Economica, dinamica, energetica

Nella prima metà del '600, Cartesio tentava il riallineamento della filosofia naturale col dogma teologico, il cui millenario apparato di sostegno aristotelico era entrato in crisi per il convergere di numerose ragioni, prima fra tutte l'impetuoso progresso di causalità efficiente e materiale a scapito di causalità formale e finale. A pietra angolare della rifondazione naturale del dogma fu eletta l'omologazione del corpo a res extensa e dell'anima a res inextensa, il primo munito di tutte le proprietà meccaniche di un buon orologio, la seconda dei quattro classici attributi papalini: immortalità, unicità, indivisibilità e individualità. Da quella rifondazione derivò come corollario l'ascrizione dell'anima al demanio metafisico e la sua conseguente sottrazione all'indagine scientifica, sulla scorta della suddetta attribuzione di incorporeità. Poco meno di due secoli dopo, nella seconda metà del '700, a sua volta Kant rifondava l'intera filosofia assegnando da un lato assoluta rilevanza al sapere scientifico, dall'altro tracciandone precisi limiti, al di là dei quali però, ancora una volta e a suo dire per sempre, cadeva la psicologia. Ecco la ragione kantiana della rinnovata extraterritorialità scientifica dell'anima: la conoscenza scientifica implica possibilità di misura, e quest'ultima si applica solo a grandezze estensive percepite dai sensi nella tridimensionalità dello spazio, mentre il senso interno rivolto all'anima non può che intuirne monodimensionalità temporale e grandezza intensiva. E poiché dell'intensivo non si dà in senso proprio misura, ecco che l'anima non può essere oggetto di indagine scientifica. Bisogna attendere il transito dall'800 al '900 perché S. Freud compia l'indispensabile passo preliminare alla fondazione di una scienza dell'anima, o meglio della psiche, assegnandole proprio quell'estensione che Cartesio e Kant le avevano negato, e suggerendo infine che l'estensione stessa dello spazio esterno possa derivare, via proiezione, da quella psichica (Freud, 1938d). Nasce così il concetto di apparato psichico, topos quanto a spazialità in nulla dissimile da qualsivoglia dispositivo tridimensionale, reale o virtuale che sia, e quanto a funzione munito di leggi al governo delle forze in esso operanti, de iure suscettibili perciò di misura almeno relativa. Infatti, nella sua qualità di grandezza vettoriale (orientata), la forza presuppone una grandezza scalare (non orientata) da cui deriva per semplice apposizione di frecce direzionali, e in quanto tali entrambe le grandezze, vettoriale e scalare, presuppongono che di esse si possano dare bilancio e stima delle variazioni. Individuato insomma un topos, l'apparato psichico, vi risultano definibili una Dinamica (quantum vettoriale), un'Energetica (quantum scalare) e un'Economica (bilancio e variazione dei quanta), dalla loro integrazione scaturendo buona parte del versante più astratto della psicoanalisi, la metapsicologia. Come sempre accade, l'atto scientifico inaugurale di Freud non erompe ex nihilo, ma è preceduto dall'accanito lavoro di filosofi/scienziati che, a partire dagli inizi dell'800 e seppure con diversità di premesse e intenti, avevano incessantemente battuto il campo della ricerca psicologica col fuoco incrociato di scienza e filosofia. Fra i tanti, citiamo tre esempi prefreudiani. Per la dinamica: J. Herbart afferma che la psiche è costituita da rappresentazioni in vario rapporto fra loro (ad esempio di fusione, di unione, di contrasto, e così via), dal quale dipende l'intensità relativa della forza di rappresentazione; in caso di contrasto e in presenza di almeno tre rappresentazioni, una di esse può soggiacere a inibizione fino a essere rimossa al di sotto della soglia di coscienza, dove persiste però come tendenza pronta a riaffiorare; è perciò possibile definire una statica e una meccanica dello spirito che, delle rappresentazioni, diano rispettivamente le condizioni all'equilibrio e quelle trasformative. Per l'economica: sulla scorta dei precedenti risultati di E. Weber (studio nelle sensazioni tattili della differenza appena avvertibile) e del recente concetto herbartiano di soglia, G. Fechner fonda la psicofisica sul «principio della misura», e sostiene priorità e rilevanza, nel funzionamento psichico, del bilancio quantitativo di aspetti concernenti il rapporto stabilità/instabilità (antesignani di piacere/dispiacere). Per l'energetica: la scuola di J. Müller si occupa di ricerche sull'energia nervosa cercando di sciogliere il dilemma della sua specificità/aspecificità e di determinare nel contempo la velocità di conduzione nervosa; una volta nota, infatti, essa consentirebbe di ottenere il tempo delle operazioni centrali interpolate fra input e output, mediante sottrazione della somma dei tempi afferenti ed efferenti dal tempo totale richiesto per la risposta; fa da sfondo a tutte queste ricerche il principio di conservazione dell'energia (in un sistema isolato la somma delle varie forme di energia è costante) che, scoperto in fisica da J. Mayer, viene ora esportato in fisiologia per essere applicato ai più disparati campi di ricerca. Dagli esempi menzionati è facile dedurre che dinamica, economica ed energetica non sono che tre diverse variazioni di un medesimo tema, che in Freud si preciserà come metapsicologia, tentativo di spiegare la qualità dei fenomeni psichici col ricorso a quantità operanti necessariamente in luogo altro dalla coscienza, visto che quest'ultima è organo elettivamente dedicato a ricezione dei qualia esterni (percezioni) e interni (stati edonici).

Quel tema è affiorato precocemente nel pensiero freudiano, e tuttavia, contrariamente a quanto sarebbe d'obbligo, non precede le sue variazioni, ma le accompagna e in parte ne deriva. Risale infatti al 1896 (medesimo anno della consacrazione ufficiale del termine psicoanalisi: Freud, 18960) la prima menzione ufficiosa del tema «metapsicologia» (1887-1904), mentre le sue variazioni dinamiche, economiche ed energetiche risultano già ampiamente documentabili l'anno precedente, con ulteriori tracce che si possono agevolmente seguire più a ritroso nel tempo. Si considerino, ad esempio, i coevi Studi sull'isteria (1892-95) e Progetto di una psicologia (1895). Lì, connesse in un'intricata rete di presupposizioni e implicazioni, economica ed energetica si incarnano in due coppie concettuali, processo primario/secondario ed energia libera/legata, che dettano a una terza coppia costituente l'alfabeto binario della psiche, quella affetto/ rappresentazione, una dinamica realizzata in regimi di convergenza e/o divergenza dei suoi due membri costitutivi, di ascrizione topica degli stessi, di loro modalità di rapporto con la coscienza, e così via. In altri termini, mentre il tema è ancora in gestazione, le sue tre variazioni sono già attive nella seguente formula, ubiquitaria e mai più smentita: l'economia dei processi (primario e secondario), attuata in conformità ai principi che la governano (principio di piacere, di costanza e, nel seguito, del nirvana), è vincolata a monte dallo stato dell'energia (libera nel processo primario e legata in quello secondario), e a valle impone ai flussi di affetto e rappresentazione la dinamica (pulsione/difesa) tipica della finestra temporale considerata. A valle, sotto le appariscenti vesti di effetto economico ed energetico, la dinamica non poteva che essere vistosamente operativa in anteprima, sin dagli esordi freudiani, e sin dagli esordi alludere alle sue determinanti economico-energetiche, la cui teorizzazione era ancora in itinere. Lo attestano al meglio i più antichi termini freudiani, poi sostituiti con puntuali controparti economiche/energetiche man mano che il modello quantitativo andava precisandosi: la rappresentazione nevrotica può essere «sovravalente» (Freud, 1892-95; nel seguito, «sovrainvestita»), dove il sovra indica appunto un plus inflattivo che rimanda all'esistenza di quanta normali, implicitamente affermando, della nevrosi, l'eziologia quantitativa; oppure, nel nevrotico è attiva una «controvolontà» (Freud, 1892; nel seguito, «controinvestimento»), termine in cui si condensa al meglio la teoria di un conflitto tra forze opposte che risulta di nuovo deciso da fattori di ordine quantitativo, in una complessa equazione che include intensità relative di forza (desiderio, e in seguito pulsione) e controforza (rimozione e, più in genere, difese), economia della loro risultante sintomatica (sintomo come formazione di compromesso) e incidenza di quest'ultima sulla distribuzione topica di rappresentazione/affetto. Tutte queste notazioni quantitative, nate nel pensiero freudiano in ordine sparso, ma convergenti nei lavori del 1895 e ufficiosamente battezzate l'anno successivo col nome metapsicologia, restano in attesa tuttavia di un concetto unificante e di un atto ufficiale idoneo a iscrivere all'anagrafe scientifica il nome della nuova scienza che si occupa di giochi quantitativi nel topos extracosciente. Il concetto è espresso nel termine «lavoro», mentre l'atto ufficiale, datato aprile 1915, è depositato in L'inconscio (Freud, 1915a). Prendiamo l’Arbeitsforderung, richiesta di lavoro (1905c). Due celebri esempi. L'allestimento del sogno presuppone la selezione di uno o più residui innestici, il loro collegamento con i pensieri onirici latenti e col desiderio inconscio, la deformazione delle risultanti rappresentazioni ottenuta dal censore a colpi di condensazione/spostamento fino al superamento della soglia di coscienza e, infine, l'ultima mano di rifinitura egoica al servizio della coerenza onirica. A questa impegnativa prestazione psichica Freud diede il nome di «lavoro onirico» (1899a). Verificatosi un lutto, l'apparato psichico è chiamato ad alto dispendio, consistente in disinvestimento dell'oggetto e di tutto ciò che lo concerne, culminante in narcisismo secondario accompagnato da doloroso rinforzo dei processi di introiezione/identificazione e seguito, man mano che la libido trova vie di reinvestimento sostitutivo, dal recupero al pensiero di ciò che appartenne anche alla percezione, ora piegata alla realtà dell'assenza. A questa impegnativa prestazione psichica Freud diede il nome di «lavoro del lutto» (1915f). I due esempi per antonomasia di lavoro psichico si prestano a facile generalizzazione universale, perché in realtà non c'è processo psichico che sfugga a una possibile descrizione ergonomica (quindi economica ed energetica), visto che lo stesso definiens di pulsione ne fa null'altro che misura di lavoro richiesto alla psiche in virtù della sua connessione col corpo (1915g). Anzi, chi volesse catturare in flagranza terminologica l'intersezione ottimale di economica, dinamica ed energetica, più che nel termine «lavoro» potrebbe leggerla in un suo derivato ubiquitario nell'opera freudiana, «elaborazione» (Verarbeitung, Bearbeitung, Ausarbeitung, Aufarbeitung), usato a indicare l'insieme delle funzioni dell'apparato psichico, con particolare riferimento a quella che consiste nel legare rappresentazioni e affetti (la cui natura economico/energetica traspare dal fatto che entrambe sono investimento, rispettivamente mnestico e somatico). Che l'elaborazione sia, in un range gerarchico che va dalle prestazioni psichiche più elementari a quelle più complesse, la funzione psichica per eccellenza, se non esclusiva, io dimostra, da un lato, il fatto che l'intera psicopatologia è riconducibile, in varia forma, a vulnerazioni dell'attività di elaborazione culminanti in effrazione del suddetto legame rappresentazione/affetto (con parallela effrazione del legame rappresentazione di parola / rappresentazione di cosa); dall'altro, e per contro, il fatto che scopo precipuo della cura è proprio (ri)stabilire quel legame. Del resto, è a quell'attività di legame che Freud ascrisse il compito di trasformare quantità pulsionale in qualità esperita, il compito, cioè, di fondare la coscienza riflessiva. Nell'atto ufficiale di nascita della metapsicologia (1915a), dove finalmente si afferma che si dà conoscenza psicoanalitica di un processo psichico se e solo se lo si assume sotto l'ottica dinamica, topica ed economica (implicita l'ottica energetica), sono appunto messi in luce al meglio tutti i rapporti quantitativi capaci di fare, di un processo psichico, esito sintomatico di economia in dissesto. E la griglia metapsicologica è ormai così raffinata che persino il lavoro, o meglio, l'elaborazione del delirio può essere ora resa in termini di disinvestimento della rappresentazione di cosa e mantenimento dell'investimento di parola, con conseguente esposizione diretta del verbale alla dinamica specifica del processo primario (condensazione/spostamento). Nel 1915, insomma, la tenuta di gran parte dell'edificio teorico risulta a tal punto salda da resistere in seguito a due sismi di eccezionale violenza, l'avvento del dualismo pul-sionale vita/morte, da un lato (1920.2), e l'introduzione del punto di vista strutturale, dall'altro (1922). Anzi, paradossalmente i due cataclismi teorici finiscono per rinsaldare proprio le fondamenta quantitative dell'edificio, il primo inserendo il processo di scarica pulsionale in un disegno tanto generale da includere a pari titolo considerazioni di marca entropica, antropologica e filosofica, il secondo consentendo addirittura di porre mano, qua e là, a quella misura relativa delle forze psichiche da sempre auspicata come possibile e nomotetica. L'unità di misura è la carica di investimento, e la sua stima relativa è valore individuato all'incrocio di due coordinate, intensità di spinta pulsionale e altezza della sua soglia di contenimento. Dei quattro casi estremi della combinatoria, due (intensità e soglia entrambe basse o entrambe alte) danno esiti sintomatici variabili, mentre i restanti due (alta intensità e soglia bassa, o viceversa) ne danno di caratteristici (scarsa o per contro elevata inibizione, con tutto ciò che ne segue). Tra gli estremi giace, al solito, un'infinità di casi intermedi. Emblematico del ruolo definitivo assegnato da Freud alla metapsicologia è il Compendio

di psicoanalisi (1938a), la cui ouverture reca l'eloquente titolo L'apparato psichico, a ribadire ancora una volta che mossa obbligata d'apertura per costruire un modello attendibile di forza, energia ed economia psichiche resta l'attribuzione d'estensione alla psiche mediante cartografia preliminare del topos extracosciente, con buona pace di Cartesio e Kant. E tuttavia, nonostante l'ultima parola freudiana sul tema metapsicologico sia stata quella di enfatizzarne indispensabilità e coerenza a dispetto dei numerosi problemi irrisolti (uno per tutti il piacere sessuale connesso più a incremento di tensione che a decremento e scarica, come invece esigerebbero i principi economici), nel pensiero postfreudiano le tre variazioni sul tema hanno conosciuto destini divergenti. La più appariscente di esse, la dinamica, ha raggiunto quotazioni tali da diventare patrimonio diffuso ben al di là dell'ambito psicoanalitico, diluendo però gradualmente il suo rigoroso e ristretto significato originario (gioco combinato difesa/pulsione o, equivalentemente, conflitto fra rappresentanza pulsionale e fronte difensivo egoico) fino a posologie omeopatiche, che col pensiero freudiano non condividono ormai più nulla (si consideri ad esempio l'eterogeneo che cade oggi sotto l'inflazionata dizione «psicologia dinamica»). Mentre, per contro, le due variazioni metapsicologiche a monte della dinamica, economica ed energetica, sono incappate in un'atrofia da disuso che è paradossale, sia perché esse implicano la dinamica, e perciò la loro invalidazione genera la fallacia di porre il conseguente togliendo gli antecedenti, sia perché il declino ha fatto seguito a decenni di dispute che avrebbero meritato esiti diversi da una silenziosa lisi. Proprio a queste dispute dedichiamo un ultimo cenno organizzato come rapido inventario di brevi enunciazioni teoriche disseminate lungo l'arco di un quarantennio, e scelte in virtù della loro capacità di rappresentare opinioni contrastanti: i concetti energetici ed economici sono desunti dalla fisica, ma non riescono a dare conto della relazione umana, che è basata invece sulla soddisfazione dei bisogni e sull'interazione; l'approccio quantitativo ai processi psichici è fuorviante, perché rischia di indurre il collasso del versante psichico su quello fisiologico e di non spiegare la realtà clinica, sollecitandola anzi regressivamente verso le iniziali ingenuità del metodo catartico; il concetto di energia neutrale a disposizione dell'Io consente l'abbandono del modello economico a favore di quello delle relazioni oggettuali; la metapsicologia è retaggio esclusivo della formazione neurologica freudiana e incorpora un antiquato modello idraulico della psiche; il concetto di energia psichica è obsoleto e va sostituito con quello di Information processing; per una corretta valutazione del concetto di energia psichica è indispensabile il ricorso a una prospettiva storica che includa vitalismo e Naturphilosophie; il linguaggio delle scienze naturali in cui sono formulati i principi energetici ed economici è null'altro che difesa dalla psicosessualità infantile, di cui costituisce una metafora che ha pesanti ricadute negative sulla relazione analitica; i principi che regolano il funzionamento psichico possono essere considerati come legittimo tentativo di applicare allo psichico le leggi variazionali della fisica; l'attività psichica è governata da due principi, quello di conservazione dell'energia e quello di minima resistenza, ma l'analista, al pari dell'economista esclusivamente interessato all'ammontare del capitale e non alla sua natura, si occupa solo dei quanta di energia, dei quali è effettivamente possibile dare la misura relativa; mentre il concetto di energia psichica non è più sostenibile nella sua versione classica, i principi economici restano invece parte integrante della teoria psicoanalitica, ponendosi così il problema di una loro formulazione indipendente da qualsivoglia altra assunzione; e così via. Il campione di voci citate, esiguo rispetto alla letteratura disponibile, è tuttavia sufficiente a mostrare ricchezza, intensità e conflittualità di un dibattito le cui tracce si vanno attualmente smarrendo.

FRANCESCO NAPOLITANO