Opposti

(ingl. opposites; ted. Entgegensätze; fr- opposés)

Termini antitetici, quanto al loro Slgnificato, legati da una relazione che può essere dialettica quando mette capo a una sintesi, o polare quando mantiene uno stato ui tensione che è alla base di ogni dinamico psichico.

1. Psicoanalisi. s. Freud impiega il termine in due accezioni.

a) Capovolgimento o conversione nell'opposto. In riferimento alla trasformazione di una -►pulsione nel suo contrario Freud scrive che: «la trasformazione nel contrario si risolve [...] in due processi di diversa natura: il cangiamento dall'attività alla passività, e la inversione di contenuto. I due processi vanno trattati separatamente poiché sono diversi nella loro essenza. Esempi del primo processo sono forniti dalle coppie antitetiche sadismo- masochismo e piacere di guardare-esibizionismo: la trasformazione nel contrario riguarda soltanto le mete delle pulsioni: al posto della meta attiva (martoriare, contemplare) viene instaurata quella passiva (essere martoriato, essere contemplato). L'inversione di contenuto (secondo processo) si riscontra solo nel caso del mutamento dell'amore in odio» (1915b, p. 22).

Per spiegare questo fenomeno Freud introduce il concetto di riflessione, nel senso che la meta pulsionale è il soggetto stesso della pulsione: «Una pulsione che abbandona l'oggetto per indirizzarsi sull'Io non è affatto diversa, in linea di principio, da una pulsione che compie il movimento inverso - dall'Io all'oggetto» (1920a, p. 240). La riflessione, che spiega la conversione nell'opposto, obbliga Freud a modificare la concezione del masochismo e di tutte quelle forme in cui si assiste alla correlazione -► attività-passività, perché «il masochismo, e cioè la pulsione parziale complementare al sadismo, [può] essere inteso come un sadismo che è tornato a rivolgersi contro l'Io del soggetto» (1920a, p. 240). La conversione nell'opposto è un fenomeno frequente anche nel sogno: «L'opposizione tra due pensieri, il rapporto d'inversione, trova nel sogno una raffigurazione molto interessante. Essa viene rappresentata in questo modo: un altro brano del contenuto onirico viene rovesciato - per così dire a posteriori - nel suo contrario» (1900, p. 29).

Sul tema della conversione nell'opposto tornerà anche Anna Freud la quale scorge in questo fenomeno uno dei meccanismi di difesa più primitivi, come ad esempio l'identificazione con l'aggressore, che a suo parere è alla base delle formazioni reattive. b) Coppia o polarità di opposti. Secondo Freud «la vita psichica è dominata in generale da tre polarità, e cioè dalle antitesi: soggetto (Io)-oggetto (mondo esterno), piacere-dispiacere, attivo-passivo. [...] L'antitesi soggetto-oggetto si impone precocemente al singolo essere vivente, il quale apprende che mentre può ridurre al silenzio gli stimoli esterni mediante l'azione muscolare, è invece privo di difesa nei confronti degli stimoli pulsionali. La polarità piacere-dispiacere è legata a una serie di sensazioni di cui abbiamo già sottolineato l'importanza per la de terminazione delle nostre azioni (ossia della nostra volontà)» (1915b, p. 29). L'importanza di questa polarità si rivela nel mantenere costante o più bassa possibile la quantità di eccitamento nell'apparato psichico (-► costanza, § 2), donde la tendenza a procurarsi piacere come riduzione di tensione e a evitare il dispiacere dovuto a un aumento di essa. «L'antitesi attivo-passivo - prosegue Freud - non va scambiata con quella Io-soggetto / realtà esterna-oggetto. L'Io si comporta passivamente rispetto al mondo esterno fintantoché ne accoglie gli stimoli, attivamente quando reagisce ad essi. [...] L'antitesi attivo- passivo viene in seguito a confondersi con quella maschile-femminile, la quale, preliminarmente, non ha alcuna importanza psicologica» (1915b, p. 29).

Fatte queste premesse, Freud conclude: «I moti pulsionali sono soggetti all'influsso delle tre grandi polarità che dominano la vita psichica. Di queste, la polarità "'attività-passività" potrebbe esser indicata come polarità biologica, quella "Io- mondo esterno" come polarità reale, e infine quella "piacere-dispiacere" come polarità economica» (1915b, p. 35).

2. Psicologia analitica. C.G. Jung prende in considerazione gli opposti a partire dal principio che la vita psichica è un sistema autoregolantesi (-► compensazione, § 3) che non può raggiungere l'equilibrio se non attraverso una contemperanza dei contrari che possono esprimersi o nella forma dell'-►«enantiodromia» o in quella della «coniunctio oppositorum».

a) La legge dell'enantiodromia. Con questo termine, mutuato da Eraclito, Jung intende la «corsa nell'opposto» che si verifica ogni volta che si assiste a un'unilateralità dell'atteggiamento della coscienza nella polarità conscio-inconscio: «Questo fenomeno caratteristico si verifica quasi universalmente là dove una direttiva completamente unilaterale domina la vita cosciente, così che col tempo si forma una contrapposizione inconscia altrettanto forte, che dapprima si manifesta con un'inibizione delle prestazioni della coscienza e in seguito con un'interruzione dell'indirizzo cosciente» (1921, p. 437-438). Secondo Jung «alla legge crudele dell'enantiodromia sfugge soltanto chi sa differenziarsi dall'inconscio, non già rimuovendo - perché altrimenti l'inconscio lo afferra semplicemente alle spaile - bensì ponendoselo chiaramente innanzi come qualcosa di diverso da sé» (1917-1943, p. 74).

b) La «coniunctio oppositorum». Jung ricava tale espressione dalla letteratura alchemica e la impiega come metafora per indicare quell'operazione della psiche che tende non ad annullare il contrasto ma a superarlo, operando una sintesi resa possibile dall'operare simbolico che, conformemente all'etimologia greca di sun-bâllein, che significa «mettere insieme», «com-porre» (-► simbolo, § 6), realizza un'unità superiore attraverso l'unione delle opposte polarità che possono essere tanto le polarità presenti nella psiche di ogni individuo, come razionalità e pulsionalità, maschile e femminile, pensiero ed eros, conscio e inconscio, quanto la polarità dei due termini della relazione terapeutica: paziente e analista. «L'uomo senza relazioni - scrive infatti Jung - non possiede totalità, perché la totalità è sempre raggiungibile solo attraverso l'anima, la quale dal canto suo non può esistere senza la sua controparte, che si trova sempre nel Tu. La totalità consiste nella combinazione di Io e Tu, che appaiono come parti di un'unità trascendente la cui essenza non può essere afferrata che simbolicamente, per esempio mediante il simbolo del rotundum, della rosa, della ruota o della coniunctio Solis et Lunae» (1946, p. 250).

Poiché la coniunctio che si verifica all'interno dell'individuo costituisce l'incontro di due processi psichici opposti, quando avviene determina la morte della precedente identità a cui segue la rinascita del nuovo individuo, corrispondente al Lapis degli alchimisti, simboleggiato, nei testi alchemici come nei sogni, dalla figura dell'ermafrodito (-► ermafroditismo, § 1), del fanciullo divino. La rinascita consiste, secondo Jung, nell'emergere di una nuova configurazione del Sé, ossia di un nuovo centro della personalità che trascende l'Io, e in cui sono compresenti, in un equilibrio dinamico, processi psichici considerali fino a quel momento opposti e inconciliabili (-► psicologia analitica, § 4). 3. Psicologia del carattere. Con A. Wel- lek, la relazione tra gli opposti è assunta come principio esplicativo della struttura caratteriale, dove però gli opposti sono considerati non nella loro sintesi dialettica, ma nella tensione della loro polarità che ne assicura la dinamica di cui la configurazione caratteriale è di volta in volta l'espressione.