Negazione |
(ingl. negation; ted. Verneinung; fr. dénégation) Termine psicoanalitico introdotto da S. Freud per indicare quella modalità per cui contenuti rimossi possono accedere alla coscienza alla sola condizione di essere negati con proposizioni che. stando agli esempi riportati da Freud, dicono: «ora Lei penserà che io voglia dire qualche cosa di offensivo, ma in realtà non ho questa intenzione», oppure: «Lei domanda chi possa essere questa persona del sogno. Non è mia madre». A commento Freud scrive: «Il contenuto rimosso di una rappresentazione o di un pensiero può dunque penetrare nella coscienza a condizione di lasciarsi negare. La negazione è un modo di prendere conoscenza del rimosso, in verità è già una revoca della rimozione, non certo però un'accettazione del rimosso. Si vede come la funzione intellettuale si scinde qui dal processo affettivo. Con l'aiuto della negazione viene annullata soltanto una conseguenza del processo di rimozione, quella per cui il contenuto della rappresentazione interessata non giunge alla coscienza. Ne risulta una sorta di accettazione intellettuale del rimosso, pur persistendo l'essenziale nella rimozione» (1925b, p. 197- 198). Freud distingue la negazione (Verneinung) dal -► diniego (Verleugnung) che è invece un rifiuto a riconoscere esperienze penose, impulsi, dati di realtà o aspetti di sé. |