Autoerotismo |
(ingl. autoerotism; ted. Autoerotisms; fr. autoérotisme) Soddisfacimento sessuale tramite il ricorso esclusivo al proprio corpo senza alcun oggetto esterno (-► masturbazione). In ambito psicoanalitico l'autoerotismo, assunto nel suo significato specifico, si riferisce al comportamento sessuale infantile dove il piacere è legato al funzionamento di un organo senza ricorso a un oggetto esterno, e senza riferimento a un'immagine unitaria del proprio corpo o a una prima prefigurazione dell'Io, come nel caso del -► narcisismo, che quindi non coincide con l'autoerotismo. Il termine autoerotismo, nel suo significato generale, è stato introdotto da H. Ellis che così l'ha definito: «Per autoerotismo intendo i fenomeni di emozione sessuale spontanea prodotti in assenza di qualsiasi stimolo esterno, sia diretto che indiretto» (1897-1910, p. 19). S. Freud, riprendendo il termine da Ellis e criticandolo perché «egli ha reso meno felice il significato del termine da lui inventato includendo tutta l'isteria e tutti i fenomeni di masturbazione nell'autoerotismo» (1905a, p. 491), procede ad una definizione dell'autoe- rotismo sulla base del rapporto della pulsione col suo oggetto: «La pulsione non si dirige verso altre persone, ma si soddisfa sul proprio corpo» (1905a, p. 491). In seguito, introducendo la distinzione tra fonte e oggetto della pulsione (§ 1), Freud dirà che «esse [le pulsioni sessuali] si comportano au- toeroticamente, e cioè [...] il loro oggetto si vanifica rispetto all'organo che costituisce la loro fonte, e viene di regola a coincidere con esso» (1915b, p. 28). La teoria dell'autoerotismo è legata a una tesi fondamentale della concezione freudiana della sessualità che in un primo tempo si appoggia (-► anaclisi, § 1) alla pulsione di autoconservazione e poi, separandosi, la pulsione sessuale perde il suo oggetto e diventa autoerotica. Così, ad esempio, l'atto del succhiare, slegandosi dalla fame, a cui si appoggiava per soddisfare la pulsione di au- toconservazione che le indicava anche l'oggetto, se ne separa abbandonandosi autoe- roticamente al fantasma. La nozione di autoerotismo, oltre a fondare la separazione delle pulsioni sessuali da quelle non sessuali, serve a distinguere la soddisfazione autonoma delle varie pulsioni da quella organizzata e centrata su un Io che diventa oggetto narcisistico. Nel narcisismo è infatti l'Io, come immagine unificata del corpo, a essere oggetto di piacere, mentre nell'autoerotismo le pulsioni parziali, non ancora organizzate in modo unitario, si soddisfano isolatamente: «Osservo - scrive Freud - che siamo costretti a supporre che non esista nell'individuo sin dall'inizio un'unità paragonabile all'Io; l'Io deve ancora evolversi. Le pulsioni autoerotiche sono invece assolutamente primordiali; qualcosa - una nuova azione psichica - deve dunque aggiungersi all'autoerotismo perché si produca il narcisismo» (1914b, p. 446-447). In conclusione l'autoerotismo si organizza in quello stato originario caratterizzato dal frazionamento della pulsione sessuale, ed è privo di un oggetto totale sia esterno sia interno, come può essere l'Io narcisistico, per alimentarsi di un oggetto parziale fantasmatico (-► pulsione, § 2, e). |