Racconto inquietante, scritto di getto in una sorta di raptus creativo, La metamorfosi ha dato luogo alle interpretazioni più varie, da quelle di ordine filosofico-esistenziale a quelle di natura sociopolitica. Ciò, nonostante il racconto, di fatto, sia assolutamente semplice e lineare.
Tutto ruota infatti intorno ad un evento, incomprensibile e assurdo, descritto nelle prime righe:
"Un mattino, al risveglio da sogni inquieti, Gregor Samsa si trovò trasformato in un enorme insetto. Sdraiato nel letto sulla schiena dura come una corazza, bastava che alzasse un po' la testa per vedersi il ventre convesso, bruniccio, spartito da solchi arcuati; in cima al ventre la coperta, sul punto di scivolare per terra, si reggeva a malapena. Davanti agli occhi gli si agitavano le gambe, molto più numerose di prima, ma di una sottigliezza desolante."
Ciò che segue a questa metamorfosi è logicamente comprensibile. Gregor non è più in grado di assolvere i suoi doveri lavorativi, e quindi di assicurare alla famiglia, segnata dal fallimento paterno avvenuto cinque anni prima, un tenore di vita agiato:
""Che vita tranquilla facevano i miei!" si disse Gregor fissando l'oscurità dinanzi a sè, e provò un senso d'orgoglio all'idea di aver potuto assicurare ai genitori e alla sorella una vita simile in una casa così bella. Possibile che tutta quella pace, quell'agiatezza, quella letizia fosse ora destinata ad una fine spaventevole?"
Di fatto, la fine sopravviene. Il procuratore che si reca a casa di Gregor per accertare i motivi della defezione lavorativa è implacabile:
""Signor Samsa," tuonò il procuratore con accento vibrato, "che sta succedendo? Lei si barrica in camera, risponde a monosillabi, mette i suoi genitori in un'ansia grave quanto ingiustificata, e trascura - sia detto fra parentesi - in grado veramente inaudito i suoi doveri d'ufficio. Le parlo a nome dei suoi genitori e del nostro principale, ed esigo tassativamente una sua dichiarazione immediata ed inequivoca. Trasecolo, davvero trasecolo. Credevo di conoscerla come persona posata e ragionevole, ed ecco che invece sembra volersi mettere a far sfoggio di ghiribizzi. In realtà, il principale stamani mi accennava ad una possibile spiegazione della sua mancanza, facendo riferimento a un certo incasso recentemente affidatole; ma io gli ho dato quasi la mia parola d'onore che era una supposizione infondata. Adesso però, vedendo la sua inconcepibile testardaggine, mi passa davvero la voglia d'intercedere anche minimamente per lei; e la sua posizione non è delle più sicure. In un primo tempo era mia intenzione esporle tutto ciò a quattr'occhi, ma dato che lei mi fa perder tempo senza costrutto, non vedo perché non debbano esserne informati anche i suoi genitori. Dunque: il suo rendimento negli ultimi tempi è stato molto insoddisfacente; è vero, ammettiamolo, che questa non è la stagione più propizia agli affari, ma una stagione in cui non si faccia nessun affare, signor Samsa, è cosa che non esiste, che non può esistere.""
Le patetiche giustificazioni di Gregor, che mirano a difendere l'onrabilità e il posto di lavoro, cadono nel vuoto:
""Ecco," disse Gregor, ben consapevole d'essere stato l'unico a mantenere la calma, "ora mi vesto, riavvolgo il campionario e parto immediatamente. Volete lasciarmi partire una buona volta? Ecco, lo vede anche lei, signor procuratore, non sono testardo, lavorare mi piace; certo, i viaggi mi affaticano, ma senza di essi non vivrei. Dove va, signor procuratore? In ufficio, vero? Mi promette di riferire ogni cosa fedelmente? Vede, per un momento uno può non sentirsi in grado di lavorare, ma allora è giusto che ci si ricordi quel che ha fatto prima e che si abbia fiducia in lui, nella sua capacità di riprendere il lavoro con più zelo e impegno che mai, una volta superato l'ostacolo. Sono così obbligato verso il principale... lei lo sa bene! D'altra parte ho da pensare ai miei genitori e a mia sorella. Mi trovo nelle peste, ma me la caverò, vedrà. Lei però non mi complichi ancora la situazione, tenga le mie parti in ditta! Nessuno ha in simpatia i viaggiatori di commercio, si sa: tutti credono che guadagnino denari a palate, che facciano la bella vita, e non hanno mai occasione di riflettere un po' a questo pregiudizio. Ma lei, signor procuratore, lei ha la possibilità di rendersi conto della realtà delle cose più chiaramente del restante personale: più chiaramente - lasci che glielo dica - dello stesso principale, che nella sua qualità di diretto interessato può essere facilmente indotto a dare un giudizio sfavorevole sui suoi dipendenti. E poi, lei lo sa, il viaggiatore sta lontano tutto l'anno ed è vittima d'una quantità di chiacchiere, di coincidenze, di lagnanze ingiustificate, contro cui non ha modo di difendersi perché quasi sempre non ne sa nulla; e solo quando, esausto, torna a casa da un viaggio, comincia a sentire su di sè le dolorose conseguenze dì cause che non è più in grado di ricostruire. Signor procuratore, non se ne vada prima di avermi significato con una parola che almeno in piccola parte mi dà ragione!""
Il procuratore, invece, irritato e inorridito, se ne va lasciando capire che il posto è irreversibilmente perduto. Il dramma è ormai di ordine familiare.
Il nuovo, e mostruoso, aspetto di Gregor determina nei familiari un'ambivalenza affettiva. Egli, per un verso, è ancora il figlio e il fratello prediletto, colto da una malattia che ci si augura possa guarire. L'apparenza d'insetto, l'incapacità di comunicare e la persistenza della trasformazione evocano, per un altro, una repulsione che, nel corso del tempo, si radicalizza. Egli viene trattato come un reietto, confinato nella sua camera, e infine abbandonato a se stesso.
Gregor non è in grado di far capire che la metamorfosi riguarda solo l'aspetto fisico, dietro il quale la sua psicologia e la sua emozionalità si mantengono integre e vive. Deve dunque subire l'emarginazione sino alla morte per inedia, che rappresenta per i familiari la liberazione da un incubo.
Tutto il mistero del racconto è riferibile dunque all'evento originario della metamorfosi, le cui conseguenze sono inevitabili e fatali. La chiave interpretativa del racconto verte sul suo significato.
Cosa rappresenta l'insetto? La condizione esistenziale dell'uomo gettato nel mondo e completamente esposto nella sua precarietà e vulnerabilità? La situazione del diverso o del reietto, che sente dentro di sé di avere la stessa umanità degli altri, ma il cui aspetto esteriore e il cui comportamento lo espone al rischio dell'emarginazione? Senz'altro. Le interpretazioni filosofico-esistenziali tendono però a trascurare il modo in cui Gregor commenta la trasformazione dopo aver preso atto ch'è avvenuta:
""Buon Dio," pensò, "che mestiere faticoso ho scelto! Dover prendere il treno tutti i santi giorni... Ho molte più preoccupazioni che se lavorassi in proprio a casa, e per di più ho da sobbarcarmi a questa tortura dei viaggi, all'affanno delle coincidenze, a pasti irregolari e cattivi, a contatti umani sempre diversi, mai stabili, mai cordiali. All'inferno tutto quanto!""
""Queste levatacce abbrutiscono," pensò. "Un uomo ha da poter dormire quanto gli occorre. Dire che certi commessi viaggiatori fanno una vita da favorite dell'harem! Quante volte, la mattina, rientrando alla locanda per copiare le commissioni raccolte, li trovo che stanno ancora facendo colazione. Mi comportassi io così col mio principale! Sarei sbattuto fuori all'istante. E chissà, potrebbe anche essere la miglior soluzione. Non mi facessi scrupolo per i miei genitori, già da un pezzo mi sarei licenziato, sarei andato dal principale e gli avrei detto chiaro e tondo l'animo mio, roba da farlo cascar giù dallo scrittoio! Curioso poi quel modo di starsene seduto lassù e di parlare col dipendente dall'alto in basso; per giunta, dato che è duro d'orecchio, bisogna andargli vicinissimo. Be', non è ancora persa ogni speranza; una volta che abbia messo insieme abbastanza soldi da pagare il debito dei miei, mi ci vorranno altri cinque o sei anni, non aspetto neanche un giorno e do il gran taglio. Adesso però bisogna che mi alzi: il treno parte alle cinque."
La visita del procuratore, venuto ad accertare i motivi dell'assenza dall'ufficio, danno luogo ad ulteriori riflessioni:
"Perché mai egli era condannato a lavorare in una ditta dove la minima mancanza risvegliava subito i peggiori sospetti? Gl'impiegati erano dunque tutti, dal primo all'ultimo, delle canaglie, non c'era tra loro neppure un uomo devoto e fedele, che, se gli capitava una mattina di perdere qualche ora di lavoro, ammattiva dal rimorso ed era letteralmente incapace di alzarsi dal letto ?"
C'è dunque nell'anima di Gregor un conflitto tra i doveri sociali, che egli sente intensamente, e i diritti individuali, che comportano la rivendicazione di un affrancamento da un lavoro mortificante e alienato.
La trasformazione in insetto, ponendo Gregor in condizione di non poter più lavorare, sembra dare corpo a questa rivendicazione. Ma le sue conseguenze sono catastrofiche. La ribellione al dovere si traduce immediatamente nell'assunzione di un'identità repellente e asociale, che lo destina all'emarginazione, alla perdita degli affetti e all'abbandono. E' evidente che il tramite tra la ribellione e la metamorfosi è un mostruoso senso di colpa che investe Gregor nel momento in cui egli, che ha sacrificato se stesso per il bene della famiglia, cede al disgusto per il lavoro e si abbandona nell'inerzia assoluta.
C'è da chiedersi, senza ignorare che l'immaginario artistico è vincolato da leggi sottili ma non univoche all'esperienza personale dell'artista, se e quali circostanze biografiche abbiano promosso la genesi del racconto.
La metamorfosi è stato scritto nel 1915, allorché Kafka dedica alla letteratura il tempo libero dal lavoro. Dottore in legge nel 1906, per dovere nei confronti della famiglia che tiene ad una sistemazione professionale onorevole, ma del tutto privo d'interesse per la pratica dell'avvocatura, Kafka cede dopo solo un anno e mezzo di tirocinio. Il senso del dovere implacabile, già in conflitto con la sua precoce vocazione letteraria, lo induce a entrare come impiegato in società assicurative: nell'agenzia praghese delle Assicurazioni generali di Trieste prima, e poi, nel 1908, all'Istituto delle assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro del regno di Boemia. Adempie i suoi compiti d'impiegato con una scrupolosità assoluta e riesce a fare carriera come funzionario, ma il sottrarre tempo prezioso alla sua creatività è un tormento costante. L'esperienza di lavoro, che riguarda gli infortuni, concorre ad alimentare una concezione del mondo caratterizzata da gerarchie di potere invisibili, da leggi che sovrastano l'individuo e che egli ignora, e da una burocrazia oppressiva e arbitraria. Circostanze queste che Kafka ha già sperimentato nello spazio privato familiare, dominato da un padre-padrone con cui è stato sempre in conflitto.
Nel 1915, l'esasperazione di Kafka per lo stress lavorativo e per lo stato di cose esistente nel mondo è già al colmo. Essa esploderà nel 1917, allorchè sopravviene una tubercolosi che, peggiorando, lo libererà dall'impegno lavorativo nel 1922. Ottenuta la pensione, Kafka può ormai dedicarsi totalmente alla scrittura. Ma è troppo tardi. Sopravviverà ancora solo due anni.
E' difficile non pensare che La metamorfosi non rappresenti una trasposizione simbolica della personale esperienza lavorativa di Kafka, che diventa una chiave dell'essere al mondo. La scrupolosità e il senso del dovere di Gregor sono suoi, come pure l'intolleranza nei confronti di un ruolo - quello d'impiegato - nel quale egli non si riconosce, e che vive come mortificante in rapporto alla sua unica, autentica vocazione, quella della scrittura. Il racconto è, dunque, l'espressione del conflitto tra i doveri sociali e la vocazione ad essere personale che ha sotteso tutta l'esperienza di Kafka e che, per condizionamenti culturali, è stato vissuto sempre in termini di colpa. Per risolverlo a favore della letteratura è occorsa una malattia che, oggi, viene ritenuta da tutti, particolarmente nel suo decorso, di natura eminentemente psicosomatica.