Fallica, fase; fallico, carattere; fallo

(ingl. phallic phase; ted. phallische-Phase; fr. phase phallique)

Termine psicoanalitico che nomina la terza fase dello sviluppo della libido, successiva alla fase orale (§ 2) e anale (§ 2). Si distingue dalla fase -► genitale che si esprime nella pubertà, perché nella fase fallica l'unico organo conosciuto sia dal maschio sia dalla femmina è il fallo, che crea tra i due sessi l'opposizione: presenza del fallo e assenza del fallo o castrazione. Il fantasma della castrazione pone fine al complesso di ->• Edipo. Il bambino esce dalla sessualità infantile, che S. Freud definisce «polimorfa e pervertita», organizzando tutte le pulsioni parziali intorno alla zona genitale. Questa fase, scrive Freud, «rivela un oggetto sessuale e una certa misura di convergenza delle aspirazioni sessuali, ma si distingue in un punto essenziale dall'organizzazione definitiva della maturità sessuale. Essa infatti conosce soltanto un tipo di genitale, quello maschile. Perciò l'ho chiamata fase di organizzazione "fallica"» (1905a, p. 507). La coppia di opposti -► atti- vità-passività che predomina nella fase anale si trasforma nella coppia fallico-castrato nella fase fallica, per giungere all'opposizione mascolinità-femminilità nella fase genitale. Dal punto di vista maschile la minaccia di castrazione conclude il complesso edipico centrato sull'amore per la madre e fa sorgere un interesse narcisistico nel bambino per il proprio pene. Dal punto di vista femminile l'invidia del pene, provata dalla bambina nei confronti del bambino, suscita un risentimento verso la madre che non le ha dato il pene, con conseguente scelta del padre come oggetto d'amore in quanto può dare il pene o il suo equivalente simbolico che è il figlio.

Nella fase fallica E. Jones ha distinto uno stadio protofallico in cui il bambino non vive ancora il fantasma della castrazione presumendo che tutti possiedano un organo genitale maschile (pene o clitoride) soddisfacente, e uno stadio deuterofallico caratterizzato dalla fantasia che il mondo umano sia diviso, invece che in maschi e femmine, in soggetti forniti di un pene e in soggetti castrati. K. Homey e M. Klein ritengono che la descrizione freudiana della fase fallica sia una diretta conseguenza della sua concezione fallocentrica (-► fallocentrismo) che non troverebbe giustificazione nei dati che è possibile raccogliere dall'osservazione infantile, dove si constata che la bambina ha un'intuizione primitiva della cavità vaginale, per cui non si darebbe invidia del pene (-► invidia, § 1).

Fallico, carattere (ingl. phallic charactered. phallischer Charakter, fr. caractère phallique)

Carattere tipico di chi concepisce il comportamento sessuale come una dimostrazione di potenza, in antitesi al carattere genitale che lo concepisce come partecipazione in un rapporto. Nella tipologia caratterologica ordinata da W. Reich «il carattere fallico-narcisistico si differenzia già esteriormente dal carattere coatto e dal carattere isterico. Mentre il carattere coatto è prevalentemente inibito, contegnoso, depressivo, il carattere isterico è nervoso, agile, apprensivo, incostante, il tipico carattere falli- co-narcisistico invece si presenta sicuro di sé, a volte arrogante, elastico, vigoroso, a volte imponente. Più è nevrotico il meccanismo interno e più sono ostentati questi atteggiamenti. [...] Simili individui normalmente nella vita hanno l'abitudine di prevenire ogni attacco previsto con un attacco da parte loro. [...] Negli uomini fallico-narcisistici la potenza erettiva è molto ben sviluppata, contrariamente a quella orgastica. I rapporti con le donne sono normalmente disturbati dalla poca considerazione del sesso femminile; malgrado ciò proprio i rappresentanti di questo tipo sono molto spesso oggetti sessuali ambiti perché sviluppano esteriormente in forma pura tutte le caratteristiche della virilità. Nelle donne il carattere fallico-narcisistico è più raro, ma ciò nonostante è abbastanza diffuso. Le forme nevrotiche sono caratterizzate da un'omosessualità attiva e da una notevole eccitazione del clitoride; le forme genitalmente più sane si distinguono per una grande sicurezza di sé che si basa sulla forza e la bellezza fisica» (1933a, p. 253-256).

Fallo

(ingl. phallus; ted. Phallus-, fr. phallus)

Termine che designa la funzione simbolica del pene in quel processo intersoggettivo e intrasoggettivo che, attraverso il superamento del complesso di -► Edipo, approda all'assunzione, da parte del soggetto, del proprio sesso. S. Freud, che impiega il termine pene per indicare l'organo nella sua realtà anatomica, adotta il termine fallo per descrivere la fase -► fallica dello sviluppo sessuale, dove le pulsioni ruotano intorno all'avere il fallo o all'essere castrato, in base alla sua teoria, nota come fallocentrismo, secondo la quale, nella fase fallica, il fallo è il termine di riferimento e di orientamento pulsionale per entrambi i sessi. Sulla funzione simbolica del fallo insiste anche J. Lacan per il quale «nella dottrina freudiana, il fallo non è un fantasma, se con ciò bisogna intendere un effetto immaginario. E neppure un oggetto (parziale, interno, buono, cattivo ecc.) se questo termine tende ad apprezzare la realtà interessata in una relazione. Ancor meno è l'organo, pene o clitoride, che simbolizza. Non senza ragione Freud lo ha riferito al simulacro che esso era per gli Antichi. Giacché il fallo è un significante, un significante la cui funzione, nell'economia intersoggettiva dell'analisi, solleva forse il velo della funzione che occupava nei misteri. Perché è il significante destinato a designare nel loro insieme gli effetti di significato, in quanto il significante li condiziona per la sua presenza di significante» (1958a, p. 687). Come significante che distribuisce i significati, il fallo instaura una prima differenza tra l'avere e il non-avere, per cui la donna «si costituisce come colei che nell'amore dà ciò che non ha» (1958a, p. 692), e poi una seconda differenza che si costituisce nel riconoscimento che avere il fallo significa non esserlo. A partire da questo riconoscimento è possibile il passaggio al piano simbolico (-► simbolo, § 5, e).