Distruttività |
(ingl. destructiveness, ted. Zerstörbarkeif, fr. destructivité) Forma di aggressività tipicamente umana che non risponde a scopi difensivi o reattivi, ma al bisogno di annientare fine a se stesso. In proposito esistono due letture: quella di S. Freud che vede nella distruttività un'espressione pulsionale, e quella di E. Fromm che vi vede un'espressione culturale. 1. Freud: la distruttività come espressione pulsionale. Partendo dall'ipotesi che «vi siano due specie essenzialmente diverse di pulsioni: quelle sessuali, intese nel senso più ampio di Eros, se preferite questa denominazione, e quelle aggressive, la cui meta è la distruzione» (1932a, p. 211). Freud introduce il concetto di pulsione di distruzione che così giustifica: «Dopo molte esitazioni e oscillazioni ci siamo decisi ad ammettere soltanto due pulsioni fondamentali: l'Eros e la pulsione di distruzione. (Il contrasto tra pulsione di autoconservazione e pulsione di conservazione della specie, nonché quello tra amore dell'Io e amore oggettuale ricade nell'Eros.) Meta della prima di queste due pulsioni è stabilire unità sempre più vaste e tenerle in vita: unire insieme dunque; meta dell'altra, al contrario, è dissolvere nessi e in uesto modo distruggere le cose. Nel caso ella pulsione di distruzione possiamo supporre che il suo fine ultimo sia di portare il vivente allo stato inorganico. Per questo l'abbiamo anche chiamata pulsione di morte. Se ammettiamo che la materia vivente sia venuta dopo la materia inanimata, e da essa abbia tratto origine, ecco che la pulsione di morte rientra nella formula succitata secondo cui una delle due pulsioni tende al ripristino di una situazione precedente [...]. Questa pulsione rimane muta finché agisce al- 1 interno come pulsione di morte; noi la avvertiamo soltanto quando si volge all'esterno come pulsione distruttiva. Che ciò avvenga sembra essere una necessità per la conservazione dell'individuo» (1938a, p. 575-577). Alla concezione dualistica delle pulsioni in termini di pulsioni sessuali e pulsioni distrutte, Freud giunse nel 1920 quando modificò 'a teoria originaria delle pulsioni che prevedeva pulsioni sessuali e pulsioni d'autoconse rvazione (-► pulsione, § 2), o pulsioni dell'-► Io. L'introduzione del concetto di narcisismo (§ 3) negli anni 1911-1914 aveva infatti messo in crisi questa prima distinzione, poiché inseriva una componente libidica anche all'interno delle pulsioni dell'Io. A questo problema si affiancò quello dell'-► aggressività (§ 5) che risultò fondamentale per l'elaborazione definitiva della teoria delle pulsioni. Ritenuta in origine una componente della pulsione sessuale, tra il 1915 e il 1920 l'aggressività viene assegnata da Freud alle pulsioni dell'Io non libidiche, diretta al controllo del mondo esterno. Fu solo in seguito alla formulazione della seconda concezione dell'-► apparato psichico (§ 5), che ipotizza i sistemi dell'Es, dell'Io e del Super- io, che Freud prese a considerare il fenomeno dell'aggressività come una pulsione autonoma, esistente nell'Es, insieme alla pulsione sessuale. In questa nuova concezione l'aggressività venne letta come una manifestazione della pulsione di morte rivolta all'esterno (-► pulsione, § 1 g, 2). Alla concezione della distruttività come espressione pulsionale, Freud giunse attraverso tre considerazioni: a) la coazione a ripetere in cui è ravvisabile «la manifestazione dell'inerzia che è propria della vita organica» (1920a, p. 222); b) il sadomasochismo, a proposito del quale Freud scrive: «Non ci sorprenderà di sentire che in determinate circostanze il sadismo (o pulsione distruttiva) che è stato rivolto e proiettato verso l'esterno, può nuovamente essere introiettato, diretto verso l'interno, regredendo in tal modo alla sua situazione precedente. Esso dà luogo allora al masochismo secondario, che viene ad aggiungersi al masochismo originario» (1924a, p. 10); c) l'aggressività, a proposito della quale Freud scrive che «con l'istituzione del Super-io importi considerevoli della pulsione aggressiva vengono fissati all'interno dell'Io, ove operano in senso autodistruttivo. E uno dei pericoli igienici che l'essere umano si addossa nell'evoluzione della civiltà. Trattenere l'aggressività è comunque malsano, porta alla malattia (mortifica). Accade spesso che un individuo, durante un attacco di collera, renda palese il trapasso da un'aggressività impedita all'autodistruzione perché rivolge l'aggressività verso la propria persona, strappandosi i capelli e coprendosi il volto di pugni, mentre è chiaro che avrebbe voluto riservare questo trattamento a qualcun altro. Una parte di autodistruzione rimane comunque all'interno fino a quando, da ultimo, riesce a uccidere l'individuo» (1938a, p. 577). 2. Fromm: la distruttività come espressione culturale. Rifiutando la distinzione freudiana tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, e accogliendo l'impostazione etologica di K. Lorenz, Fromm distingue tra aggressività benigna, che è biologicamente adatti- va, e aggressività maligna o distruttività, che è un puro prodotto culturale, perché ciò che in essa si esprime è «la vita che si rivolta contro se stessa nel tentativo di darsi un senso» (1973, p. 27). Questa connessione tra «distruttività» e «senso» porta a concepire la distruttività come un evento culturale per cui Fromm ritiene di dover proporre «il termine "aggressione" per l'aggressione difensiva, reattiva, biologicamente adattiva, e "distruttività" per la propensione specificatamente umana a distruggere e a cercare il controllo assoluto» (1973, p. 12). Ne consegue che «essendo specificatamente umana e non derivata dall'istinto animale, la distruttività non contribuisce alla sopravvivenza fisiologica dell'uomo, ma è un elemento importante del suo funzionamento mentale. E una di quelle passioni potenti e dominanti in certi individui e culture, e non in altri. E una delle possibili risposte a esigenze psichiche radicate nell'esistenza umana e ha origine dall'interazione di varie condizioni sociali con i bisogni esistenziali dell'uomo» (1973, p. 278). Tra le figure eminenti della distruttività, sia Freud sia Fromm indicano la -► guerra, letta a partire dalle rispettive impostazioni teoriche. |