima volta nella costruzione dei sogni.4 Apparirà già chiaro, dai pochi esempi di comportamento ossessivo riportati, che il simbolismo di tali attività e i particolari della loro esecuzione scaturiscono da uno spostamento dall'elemento effettivo e importante ad uno di scarso valore che ne prende il posto (per esempio, da un marito a una sedia). Questa tendenza allo spostamento modifica a poco a poco il quadro clinico e, alla fine, riesce a trasformare una cosa, evidentemente quanto mai banale, in una della massima importanza e urgenza. Non si può negare che nell'ambito religioso vi sia, parimenti, una analoga tendenza a uno spostamento dei valori psichici, e nello stesso senso, così che gli insignificanti cerimoniali della pratica religiosa a poco a poco si trasformano nell'elemento essenziale, facendo passare in seconda linea il pensiero sottostante. Questo spiega il perché delle riforme delle religioni, riforme che agiscono in senso retroattivo, essendo intese a restaurare l'originario equilibrio di valori.

Il carattere di compromesso dei comportamenti nevrotici è meno facile a individuarsi nelle corrispondenti pratiche religiose. Eppure, anche in questo caso ci ricordiamo di tale caratteristica delle nevrosi quando poniamo mente alla frequenza, in nome ed, evidentemente, per riguardo verso la religione, proprio di quegli atti che sono proibiti dalla religione stessa (quali estrinsecazioni delle pulsioni da questa represse).

Tenendo presenti queste somiglianze e analogie, ci si potrebbe azzardare a considerare la nevrosi ossessiva come la controparte patologica della formazione di una religione, e a descrivere la nevrosi come una religiosità individuale e la religione come una nevrosi ossessiva universale. La somiglianza fondamentale risiederebbe nella basilare rinuncia all'estrinsecazione di pulsioni costituzionalmente presenti, mentre la differenza essenziale si troverebbe nella natura di queste pulsioni, che nella nevrosi hanno un'origine esclusivamente sessuale mentre nella religione traggono origine dall'egoismo.

Una progressiva rinuncia alle pulsioni costituzionali, la cui estrinsecazione potrebbe generare la soddisfazione primaria dell'Io, risulta essere uno degli elementi fondamentali dello sviluppo della civiltà umana. Una parte di questa rimozione delle pulsioni è devoluta alle religioni, in quanto queste esigono dall'individuo che sacrifichi alla divinità il proprio piacere pul-sionale: «La vendetta mi appartiene», dice il Signore. Ci sembra di rilevare, nello sviluppo delle antiche religioni, che molte cose cui il genere umano aveva rinunciato in quanto «iniquità» fossero state sacrificate alla divinità e fossero tuttora permesse in suo nome, di modo che il rimettere alla divinità le pulsioni malvage e socialmente dannose rappresentava il mezzo col quale l'umanità si svincolava dal loro dominio. Per tal ragione non è certamente casuale il fatto che tutte le qualità umane, compresi i misfatti che ne scaturiscono, fossero attribuiti in misura illimitata agli antichi dèi, né contraddice a ciò il fatto che, nonostante questo, all'uomo non fosse concesso di giustificarsi appellandosi all'esempio divino.