Trauma

(ingl. trauma; ted. Trauma; fr. traumatisme)

Parola greca che significa «ferita», «lacerazione». Il termine è impiegato in medicina somatica dove indica le lesioni provocate da agenti meccanici la cui forza è superiore alla resistenza dei tessuti cutanei o degli organi che essi incontrano; in neuropsichiatria dove indica o una lesione del sistema nervoso o, per una trasposizione metaforica, una lesione dell'organismo psichico per effetto di eventi che irrompono bruscamente in modo distruttivo; in psicoanalisi dove la nozione di trauma è oggetto di una specifica teoria.  

1. La teoria psicoanalitica del trauma. è stata elaborata da S. Freud che, con la nozione di trauma, si riferisce all'intensità di un evento a cui il soggetto non è in grado di rispondere in modo adeguato: «L'espressione "traumatico" non ha altro senso se non questo, economico. Con essa noi designiamo un'esperienza che nei limiti di un breve lasso di tempo apporta alla vita psichica un incremento di stimoli talmente forte che la sua liquidazione o elaborazione nel modo usuale non riesce, donde è giocoforza che ne discendano disturbi permanenti nell'economia energetica della psiche» (1915-1917, p. 437). L'intensità dell'eccitazione può essere determinata o da un solo evento o da un accumulo di eccitazioni singolarmente tollerabili che il soggetto non riesce ad abreagire (-►abreazione) o a elaborare (-► elaborazione). L'effetto traumatico dipende dalla suscettibilità (Empfänglichkeit) del soggetto, dalle condizioni psicologiche in cui si trova al momento dell'evento, dalle situazioni di fatto che impediscono una reazione adeguata, e dal conflitto psichico che impedisce al soggetto di integrare l'esperienza che gli sopraggiunge dall'esterno.

In un primo tempo Freud scompose l'azione del trauma in due momenti: una prima scena, detta di seduzione, in cui il bambino subisce un tentativo sessuale da parte di un adulto senza che ciò provochi una particolare eccitazione; una seconda scena, in età puberale, che, rievocando la prima, provoca un afflusso di eccitazione sessuale che travolge le difese dell'Io. Successivamente Freud ridusse l'importanza della seduzione infantile per accentuare quella dell 'evento accidentale che interviene in un secondo momento e agisce sulla predisposizione nevrotica del soggetto comprensiva di due fattori: uno endogeno rappresentato dalla costituzione sessuale, e uno esogeno rappresentato dall'evento infantile. Evento accidentale e predisposizione compongono una serie complementare (-► complementarità). Questa seconda nozione di trauma compare nella letteratura freudiana a proposito della coazione a ripetere (-► coazione, § 2), particolarmente evidente nella ripetizione dei sogni in cui il soggetto rivive l'evento traumatico come se intendesse dominarlo, e a proposito del segnale d'angoscia (-► angoscia, § 2, d) che consente all'Io di non essere travolto dall'angoscia traumatica del trauma.

2. La nevrosi traumatica. Questa nevrosi insorge al momento del trauma e si evolve seguendo due ipotetici percorsi: a) o attivando una struttura nevrotica preesistente; b) o determinando una fissazione del soggetto all'evento traumatico non abreagito, con successiva inibizione generalizzata dell'attività del soggetto. Alla base di questa fissazione concorrono per Freud due fattori: una scossa dell'organismo (Erschütterung) e uno spavento psichico (Schreck) dove il termine «"spavento" designa [...] lo stato di chi si trova di fronte a un pericolo senza esservi preparato» (1920a, p. 198). O. Fenichel distingue la nevrosi traumatica dalla nevrosi attuale (-► nevrosi, § 2) per «le ripetizioni caratteristiche del trauma nei sogni e nei sintomi. Queste ripetizioni rappresentano tentativi di arrivare ad un dominio ritardato e frazionato di quantità di eccitazione non dominate» (1945, p. 607). Per una descrizione più dettagliata dei sogni nella nevrosi traumatica si veda la voce sogno (§ II, 3).

3. La nevrosi post-traumatica.,,E questa un'espressione della letteratura psichiatrica che distingue: a) una sindrome psicogena immediatamente successiva al trauma dove, in assenza di lesioni cerebrali, si assiste a uno stato crepuscolare della coscienza, a un'alterazione affettiva e comportamentale, e a sintomi vegetativi come tachicardia, disturbi gastrointestinali e simili; b) una sindrome psicogena tardiva che compare dopo un periodo di latenza asintòmatico, come una serie di disturbi psichici interpretati come guadagno secondario della malattia (-► guadagno della malattia), perché di solito durano fino al risarcimento ottenuto. Per questo è detta anche nevrosi da indennizzo o nevrosi da compensazione..

4. Il trauma della nascita. Questo trauma si riferisce a una lesione fisica o psichica che può determinarsi al momento della nascita per effetto di un parto distocico. Quando invece il parto si svolge in maniera fisiologica (parto eutocico), il trauma della nascita non viene preso in considerazione, perché non si ritiene che il processo come tale influenzi di per sé lo sviluppo psichico successivo del soggetto, come invece ritiene in ambito psicoanalitico O. Rank, per il quale col processo della nascita subentra uno stato di deprivazione totale, dove il neonato è rimesso al rischio del non soddisfacimento dei bisogni prima soddisfatti. La stessa fisiologia del processo natale, implicando la rottura della prenatale unità nella dualità, e comportando la successiva esposizione alla precarietà della vita individuale, determina quella radicale rottura traumatica che Rank chiama prototrauma e indica come evento di portata determinante per tutte le successive reazioni d'angoscia dell'individuo, interpretabili come ripetizioni del «prototrauma». In questo modo Rank colloca il principio della causalità psichica alla soglia tra il biologico e lo psichico, come già aveva fatto S. Freud nelle sue opere giovanili. Di parere contrario è S. Ferenczi che in proposito scrive: «Più osservo, e più mi rendo conto che nessuno sviluppo e nessun cambiamento apportato dalla vita trova l'individuo così ben preparato come lo è per la nascita» (1926, p. 383).