Fantasia

(ingl. phantasy, ted. Phantasie; fr. fantaisie)

Il termine è impiegato in due accezioni: 1) come attività immaginativa in generale che è alla base di ogni processo creativo, e 2) come fantasma, espressione di risonanza psicoanalitica, che fa riferimento a quella condizione, sia normale sia patologica, in cui si realizza l'appagamento di desideri inconsci. Per quanto concerne il primo significato si rinvia alla voce -► immaginazione, per quanto concerne il secondo s'è resa necessaria la sua rubricazione sotto la voce fantasia perché nella letteratura psicologica inglese e in quella tedesca è identico il termine che denomina sia la fantasia come attività immaginativa sia il fantasma. Dal fantasma, infine, va distinta la fantasticheria, o «sogno diurno».

1. Il fantasma. È un prodotto illusorio che non resiste a confronto con la realtà. S. Freud oppone al mondo interiore che tende a soddisfare i propri desideri per via illusoria (fantasma) un mondo esterno che impone al soggetto il principio di realtà (§ 3). Come messa in scena del desiderio, il fantasma è anche luogo di operazioni difensive che possono assumere le forme della conversione nel!'-» opposto (§ 1, a), del diniego e della proiezione. I fantasmi possono essere consci, come nel caso dei sogni diurni, o inconsci, dove il riferimento è al «nucleo originario», come lo chiama Freud, del sogno, del sintomo, dell'-» agire, delle condotte ripetitive che la cura psicoanalitica deve «enucleare». A parere di Freud, infatti, tutta la vita del soggetto, comprese le sue condotte che sembrano lontane dall'attività immaginativa e dettate dalle esigenze della realtà, è modellata e strutturata da una fantasmatica inconscia.

La vita fantasmatica, quali che siano le esperienze personali dei soggetti, è alimentata, sempre secondo Freud, da fantasmi originari che hanno per sfondo la vita intrauterina, la scena del coito parentale o -► «scena primaria» (Urszene), la castrazione e la seduzione, che nel loro insieme costituiscono un patrimonio fantasmatico trasmesso filogeneticamente: «Reputo che queste fantasie primarie [...] siano un patrimonio filogenetico. In esse l'individuo, scavalcando la propria esperienza, attinge all'esperienza della preistoria, là dove la propria storia è troppo rudimentale. Mi sembra assolutamente plausibile che tutto quanto oggi ci viene raccontato nell'analisi come fantasia - la seduzione di bambini, l'accendersi dell'eccitamento sessuale osservando i rapporti tra i genitori, la minaccia di evirazione (o meglio, l'evirazione stessa) - sia stato una volta realtà nei primordi della famiglia umana, e che il bambino, con la sua fantasia, abbia semplicemente colmato le lacune della verità individuale con la verità preistorica» (1915-1917, p. 526). Nelle fantasie primarie sono rappresentate quelle fasi di passaggio e di crisi che vanno dall'origine del soggetto nella scena del coito dei genitori, all'origine della sessualità nei fantasmi di seduzione, all'origine della differenza dei sessi nei fantasmi di castrazione. Da questa interpretazione di Freud, propenso a ritenere la scena primaria un'esperienza reale o ricostruita a partire da qualche indizio realmente esperito, si scosta l'interpretazione di C.G. Jung per il quale la scena primaria è una fantasia retrospettiva indotta da un bisogno di rinascita (-► scena primaria).

Anche nei suoi successivi sviluppi la psicoanalisi continua a riconoscere, come scrive Ch. Rycroft, che «l'attività mentale conscia è accompagnata, sostenuta, mantenuta e influenzata dalla fantasia inconscia, la quale ha inizio nell'infanzia e si occupa primariamente dei rapporti biologici per poi andare incontro a un'elaborazione simbolica» (1968b, p. 58). Vi è comunque una differenza di opinioni per quanto concerne il valore delle interpretazioni relative alla fantasia inconscia. Per gli psicologi dell'Io le cosiddette scene primarie, come il coito parentale o il desiderio di aggredire il seno o il pene, sono interpretazioni drammatizzanti che hanno poco senso per il soggetto adulto, mentre per la scuola kleiniana sono le sole interpretazioni efficaci perché, come scrive S. Isaacs, enucleando l'elemento intermedio tra istinto e pensiero, «a) costituiscono l'elemento primario dei processi mentali inconsci; b) concernono il corpo e rappresentano gli scopi stintuali nei confronti degli oggetti; e) richiedono, per l'adattamento alla realtà e al pensiero secondo realtà, il sostegno di fantasie inconsce concomitanti» (1952, p. 49).

Nell'interpretazione del contenuto fantastico Jung affianca, al metodo causale adottato da Freud, il metodo -► costruttivo che offre una prospettiva finalistica, per cui: «a una spiegazione causale la fantasia appare come un sintomo di uno stato fisiologico o personale che è il risultato di avvenimenti precedenti. Alla spiegazione finalistica, invece, la fantasia appare come un simbolo che tenta, con l'ausilio dei materiali già esistenti, di caratterizzare o di individuare un determinato obiettivo o piuttosto una determinata futura linea di sviluppo psicologico» (1921, p. 443).

2. La fantasticheria.

Detta anche sogno diurno (daydream) o sogno a occhi aperti, la fantasticheria esprime un desiderio del presente che corre a un'esperienza piacevole passata per riviverla con l'idea di una realizzazione futura. La fantasticheria è sempre di tono piacevole o perché soddisfa allucinato-riamente desideri che nella realtà non possono essere appagati o perché, quando accentua ingiurie o ingiustizie sofferte, conferisce a chi fantastica una sorta di aureola di martirio che comporta una valorizzazione di sé. In proposito Freud scrive: «Le più note produzioni della fantasia sono i cosiddetti "sogni a occhi aperti" [...], soddisfacimenti immaginari di desideri ambiziosi, megalomani ed erotici, che prosperano tanto più rigogliosi quanto più la realtà ammonisce alla moderazione o alla pazienza. L'essenza della felicità procurata dalla fantasia - poter di nuovo conseguire il piacere, liberi dall'assenso della realtà - vi si manifesta in maniera inconfondibile. Noi sappiamo che tali sogni a occhi aperti sono il nucleo e il prototipo dei sogni notturni. In fondo, il sogno notturno non è altro che un sogno diurno diventato fruibile perché di notte le pulsioni sono libere di scatenarsi, e alterato per via della forma che di notte assume l'attività psichica. Ci siamo già familiarizzati con l'idea che anche un sogno a occhi aperti non è necessariamente cosciente, che ci sono anche sogni a occhi aperti inconsci. Tali sogni diurni inconsci sono dunque la fonte tanto dei sogni notturni quanto dei sintomi nevrotici» (1915-1917, p. 527-528).

Come prodotto dell'attività fantastica costruita con elementi sottratti al reale ed estrapolati dal tempo, dallo spazio e dal significato che è loro proprio, per essere posti al servizio dei desideri più o meno consci, la fantasticheria è lo strumento attraverso cui il soggetto conferisce struttura e coerenza logica a situazioni fittizie, immaginarie o inconsistenti, rendendole convincenti e persuasive. La fantasticheria è frequente nel bambini che hanno maggior facilità di sottrarre al reale la sua concretezza e credibilità e peso ai fatti concreti.

Dal punto di vista psicoanalitico la fantasticheria è letta come il controeffetto di un desiderio inappagato, attraverso cui l'individuo si emancipa dal limite delle situazioni oggettive, liberando il desiderio altrimenti represso. Anche quando presenta connotati negativi tali da articolare uno scenario che, anziché appagare, sembra contraddire il desiderio del soggetto, la fantasticheria risponde all'esigenza di una legittimazione esistenziale, favorendo, al pari dell'-»- abreazione, una scarica emotiva che può anche espletare un'azione terapeutica. I Nella fantasticheria si assiste a una contaminazione tra passato, presente e futuro, neh senso che si attinge dal passato un'esperienza piacevole rimasta rilevante nella vita psichica, la si associa a un desiderio presente, per poi proiettarne nel futuro la possibile realizzazione. Freud considera identico il, meccanismo che è alla base delle fantasticherie e dei sogni, perché «come i sogni, esse sono appagamenti del desiderio; come i sol gni, si basano in buona parte su impressioni di vicende infantili; come i sogni, godono per le loro creazioni di una certa indulgenza da parte della censura. Indagando sulla loro composizione, si scopre che lo spunto di desiderio che si manifesta nella loro produzione ha mischiato, riordinato e congegnato in un nuovo insieme il materiale con cui sono costruite. Con i ricordi infantili, ai quali si rifanno, hanno pressappoco lo stesso rapporto che certi palazzi barocchi di Roma hanno con le antiche rovine, le cui pietre quadre e le cui colonne hanno fornito il materiale per la costruzione più recente» ( 1899a, p. 450).