Regressione

(ingl. regression; ted. Regression; fr. régression)

Ritorno a stadi precedenti dello sviluppo psichico che si manifesta nelle forme di pensiero, nelle relazioni oggettuali e nella strutturazione del comportamento.

Il termine, d'uso frequente nel linguaggio psicologico e psichiatrico, è stato elaborato in ambito psicoanalitico da S. Freud che in un capoverso aggiunto nel 1914 a L'interpretazione dei sogni (1899) scrive: «Distinguiamo [...] tre varietà di regressione: a) topica, nel senso dello schema dei sistemi T, che abbiamo esposto; b) temporale, quando si tratta del regredire a formazioni psichiche più antiche; c) formale, quando primitivi modi di espressione e di raffigurazione sostituiscono quelli abituali. Tutti e tre i tipi di regressione ne costituiscono tuttavia in fondo uno solo e nella maggioranza dei casi coincidono, perché ciò che è cronologicamente più antico è nello stesso tempo formalmente primitivo e, nella topica psichica, più vicino all'estremità percettiva» (1899a, p. 500-501).

La regressione topica, che fa riferimento al punto di vista topico dell'-► apparato psichico (§ 3), è particolarmente evidente nei sogni dove l'energia, che nello stato di veglia andrebbe ai muscoli e sarebbe scaricata in azione, viene costretta dalle inibizioni operanti nel sonno a regredire negli organi di senso provocando allucinazioni. La regressione temporale si riferisce a un ritorno del soggetto a fasi superate nello sviluppo libidico (-► libido, § 1, b), nella relazione oggettuale (-► oggetto, § 4), nei processi di -► identificazione (§ 1) ecc. La regressione formale fa riferimento a un ritorno a modi di espressione e di comportamento meno differenziati rispetto alle funzioni psichiche più complesse e più strutturate che sono state raggiunte.

Questo concetto, che si appoggia alla teoria degli -► strati che Freud ha ricavato da H. Jackson, è stato ripreso dalla psicologia della forma a proposito della strutturazione e della destrutturazione di una forma, di un comportamento, della coscienza eccetera.

Tutto ciò è possibile perché, come scrive Freud, «lo stato psichico precedente può per lunghi anni non esprimersi esteriormente, pur continuando a sussistere tanto da potere un bel giorno tornare a divenire la forma di espressione delle forze psichiche: e anzi l'unica loro forma d'espressione, come se tutti gli sviluppi successivi si fossero disfatti e annullati» (1915g, p. 133). La regressione può essere letta come un processo difensivo, per cui il soggetto cerca di evitare l'angoscia di fi onte a una situazione, mediante un ritorno a uno stadio precedente del suo sviluppo, anche se poi questo ritorno contribuisce ad aumentare le sue difficoltà.

La regressione può essere breve e temporanea come il pianto dell'adulto, lo scatto d'ira che ripete il comportamento infantile di fronte a situazioni che non si riescono ad affrontare, oppure grave e duratura con effetti catastrofici come nella schizofrenia o nella catatonia, che riproducono rispettivamente lo stato del lattante e lo stato fetale. A una regressione si va incontro anche nella cura analitica dove il paziente, ritornando a stadi precedenti, ha l'occasione per ripartire verso una nuova organizzazione psichica. Questa lettura finalistica della regressione è frequentemente richiamata da C.G. Jung (-► libido, § 2, b).