Training autogeno |
II training autogeno (TA) è una forma di psicoterapia che si colloca fra i trattamenti comportamentali e quelli a orientamento psicoanalitico. Gli inizi del TA possono farsi risalire alle ricerche che, tra il 1893 e i primi anni del '900, faceva il neuropatologo O. Vogt all'Università di Berlino: persone che erano state ipnotizzate da lui, in seguito riuscivano a porsi da sole, e per una durata che avevano deciso loro stesse, in uno stato molto simile a quello ipnotico; durante l'induzione di questi «esercizi autoipnotici», esse avevano delle «strane» sensazioni di pesantezza particolarmente agli arti e, poco dopo, di calore; tutto questo era poi seguito da un profondo senso di riposo. Sembrava che, per I are arrivare le persone a quello stadio, ci dovesse essere un punto di improvviso cambiamento. Incuriosito e spronato dai risultati di Vogt, lo psichiatra e neurologo berlinese J. Schultz nel 1905 cominciò ad analizzare le potenzialità terapeutiche dell'ipnosi per poi cercare di far si che la persona divenisse indipendente dal terapista. Convinto che l'ipnosi fosse provocata su di sé dalla persona stessa azionando una specie di interruttore, egli era giunto a produrre uno stato autogeno, cioè creato dall'individuo stesso; anche in questo caso si aveva un senso di rilassamento e di pesantezza degli arti (ma che spesso interessava l'intero corpo) e un piacevole senso di calore che compariva subito dopo. Si tratta di risultati che non hanno niente a che fare con quelli dell'ipnosi etero- o autoindotta; il TA non è, secondo Schultz, una forma di autoipnosi e i suoi effetti non sono dovuti a suggestione. Nel corso degli anni, Schultz introdusse le formule dei vari esercizi per ottenere sia un rilassamento profondo sia le sensazioni che si colgono nelle varie parti del corpo. La presentazione ufficiale delle sue esperienze col TA, fatta alla Società medica di Berlino, è avvenuta nel 1926; la pubblicazione del libro Il training autogeno dove, oltre ai vari esercizi, sono raccolti i risultati di numerosissime ricerche internazionali, è avvenuta nel 1932. Gli effetti del TA derivano dall'allenamento costante e per pochi minuti in una serie di facili esercizi; grazie ad essi, si giunge a una risposta immediata, che si genera da sé, costituita dal sincronismo di rilassamento organico e di tranquillità psicoemotiva. Si tratta di una condizione di passività assoluta, priva di atti volitivi, realizzata nella constatazione distaccata di quanto avviene in modo spontaneo nel proprio organismo e nella propria mente. In conseguenza dell'apprendimento di questo nuovo e insolito stato si sviluppano immediati mutamenti psichici e somatici che sono all'opposto di quelli provocati nella nostra mente e nel nostro corpo da uno stato di tensione. Infatti, col TA si ha il contrario della risposta provocata dall'attività, dall'ansia, dallo stress; esso è uno dei tanti aspetti dell'apprendimento, proprio come quando apprendiamo a leggere e a scrivere, a ballare il tango, a guidare l'auto, a usare il computer, a parlare inglese. Secondo Schultz, durante l'allenamento si debbono seguire due regole: a) ridurre gli stimoli ambientali, che potrebbero disturbare l'allenamento; b) porsi in uno stato di concentrazione passiva; infatti, i risultati non si raggiungono con uno sforzo mentale volontario perché ciò significa essere attivi (come in qualsiasi tipo di azione), ma si raggiungono con un «lasciar accadere» distaccato e passivo, un «ascoltare distrattamente» lo stato psicoemotivo e le sensazioni corporee che si accompagnano al riposo. Il TA consiste in una successione di «esercizi inferiori» e una di «esercizi superiori». Specialmente agli inizi, la posizione più adatta per la persona è quella supina, con il capo appoggiato su un guanciale e l'abbigliamento comodo; la stanza deve essere silenziosa, con temperatura media e un'oscurità che attenua gli stimoli esterni. I sei esercizi inferiori, di tipo psicofisiologico e cioè olistico, riguardano: 1) la pesantezza del corpo, dovuta alla riduzione del tono muscolare. In genere, i nostri rapporti col mondo esterno avvengono in uno stato di «carica»: quando parliamo, balliamo, leggiamo o anche solo pensiamo, poniamo in tensione e in moto ben precisi fasci muscolari. Allenandoci giungiamo a compiere, in modo sempre più esteso e completo, il contrario di quanto è indotto da uno stato di tensione: cioè, un rilassamento muscolare e una passività psichica con riduzione del campo della coscienza. 2) Il calore del corpo, dovuto alla vasodilatazione che si accompagna a un aumento della temperatura cutanea. Con l'allenamento nell'esercizio della pesantezza, si arriva a cogliere anche una sensazione di calore; infatti, l'ipotonia conseguita non interessa solo la muscolatura volontaria, ma si espande a quella delle pareti vascolari e ciò provoca iperemia con aumento della temperatura locale. 3) Il regolamento e la calma del respiro, dovuti alla riduzione del volume e del ritmo dell'atto respiratorio. Col rilassarsi della tensione psicofisica cambia pure la funzione respiratoria: nella condizione di quiete emotiva e di passività, il respiro diventa più spontaneo, ritmico, autonomo. La contemplazione passiva e distaccata che si ha durante questo esercizio permette di sentire sempre meglio che il respiro va da solo. 4) La regolazione e la calma dei battiti cardiaci, dovute alla riduzione del ritmo e della potenza cardiaca sviluppata. Con questo esercizio si sentono comunque i battiti del cuore: un fenomeno che, in condizioni normali, avviene solo quando si hanno delle sporadiche extrasistoli, si è fatto dello sport, si è in uno stato di eccitazione emotiva. L'allenamento all'autoosservazione somatica conduce all'insolita percezione e consapevolezza del cuore che batte calmo, ritmico e regolare. 5) Il calore nella zona addominale, dovuto a vasodilatazione, con aumento di sangue in circolo e con conseguente miglioramento dell'attività viscerale. In questo esercizio, l'osservazione passiva si sposta ai visceri addominali con la sensazione di un caldo piacevole, leggero, diffuso e di una distensione e armonia; è il contrario di ciò che avviene quando la tensione emotiva porta a spasmi,, contrazioni, dolori, tutti disturbi provocati, in particolare, da eccessiva attivazione deli'ortosimpatico. 6) Infine, abbiamo il fresco e la distensione della fronte, dovuti alla vasocostrizione con decremento di sangue in circolo e al rilassamento dei muscoli frontali. Di contro alla sensazione di caldo alla testa che si ha nei momenti di tensione, ansia e stress, in questo stato di calma e pace interiore la testa è sentita come staccata dalla massa calda e pesante del corpo. L'esclusione della testa nei primi due esercizi del TA è giustificata dal fatto che, prevalendo l'azione del parasimpatico, in quella zona c'è una leggera vasocostrizione; di conseguenza, avviene una minima diminuzione del flusso sanguigno con una minima diminuzione della temperatura. Secondo Schultz, dovrebbe venire prima l'esercizio del cuore, poi quello del respiro. M. Sapir (1972) ha invertito l'ordine di quegli esercizi per due motivi: il primo è che molte persone sviluppano un'ansia più o meno intensa nel cogliere i propri battiti cardiaci, ed è quindi consigliabile affrontare questo esercizio più avanti (a volte, anche dopo l'esercizio del calore all'addome); il secondo è che la respirazione ha un ritmo lento, che dondola dolcemente, favorendo una regressione del soggetto verso uno stadio di grande passività. Dopo alcuni mesi di allenamento regolare, si può passare agli esercizi superiori. Essi sono usati molto meno degli altri e sono orientati sulla psiche invece che sul corpo; inoltre, essi debbono venire guidati da uno psicoterapeuta competente e dopo un'accurata valutazione del soggetto. In questi esercizi, la persona giunge a un'intima relazione con i propri contenuti inconsci; ad esempio, si potenzia l'attitudine a interrogare il proprio inconscio e si facilita un rapporto più immediato fra la persona e se stessa. Inoltre, attraverso la realizzazione di esperienze simboliche e «domande all'inconscio», si arriva a fronteggiare i propri problemi esistenziali derivanti dalle relazioni con il mondo. Con la tecnica del TA, in particolare, la riuscita è dovuta al fatto che diminuisce l'azione del sistema nervoso simpatico (che mette in attività le funzioni «volte all'esterno» e, perciò, tipiche del lavoro, dello sport, della lotta e della fuga, della sorveglianza a scopo di controllo, della reazione a un agente stressante), mentre si avvia quella del sistema nervoso parasimpatico (che mette in at-lività le funzioni «volte all'interno», riparatrici, arricchenti, che agiscono in modo particolare negli stati di riposo, di rilassamento e comunque di diminuita vigilanza); in questa seconda condizione, sono facilitate l'intuizione, l'ispirazione, l'immaginazione, la fecondità mentale e la creatività. Tutto ciò è confermato da numerose ricerche; per esempio, secondo M. Ostrander, psicologa all'Università di Toronto, gli studenti che alternano lo studio con il TA arrivano a ridurre a meno della metà il tempo necessario per apprendere lingue straniere. La parte somatica e quella psichica della persona costituiscono un tutto unico e funzionano assieme, influenzandosi continuamente e reciprocamente. Per esempio, il legame fra distensione muscolare e tranquillità psichica (o fra agitazione psichica e tensione muscolare) è noto da secoli. Questo fa parte della concezione olistica, già affermata da tanti medici e filosofi greci. Fu per primo Ippocrate a fornire alla medicina un'impronta olistica, sostenendo ripetutamente che il corpo e la psiche sono un tutto unitario. Ancora, Platone fece notare un errore dei medici tuttora praticato, e cioè che corpo e psiche non vanno separati. Eppure molti medici lo ignorano, ed è proprio per questo che sfuggono loro così tante malattie: perché non vedono il tutto. Secondo W. Luthe, nel TA l'impostazione olistica comprende lo studio della persona nel suo tutto, il coinvolgimento delle variabili ambientali, gli eventi della vita in corso e passati, lo stato della salute, e le dinamiche alla base della costellazione genetica che conduce al Sé autentico. Il TA non può essere appreso dafle pagine di un libro (perché vi sono riassunte nozioni di carattere generale e non si tiene quindi presente il singolo individuo) né da testi registrati (che avrebbero solo una funzione suggestiva e cioè eterogena invece che autogena). L'insegnamento di questa tecnica è individuale, dato che va adattato aEa singola persona con le sue indicazioni e controindicazioni tanto psicologiche quanto organiche. Il TA può essere imparato anche da gruppi, ammesso che i componenti abbiano obiettivi e problemi comuni: per esempio, gruppi di medici o psicologi che desiderano apprendere il TA per divenirne esperti; in questo caso, è comunque util che il medico ricorra poi alla consulenza dello psicologo (per le eventuale controindicazioni psicoemotive) e che lo psicologo ricorra alla consulenza del medico (per le eventuali controindicazioni organiche). L'applicazione del TA alle squadre sportive è pure molto diffusa: gli olimpionici giapponesi nella Roma del 1960 lo praticavano già; in tale circostanza, però, sono utilizzate modificazioni ad hoc di questa tecnica. A volte, per ottenere una risposta di rilassamento, bisogna considerare il tipo di personalità che deve apprendere la tecnica. Per esempio, l'individuo abituato a impegnarsi a fondo, con spunti ossessivi, è refrattario al TA perché si sforzerebbe per ottenere un risultato, per controllare attentamente qualsiasi cosa. Invece, quello stesso individuo può ottenere buoni risultati col «rilassamento progressivo» del fisiologo statunitense E. Jacobson: è una tecnica che richiede di concentrarsi bene sui singoli fasci muscolari esercitandoli con l'alternanza di forte contrazione e di rilassamento; in tal modo, si apprende a distinguere quanto si accompagna alla tensione muscolare e quanto si accompagna al riposo, e si utilizza questo senso di riposo muscolare per ridurre l'eccitabilità del sistema nervoso. Bisogna però aggiungere che questa tecnica, a differenza del TA, richiede parecchio tempo. Il TA e il rilassamento progressivo sono tecniche per moderare la risposta di stress. Per usare le conseguenze dell'attivazione legata allo stress, invece, si può sfruttare lo stato di attivazione fisica per il suo scopo primario, cioè l'esercizio fisico. Il moto è prezioso per il corpo come il sonno e il riposo lo sono per il cervello. A volte, il TA viene abbinato ad altre pratiche che, comunque, portano a stati di tranquillità e di rilassamento. Per esempio, R. Earle raccomanda la combinazione di TA, pensiero positivo e immagini mentali. L'obiettivo è vivere bene, invecchiando adagio e amministrando l'energia nel migliore dei modi e in qualsiasi circostanza. Il TA, unito a pensieri positivi e immagini mentali adatte, è un mezzo per moltiplicare le risorse e affrontare con calma e sicurezza le esigenze quotidiane. Il TA, infatti, permette di radicare nell'inconscio le affermazioni e le immagini mentali positive necessarie per migliorarci; è il metodo che consente di armonizzare la mente e il corpo. Secondo gli psicosomatisti U. Pozzi e B. Luban Plozza, il massaggio è benefico perché è un primo mezzo di rassicurazione anche per i positivi significati di affettività materna che risveglia. Nei casi di tensione particolarmente accentuata, il massaggio, assieme alla ginnastica e alla ginnastica respiratoria, può precedere o affiancare il TA; Pozzi e Luban Plozza hanno chiamato questo insieme di misure «training psicosomatico». Durante la vita quotidiana le funzioni somatiche sono considerate come qualcosa di automatico, che va avanti per conto suo; è possibile accorgersi del corpo solo quando si hanno delle disfunzioni come extrasistoli o peso allo stomaco o, comunque, qualcosa di fastidioso. Di contro, col TA si giunge a una presa di coscienza del corpo; è molto importante e rassicurante rendersi conto del proprio organismo, coglierlo nelle sue funzioni normali, e comprendere che si riesce a controllarlo. Secondo alcuni autori, il TA è una specie di yoga occidentale, dato che le due tecniche possono sembrare simili; in realtà, esse hanno delle grosse differenze. Ad esempio, il TA implica uno stato mentale passivo collegato ad alcune modificazioni psicofisiche, mentre lo yoga implica uno stato mentale attivo e fa parte integrante di un ampio sistema filosofico e religioso. Con questa tecnica si ha l'occasione di avere rapidi momenti di riposo, con recupero delle energie psichiche e organiche; a questo proposito, Earle parla di «potere ricostituente» del TA. Il riequilibrio dell'attività simpatico-parasimpatico indica che si ha pure un'azione antistress, con significativa diminuzione dei campanelli d'allarme; questi sono costituiti da disturbi psicoemotivi (come facile irritabilità, tensione, difficoltà di concentrazione, depressione, perplessità, diminuzione della memoria, insonnia), da disturbi funzionali (come stomaco sottosopra, pruriti, cefalea da tensione, tremori diffusi, oppressione al torace, crisi tachicardiche, disturbi dell'appetito) e disturbi del comportamento (come frequenti errori, insicurezza, predisposizione ai piccoli e grandi incidenti, tendenza all'isolamento, facili arrabbiature, balbuzie o farfugliamenti, consumo di sigarette, alcol, psicofarmaci o droghe). Una ricerca condotta all'Università di Bologna ha dimostrato che le persone allenate nel TA, nei confronti di quelle non allenate, hanno risposte di stress con campanelli d'allarme significativamente meno numerosi. I vantaggi ottenuti col TA possono riunirsi in tre gruppi. In primo luogo, vi sono dei vantaggi fisiologici. La pratica di questa tecnica conduce a un temporaneo «stato trofo-tropico». Questo significa che c'è una condizione generale di abbassato metabolismo; tale effetto è mediato dal sistema nervoso parasimpatico ed è salutare perché facilita il riposo e il recupero psicofisico da parte dell'organismo. In secondo luogo, vi sono dei vantaggi emotivi. La pratica continuata del TA porta a una rallentata attività del sistema limbico e dell'ipotalamo, due strutture fondamentali per l'elaborazione degli stati emotivi. Ciò spiega lo sviluppo di un comportamento meno ansioso e più idoneo per affrontare le cause di stress. In una ricerca condotta all'Università di Bologna, sono state studiate 55 persone con uno stress molto limitante; per misurarlo, si è usato il Profile of Mood States, un test che valuta stati emotivi come ansia, depressione, aggressività, stanchezza e confusione mentale. Già dopo otto mesi di pratica del TA, quelle persone hanno mostrato una significativa diminuzione di quegli stati. Un controllo eseguito un anno più tardi dimostra che, praticando, il TA con costanza, i miglioramenti si sono stabilizzati. In ultima analisi, vi sono dei vantaggi di tipo personale. La pratica continuata del TA fa potenziare, come nella psicoterapia, alcuni tratti della personalità nella direzione di una positiva salute mentale. Risultati del genere si sono ottenuti in una ricerca sperimentale eseguita, sempre all'Università di Bologna, con la collaborazione dell'Università di Malaga. Dopo otto mesi di allenamento nel TA, 60 persone, che avevano iniziato con un alto grado di stress, hanno mostrato notevoli progressi. In pratica, c'è stato un calo dell'ansia, della depressione e dell'aggressività, che sono cause ma anche conseguenze dello stress; di contro, c'è stato un significativo rafforzamento di tratti personali che, invece, agiscono come risorse contro lo stress. Essi sono la forza dell'Io, la certezza di avere il controllo della situazione, il senso dell'umorismo e la «barriera». Questo tratto, che è stato delineato nel 1986 da S. Fisher, psicoanalista alla State University di New York, è contraddistinto: 1) da resistenza alle pressioni dell'ambiente sociale, 2) da scarsa suggestionabilità, 3) da anticonformismo, pur provando soddisfazione nei rapporti con gli altri, 4) dal rivolgere l'aggressività all'esterno piuttosto che contro se stesso («E’’ colpa degli altri, non mia »), e 5) da buona tolleranza allo stress. La tecnica ha comunque delle controindicazioni, sia organiche che psicologiche. Le prime si spiegano specialmente perché il TA attiva il parasimpatico, e ciò potrebbe far peggiorare alcuni stati morbosi (come aumento della pressione sanguigna durante l'esercizio, pregresso infarto miocardico, ipoglicemia, glaucoma). Le controindicazioni psicologiche si spiegano per il particolare stato della coscienza e l'abbassata vigilanza; ciò, nelle persone predisposte, potrebbe infatti favorire l'emergere di disturbi psicoemotivi (come reazioni dissociative o psicotiche, tendenze paranoidi). Ecco perché il TA deve essere insegnato solo da un medico-psicologo che vagli lo stato della singola persona e adatti la tecnica a mano a mano che si procede con gli esercizi. Il TA può essere diffuso a culture diverse da quella occidentale. Tra gli altri, H. Lindemann, psichiatra all'Università di Strasburgo, riferisce che i colleghi indiani e gli sportivi giapponesi ormai da parecchi anni impiegano con successo il TA; non si affidano, quindi, alle tecniche e alle dottrine orientali che oggi sono anche troppo diffuse da noi perché «di moda» e per una crisi dei nostri valori tradizionali. In Giappone, anzi, pure le ricerche sperimentali sul TA sono condotte ad altissimo livello. Va comunque ricordato che il TA non è solamente una pratica terapeutica, ma ha un valore teorico. Infatti, col TA il rapporto psiche/soma è colto direttamente in atto nelle sue correlazioni funzionali; sembra un tentativo di superare quanto S. Freud ha chiamato «il muro della biologia». In realtà, grazie al TA il muro viene meno e la persona, allenandosi, è in grado di cogliere direttamente il legame che c'è fra psiche e soma. MARIO FARNE |