Associazione, libera associazione, attenzione fluttuante |
In poco più di un secolo di psicoanalisi, uno dei temi teorico-clinici maggiormente dibattuti è stato quello degli aspetti relazionali simmetrici e asimmetrici della cura. La tradizione ha insistito sulla prevalenza, se non esclusività, assegnata da S. Freud ai secondi a scapito dei primi, laddove nel pensiero postfreudiano si sarebbe imposta l'evidenza secondo cui il coinvolgimento simmetrico dell'analista col paziente è tale da revocare in dubbio la validità del concetto di controtransfert, quando lo si intenda esclusivamente come reazione evocata dall'altrui mozione affettiva in chi resterebbe altrimenti in neutrale estraneità al tumulto delle passioni. Ma la lente psicoanalitica applicata alla storia stessa della psicoanalisi spesso finisce per rintracciarvi le medesime difese operative nel singolo, sicché il valore dell'enunciazione teorica va sempre tarato lungo snodi diacronici segnati dall'alternanza di rimozioni, formazioni reattive e prese di coscienza, se si vuole cogliere alla fine un credibile punto d'equilibrio di (in)validità. Insomma, è l'esportazione del punto di vista genetico nel dominio della storia del pensiero ciò che consiglia di cercare indicazioni sulla questione simmetria/asimmetria interrogando la regola fondamentale posta da Freud a governo della cura (Freud, 1911b; 1912a e b). Suoi ingredienti sono la libera associazione sul versante del paziente e l'attenzione fluttuante su quello dell'analista, due condizioni in superficie differenti ma implicanti in profondità la stessa disposizione psichica, fatte salve poche differenze (tra le quali ovvia, ma non banale, è l'uscita motoria verbale delle libere associazioni con ricadute conseguenti sulla coscienza riflessiva). Vedremo come l'intreccio simmetria/asimmetria configuri quell'assetto relazionale oggi condiviso dalla stragrande maggioranza degli analisti, seppure con inevitabili variazioni sul tema (in parte dipendenti da equazione personale), mentre per il momento conviene privare il termine «associazione» del suo libertario aggettivo freudiano per collocarlo brevemente nella deriva filosofica di appartenenza. Sull'onda degli sviluppi della meccanica, fu la rivoluzione filosofica seicentesca a porre interrogativi causali sul funzionamento di un'anima cui l'aristotelica «teoria delle forme sostanziali» si era limitata ad assegnare un'essenza. Di quell'anima, che il dogma teologico pretendeva eterna e immutabile, l'ontogenesi mostrava invece il variabile sviluppo dipendente dall'impatto ambientale, su cui perciò una schiera di filosofi spostò il baricentro della ricerca. Tra essi F. Bacon, Th. Hobbes, J. Locke e altri sono tutti, a vario titolo, sostenitori dell'«associazionismo», la tesi secondo cui si nasce privi di quelle competenze psichiche che si struttureranno solo in seguito associando stabilmente fra loro i dati dell'esperienza. E così che, per la gioia del freudiano, si può leggere in Spinoza che il contadino subito passa dall'idea del cavallo a quella dell'aratro, del duro lavoro dei campi e dell'andamento della stagione, mentre dalla stessa idea il soldato passa a quella degli oneri militari, del campo di battaglia e della guerra. Nel '700 troviamo formulate da D. Hume le leggi generali dell'associazione, secondo cui lo stoccaggio di idee in memoria avviene secondo criteri di rassomiglianza, contiguità spazio-temporale e causalità, mentre nell'800 l'associazionismo conosce una vera e propria esplosione, dovuta al convergere di filosofia naturale e nascente neurologia. D. Stewart, J. Mffl, J. S. Mill, H. Spencer, A. Bain, F. Galton e W. Wundt, per citarne solo alcuni, figurano tra i tanti impegnati a spiegare il funzionamento psichico in termini di dinamica associativa, ed è sorprendente rintracciare addirittura qua e là, nelle loro pagine, precursori della futura metapsicologia, come capita in Stewart che insiste sulla natura associativa dei sogni, o in Stuart Mill che intuisce la «condensazione» di rappresentazioni fuse fra loro come i sette colori del prisma nel bianco. E in tema di sogni, va ricordato come anche arti figurative e letteratura spesso insistano, nell'800, su leggi implicite del funzionamento associativo che toccherà a Freud esplicitare, di li a poco. Premettendo ora di nuovo «libera» ad «associazione», ci immettiamo nel cuore del pensiero freudiano, il sostantivo marcandone la continuità con la tradizione, l'aggettivo la rottura. La tecnica della libera associazione nasce nel periodo in cui Freud transita da ipnosi e catarsi alla psicoanalisi, prendendo forma nella prassi dell'invito, da lui iterativamente rivolto a pazienti resistenti alla trance, a dire tutto ciò che pensano, per quanto incongruo, irrilevante, assurdo o scabroso possa sembrare. Oltre alle prevedibili e coerenti associazioni di contadini e soldati spinoziani, l'invito freudiano mira perciò a captarne anche di improvvise e recalcitranti al potere esplicativo del contesto, mediante il conseguimento di un assetto psichico che è reso bene dalla seguente, famosa analogia: due viaggiatori in treno sono disposti in modo tale che l'uno abbia accesso al finestrino da cui si intravede un panorama che gli è sconosciuto, mentre l'altro, privo di quella visuale, è in compenso esperto conoscitore della geografia del luogo (la teoria); il primo si impegna perciò a descrivere senza omissioni ciò che vede al secondo, che per parte sua ne trae silenziose inferenze sull'esatta localizzazione del treno, comunicandola di volta in volta e al momento opportuno all'ignaro compagno di viaggio (Freud, 1913b; 1914b e c). Questa la prassi, a monte della quale giacciono però motivi teorici abbozzati in Come intendere le afasie (1891), sviluppati nel contrappunto fra i coevi Studi sull'isteria (1892-95) e Progetto (1895), e formalizzati nell’Interpretazione dei sogni (1899a), mentre nel seguito si assisterà solo ad arricchimenti di un dispositivo sostanzialmente già delineato. Fermiamoci perciò su queste prime stazioni della teoresi freudiana a partire da quella afasiologica, in cui è reperibile l'adesione alle tesi dinamiche di J. H. Jackson sulla natura olistica di psiche e linguaggio: l'atomo semantico è l'enunciato, che distribuisce il significato alle proprie componenti in obbedienza a reti associative vincolate da evoluzione e involuzione (precursore, quest'ultima, della freudiana «regressione»). E per questo che la vulnerabilità all'insulto afasico, massima nei nomi propri, meno densamente associati, decresce nei nomi comuni per toccare il minimo nei verbi, situati all'intersezione di molte reti. Analoga l'adesione freudiana alle tesi del linguista B. Delbrück, secondo cui il significato latitante nell'enunciato afasico va ricercato in anelli associativi mancanti, e a quelle del neurologo J. Ross, che, facendo coincidere idee e neuroni, assegna infima connessività alla coscienza corticale e altissima all'inconscio sottocorticale, dalle cui associazioni dipende perciò l'eventuale riparo della mutilazione linguistica. Sfondo della ricerca freudiana è già la parafasia, ascritta a interferenza di diverse catene associative (mediante Überbestimmung, sovradeterminazione, termine che compare qui per la prima volta), e sua conclusione è che tutte le afasie sono di conduzione, dipendono cioè da vulnerazione associativa, tesi che sarà ripresa dopo decenni in L'inconscio (19155) assegnando alla cura lo scopo di recuperare, via associazioni, quel raccordo fra «rappresentazione di parola» e «di cosa» tranciato in vario modo da varie patologie. Ma già negli Studi sull'isteria era l'isolamento associativo del «nucleo patogeno» a decretarne il potenziale sintomatico e a giustificare, come tecnica mirata a rompere l'assedio della rimozione, la minuziosa stesura di una cartografia di nessi associativi comprendente catene principali e secondarie, collaterali e parallele, divergenti e convergenti, e così via, ciascuna munita di almeno tre possibili ordinamenti (cronologico, tematico e logico) e di punti nodali di intersezione in cui si condensano rappresentazioni sovradeterminate. L'inaudita complessità dello Sprach-apparat (apparato di linguaggio) così delineato è ribadita nel Progetto, dove sono reperibili presupposti d'affinità tra il libero fluire di rappresentazioni e quel particolare regime d'attenzione che solo nel seguito sarà definito «fluttuante». Qui le definizioni di Io e memoria, il primo un insieme di rappresentazioni associate da legami ultrastabili finalizzato all'inibizione, la seconda un sistema di facilitazioni permanenti fra vie associative, rendono conto di come il gioco combinato di inibizione e facilitazione, funzionale nell'ontogenesi al riconoscimento della realtà, possa piegarsi al misconoscimento della stessa in patologia. E poiché quest'ultima è sinonimo di rimozione, va rilevato come nel Progetto la presa di coscienza dipenda dall'investimento di neuroni motori verbali effettuato durante il decorso associativo: il nostro modo di pensiero abituale è inconscio, sostiene Freud, con occasionali intrusioni nella coscienza (Freud, 1895), quelle stesse che la regola tende a favorire il più possibile. Che la libertà di decorso associativo implichi poi l'esclusione d'attenzione focale, lo si evince dal fatto che compito dell'attenzione è regolare lo spostamento infraegoico di quegli investimenti che in condizioni patologiche sono devoluti a inibizioni e facilitazioni difensive, mentre l'implicazione inversa la si può apprezzare nella comune esperienza del destarsi di libere associazioni ogni volta che l'attenzione viene effettivamente sospesa. Perciò i due assetti psichici sono equivalenti, seppure non identici, e dal punto di vista economico possono essere descritti come conseguimento di un'ardua disposizione a escludere peculiari forme di distribuzione energetica munite di effetti convergenti, controinvestimenti per la libera associazione e iperinvestimenti per l'attenzione. Un quinquennio dopo il Progetto, nell'Interpretazione dei sogni, l'autoanalisi trasforma la cartografia associativa in affresco popolato di personaggi e vicende interiori, rintracciati mediante un lavoro interpretativo la cui aspirazione è battere a ritroso, palmo a palmo, la via percorsa all'andata da altro lavoro, quello onirico. Ma il palmo a palmo resta ambizione coronata solo in casi fortunati, una minoranza, anche quando la resa combinata di libere associazioni (attenzione fluttuante) del paziente e di attenzione fluttuante (libere associazioni) dell'analista è ottimale: spesso si è costretti al bypass, a scavare pozzi qua e là per incontrare a varie profondità pensieri intermedi e latenti altrimenti irraggiungibili (Freud, 1899a), visto che il rimosso tende a catturare in densa orbita associativa rappresentazioni indifferenti, perché poco associate e perciò più facili da legare, e recenti, perché non hanno ancora avuto tempo di entrare in contesti associativi. Le prime giustificano l'equanime atteggiamento indiziario del «pensiero osservante» (Freud, 1895) ottenuto da confisca di risorse focali all'attenzione, le seconde segnalano l'importanza associativa del residuo mnestico, sia esso semplice innesco diurno di sogno o ricordo di copertura che sta alla scena schermata come il sogno manifesto a quello latente (Freud, 1913-1914). Libera associazione e attenzione fluttuante, infatti, perseguono sempre in Freud l'effrazione di trame d'oblio, come si evince dal capitolo settimo dell'Interpretazione, dove il tracciante psichico corre dall'input percettivo all'output motorio marcando gli interposti gradienti mnestici dell'apparato con palinsesti associativi che seguono esattamente le stesse leggi a suo tempo formulate da Hume: rassomiglianza (metafora), contiguità (metonimia), causalità. Solo che, essendo governate dal processo primario (spostamento e condensazione), quelle leggi sono qui sottratte a logica ed eleggono la fallacia a norma. E’ così che, in tema di causalità, post hoc ergo propter hoc diventa inferenza valida capace di mostrare l'altra faccia dell'apparente libertà associativa, quella deterministica. Ed è proprio al determinismo psichico esemplificato nelle libere associazioni che sono state mosse da sempre obiezioni particolarmente accese, in parte riflesso di una più generale e veneranda antinomia scientifica, ma spesso dettate da confusione fra determinazione e predeterminazione. Esse vanno dalla banale critica secondo cui in luogo di una data associazione avrebbe potuto essercene un'altra, alla meno banale accusa di fallacia dell'inversione causale, secondo cui le associazioni a una rappresentazione sono suoi effetti e perciò non possono essere considerate sua causa (Smith, 1999). Alla critica si può rispondere evocando un controesempio freudiano che prende di mira lo scarso rispetto nutrito in genere per l'evidenza psichica: se un chimico rileva il peso di una sostanza e ne trae conseguenze, a nessuno verrebbe in mente di contestarle adducendo che il peso avrebbe potuto essere un altro (Freud, 1915-1917). E all'accusa di inversione causale si può rispondere che le associazioni sono esclusivamente effetto di una rappresentazione manifesta, la quale risulta però connessa per loro tramite ad altra rappresentazione latente rintracciabile in un numero finito di passi, si spera: si tratta dunque, in conformità piena a un classico modello d'inferenza scientifica, di risalire in via retrograda dall'effetto alla causa (con conseguente illusione prospettica di «necessità» degli eventi), mentre la discesa anterograda da causa a effetto resta in Freud sempre indeterminata, indeterminabile e perciò spesso sorprendente, a patto di sospendere l'attenzione (Freud, 19206). Diversamente da quanto accade per altri concetti (ad esempio «seduzione» e «angoscia»), dall'Interpretazione dei sogni in poi libera associazione e attenzione fluttuante non conosceranno revisioni significative, ma solo crescita in complessità a ridosso di analoga crescita della metapsicologia e a dispetto dei rimaneggiamenti a volte drammatici di quest'ultima. Ecco, qui di seguito, alcune direttrici di sviluppo più significative. In virtù della nascita di una vera e propria filosofia dell'ascolto capace di conferire alle pause di silenzio il medesimo valore che esse hanno nel discorso musicale, cadono del tutto o si ridimensionano drasticamente gli inviti pressanti rivolti al paziente affinché dica ad ogni costo ininterrottamente, mentre la progressiva messa a fuoco delle dinamiche transfert/controtransfert estende l'alone semantico delle libere associazioni al fine di catturarne i copiosi riferimenti e allusioni alle determinanti affettive della relazione in corso; con l'introduzione del punto di vista strutturale, l'attenzione viene inclusa tra le funzioni egoiche come processo dinamico al servizio della strutturazione dell'Io nei suoi rapporti con la realtà, e ciò spiega come la sua ripartizione omogenea, paragonabile a quella ipnagogica, possa perseguire lo scopo di ottenere la parziale dissolvenza dei confini egoici indispensabile alla cura; infine, si adombra la vaga quanto cauta ipotesi secondo cui il singolare regime di economia psichica assegnato alla cura possa consentire una sorta di comunicazione diretta da inconscio a inconscio, interfaccia che diverrebbe più probabile quando una rappresentazione transita dal processo primario a quello secondario (Freud, 1921b; 1921c). Nonostante il dispositivo di cura abbia già conseguito in Freud, nell'insieme, gran parte di quell'assetto simultaneamente simmetrico e asimmetrico che ancora oggi costituisce condizione necessaria ma non sufficiente dell'impresa analitica (la sufficienza essendo conseguita con l'aggiunta a libere associazioni e attenzione fluttuante di transfert e interpretazione), nel pensiero post-freudiano non sono mancate critiche alla regola mosse a partire dal punto di vista strutturale e culminanti in una duplice accusa: da un lato essa, figlia del solo punto di vista topico, quando applicata con l'inflessibile rigore mostrato da Freud, finirebbe per porsi al servizio del Super-io diventando incarnazione di quella medesima persecutorietà che dovrebbe costituire bersaglio elettivo della relazione analitica; e d'altro lato, il canone rispecchiato dalla coppia libera associazione / attenzione fluttuante sarebbe frutto d'idealizzazione, da parte di Freud, di una presunta verità obiettiva indipendente dal soggetto e vagheggiata a suo discapito, ancora una volta a tutto vantaggio del Super-io, vista la stretta parentela fra idealizzazione e persecuzione. Come ponderoso contrappeso a queste critiche, si possono menzionare le floride derive della regola freudiana in W. Bion e D. Winnicott. Se essa era già in Freud semplice utopia di riferimento, disposizione mai compiutamente realizzata ma, proprio per questo, straordinario attrattore psichico di contenuti inconsci, Bion ne radicalizza ulteriormente gli estremi, assegnando all'analista non solo l'improbabile compito di abbandonare del tutto la sua presa attentiva sul mondo, ma anche quello impossibile di essere senza memoria né desiderio, per guadagnare a fondo la condizione di réverie indispensabile a contenimento e interpretazione (Bion, 1970). E Winnicott (1965b), marcando nell'ontogenesi la distinzione fra ambiente e oggetto, li ascrive entrambi al dispositivo di cura, connotandolo come area transizionale parzialmente sgombra da quei fantasmi persecutori che frequentano spesso la stanza d'analisi, è vero, ma sicuramente non perché li introdotti dalla regola. In conclusione, a monte di libere associazioni e attenzione fluttuante e a ulteriore garanzia di quella simmetria relazionale profonda su cui poggia l'indispensabile asimmetria di superficie, giacciono oggi soprattutto funzioni di contenimento e ambiente affettivi, i quali, se per parte loro sono già capaci di porre, in silenzio, i presupposti dell'impresa analitica, attendono pur sempre che quel silenzio sia rotto dalla parola, associativa o interpretativa che sia. FRANCESCO NAPOLITANO |