Nevrosi

(ingl. neurosis; ted. Neurose-, fr. nevrose)

Disturbo psichico senza causa organica i cui sintomi sono interpretati dalla psicoanalisi come espressione simbolica di un conflitto che ha le sue radici nella storia del soggetto e che costituisce un compromesso tra il -► desiderio e la -► difesa. Storicamente il termine pare sia stato introdotto dal medico scozzese William Cullen in un trattato di medicina del 1777 dove le nevrosi erano considerate affezioni funzionali, cioè «senza infiammazione della struttura», con una sede organica precisa, per cui si parlava di nevrosi digestiva, nevrosi cardiaca, nevrosi uterina nei casi di isteria. Fu Ph. Pinel a puntualizzare l'assenza di un substrato organico evidenziabile, J.M. Charcot a definirne la natura solo psicologica, e S. Freud a illustrarne gli aspetti dinamici sottesi, e a fornire una prima classificazione organizzata intorno all'asse che separa le nevrosi attuali, in cui l'eziologia è cercata nell'assenza o inadeguatezza della soddisfazione sessuale, dalle psiconevrosi in cui determinante è il conflitto psichico.

1. Le psiconevrosi. Denominate nei primi scritti di Freud neuropsicosi da difesa, le psiconevrosi esprimono un conflitto tra il desiderio e la difesa, e affondano le loro radici nell'età infantile del soggetto. Questo gruppo comprende: a) le nevrosi di transfert (-► transfert, § 3), che vanno a loro volta distinte in due gruppi: il primo comprende l'isteria d'angoscia (-► isteria, § 1, a), l'isteria di conversione (-► isteria, § 1, è) e la nevrosi ossessiva (-► ossessione, § 2), il secondo le nevrosi cosiddette artificiali che nascono nel contesto della relazione terapeutica; b) le nevrosi narcisistiche (-► narcisismo) che sono caratterizzate da un ripiegamento della libido sull'Io. Esse furono concepite da Freud in un primo tempo come equivalenti alle psicosi funzionali, e in seguito ridotte alle forme melanconiche, dove la perdita dell'oggetto induce il soggetto a introiettarlo, dirigendo 'e cariche libidiche, che un tempo investivano l'oggetto esterno, sull'oggetto fantasmatico che è nell'Io.

2. Le nevrosi attuali. Prendono questo nome perché non sono determinate da conflitti dell'età infantile, ma da conflitti attuali. Per questo nelle loro manifestazioni non c'è il meccanismo dello -► spostamento che cauterizza invece le psiconevrosi, i cui sintomi sono un'espressione simbolica e sovradeterminata di un antico conflitto, ma ciò che appare è il risultato evidente dell'assenza o inadeguatezza del soddisfacimento sessuae. Freud ha incluso nelle nevrosi attuali:

a) la nevrosi d'angoscia (-► angoscia, § 2, a), da non confondersi con l'isteria d'angoscia (-► angoscia, § 2, e), caratterizzata da una mancanza di scarica dell'eccitazione sessuale;

b) la nevrastenia, dove la scarica è insufficiente per un inadeguato alleviamento (per esempio: la masturbazione);

c) l'-► ipocondria. Siccome, a parere di Freud, il fattore principale del disturbo si trova nel campo somatico, mentre nelle psiconevrosi si trova nel campo psichico, le nevrosi attuali non rientrano nel trattamento psicoanalitico perché i loro sintomi non si esprimono a livello simbolico e quindi non si offrono facilmente a un significato che possa essere elucidato. Oggi il concetto di nevrosi attuale tende a scomparire dalla nosografia, perché anche nei sintomi delle nevrosi attuali si trovano tracce simboliche di conflitti più antichi. Inoltre il carattere somatico prevalente nelle nevrosi attuali induce ad accoglierle nell'elenco delle affezioni -» psicosomatiche, con la precisazione che in questo ambito non si tiene conto solo del mancato soddisfacimento delle pulsioni sessuali, ma anche della loro repressione.

3. Le nevrosi miste. Sono nevrosi i cui sintomi rimandano a eziologie fra loro diverse. Oltre al fatto che le nevrosi non si presentano mai allo stato puro, esistono sintomi psiconevrotici spesso combinati con sintomi attuali, oppure sintomi di una psiconevrosi che coesistono con sintomi di un'altra psiconevrosi, fino ai cosiddetti casi-limite o borderline, come, dopo Freud, sono state chiamate quelle affezioni in cui intervengono a un tempo componenti nevrotiche e psicotiche (-» marginale, sindrome).

4. Altre forme nevrotiche. Queste sono state messe in luce non tanto da Freud, quanto dalla successiva pratica analitica. Tra queste ricordiamo:

a) le nevrosi del carattere (§ 2, b), studiate da W. Reich, F. Alexander, E. Glover, definite anche «asintomatiche» perché il conflitto tra il desiderio e la difesa determina non sintomi specifici e circoscrivibili, ma strutture patologiche stabili della personalità, per cui si parla di caratteri ossessivi, fobici, isterici, oppure, facendo riferimento alle diverse fasi dello sviluppo libidico, di carattere orale (§ 4), -► anale (§ 4), fallico, -► genitale (§ 4);

b) la nevrosi di abbandono che, secondo Ch. Odier e G. Geux che l'hanno individuata, non rientrerebbe in nessuno dei quadri classici della nosografia freudiana;

c) la nevrosi di -► destino (§ 2), che ha le sue radici nella coazione a ripetere;

d) la nevrosi -► familiare, dove le nevrosi individuali si completano e si condizionano reciprocamente;

e) la nevrosi di scacco (-► destino, § 2), individuata da R. Laforgue e riferita a quei soggetti che sembra non possano sopportare di ottenere proprio quelle mete che hanno ardentemente desiderato;

f) le nevrosi traumatiche (-► trauma, § 2) conseguenti a shock emotivo;

g) le nevrosi indotte (-► sperimentale, nevrosi).

5. Nevrosi e psicosi. Oggi il pensiero analitico è in larga misura d'accordo con la delimitazione clinica adottata in campo psichiatrico tra nevrosi e psicosi, dove la differenza è stabilita in riferimento a; a) Y eziologia: la nevrosi ha origine esclusivamente psicogena o con scarsi riferimenti somatici; b) la gravità che è un criterio discutibile perché si danno manifestazioni nevrotiche di maggior rilievo clinico rispetto ad alcune forme psicotiche; c) la funzione del reale che risulta conservata nelle nevrosi e più o meno gravemente danneggiata nelle psicosi; d) la consapevolezza critica per cui il nevrotico, a differenza dello psicotico, si rende conto dell'insensatezza di certe sue fantasie o di certe sue ansie; e) l'dattamento sociale, spesso accettabile nelle nevrosi, mentre è problematico o difficilmente tollerabile nelle psicosi. Da un punto di vista psichiatrico non rientrano nel gruppo delle nevrosi né in quello delle psicosi le cosiddette forme marginali (-► marginale, sindrome), le forme di psicopatia, mentre, entro certi limiti, sono considerati a parte i disturbi sessuali, f) negli scritti freudiani appartenenti alla seconda topica dell'-» apparato psichico (S 5) nella nevrosi l'Io, obbedendo alle esigenze della realtà, rimuove le rivendicazioni pulsionali, mentre nella psicosi si verificherebbe una rottura tra l'Io e la realtà che in un primo momento lascerebbe l'Io sotto il dominio dell'Es, mentre in un secondo momento l'Io ricostruirebbe, col delirio, una nuova realtà conforme ai desideri dell'Es. Per quanto concerne la differenza tra nevrosi e psicosi in C.G. Jung, si veda la voce scissione (§ 1,2).

6. Nevrosi e quotidianità. Lo studio delle nevrosi coincide con la storia della psicoanalisi e della psichiatria per quanto da questa è stata influenzata. I disturbi nevrotici entrano nella realtà quotidiana di tutti e, per quanto vari essi siano, presentano tutti un tasso d'ansia intorno a cui la sintomatologia si organizza. L'ansia è un normale stato psicologico di attesa e vigilanza; diventa nevrotica quando è l'espressione di uno stato conflittuale. Freud ha individuato nel desiderio e
nella difesa i termini del conflitto che avrebbe le sue radici nella rivalità sessuale da lui descritta sotto il nome di complesso di Edipo.

Oggi si tende ad allargare i termini del conflitto al di là del recinto familiare e della vicenda sessuale per concepire il disagio nevrotico come un contrasto tra un'istanza repressiva, di origine individuale, familiare o sociale, e un'istanza di libertà che non riguarda solo la sessualità, ma il concetto di sé, le proprie aspirazioni, per cui fattori nevrotizzanti agiscono sull'intero arco della vita dell'individuo con confini che si possono stabilire solo artificiosamente.

La medicalizzazione non giova alla risoluzione del conflitto nevrotico perché, essendo questo radicato nella contraddizione che esiste tra le istanze individuali di libertà e le regole di convivenza, che per il singolo individuo non possono che essere repressive, il conflitto non può essere risolto se non attraverso l'atto esistenziale della scelta. Accade però che la situazione non sia sempre chiara, per cui il soggetto può trovarsi ad agire in modi diversi e tra loro contraddittori o comunque incompatibili. Di qui, come scrive G. Jervis, la necessità di «ridefinire la situazione» (1975, p. 289), nel senso di modificare il quadro conoscitivo in modo da acquisire gli strumenti idonei per compiere delle scelte che rendano compatibili le istanze contraddittorie che sono alla base del conflitto nevrotico. Il rapporto nevrosi e quotidianità conforta la convinzione, oggi sempre più diffusa, secondo cui la nevrosi non è una malattia, ma un modo scorretto di porre in relazione quei termini in conflitto in cui si articola la normale vita quotidiana.