Cap. VIILeon Trotsky (1879-1940) |
Figlio di un colone di fede ebraica, divenne un rivoluzionario nel 1896. Due anni dopo venne incriminato in un investigazione giudiziaria indetta contro il sindacato operaio del sud della Russia e condannato a quattro anni di Siberia. Dopo essersi sistemato nella città di Verkholensk, riuscì a trovare la via della fuga. Nel 1902 lavorò con Lenin alla redazione dell'Iskra, ma con Lenin ruppe l'anno successivo sulla natura del partito rivoluzionario e si alleò con i menscevichi. Durante il Secondo Congresso del partito socialdemocratico russo (quello della spaccatura), ci ricorda Anatoly Vasilievich Lunacharsky nel suo Silhouettes rivoluzionarie (1923), Trotsky attaccò Plechanov, "con inusuale calore e con termini poco lusinghieri. Il Trotsky di quei giorni era senza dubbio caratterizzato dal suo grande impeto giovanile. A dire il vero, a causa della sua giovane età nessuno lo prendeva troppo seriamente, ma tutti ammisero ch'egli possedeva un rimarcabile talento come oratore, avvertendo anche, certamente, che non di un pulcino si trattava, ma di una giovane aquila". Trotsky ruppe con i menscevichi nel 1904, tentando nel decennio successivo di riunire le due fazione del RSDLP; "più di chiunque altro egli piegò i suoi sforzi al raggiungimento dell'irrealizzabile fine di riunire il partito nelle sessioni plenarie del partito e nei due terzi degli articoli del suo giornale di Vienna, la Pravda". Nella rivoluzione del 1905 egli fu il leader del Soviet di Pietroburgo, ed in questo stesso periodo sviluppò la sua teoria della rivoluzione permanente; è ancora Lunacharsky ci ricordaci con le sue parole che "durante la rivoluzione del 1905 [...] egli si tenne distante non solo da noi [bolscevichi], ma anche dai menscevichi. Egli portò avanti il suo lavorò principalmente nel Soviet dei deputati operai e, insieme con Parvus, organizzò una sorta di gruppo separato che pubblicava un piccolo ed economico giornale, molto attivo e ben fatto [Nachalo (L'Inizio)]". Per la sua attività nel Soviet egli fu nuovamente mandato in esilio, questa volta a Tobolsk, e nuovamente riuscì a fuggire. "La sua popolarità tra il proletario di Pietroburgo al tempo del suo arresto era tremenda, e crebbe ancora di più a causa del suo pittoresco ed eroico atteggiamento davanti alla corte giudicante. Devo dire che di tutti i leader socialdemocratici del 1905-6, Trotsky è senza dubbio quello che mostrava se stesso, malgrado la sua giovane età, come il più preparato. Meno di tutti gli altri egli si portava addosso le fatture di quella sorta di emigre dalle strette vedute, che all'epoca erano presenti anche in Lenin. Trotsky capì meglio di tutti gli altri cosa voleva dire condurre una battaglia politica all'interno, su scala nazionale. Egli guadagnò nella rivoluzione un enorme grado di popolarità, laddove né Lenin né Martov erano riusciti a guadagnarne". Trotsky fu costretto a passare molti anni all'estero: a Parigi, Vienna e negli Stati Uniti. Thomas Seltzer ["Mirrors of Moscow", New York, 1923] dice di lui a questo proposito: "Trotsky è un allievo della Rivoluzione Francese. Ha vissuto a lungo in Francia ed ama questo paese, malgrado la sua ostilità verso la Russia sovietica. Alcuni dei suoi amici più stretti sono francesi che lo hanno conosciuto a Parigi e che lo hanno seguito sino in Russia per lavorare al suo fianco [...] Come oratore egli ricorda molto i rivoluzionari francesi. I russi parlano molto più lentamente, con più attenzione alla logica e meno fervore. Trotsky agita il suo pubblico con la sua forza e con frasi battenti. Ci sono stati tempi in cui queste sue frasi splendidamente ricercate infuriavano Lenin; da un palco pubblico egli arrivò una volta a definire Trotsky un "parolaio". Ma ciò avvenne ai tempi delle giornate di Smolny, quando Trotsky era ancora assai meno domato di ora, e prima che Lenin avesse realizzato che Trotsky sarebbe stato il suo più abile assistente". Sempre a proposito delle abilità dialettiche di Trotsky interviene anche Lunacharsky: "Il suo aspetto solenne, il suo bell'aspetto, il suo ampio gesticolare, la potenza ritmica dei suoi discorsi, la sua sonora ma mai affaticata voce, la rimarcabile coerenza e la sua abilità letteraria, la ricchezza del suo frasario, la scottante ironia, il suo librante patos, la sua rigida logica chiara come acciaio lucente – queste sono le virtù di Trotsky come oratore. Egli può parlare con frasi lapidarie e colpire il bersaglio come con una lancia, ed è capace di magnifici discorsi politici del tipo che precedentemente avevo sentito solo da Jaures. Ho visto Trotsky parlare per due ore e mezza – tre di fronte ad un pubblico perfettamente immobile e silenzioso, incantato nell'ascoltare il suo monumentale trattato politico. Molte delle cose che Trotsky aveva da dire le conoscevo già, e naturalmente ogni politico deve ripetere le stesse idee ancora e ancora di fronte a nuove folle, eppure ogni volta Trotsky era capace di rivestire gli stessi pensieri con forme differenti". Lunacharsky, pur non mancando di rimproverare a Trotsky una certa incapacità organizzativa, da di lui il seguente giudizio: "... le sue doti come uomo politico sono pari alla sua abilità retorica [...] Solo un grande politico può essere un grande oratore, ed essendo Trotsky principalmente un oratore politico, i suoi discorsi sono la naturale espressione del suo pensiero politico". "Personalmente giudico Trotsky incomparabilmente più ortodosso di Lenin, per quanto strana la cosa possa apparire a molti [...] [a differenza di Lenin, però, Trotsky] non è un innovatore". "Si è soliti dire che Trotsky è ambizioso. Quest'affermazione è certamente un nonsenso. Ricordo Trotsky criticare duramente l'accettazione di una carica ministeriale da parte di Chernov: 'Che spregevole aspirazione – abbandonare il proprio posto nella storia in cambio di un misero incarico ministeriale'. In ciò, credo, risiede tutto Trotsky. Non c'è in lui una goccia di vanità, è completamente indifferente a qualsiasi titolo o decorazione; egli è, però, infinitamente geloso del suo proprio ruolo nella storia e in questo senso egli è ambizioso. In questo è, credo, tanto sincero quanto lo è nel suo naturale amore per il potere [...] La sua ambizione ha la stessa caratteristica di quella di Lenin, con la differenza che egli è più spesso soggetto a commettere errori, mancandogli il quasi infallibile istinto di Lenin, ed essendo più propenso in quanto uomo dal temperamento irascibile, a farsi accecare, seppur solo temporaneamente, dalle passioni; mentre Lenin, sempre equilibrato e padrone di sé, è virtualmente incapace di farsi distrarre dall'irritazione. Sarebbe però scorretto immaginare che il secondo più grande leader della Rivoluzione russa sia in qualche modo inferiore al suo collega: ci sono, ad esempio, aspetti in cui Trotsky lo supera incontestabilmente – Trotsky è più brillante, più chiaro e più attivo. Lenin è adatto come nessun altro ad occupare la presidenza del Consiglio dei Commissari del popolo ed a guidare col suo genio la rivoluzione mondiale, ma egli non avrebbe certo saputo far fronte alla missione titanica [riferito al lavoro svolto da Trotsky nella costruzione dell'Armata Rossa e nella vittoria sugli Alleati e sui controrivoluzionari nel suo ruolo di Commissario della guerra (1918-1922)] che Trotsky si mise sulle proprie spalle, con quei repentini spostamenti da un posto all'altro, con i suoi sbalorditivi discorsi, quelle ostentazioni ordinate su due piedi, quel suo essere incessantemente pronto a rinvigorire un esercito ormai stanco, ora in un punto, ora nell'altro. Non c'è uomo sulla terra che avrebbe potuto rimpiazzare Trotsky in questo". "Poco dopo il Congresso di Copenaghen [1910] organizzammo la nostra seconda scuola di partito a Bologna ed invitammo Trotsky a darci una mano per il l'addestramento giornalistico e per tenere una serie di letture su, se non sbaglio, la tattica parlamentare dei socialdemocratici tedeschi e austriaci e sulla storia del partito socialdemocratico russo. Trotsky accettò questa proposta con cordialità e passò quasi un mese a Bologna. È vero che mantenne la propria linea politica per tutto il tempo e che cercò di smuovere i nostri allievi dalla loro posizione di estrema sinistra, cercando di guidarli verso un atteggiamento conciliatorio e centrista – posizione, per inciso, che egli considerava come fortemente di sinistra. Per quanto il suo gioco politico si dimostrò infruttuoso, i nostri allievi apprezzarono moltissimo le sue ingegnose ed interessanti lezioni ed in generale, per durante tutto il periodo che Trotsky passò lì, egli fu insolitamente allegro; egli era brillante, estremamente leale nei nostri confronti e lasciò la miglior immagine possibile di se stesso. Egli si dimostrò unoi dei più straordinari collaboratori che avemmo nella nostra seconda scuola di partito". Nel 1915 Trotsky scrisse il manifesto di Zimmerwald contro la guerra imperialistica; egli tornò in Russia solo dopo che la rivoluzione di febbraio era già iniziata, partecipando attivamente al lavoro agitatrio e guadagnando una sempre crescente influenza. A questo punto Trotsky si unì definitivamente ai bolscevichi, e fu eletto al Comitato Centrale del partito. Il suo lavoro organizzativo fu di estrema importanza per la vittoria dell'Ottobre: "Egli è senza dubbio il personaggio più sensazionale prodtto durante tutto il corso della rivoluzione russa ed è il suo unico grande organizzatore. Nessun uomo può oscurare la sua eminenza nella storia della rivoluzione eccetto Lenin. Essi rappresentano due personalità completamente contraddistinte. Essi sono due figure complementari. Lenin rappresenta il pensiero; Trotsky rappresenta l'azione. Il genio di Trotsky avrebbe potuto bruciarsi nel suo selvaggio entusiasmo o nella sua rabbia distruttrice se non fosse stato raffreddato dall'influenza di Lenin. D'altra parte i piani di Lenin, non importa quanto attentamente preparati, non avrebbero trovato realizzazione senza il solido appoggio delle baionette di Trotsky" (Thomas Seltzer). Il primo incarico ministeriale di Trotsky nella R.S.F.S.R. fu come Commissario agli affari esteri. Ma, afferma Seltzer, "Trotsky non è un diplomatico e come ministro degli esteri non ebbe successo. La diplomazia è troppo banale per essere in armonia con le sue attitudini. Per essere un buon diplomatico occorre essere freddi, contenuti e calcolatori, occorre accontentarsi del materiale a disposizione, non si può essere creativi. Trotsky è essenzialmente un creativo. Non era suo destino quello di accettare il precostituito. Suo destino era quello di strappare la Russia dal suo vecchio giogo, inducendola a percorrere nuove strade; suo destino era quello di combattere l'inerzia russa, che è la maledizione della Russia e dell'intero est". Nel 1918 egli divenne poi ministro della guerra. È ancora Seltzer a parlarci di questa sua esperienza: "Se Trotsky non può comprendere i le piccole ridicole sottigliezze dell'etichetta diplomatica, né l'astuzia del buon diplomatico, egli comprese completamente come trarre vantaggio da tutte le moderne applicazioni e metodi di gestire un ufficio di guerra. Nessun ufficio di guerra sotto lo Zar avrebbe potuto vantare l'ordine apportato da Trotsky. Tutto funzionava come un orologio svizzero, con energia ed efficienza". In qualità di ministro della guerra Trotsky organizzò l'Armata Rossa e la condusse alla vittoria nella guerra civile contro i bianchi appoggiati dall'intervento imperialista occidentale. "Nell'Armata Rossa, egli dispone di tutti i giovani energici uomini della nazione assemblati e sotto la sua diretta influenza. Egli s'è preso carico della loro educazione. La maggioranza di loro ha imparato a leggere e scrivere nelle sue scuole militari. Il modo in cui loro esprimono questo fatto è che lui ha dato loro 'nuovi occhi'. "Trotsky è l'idolo dell'Armata Rossa. Il suo vigore fisico sbalorditivo ed il suo ordine ben poco russo, il suo coraggio personale ed il suo disprezzo incurante delle abitudini fanno apparire i suoi predecessori come ottusi e retrogradi. Egli ha creato nei suoi allievi una profonda insoddisfazione per tutto ciò che è vecchio e logoro. Questi giovani uomini arrivano dai villaggi di ogni provincia della Russia. Quando tornano nelle loro case essi guardano al villaggio con disapprovazione e col desiderio di cambiare ogni cosa. In breve tempo, a causa delle loro conoscenze superiori, essi diventano uomini importanti, guidando i loro Soviet locali e presenziando ai Congressi di Mosca. "Egli sa come attirare giovani audaci da ogni dove. La sua scuola favorita, l'Accademia Militare di Mosca, dove lo stato maggiore viene addestrato, è piena di questi soldati di fortuna [...] Una visita in quest'Accademia dà un'idea abbastanza chiara di come le originarie classi sociali russe sono amalgamate sotto il nuovo ordine. È piena di figli della borghesia. I professori sono tutti, quasi senza eccezione, vecchi professori che hanno insegnato in queste scuole sotto lo zar. Uomini come Brusilov, che è un patriota russo disposto a difendere il suo governo da attacchi stranieri sotto qualsiasi regime, godono di enorme prestigio. Nello stesso momento in cui generali bianchi venivano sconfitti uno dopo l'altro, giovani uomini anche di famiglie tipicamente conservatrici cominciarono a credere che, seppur essi non possono digerire la formula comunista per intero, essi possono, almeno, rimanere leali alla Russia. Una volta giunti alle scuole militari, essi cadevano sotto l'influenza dei soldati rivoluzionari. Essendo giovani e zuppi di slavico idealismo, essi spesso cedevano, ricevendo spesso in premio una rapida promozione. A Kronstadt i giovani uomini di questo tipo si dimostrarono più attivi di tutti gli altri, forse per il fatto che se l'Armata Rossa fosse stata sconfitta essi sarebbe stati i primi ad essere uccisi dall'opposizione. Quando l'unico figlio del generale Brusilov fu catturato in Siberia dalle forze bianche, egli fu giustiziato solo in quanto figlio di Brusilov. "Ai soldati è anche insegnato l'interesse verso il culturismo e giochi tipo il rugby. Ci fu molto eccitamento nell'Armata Rossa quando la squadra russa sconfisse una squadra composta da delegati stranieri al Terzo Congresso dell'Internazionale a Mosca. "I soldati sono anche spronati a frequentare gallerie d'arte e teatri. Nei club militari si tengono esibizioni artistiche e conferenze sull'arte. Qui i soldati possono anche scrivere e mettere in scena loro proprie rappresentazioni; molte di queste sono a proposito della rivoluzione e lasceranno presto senza dubbio il posto ad epiche patriottiche. "Trotsky crede nella pace. Me lo ha ripetuto quasi ogni volta che ho parlato con lui, ma egli è, nondimeno, un apostolo della forza. 'Il momento più felice della mia vita', ha detto, 'è stato quando ho pensato di trasformare l'Armata Rossa in un esercito del lavoro per ricostruire la Russia'. Trotsky avrebbe probabilmente organizzato con successo questo esercito del lavoro, rendendolo un vero e proprio esercito, con ferree regole e disciplina militare. Un esercito è il perfetto strumento di lavoro per Trotsky. Egli preferisce un esercito del lavoro anziché un esercito militare perché il costruire lo rende più felice del distruggere. "È difficile prevedere se Trotsky avrà o meno un'altra possibilità di sperimentare come avrebbe voluto questo suo esercito del lavoro, ma questa è la sua ambizione. È opinione di Lenin che questo è un esperimento che può essere portato avanti solo a patto che gli uomini stessi vogliano sottomettersi a questo piano per il bene della Russia. Secondo Lenin gli uomini non lavorano mai in modo efficiente se essi non vogliono. Trotsky risponde a questo argomento dicendo: 'Ma noi abbiamo un vantaggio sul resto del mondo in questo rispetto; noi possiamo tentare tutti gli schemi che ci piacciono, e se non funzionano possiamo cambiare le nostre idee a proposito'. "Circa tre anni fa [1920] Lenin nominò Trotsky ministro delle ferrovie, in aggiunta al suo posto di ministro della guerra. Trotsky prese a viaggiare lungo tutta la Russia, trovando generalmente disastrosa la condizione dei trasporti ed i lavoratori delle ferrovie disanimati, come un tempo egli aveva trovato i soldati russi. Egli cominciò immediatamente a lavorare con tutte le sue forze alla ricostruzione dei trasporti. Se un treno era in ritardo, ne sarebbe dovuta dare una spiegazione delle cause di ciò, ma in quei tempi nessuno rispettava questa regola. Di fatto nessuno era mai stato seriamente interessato agli esatti orari di arrivi e partenze sotto nessun regime. La transiberiana era l'unico tratto ferroviario che oprava in Russia con efficienza. Ma Trotsky prese a criticare questo fatto in modo così incessante da lasciare attonito il personale ferroviario. Illeciti, pigrizia ed indifferenza erano sempre stati una costante per loro, ed essi non avevano alcun dubbio che sarebbe sempre stato così, sotto qualsivoglia tipo di controllo governativo. Trotsky rispose a questo stato di cose minacciandoli di imprigionamenti e persino di condanne capitali. Il risultato fu che i sindacati si alzarono minacciando uno sciopero generale. La situazione andava mettendosi sempre peggio. Alla fine Lenin, per evitare una crisi nazionale, sostituì Trotsky e scrisse a proposito una lettera aperta ai sindacati, mentre Trotsky mostrò la sua reale finezza di carattere accettando in silenzio la sconfitta. Ma è certo che se egli fosse lascito in carica la situazione dei trasporti non sarebbe oggi in Russia quella che è, e migliaia di vite nelle aree più povere sarebbero state salvate." Nel 1923 Trotsky formò l'Opposizione di Sinistra che nel decennio successivo contrastò l'ondata reazionaria dello stalinismo nella Russia sovietica. L'Opposizione venne però sconfitta e Trotsky fu espulso prima dal partito e dal Comintern, per poi essere nel 1927 esiliato in Turchia. Nel 1933 egli abbandonò i suoi sforzi per riformare il Comintern e cominciò a lavorare alla costruzione di una nuova Internazionale. Egli considerò il suo lavoro per conto della Quarta Internazionale come uno dei compiti più importanti della sua intera vita. Trotsky fu ucciso con un colpo di piccone sulla testa da un sicario stalinista. Il suo ultimo articolo, ch'egli lascio ancora non rifinito sulla sua scrivania, riguardava la difesa del marxismo dai revisionisti e dagli scettici contemporanei. Con queste parole James P. Cannon (suo collaboratore negli USA) dà il suo ultimo saluto a Trotsky in occasione del suo necrologio funebre (In memoria del vecchio uomo, 28 agosto 1940) "Il compagno Trotsky fu condannato a morte anni addietro. I traditori della rivoluzione sapevano che la rivoluzione, con la sua tradizione e la sua speranza, viveva in lui. Tutte le risorse di un potente stato, messe in moto dall'odio e dal sentimento di vendetta di Stalin , furono riservate all'assassinio di un singolo uomo senza risorse e con solo una manciata di stretti collaboratori. Tutti i suoi aiutanti sono stati uccisi, sette fedeli segretari ed i suoi quattro figli [...] "I predoni capitalisti di tutto il mondo hanno compreso il significato del nome di Trotsky. L'amico degli oppressi, il fautore di rivoluzioni, era l'incarnazione di tutto ciò che essi più odiavano e temevano! Anche nella morte essi gli porgono oltraggio. I loro giornali spargono sporcizia sul suo nome. Egli fu esiliato dal mondo nei tempi della reazione. Nessuna porta gli venne aperta da nessuna parte se non nella Repubblica del Messico. Il fatto che a Trotsky fu sbarrato l'ingresso in tutti gli stati capitalisti è di per sé la più chiara refutazione delle menzogne degli stalinisti, di tutte le loro folli accuse secondo le quali egli avrebbe tradito la rivoluzione per rivoltarsi contro i lavoratori. Gli stalinisti non hanno mai convinto di questo il mondo capitalista. Neppure per un momento. "I capitalisti – di tutti i tipi – temono ed odiano perfino il suo corpo ormai senza vita! Le porte della nostra grande democrazia sono aperte a molti rifugiati politici, certamente. Ogni sorta di reazionari; canaglie democratiche che hanno tradito ed abbandonato i loro popoli; monarchici e persino fascisti – tutti sono stati accolti con un benvenuto nel porto di New York. Ma neanche il corpo senza vita dell'amico degli oppressi ha trovato asilo qui!". |