Proiezione

(ingl.projection; ted. Projektion; fr. projection)

Termine, derivato dalla geometria dove indica la corrispondenza, punto per punto, tra una figura nello spazio e una figura piana; ha diversi usi a seconda dell'ambito disciplinare in cui è adottato, e un suo significato specifico in psicoanalisi dove indica l'operazione attraverso cui un soggetto localizza fuori di sé (esternalizzazione), in persone o cose, ciò che rifiuta o non riconosce come proprio.

1. Neurologia. Con proiezione si intende la corrispondenza tra struttura centrale e struttura periferica, per cui si dice che un'area cerebrale costituisce la proiezione di un apparato somatico recettore o effettore in senso centripeto o centrifugo (-► corteccia cerebrale).

2. Psicofisiologia. In questo ambito si intende per proiezione un movimento dal centro alla periferia per cui, ad esempio, le sensazioni olfattive sono localizzate per proiezione al livello dell'apparato recettore, oppure nella posizione che l'oggetto stimolo occupa nello spazio anziché nel punto di stimolazione del corpo.

3. Psicoanalisi. Meccanismo di difesa (§ 2) inconscio con cui il soggetto reagisce a eccitazioni interne spiacevoli da cui non può fuggire, negandole come proprie e attribuendole a cose o persone esterne. Per S. Freud la proiezione è alla base della superstizione, della -► mitologia (-► mito, § 8) e dell'-► animismo: «Credo infatti che gran parte della concezione mitologica del mondo, che si estende diffondendosi sino alle religioni più moderne, non sia altro che psicologia proiettata sul mondo esterno. L'oscura conoscenza (per così dire la percezione en- dopsichica) di fattori e rapporti psichici inerenti all'inconscio si rispecchia [...] nella costruzione di una realtà sovrasensibile, che la scienza deve ritrasformare in psicologia dell'inconscio» (1901a, p. 279-280). Il meccanismo proiettivo agisce per Freud nella paranoia dove il soggetto riferisce ad altri rappresentazioni intollerabili che misconosce in se stesso, potendo così agirle sotto l'apparenza di un'azione di difesa dai suoi nemici; nella -► fobia dove «l'Io si comporta come se il pericolo dello sviluppo dell'angoscia che lo minaccia non provenisse da un moto pulsionale, ma da una percezione, e può quindi reagire contro questo pericolo esterno con i tentativi di fuga rappresentati dagli scansamenti fobici» (1915a, p. 68); nella gelosia proiettiva dove il soggetto si difende dal proprio desiderio di essere infedele imputando l'infedeltà al proprio partner (-► gelosia, § 2).

In base alla propria concezione della -► pulsione Freud stabilisce: a) un accoppiamento tra introiezione e proiezione dove l'Io «assume in sé gli oggetti offertigli, in quanto costituiscono fonti di piacere, li introietta (secondo l'espressione di Ferenczi), e caccia d'altra parte fuori di sé ciò che nel suo stesso interno diventa occasione di dispiacere (il meccanismo della proiezione)» (1915a, p. 31); b) una relazione tra -► rimozione e proiezione articolata nel modo seguente: nella nevrosi ossessiva la difesa primaria consiste nella rimozione del ricordo patogeno e nella sua sostituzione con un sintomo primario di difesa che è la sfiducia in se stessi; nella paranoia la rimozione avviene con la proiezione nel mondo esterno con un meccanismo primario di difesa che è la sfiducia negli altri. Quando il meccanismo di difesa fallisce si ha il delirio, leggibile come un ritorno del rimosso dall'esterno. Implicando la differenziazione tra interno ed esterno, Anna Freud ritiene che «l'introduzione e la proiezione compaiano all'epoca che segue la differenziazione dell'Io dal mondo esterno» (1936, p. 185), mentre M. Klein assume il meccanismo di introiezione e proiezione dell'oggetto «buono» e «cattivo» (-► kleiniana, teoria, § 1) come ciò che consente di operare la distinzione tra interno ed esterno.

4. Psicologia analitica. Per C.G. Jung «la proiezione è un processo di dissimilazione, in quanto un contenuto soggettivo viene estraniato dal soggetto e incorporato, per così dire, nell'oggetto. Può trattarsi tanto di contenuti penosi, incompatibili, dei quali il soggetto si disfa mediante la proiezione, quanto di valori positivi che sono inaccessibili al soggetto per un motivo qualsiasi, ad esempio per sottovalutazione di sé» (1921, p. 473). Jung distingue una proiezione passiva e una attiva: «La prima è la forma abituale di tutte le proiezioni patologiche e di molte fra quelle normali che non scaturiscono da un'intenzione, ma sono solamente un processo che avviene automaticamente. La seconda forma si trova come componente essenziale dell'atto di immedesimazione. L'immedesimazione è realmente, nel suo complesso, un processo di introiezione, giacché serve a mettere l'oggetto in intimo rapporto con il soggetto. Per stabilire questo rapporto il soggetto stacca da sé un contenuto, ad esempio un sentimento, lo trasferisce nell'oggetto, il quale viene così ravvivato, e include in questo modo l'oggetto medesimo nella propria sfera soggettiva» (1921, p- 473i).

5. Psicosomatica. In questo ambito si parla di proiezione a proposito del trasferimenti di uno stato di tensione su un organo de corpo, fissandolo a livello organico allo scopo di misconoscerne l'origine affettiva.

6. Psicologia. Partendo dall'ipotesi che esista una correlazione tra mondo interiore (Innenwelt) e mondo circostante (Umwelt), che ciascuno interpreta a partire dal proprio mondo interiore, sono state messe a punto tecniche proiettive (-► test, 8 3, b) in cui il soggetto, posto di fronte a stimoli ambigui, deve fornire risposte interpretative che, adeguatamente decodificate, permettono di individuare i tratti essenziali della sua personalità.

7. Fenomenologia. In questo ambito si rifiuta il concetto di proiezione perché si considera la psiche come originariamente aperta al mondo e non come un apparato interno da cui idee e sentimenti possono essere estratti e riferiti all'esterno. Per la fenomenologia, alla base del concetto di proiezione c'è il presupposto naturalistico che pensa le qualità psichiche come oggetti fisici, per cui si ritiene di poter spostare un sentimento o un'idea come si spostano le cose, dimenticando che sentimenti e idee sono originariamente riferiti al mondo.