Introversione: dalle parole ai fatti


1.

La pubblicazione del saggio sullíintroversione segna un momento importante della mia carriera intellettuale. In esso ho condensato riflessioni maturate nel corso degli anni, che ritengo debbano trovare non solo una ricezione a livello di cultura e di senso comune, ma anche uníapplicazione pratica sul terreno della prevenzione del disagio psichico.

Il saggio pubblicato a stampa Ë in parte diverso rispetto allíoriginale. LíEditore, con argomenti poco confutabili inerenti la logica del mercato librario, non mi ha solo proposto un cambiamento radicale del titolo (che nel manoscritto originale era ìTimido, docile, ardente... Introversione: valore, limiti e istruzioni per líuso), ma anche di alleggerire il testo condensando il capitolo sulla teoria junghiana ed eliminando sia le biografie psicologiche dedicate a tre grandi introversi (Rousseau, Nietzsche, Kafka) sia il capitolo inerente la necessit ! di fondare una Lega per la Tutela dei Diritti degli Introversi.

Riporto integralmente qui tale capitolo (il quinto nel testo originario):

ìPer una costituenda Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi

La necessit ! di una Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi (LIDI) dovrebbe risultare chiara dopo quanto s'Ë detto. Trattandosi perÚ di una nuova "sigla" che cala in un mondo in cui di associazioni di ogni genere ce ne sono gi ! troppe, occorre chiarire le sue finalit !.

Gli introversi adulti devono tutelarsi da soli, casomai attraverso l'organizzazione di gruppi di auto-aiuto che permettano di discutere e approfondire le tematiche affrontate in questo saggio, di confrontare le esperienze individuali, di sviluppare una presa di coscienza che alimenti un certo orgoglio di una condizione che, nonostante i prezzi che impone di pagare, Ë comunque significativa. Non si tratta ovviamente di cadere nel tranello di un'appartenenza elitaria, bensÏ piuttosto di rimuovere la percezione di una diversit ! meramente negativa, di valutare adeguatamente l'introversione nei suoi pregi e nei suoi limiti, di sviluppare un atteggiamento di comprensione nei confronti della normalit !, nella misura in cui essa, nelle forme in cui oggi si esprime, corrisponde a condizionamenti storico-culturali, e, soprattutto, di accettare un modo d'essere che, per pervenire ad una condizione di equilibrio e di serenit ! (peraltro sempre relativa), richiede un impegno volto a realizzare un regime di vita soggettivo e relazionale intensivo, partecipato e significativo.

Il contributo degli introversi adulti alla LIDI Ë necessario per avviare un'opera di sensibilizzazione. In prospettiva, tale contributo potrebbe tradursi anche nell'assunzione di un ruolo operativo di counseling familiare o scolastico. La possibilit ! di un corso di formazione a riguardo va valutata tenendo conto che, almeno attualmente, gli operatori (psicologi, educatori, ecc.) non hanno alcuna competenza specifica riguardo ad un problema che Ë semplicemente ignorato o peggio pregiudicato.

La tutela cui fa riferimento la Lega riguarda primariamente i bambini e gli adolescenti introversi che corrono il rischio di sviluppare un disagio psichico.

I bambini introversi vanno salvaguardati da tre pericoli.

Il primo Ë quello d'imboccare la via dei "figli d'oro" che, se non esita in un disastro psicologico adolescenziale o giovanile, li costringe a crescere sul registro del falso io. Il secondo, che riguarda una quota di essi, dotati di uno spiccato bisogno d'opposizione, Ë di entrare in guerra con il mondo, sprecando infinite potenzialit ! di sensibilit ! e d'intelligenza. Il terzo Ë rappresentato dall'atteggiamento "persecutorio" da parte dei coetanei, che puÚ produrre una rabbia cieca e indifferenziata nei confronti del mondo.

La tutela passa attraverso la sensibilizzazione delle famiglie e degli insegnanti, che devono anzitutto capire che cosa significa essere introversi e, in secondo luogo, favorire uno sviluppo adeguato a quelle che sono le linee di tendenza proprie dell'introversione.

Il bambino introverso non va "sfruttato", anche se la sua risposta alle aspettative dei genitori e degli insegnanti appare naturale e ottimale. Occorre capire che, se egli manifesta un precoce perfezionismo, ciÚ coincide con un'esperienza interiore drammatica nonostante le apparenze. La logica imperante a livello pedagogico per cui gli educatori chiedono il massimo ai bambini per avere il minimo deve essere intesa come estremamente pericolosa quando essa si rivolge a un introverso, che, in nome della sua sensibilit !, si sente obbligato a dare il massimo.

Il bambino introverso che, gi ! a cinque - sei anni, manifesta un orientamento perfezionistico e, eccezion fatta per la socialit ! con i coetanei, appare un piccolo adulto, va aiutato a "decrescere", vale a dire messo in condizione di esprimere le ansie e le tensioni che lo pervadono interiormente e di sormontare la "folle" soggezione nei confronti degli adulti.

Mutatis mutandis, analogo discorso vale per il bambino introverso che manifesta precocemente un'opposizionismo cronico. L'opposizionismo non Ë l'espressione di una natura capricciosa, ribelle o anarchica. Esso rappresenta la reazione inconsapevole o ad un atteggiamento affettivamente freddo ma esigente degli educatori o a regole, casomai poste inconsciamente, che definiscono un campo all'interno del quale il bambino si sente ingabbiato. Si tratta d'identificare la causa e di rimuoverla, mettendo il bambino in grado di verbalizzare il suo disagio per evitare ch'egli accumuli troppi sensi di colpa, in riferimento alla sua "cattiveria", o sviluppi un'immagine di sÈ svalutativa.

Le prese in giro, le umiliazioni, le aggressioni da parte dei coetanei vanno rilevate e contrastate. Non si tratta certo di criminalizzare gli altri bambini, che purtroppo sono condizionati dalla cultura a prendersela con il "debole" piuttosto che ad identificarsi con esso. L'intervento deve perÚ essere fermo, anche se non repressivo. Minimizzare i comportamenti aggressivi infantili in nome del fatto che essi non producono di solito conseguenze fisiche rilevanti, significa misconoscere che il bambino introverso, incapace di reagire e turbato dall'indifferenza dei grandi, puÚ riportare in seguito ad esse delle ferite psicologiche i cui esiti possono essere devastanti.

La tutela dei bambini introversi mira a realizzare una prevenzione primaria del disagio psichico e, laddove questo si manifesti precocemente, un intervento terapeutico sull'ambiente (famiglia, scuola) che risolva il problema alla radice.

Entrambe queste finalit ! vanno perseguite anche in rapporto agli adolescenti introversi. Ho scritto piØ volte che l'adolescenza rappresenta lo snodo critico dell'esperienza umana. Nel suo corso, gran parte dei conflitti accumulati in precedenza possono evolvere verso la soluzione come pure strutturarsi a livello inconscio con potenzialit ! patogene destinate a manifestarsi dopo periodi di latenza piØ o meno lunghi. Se questo Ë vero in generale, lo Ë massimamente per l'adolescente introverso.

In questa fase, di fatto, si possono realizzare due diverse condizioni.

La prima Ë caratterizzata da un incremento del perfezionismo che, eccezion fatta per il rapporto con i coetanei, puÚ portare ad una sorta d'ipernormalit !, caratterizzata dalla dedizione allo studio e da un comportamento troppo serio e adulto. Quest'ipernormalit ! inganna spesso le famiglie e gli insegnanti, che non colgono in essa se non l'espressione di eccellenti qualit !. Di fatto, queste solitamente ci sono ma, per effetto del perfezionismo, sono ingessate in un calco che frustra il potenziale oppositivo proprio dell'adolescenza.

Se un adolescente, in questa fase, non va incontro ad alcuna crisi e appare gi ! maturo e senza problemi (tranne un certo isolamento), questo va considerato come un indizio estremamente preoccupante. E' su questa base, infatti, che sopravvengono nella tarda adolescenza o nella prima giovinezza catastrofi psichiche del genere piØ vario.

Si tratta di capire dunque perchÈ l'adolescente, spesso senza rendersene conto, reprime il potenziale oppositivo, e aiutarlo a prendere coscienza di questo "blocco" affinchÈ possa sormontarlo.

L'altra condizione Ë, viceversa, caratterizzata dall'affiorare di indizi e di sintomi che attestano l'attivit ! di un conflitto psicodinamico. Si tratta, come si Ë detto, di disturbi ossessivi, fobia sociale, attacchi di panico, anoressia, depressione, insabbiamento prepsicotico. Affrontare terapeuticamente questa sintomatologia risulta infinitamente piØ semplice (anche se ovviamente faticoso) se, anzichÈ fare riferimento all'unicit ! e all'irripetibilit ! d'ogni esperienza individuale (che Ë una tautologia), si definisce l'appartenenza del soggetto allo spettro introverso e si ricostruisce la sua carriera interiore identificando i momenti nodali, soggettivi e relazionali, che hanno prodotto i conflitti psicodinamici.

In questa fase, quasi tutti i problemi possono essere affrontati e risolti, tanto piØ se si tiene conto che le carriere introverse, per quanto diverse, offrono degli indizi straordinariamente significativi.

Questa affermazione puÚ apparire eccessivamente ottimistica, soprattutto in rapporto alle esperienze piØ gravi: gli insabbiamenti prepsicotici, le crisi acute psicotiche e i deliri. Io ritengo perÚ che ascrivere queste situazioni sotto l'etichetta della malattia mentale per eccellenza, la schizofrenia, sia un non senso. Qualunque sintomatologia a livello adolescenziale o giovanile, quando essa, come accade di frequente, s'impianta sul terreno dell'introversione, risulta comprensibile quando si ricostruisce la carriera che l'ha prodotta. La comprensibilit ! implica la possibilit ! di elaborare i conflitti e di risolverli. E' solo il non credere in questo che avvia adolescenti e giovani dotati di grandi potenzialit ! sulla via della psichiatrizzazione e della cronicizzazione.

Oltre alla prevenzione primaria, dunque, che riguarda soprattutto i bambini introversi, la LIDI si fa carico della promozione di interventi terapeutici precoci a livello adolescenziale che possono scongiurare carriere psichiatriche catastrofiche. CiÚ naturalmente sar ! possibile solo "costringendo" la neopsichiatria ad abbandonare i suoi stereotipi, che la portano, particolarmente per quanto riguarda gli adolescenti e i giovani diagnosticati come schizofrenici, ad interpretare carriere di vita estremamente dense di significato, che offrono la chiave per capire gli sviluppi psicopatologici, come sintomi premonitori di una malattia genetica piuttosto che come esperienze nelle quali la somma delle circostanze ambientali e dei vissuti soggettivi determina un'evoluzione negativa.î

2.

Il problema, ora, non Ë solo dare seguito allíimpegno implicito nella fondazione della LIDI, bensÏ, sulla base dei risultati eventualmente raggiunti sul piano pratico, incidere sullíideologia neopsichiatrica che affronta le situazioni di crisi adolescenziali e giovanili prescindendo dal riconoscere la loro piØ frequente matrice nel corredo introverso e facendo riferimento tout-court ad una predisposizione genetica alla malattia mentale (pressochÈ fatale laddove il disagio assume una configurazione psicotica.

Il primo obiettivo mi sembra facilmente raggiungibile in tempi medi. Eí una realt ! poco confutabile che i bambini e i ragazzi introversi (eccezion fatta per i figli díoro, le cui prestazioni scolastiche portano a rimuovere la percezione della loro diversit !) sono spesso riconosciuti come tali dai genitori e dagli insegnanti, ma alla luce di un pregiudizio che attiva un orientamento normalizzante piØ o meno attivo. Tale pregiudizio muove dal valutare líassetto del comportamento del soggetto sulla base del modello di riferimento prevalente statisticamente, quello dei bambini ìnormaliî, che sono tendenzialmente estroversi, aperti alla socialit !, piuttosto intraprendenti e iperattivi, ecc. Alla luce di tale modello, i bambini introversi risultano mediamente impacciati, poco disinvolti, un poí rigidi, compassati o preda di paure immotivate.

Non dovrebbe essere difficile convincere i genitori e gli insegnanti che le apparenze ingannano. I bambini e i ragazzi introversi sono impacciati dalla loro esasperata sensibilit ! emozionale e dalla percezione di una diversit ! rispetto agli altri che non possono capire. Hanno perÚ una ricchissima e spesso turbolenta vita interiore, che raramente Ë percettibile socialmente in conseguenza della loro riservatezza. Per capire il modo di essere introverso occorre, dunque, andare al di l ! delle apparenze, e disporre di strumenti interpretativi che consentano di capire ciÚ che accade a livello di mondo interiore. Tali strumenti dovrebbero essere utilizzati non solo per adottare strategie educative che consentano agli introversi di evolvere rispettando i loro tempi e i loro modi di sviluppo, nonchÈ per indurre nei coetanei un atteggiamento almeno minimamente rispettoso, ma anche per rendere consapevole il bambino o il ragazzo introverso della sua diversit ! al fine di scongiurare un confronto con gli altri che puÚ facilmente indurre sia un vissuto radicale di inadeguatezza sia la fantasia di cambiare la propria condizione imboccando la via del falso io.

La difficolt ! di sormontare i pregiudizi culturali di ogni genere Ë ben nota, dato che i pregiudizi si costruiscono sulla base di uníestrapolazione dalla realt ! di alcune informazioni che, pur essendo la parte di un tutto, vengono assolutizzate e utilizzate per selezionare ulteriori informazioni, acquisendo quelle che li confermano e rimuovendo quelle che indurrebbero un dubbio sulla fondatezza delle convinzioni.

Per quanto riguarda il pregiudizio nei confronti dellíintroversione, la difficolt ! Ë perÚ di gran lunga minore rispetto ad altri pregiudizi. Almeno nella mia personale esperienza, líacquisizione da parte di genitori ed insegnanti di strumenti di lettura del modo di essere introverso piØ fedeli alla realt !, ha dato luogo spesso ad una repentina illuminazione per cui ciÚ che appariva univocamente difettoso Ë divenuto immediatamente significativo di una complessit ! densa di valore.

Molto piØ difficile, probabilmente, risulter ! il secondo obiettivo, vale a dire diffondere la conoscenza del modo di essere introverso e dei frequenti sviluppi psicopatologici che esso comporta in conseguenza dellíinterazione con líambiente presso gli psichiatri e, in una certa misura, gli psicologi.

In entrambi, infatti, sia pure con sfumature diverse, vige un criterio di normalit ! conforme al modo di essere prevalente nella nostra societ ! ñ quello estroverso ñ che sembra immune dal dubbio. Per gli psichiatri tale criterio si riduce semplicemente alla capacit ! di adattarsi alla societ ! quali che siano le richieste che essa pone. Chi riesce in questo Ë normale, chi stenta o fallisce Ë difettoso costituzionalmente. Se le difficolt ! adattive danno poi luogo allíinsorgere di una sintomatologia, questa viene assunta come prova di un difetto genetico di base, per cui definisce tout-court un quadro di malattia mentale.

Gli psicologi ovviamente sono meno rozzi poichÈ, in genere, cercano di capire il significato dei sintomi, dei vissuti e dei comportamenti psicopatologici. Eí certo perÚ che, anche coloro che adottano teoricamente líindividuazione come motivazione suprema del conseguimento di uníidentit ! integrata e dellíautorealizzazione, di fatto ritengono che líindividuazione debba esitare in un modo di essere molto vicino alla normalit ! dominante. Non Ë un caso, per esempio, che le interazioni di gruppo promosse dallíorientamento bioenergetico vertano insistentemente sulla capacit ! di contatto interpersonale sia verbale che fisico e si realizzino sotto forma di esercitazioni rivolte a sciogliere la corazza caratteriale e a permettere al soggetto di interagire spontaneamente con gli altri. Tali tecniche trascurano che un tratto tipico dellíintroversione Ë la riservatezza fisica, per cui il contatto fisico non Ë mai del tutto gradevole tranne che non sia supportato da un legame affettivo molto intenso. Trascurano anche che il verbo della comunicazione verbale riconosce, come limite intrinseco allíintroversione, la necessit ! di una sintonizzazione empatica con líaltro in difetto della quale il bisogno comunicativo si azzera.

Eí probabile che la diffusione del valore e dei limiti del modo di essere introverso a livello della corporazione degli psichiatri e degli psicologi avverr ! solo lentamente e non senza resistenze.

Eí essenziale perÚ mirare a tale obiettivo perchÈ, per quanto i progetti di prevenzione portati avanti dalla LIDI possano riuscire incisivi, non víË dubbio che il numero degli adolescenti introversi che manifestano un disagio psichico Ë destinato a diminuire solo lentamente, e che quindi líapproccio clinico rimarr ! indispensabile.

Sarebbe ingenuo pensare che le linee interpretative illustrate nel saggio, che peraltro fanno capo a saggi precedenti (Abracadabra, Star Male di Testa), possano destare attenzione negli psichiatri. Eí vero che le ìpatologieî adolescenziali e giovanili che si definiscono a partire da una carriera di vita introversa ñ sia questa caratterizzata dallíipernormalit ! o dallíopposizionismo -, e che rappresentano quantitativamente la parte piØ rilevante del disagio in tale fascia di et !, adottando un punto di vista psicodinamico sono di uníassoluta trasparenza. I soggetti che hanno uníevoluzione lineare, che implica una piØ o meno grave frustrazione del bisogno di opposizione/individuazione, giunti alla crisi adolescenziale, o si ingabbiano in una struttura ossessiva per líintuizione spaventosa di una spinta libertaria devastante, o, cadendo preda di questa senza la capacit ! di elaborarla, passano dallíordine al disordine, dalla soggezione alla sfida, dal rispetto delle regole alla trasgressione, dallíiperefficienza allíinefficienza, ecc. I soggetti che hanno una carriera contrassegnata dallíopposizionismo, per effetto della crisi adolescenziale, o incrementano i loro comportamenti ribelli, disordinati, anarchici, finendo spesso sul terreno della devianza, o viceversa si ritrovano ingabbiati in un regime coercitivo dettato dal panico e contrassegnato spesso dai rituali.

Quali che siano le manifestazioni sintomatologiche, riesce assolutamente evidente che le crisi psicopatologiche adolescenziali e giovanili pongono in luce la scissione e líopposizione irriducibile tra i bisogni intrinseci e le funzioni che si edificano su di essi (il Super-Io e líIo antitetico). Esse, insomma, piØ di qualunque altra ìpatologiaî, comprovano inconfutabilmente la teoria dei bisogni e la sua validit ! sotto il profilo psicopatologico.

Si tratta perÚ di uníevidenza che richiede uno sguardo capace di vedere ciÚ che Ë sotto gli occhi, di leggere i sintomi e i loro significati dinamici. Eí proprio questo sguardo, che coglie ciÚ che si d ! di semplice in un insieme complesso e ciÚ che si d ! di strutturato in un insieme caotico, che difetta agli psichiatri e alla psichiatria.

Sgombrare il campo dalle ideologie che impediscono di vedere ciÚ che, a livello adolescenziale e giovanile, Ë sotto gli occhi, Ë un intento primario della Lega, che si potr ! realizzare non gi ! insistendo sulla capacit ! esplicativa della teoria struttural-dialettica che, in quanto teoria, puÚ essere sempre rifiutata in nome del fatto che ogni esperienza di disagio Ë unica e irripetibile, bensÏ accumulando un materiale clinico che, alla fine, potr ! risultare inoppugnabile.

Ciononostante, sul progetto complessivo della Lega rimane pur sempre uníombra. Non cíË peggior sordo di chi non vuol sentire, nÈ peggior cieco di chi non vuole vedere. La corporazione psichiatrica, almeno nella stragrande maggioranza, Ë, purtroppo, uníaccozzaglia di persone che non vogliono nÈ sentire nÈ vedere.

Aggiornamento giugno 2007

Riporto qui, per il suo valore "storico" il primo abbozzo dello Statuto della Lega. Lo Statuto definitivo è, sia pure impercettibilmente, diverso e, per alcuni aspetti, meno "antipsichiatrico". Non si poteva fare diversamente, volendo avviare un movimento che non raccogliesse solo l'adesione di pazienti psichiatrici. Se tale orientamento più moderato sia un bene o un male, lo dirà il futuro.

Lega Italiana per la Tutela dei Diritti degli Introversi

LIDI

1.

La Lega Italiana per la Tutela dei Diritti degli Introversi (LIDI) ha come scopo di tutelare gli Introversi dai danni, diretti e indiretti, che essi ricavano dal vivere in una societ ! il cui modello normativo non tiene conto della loro diversit ! e li sollecita nella direzione di un adattamento allo stato di cose esistente che fuoriesce dallíambito delle potenzialit ! di sviluppo intrinseche al loro modo di essere.

2.

Líistituzione della LIDI Ë giustificata e resa necessaria dalla constatazione che una percentuale elevata degli Introversi manifestano, nel corso delle fasi evolutive della personalit !, sintomi piØ o meno seri di disagio psichico che, a livello giovanile, si organizzano sotto forma di esperienze francamente nevrotiche o psicotiche, spesso destinate ad esitare in una carriera psichiatrica. Interpretata dalla neopsichiatria come espressione di una vulnerabilit ! costituzionale alle normali richieste della vita, tale circostanza, nellíottica della LIDI, attesta viceversa la difficolt ! degli Introversi, dipendente dallíinterazione con il mondo sociale, di perseguire il modello di normalit ! individuale scritto nel loro corredo genetico.

3.

La LIDI d ! per scontato che il modo díessere introverso, nellíintero suo spettro, rappresenti una scelta della natura che comporta una norma di reazione per molteplici aspetti differenziata rispetto a quella intrinseca alle personalit ! estroverse. Cionondimeno, essa assume che, posta la consapevolezza a riguardo degli educatori e, a partire da una certa et !, dei soggetti stessi, tale norma di reazione possa dare luogo allíevoluzione di una personalit ! ricca, integrata e dotata della capacit ! di costruire un suo mondo significativo sotto il profilo interiore, affettivo, sociale, professionale e culturale.

4.

Líobiettivo primario della LIDI Ë la sensibilizzazione dellíopinione pubblica, delle istituzioni pedagogiche, della cultura e dei diretti interessati riguardo alla realt ! del modo di essere introverso con le caratteristiche sue proprie, il valore e i limiti ad esso intrinseci, le specifiche modalit ! di sviluppo e i pericoli di alienazione che su di esso incombono. Tale obiettivo viene perseguito in prima istanza attraverso la diffusione la piØ ampia possibile del saggio Sei Introverso?

La LIDI, attraverso i suoi membri, si dedica anche allíapprofondimento e allíarricchimento delle tematiche esposte nel saggio sul piano genetico, pedagogico, psicologico, sociologico, storico e culturale. Tale lavoro Ë orientato a produrre un archivio che consenta una conoscenza sempre piØ ampia dellíintroversione e valga a promuovere la ricerca scientifica.

5.

La sensibilizzazione promossa dalla LIDI si realizza, anzitutto, nellíambito scolastico attraverso incontri con gli insegnanti, i genitori e gli alunni, affinchÈ la diversit ! del modo di essere introverso sia riconosciuta nel suo autentico significato, rispettata nei suoi tempi e nelle sue forme di evoluzione, non assoggettata a sterili strategie correzionali di normalizzazione e tutelata da uníinterazione conflittuale con i coetanei.

6.

Nellíambito della sensibilizzazione cui síË fatto cenno, puÚ porsi il problema di situazioni infantili e adolescenziali gi ! caratterizzate da indizi comportamentali che attestano una qualche forma di disagio psicologico. La LIDI prescinde dalla possibilit ! di intervenire ìtecnicamenteî su tali situazioni. Essa si prefigge lo scopo di identificarle, analizzandole nei loro aspetti psicologici, interattivi e familiari e segnalandole alle strutture pubbliche (Consultori materno-infantili, Servizi di salute mentale) al fine di promuovere un intervento adeguato.

7.

La LIDI intende estendere il suo intervento di sensibilizzazione anche a livello adulto attraverso gruppi di auto-aiuto che possano favorire il riconoscimento della condizione introversa, una presa di coscienza del suo valore e dei suoi limiti e una comunicazione interattiva che consenta di affrontare i nodi specifici ñ psicologici, relazionali e culturali ñ del modo di essere introverso.

8.

Al di l ! del saggio sullíintroversione citato, che si puÚ considerare un primo approccio al problema dellíintroversione, la LIDI si propone si sviluppare le tematiche in esso affrontate nella maniera piØ approfondita possibile attraverso la raccolta di materiale scientifico e culturale, di testimonianze, di un archivio di ìcasiîclinici che riconoscono come comune denominatore il modo di essere introverso, ecc.

9.

La LIDI nasce come uníassociazione culturale nazionale senza fini di lucro. Il suo Statuto prevede un Presidente ed un comitato di gestione di sei membri eletti dallíAssemblea istituente che rimarranno in carica per tre anni e renderanno conto del loro operato allíAssemblea stessa ogni sei mesi.

10.

Líadesione alla LIDI avviene su base volontaria in virtØ di uníiscrizione che va rinnovata annualmente e da diritto al titolo di socio. La quota associativa da versare sar ! decisa dallíAssemblea costituente.

Il titolo di socio comporta líimpegno di partecipare alle attivit ! della LIDI e di promuovere uníopera di sensibilizzazione nel proprio contesto di vita quotidiana.