Brentano, Franz

F. Brentano (1838-1917), discendente di un'antica e nobile famiglia di origine italiana, nacque a Marienberg sul Reno nel 1838. Studiò filosofia a Berlino con F. Trende-lenburg, che lo avviò agli studi aristotelici, poi a Monaco e a Tubinga, dove si laureò nel 1862 con una tesi sui molteplici significati dell'Essere secondo Aristotele. Nel 1864 fu ordinato prete cattolico e nel 1867 ottenne la libera docenza all'Università di Würzburg. Durante questo periodo entra in contrasto con la dottrina ufficiale della Chiesa che proclama proprio allora il dogma dell'infallibilità papale e, nel 1872, lascia definitivamente la veste talare e la posizione di professore. Nel 1874, poco dopo la pubblicazione dell'opera più importante, La psicologia dal punto di vista empirico, è chiamato a

ricoprire la cattedra all'Università di Vienna dove continua la sua brillante carriera accademica, descritto dai suoi allievi - tutti personaggi destinati a segnare il panorama culturale del secolo successivo - come grande maestro e figura fortemente carismatica. Nel 1880 deve di nuovo lasciare l'incarico perché la sua decisione di sposarsi si scontra con le leggi dell'Impero austroungarico, che vietano il matrimonio a chiunque abbia indossato le vesti sacerdotali. A Vienna continua l'insegnamento come libero docente. Dopo la morte della moglie, nel 1896 si stabilisce a Firenze, dove entra in contatto con i pionieri della psicologia italiana e rimane fino allo scoppio della Prima guerra mondiale.

Brentano ha assunto un ruolo centrale nella cultura mitteleuropea del primo '900, dando vita a una scuola di pensiero dalle molte ramificazioni. Nella sua opera confluiscono sia la tradizione aristotelica e scolastica, sia i contributi più recenti delle correnti empiriste e positiviste di fine '800. Per questa complessa configurazione del suo pensiero, Brentano è considerato precursore di orientamenti filosofici del tutto divergenti, quali la fenomenologia husserliana e la filosofia analitica. La fenomenologia gli è debitrice di quel concetto di «intenzionalità» che, ripreso e trasformato da E. Husserl, darà vita a un metodo alternativo a quello delle scienze naturali. La filosofia analitica, d'altra parte, eredita da Brentano l'intento di equiparare la filosofia alle scienze esatte e l'attenzione critica al linguaggio. In psicologia Brentano ha esercitato, direttamente o tramite la mediazione dei suoi allievi, un'influenza decisiva sulla fondazione della scuola gestaltista. All'origine dell'ampio spettro di derivazioni del suo insegnamento sta la molteplicità delle tematiche affrontate - dalla psicofisica alla filosofia -, il rigore del metodo e la centralità che egli attribuisce alla scienza psicologica come fondamento di ogni altro sapere. L'opera maggiore di Brentano viene pubblicata nello stesso anno, il 1874, in cui W. Wundt pubblica gli Elementi di psicologia fisiologica. Wundt, riconosciuto fondatore della psicologia scientifica, offre alla nuova scienza un impianto naturalistico che intende separarla per sempre dalle speculazioni filosofiche e avviarla verso i metodi della sperimentazione. La psicologia sperimentale si diffonde rapidamente, sostenuta dal progresso delle scienze fisiche e biologiche, di cui prende a modello le metodologie. La via intrapresa dalla nascente psicologia scientifica prevede la scomposizione della coscienza nei suoi elementi costitutivi, secondo i principi associazionistici con cui le altre scienze affrontavano l'universo materiale. Come la fisica e la chimica analizzavano i corpi nei loro elementi ultimi (atomi e molecole), allo stesso modo la psicologia avrebbe individuato gli elementi dell'attività psichica nelle sensazioni. In coerenza con tale progetto, l'introspezione sistematica proposta da Wundt si configura come osservazione dell'esperienza interna in condizioni controllate, tali da renderla simile a qualsiasi altra osservazione scientifica. La posizione di Brentano apre un'altra strada per la psicologia. Anche nella sua definizione, come in quella di Wundt, la psicologia è «scienza dell'esperienza interna», ma, per la sua peculiarità, questa scienza non può semplicemente trasferire al suo oggetto la metodologia sperimentale delle scienze fisiche. I fenomeni psichici non sono infatti, per Brentano, scomponibili in elementi, perché non sono contenuti, ma «atti mentali». La differenza essenziale dipende dall'introduzione di quel concetto di intenzionalità che segna un solco profondo tra due modi di concepire l'indagine sullo psichico. Il termine, derivato dalla scolastica medievale, esprime la necessaria direzione degli atti mentali verso qualche oggetto. Un pensiero, per esempio, è sempre pensiero di qualcosa; una percezione è sempre percezione di qualcosa, una speranza è sempre speranza di qualcosa. L'intenzionalità è, dunque, la caratteristica essenziale che ci consente di definire un fenomeno come psichico e di distinguerlo dai fenomeni fisici, dalle «cose» che esistono esteriormente. Esempi di fenomeni psichici sono vedere un colore, una figura, un paesaggio; udire un accordo, sentire il caldo o il freddo. Così come sono fenomeni psichici ogni ricordo, opinione, dubbio, attesa e ogni «moto dell'animo» come la gioia, la paura, la speranza, l'amore e l'odio. Esempi di fenomeni fisici sono, invece, un colore, una figura, un paesaggio che vedo, un accordo che odo; il caldo, il freddo, l'odore che sento. La psicologia è la scienza che deve occuparsi dell'unità dei fenomeni psichici nella percezione interna, di «atti mentali» relativi a cose percepite e vissute; non di elementi oggettivi, ma della relazione tra soggetto e oggetto, rispettando la natura della vita psichica quale processo dinamico che non sopporta artificiosi spezzettamenti e ispezioni al microscopio. L'oggetto, in quanto correlato intenzionale di un atto psichico, non esiste al di fuori di quell'atto: un oggetto desiderato è tale solo nel desiderio, un oggetto ricordato è tale solo nel ricordo. Ne deriva che, mentre la conoscenza dei fenomeni fisici è soggetta a errori di giudizio, la percezione interna dei fenomeni psichici si offre in piena evidenza e con il carattere della certezza. Nel momento in cui percepiamo qualcosa, viviamo un ricordo o amiamo qualcuno, siamo certi del nostro percepire, ricordare e amare in quanto tali. Non si può dubitare, sostiene Brentano, che la condizione psichica internamente percepita esista, ed esista nel modo in cui la si percepisce. Anche se l'evento percepito o ricordato è diverso nella realtà esterna o addirittura irreale, ciò non toglie nulla all'evidenza dell'atto mentale, che ha in sé la sua realtà d'esperienza. Questo è quanto Brentano intende con l'espressione «inesistenza intenzionale». Inesistenza, secondo l'etimologia latina (in-esse), non indica necessariamente l'irrealtà dell'oggetto, ma il suo «essere dentro» la coscienza, la sua immanenza all'atto psichico come oggetto intenzionale. L'intenzionalità possiede, inoltre, una «datità attuale», nel senso che ogni atto psichico è interamente presente alla coscienza. Affermando che la percezione interna è sempre autocosciente, Brentano rifiuta la possibilità di atti psichici inconsci, tanto che il termine «coscienza» viene usato dal filosofo quale equivalente di «atto psichico» o di «fenomeno psichico». Soltanto i processi fisiologici possono avvenire inconsciamente, ma non i fenomeni che sono oggetto della psicologia. Pur se conoscitore delle ricerche fisiologiche contemporanee, che dimostra di apprezzare, Brentano non le riconosce come «psicologiche» proprio perché dirette a fenomeni estranei alla coscienza. Il pericolo che vede negli studi di psicofisiologia è la confusione tra i due ambiti e il riduzionismo implicito nelle prime formulazioni di leggi. Per questo polemizza con G. Fechner, inventore della formula psicofisica che matematizza il rapporto costante tra incremento dello stimolo e sensazione corrispondente, rilevando i fattori qualitativi che intervengono nel tentativo di misurare i fenomeni psichici. Se «psicologico» è solo ciò che appare nell'orizzonte intenzionale del soggetto, i metodi propri della scienza psicologica dovranno essere la descrizione e la logica. Importante, al riguardo, è la distinzione, che Brentano specifica in una serie di scritti del 1890-91 pubblicati con il titolo di Deskriptive Psycbologie (1982), tra «psicologia genetica» e «psicologia descrittiva». Mentre la prima si basa su relazioni causa/effetto e sconfina nella fisiologia, la seconda è una scienza esatta al pari della matematica, in quanto indaga le strutture originarie dell'esperienza, ne rileva le relazioni e analizza il linguaggio con cui i fenomeni psichici possono essere espressi. Una scienza psicologica sperimentale potrà nascere, secondo Brentano, soltanto se preceduta da questa preliminare chiarificazione che si affida all'evidenza dell'esperire. In questo senso, quella da lui proposta è una psicologia empirica, perché si fonda rigorosamente sui dati dell'esperienza, intesa come percezione interiore chiara e immediata e come fonte di ogni ulteriore conoscenza.

In base ai modi con cui l'oggetto si presenta all'evidenza della coscienza, Brentano (1911) distingue tre classi principali degli atti mentali: le rappresentazioni, i giudizi e i sentimenti. Nelle rappresentazioni la relazione intenzionale si riferisce semplicemente al contenuto presentato, implicando la mera consapevolezza della presenza di un oggetto alla coscienza. Gli atti delle altre due classi presuppongono sempre questa presenza primitiva dell'oggetto e introducono un atteggiamento valutativo a struttura bipolare. I giudizi affermano o negano, esprimendo l'accettazione o il rifiuto di qualcosa come vero. Nei sentimenti o «moti dell'animo», infine, l'oggetto è considerato secondo l'interesse e desiderato in quanto piacevole (amore) o evitato in quanto spiacevole (odio). Di questa classe fanno parte l'ira, la paura, i desideri, ma anche le intenzioni e le decisioni. Nella presentazione interna l'atto e il suo oggetto sono dati simultaneamente e il contenuto ha una certa intensità. Nel giudizio e nel sentimento si ha una doppia intensità: oltre a quella relativa al contenuto, anche quella relativa al grado di convinzione con cui il giudizio viene espresso o alla forza con cui il sentimento viene avvertito. Poiché atti psichici diversi possono essere diretti verso lo stesso oggetto o interessare simultaneamente diversi oggetti, l'attività psichica si presenta come insieme complesso, ma si configura sempre come unità, come intero dotato di parti non scomponibili.

Il tema dell'intero e delle parti, che sarà poi sviluppato da Husserl e A. Meinong, conduce Brentano a confermare la natura essenzialmente qualitativa dei fenomeni psichici e la totalità della coscienza quale processo dinamico unitario. L'analisi dei momenti temporali, che impegna Brentano lungo tutto il corso della sua opera, lo conduce tuttavia, negli esiti finali del suo pensiero, a definire come reale solo ciò che si presenta alla coscienza come oggetto nella durata attuale. Alcuni interpreti hanno parlato, a questo proposito, di un realismo epistemologico della dottrina brentaniana. Di fatto Brentano, come D. Hume, non nega un mondo esterno alla percezione che sia causa di essa, ma nega che tale inferenza possa essere fatta a partire dalla percezione. In altre parole, assegna ai fisici il mondo delle cause e agli psicologi quello dell'evidenza percettiva. Brentano ha prodotto notevoli contributi anche nel campo dell'etica, della logica, del linguaggio, dell'estetica. La celebrità ottenuta dal filosofo finché era in vita è tuttavia progressivamente declinata dopo i primi decenni del '900; in seguito Brentano è stato citato soprattutto come iniziatore di studi e ricerche sviluppate dai suoi grandi allievi: Husserl, Meinong, C. Stumpf, Ch. von Ehrenfels, K. Twardowski, A. Marty e S. Freud. Tutti nomi che richiamano i movimenti più importanti del '900 europeo, anche se è degno di nota che quasi tutti hanno dato inizio a scuole o correnti di pensiero autonome.

Husserl ha sempre riconosciuto la centralità del concetto di intenzionalità nella fondazione della sua fenomenologia, ma ne ha trasformato il significato, radicalizzando il rapporto intenzionale come primum rispetto alla distinzione tra soggetto e oggetto. Questa concezione dell'intenzionalità annulla anche la funzione che Brentano le aveva assegnato di caratterizzare i fenomeni psichici rispetto a quelli fisici. Nella fenomenologia di Husserl, infatti, tale distinzione è superata dal concetto di Erlebnis (vissuto), che oltrepassa ogni residuo naturalistico ancora presente nella dottrina del maestro. Alcuni esperimenti percettivi di Brentano hanno ispirato a Von Ehrenfels la nozione di Gestalt, su cui nasce e si sviluppa la psicologia della Gestalt, nelle sue diramazioni della scuola di Graz, fondata da Meinong (da cui hanno tratto insegnamento, tra gli altri, V. Benussi e B. Russell), e della scuola di Berlino, dove Stumpf inaugurò il suo laboratorio insieme a M. Wertheimer, W. Kohler e K. Koffka. L'opera di Twardowski, ispirata ai lavori di logica e psicologia di Brentano, ha esercitato un forte influsso sulla filosofia polacca del '900. Marty e il suo discepolo K. Bühler svilupparono una teoria analitica del linguaggio, che fu seguita da R. Jakobson e da A. Reinach, anticipatore della teoria degli atti linguistici di J. Austin. L'influenza di Brentano sul giovane Freud è controversa: se infatti può essere rintracciata nell'attitudine filosofica, che ha attenuato l'organicismo della contemporanea formazione medica, e nel riconoscimento dell'autonomia della sfera psichica da quella fisica, è tuttavia evidente che la centralità dell'inconscio nella psicoanalisi si pone in netto contrasto con la concezione brentaniana della coscienza. La permanenza di Brentano a Firenze fu molto importante per lo sviluppo della psicologia italiana di inizio secolo. Qui intrattenne vivaci rapporti con gli iniziatori degli studi psicologici, tra cui F. De Santis, G. Vailati, M. Calderoni e soprattutto F. De Sarlo, maestro di A. Aliotta. L'interesse per la sua opera è testimoniato dai dibattiti sulle prime riviste di psicologia e dagli scritti di Vailati e De Sarlo. Brentano, inoltre, è spesso indicato come antesignano delle correnti neoempiriste del '900 per la sua volontà di rifondare la filosofia su basi scientifiche. Questo progetto, che si oppone alle tesi di W. Dilthey sulla separazione tra scienze della natura e scienze dello spirito, è diventato un punto di riferimento per le filosofie di impostazione analitica. In tempi recenti la ripresa del tema dell'intenzionalità della coscienza nell'ambito delle scienze cognitive e della filosofia della mente ha favorito una rinascita degli studi su Brentano da parte di epistemologi e scienziati quali H. Putnam, D. Dennet, N. Chomsky, J. Fodor, D. Davidson, Th. Nagel, J. Searle. Nei dibattiti ancora in corso tra esternalisti e internalisti, il richiamo alle origini della teoria dell'intenzionalità è sempre più frequente. Tali nuovi indirizzi di ricerca testimoniano la fertilità del pensiero di Brentano e gli riconoscono una specificità e uno spessore teorico che va ben oltre il valore di anticipatore.

MARIA ARMEZZANI