«Io non sono né un filosofo, né un teologo, ma uno studioso del 'fenomeno', un 'fisico' nel senso dei greci » (Intervista a Teilhard de Chardin, "Nouvelles Littéraires", 11 gennaio 1951)
Il pensiero di Teilhard de Chardin (1881 - 1955) padre gesuita, geologo e paleoantropologo ha come nucleo il concetto di evoluzione ma la sua concezione evoluzionista vuole conciliare la rivelazione del Cristo con la scienza, sostenendo che Cristo e Scienza costituiscono un unico discorso.
Similmente a Henri Bergson (1859-1941) il suo evoluzionismo convergente non si sviluppa su uno sfondo epistemologico positivista, materialista e, benché scienziato per formazione e professione, in lui non c'è traccia di scientismo.
Nella sua opera principale Il fenomeno umano egli traccia una storia dell'universo come sintesi dello stato della conoscenza del tempo in un'ottica evoluzionista che fa del movimento convergente del pensiero l'essenza stessa di ciò che è solido e non effimero, la vera natura dell'essere.
Tale visione incita parimenti all'azione evoluzionista nel portare questo movimento convergente (già presente in natura fin dalle particelle sub-atomiche), alla fine dei tempi apocalittici, affinché giunti al punto omega quale centro dei centri e punto di convergenza finale, il Cristo, luogo di super-socializzazione, costituisca il momento terminale di una specie in evoluzione oltre l'uomo stesso.
Pur vedendo chiaramente lo stato di atomizzazione, frammentarietà, incapacità di trascendere il particolare in cui versa l'attuale umanità perennemente in conflitto, tuttavia egli rimane ottimista sino alla fine sull'evoluzione del processo di socializzazione progressiva, quale movimento naturale e spontaneo e quale vera essenza sia dell'evoluzione che del movimento di convergenza del pensiero stesso.
Per lungo tempo l'uomo si era pensato come parte di un cosmo statico poi, con il XIX secolo, fece irruzione nella storia del pensiero la nuova idea di evoluzione: Laplace ipotizzò che i corpi celesti come il sole e i pianeti si fossero generati progressivamente a partire da una nebulosa originaria; questo nuovo approccio basato su un'idea di evoluzione cominciò a mietere successi nel campo della biologia o meglio ancora della zoologia che iniziarono a ridisegnare la storia naturale. In questo campo i suoi maggiori protagonisti furono senza dubbio Buffon con Les èpoques de la nature (1778) e Darwin con L'origine delle specie (1859).
Dall'evoluzione della vita all'evoluzione della materia, un ulteriore passo avanti fu fatto quando venne introdotta in fisica la nozione di entropia. Da allora molti si sono dedicati a tentare di ridurre l'idea di evoluzione a mera ipotesi, per lo più parziale ovvero ridotta al solo trasformismo biologico. Molti altri però hanno ritenuto che senza l'idea di evoluzione non sarebbe stato più possibile nemmeno pensare la realtà, così essa ha investito molti campi del sapere.
Teilhard visse appunto nell'epoca in cui l'idea di evoluzione faceva il suo avvento e con la sua opera interpretò l'evoluzione non come idea estranea e avversa alla teologia cristiana, ma come idea presente implicitamente fin dall'inizio nella figura del Cristo, che rilesse alla luce dell'apporto del pensiero scientifico come evolutore ovvero non estraneo ad un cosmo in evoluzione, ma proprio come punto omega della dinamica cosmica evolutiva. Cristo infatti è per Teilhard fondamentalmente il divenire sempre più persona di questa idea di evoluzione.
In un'epoca materialista e positivista dove la scienza ma soprattutto la tecnica celebrava il suo trionfo, egli rigettò sia il materialismo che il positivismo ma a differenza di altri uomini di religione fece sua fino ad innamorarsene la visione evoluzionista, estendendola al mondo delle realtà cosiddette spirituali reintegrandole così nella natura in una visione monistica dell'essere.
In questo contesto il concetto di natura va inteso nel senso che:
* Il cosmo sorto con l'esplosione della singolarità gravitazionale nel big-bang si dirige in maniera naturale a divenire vita;
* La vita a sua volta con la stessa identica naturalità esprime il suo movimento verso l'umanizzazione;
* L'uomo sempre naturalmente tende al raggiungimento di uno stadio ultra-umano dove lo spirito sempre in maniera naturale e per nulla soprannaturale ovvero non in maniera estranea alla stessa natura, tende a liberarsi lentamente ma definitivamente della sua base di origine materiale.
Il disegno evolutivo per Teilhard de Chardin si snoda a partire dalla pre-vita o mondo inorganico fino ad arrivare alla vita propriamente detta, che nel suo svilupparsi costituisce la biosfera. È a partire da questo momento dell'evoluzione dell'universo che si dà il fenomeno dell'ominizzazione quale punto di passaggio dalla biosfera alla noosfera o mondo del pensiero, che si realizza solo grazie a questa nuova specie e solo grazie a questa unica specie per cui l'elemento che unisce l'umanità e la noosfera risulta essere la riflessione.
Mentre quindi con il concetto di ominizzazione egli intende riferirsi al lungo processo di evoluzione biologica che è sfociato nella apparizione della specie umana, con il concetto di umanizzazione rimanda invece alla fase evolutiva successiva all'ominizzazione prettamente quest'ultima di tipo spirituale e morale, caratterizzata da un continuo accrescimento della coscienza che determina dopo la biosfera, quale strato vivente non riflessivo e che ha come radici il pianeta Terra, una sorta di seconda pellicola più invisibile che circonda la Terra chiamata da questi noosfera quale strato riflessivo che a sua volta si appoggia sulle sue più immediate radici rappresentate dalla più visibile biosfera emersa in tempi molto più remoti da una fase ancor più primitiva di pre-vita costituita dal mondo inorganico.
Arrivati quindi all'umanità e alla riflessione che produce la noosfera, la storia dell'evoluzione dell'universo, per Teilhard de Chardin, non solo non è ancora finita ma giunge semplicemente all'ultimo capitolo prima del momento veramente finale rappresentato dalla convergenza delle riflessività umane, grazie all'amore e alla comunicazione, che nel costituire la Cristosfera si uniscono sempre più in un Punto-Omega a forte carica gravitazionale: il Cristo Cosmico. Il Cristo Cosmico in questa visione è quindi paragonabile ad una sorta di nuova molecola del DNA ancora da venire, nella quale la vita compie un salto qualitativo, come un tempo le singole molecole hanno compiuto, allorché si sono aggregate nella nuova macromolecola del DNA appunto, molecola che ha aperto un nuovo capitolo nella storia dell'universo, capitolo che come sappiamo ha avuto un grande avvenire.
Per Teilhard l'evoluzione arrivata a questo punto procede ormai solo grazie alla possibilità delle coscienze umane individuali di comunicare le une con le altre creando perciò de facto una sorta di super-essere: costituendosi in gruppo grazie alla comunicazione, le singole coscienze sperimentano in prima persona qualcosa di paragonabile al salto qualitativo ed evolutivo sperimentato dalle singole molecole che, organizzandosi e assemblandosi in un nuovo ordine, erano passate bruscamente dall'inerte al vivente con la nuova macromolecola del DNA che costituì un nuovo inizio paragonabile al primo Big Bang e che si espanse e colonizzò il pianeta.
Conseguentemente a questa impostazione della problematica della crescita della specie, la critica di Teilhard al super-uomo di Nietszche è che questi non tiene in conto il fenomeno della comunicazione crescente tra gli individui. Per Teilhard cioè non è ormai più al livello dei soli singoli individui che il processo evolutivo si realizza, e al proposito scrisse: «Rien dans l'univers ne saurait résister à un nombre suffisamment grand d'intelligences groupées et organisées» (« Niente nell'universo potrebbe resistere a un numero sufficientemente grande di intelligenze raggruppate e organizzate.»)
In questo nuovo movimento evolutivo caratterizzato dalla comunicazione promotrice di convergenza dei singoli individui in un unico super-individuo collettivo egli vede non un "Dio in costruzione" come prima di lui Ernest Renan aveva concepito o - in maniera più sarcastica - Sigmund Freud in L'avvenire di una illusione - ma la stessa specie biologica umana che, grazie al pensiero e alla comunicazione, si raggruppa e si organizza per convergere su se stessa in un nuovo unico super-organismo per raggiungere infine Dio, questo ipotetico punto omega che rappresenterebbe di fatto e senza rimpianto alcuno la fine dei tempi.
Nella riflessione scientifica e teologica di Teilhard de Chardin si fa manifesto un nuovo volto di Dio, il Dio dell'evoluzione che però non esclude il volto di Dio della tradizione monoteista e cristiana, il volto antico di Dio, il Dio dei Cieli trascendente e distinto dal mondo.
Per il pensatore gesuita è proprio il Cristo ch'egli chiama Cristo evolutore in quanto verbo incarnato, Redentore e Consumatore dell'universo che riunifica in sé, nella sua persona, e il Dio dei Cieli tradizionale e il Dio dell'evoluzione, quale centro e motore dell'universo. Cristo Omega che orienta e fa convergere il movimento complessivo dell'universo promuovendo l'umanizzazione progressiva della Terra.
In sintesi, il senso dell'incarnazione di Dio nella persona umana del Cristo è proprio la partecipazione attiva di Dio alla noogenesi, ovvero al passaggio dalla vita non riflessiva alla vita via via sempre più riflessiva, che riunifica e concentra, grazie alla riflessione collettiva (coriflessione) l'umanità in un sovra-organismo (super-umanità), quale corpo unico e centrato nel Cristo evolutore.
Teilhard si muove nella direzione del riconoscimento di una dialettica concreta ancor più strutturale di ogni dialettica della coscienza quando riconosce nella dialettica relazionale uomo-donna la dialettica fondamentale.
Già a Bergson era accaduto di commentare come in natura la vita sia più reale degli stessi viventi: i viventi infatti passano ma la vita resta. Con lo stesso significato ma con un'altra terminologia, in quanto la vita che non passa è identificata da Teilhard con lo spirito, si possono intendere certe affermazioni del religioso su questioni inerenti il malthusianesimo: «Lo spirito è più della vita; ora certi organismi religiosi condannano il malthusianesimo nel dominio della vita, ma lo praticano nel dominio del pensiero »
Nell'esporre la concezione della funzione evolutiva dell'amore a cui è pervenuto, parte dalla constatazione che l'amore non è un fenomeno limitato solo all'umanità, tuttavia, se è più facile riconoscerlo nei mammiferi (poiché in essi si esprime con modalità più vicine a ciò che è umano: passione sessuale, istinto paterno o materno e finanche nella solidarietà sociale) nel momento in cui si scende verso le radici dell'"albero della vita" questa chiarezza comincia a venir meno.
Teilhard esprime la convinzione che ciò che noi chiamiamo amore esiste addirittura a livello delle semplici molecole e che è proprio quello stesso amore che si manifesta al livello umanizzato nelle nostre vite. Il ragionamento è: se l'amore non fosse presente già nelle forme più semplici o meno evolute dell'universo, non potrebbe manifestarsi come forza universale nemmeno ai suoi livelli più alti e più complessi.
Teilhard interpreta l'amore come vera e propria forza gravitazionale con funzione centripeta capace cioè di attrarre o di curvare lo spazio-tempo in questa direzione dell'universo ch'egli chiamerà "punto omega", quale centro dei centri e che non è una astrazione ma una persona: il Cristo che chiama tutto e tutti a sé e che parimenti è anche la fine del mondo, nei secoli tanto paventata e invece cantata da Giovanni nell'Apocalisse. Questa idea teilhardiana del'amore non è nuova nella storia del pensiero poiché vi è presente fin dai Dialoghi di Platone e poi verrà ripresa ancora nel medioevo da Nicola Cusano: grazie alla forza dell'amore i frammenti del mondo si cercano per ricostituire il mondo in unità. Quello che invece appare all'occhio dell'astronomo come forza gravitazionale, per Teilhard è invece solo il rovescio o l'ombra di ciò che muove realmente la natura, per Teilhard infatti le cose hanno un interno, una interiorità, per cui l'amore esprime la convergenza psichica dell'universo su se stesso. (Riferimenti: Teilhard de Chardin "Il Fenomeno umano"). La funzione dell'amore all'interno del sistema di pensiero Teilhardiano occupa dunque un posto centrale quale motore dell'evoluzione dell'universo. «Ma la maniera più espressiva e più intimamente esatta di raccontare l'Evoluzione universale consisterebbe probabilmente nel rintracciare l'Evoluzione dell'Amore.» (Teilhard de Chardin in "Lo spirito della Terra")
Teilhard de Chardin ritiene che ormai la specie umana è riuscita a conquistare e a dominare ogni forma di energia, e proprio per questo sembra essere venuto il momento di mettere all'ordine del giorno l'umanizzazione di un'ultima forma di energia che sembra avere in gran parte tralasciato: l'amore. «Un giorno o l'altro, dopo l'etere, i venti, le maree, noi capteremo per Dio le energie dell'amore. -Allora, per la seconda volta, l'Uomo avrà scoperto il Fuoco.» (Teilhard de Chardin "L'evoluzione della Castità")
Nello stesso tempo non dissimula che molti amori spirituali siano «finiti nel fango», ma questa sembra essere comunque la direzione dell'evoluzione senza possibilità di altra alternativa che sia nello stesso tempo nella direzione nega-entropica ovvero di un maggiore e rinnovato ordine che solo ha permesso e continua a permettere la continuità della vita.
Una necessità per l'evoluzione dell'amore: il superamento della famiglia
A partire da quelle iniziali riflessioni sull'amore e sulla donna, scaturite in trincea nel pieno della prima guerra mondiale, matureranno in seguito in Teilhard de Chardin tutt'uno con l'uomo di religione senza scissione alcuna, nuove prospettive dell'evoluzione dell'amore che per il gesuita coincideva con l'evoluzione dell'universo; «forza prima» dell'evoluzione l'amore va evoluto affinché possa divenire l'amore grande. Ovviamente per questa prospettiva Teilhard parla di tempi lunghi, i tempi appunto dell'evoluzione tanto più che per la specie umana fin dall'età della pietra sembrerebbe molto più semplice evolversi economicamente e tecnologicamente che fare qualche passo in avanti lungo la prospettiva dell'evoluzione dell'amore. Come egli disse: «L'Uomo e la Donna per il figlio- ancora e per molto tempo, sinché la vita terrestre non sarà giunta a maturità. Ma l'uomo e la donna l'uno per l'altro, sempre di più e definitivamente.»
E ancora in un altro testo riformula sinteticamente tale visione di superamento evolutivo: «E alla fine, è il Centro totale stesso che, ben maggiormente del figlio, appare come necessario al consolidamento dell'amore. L'amore è una funzione a tre termini: l'uomo, la donna e Dio. » (Teilhard de Chardin "Esquisse d'un Univers personnel")
Sulla sua visione dell'evoluzione e soprattutto sulla parte più originale del pensiero di Teilhard, vale a dire le elaborazioni sull'avvenire dell'evoluzione volta alla nascita della Super-Umanità e che comportava quindi una fede nelle potenzialità evolutive della specie, Teilhard non avrà mai dubbi poiché egli vedeva le forze in campo già in atto in tale direzione. Questo gli faceva dire: «È più facile che la Terra smetta di girare che l'umanità, presa nel suo insieme, di organizzarsi e di unificarsi » (Teilhard de Chardin "L'avvenire dell'Uomo")
Secondo Teilhard l'evoluzione non si è fermata con l'homo sapiens sapiens ma continua oltre la nostra specie, solo che finché si guarda all'involucro denominato biosfera non si può scorgere il nuovo movimento evolutivo; per mettere a fuoco lo sguardo sulle nuove dinamiche evolutive bisogna prima distoglierlo dagli involucri più arcaici dove evoluzione vera non vi è più, per fissarci sul nuovo involucro che circonda il pianeta fatto di pensiero: la noosfera. Poiché è qui e solo qui nell'involucro pensante che circonda il pianeta Terra che è in formazione lo spirito della Terra che tende al massimo della convergenza, centrazione e consistenza tutt'uno con il massimo di personalizzazione nel Punto Omega finale, punto terminale e di maturazione a forte carica gravitazionale che attrae tutto e tutti a sé quale vero motore dell'universo. Punto Omega nel quale l'attitudine all'unione della creazione giungerà al parossismo nel Cristo vittorioso che in un lampo emergerà trionfante. Allora l'unificazione universale si consumerà sì che le parole di Giovanni il veggente troveranno la loro attuazione: «E le cose di prima sono passate » (Apocalisse di Giovanni)
Alcuni studiosi ritengono che sulla formazione della visione teilhardiana abbiano influito
* Henri Bergson con "L'evoluzione creatrice" per la distinzione tra "tempo" e "durata"
* Leibniz in particolare per quanto riguarda l'uso del concetto di "monade"
* Henri Poincaré, Duhem, Blaise Pascal,
* Maurice Blondel (che negli anni venti commentò favorevolmente alcuni saggi del gesuita: «Letteralmente condivido anche (e ho condiviso in ogni tempo) le idee e i sentimenti del reverendo padre Teilhard nei confronti del problema cristologico. Davanti agli orizzonti ingranditi della scienza della natura e dell'umanità, non si può, senza tradire il cattolicesimo, rimanere su spiegazioni mediocri e a modi di vedere limitati che fanno del Cristo un incidente storico, che lo isolano nel Cosmo come un episodio posticcio, e sembrano fare di lui un intruso o uno spaesato nella schiacciante e ostile immensità dell'Universo» (Corrispondenza di Maurice Blondel con Auguste Valensin))
* Spinoza nel rifiuto di ogni dualismo in favore del monismo nei rapporti tra Dio e il mondo "In Christo vivimus, movemur et sumus")
* Nietzsche, per Teilhard "carità evangelica" non può avere nulla a che fare con la "diletta e umile dolcezza di montone" ma deve essere una carità dinamica, evolutiva e quindi da non intendersi più solo come medicina atta a curare le ferite ma come amore attivo che muove l'evoluzione. Nell'oltre-uomo nietzschiano Teilhard non vede che una estrapolazione troppo semplicistica del passato, che non tiene per nulla conto del moderno fenomeno di comunicazione crescente tra gli individui, cioè non è più al livello dei soli singoli individui che il processo evolutivo ormai si realizza, questo super-uomo non può che essere la super-umanità, un unico organismo sociale centrato su se stesso come un solo unico super-individuo)
* Marx-Engels: Teilhard esalterà la socializzazione e solo in questo senso anche la fiducia nell'uomo, e affermerà l'esistenza di una dialettica della natura prima ancora che nella storia, dialettica che proprio in quanto non ancorata alla volontà di singoli o di gruppi sta alla base della prospettiva di trasformazione in senso evolutivo. Oltre a ciò con l'insieme della sua elaborazione ha anche espresso la volontà di liberarsi dalla religione intesa come alienazione ovvero mistificazione, mito e rappresentazione non ancorati alla realtà effettiva nella sua verità). Per Teilhard, nel paragone degli esseri umani a atomi, l'utopia del comunismo sembrava auspicare la molecola mentre egli auspicava la macromolecola del DNA: più ancora che la semplice uguaglianza, un vero e proprio corpo unico.
«Non bisogna orientarsi in direzione di individui anatomicamente super-cerebralizzati, ma in quella di gruppi super-socializzati, se si vuole intravedere il volto della Super-Umanità.» (Teilhard de Chardin "Super-Umanità, Super-Cristo, Super-Carità", 1943)
«...nel lontano avvenire si delinea uno stato finale in cui (più ancora delle cellule di un cervello) noi formeremo un unico sistema, ultra-complesso, e, di conseguenza, ultra-accentrato.» (Teilhard de Chardin "L'avvenire dell'Uomo")
«Continuare a riporre le nostre speranze in un ordine sociale ottenuto con la violenza equivarrebbe semplicemente per noi ad abbandonare ogni probabilità di portare a compimento lo Spirito della Terra» (Teilhard de Chardin "L'Energia umana")
«Soffriamo e ci preoccupiamo constatando che i tentativi moderni di collettivizzazione umana, in contrasto con le previsioni della teoria e con la nostra stessa attesa, non conducono che ad un abbassamento e ad un asservimento delle coscienze. - Ma quale strada abbiamo sinora seguita per unificarci? Una situazione materiale da difendere. Un nuovo settore industriale da aprire. Migliori condizioni di vita per una categoria sociale o per nazioni sottosviluppate...Ecco i soli e mediocri terreni sui quali abbiamo a tutt'oggi tentato di avvicinarci.» (Teilhard de Chardin "Il Fenomeno umano")
Sempre sintomo di questo "tramonto dell'uomo" e di questa nuova epoca è la nuova visione dell'uomo oltre l'edipo e quindi riconciliato con l'inconscio proprio della psicoanalisi. Teilhard de Chardin del resto non ha nascosto ma ha avuto modo di esprimere giudizi, anche se senza troppa enfasi, su una certa affinità alla sua visione dei nuovi ideali socialisti e si aggiunga che negli ultimi tempi nutriva interesse anche per i nuovi metodi conoscitivi rappresentati dalla psicoanalisi di cui auspicava un allargamento di visione nel ricercare la direzione, ossia il senso, della specie:
«E allora rivolgendomi ai professionisti della psicoanalisi direi questo: Fino ad oggi, e per buonissime ragioni, la vostra scienza si è occupata di far percepire all'individuo, nel profondo di sé stesso, impressioni dimenticate, complessi che una volta smascherati ed accettati, svaniscono alla luce del Sole. Tutto ciò va benissimo. Ma una volta compiuto questo lavoro di pulizia e di liquidazione, non è che ce ne sia da fare un altro più costruttivo e quindi più importante? Voglio dire, aiutare il soggetto a decodificare nelle zone ancora poco esplorate e chiarite di se stesso quelle grandi aspirazioni che sono: il senso di irreversibilità, di Cosmicità, il senso della Terra, il senso dell'Umanità. Operazione inversa alla precedente. Psicoanalizzare non per liberare ma per impegnare. Permettere l'introspezione non per dissipare i fantasmi, ma per dare consistenza, direzione e soddisfazione a certi grandi bisogni o chiamate che soffocano dentro di noi (e per le quali noi soffochiamo) se non tradotte e capite. In verità si tratta di una delicata e complicata opera di scoperta poiché in questo campo professore e studente, colui che dirige e chi è diretto, avanzano entrambi a tentoni: lavoro però molto fecondo poiché impegnato a discernere non più ciò che ci lega e ci appesantisce ma le molle più segrete e più generose del dinamismo psichico che ci anima. Insomma fino ad oggi la psicoanalisi ha mostrato un interesse essenzialmente medico nel trattamento di forze e casi individuali. Al massimo si è occupata, in relazioni a gruppi limitati (soprattutto a famiglie)... Non sarebbe venuto il momento per la psicoanalisi, attraverso lo studio in ogni uomo delle sue aspirazioni transindividuali, di impegnarsi nell'elaborazione di un'Energetica (una Psico-Energia) umana proporzionata e ad uso di un gruppo zoologico in via di totalizzazione planetaria?» (Pierre Teilhard de Chardin L'attivazione dell'Energia umana, 1953)
La voce dell'amore universale che due millenni fa ha parlato con tono pacato: "amatevi gli uni gli altri" e che era stata assunta dall'umanità più religiosa come un codice di perfezione morale e dai più laici comunque come un metodo pratico per ridurre quanto più è possibile gli attriti e le sofferenze della vita terrestre, a detta di Teilhard sembra allo stato attuale dell'evoluzione farsi minacciosa rinunciando ad indicare semplicemente una via per una maggiore perfezione ma introducendo l'elemento dell'annichilimento tipico della nuova era della guerra atomica:
«Le menti 'realistiche' possono pur deridere i sognatori che parlano di un'Umanità cementata e bardata non già di brutalità ma d'amore. [...] Questo scetticismo e quelle critiche non potrebbero impedire che la teoria e l'esperienza dell'Energia spirituale siano d'accordo per avvertirci che siamo giunti ad un punto decisivo dell'evoluzione umana in cui l'unica via di uscita in avanti si trova nella direzione d'una comune passione e d'una 'conspirazione'.» (Teilhard de Chardin "L'energia umana")