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Ipnosi Si definisce «ipnosi» uno stato modificato di coscienza, auto- o eteroindotto, che permette di generare una serie di fenomeni oggettivi e soggettivi, somatici, psicologici e sensoriali, tra i quali una possibile accentuata suggestibilità come premessa per poter agire al livello dell'inconscio dell'individuo. L'ipnosi, o trance ipnotica, con le sue diverse definizioni, teorie e modalità di impiego, fa parte della vita quotidiana dell'uomo, e le sue manifestazioni storiche la rappresentano dapprima sotto aspetti magici, demoniaci o patologici, e successivamente come elemento di supporto per determinati procedimenti medici, fino a che se ne è sviluppata l'analisi. Oggi è considerata il modello di una psicoterapia non solo autonoma ma generatrice riconosciuta di quasi tutte le altre psicoterapie, tanto da rappresentare «la via regia verso la psiche» (Ellenberger, 1970). La sua lunga storia presenta una svolta decisiva con il passaggio dall'era magico-esoterica a quella prescientifica che, iniziata nel '700 con l'esorcista J. Gassner, o più verosimilmente con F. Mesmer, si è definitivamente liberata da ogni riferimento medianico-religioso-paranormale per assumere l'aspetto moderno di un vero procedimento terapeutico. Mesmer, medico, teologo e musicista austriaco, con la teoria del «magnetismo animale» descrisse la presenza di un «fluido» responsabile dell'equilibrio interno della persona, e per primo utilizzò il tipo di relazione che sarà poi definito come «transfert». Egli preconizzò la scoperta dell'inconscio, ponendo implicitamente i principi della moderna psicoterapia dinamica. Molti furono tra i discepoli di Mesmer coloro che continuarono a occuparsi singolarmente e isolatamente della trance ipnotica, senza riuscire a liberarsi dai legami esoterici. In seguito, altri illustri medici, clinici, ricercatori e cattedratici ripresero l'argomento cercando di dargli dignità di campo di ricerca e di applicazione clinica. Tra i primi, H. Bernheim, professore all'Università di Nancy e clinico rinomato, tentò di evidenziare nell'ipnosi una natura scientifica, fondando la prima vera scuola di ipnotismo, sostenendo soprattutto il potere della suggestione sull'ipnosi. Egli ipotizzava che non vi fosse nulla di patologico nello stato di ipnosi ma, diversamente da quanto oggi si crede, riteneva che essa fosse essenzialmente una forma di suggestione, grazie alla quale era possibile curare una vasta gamma di malattie. Contemporaneamente, anche J.-M. Charcot portò l'ipnosi all'interno del campo medico elaborando una teoria scientifica in netta opposizione con quella di Bernheim, contestandogli il ruolo della suggestione. Nel manicomio della Salpêtrière Charcot scopri le potenzialità della tecnica mesmeriana e, quasi per caso, il suo impiego diagnostico al fine di chiarire la causa di certe paralisi di origine isterica, legate a traumi psichici. Sotto il suo comando, amplificatore drammatico dell'effetto suggestivo già presente in quell'ambiente, egli dimostrò il potere dell'ipnosi per allontanare e poi ripristinare la presenza di quelle lesioni funzionali, indipendenti cioè da alterazioni somatiche. Alla fine dell'800 Charcot rappresenta, con la sua scuola, uno dei più importanti punti di riferimento a proposito dell'ipnosi, ma è soprattutto il suo allievo P. Janet che meglio del maestro, affrontando seriamente il problema, l'accompagna con successo nel campo medico. Anche per la sua formazione filosofica, prima che psicologica e medica, si può dire che egli anticipò in un certo senso S. Freud con l'originale individuazione e lo studio del subconscio, l'ipotesi del complesso di inferiorità, la cura dell'isteria con l'ipnosi. Freud rappresenta l'ultimo importante momento di indagine sull'ipnosi prima dell'attuale ripresa, riconoscendola esplicitamente come matrice delle psicoterapie. Convinto che avesse permesso al medico di liberarsi dalla sensazione della propria impotenza, Freud si sentiva in un certo senso debitore verso di essa. Egli è stato colui che ha cercato più di ogni altro di approfondire la conoscenza dell'ipnosi in tutta la complessità della sua fenomenologia, e di tradurne le potenzialità nella pratica clinica, senza allontanarsi dal pragmatismo scientifico e dal rigore intellettuale che gli erano stati propri sin dagli inizi, quando era ancora un ricercatore di biologia e di anatomia. Uno dei motivi che allontanarono poi Freud dall'ipnosi, come raccontò egli stesso, fu il fatto che anche i risultati migliori che si ottenevano attraverso di essa scomparivano rapidamente se, per cause diverse, veniva turbata la relazione personale con il paziente. La constatazione che quei risultati positivi potevano riapparire se la relazione veniva ripristinata non faceva altro che confermare ai suoi occhi la potenza del rapporto affettivo, disorientandolo però rispetto al procedimento terapeutico vero e proprio. Freud abbandonò quindi l'ipnosi, oltre che per l'insoddisfazione nei confronti degli aspetti tecnici ritenuti poco scientifici, anche per la difficoltà di controllare situazioni nelle quali erano sorte incontrollabili manifestazioni affettive da parte di sue pazienti. Le complesse vicende dell'ipnosi hanno mostrato, sino a tutta la metà del secolo scorso, la precarietà della sua presenza e l'intermittenza dell'interesse da essa suscitato. Fu proprio Janet, alla luce delle sue esperienze e dei risultati della sua attività clinica, a denunciare il fenomeno. L'ipnosi, infatti, venne via via abbandonata tornando a essere per parecchio tempo, sino agli anni del secondo dopoguerra, terreno per dilettanti e prestigiatori, distruggendo così di nuovo la sua valutazione come serio e valido elemento della psicoterapia. L'ipnosi moderna è oggi comunemente conosciuta e accettata, nel mondo della medicina e della psicologia, secondo i principi di M. Erickson (1967), psichiatra e psicoterapeuta americano, studioso della comunicazione e ipnotista originale e innovativo. Il deciso superamento del lungo periodo delle tecniche ipnotiche mesmeriana e freudiana, basate essenzialmente sulla rimozione del sintomo con l'utilizzo di suggestioni dirette trasmesse quasi sempre con metodi autoritari e accolte in maniera pressoché passiva, ha costituito un passo importante verso l'accoglimento dell'ipnosi nell'area scientifica e clinica. I concetti di Erickson hanno rivoluzionato le vecchie idee basate sui metodi antichi e tradizionali, e i principi teorici e pratici dell'ipnosi attuale hanno trovato un ulteriore sviluppo nella corrente detta «neoe-ricksoniana». Punti principali della concezione moderna sono che l'ipnosi, di per sé, non ha carattere e proprietà terapeutici, e che la trance è inerte e non attiva, fungendo da precursore necessario di una situazione che richiede l'intervento dell'ipnotista. La modifica dello stato di coscienza che la rappresenta, attraverso procedure cosiddette «in- duttive», permette il rapporto dell'operatore con l'inconscio dell'individuo, il settore personologico individuale nel quale sono conservate le informazioni e le esperienze apprese nel corso della vita. In questa prospettiva, il ruolo dell'inconscio è quello di una risorsa piuttosto che di un'entità nella quale dominano condizioni pulsionali conflittuali che richiederebbero l'impiego di diversi meccanismi di difesa per un maggiore equilibrio affettivo e sociale dell'individuo. Il ruolo dell'ipnotista è quello di una guida intelligente che cerca di instaurare e rafforzare una salda alleanza terapeutica. Il rapporto che egli stabilisce con l'inconscio dell'individuo è empatico, il suo linguaggio è familiare, semplice e comprensibile e l'individuo ipnotizzato entra generalmente in uno stato che può apparire simile a quello del sonno, quasi crepuscolare, ferma restando la differenza dal punto di vista psico-neurobiologico. Si ritiene che nello stato di trance l'attività delle aree cerebrali analogiche emotive venga ampliata, mentre quella delle aree razionali si riduca e si limiti, con un cambiamento della dominanza, solitamente riservata a queste ultime. Le aree analogiche funzionano utilizzando l'esperienza sensoriale, come le immagini visive; esse esercitano un'influenza profonda sulla condotta esistenziale dell'individuo, e secondo la teoria ericksoniana in esse è posta la parte inconscia della mente, alla quale si indirizza l'azione verbale del terapeuta. Probabilmente la traduzione dell'informazione eseguita dalle aree cerebrali analogiche, che è tipica degli stati emotivi, è collegata direttamente al sistema limbico-ipotalamico e alla comunicazione mente/corpo, ed è attraverso questo percorso che l'organismo svilupperebbe reazioni emotive con modifiche fisiologiche e biochimiche. E accertato che nello stato ipnotico si sviluppi un ritmo delle onde cerebrali cosiddette «t», differenti da quelle caratteristiche del sonno fisiologico. Esse richiamano piuttosto quelle degli stati ipnagogico e ipnopompico, che caratterizzano la situazione normalmente detta di dormiveglia, all'inizio e verso il termine del sonno. Vi sono episodi in cui con ritmo circadiale, o comunque ripetuto, si generano in modo fisiologico nell'individuo momenti più o meno protratti di ipnosi spontanea, che si presenta con carattere genuino e di base, però normalmente senza produzione di fenomeni collaterali se non strettamente collegati alla realtà ipnotica insorta nell'individuo in quella occasione. Vi è probabilmente qualche attimo di distacco dalla realtà, una dissociazione più o meno iniziale senza alcuno dei fenomeni che invece appaiono allorché suscitati dalle parole dell'ipnotista. Se ipnotizzato, l'individuo sviluppa una trance che si richiama a questo stato, dove con «dissociazione» si intende questa particolare modificazione della coscienza che si manifesta come un distinto assetto neuropsicologico. Essa è caratterizzata da un'attenzione monofocale, che si concentra su un punto che, di volta in volta, può essere suggerito dall'ipnotista o essere un percetto interno, ed è completamente dirottata nell'ambiente mentale tanto che l'ambiente esterno non viene più percepito. La consapevolezza e il senso di identità hanno minore importanza di quella che possono avere nello stato di coscienza ordinario. Nei procedimenti abituali di induzione effettuati in modo eterogeno, ciò che in genere può prodursi con la verbalizzazione usata, come il rilassamento, la pesantezza, la levitazione della mano, o altro ancora, non sono fenomeni simultanei naturali facenti parte delle manovre di avvio dell'ipnosi ma, almeno teoricamente, sono solo collegati e facilitati, o forse anche prodotti, dal distacco dalla realtà oltre che dalla concentrazione che l'individuo ipnotizzato sta attuando sotto la guida dell'operatore stesso e delle sue parole. Il risultato è una dissociazione psichica dell'Io più o meno estesa e un abbassamento del potere di critica che, assieme, costituiscono il terreno possibile per la realizzazione di quei fenomeni. Per quanto invalidato, il potere di critica permette comunque che l'individuo ipnotizzato controlli sufficientemente il proprio comportamento tanto da non commettere atti antisociali qualora fossero suggeriti. Circa il 95% delle persone può rispondere positivamente alle manovre di induzione ipnotica, anche se in pratica la risposta è relativa a determinate situazioni individuali estemporanee, come l'aspettativa, la motivazione o la disponibilità, ed è compito dell'operatore avvalersi di quei prerequisiti per accompagnare il soggetto nello stato di trance usando le diverse capacità che costituiscono l'arte di ipnotizzare. Per le procedure antiche e tradizionali di induzione, la cosiddetta suscettibilità ipnotica dell'individuo ha rappresentato un problema importante, tanto da affidare la soluzione a test ricavati da «scale di ipnotizzabilità», così da individuare i «buoni» e i «cattivi soggetti» e affidare ai responsi il prognostico del trattamento. I metodi usati un tempo, diretti e autoritari, come l'uso delle suggestioni e la mancanza di preparazione induttiva, portavano a considerare la trance come l'effetto del carattere della persona e ignoravano invece quanto potesse essere modificato lo stato di coscienza nell'individuo attraverso le manovre opportune. Lo stato di ipnosi presenta gradi di profondità, oggi meglio indicati come distacco dalla realtà esterna più o meno accentuato, che non è, però, un indice sicuro di possibilità di utilizzo terapeutico della trance. L'ipnotizzato conserva normalmente una minore, ma sufficiente, consapevolezza di sé; inoltre, contrariamente a quanto un tempo considerato, la fenomenologia spontanea dello stato ipnotico si limita in modo essenziale a un graduale abbassamento del livello della capacità critica e ad alcuni aspetti di amnesia che possono protrarsi e apparire profondi, senza particolari caratteri ripetitivi o permanenti. La maggior parte dei fenomeni che possono essere rilevati sulla persona ipnotizzata, e che un tempo si ritenevano spontanei, sono invece provocati per azione dell'operatore, e possono verificarsi a livello somatico (come paralisi e catalessi), sensoriale (come allucinazioni, sordità, analgesia) e psicologico (come ipermnesia, stati emotivi). Essi sono dovuti a messaggi inviati, anche involontariamente, dall'operatore. L'aspetto psicoterapeutico dell'ipnosi attuale deriva dalla sua capacità di entrare in relazione con la mente inconscia dell'individuo, nella quale, secondo la teoria ericksoniana, sono depositate, come in un magazzino, le doti personali come le risorse, le potenzialità, le esperienze, le energie di ciascuno, che, se impiegate di norma in modo insufficiente, o trascurate, producono disagi, disturbi e malattie. Perciò la comunicazione che il terapeuta ipnotista stabilisce con l'inconscio dell'individuo in trance avviene mediante un linguaggio metaforico o analogico, comprensibile dalla mente inconscia, affinché si possano mobilizzare gli elementi positivi in essa contenuti e ristabilire l'equilibrio ritenuto necessario per il benessere del paziente. Un'opinione che ha accompagnato costantemente il concetto di ipnosi è quella del suo intricato rapporto con la suggestione, tanto da provocare una reciproca identificazione dei due termini. In psicologia la suggestione è definita come un fenomeno della coscienza per cui un'idea, una convinzione o un comportamento appaiono imposti alla mente da una forza esterna e il maggiore effetto sarebbe ottenuto per mezzo dell'ipnosi. Se oggi si esamina il concetto di suggestione si deve riconoscere che esso riguarda un fenomeno genericamente presente nelle interazioni umane, tanto più evidente nelle relazioni terapeutiche e, particolarmente, psicoterapeutiche. Esso rappresenta un effetto psicologico che nasce dalla comunicazione tra esseri umani per i quali non è possibile non comunicare, e pertanto non influenzarsi reciprocamente. Tuttora la parola «suggestione» conserva in sé un'accezione che comprende, da una parte, lo stato di chi è soggetto, e dall'altra quello di chi si sente semplicemente timido o imbarazzato. Vi è l'impossibilità di definire esattamente il confine tra la suggestione propriamente detta e la semplice accettazione più o meno passiva dei concetti e delle idee comunicati da altri, e mentre per alcuni il significato prevalente è quello di soggezione nel senso di inganno, passività, e anche manipolazione, per altri è quello di semplice influenza interpersonale, che è un effetto normale che può essere provocato da circostanze particolari. Il rapporto ipnotico è una di queste circostanze creata dalla specifica presenza della relazione empatico-affettiva, senza significato deteriore, ma elemento imprescindibile di tale situazione, opportunamente sorvegliato e guidato verso la positività dell'esito. Perciò la comunicazione ipnotica non è da confondersi con la suggestione, ma piuttosto da ritenersi un elemento catalizzatore e favorevole al processo suggestivo: uno stato di coscienza che, per il suo insito limitato livello del potere di critica, è più disponibile ad accogliere la comunicazione suggestiva. Nel complesso, quindi, il termine di suggestione, per quanto frequentemente presente nella letteratura psicologica con un riferimento il cui significato appare scontato, conserva invece tuttora scarsa e confusa chiarezza che giustifica la definizione di enigma datane da Freud per via della carente spiegazione scientifica della sua azione psicologica. GIAN PIERO MOSCONI |