Nirvana, principio del |
(ingl. nirvana principle; ted. Nirwanaprinzip; fr. principe du nirvana) Espressione introdotta da Barbara Low e accolta da S. Freud in ordine all'economia dell'-► apparato psichico (§ 2) per indicare la tendenza dell'apparato stesso a ridurre, e al limite ad azzerare la quantità di eccitazione proveniente dall'esterno o dall'interno (-► inerzia, principio di). Nirvana è un termine sanscrito con cui nel buddhismo tradizionale, come ricorda lo stesso Freud (1920a, p. 243), si indicava una delle quattro vie di salvezza consistente nell'ottenere l'estinzione delle passioni e la cessazione della sofferenza inerente alla volontà di vita. Nel pensiero occidentale questo concetto è stato ripreso da A. Schopenhauer, che Freud riconosce esplicitamente come suo precursore (1916b, p. 663-664), per indicare «la negazione della volontà di vivere la cui esigenza scaturisce dalla conoscenza della natura dolorosa e tragica della vita» (1819, § 71). A partire da questi antecedenti Freud afferma che «l'aver riconosciuto come tendenza dominante della vita psichica, e forse della vita nervosa in genere, lo sforzo che si esprime nel principio di piacere, sforzo inteso a ridurre, a mantenere costante, a eliminare la tensione interna provocata dagli stimoli (il "principio del Nirvana", per usare un'espressione di Barbara Low), è in effetti uno dei più forti motivi che ci inducono a credere nell'esistenza delle pulsioni di morte» (1920a, p. 241). L'ipotesi di Freud, secondo cui la «sostanza vivente», resa organica da squilibri energetici, tende a raggiungere nuovamente la condizione di primitiva materia, porterebbe all'identificazione del principio del nirvana col principio di -► piacere (§ 1) se non intervenisse una variante che Freud così spiega: «Ogni dispiacere dovrebbe [...] coincidere con un innalzamento, e ogni piacere con un abbassamento della tensione psichica provocata dagli stimoli; il principio del nirvana (e il principio di piacere che con esso si identificherebbe) sarebbe interamente al servizio delle pulsioni di morte miranti a ricondurre l'irrequietezza vitale alla stabilità dello stato inorganico e avrebbe la funzione di preservare l'organismo dalle pretese delle pulsioni di vita (o libido), che mirano a disturbare il corso dell'esistenza così com'è. Eppure questa concezione non può essere esatta. [...] Dobbiamo renderci conto del fatto che il principio del nirvana, che appartiene alla pulsione di morte, nell'organismo vivente ha subito una modificazione per cui è diventato principio di piacere, e d'ora innanzi eviteremo di identificare questi due principi. Ammesso che si voglia riflettere su questo punto, non è difficile identificare la forza che ha dato origine a questa modificazione. Non può essere che la pulsione di vita, la libido, la quale in tal modo si è conquistata il suo posto accanto alla pulsione di morte nella regolamentazione dei processi vitali. Siamo giunti così a una piccola ma interessante serie di connessioni: il principio del nirvana esprime la tendenza della pulsione di morte, il principio di piacere rappresenta le pretese della libido, e la modificazione del principio di piacere, ossia il principio di realtà, rappresenta l'influenza del mondo esterno» (1924a, p. 6-7). |