Kretschmer, Ernst

Figlio di un pastore luterano, E. Kretschmer (1888-1964) nacque a Wurttemberg, nei pressi di Stoccarda. Dopo avere studiato medicina e filosofia nell'Università di Tubinga, durante la sua esperienza di medico militare nel corso della Prima guerra mondiale si occupò di nevrosi di guerra. Dapprima assistente di R. Gaupp, nel .1926 ottiene la cattedra di psichiatria a Marburg. Nel 1927 pubblica Gli uomini di genio, nel quale difende il valore della mescolanza delle razze per l'evoluzione dell'umanità. Entrato in conflitto con il regime nazista, decide di dimettersi per protesta dalla presidenza della Società tedesca di psicoterapia, alla guida della quale viene sostituito da C. G. Jung. Alla fine della guerra, avendo scelto di non lasciare la Germania, anche grazie al merito guadagnatosi con l'opposizione al regime, Kretschmer viene chiamato a dirigere il Dipartimento di psichiatria dell'Università di Tubinga. I contributi di Kretschmer alla psichiatria possono essere schematicamente ricondotti a due filoni di ricerca: la tipologia costituzionale e l'analisi di una particolare forma di delirio, denominata «delirio di rapporto sensitivo». La tipologia costituzionale di Rretschmer si collega ai lavori della scuola antropologica francese e alla teoria della degenerazione di B.-A. Morel, basata sul tentativo di individuare segni a livello corporeo dell'involuzione che si realizza a livello psichico. Tuttavia non è interessato all'individuazione delle stigmate degenerative quanto piuttosto all'identificazione nel corpo delle forme di passaggio tra carattere e psicosi. In Körperbau und Charakter (1921), Kretschmer descrive in parallelo le due sequenze che conducono dal carattere normale alle due grandi psicosi: da un lato ciclotimia, cicloidia, psicosi maniaco-depressiva; dall'altro schizotimia, schizoidia, schizofrenia. Le psicosi costituirebbero in quest'ottica l'estremo sviluppo di certi tipi normali di carattere, una sorta di caricatura di determinati tipi. Tra carattere e psicosi esisterebbe qualcosa di comune, qualcosa che si differenzia solo per gradi. La psicosi non sorgerebbe come qualcosa di assolutamente nuovo: tra normalità e patologia esisterebbero tutti i passaggi e le sfumature immaginabili. Kretschmer individua due tipi di costituzioni normali, da un lato lo «schizotimico», dall'altra il «ciclotimico»: due grandi complessi biotipi che, combinati in varie proporzioni, comprendono la grande massa delle varietà normali. Un terzo gruppo è rappresentato dagli «atletici». Ogni tipo costituzionale non è caratterizzato da un singolo temperamento ma da una coppia contrastante di opposte coloriture. Cosicché lo schizotimico sul piano fisico è leptosomico (tronco cilindrico, torace allungato e sottile, spalle sottili, collo lungo, ossa e muscoli gracili) ma sul piano psicologico è caratterizzato dalla proporzione psi-coestesica o equilibrio fra due tendenze antinomiche: l'iperestesia e l'anestesia affettiva, la sensibilità e la freddezza-ottusità. Due tendenze che coesistono una a fianco dell'altra, senza annullarsi. Il ciclotimico sul piano fisico è picnico (tarchiato, arti corti, aspetto rotondeggiante, volto colorito, imponenti circonferenze del capo, del tronco e dell'addome, spalle sottili e strette, tendenza a precoce calvizie), mentre su quello psicologico è caratterizzato dalla proporzione diatesica o equilibrio fra due tendenze affettive antinomiche: esaltazione euforica e tristezza, giovialità-entusiasmo e scoramento-avvilimento. Il tipo atletico è robusto dal punto di vista fisico (muscoloso, tronco a forma di trapezio, spalle larghe, gambe slanciate) e si caratterizza sul piano psicologico per una viscosità affettiva centrata sulla coppia antinomica torpidità-esplosività. Nel percorso da ciclotimia a psicosi maniaco-depressiva e da schizotimia a schizofrenia si vengono ad accentuare le caratteristiche delineate, transitando attraverso tutte le forme di passaggio. Ad esempio lo schizoide, scrive Kretschmer, non è alternativamente ipersensibile o freddo ma è l'uno e l'altro nello stesso tempo e in misure diverse. Tanto che è possibile tratteggiare una linea continua che parte da quello che definisce come il «tipo Holderlin» (ipersensibile, delicato, eccitabile come una mimosa) e arriva fino a quei soggetti freddi, duri che preda della più grave demenza precoce vagano ottusi come bestie in un angolo del manicomio. E proprio il grado in cui l'ipersensibilità e la freddezza si mescolano nel singolo soggetto che ne definisce la proporzione psi-chestesica. Una proporzione tuttavia che non va considerata come statica, ma piuttosto come mutevole in rapporto all'età e alle vicende di vita. Questo tipo di considerazioni, delle quali Kretschmer tenta anche una verifica empirica attraverso studi di carattere statistico e antropometrico, si fonda anche sul rilievo di un certo «spirito familiare» nei parenti prossimi dei malati. Quasi che fosse possibile rintracciare alcuni aspetti della psicosi - pur con differente intensità - come caratteristiche salienti dell'intero gruppo familiare: ad esempio, nota Kretschmer, se dall'ambiente psicologico delle famiglie schizofreniche passiamo in quello delle famiglie ciclotimiche, da un ambiente freddo e chiuso entriamo nella luce del sole, calda e diffusa.

Le conclusioni degli studi di Kretschmer non potevano essere accettate da K. Jaspers, sostenitore di una netta differenziazione tra

l'area della vita psichica normale e quella della vita psichica psicotica: se un rapporto esiste tra personalità schizoide e schizofrenia, scriveva Jaspers (1959), questo rapporto ha la forma di un salto e non di un passaggio. Quelle di Kretschmer sono belle descrizioni avviluppate in un rivestimento scientifico pseudo-esatto, che crea confusione in quanto miscuglio di metodi; l'errore fondamentale di Kretschmer - argomenta Jaspers - è la ipostatizzazione, vale a dire la trasformazione automatica di idee in entità. E’ intuitivamente esatto sostenere che in un corpo magro, con arti lunghi e petto stretto non vive un'anima gioviale e allegra. O che in un corpo largo, con arti corti, non vive un'anima arida, virtuosa, sentimentale. Questo è un dato della visione fisiognomica intuitiva della natura umana e, come tale, non richiede ulteriori indagini. Ma trasformare questa intuizione in una legge scientifica di natura causale è tutt'altra cosa. Molti esempi contrari la confutano. Al massimo si può parlare di una correlazione, come ne esistono tante anche tra fenomeni che non hanno fra loro alcuna affinità. Del resto, conclude Jaspers, la fisiognomica, dopo la profezia, è l'arte più fallace che una mente stravagante abbia mai inventato. Se con la sua tipologia costituzionale aveva messo in crisi la netta impostazione dicotomica jaspersiana che escludeva forme di passaggio tra normalità e psicosi, con l'analisi e la definizione di un particolare tipo di delirio, denominato «delirio di rapporto sensitivo», Kretschmer aggredisce direttamente la nosografia delle psicosi. Si tratta di una forma clinica descritta in un saggio del 1918 caratterizzata da deliri sistematizzati, non bizzarri, senza allucinazioni che si sovrappongono all'area della paranoia descritta da Kraepelin. Si tratta di un delirio di rapporto concentrico in quanto il soggetto si sente al centro di un'esperienza minacciosa che lo avviluppa, nel quale le idee si aggregano intorno a un avvenimento chiave che fa da fulcro del delirio. Si tratta di un evento chiave che, come scrive Kretschmer, apre la serratura del carattere, scatenando la psicosi. Quando un evento chiave tocca un particolare punto della personalità sensitiva si produce un vissuto di insufficienza, scacco, vergognosa umiliazione, vero e proprio punto di volta per lo scatenamento del delirio. Questo tipo di esperienza mette in connessione tra loro personalità sensitiva e delirio. Accanto all'avvenimento chiave, per l'insorgenza del delirio è necessaria la presenza di altri due elementi: personalità e ambiente. Anche la personalità sensitiva si fonda sulla dialettica tra due tendenze antinomi-che: da un lato le disposizioni steniche (ambizione, orgoglio, senso di superiorità, di dominazione) a cui si contrappongono dall'altro le disposizioni asteniche: timidezza, ipersensibilità fino alla iperestesia sociale, tendenza allo scrupolo, alla esitazione e alla vergogna, senso di inferiorità e di colpa, inibizione, riservatezza, morale rigida. Nel sensitivo, precisa Kretschmer, la prevalenza è astenica, ma soggetta all'azione di una controtendenza stenica. Si tratta di soggetti che da un lato mostrano una straordinaria mollezza d'animo e una delicata vulnerabilità, ma dall'altro note di presuntuosa ambizione e di testardaggine. Dal momento che si astengono dall'esprimere i loro sentimenti, spesso restano in stato di permanente tensione, magari soffrendo il ricordo torturante di un'esperienza penosa. Dotati di una grande capacità introspettiva vivono in genere una vita isolata (il terzo elemento della triade: l'isolamento ambientale). Quando la sofferenza è molto intensa o la costituzione particolarmente instabile si realizza un processo di inversione per cui, attraverso la proiezione, vengono collocati nel mondo esterno ansie e timori che prendono la forma di convinzioni deliranti: il sensitivo finisce per credere ad esempio che la sua vergogna è universalmente nota, di essere oggetto di derisione e di scherno. Il personaggio di Hans Kohlhaas, descritto in un racconto di Kleist, viene analizzato da Kretschmer per mostrare come un onesto commerciante del xvi secolo, esposto ingiustamente a una serie di vessazioni, possa trasformare una condizione di vergognosa insufficienza in una rabbia furiosa che lo indusse a mettere a ferro e fuoco per anni un intero Land tedesco.

L'analisi del delirio di rapporto sensitivo di Kretschmer ha costituito, per riprendere le parole di M. Roth (1982), la prima autorevole sfida alla dicotomia tra fenomeni comprensibili e sviluppi, da un lato, e fenomeni incomprensibili e processo, dall'altro. Nel senso che il modello patogenetico di natura dinamica ma non psicoanalitica di Kretschmer, come un cavallo di Troia, incrina il fronte dell'incomprensibilità dei deliri e si propone come esempio applicabile a una più ampia gamma di deliri. Ciò nonostante Kretschmer è stato ampiamente criticato, per avere osato allo stesso tempo troppo e troppo poco. Troppo poco per avere escluso ogni riferimento ad approcci di natura psicoanalitica (nonostante il suo modello sia fortemente dinamico) e avere limitato la sfida al dogma dell'incomprensibilità a una sola specifica forma di delirio. Troppo, agli occhi di chi - come Jaspers o K. Schneider -si riconosce nell'assunto dell'inderivabilità primaria dei deliri e considera le situazioni cliniche illustrate da Kretschmer esempi di sviluppi di personalità. Dimenticando tuttavia che nei casi di delirio di rapporto sensitivo descritti da Kretschmer sono ampiamente documentabili molti deliri primari e molti sintomi schneideriani di primo rango.

MARIO ROSSI MONTI