L'Archivio contiene gran parte del materiale prodotto per un corso di formazione di operatori nel campo dell'assistenza psichiatrica, iniziato nel settembre del 1982 e terminato nel febbraio 1992, nel corso del quale è stato messo a fuoco il modello psicopatologico struttural-dialettico: un modello capace non solo di comprendere e spiegare in termini psicodinamici i fenomeni psicopatologici, ma anche di integrare dialetticamente i vari fattori (neurobiologici, psicologici, ambientali e socio-culturali) che concorrono a generarli.
La durata inconsueta del corso, che è stato anche un tragitto di ricerca, richiede una giustificazione. Le cose sono andate così. Nel settembre dell'82, dopo un anno di aspettativa, decisi di dare le dimissioni dall'ospedale psichiatrico S. Maria della Pietà di Roma. I motivi della (sofferta) decisione furono essenzialmente due. La morte prematura di Basaglia, venuto da poco a Roma per cimentarsi nell'impresa di riorganizzare l'assistenza psichiatrica nel Lazio, lasciava presagire che la psichiatria tradizionale, ancora egemone a livello accademico, avrebbe tentato di sfruttare l'occasione per recuperare il terreno perduto nel corso degli anni '70. La legge 180, che aveva già ottenuto vasti consensi a livello internazionale, non poteva essere messa in discussione. Mi era chiaro che l'attacco dell'Accademia avrebbe investito la pratica territoriale e soprattutto le carenze teoriche del movimento antistituzionale. Il carisma personale e il prestigio culturale di Basaglia avevano compensato tali carenze, peraltro note a tutti gli operatori che partecipavano al movimento. Da anni si ventilava la necessità di elaborare un nuovo paradigma psicopatologico che le colmasse. Di fatto, su questo piano, non si era andati al di là dei buoni propositi. Io avvertivo la possibilità di cimentarmi su questo terreno di ricerca, ma gli impegni pubblici e privati non mi permettevano un lavoro sistematico. Dovendo rinunciare ad uno dei due, sacrificai il pubblico, non da ultimo perché, pur svolgendo dal '77 funzioni di primario, lo stipendio che ricevevo di assistente non mi avrebbe permesso di campare (tenendo conto del fatto che gran parte di esso andava via per sopperire alle necessità di ricoverati indigenti).
Raccolsi intorno a me gli amici con cui avevo lavorato in Ospedale e li misi al corrente del progetto. Fu quasi naturale trasformarlo in un corso di formazione, che avrebbe funzionato come incentivo e stimolo critico della ricerca. Ci avventurammo perciò in un'avventura che si fondava su alcuni presupposti condivisi, tra i quali i più importanti erano: l'intuizione che, nelle esperienze di disagio psichico, fosse in gioco un dramma che poneva in luce le radici dell'umano; la convinzione che i fenomeni psicopatologici, anche i più gravi, fossero comprensibili in termini psicodinamici adottando una chiave adeguata; la necessità, per giungere ad un nuovo modello psicopatologico, di illuminare i nessi tra micro- e macrosociale, vale a dire tra esperienze soggettive e storia sociale, mediata dal gruppo di appartenenza e d'interazione. In breve, il tema della ricerca verteva sulla comprensione dei fenomeni psicopatologici nei loro aspetti più specifici - sintomi, vissuti, comportamenti - e sulla loro spiegazione, che implicava il ricorso alla storia, alla struttura e all'organizzazione sociale.
Il cammino fatto è testimoniato dal materiale riportato, che è quasi tutto quello prodotto nel corso degli anni. La doppia finalità - di ricerca per un verso, didattica per un altro - ne spiega lo sviluppo, originariamente lento e apparentemete dispersivo e poi sempre più incalzante; lo stile, ora saggistico (e, a volte, ahimé, accademico) ora didattico e colloquiale; le contraddizioni, abbondanti all'inizio e che, per via, almeno in parte si riducono; il tornare di continuo su alcuni concetti e nodi teorici, che vengono approfonditi e chiariti alla luce di nuovi risultati; l'abbondanza delle storie cliniche, atte a dare concretezza al discorso teorico, che sono quasi sempre ricostruite e analizzate col metodo microstorico.
Dal 1986 i seminari si sono articolati in una forma saggistica. Essi di fatto sono stati utilizzati per la stesura definitiva dei Saggi, che, eccezion fatta per quelli per i quali vige ancora il copyright editoriale, possono essere letti nella Sezione Opere (Saggi di Psicopatologia).
Il confronto tra le stesure originali e quelle definitive può permettere di apprezzare l'evoluzione graduale del modello psicopatologico struttural-dialettico verso una forma compiuta.
A oggi (luglio) l'Archivio è pressoché completo. Mancano solo alcuni Seminari che non sono stati ancora digitalizzati. Ciononostante, è ormai possibile avviare l'attivazione delle Aree Tematiche nelle quali i testi dell'Archivio, quelli dei Saggi e gli articoli prodotti per il sito saranno organizzati sotto forma di nuclei concettuali.
L'impegno della lettura è imponente, ma rende conto del tragitto della ricerca e del duro impegno intellettuale ed emozionale cui hanno partecipato per ben nove anni i miei amici-allievi.