Apparato psichico |
Modello teorico con cui S. Freud disegna l'organizzazione interna della psiche: «La nostra ipotesi di un apparato psichico spazialmente esteso, composto da più parti rispondenti a un fine, sviluppatosi dalle esigenze della vita, un apparato il quale solo in certi punti e a certe condizioni dà origine al fenomeno della coscienza, tale ipotesi ci ha messo nelle condizioni di poter edificare la psicologia su un fondamento analogo a quello di qualsiasi altra scienza della natura, come per esempio la fisica» (1938a, p. 623). Come è facile constatare, il concetto di apparato psichico, che Freud ha formulato per a prima volta nel Progetto di una psicologia del 1895 e non ha mai abbandonato, pur modificandone, nel corso del tempo, l'interna struttura, risente dell'influenza della psicologia fisicalista della seconda metà dell'Ottocento, e in particolare della psicofisica di G.Th. Fechner da cui Freud trasse le basi teoriche che gli consentirono di concepire l'energia psichica o -► libido in senso quantitativo, visualizzabile da tre punti di vista: dinamico, economico, topico. 1. Il punto di vista dinamico. Esso concepisce i fenomeni psichici come il risultato di conflitti di forze in cui si articola l'energia psichica. Così l'azione permanente dell'inconscio incontra una forza anch'essa permanente che le vieta l'accesso alla coscienza. Questo carattere dinamico spiega la -► resistenza, la -► formazione di compromesso, i derivati del rimosso (-► rimozione), la -► conversione e in generale i rapporti psicofisici per cui lo psichico si converte nel somatico e il somatico nello psichico, senza alterare le equivalenze dinamico-energetiche, sia che l'energia psichica si manifesti con il corpo, sia che si esprima con la mente. 2. Il punto di vista economico. Come scrive Freud, esso «si sforza di seguire le vicissitudini delle quantità di eccitamento e di pervenire a una loro stima, almeno relativa» (1915a, p. 65). Dal punto di vista economico, l'apparato, chiamato prima neuroni- co e poi psichico, ha la funzione di mantenere al livello più basso possibile l'energia che circola in esso. Questo «lavoro», come lo chiama Freud, si manifesta nella -► scarica dell'energia, nel suo -► spostamento, e in tutte quelle operazioni di -►investimento e di disinvestimento in cui si esprime la dinamica psichica. Rientrano nella concezione economica dell'energia le nozioni di -► catarsi,-► abreazione e -► rimozione e in generale tutte le dinamiche delle pulsioni per quanto riguarda la fonte dell'eccitazione, la meta a cui tendono, l'oggetto che di volta in volta investono, per cui, ad esempio, un sintomo mobilita una determinata quantità di energia sottraendola ad altre attività; oppure, il narcisismo, o investimento libidico dell'Io, si rafforza a spese dell'investimento dell'oggetto ecc. (-► libido, & 1). Dal punto di vista economico riveste particolare importanza la distinzione tra energia libera del sistema inconscio, legata del sistema preconscio, e mobile di superinvestimento per la coscienza. Freud eredita questa distinzione dalle teorie fisiche di H.L.F. von Helmholtz, che aveva designato energia libera «quella che è capace di trasformarsi liberamente in altri tipi di lavoro» ed energia legata «quella che può manifestarsi solo sotto forma di calore» (1902, p. 18). Dopo una prima attribuzione delle due forme di energia alla trasmissione neuronale, Freud qualifica libera l'energia inconscia che tende alla scarica nel modo più rapido e diretto possibile, e legata quella che si esprime nel sistema conscio dove il movimento verso la scarica è ritardato, controllato o deviato. Lo stato libero dell'energia precede, per Freud, quello legato che caratterizza un grado più alto di strutturazione dell'apparato psichico. 3. Il punto di vista topico. Esso prevede che l'apparato psichico si componga di un insieme di sottosistemi con funzioni e caratteri diversi, disposti secondo un ordine che permette di raffigurarli in modo spaziale come luoghi psichici. Anche qui Freud è debitore delle teorie anatomo-fisiologiche delle localizzazioni cerebrali del XIX secolo e in particolare della teoria di T. Meynert, che postulava la coscienza come fenomeno della «superficie» della corteccia cerebrale e gli istinti come espressione epifenomenica delle strutture «sub-corticali». Scrive infatti Freud: «Le nostre ipotesi si riallacciano ai punti terminali o iniziali del nostro sapere. La prima riguarda la localizzazione. Noi supponiamo che la vita psichica sia la funzione di un apparato al quale ascriviamo estensione spaziale e struttura composita e che ci figuriamo dunque simile a un cannocchiale, a un microscopio o ad altri strumenti del genere. L'elaborazione coerente di un'idea come questa rappresenta, a prescindere da certe approssimazioni già tentate in passato, una novità scientifica. Siamo giunti alla conoscenza di questo apparato psichico studiando lo sviluppo individuale degli esseri umani. Chiamiamo Es la più antica di queste province o istanze della psiche: suo contenuto è tutto ciò che è ereditato, presente fin dalla nascita, stabilito per costituzione, innanzitutto dunque le pulsioni che traggono origine dall'organizzazione corporea, e che trovano qui, in forme che non conosciamo, una prima espressione psichica. Sotto l'influsso del mondo esterno reale che ci circonda una parte dell'Es ha subito un'evoluzione particolare. Da quello che era in origine lo strato corticale munito di organi per la ricezione degli stimoli, nonché dei dispositivi che fungono da scudo protettivo contro gli stimoli, si è sviluppata una particolare organizzazione che media da allora in poi fra Es e mondo esterno. Questa regione della nostra vita psichica l'abbiamo chiamata Io» ( 1938a, p. 572-573). 4. Il punto di vista genetico. Pur non comparendo esplicitamente tra le definizioni metapsicologiche con cui Freud caratterizza l'apparato psichico, il punto di vista genetico è rintracciabile in tutte le enunciazioni psicoanalitiche: dalla teoria della sessualità infantile (-► sessualità, & 2) al presupposto di specifiche fasi dello sviluppo libidico (-► stadio, & 2), dall'ipotesi di un punto di -► fissazione alla possibilità di -► regressione, assunti come principi esplicativi della nevrosi. Del resto è lo stesso Freud a dichiarare che «nonostante tutti i mutamenti che lo sviluppo porta con sé nulla si perde nell'adulto delle formazioni psichiche infantili. Si può dimostrare che tutti i desideri, i moti pulsionali, i modi di reazione, le impostazioni del bambino sono ancora presenti nell'uomo giunto a maturità e possono ricomparire in circostanze appropriate. Essi non sono distrutti ma soltanto stratificati, per esprimersi secondo il modo di raffigurazione spaziale che la psicologia psicoanalitica è costretta ad adottare. Caratteristica del passato psichico diventa così, a differenza del passato storico, il suo non essere estinto da quel che vien dopo; o solo virtualmente, o in reale contemporaneità, esso continua a sussistere accanto a ciò ch'esso è diventato. Prova di quest'asserzione è il fatto che il sogno dell'uomo normale rianima ogni notte il suo carattere infantile e riporta tutta la sua vita psichica a uno stadio infantile. Lo stesso ritorno all'infantilismo psichico ("regressione") si verifica nelle nevrosi e nelle psicosi le cui particolarità devono essere in gran parte descritte come arcaismi psichici. Nella intensità con cui i residui infantili vengono serbati nella vita psichica noi identifichiamo la misura della disposizione patologica, tanto che essa diventa per noi espressione di un'inibizione nello sviluppo. Ciò che nel materiale psichico di un uomo è rimasto infantile ed è stato rimosso perché inservibile, forma ora il nucleo del suo inconscio, e noi crediamo di poter rintracciare nelle biografie dei nostri malati il modo in cui questo inconscio trattenuto dalle forze rimoventi spia ogni possibilità e sfrutta ogni occasione di diventare attivo quando le successive e più elevate formazioni psichiche non riescono a padroneggiare le difficoltà del mondo reale. In questi ultimi anni il lavoro psicoanalitico è giunto alla conclusione che il principio "l'ontogenesi riproduce la filogenesi" dovrebbe essere applicabile anche alla vita psichica» (1913a, p. 266-267). Se ne deduce che il punto di vista genetico deve tener conto di due componenti fondamentali: da un lato le esperienze della prima infanzia come influenze predisponenti, dall'altro la trama filogenetica, ontogeneticamente ripercorsa, con il suo potenziale corredo patogeno. 5. Le due concezioni dell'apparato psichico. Nella visualizzazione dell'apparato psichico Freud ha disegnato due topiche. 1) Prima topica. Nella prima topica Freud ha distinto tre sistemi: l-► ’inconscio, il -► preconscio e il -► conscio, ciascuno con la sua funzione, il suo tipo di processo, la sua energia di investimento e i suoi contenuti rappresentativi. Tra un sistema e l'altro Freud ipotizza delle censure che controllano il passaggio dei contenuti psichici. I sistemi possono essere percorsi in senso progressivo o regressivo, come nei sogni dove i pensieri assumono la forma visiva delle allucinazioni regredendo ai livelli della percezione che è situata all'origine del percorso dell'eccitazione. 2) Seconda topica. Nella seconda topica le istanze sono l’-► Es, che è il polo pulsionale della personalità, 'l-► lo, che rappresenta gli interessi della persona investita di libido narcisistica, e il -► Super-io, che deriva dalle esigenze e dai divieti parentali e svolge un ruolo di giudizio e di critica. Questa seconda topica, che compare negli scritti successivi al 1920, immagina i sistemi come persone relativamente autonome all'interno della personalità. La prima topica è costruita a partire dal processo di rimozione da cui prenderebbe consistenza l'inconscio, mentre la seconda topica è caratterizzata dall'assunzione di un più marcato punto di vista genetico che prevede una differenziazione graduale delle istanze psichiche a partire dall'inconscio, denominato nella seconda topica -► Es, che affonda le sue radici nel substrato biologico. 6. Critiche alla concezione freudiana dell'apparato psichico. Dopo Freud i teorici della psicoanalisi hanno assunto, a proposito dell'apparato psichico, due posizioni contrapposte: alcuni lo considerano l'elemento che giustifica il diritto della psicoanalisi a porsi come scienza oggettiva non meno esatta nelle sue formulazioni di altre discipline meglio e da più tempo stabilite, altri lo rifiutano perché ritengono che raggiunga l'oggettività sacrificando il soggetto con le sue caratteristiche non riducibili alla fisicità. Da questo punto di vista la critica più serrata viene dalla psicologia a orientamento fenomenologico e in particolare da L. Binswangen per il quale, una volta tradotto in termini fisici l'ordine dei significati psichici, Freud non può evitare quell'oggettivazione del soggetto richiesta dalle esigenze delle scienze esatte ma che, nel caso della psicologia, rischia di far smarrire ciò che è peculiare a questa disciplina, ossia le caratteristiche psichiche della soggettività. Ciò è particolarmente evidente nel linguaggio, dove il soggetto non può dire di sé «Io», ma può solo comprendersi a partire da quell'apparato psichico che ha un Io, così come ha un Es e un Super-io. Va inoltre smarrita l’-► intenzionalità del soggetto e la sua apertura al mondo che l'apparato psichico, per le sue caratteristiche disegnate sul modello della fisica, non può contemplare (-► analisi esistenziale, & 19. |