Conflitto psichico |
(ingl. psychical conflit ted. psychischer Konflikt, fr. conflit psychique) Contrapposizione tra istanze contrastanti. Il significato del termine e il suo in1' piego hanno connotazioni specifiche nei seguenti contesti. 1. Psicoanalisi. S. Freud assume la nozione di conflitto come categoria centrale della teoria psicoanalitica: «Noi non vogliamo semplicemente descrivere e classificare i fenomeni, ma concepirli come indizi di un giuoco di forze che si svolge nella psiche, come l'espressione di tendenze orientate verso un fine, che operano insieme o l'una contro l'altra. Ciò che ci sforziamo di raggiungere è una concezione dinamica dei fenomeni psichici. Nella nostra concezione i fenomeni percepiti vanno posti in secondo piano rispetto alle tendenze, che pure sono soltanto ipotetiche» (1915-1917, p. 246-247). Il conflitto si presenta ora in forma manifesta come tra due sentimenti contraddittori, ora in forma latente come nella nevrosi dove gli elementi del conflitto manifesto sono solo una copertura deformata o sintomo di un conflitto latente. Nel designare i termini in conflitto Freud è passato attraverso tre ipotesi che hanno in comune l'assunzione della sessualità come un termine del conflitto, rispetto alla quale l'antagonista si precisa in modi diversi a seconda dello stadio di sviluppo che andava raggiungendo la teoria delle pulsioni: 1) la prima formulazione del conflitto riguarda il dualismo tra principio di piacere e principio di realtà regolati dalla rimozione, a sua volta motivata dall'inconciliabilità delle rappresentazioni sessuali con le aspirazioni etiche ed estetiche dell'Io; 2) la seconda formulazione oppone le pulsioni sessuali alle pulsioni di autoconservazione o pulsioni dell'Io, che comprendono anche le tendenze aggressive; 3) la terza formulazione riconduce ogni conflitto a un dualismo quasi mitico tra pulsioni di vita e pulsioni di morte in cui Freud legge l'antica opposizione tra Eros e Thanatos, dove nelle pulsioni di morte, più che un polo del conflitto, si legge il principio stesso della conflittualità, mentre nelle pulsioni di vita vengono raccolte tutte le opposizioni conflittuali precedentemente elencate da Freud: «Dopo molte esitazioni e oscillazioni ci siamo decisi ad ammettere soltanto due pulsioni fondamentali: l'Eros e la pulsione di distruzione. (Il contrasto tra pulsione di autoconservazione e pulsione di conservazione della specie, nonché quello tra amore dell'Io e amore oggettuale ricade nell'Eros.) Meta della prima di queste pulsioni è stabilire unità sempre più vaste e tenerle in vita: unire insieme dunque; meta dell'altra, al contrario, è dissolve- re nessi e in questo modo distruggere le cose.»(1938a, p. 575). 2. Psicologia individuale. A. Adler parla di nevrosi conflittuale a proposito di quegli atteggiamenti caratterizzati da un'accentuata opposizione all'ambiente, sostenuta da valutazioni critiche che la salvaguardano dalla degenerazione nel delirio vero e proprio. Alla base della nevrosi conflittuale c'è un sentimento di inferiorità del soggetto accompagnato da una forte antisocialità. 3. Psicologia del comportamento. In questo ambito si è soliti distinguere tre tipi di conflitto: a) attrazione-attrazione quando si hanno due o più mete desiderabili ma che si escludono a vicenda; b) repulsione-repulsione quando la scelta è tra due prospettive sgradevoli per cui si tende a sfuggire il dilemma; c) repulsione-attrazione quando lo stesso oggetto presenta incentivi positivi e negativi, come il piacere di mangiar dolci e il dispiacere di ingrassare. In tutti questi casi decisive diventano le manovre di avvicinamento: nel primo caso il fatto stesso di avviarsi verso uno dei due poli aumenta la tendenza a muoversi verso quella direzione, nel secondo caso il fatto di avvicinarsi aumenta la tendenza a ritrarsi, nel terzo caso il pericolo sembra meno reale quando l'oggetto è lontano, ma più ci si avvicina più il soggetto tende a ritrarsi, e la decisione avviene in funzione dell'intensità della pulsione su cui la tendenza si basa. I conflitti attrazione-repul- sione sono alla base di più o meno gravi problemi comportamentali che ruotano intorno ai temi: indipendenza-dipendenza, coopera- zione-competizione, pulsioni individuali- norme collettive, dove la soluzione del conflitto è solitamente nella forma del compromesso accettabile (-► attrazione-repulsione, teoria della). 4. Psicologia cognitivista. In questo ambito il conflitto è stato descritto nella forma della -► dissonanza cognitiva tra le convinzioni maturate dal soggetto e le sue tendenze comportamentali in contrasto con esse. 5. Psicologia sociale. Nell'organizzazione sociale i conflitti possono essere esportati dal gruppo nella forma della coesione difensiva o istituzionalizzati attraverso la loro formalizzazione (-► psicologia sociale, § 4, a-b). |