Campo, teoria di |
La «teoria di campo», approccio teorico elaborato da K. Lewin fra il 1932 e il r 947, sottolinea l'importanza di considerare i fenomeni sottoposti a indagine come parte di una totalità di fatti coesistenti e interdipendenti. Il concetto di campo, derivato dalle scienze fisiche, è stato introdotto in ambito psicologico da M. Wertheimer, K. Koffka e W. Köhler, fondatori della psicologia della Gestalt. In fisica, J. Maxwell aveva messo in luce che i campi magnetici costituiscono delle totalità inscindibili, diverse dalla somma degli effetti prodotti dalle singole particelle. Per gli psicologi della Gestalt, la vita psichica, e in particolare l'esperienza percettiva, è regolata da processi dinamici che permettono di fare esperienza di un fenomeno nella sua immediatezza e globalità; questa esperienza non può essere divisa e scomposta in sensazioni elementari, in quanto ciò comporterebbe la perdita del senso del fenomeno stesso. Con lo sviluppo della «psicologia di campo» ad opera di Lewin, che aveva collaborato con gli studiosi gestaltisti all'Università di Berlino, l'interesse si sposta dai fenomeni percettivi allo studio della motivazione e del comportamento sociale. Alla base della teoria vi è l'idea che, per comprendere un determinato evento, è necessario conoscere non le caratteristiche dei singoli elementi presenti nel momento in cui l'evento si verifica, ma il sistema di relazioni che essi instaurano, contribuendo a formare la configurazione e il movimento interno del campo considerato nella sua totalità. Il «campo psicologico», definito dunque come l'insieme dei fatti presenti in una determinata situazione e a un momento dato nella loro interdipendenza, comprende alcune aree distinte. La prima corrisponde allo «spazio di vita» (SV), che costituisce il prodotto dell'interazione fra la persona e il suo ambiente psicologico; in quest'area, altamente differenziata, sono rappresentati sia i fatti più propriamente interni alla persona, sia quelli presenti nel mondo ambientale (oggetti, persone, ecc.) che acquistano esistenza per l'individuo. Dall'interazione fra la persona e il suo ambiente deriva il comportamento (C), che nella definizione di Lewin può assumere la forma di un'azione orientata a un fine oppure di un'espressione emotiva; esso è dunque rappresentabile come funzione sia di elementi personali (P) che di elementi ambientali (A) mediante le formule C =/(P, A) o C =/(SV). I comportamenti messi in atto dagli individui, a loro volta, influiscono costantemente sullo spazio di vita mediante processi causali circolari (Lewin, 1947), attraverso i quali ogni azione influenza la situazione in senso materiale, sociale ma anche psicologico, mutando il contenuto della percezione individuale e immettendo nello spazio di vita nuove conoscenze, idee, valutazioni, sentimenti. La seconda area è costituita da quei fatti che si collocano nella zona di confine tra lo spazio di vita propriamente detto e l'ambiente esterno, ed entrano nello spazio vitale tramite i processi percettivi. E in questo spazio di frontiera, ove si realizza l'incontro fra «soggettivo» e «oggettivo», che si svolgono i processi di azione (Lewin, 1951). Esiste, infine, un terzo gruppo di fatti che, per quanto presenti, non entrano nel campo in quanto sono esterni all'ambiente psicologico dell'individuo in un determinato momento. Per giungere a una definizione adeguata dello spazio di vita, uno dei passi fondamentali da compiere è proprio comprendere quali oggetti o eventi dell'ambiente fisico e sociale assumono un certo grado di esistenza, e quindi di realtà psicologica, per la persona a un momento dato. Oltre a verificare l'esistenza di determinati eventi per la persona, per caratterizzare le proprietà di uno spazio di vita è necessario tenere conto di altri due criteri: l'interdipendenza degli elementi esistenti in un dato spazio di vita, e il principio della contemporaneità dei fatti determinanti il comportamento. Il criterio dell'interdipendenza, in particolare, rende evidente lo stretto rapporto fra la teoria di campo e la psicologia della forma: così come quest'ultima ha sottolineato la legge della composizione non additiva delle parti nell'organizzazione delle unità percettive, anche per quanto riguarda lo spazio di vita di un individuo (o di un gruppo) bisogna sempre tenere in considerazione il fatto che la totalità ha proprietà specifiche, non riducibili alla somma delle parti che la costituiscono. In altre parole, le proprietà di ogni oggetto o fatto presente in un determinato spazio di vita non sono indipendenti dalla relazione con tutti gli altri fatti o oggetti esistenti nello stesso spazio. Il principio della contemporaneità è stato quello che ha suscitato maggiore dibattito. Lewin ha più volte sottolineato il fatto che, per comprendere il comportamento, è fondamentale definire la costellazione di forze che agiscono sul campo in quel determinato momento, operazione affidata a quelli che l'autore definisce «test diagnostici del presente» (Lewin, 19435). Quest'enfasi sull'osservazione empirica della situazione presente ha ovviamente suscitato molte perplessità, soprattutto perché sembra proporre un'ottica antistorica, che nega le influenze di variabili relative alla storia dell'individuo e della situazione, nelle sue determinanti culturali, sociologiche, politiche ed economiche. In realtà, ciò che Lewin vuole sottolineare è l'importanza dell'esame di variazioni sistematiche della situazione, in contrapposizione all'anamnesi, intesa come sua ricostruzione storica, alla quale gli studiosi, sia di formazione clinica e psicoanalitica che appartenenti alla tradizione comportamentista, tendevano a dare maggior risalto. Affidarsi in modo esclusivo, o preponderante, alla ricostruzione di certe proprietà del passato per operare una diagnosi del presente significherebbe infatti escludere che determinati avvenimenti possano interferire con l'influenza del passato sul presente, ossia presupporre di essere di fronte a un sistema inalterato o chiuso. Tuttavia, non è corretto affermare che la teoria di campo non considera la prospettiva temporale: infatti, per Lewin le unità situazionali oggetto di indagine devono essere concepite come aventi un'estensione sia spaziale che temporale, di ampiezza adeguata al tipo di situazione che deve essere descritta. In questo senso, variabili di tipo storico possono avere un'influenza, per quanto indiretta, sul comportamento nel presente, ma essa deve essere verificata nel qui e ora. Il presente e il passato entrano dunque nel campo psicologico a un momento dato: ad esempio, facendo riferimento ad alcuni dei concetti fondamentali dell'approccio comportamentista come quelli di condizionamento ed estinzione, Lewin afferma che le abitudini di una persona possono essere considerate come parti del campo attuale nella misura in cui è possibile concettualizzarle, ad esempio, nei termini di resistenze al mutamento della struttura cognitiva. Il passato psicologico, come avviene nel caso di successi o fallimenti della persona, può incidere anche sul futuro psicologico, il quale a sua volta influenza il campo attuale attraverso le aspettative, i desideri, i sogni e i timori per il futuro. Seguendo la lezione del filosofo neokantiano E. Cassirer, Lewin era convinto che fosse possibile, e auspicabile, rappresentare le determinanti del comportamento umano, e quindi il campo psicologico, ricorrendo a termini matematici e concetti geometrici che permettono di formulare asserzioni esatte circa la posizione e il rapporto di diversi elementi in un campo. La cosiddetta «psicologia topologica» (Lewin, 1936) costituisce una geometria non quantitativa che si prefigge di rappresentare, mediante diagrammi, certi concetti strutturali della teoria di campo. Essa consente innanzitutto di distinguere fra i diversi ordini di fatti discussi in precedenza, quali la persona, l'ambiente psicologico, la zona di frontiera e l'ambiente esterno, rappresentati come regioni separate da frontiere con diversa stabilità e consistenza. Ogni regione può essere definita come una parte distinguibile del campo. Essa può presentare diversi gradi di differenziazione interna, ed essere a sua volta divisa in regioni di dimensioni meno ampie; le regioni prive di sottoparti distinte vengono definite cellule. La persona occupa l'area centrale della rappresentazione, e costituisce la regione privilegiata, altamente differenziata, al suo interno, in regioni corrispondenti agli stati psicologici, alle rappresentazioni, alle conoscenze e a tutti gli aspetti della personalità; questa parte centrale è circondata dalla regione percettivo-motoria, zona periferica attraverso la quale la persona entra in contatto con l'ambiente psicologico. L'ambiente psicologico, a sua volta, possiede zone più periferiche (ossia più lontane dalla persona) che possono entrare in contatto con elementi dell'ambiente esterno. Non si tratta, ovviamente, di una rappresentazione statica; le regioni della persona possono infatti modificarsi a seconda del contesto. Ad esempio, quando l'individuo è impegnato nella risoluzione di un compito, le regioni tenderanno a organizzarsi in modo meno differenziato: la regione nella quale si situano le conoscenze necessarie per lo svolgimento del compito diventerà predominante, mentre le regioni non direttamente coinvolte nello sforzo di risoluzione saranno meno ampie e differenziate. Allo stesso modo, i confini fra le regioni della persona e del suo ambiente psicologico, e fra quest'ultimo e l'ambiente esterno, non sono rigidamente definiti, ma in un rapporto di continuo interscambio. Lewin si è interessato in modo particolare all'applicazione della teoria di campo alla tematica dello sviluppo umano. A suo avviso, durante lo sviluppo, il grado di differenziazione e di organizzazione dello spazio di vita aumenta in modo progressivamente sempre più accentuato. Lo spazio di vita del neonato è composto da un numero relativamente basso di regioni, non chiaramente distinguibili; nei primi anni, ma soprattutto nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza, e infine al mondo degli adulti, la differenziazione e l'organizzazione aumentano notevolmente sia perché cambia la rappresentazione del proprio corpo, aumentano le esperienze, muta radicalmente la struttura cognitiva dell'individuo, sia perché lo spazio di vita si allarga sino a comprendere regioni precedentemente ignote, in senso geografico (interesse per i viaggi e per luoghi non conosciuti) ma anche sociale (transizione verso gruppi sociali più ampi). In particolare, l'adolescenza può essere concepita come una «locomozione sociale», ossia un cambiamento del gruppo di appartenenza o «posizione» della persona (dall'infanzia alla vita adulta), che porta a un'instabilità dell'ambiente psicologico e quindi della persona stessa. In questo periodo, inoltre, muta radicalmente la prospettiva temporale che influenza il comportamento, con l'ampliamento delle aspettative per eventi futuri anche distanti nel tempo, che tendono ad abbandonare il carattere di gioco o di sogno, tipico dell'infanzia, per assumere un maggior livello di realtà. Oltre alla psicologia topologica, Lewin (1938) ha introdotto il concetto di «spazio odologico», nel tentativo di raffigurare i processi dinamici che hanno luogo all'interno di un campo geometricamente rappresentato e conducono a un determinato comportamento, visto come una «locomozione» all'interno del campo. Per individuare la genesi di una determinata locomozione, è fondamentale giungere a una definizione dei rapporti di tensione che si creano nel campo, e ciò è possibile ricorrendo ai concetti di valenza, forza e bisogno. La valenza rappresenta il valore che una determinata regione presenta per la persona in un certo momento: una valenza positiva (o meta) causa un orientamento della locomozione verso questa regione, mentre una valenza negativa (dovuta, ad esempio, a una situazione di difficoltà) spinge all'allontanamento dalla regione stessa. Le valenze sono rappresentate mediante vettori che ne indicano la direzione, l'intensità e il punto di applicazione. Il sistema di forze (anche di segno opposto) agenti in un certo momento determina una tendenza alla locomozione la cui intensità e direzione dipendono dalla regione in cui è situata la valenza positiva e dalla distanza relativa fra regione-valenza e regione in cui è applicata la forza. Quando forze di direzione opposta (ad esempio, di avvicinamento e di fuga da una determinata regione-valenza) e di intensità simile agiscono simultaneamente sulla persona, il risultato è un conflitto. Un altro concetto importante nella teoria di campo è quello di bisogno, elemento dinamico che contribuisce a determinare la valenza assunta da determinati oggetti o attività, e influisce sull'intensità e la direzione delle forze dirette verso la regione in cui si situa tale valenza. Esaminando le forze che concorrono a guidare il comportamento, Lewin prende in considerazione, oltre ai bisogni individuali, fattori di natura sociale, fra i quali l'appartenenza a un gruppo, le ideologie, le norme, che, dal punto di vista dell'«ecologia psicologica» da lui tracciata (Lewin, 1947), sono intesi non come variabili puramente oggettive ma in base al loro significato psicologico per la persona. Inoltre, l'autore sottolinea la possibilità di analizzare anche lo spazio di vita di un gruppo o di una istituzione, costituito, in modo analogo a quanto accade a livello individuale, dal gruppo stesso e dal suo ambiente così come esiste per il gruppo. La teoria di campo, più che una teoria nel senso proprio del termine, costituisce un metodo per affrontare il problema dell'origine di un comportamento analizzando le relazioni causali fra variabili di diverso tipo che operano e interagiscono simultaneamente in un determinato momento; essa permette di rappresentare la situazione totale in cui si verifica un comportamento, muovendo dalla considerazione che questo non dipende da un fatto o da un certo numero di fatti considerati isolatamente, bensì dalla costellazione (intesa come insieme di struttura e di forze) del campo specifico nella sua totalità. L'approccio di campo ha avuto indubbiamente il grande merito storico di impostare la questione della relazione tra attori psicologici individuali e fattori sociali che indirizzano l'agire umano. In questo senso, ha fornito una valida alternativa al comportamentismo dominante nella cultura accademica americana degli anni '30 e '40 del '900, che, nonostante l'introduzione di costrutti psicologici come mediatori nel paradigma stimolo-risposta da parte degli studiosi neocomportamentisti, aveva di fatto limitato l'indagine psicologica al comportamento manifesto conseguente a uno o più stimoli esterni. L'analisi secondo costrutti e procedure propri della teoria di campo è stata applicata da Lewin a questioni quali l'apprendimento, lo sviluppo, l'adolescenza, e ha costituito la base teorica per lo studio delle dinamiche di gruppo e dei processi di cambiamento sociale. Le sue osservazioni sul gruppo degli ebrei come totalità dinamica e sui rischi legati alla posizione di «uomo marginale», gli studi sull'atmosfera sociale e sulla direzione democratica e autoritaria dei gruppi (Lewin, Lippitt e White, 1939), l'analisi del cambiamento sociale realizzabile intervenendo sulla struttura e sulla direzione delle forze in un campo (Lewin, 1943), sino all'elaborazione dei concetti di ricerca-azione e di gruppo di formazione (T-group), costituiscono il risultato dell'applicazione di costrutti della psicologia di campo all'esigenza di intervento sociale che ha rappresentato per Lewin una preoccupazione costante. Dal punto di vista teorico-metodologico, i concetti strutturali e dinamici della psicologia di campo, a causa dell'assenza di precisazione di alcuni dei costrutti individuati, e del non riuscito tentativo di formalizzazione matematica delle determinanti del comportamento umano, dopo la morte di Lewin non sono stati al centro delle ricerche condotte in psicologia sociale. La teoria di campo non ha inciso in modo diretto sull'evoluzione della sperimentazione psicologica, e presto anche gli studiosi del Research Center for Group Dynamics, dove Lewin ha lavorato negli ultimi anni prima della morte, si sono distaccati dalle posizioni metodologiche di partenza. Questa teoria ha avuto tuttavia l'importante merito di proporre un metodo per rappresentare dinamicamente situazioni umane e sociali di ampio respiro. Per questo motivo, le indicazioni emergenti dalla teoria di campo hanno certamente avuto un'influenza importante, per quanto più come orientamento generale che rispetto a singole ricerche, sulla psicologia sociale così come sulla psicologia evolutiva e delle organizzazioni, sulla psicologia ambientale, sulla sociologia e sulla criminologia. AUGUSTO PALMONARI, SILVIA MOSCATELLI e ANNA RITA GRAZIANI |