27 dicembre 1831 Il Beagle salpa da Devonport, sfiora le isole Canarie e le isole di Capo Verde e approda alla fine del febbraio 1832 sulle coste brasiliane a Baia di San Salvador. In aprile è a Rio de Janeiro, in luglio a Montevideo e in dicembre tocca per la prima volta la Terra del Fuoco, all’estrema punta dell’America meridionale. In questo primo anno Darwin compie due escursioni via terra che lo portano a esplorare zone della foresta tropicale e della Patagonia settentrionale.
24 luglio 1833 Il Beagle riparte da Maldonado e in agosto è alle foci del Rio Negro. Darwin decide di abbandonare il brigantino e di compiere a tappe via terra il viaggio fino a Buenos Aires. Si imbatte nella guerra civile, incontra il generale Rosas, percorre la valle del Colorado e raggiunge la capitale argentina dove però le vicende della rivoluzione lo bloccano fino alla fine dell’anno. Nel frattempo compie altre escursioni nelle pampas, sugli aridi altopiani della Patagonia, lungo il Paranà e il Plata.
16 marzo 1834 Il Beagle, salpato dal Rio de la Plata dopo una sosta a Porto Deseado giunge alle isole Falkland. Nel maggio entra nello stretto di Magellano e in luglio getta l’ancora nella baia di Valparaiso. L’ultima parte dell’anno è dedicata all’esplorazione del Cile e dell’isola di Chiloé.
20 febbraio 1835 A Valdivia, Darwin assiste al terribile terremoto che sconvolge la zona. Di nuovo a Valparaiso, nei mesi di marzo e aprile attraversa la Cordigliera delle Ande. Nel luglio il Beagle si àncora a Callao, il porto di Lima. Il 15 settembre è alle Galapagos dove rimane circa un mese e di lì il 15 novembre approda a Tahiti. Nel Natale 1835 raggiunge il porto di Pahia in Nuova Zelanda.
12 gennaio 1836 Il Beagle giunge a Sidney in Australia. Il 1° febbraio tocca le sponde della Tasmania, il 10 aprile è alle isole Keeling, al largo di Sumatra. Ultime tappe: l’isola Mauritius, l’isola di Sant’Elena e Bahia. Il 19 agosto partenza dal Brasile, soste a Capo Verde e alle Azzorre. Il 2 ottobre 1836 il Beagle approda finalmente in Inghilterra, a Falmouth.
Nelle vacanze gli giungono a casa due lettere, una di Henslow e una di George Peacock: in entrambe gli veniva comunicato che il capitano Robert Fitz-Roy, studioso di idrografia e meteorologia, era disposto a dividere la sua cabina con un giovane che desiderasse seguire come naturalista, senza ricevere alcuno stipendio (anzi pagando di tasca propria la retta di trenta sterline all’anno), il viaggio della regia nave Beagle (che significa “bracchetto”). La lettera di Henslow, che doveva mutare radicalmente la vita di Darwin e lo sviluppo della scienza, porta la data del 24 agosto 1831. A Henslow era stato chiesto di segnalare un naturalista per la spedizione scientifica del capitano Fitz-Roy, incaricato dal governo di fare un sopralluogo alla punta meridionale dell’America del Sud. Per Henslow, Darwin non era un naturalista vero e proprio, quanto piuttosto un giovane “idoneo all’osservazione e alla ricerca”. Il capitano Fitz-Roy pretendeva di avere a bordo un vero e proprio gentleman; e ciò aveva indotto Henslow a consigliare Darwin. La durata del viaggio era prevista per due anni.
Questo il programma originario di Fitz-Roy: partire nel settembre 1831, esplorare le coste della Terra del Fuoco, visitare i mari del Sud e tornare in Inghilterra da est, compiendo una vera e propria circumnavigazione del globo. L’ammiragliato della Royal Navy era d’accordo sul nome di Darwin, a patto che quest’ultimo non chiedesse compenso.
La lettera sbalordì ed entusiasmò Charles, ma i1 padre si mostrò subito molto riluttante, anche se non rifiutò in maniera irrevocabile il consenso. Rispondendo a Henslow pochi giorni dopo, Darwin scrive che l’offerta lo aveva reso felice, ma che il padre aveva dato "consiglio contrario". Tuttavia la faccenda non era chiusa. La parola decisiva sarebbe stata quella dello zio Jos, Josiah Wedgwood, il quale, oltre che della fiorente fabbrica di vasellame, si occupava anche di questioni di scienza. Era infatti membro della Royal Horticultural Society e, come del resto i Darwin, era di orientamenti liberali. Zio Jos dette un parere favorevole convincendo Robert Darwin a mutare il suo.
Le difficoltà, però, non erano finite. Fitz-Roy era di idee politiche opposte, era un conservatore, e questo contrasto politico poteva compromettere una convivenza destinata a durare almeno due anni.
Robert Fitz-Roy era un aristocratico discendente da un’antica famiglia. Nella marina godeva di alta considerazione e aveva già guidato il Beagle nei mari dell’America del Sud. Aveva un pessimo carattere; andava soggetto a crisi di passionalità e a eccessi di risentimento verso chi l’aveva offeso. Più tardi Darwin venne a sapere che per colpa della forma del suo naso aveva rischiato di rimanere a terra. Fitz-Roy era infatti un seguace delle teorie di Lavater, secondo le quali si poteva giudicare il carattere di una persona dai suoi lineamenti. Il naso di Darwin gli dava tutta l’impressione di una persona che non possedeva l’energia e la determinazione sufficienti ad affrontare il viaggio. Ma finì comunque con accettare a bordo il giovane Charles Darwin.
Le spedizioni del tipo di quelle del Beagle avevano principalmente scopi politici. Nell’America del Sud stava ormai tramontando il dominio coloniale della Spagna; molte nazioni stavano conquistando la loro indipendenza. A Londra sembrava l’occasione buona per impadronirsi della maggior parte delle vie e dei traffici commerciali. Anche la marina reale era interessata per fini strategici e militari ad avere carte marine e topografiche di tutte le aree del mondo.
Quando Fitz-Roy ebbe sciolti finalmente gli ultimi dubbi, Darwin e Fitz-Roy partirono alla volta di Plymouth, dove il Beagle era ancorato. Il brigantino non fece a Darwin una grande impressione: gli sembrò anzi “un relitto”.
La nave Beagle stazzava 240 tonnellate, aveva tre alberi, disponeva di dieci cannoni. Apparteneva a quel tipo di navi che fra I marinai venivano chiamate “casse da morto”. Per l’equipaggio, settanta marinai tutti espertissimi e scelti uno per uno, c’erano pochissime comodità. Lo stesso Darwin fu avvertito che avrebbe dovuto adattarsi a dormire in un’amaca appesa in un angolo della cabina di poppa insieme con John Stokes, aiuto e assistente topografo. Avrebbe però pranzato nella cabina con il capitano e, in certe ore, avrebbe potuto usare il divano del comandante per leggere o riposare.
Ci furono parecchi contrattempi prima della partenza, che fu rimandata più volte. Darwin ne approfittò per procurarsi gli strumenti e I libri necessari al suo lavoro e per prendere precisi accordi per l’invio continuo in Inghilterra del materiale che avrebbe raccolto. Finalmente, dopo due tentativi andati a vuoto, una volta a causa di una violentissima libecciata, un’altra perché la nave era andata in secca, il 27 dicembre 1831, attrezzato di tutto punto, il Beagle poté prendere il largo da Devonport.
Gli scopi della spedizione, come si è già accennato, erano di rilevare le carte topografiche della Patagonia e della Terra del Fuoco, continuando i lavori compiuti dal capitano King fra il 1826 e il 1830; di ispezionare le coste del Cile, del Perù e di alcune isole del Pacifico; di effettuare una serie di misure longitudinali del globo terrestre.
Le avventure del Beagle sono annotate giorno per giorno nel Diario del giovane esploratore.
Già alla partenza il ventiduenne Darwin soffriva di mal di mare. “La vera sofferenza comincia solo quando si è talmente stanchi che il minimo movimento causa un principio di svenimento.” Ma tenne duro, si affiatò con gli ufficiali e l’equipaggio, che presero a chiamarlo “filosofo”, ridacchiando nel vederlo raccogliere tanta “spazzatura”. Pativa di palpitazioni e dolori ch’egli attribuiva a una malattia cardiaca.
Prima tappa del Beagle fu Tenerife nelle isole Canarie. Nessuno poté scendere a terra perché le autorità locali temevano che l’equipaggio portasse con sé i germi del colera. Ebbero più fortuna a Sao Tiago nell’arcipelago di Capo Verde. Qui Darwin cominciò le sue esplorazioni e il suo lavoro di raccolta e di osservazione particolarmente sui piccoli animali marini. A febbraio erano in Brasile: ogni essere vivente, ogni fenomeno naturale lo interessavano. Dal 4 aprile al 5 luglio il Beagle si trattenne a Rio de Janeiro. Darwin accettò l’invito di un inglese a visitare una fattoria a quasi cento miglia dalla città.
Non sono solo i fenomeni naturali ad attirare la sua attenzione. Lo colpisce molto lo schiavismo ancora largamente praticato. Leggiamo dal suo diario di navigazione: “Questa collina è famosa perché per lungo tempo fu il rifugio di alcuni schiavi fuggiaschi i quali, coltivando un po’ di terreno vicino alla cima, riuscivano a trovare quanto era loro sufficiente per vivere. Ma poi furono scoperti e venne inviato uno squadrone di soldati che li prese tutti, eccetto una vecchia che preferì morire sfracellata, buttandosi dalla montagna, piuttosto che cadere di nuovo in servitù. Se fosse stata una matrona romana sarebbe stato esaltato il suo nobile amore per la libertà, ma poiché era una povera negra, questo suo comportamento fu giudicato solo come bestiale cocciutaggine". E ancora: “Purché si riesca a cacciare l’idea della schiavitù, si trova qualcosa di veramente affascinante in questo modo semplice e patriarcale di vivere”. Assiste a una separazione di famiglie negre, alcuni dei cui componenti sarebbero stati venduti all’asta e scrive: “Io credo che al proprietario non passasse nemmeno per la testa che fosse disumano smembrare trenta famiglie costituite da tanti anni”.
Le sue idee liberali, la sua profonda avversione per la schiavitù si manifestarono anche quando, in viaggio, apprese la notizia della riforma elettorale in Inghilterra, che allargava il numero degli elettori. Scrisse in una lettera: “Il mio cuore si rallegra nell’apprendere ciò che avviene in Inghilterra. Hurrà per i buoni whigs! Spero che presto attaccheranno quella mostruosa macchina della nostra tanto vantata libertà: la schiavitù nelle colonie. Ho visto quanto basta per essere nauseato dalle bugie e dalle sciocchezze che si sentono dire a questo riguardo in Inghilterra. Grazie a Dio, i tories dal freddo cuore che hanno entusiasmo solo per combattere l’entusiasmo hanno subito per il momento un arresto”.
Durante le ricerche compiute a Rio trovò dodici diverse specie di planarie terrestri, un tipo di vermi piatti. Le osservazioni scientifiche si moltiplicano a nuove specie e nuovi costumi degli animali. Nel luglio dei 1832 il Beagle veleggia verso il Rio de la Plata. Qui raccoglie una collezione quasi completa di mammiferi, rettili e uccelli. Incontra uomini che ignorano l’uso della bussola e dei fiammiferi e i quali si meravigliano di questi europei che si lavano la faccia ogni giorno. Trovando una razza di roditori tucu-tuco ciechi osserva: “Lamarck sarebbe stato felicissimo di conoscere questo fatto quando meditava (probabilmente con più verità del solito) sulla cecità gradualmente acquisita dallo spalace, roditore che vive sottoterra".
Nell’agosto conosce i primi americani della Patagonia e soprattutto incontra la guerra: contro le sollevazioni di tribù erranti di indiani a cavallo, il governo di Buenos Aires aveva equipaggiato un esercito al comando del generale Juan Manuel de Rosas, col compito di sterminarle. Darwin, che con alcuni accompagnatori ha deciso di raggiungere via terra la capitale argentina, viene fermato da un distaccamento di Rosas, il quale però lo fa rilasciare subito. La descrizione di Rosas rivela l’eccezionale intuito di Darwin. Capisce al volo che si tratta di un grande proprietario terriero con un tenore di vita che contrasta violentemente con l’estrema miseria degli indigeni e che è riuscito a stabilire un potere dispotico. Gli raccontarono che un tale era stato ucciso “perché parlava con disprezzo del generale Rosas”.
Ma l’occhio di Darwin è sempre posato su piante, vegetali, animali, organismi grandi e piccoli, sul paesaggio, sui fossili. Non si sorprende troppo quando trova tre crani e altre ossa di Megatherium, animale preistorico scomparso, e i resti di un cavallo. Si tratta di una scoperta di grande importanza soprattutto perché contraddiceva le tesi sostenute fino ad allora dai biologi, secondo le quali in quelle grandi zone desertiche non sarebbero potute vivere bestie di grandi dimensioni che hanno bisogno di una vegetazione lussureggiante.
Vede le truppe di Rosas compiere stragi di indiani con una ferocia inaudita e così commenta: “Chi crederebbe che ai nostri tempi si possano commettere tali atrocità in un paese civile e cristiano?”. Ma soprattutto Darwin osserva che “le innumerevoli mandrie di cavalli, buoi e pecore [...] hanno quasi bandito il guanaco, il cervo e il nandù [...1. Il maiale ha probabilmente sostituito il pecan. Molte piante si sono naturalizzate”.
Da Buenos Aires si spinge ancora nell'interno, trova resti di animali antichissimi e i resti fossili di un cavallo. Darwin annota: "Certamente è un fatto meraviglioso nella storia dei mammiferi che nel Sudamerica un cavallo sia vissuto e scomparso, per venir poi sostituito dopo molti secoli dagli innumerevoli branchi di cavalli discendenti da quei pochi introdotti dai coloni spagnoli".
Fra il 1827 e il 1830 tutta la regione era stata colpita da una grande siccità; il ramo di un fiume era tutto coperto da carcasse e resti d’animali. Di fronte a questo spettacolo impressionante Darwin si chiede: “Come la penserebbe mai un geologo che si trovasse di fronte a una così enorme raccolta di ossa di tante specie di animali d’ogni età, incorporate in una spessa coltre terrosa? Attribuirebbe la cosa a un diluvio universale che avesse spazzato via la superficie del terreno, o l’attribuirebbe piuttosto a fatti d’ordine naturale?”. La futura polemica evoluzionistica sta cominciando a prendere forma nella testa di Darwin.
Tornato a Buenos Aires viene fatto prigioniero. Era scoppiata una rivolta. La città era in stato d’assedio. Ma, rammentata l’amicizia con Rosas, ottiene immediatamente passaporto, guida e cavalli. Rosas difatti stava per diventare dittatore dell’Argentina. Per guidae la rivolta contro di lui, pochi anni dopo giunse nell’America latina Giuseppe Garibaldi.
Con un battello postale Darwin raggiunge Montevideo e compie attorno alla città la consueta spedizione. La conclusione che ne ricava è che la Spagna è stata ovunque una “snaturata genitrice” di questi paesi. Ed è finalmente di nuovo sul Beagle diretto verso la Patagonia. Sbarca a Porto Descudo in una zona arida, poi a Porto S. Julian. Lo interessano soprattutto le cause che hanno provocato la scomparsa di specie animali. Perché una specie è abbondante, mentre un’altra similare è rara o tende a scomparire?
Da Santa Cruz s’imbarca su una baleniera per risalire il fiume. La terra è sterile, popolata solo da piccoli roditori e da guanachi. Rimane colpito dagli enormi massi erratici collocati a grande distanza dalla Cordigliera andina. Pensa all’enorme lavoro e tempo che devono essere occorsi per trasportare questi massi e farli “errare” a tanta distanza.
Il Beagle raggiunge Baia Berkeley nell’isola est delle Falkland, arcipelago posto alla stessa latitudine dell’imboccatura dello stretto di Magellano. E', dice, “una terra ondulata dall’aspetto desolato e miserabile, ovunque ricoperta da suolo fangoso e da erba appassita”. Nonostante ciò inglesi, francesi e spagnoli si sono disputati queste isole. Alle Falkland, Fitz-Roy acquista a proprie spese una grossa imbarcazione, la fa riparare con rottami di navi naufragate e la dà come nave appoggio ribattezzandola Adventure. Dovrà pagare di tasca propria perché l’ammiragliato non riconosce la spesa.
Il17 dicembre del 1832 il Beagle approda alla Terra del Fuoco. L’incontro con gli indigeni del luogo, i fuegini, impressiona Darwin: “Non avrei mai pensato che ci fosse tale abisso fra un uomo civilizzato e un selvaggio. C’è una differenza più grande che tra un animale domestico e il suo equivalente selvaggio, proprio perché nell’uomo v’è maggiore capacità di miglioramento”. I comportamenti dei fuegini gli paiono “abietti”.
A bordo del Beagle ci sono tre fuegini civilizzati, che lo stesso Fitz-Roy in un precedente viaggio aveva condotto in Inghilterra per farli istruire e perché, una volta riportati nel loro luogo di origine, diffondessero la religione e la morale cristiana. Ora tornavano nelle loro terre, accompagnati da un missionario: erano due maschi, York Minster, jemmy Button e una donna Fuegia Basket. Darwin aveva familiarizzato soprattutto con Button. Fuegia Basket gli appariva graziosa, riservata e modesta. Tutti e tre avevano vista acuta ma cervello debole, sebbene se la cavassero con le lingue.
Il Beagle doppia il Capo Horn tra spaventosi uragani. I tre fuegini vengono lasciati, come da loro richiesto, nello stretto di Ponsonby dove risiedeva la tribù di Jemmy Button. Ma ormai non si trovano molto con gli altri indigeni. L’incontro di Jemmy con la madre e i fratelli “fu meno interessante di quello di un cavallo che, mandato a pascolare, ritrovi un vecchio compagno. Non ci furono manifestazioni di affetto, si fissarono semplicemente per breve tempo”. Eppure si sapeva che quella donna non si era saputa consolare dopo la partenza del figlio. Jemmy aveva quasi completamente dimenticato il linguaggio natio. I rapporti tra i nuovi e i vecchi fuegini, scrive Darwin, si rivelarono subito difficilissimi: “Era molto triste dover lasciare i tre fuegini con i loro burberi compaesani, ma ci rincuorava il fatto che essi non avessero alcun timore riguardo a se stessi. York, che era un uomo forte e risoluto, si sentiva sicuro di cavarsela bene, insieme alla moglie Fuegia”. Il missionario preferì partire.
Poco più di un mese dopo trovarono Jemmy che su una canoa si avvicinava al gruppo; si era trasformato “in un magro e stralunato selvaggio, coi capelli lunghi e arruffati e nudo”. Lo rivestirono, lo lavarono, lo invitarono a pranzo. Disse che i suoi parenti erano buona gente e che non desiderava ritornare in Inghilterra. “La causa di questo gran cambiamento nei sentimenti di Jemmy lo scoprimmo soltanto la sera, quando arrivò la sua giovane e piacente moglie.”
L’unico lato positivo che Darwin riesce a scorgere nell’operazione di Fitz-Roy è la speranza che qualche naufrago possa venire protetto da Jemmy e dai suoi discendenti. Ma il commento di Darwin a tutto l’episodio va oltre. Egli ne dà anche, per così dire, una spiegazione politica: “La perfetta eguaglianza tra i membri delle tribù fuegine ritarderà di molto la loro civilizzazione: come accade a quegli animali che, obbligati dall’istinto a vivere in società e a obbedire a un capo, sono capaci di maggior progressi, così accade alle razze della specie umana. [...] D’altra parte è difficile immagiìnare come un capo possa imporsi finché non vi sia qualche forma di proprietà, mediante la quale possa manifestare la propria superiorità e accrescere il proprio potere”.
Nel maggio del 1834 il Beagle supera lo stretto di Magellano. Inizia l’inverno. Darwin riprende le sue escursioni attraverso le cupe foreste, studia i movimenti dei ghiacciai, gli iceberg, le valanghe, ancora i massi erratici, il clima. Fa la solita raccolta di molluschi. Il 23 luglio il Beagle è a Valparaiso nel Cile. Tutto ora sembra meraviglioso: colori, vegetazione, panorami, su cui l’Aconcagua domina sovrano. Incontra un vecchio amico di scuola, Richard Corfield, si trasferisce nella sua casa e parte per un’escursione a cavallo nelle Ande. Si interessa delle condizioni dei lavoratori nelle miniere di rame e così li descrive: “Viene loro concesso solo un breve intervallo per i pasti, e poi, estate o inverno, cominciano alle prime luci dell’alba e smettono a buio fatto. Sono pagati una sterlina al mese, e vengono nutriti in questo modo: per colazione ricevono sedici fichi e due piccole pagnotte di pane, a pranzo fave bollite, a cena frumento triturato e arrostito”. Torna a Valparaiso malato e stanco, ma con un’altra grande raccolta di materiale.
Ora il Beagle vira verso sud in direzione dell’isola di Chiloé che ha almeno tre vulcani, poi di Cailin chiamata “La fine della cristianità”. Vede l’eruzione contemporanea di vari vulcani e assiste allo spaventoso terremoto di Valdivia: “Un forte terremoto distrugge di un colpo le nostre più radicate convinzioni: la terra, simbolo stesso della solidità, si mosse sotto i nostri piedi come una crosta sottile sotto un fluido; e nello spazio di un secondo si destò nella mente una strana idea d'insicurezza che ore di riflessione non avrebbero mai prodotto". Tutte le case erano andate distrutte, molti villaggi non esistevano più e un maremoto aveva fatto il resto. Ma i morti non erano stati molti. Darwin studia tutte le conseguenze del sisma, deducendo che le frequenti scosse telluriche della zona sono causate dalle fratture degli strati sotterranei e dall'intrusione di lava liquida negli strati. Ne trae la convinzione che le Ande non sono state sempre così come lui le vede, ma sono il frutto di secolari sommovimenti.
A Chiloé, Fitz-Roy riesce a fatica a tenere a bada l'equipaggio stremato e ormai vicino all'ammutinamento. Il capitano si dimette ma l'ufficiale che deve prenderne il posto rifiuta di sostituirlo. Fitz-Roy resta. Nei suo diario Darwin ne fa questo ritratto: "Mai prima d'ora mi sono imbattuto in un uomo che potessi immaginare nel ruolo di Napoleone o di Nelson. Non lo posso chiamare intelligente, eppure sono convinto che nulla è troppo grande o troppo alto per lui". Ma in realtà Robert Fitz-Roy non farà troppa strada: diventa viceammiraglio, svolge compiti diversi all'ammiragliato e muore suicida lasciando molti debiti.
Da Valparaiso Darwin parte per attraversare la Cordigliera. Si convince che "la grande e frastagliata catena delle Ande non è sorta a un tratto come fino a poco tempo fa tutti credevano e ancor oggi molti continuano a credere, ma s'è invece sollevata nei suo insieme, con quello stesso moto graduale con cui le coste dell'Atlantico e del Pacifico si sono innalzate in epoche recenti". L'escursione si rivela del massimo interesse come la successiva verso Coquimbo, dove il Beagle lo aspetterà. Le scoperte che va facendo non riguardano solo le scienze naturali. A Coquimbo scopre che i ragazzetti rifiutano di incontrare un inglese perché hanno paura di contaminarsi con il peccato e l'eresia. Gli raccontano di una vecchia donna che durante il pranzo disse come le sembrava incredibile l'aver vissuto tanto da pranzare nelle stesse stanze con un inglese perché ricordava che per ben due volte, quando era fanciulla, al solo grido di "los ingleses" ogni persona era fuggita per i monti portando con sé tutto quello che aveva di prezioso.
Ora Darwin s’interessa soprattutto di ricerche geologiche. Il 19 luglio 1835 il Beagle getta l’ancora nella baia di Callao nel Perù. Il paese è sconvolto da aspri scontri politici ed egli può visitare poco la regione. Vi sono quattro comandanti armati che si contendono la supremazia nel governo. Il Perù gli fa una brutta impressione: sudice Callao e Lima, poco attraenti gli abitanti.
Finalmente il 15 settembre 1835 si approda alle Galapagos, un arcipelago nel Pacifico. Grazie alle ricerche svolte in queste isole, l’idea dell’evoluzione su cui stava da tempo lavorando si fa sempre più chiara e precisa. Come al solito compie le sue indagini con grande diligenza: raccoglie e seziona. S’imbatte in una specie di fringuelli che hanno becchi di proporzioni diverse a seconda delle isole su cui vivono. E nota sul suo diario di appunti: "Osservando una tale graduazione e diversità di strutture in un gruppo piccolo e omogeneo di uccelli, si può realmente immaginare che, essendovi originariamente in questo arcipelago solo un esiguo numero di uccelli, una specie sia stata modificata in modo da assolvere finalità diverse".
Qui trova trampolieri più piccoli di altri della medesima specie visti altrove. Là vede tortore e rapaci notturni di dimensioni più piccole, mentre i gabbiani sono più grossi. Seziona grosse tartarughe marine e lucertoloni. Scopre quindici specie nuove di animali marini. Lo colpisce il fatto che isole distanti appena 50 o 60 miglia l'una dall'altra, fatte della stessa roccia, con lo stesso clima e altezza, possano ospitare animali e piante diverse. Sono differenti le tartarughe, le lucertole acquatiche, i tordi beffeggiatori, i fringuelli. Così è per numerose piante. Come spiegare queste divergenze e somiglianze? Le sue intuizioni sull'evoluzione ricevono nuove conferme.
Ora il Beagle fa vela verso Tahiti per una traversata oceanica di 3.200 miglia. Occorrono un mese e cinque giorni per arrivare in vista dell’isola polinesiana.
Giunto a Tahiti, Darwin annota le sue impressioni sugli abitanti, e scrive che nei loro volti “vi è una tale intensità d’espressione che è impossibile considerarli selvaggi”. E in generale osserva: “Credo che in Europa sia difficile vedere tra la gente neppure la metà delle allegre e felici facce dei tahitiani”.
Da questo momento sembra che il viaggio offra, almeno a Darwin, minori attrattive: il suo diario si fa più scarno. Il Beagle naviga verso la Nuova Zelanda e, nel Natale del 1835, a quattro anni dalla partenza dall’Inghilterra, è a Pahia. Gli inglesi scoprono che li esistono ancora i cannibali. Darwin è felice quando il brigantino riparte per l’Australia e quando finalmente gettano l’ancora a Sidney. Ha tempo di occuparsi degli aborigeni, che prevede che presto si estingueranno. Non può fare a meno di constatare che “ovunque l’europeo ponga piede, ecco la morte infierire fra gli indigeni. Si considerino le vaste distese dell’Australia e dell’Africa del Sud si troveranno dappertutto I medesimi risultati”. La visita a una fattoria penale gli suggerisce amare meditazioni. Poi si esalta per una battuta di caccia al canguro e al pappagallo cacatua. Nel complesso l’Australia lo delude. Trova la popolazione divisa in fazioni piene di rancore. I ricchi conducono una vita dissoluta, il denaro è l’unica generale aspirazione, I forzati vivono in condizioni indegne.
Il diario di viaggio di Darwin si fa avaro di notizie.
Anche l’escursione in Tasmania lo spinge a considerazioni di ordine morale e sociale più che scientifico. Tuttavia lo interessano alcuni strati ricchi di fossili del periodo Devoniano. La rotta del Beagle è ora puntata verso le isole Keeling nell’Oceano Indiano. Durante questo tratto del viaggio le scoperte più interessanti sono una foresta di coralli e una specie di pesci che si ciba di coralli. Si occupa a lungo della formazione delle isole coralline, gli atolli, su cui in seguito scrive un libro, esponendo una teoria sulla loro formazione, che ancora oggi è ritenuta sostanzialmente valida.
E finalmente si torna a casa: le ultime tappe del viaggio sono l’isola Mauritius, il capo di Buona Speranza, l’isola di S. Elena. Nemmeno una parola su Napoleone Bonaparte, morto in quest’isola sperduta, dove era stato relegato dopo la sconfitta di Waterloo, appena tredici anni prima. Nel diario c’è solo un’indicazione del punto in cui si trova la tomba dell’imperatore.
Ecco Ascension. Poi il Beagle si dirige di nuovo verso il Brasile per completare la serie di misure longitudinali attorno al mondo. Il 2 ottobre 1836 si è in vista dell’Inghilterra. “A Falmouth lasciai il Beagle: avevo vissuto a bordo di questa navicella per quasi cinque anni.” In questi cinque anni si è assuefatto alla fatica, alle tempeste, soprattutto, come dice Darwin stesso, “a pazientare senza perdere il buon umore, a sbarazzarsi dell’egoismo, a far da sé, e a vedere il meglio di ogni situazione”. Il viaggio gli ha insegnato “a non fidarsi troppo”, ma anche che si può incontrare gente generosa e disinteressata.
In una lettera al capitano Fitz-Roy scrive: “La mia seconda vita avrà inizio da questo momento, che considero come un giorno di nascita per il resto della mia esistenza”. Più di quarant’anni dopo, così scrive a proposito del viaggio che ha dato una svolta alla sua vita: “Il viaggio sul Beagle è stato certamente l’avvenimento più importante della mia vita e ha deciso di tutta la mia carriera”.